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Le strategie commerciali
realizzate dalle cooperative
agro-alimentari italiane
Principali problematiche, vincoli, spazi di
miglioramento
Roma, Marzo 2012
OBIETTIVI DELL’INDAGINE
• Studiare il settore della cooperazione agro-alimentare
sotto l’aspetto delle scelte e delle politiche
commerciali e di marketing
• Identificare spazi e potenzialità di miglioramento in
termini di incisività, di relazioni commerciali, di potere
contrattuale e, in definitiva, di margini economici
METODOLOGIE DELL’INDAGINE
• Interviste face to face a un campione stratificato di 82
cooperative nel comparto agro-alimentare (che
commercializzano direttamente)
• Interviste face to face a un campione di 30 operatori
commerciali: distribuzione moderna, Horeca (settore
alberghiero e ristorativo), commercianti all’ingrosso
L’opinione delle cooperative
CATEGORIE DI CLIENTI SUL
MERCATO NAZIONALE
Consumatore finale
Industria
Horeca
Piccoli dettaglianti
Altri operatori della Gdo
Grandi catene della Gdo
Commercianti all’ingrosso
Consorzio / OP
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
% cooperative per cui la categoria di clienti è la più importante
% cooperative che hanno la categoria di clienti nel proprio portafoglio
È la distribuzione moderna ad occupare la prima posizione nel portafoglio
clienti
I ruoli dell’OP / consorzio sono legati alle attività commerciali, a volte alla
realizzazione di fasi a valle (imbottigliamento, confezionamento, ...)
100
I MARGINI ECONOMICI
• In diversi settori esaminati, la pressione concorrenziale è
giudicata molto accesa.
• Di conseguenza, i margini sono ritenuti in linea generale
insoddisfacenti.
• La vendita diretta al consumatore offre i margini più elevati,
ma riguarda volumi ridotti in termini assoluti.
• Marcate differenze emergono tra i prodotti agricoli a tutti gli
effetti (come il vino sfuso) e i prodotti chiaramente
differenziati, per qualità, tipicità, servizi offerti. Questi ultimi
sono contraddistinti da una marginalità tendenzialmente
superiore.
ORGANIZZAZIONE DI VENDITA SUL
MERCATO NAZIONALE
• La quasi totalità delle imprese utilizza personale della
cooperativa per i ruoli commerciali. In alcuni casi, si tratta
del direttore o soprattutto del presidente ...
• ... per esempio quando la clientela è concentrata o quando
non si vuole delegare a soggetti esterni.
• Oltre il 55% delle cooperative intervistate, comunque,
ricorre anche ad agenti di vendita o a procacciatori d’affari.
• Non è raro che le imprese incontrino difficoltà nel trovare
venditori, a causa in primo luogo dal mancato ricambio
generazionale della figura dell’agente.
• Il problema consiste soprattutto nel trovare venditori capaci
e formati.
LE DIFFICOLTA’ NELLE
RELAZIONI CON LA
DISTRIBUZIONE MODERNA
costi per i rinnovi contrattuali
Disequilibrio di potere
contrattuale
prezzi e
margini
contenuti
servizi
richiesti
Resi
Problemi organizzativi
Requisiti richiesti al
prodotto
fee di entrata
tempi di riscossione
condizioni di fornitura
co-marketing
tempi dell’evasione dell’ordine
Gestione inefficiente Cedi
capitolati molto restrittivi
rigidi controlli (soprattutto per
le private label)
LE PRIVATE LABEL
La produzione per marchi di terzi viene effettuata da quasi due cooperative
su tre e caratterizza in misura superiore alla media le aziende di maggiori
dimensioni (più in grado di rispondere alle esigenze di volumi e continuità
espresse dalla Gdo a questo proposito)
I FATTORI DI STIMOLO
I PROBLEMI
Raggiungere economie di scala
Rischio di essere sostituiti
facilmente
Ruolo di apripista per il prodotto a
marchio proprio
Evitare, con un diniego, di essere
estromessi dal gruppo dei fornitori
Impossibilità di accreditarsi al
consumatore con la propria
immagine
Margini contenuti
Capitolati vincolanti

Gdo Italia
Gdo estera

Dettaglio

TEMPI DI RISCOSSI

Horeca

Grossista
0
30
60
90
120
150
180
•
Ampi range dei tempi di riscossione, in funzione dei rapporti di potere
contrattuale e di altre variabili
•
Riscossione cash dal consumatore, che però ha ridotta incidenza
•
90 giorni di dilazione possono corrispondere a 4 -6 -8 volte il tempo di
rotazione del prodotto in negozio
•
Tempi di riscossione allungati negli ultimi anni per 2 intervistati su 3
210
RISCHI DI INSOLVENZA
.
• La quota di cooperative che hanno incontrato nel 2010 o
nel 2011 problemi di clienti insolventi è consistente: 70%
dell’intero campione.
• Sono gli atteggiamenti prudenziali delle cooperative e una
serie di misure preventive a comprimere la numerosità di
insolvenze che si concretizzano.
• Clienti maggiormente a rischio sono giudicati gli operatori
dell’Horeca, seguiti dal piccolo dettaglio e dai grossisti
PER COGLIERE LE OPPORTUNITA’
• Le difficoltà e il contesto competitivo nella maggior parte
dei mercati, stimolano le cooperative a cercare nuove
strategie e nuove tipologie di relazioni commerciali.
I cambiamenti sostanziali più spesso indicati sono:
• lo sviluppo della vendita al consumatore
• il lancio di prodotti con un maggiore grado di
differenziazione e valore aggiunto
• la costituzione di organizzazioni commerciali tra i produttori
• la riorganizzazione della struttura commerciale
IL RUOLO DELLA DIMENSIONE
Al contrario di quanto sostenuto da molti operatori clienti, si ritiene
importante o abbastanza importante una dimensione operativa grande.
Ma con i prodotti di nicchia, nella fascia alta di mercato, si vive
egregiamente con piccole dimensioni, purché con strategie adeguate.
I VANTAGGI DELLA
GRANDE DIMENSIONE
Ammortizzare gli investimenti e i
costi fissi
Sfruttare le economie di scala
Capacità negoziale a monte e
soprattutto a valle
Adeguamento alle normative UE
I RISCHI DELLA
GRANDE DIMENSIONE
Rischio di irrigidire la gestione
Minor controllo della qualità della
materia prima
Rapporto con la base di
produzione più labile
L’INCIDENZA DELLE ESPORTAZIONI
•
•
Le cooperative di minore dimensione incontrano ostacoli
organizzativi, logistici e di potere contrattuale nell’affrontare in
misura più massiccia l’attività di esportazione.
D’altro canto, per le grandi cooperative l’export raggiunge in
valore assoluto livelli ragguardevoli, ma la sua incidenza sul
fatturato è inferiore a quella fatta rilevare dalle imprese di medie
dimensioni.
Incidenza dell'export sul fatturato, per dimensione della cooperativa
oltre 50 mn di euro
21,9%
da 10 a 50 mn di euro
26,3%
meno di 10 mn di euro
15,4%
0%
15%
30%
I PRINCIPALI PROBLEMI SUI
MERCATI ESTERI
• Forte concorrenza in termini di prezzi, soprattutto da parte
dei paesi produttori emergenti
• Presenza di prodotti di imitazione
• Costosa diffusione della conoscenza dei prodotti italiani e
della loro qualità
• Instabilità e difficoltà di riscossione rispetto ad operatori di
alcuni paesi (per esempio, Grecia, Russia ed Est Europa)
• Protezionismo (per esempio, Usa)
• Matassa di normative (per esempio, Russia)
• Pretestuose contestazioni del prodotto
• Spese per la logistica e per gli imballaggi dedicati
IL FONDAMENTALE RUOLO
DELL’EXPORT IN PROSPETTIVA
% di cooperative certamente intenzionate a investire sui mercati esteri, per
classe di fatturato
in complesso
59,1%
85,7%
oltre 50 mn di euro
da 10 a 50 mn di euro
55,2%
meno di 10 mn di euro
46,9%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Questa ulteriore attenzione ai mercati esteri si concretizzerà con
partecipazione a fiere, web marketing, aggregazioni con altre
cooperative, partecipazione attiva ad eventi (per esempio, incoming
rivolte a buyer e opinion leader), costituzione di società in loco come
tramite per l’importazione.
LA COMUNICAZIONE
% di cooperative che effettuano investimenti nelle principali leve della
comunicazione
promozioni
91,50%
esposizione a fiere
76,80%
pubbliche relazioni
51,2%
sponsorizzazioni
46,3%
pubblicità
74,4%
0%
•
•
•
20%
40%
60%
Barriere: carenza di ritorni effettivi in
condizioni distributive e di portafoglio
prodotti non adeguate, scarsità di risorse
Modificazioni per i prossimi anni:
maggiore utilizzo del Web, ricerca di
sistemi alternativi alla classica pubblicità
80%
La propensione
a investire in
pubblicità e in
comunicazione
in genere
cresce
all’incrementarsi della
dimensione
100%
Incidenza % sul fatturato
comunicazione in
complesso
pubblicità
0%
1%
2%
3%
L’INNOVAZIONE
•
•
•
•
Le aziende cooperative che hanno lanciato nuovi prodotti negli ultimi
2-3 anni sono un quinto del campione, a cui va aggiunto un altro
48% di imprese che hanno realizzato innovazioni, ma raramente.
In alcuni settori, il lancio di nuovi prodotti è considerato una
questione di sopravvivenza.
La strategia di innovazione di prodotto è stata seguita in misura più
marcata dai produttori di dimensioni maggiori.
Barriere dichiarate rispetto all’innovazione:
• limitazioni imposte dal disciplinare Dop
• caratteristiche del prodotto (per esempio, referenze fresche)
• assenza di richieste del mercato
• delega a consorzi di secondo grado
• consapevolezza che, se si innova, occorre anche investire in
comunicazione per il lancio
I MARCHI DOP, IGP, ECC.
La presenza di questi marchi nella gamma comporta vantaggi e
svantaggi
• Vantaggi in termini di immagine, di garanzia offerta, di rinforzo
al collegamento con il territorio, di percezioni positive da parte
del consumatore
• Svantaggi legati alla difficoltà a spuntare prezzi remunerativi
dei maggiori costi, al carico di adempimenti burocratici, alla
difficoltà di trovare un corretto equilibrio fra questi marchi e il
brand dell’impresa, a una sorta di inflazionamento dei bollini
Dop.
CARATTERISTICHE DEL RAPPORTO
CON I SOCI CONFERENTI
% di cooperative che presentano determinate caratteristiche nel rapporto con la base
obbligo dei soci di conferire
tutta la loro produzione
obbligo della cooperativa di
ritirare tutta la produzione dei
soci
utilizzo di materia prima
esclusivamente (o quasi) dei
soci
0
10
20
30
40
in complesso
•
•
50
60
70
80
90
100
grandi cooperative
Si ricorre ad acquisti sul mercato per completare la gamma, arricchire
quantità conferite non sufficienti, migliorare gli standard di determinati
prodotti, mantenere un corretto mix di prodotti nelle diverse stagioni
Talvolta, i soci si oppongono agli acquisti da terzi, per cercare di vendere
il loro prodotto a prescindere dalla domanda di mercato
RAPPORTO CON I SOCI E
RAPPORTO CON IL MERCATO
• Il rapporto che la cooperativa ha con la base societaria
influenza la relazione che la stessa cooperativa instaura a
valle con il mercato. Questa è l’opinione affiorata da parte di
due intervistati su tre.
• Il condizionamento, che è emerso con maggiore convinzione
al crescere della dimensione operativa, si concretizza in
vincoli e benefici.
• Sul versante positivo si trovano il controllo di qualità a monte
e il radicamento nel territorio; nei vincoli possono rientrare la
rigidità di approvvigionamento, la scarsa propensione al
marketing e all’innovazione, la vischiosità decisionale.
LA PROBLEMATICA DELLA
LIQUIDAZIONE
•
•
•
Non è raro che il socio tenda ad anteporre la propria azienda
rispetto alla cooperativa concentrandosi sul prezzo di liquidazione,
in un’ottica di breve periodo
D’altra parte, la cooperativa può avere timore che parte della base
passi a un’altra cooperativa
Il rischio è quello di rendere meno competitiva la cooperativa
tralasciando gli investimenti, soprattutto quelli intangibili (come la
pubblicità o l’innovazione di prodotto), sui quali i soci possono
essere scettici.
Investimenti tangibili nella
cooperativa
Liquidazione ai
soci
Utili della
cooperativa
Investimenti non tangibili
nella cooperativa
QUANDO E’ ASSENTE UNA
STRUTTURA MANAGERIALE
Proprietà
Soci conferenti
Approvvigionamento
Commerciale
Mercato
Altre
funzioni
Le frecce verdi indicano
identità di soggetti
Il socio svolge il doppio ruolo di fornitore e proprietario della cooperativa.
Inoltre, il socio assume ruoli commerciali (tramite il presidente).
In questi casi, non si ritiene opportuno dotarsi di una struttura manageriale,
per limitati volumi di produzione, per diffidenza, per timore di perdere la
guida, talvolta per scarsa consapevolezza commerciale.
QUANDO E’ PRESENTE UNA
STRUTTURA MANAGERIALE
Proprietà
Le frecce verdi indicano
identità di soggetti
Management
Soci conferenti
Approvvigionamento
Commerciale
Altre
funzioni
Mercato
In questo caso, il socio svolge il doppio ruolo di fornitore e proprietario della
cooperativa, ma non assume ruoli commerciali.
Se la delega al management è limitata, per timore di perdere il controllo, si
possono verificare comunque lentezze decisionali, forte prudenza verso
l’innovazione e gli investimenti in marketing.
IL QUADRO DELLE MINACCE E DELLE
OPPORTUNITA’ DELINEATO
DALLE COOPERATIVE

Opportunità





Minacce





Crescita dimensionale delle imprese di trasformazione
Richiesta maggiore di territorio e tipicità da parte del
consumatore
Aumento potenziale di vendita su nuovi mercati
Contrazione della domanda
Minore potere di acquisto delle famiglie, ricerca di primi prezzi e
promo
Diminuzione dei prezzi di vendita
Concorrenza (di prezzo) estera, competizione mondiale
Crescente disequilibrio di potere contrattuale con la Gdo
Allungamento dei tempi di incasso, difficoltà di riscossione
Aumento e imprevedibilità prezzi materie prime e sussidiarie
In sintesi: uno scenario molto incerto che non consente di
programmare
FORZA E DEBOLEZZA DELLE
COOPERATIVE NEL COGLIERE
LE OPPORTUNITA’
Forza
Debolezza
Crescita dimensionale
■
Richiesta di territorio e
tipicità
Potenzialità su nuovi
mercati
■
■
Nell’ambito delle cooperative, la crescita dimensionale è a
volte ostacolata da rivalità, individualismo, forte rigidità
decisionale
Buone le potenzialità sulla richiesta di territorio e tipicità per
le cooperative, per definizione integrate a monte
Le potenzialità sui nuovi mercati si possono scontrare nelle
cooperative con una organizzazione commerciale inadeguata
FORZA E DEBOLEZZA DELLE
COOPERATIVE NEL FRONTEGGIARE
LE MINACCE
Debolezza
Forza
■
Contrazione domanda
■
Ricerca primi prezzi
■
Concorrenza estera
Potere contrattuale Gdo
■
■
Tempi e difficoltà di riscossione
Prezzi materie prime / sussidiarie
■
La contrazione della domanda e le difficoltà di riscossione non sembrano discriminanti tra
aziende cooperative e private
La ricerca di primi prezzi si può scontrare con un forte orientamento a qualità e tipicità delle
cooperative; questi fattori, d’altra parte, sono una barriera alla competizione mondiale
Lo squilibrio di forza negoziale con la Gdo è aggravata dalle difficoltà che talvolta
caratterizzano le cooperative nell’instaurare un dialogo commerciale
La crescita e le oscillazioni dei prezzi delle materie prime vedono parte delle cooperative
penalizzate dalla rigidità di approvvigionamento e dalla contemporanea tendenza del socio ad
allineare le attese di liquidazione al trend del mercato delle materie prime
L’opinione dei clienti
IL QUADRO DEL MERCATO
• Il contesto delineato dagli operatori intervistati è coerente
con quello tracciato dalle cooperative, e aggiunge qualche
ulteriore spunto:
generale calo dei consumi,
slittamento delle scelte verso prodotti con valore inferiore,
ricerca di promozioni,
riduzione dello scontrino medio,
margini inferiori per il distributore
• Sul fronte degli approvvigionamenti, preoccupazioni
emergono per l’aumento dei prezzi e per la difficile
reperibilità di alcuni prodotti.
LE RICHIESTE AI FORNITORI
Principali requisiti richiesti a un prodotto
• prezzo in linea col mercato, se non migliore, per essere competitivi
• buona affidabilità in termini di qualità (prerequisito)
• legame con il territorio (salvo i grandi fornitori di marca)
• marca affermata
• buona rotazione nel punto vendita
• costanza nella fornitura
Principali requisiti richiesti invece a un fornitori
• orientamento alla collaborazione e al dialogo
• serietà, trasparenza e correttezza
• chiarezza e velocità nelle risposte
• affidabilità (per esempio, rispetto della programmazione)
• dimensioni adeguate, forte capacità di gestione logistica e distributiva
• puntualità e tempestività nelle consegne
• consistenza patrimoniale e situazione finanziaria non critica
• disponibilità al co-marketing
LA DIMENSIONE DEL FORNITORE
• Per molti operatori, la variabile critica non è la dimensione
del fornitore. Si può preferire la piccola dimensione per
differenziarsi dai concorrenti.
• È probabile che la dimensione del fornitore venga vista
come correlata positivamente con il suo potere contrattuale
e negativamente con una certa malleabilità in fase di
trattativa.
• Per altri, la grande azienda è meglio organizzata:
tempestività, affidabilità, marche conosciute, continuità.
IL POSIZIONAMENTO DELLE
COOPERATIVE NELLA
PERCEZIONE DEL CLIENTE - 1
Molte risposte hanno evidenziato una sostanziale equivalenza
delle cooperative rispetto alle altre tipologie di fornitori.
Del resto, sussistono comunque grosse differenze tra
cooperativa e cooperativa, determinate soprattutto dalla loro
organizzazione.
Alcune differenze evidenziate sono:
• Rapporto con il territorio e controllo della filiera a monte: ne deriva
un livello di qualità decisamente apprezzabile
• Difficoltà di dialogo con alcune cooperative e mancanza di cultura
commerciale, dove non c'è una guida manageriale
IL POSIZIONAMENTO DELLE
COOPERATIVE NELLA
PERCEZIONE DEL CLIENTE - 2
Altre differenze evidenziate sono:
• Quando sono scarse le deleghe da parte dei soci, l’organizzazione
decisionale può essere complicata e lenta
• Reattività agli stimoli del mercato talvolta scarsa, per forma mentale
dei soci legata alle attività agricole e concentrata sulla tradizione
• Quando il cliente è una cooperativa, a volte la logica commerciale
proposta è fuori dalle dinamiche di mercato e tenta di fare presa
sulla comune matrice cooperativa
VALUTAZIONE DELLE COOPERATIVE
DA PARTE DEI CLIENTI
Valutazione delle cooperative in confronto agli altri fornitori - Saldo % tra risposte positive e
risposte negative
100%
50%
0%
-50%
-100%
qualità dei
prodotti
convenienza
di prezzo
servizio
puntualità
delle
consegne
rapidità di
risposta
corrispondenza delle
consegne
5%
2%
-12%
-5%
-17%
-8%
preparazione
proposte di
personale
nuovi prodotti
vendita
-17%
-25%
disponibilità
alle
promozioni
-1%
Considerazioni generali
I GRUPPI STRATEGICI DI
IMPRESE COOPERATIVE
Differenziate
Cooperative differenziate
senza organizzazione di
tipo manageriale
Cooperative differenziate
con organizzazione di tipo
manageriale
Senza struttura
manageriale
Con struttura
manageriale
Cooperative indifferenziate
senza organizzazione di
tipo manageriale
Cooperative indifferenziate
con organizzazione di tipo
manageriale
Indifferenziate
I GRUPPI STRATEGICI:
LE CARATTERISTICHE
Differenziate
Si tratta solitamente di
cooperative differenziate per
qualità peculiari del prodotto,
con una gestione di tipo
tradizionale delle attività
commerciali
Sono in genere cooperative
differenziate sul prodotto
e/o marketing e servizio,
con organizzazione
commerciale manageriale e
prodotti spesso branded
Senza struttura
manageriale
Con struttura
manageriale
Sono spesso cooperative
poco differenziate o
indifferenziate, a gestione
commerciale tradizionale, in
settori a concorrenza accesa
(es. prodotti agricoli, a volte
destinati all’industria)
Sono spesso cooperative
poco differenziate, con
organizzazione commerciale
e frequente predominio della
vendita rispetto alle altre
leve del marketing mix (es.
prodotti freschi)
Indifferenziate
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