ADHD: disturbo di attenzione
e iperattività
D.ssa Floriana Princi
Psicopedagogista
ADHD
(Attention Deficit/Hyperactivity
Disorder)
Secondo i criteri del DSM – IV il disturbo di attenzione e iperattività
è caratterizzato da un gruppo di sintomi cognitivi classificati
come disattenzione e un gruppo di sintomi comportamentali che
rientrano nello spettro dell’iperattività/impulsività.
Il DSM –IV distingue tre sottotipi di ADHD in base alla prevalenza
dei sintomi:
1.
Prevalentemente disattento, qualora siano presenti almeno
sei sintomi di disattenzione
2.
Prevalentemente Iperattivo – Impulsivo, qualora siano
presenti almeno sei sintomi di iperattività-impulsività
3. Tipo Combinato, qualora siano presenti almeno sei sintomi di
disattenzione e sei sintomi di iperattività-impulsività
Sintomi DISATTENZIONE
1. Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori
di distrazione nei compiti scolastici o in altre attività
2. Spesso ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività
di gioco
3. Spesso non sembra ascoltare quando gli/le si parla direttamente
4. Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici
o i propri doveri, non a causa di un comportamento di opposizione
alle regole sociali
5. Spesso ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
6. Spesso evita di impegnarsi in compiti che richiedono sforzo
mentale prolungato (come compiti a scuola o a casa)
7. Spesso perde gli oggetti necessari per i compiti e le attività
quotidiane
8.
Spesso è facilmente distratto da stimoli estranei
9. Spesso è sbadato nelle attività quotidiane
Sintomi IPERATTIVITA’
1. Spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia
2. Spesso lascia il proprio posto in classe o in altre situazioni in cui ci si
aspetta che resti seduto
3. Spesso scorrazza e salta ovunque in modo eccessivo in situazioni in
cui è fuori luogo
4. Spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo
tranquillo
5. Spesso si muove come se fosse guidato da un motorino
6. Spesso parla eccessivamente
Sintomi IMPULSIVITA’
1. Spesso spara le risposte prima che le domande siano state
completate
2. Spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno
3. Spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per
es., si intromette nei giochi o nelle conversazioni)
Il bambino ADHD
ha difficoltà ad inibire le risposte impulsive
sono inoltre compromesse
La retrospezione (il ricordo dello scopo prefissato)
La previsione (ciò che serve per giungere all’obiettivo)
L’autoregolazione (capacità d’impegnarsi in attività mentali senza
diminuire il livello di attenzione)
La memoria di lavoro e pianificazione (comportamenti atti a
risolvere, attraverso l’uso di strategie, situazioni e a raggiungere gli
obiettivi prefissati)
AUTOREGOLAZIONE
Comportamenti di compiacenza
n Capacità di posticipare una gratificazione
n Controllo degli impulsi e degli affetti
n Controllo dell’attività motoria e verbale
n Esecuzione di comportamenti secondo norme socialmente
approvate, senza bisogno di un supervisore esterno
TIPI DI AUTOREGOLAZIONE
n
Regolazione autonoma: tipica già del bambino molto piccolo
che modula i bisogni primari
n
n
Regolazione attiva: simile al comportamento per prove ed
errori. C’è un controllo durante l’esecuzione di un
comportamento
Regolazione cosciente: richiede la formulazione di ipotesi che
vengono verificate e messe alla prova
Sviluppo dell’autoregolazione
Interiorizzazione dei comandi degli adulti
•
Il bambino è controllato dai comandi verbali degli adulti
che svolgono un’azione inibitoria ed eccitatoria
•
I segnali verbali vengono interiorizzati dal bambino e
associati ad autocomandi
•
Verso i 5-6 anni le istruzioni vengono interiorizzate e
differenziate in maniera opportuna
Deficit di autoregolazione
n mancato rispetto delle regole
n eccessiva attività motoria

attenzione limitata
n rendimento scolastico non adeguato (in assenza di ritardo
cognitivo o disturbi specifici di apprendimento)
n scarsa cura e ordine dei materiali e compiti
n atteggiamenti oppositivi o provocatori
UNA DEFINIZIONE DI ATTENZIONE
L’attenzione può essere definita come una funzione
complessa e cognitiva, selettiva di stimoli e di
risposte, implicata in numerosi processi cognitivi
fondamentali e regolatrice del comportamento umano
Le principali funzioni attentive
L’attenzione selettiva
E’ il processo che seleziona gli stimoli esterni che accedono alla nostra
coscienza. La funzione selettiva dell’attenzione compie una
discriminazione tra gli stimoli esterni che possono accedere al focus
attentivo, una volta che questi entrano nel focus dell’attenzione
subiscono un’ulteriore elaborazione che consente alla persona di
essere consapevole degli stimoli selezionati nel mondo esterno.
Es. di attenzione selettiva: la lettura del giornale ascoltando la musica.
I fattori che determinano una buona attenzione selettiva sono sia cognitivi
che dipendenti dall’esterno.
Processi mnestici efficaci aiutano a selezionare meglio le
informazioni
Una buona vigilanza favorisce un filtro migliore
Le informazioni accedono più facilmente al sistema attentivo se sono
nuove o rilevanti
Le principali funzioni attentive:
Attenzione focale
Funzione non scindibile da quella selettiva. Il fuoco dell’attenzione
viene descritto come un fascio di luce o il fuoco di una lente di
ingrandimento dentro la quale entrano numerose informazioni
che vengono elaborate in modo approfondito.
Quando si parla di attenzione focale si dà per scontato che:
L’attenzione selettiva ha ristretto il campo attentivo a pochi
elementi
Il grado di impegno esercitato nell’analisi degli stimoli è
aumentato
Le principali funzioni attentive:
Attenzione Divisa
Viene utilizzata per la maggior parte del tempo. A questo scopo il
nostro sistema cognitivo utilizza processi che consentono di
dare maggior peso ad un compito e minore ad un altro che deve
essere svolto contemporaneamente.
Questo tipo di attenzione subisce cali di performance quando due
stimoli devo essere elaborati con la stessa modalità sensoriale,
mentre è migliore se questi occupano sensi diversi.
Le principali funzioni attentive:
Attenzione Mantenuta
Utilizzata quando si è impegnati in un compito cognitivo prolungato, ovvero
un compito poco complesso che richiede buona vigilanza, ma scarsa
concentrazione.
Non esistono tempi fissi di mantenimento dell’attenzione in base vall’età,
ma questa dipende sia dal soggetto che dalla situazione.
I parametri che possono predire il mantenimento dell’attenzione sono:
La sensibilizzazione: L’attributo posseduto da un certo stimolo per
attirare l’attenzione
Il tipo di compito: un compito divertente e piacevole riesce a non far
decadere le risorse cognitive del soggetto
La situazione interattiva: è più facile mantenere l’attenzione quando
ci si trova in rapporto diretto con un’altra persona che ci aiuta a
regolare la vigilanza e la motivazione allo svolgimento del compito.
Le principali funzioni attentive:
Lo shift attentivo
Viene descritto come lo spostamento del fuoco attentivo da un
oggetto o da un evento ad un altro, entrambi contenuti
nell’ambiente circostante.
La velocità e le modalità dello spostamento del fuoco variano in
funzione dell’età: nei neonati dipende dalla novità dello stimolo,
con lo sviluppo dalle esperienze passate e dalla volontà di
raggiungere lo scopo.
Le persone che non riescono a disancorarsi da un certo stimolo
per dirigere la loro attenzione verso una nuova fonte di
informazione commettono le cosiddette perseverazioni, ovvero
continuano ad elaborare le informazioni sempre nella medesima
modalità e non riescono ad essere flessibili e a variare il loro
modo di operare in funzione della nuova situazione.
Attenzione e memoria
L’attenzione gioca un ruolo essenziale nei processi di memoria:
tutto ciò che entra nel fuoco di attenzione ha accesso alla
coscienza, viene elaborato e quindi l’informazione viene
collocata in modo strategico nei magazzini di memoria.
Le abilità di problem solving e l’attenzione
1.
2.
3.
4.
5.
comprendere la vera natura del compito e gli obiettivi finali
prima di iniziare il lavoro
rendersi conto se manca un’adeguata comprensione o la
chiarezza necessaria in relazione alle richieste del compito e
agli obiettivi
mettere a punto un piano o una strategia per affrontare un
compito o un problema
procedere ad un’analisi preliminare sulla fattibilità del piano o
della strategia prima di applicarli e definire delle strategie
alternative, nel caso quella originale risultasse inadeguata
controllare il progresso conseguito verso la soluzione del
compito, riprendendo dall’inizio, se necessario
6.
6. Scomporre gli obiettivi finali in sotto-obiettivi più immediati ed
accessibili, soprattutto per i compiti che richiedono un notevole
impegno per periodi prolungati
7. Adottare uno stile di pensiero consequenziale (Se faccio
questo, allora ….)
8. Valutare il tempo richiesto dal compito e quello realmente a
disposizione
9. Gestire l’incertezza e l’insuccesso, impedire che l’emotività
interferisca negativamente sullo svolgimento del compito
.
10. In caso di insuccesso sfruttare dapprima le proprie risorse
ricorrendo alla memoria e alle soluzioni adottate in precedenza
Gli aspetti motivazionali dell’attenzione
·
valutazione realistica del grado di risolvibilità del compito
·
decisione di investire tempo e sforzo per la soluzione
·
prevedere, immaginare e apprezzare l’esito positivo
·
·
·
·
creazione di “auto-rinforzi” per l’impegno e il progresso
conseguito verso la soluzione e, nel contempo, ridurre o
eliminare eventuali atteggiamenti negativi ed autopunitivi nei
propri confronti
rispondere adeguatamente ai rinforzi esterni
avere aspettative realistiche circa il rinforzo esterno e
continuare il compito anche nel caso di un rinforzo dilazionato
nel tempo
mantenere l’emotività entro i limiti giusti.
LA SUA CAPACITA’ DI CONCENTRAZIONE
E DI ATTENZIONE SOTENUTA
IL PERCORSO DI PIANIFICAZIONE
E SOLUZIONE DEI PROBLEMI
IL LIVELLO DI AUTOSTIMA
IL BAMBINO CHE NON
RIESCE A REGOLARE:
IL COMPORTAMENTO
CON GLI ALTRI
IL COMPORTAMENTO
MOTORIO
IL LIVELLO DI MOTIVAZIONE,
LA FIDUCIA NELL’IMPEGNO
E NELLO SFORZO
LA TENDENZA A DARE
UNA RISPOSTA
PRECIPITOSA E IMPULSIVA
LA CAPACITA
DI RIPSONDERE
IN MODO POSITIVO
A CERTE EMOZIONI
Profilo cognitivo e comportamentale dei
soggetti ADHD
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Deficit delle funzioni esecutive: scarsa pianificazione,
perseverazioni, inefficace senso del tempo, difficoltà di
inibizione, deficit nell’uso di strategie
Deficit motivazionale: ogni attività diventa subito poco
interessante
Difficoltà ad aspettare
Bassa tolleranza alla frustrazione
Comportamento determinato dalle contingenze ambientali
Difficoltà di autocontrollo emotivo
Difficoltà ad autoregolare l’impegno
Difficoltà di controllo fine-motorio (difficoltà
nell’implementazione degli schemi motori, alti tempi di
reazione, scadente calligrafia)
Profilo cognitivo e comportamentale dei
soggetti ADHD
9.
10.
11.
12.
Difficoltà a seguire le regole di comportamento
Scarse abilità di problem solving
Comportamenti non diretti verso uno scopo preciso
Iperattività motoria (allo scopo di creare situazioni nuove e
stimolanti)
13. Impulsività
14. Disattenzione (l’interesse è rivoltoagli stimoli salienti, il deficit
è soprattutto nel controllo dell’attenzione)
Il bambino ADHD a scuola
Il bambino con disturbo dell'attenzione/ iperattività crea all'interno
del gruppo classe una situazione destabilizzante, il suo continuo
muoversi e la richiesta di attenzione ai docenti e ai compagni
non permette una serena prosecuzione delle attività didattiche.
Molte volte però, le problematiche scatenate dal bambino
vengono affrontate nella maniera errata.
Allora che fare?
E’ necessario adottare un metodo di
lavoro che:
tenga conto delle esigenze scolastiche
Delle necessità dell’alunno
Delle situazioni nelle quali l’insegnante
si trova a dover operare
Della “possibilità” di collaborare con la
famiglia
Osservazione e analisi funzionale del comportamento
Fase 1:
Osservazione non strutturata per la creazione di un inventario di
comportamenti da aumentare, facendo descrizioni, non
interpretazioni (per una settimana)
Fase 2:
Categorizzazione dei comportamenti da far aumentare: Chiede all’ins.
spiegazioni dopo la consegna, Alza la mano prima di parlare, Svolge i
compiti a casa, Rimane seduto per un’ora intera, Rispetta il turno
nella fila (dopo la prima settimana)
Fase 3:
Costruzione di due griglie per l’osservazione strutturata che
analizzino i comportamenti che vogliamo aumentare al fine di
identificare:
 Antecedenti e conseguenze per ogni comportamento emesso
 Frequenza e distribuzione di emissione dei comportamenti della giornata
Fase 4:
Riflessione sui dati raccolti al fine di ottenere
indicazioni su:
 Probabili fattori scatenanti
 Probabili fattori di rinforzo
Fase 5:
Sviluppo dell’intervento allo scopo di:
 Far aumentare i comportamenti positivi e prevenire il
verificarsi di comportamenti da ridurre
 Favorire le risposte dell’ambiente che rinforzano i
comportamenti positivi e attenuare quelle che rinforzano
l’emissione dei comportamenti problematici
Fase 6:
Verifica dei risultati ottenuti (dopo mesi di lavoro)
mediante le griglie di osservazione (in particolare per
la distribuzione temporale)
Osservazione: per riassumere...
Iniziare in modo destrutturato per osservare più
comportamenti e consentire una valutazione
soggettiva di importanza
Organizzare le tipologie di comportamenti e dare
un ordine in base alla gravità o alla necessità di
incrementare quei comportamenti
Stimare la frequenza delle categorie di
comportamenti
Riflettere su cause e conseguenze legate ai
comportamenti da aumentare e diminuire
Scegliere le categorie di comportamenti su cui
lavorare in seguito e applicare piccoli
accorgimenti in classe in base alle osservazioni
effettuate
Antecedenti dei comportamenti negativi
Mancanza di affetto, attenzione, stima
Noia o disinteresse verso i compiti
Inadeguatezza rispetto ai pari
Deficit di abilità di apprendimento
Incomprensione delle consegne
Inadeguata stima della difficoltà o della
lunghezza del compito
Esperienze negative precedenti legate alla
stessa attività
Gli errori dovuti ad una scarsa capacità di
porre attenzione possono essere del tipo:
 Scarsa concentrazione:
omissione di parole in un testo, esercizi saltati, incapacità di
riprendere il compito esattamente dal punto dove si è interrotto
 Scarsa efficacia dell’attenzione
Difficoltà a controllare adeguatamente gli elementi e i processi
necessari a svolgere un compito e a completarlo per cui lo
svolgimento di un’operazione o di calcolo viene eseguita con
errori perché richiede il mantenimento adeguato dell’attenzione
sui numeri utilizzati, sul loro processamento in crescita o in
diminuzione,
sulle
loro
caratteristiche
lessicali,
e
contemporaneamente anche sugli algoritmi di cui necessita
l’operazione prevista.
Gli errori dovuti ad una scarsa capacità di
porre attenzione possono essere del tipo:
 Attenzione divisa:
Un dettato può mettere in seria difficoltà
perché
il
bambino
è
impegnato
contemporaneamente sul piano dell’ascolto,
della ricostruzione sonora della parola
ascoltata, della scelta dei grafemi utili a
scriverla, del controllo della mano nei
movimenti necessari a produrla.
Gli errori dovuti ad una scarsa capacità di
porre attenzione possono essere del tipo:
 Difficoltà nel mantenimento prolungato dell’attenzione:
Generalmente gli errori del bambino ADHD sono occasionali, insoliti,
sempre diversi, riguardano più che altro la parte centrale e finale del
compito perché il controllo dell’attenzione si fa sempre più debole con
il passare dei minuti. Ad esempio, è comune trovare un compito di
aritmetica con una serie di addizioni svolte correttamente e una
sottrazione svolta come un’addizione, perché il bambino non ha notato
il cambio di segno.
I bambini disattenti e/o impulsivi seguono una consegna data
inizialmente per tutto il compito , trascurando di controllare se nel corso
di esso la consegna sia cambiata.
Perché i ragazzi ADHD falliscono nei
compiti complessi
Non sono in grado di utilizzare proficuamente le loro risorse
(scarse abilità di gestione dello sforzo)
Non riescono ad utilizzare le strategie di apprendimento che già
conoscono (deficit metacognitivo)
Presentano un deficit di esecuzione che si manifesta con:
n
n
n
n
n
Scarse abilità di problem solving
Debole mantenimento dell’impegno
Difficoltà di inibizione
Povere abilità di pianificazione e organizzazione
Impulsività
Fonte: Aidai
Quali sono i compiti particolarmente
difficili per gli alunni ADHD
I lavori molto lunghi, anche se sono semplici e comprensibili
I compiti che richiedono abilità organizzative
Prendere appunti
Le prove di comprensione del testo scritto ( a causa di problemi
linguistici e di inibizione dei dati superflui)
Le produzioni scritte (a causa di problemi linguistici e di problem
solving)
Lo studio di materie da esporre oralmente
Le interrogazioni che richiedono la formulazione di discorsi
articolati ed esaustivi
Alcuni accorgimenti generali….
1.
2.
3.
4.
5.
In alcune situazioni è necessario richiamare verbalmente i
ragazzi con ADHD, ma il richiamo deve essere:
Sempre molto preciso e dettagliato in ciò che l’insegnante
vuole ottenere
Immediato all’evento negativo
Il dialogo deve essere calmo sereno e tranquillo
Durante il richiamo è opportuno mantenere il contatto oculare
E’ bene che il dialogo si svolga in forma privata
E’ sconsigliato punire i ragazzi con iperattività facendogli ripetere i
compiti non svolti.
Fonte: Aidai
Gli insegnanti che hanno in classe un bambino ADHD devono
modificare sia l’assetto organizzativo della classe, sia la propria
metodologia di insegnamento.
Poiché questo tipo di bambino ha difficoltà di autoregolazione
l’ambiente diviene punto di riferimento, e se ben strutturato e
regolato, può essere molto utile
al miglioramento del
comportamento.
Un metodo di lavoro
Che tenga conto delle esigenze
scolastiche
Delle necessità dell’alunno
Delle situazioni nelle quali
l’insegnante si trova a dover operare
Della “possibilità” di collaborare con
la famiglia
Quali variabili tenere presente
Le idee dell’insegnante sul disturbo
n La difficoltà nella gestione quotidiana
del rapporto con l’alunno e i compagni
n I rapporti spesso conflittuali con i
genitori dell’alunno problematico
n Il fatto che spesso l’insegnate è solo nel
lavoro con bambino problematici
n
Aree di intervento
n
n
n
n
Predisposizione di un ambiente
facilitante
Approccio metacognitivo
Gestione delle lezioni e dell’attenzione
Gestione del comportamento
Predisporre un ambiente facilitante
Obiettivo: creare un ambiente
prevedibile
n Le
routine e le regole
n L’organizzazione della classe
n L’organizzazione dei tempi di
lavoro
n L’organizzazione del materiale
SCALA PER L'INDIVIDUAZIONE DI COMPORTAMENTI
DI DISATTENZIONE E IPERATTIVITÀ (Scala SDAI, 1996)
Data: ______________
Norme (o sigla) del bambino o della classe oggetto di
valutazione oggetto di valutazione
L'insegnante deve valutare, per ciascuno dei comportamenti
elencati qui sotto, la frequenza con cui essi compaiono.
Dovrà usare i seguenti valori:
0, se il bambino non presenta mai quel comportamento
1, se il bambino lo presenta qualche volta
2, se il bambino lo presenta abbastanza spesso
3, se il bambino lo presenta molto spesso
Si raccomanda di procedere con ordine e di rispondere per
tutti i comportamenti, anche se per alcuni casi ci si sente molto
incerti.
1. Incontra difficoltà a dirigere l’attenzione sui
dettagli o compie errori di negligenza
0123
2. Spesso si agita con le mani o i piedi o si dimena
sulla seggiola
0123
3.Incontra difficoltà nel mantenere l’attenzione nei
compiti o giochi in cui è impegnato
0123
4. Non riesce a stare seduto
0123
5. Quando gli si parla non sembra ascoltare
0123
6. Esperimenta una irrequietudine interna, corre e si
arrampica dappertutto
0123
7. Pur avendo capito le istruzioni e non avendo
intenzioni ostili, non segue le istruzioni o fatica a
portarle a compimento
0123
7. Pur avendo capito le istruzioni e non avendo intenzioni ostili,
non segue le istruzioni o fatica a portarle a compimento
0123
8. Incontra difficoltà' a impegnarsi in giochi o attività tranquille
0123
9. Incontra difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle sue attività
0123
10. È in movimento continuo come se avesse dentro un motorino
che non si ferma
0123
11. Evita o è poco disposto a impegnarsi in attività che richiedono
uno sforzo continuato
0123
12. Parla eccessivamente
0123
13. Perde oggetti necessari per le attività che deve svolgere
0123
14. Risponde precipitosamente prima ancora che la domanda sia stata
formulata interamente
0123
15. Viene distratto facilmente da stimoli esterni
0123
16. Incontra difficoltà ad aspettare il suo turno
0123
17.Tende a dimenticarsi di fare le cose
0123
18. Spesso interrompe o si comporta in modo invadente
con altri impegnati in un gioco o in una conversazione
0123
Totale item dispari: ______________ Totale item pari: ______________
Totale: ______________
Esempi di routine nella classe
n
n
n
n
n
n
n
n
ingresso in classe
disposizione in fila
inizio lezione
presentazione delle attività e i relativi tempi di
lavoro
pause concordate
attività ricreative stabilite a priori
dettatura dei compiti ad orario stabilito
routine di saluto
Le regole della classe
Porre delle regole chiare all’interno della
classe è necessario per regolare le
interazioni tra i pari e con gli adulti.
Perché siano efficaci, è necessario che le
regole siano condivise.
È perciò opportuno discutere con i bambini
le regole da ratificare, dando loro la
possibilità di approvarle o modificarle.
Leggere le regole di classe
Rivedere le regole di classe alla luce delle
indicazioni emerse ponendosi le seguenti
domande:
Sono proposizioni e non divieti?
Sono brevi, semplici e chiare?
Descrivono le azioni in modo operativo?
Sono utilizzati simboli pittorici colorati?
Sono poche? (al massimo 5/6)
Sono modificabili?
Disposizione della classe
 Vedete il bambino?
 E’ facilmente raggiungibile?
 E’ favorito lo scambio di sguardo insegnantebambino?
 Ha compagni a lui vicini?
 Se sì, sono compagni tranquilli o piuttosto vivaci?
 Se il bambino si alza per qualche motivo, quanti
bambini possono essere disturbati o coinvolti?
 Guarda direttamente fuori dalle finestre?
Stabilire e prevedere i tempi di lavoro
Una delle cose che più ostacolano una buona
organizzazione è sbagliare le valutazioni
relative ai tempi di svolgimento e/o alla
difficoltà di un compito. I bambini con
disturbo di autoregolazione sono poco abili nel
fare stime realistiche di grandezze, tempi,
quantità (ad es. un bambino di nove anni può
affermare di poter svolgere 20 operazioni in
colonna in 2 minuti).
Organizzazione dei materiali
Una delle difficoltà più di frequente riferite dagli
insegnanti è quella legata all’organizzazione del
materiale di lavoro:
- spesso il bambino non ha con sé tutto il
materiale necessario alla lezione,
- perde parte di quello che è stato reperito per lui,
- disturba i compagni chiedendo con insistenza i
materiali,
- in generale non ha cura della propria
attrezzatura scolastica.
METACOGNIZIONE
•aumentare la consapevolezza di sè
•valorizzare le conoscenze spontanee del bambino
•sviluppare nel bambino riflessioni sul proprio modo di apprendere, sul
funzionamento e sulle potenzialità della nostra mente
•assecondare i diversi stili cognitivi, presentando i contenuti disciplinari
con modalità articolate
•insegnare strategie per apprendere, per ricordare, per stare attenti, per
studiare...
•aiutare il bambino ad applicare le strategie, a selezionarle in base alla loro
efficacia
•incoraggiare il bambino ad autovalutarsi: ero attento?, ho capito tutto?,
potrei fare una domanda, potrei aggiungere qualcosa...?
I bambini con problemi di
autoregolazione
n
Si annoiano e perdono interesse nei confronti
dei lavori scolastici velocemente
n
Sono attratti dagli aspetti più divertenti,
motivanti e gratificanti di ogni situazione
Sono bambini
“poco attenti e poco motivati”
Le difficoltà di autoregolazione
Aumentano se:
n I compiti sono lunghi, noiosi, ripetitivi
Si riducono decisamente se:
n Viene data la possibilità di cambiare di
tanto in tanto
n Vengono concesse brevi e frequenti
pause
Tre principi da considerare
nella gestione delle attività
n
Brevità
n
Varietà
n
Struttura
Difficoltà a porre la necessaria
attenzione alle consegne
Far rileggere la consegna prima
dell’inizio del lavoro
n Far ripetere con parole proprie cosa
bisogna fare
n Data una consegna complessa è utile
condurre con i bambini un’analisi delle
istruzioni prima che comincino il lavoro
n
Le consegne………….
“Leggi con attenzione il testo assegnato e cerca
di capirlo bene; poi rispondi alle domande
riportate dopo la lettura. Stai attento però
perché nel brano ci sono delle parole scritte in
modo sbagliato: trovale e trascrivile nella tabella
in fondo”
………schematiche e
approfondite….
1- leggere il testo
2- leggere le domande una alla volta cercando
di rispondere e andando a rileggere quando
necessario
3- leggere il testo un’altra volta, dando poca
importanza al significato, ma facendo
attenzione a come sono scritte le parole
4- sottolinea le parole sbagliate
5- riporta le parole nella tabella
Impulsività e scarsa pianificazione
Una effettiva comprensione delle consegne
agevola la formulazione di un corretto
piano d’azione
Può essere utile stabilire routine che:
n inibiscono le risposte affrettate
n utilizzino procedure fisse di pianificazione
del compito
n
La pianificazione di un
compito
1n 2n 3n 4n 5n
cosa devo fare
considero tutte le possibilità
fisso l’attenzione
scelgo una risposta
controllo la mia risposta
E’ importante che il bambino impari ad interrogarsi
per:
Comprendere con chiarezza cosa è richiesto
dal compito prima di iniziare il lavoro
n Mettere a punto una strategia prima di
iniziare un lavoro
n Valutare il tempo richiesto dal compito e
quello effettivamente a disposizione
n Sfruttare, in caso d’insuccesso, dapprima le
proprie risorse, successivamente quelle
dell’ins. e dei compagni
n
Strategie di gestione della lezione
n
Evitare di richiamare in modo generico
all’attenzione gli alunni, piuttosto attivare
prima dell’esecuzione di un compito alcuni
segnali convenzionali con enfasi (bollino
rosso)
Strategie di gestione della lezione
n
n
n
n
n
n
n
Richiedere agli alunni un’autovalutazione delle
proprie prestazioni attentive
Anticipare le fasi di svolgimento del lavoro in
classe
Informare l’alunno di come sta procedendo
Verificare lo stato di vigilanza degli alunni
Informare gli alunni sui tempi di attenzione
richiesti per completare il lavoro
Non richiedere lo stesso livello di attenzione agli
alunni per tutta la durata delle lezioni
Predisporre la classe in modo da avere la
possibilità di passare frequentemente tra i banchi
Strategie di gestione della lezione
n
Fare una breve presentazione a “mo’ di indice”
del nuovo argomento da affrontare
n
Inserire compiti interessanti e vari che
inseriscano elementi di novità nella didattica
(utilizzo di lavoro di gruppo cooperativi,
inserimento di sussidi audiovisivi quali la lavagna
luminosa)
Strategie di gestione della lezione
n
Dividere i compiti assegnati in unità più
piccole
n
Suddividere il lavoro tenendo presente per
quanto tempo un bambino può mantenere
l’attenzione sul compito
n
Permettere ai bambini di rimanere nella loro
privacy e di lavorare in luoghi isolati dell’aula
Cosa evitare
n
n
n
n
n
n
Lavori lunghi anche se semplici e
comprensibili
Compiti che richiedono buone capacità
organizzative
Prendere appunti
Produzioni scritte senza un insegnamento di
strategie di composizione
Interrogazioni che richiedono formulazioni di
discorsi articolati senza l’utilizzo di strategie
di studio
Dire di stare attenti per ottenere l’attenzione
senza specificare cosa s’intende…….
Tecniche comportamentali
1.
2.
Positive: fare un piano di rinforzi (non solo
materiali), creando un inventario in base all’età
e alle preferenze, cercando di evitare errori e
farsi aiutare dai colleghi nel monitoraggio
Negative: ignorare pianificato, uso dei
rimproveri, conseguenze logiche, costo della
risposta, punizioni con la noia o punizioni che
richiedono impegno e sforzo
Rinforzare i comportamenti da aumentare
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Far compilare all’alunno un elenco di rinforzi. Cosa ti piacerebbe
ottenere quando meriti un premio? Materiali, Sociali, Privilegi per
attività
Nel caso di rinforzi materiali, convertirli in simboli e stabilire le
regole di conversione.
Identificare ed esplicitare al ragazzo i comportamenti da aumentare
in base alle osservazioni effettuate (contratto)
Commisurare la gratificazione allo sforzo che fa l’alunno per
manifestare un comportamento da aumentare
Gratificare riferendosi al comportamento e non giudicando l’alunno
Applicare la gratificazione subito dopo la manifestazione di un
comportamento da aumentare
Nel caso in cui la gratificazione ha perso di valore associare una
nuova gratificazione al comportamento da aumentare
Possibili errori nella fase di gratificazione
AAvere tanta buona volontà e decidere che bisogna gratificare di più gli
alunni difficili, ma interrompere il programma dopo qualche difficoltà o
risultati deludenti....se chiediamo impegno e costanza agli alunni dobbiamo
manifestarlo prima di tutto noi!
GGratificare alcuni comportamenti positivi, diversi da quelli concordati con
l’alunno (coerenza) (Sono proprio contento di te e per questo ti do il
premio.... anche se non c’entra con quello che devi fare)
AAggiungere commenti negativi ai rinforzi positivi (hai visto che quando ti
impegni ce la puoi fare, ieri invece...)

PProgrammare gratificazioni eccessive per attività che
richiedono troppo sforzo per il ragazzo

DDare la gratificazione prima del comportamento da
aumentare (Ora ti do il premio se mi prometti che ti comporti

bene)
FFornire involontariamente un rinforzo per far smettere un
comportamento negativo (Smettila di far quel compito così

almeno non disturbi più)
QQuando si gratifica un comportamento bisogna essere
convinti che l’alunno lo meriti (evitare false gratificazioni): la
comunicazione non verbale è più informativa di quella
verbale!

Note sui programmi di rinforzo
n
n
n
n
n
n
n
n
I comportamenti da aumentare devono essere maggiori rispetto a quelli
da diminuire
Le gratificazioni devono essere immediate e molto esplicite, subito dopo
il comportamento osservato
A volta basta anche un solo episodio positivo per instaurare un circolo
virtuoso con il bambino e la famiglia
A volte bisogna fare grossi sforzi per ignorare comportamenti finalizzati
ad ottenere l’attenzione della classe (serve perseveranza)
Molto spesso capita di essere presi dalla rabbia e si fatica ad applicare i
programmi di rinforzo: meglio esplicitarlo e trovare qualche soluzione con
i colleghi
I comportamenti da aumentare sono quelli già presenti nel repertorio del
bambino
Si possono insegnare comportamenti nuovi attraverso la scomposizione
di un comportamento obiettivo in sotto-obiettivi intermedi
Può essere utile prendere nota dei comportamenti da aumentare, delle
gratificazioni applicate (in quale giornata e in quale contesto) per
monitorare l’evoluzione del comportamento dell’alunno
Per gratificare correttamente l’alunno
Individuare azioni positive da gratificare più che azioni
negative da punire
 Definire operativamente l’azione oggetto di gratificazione
sistematica
 Non usare forme di falsa gratificazione
 Gratificare in modo coerente, sempre la stessa azione e
ogni volta che si manifesta
 Gratificare il bambino immediatamente
 Utilizzare eventi o oggetti o comportamenti che siano
effettivamente delle gratificazioni per il bambino
 Non
gratificare
involontariamente
comportamenti
inadeguati
 Utilizzare per un tempo corretto lo stesso premio, potendo
contare su una serie di gratificazione diverse già
individuate

Strategie sulle conseguenze
negative
Ignoramento pianificato
n Rimproveri centrati sul comportamento
(non sulla persona)
n Conseguenze logiche
n Costo della risposta
n Punizioni
n
Il contratto comportamentale
 Deve essere una genuina collaborazione fra adulto e
bambino
 Deve contenere comportamenti semplici, non multicomponenziali, specie nei primi contratti formulati
 Le richieste devono essere commisurate alla capacità del
bambino
 Le gratificazioni motivanti, disponibili e scelte dal bambino
 È opportuno includere 3-4 comportamenti (almeno uno
alla portata del bambino)
 Meglio includere comportamenti presenti nel repertorio
(per la motivazione)
Il bambino fa parte di
una famiglia…
si può collaborare con essa?
Un percorso ad ostacoli
Gli insegnanti
I genitori
All’inizio
della
scolarità
concedono un po’ di tempo al
b/o
con
ADHD
per
l’adattamento
alla
nuova
situazione scolastica e ai primi
colloqui con i genitori possono
essere rassicuranti.
Hanno spesso alle spalle una
lunga esperienza di lamentele;
sperano comunque di vedere
un cambiamento in una nuova
situazione.
L’attesa
del
cambiamento
naturale risulta vana, la
capacità di sopportazione viene
meno, il senso di impotenza e
frustrazione (per i fallimenti)
raggiunge il culmine.
Il colloquio viene vissuto con
esasperazione; si dimostrano
“sulla difensiva” aggravata
dalla constatazione che le cose
non cambiano.
Un percorso ad ostacoli
Gli insegnanti
I genitori
Possono
giustificare
le
manifestazioni del bambino
ma
inevitabilmente
proseguono elencando “fiumi”
di
cose
negative
che
succedono in classe.
Cercano di difendere il figlio
minimizzando la consistenza
dei
suoi
comportamenti
inadeguati (a casa è vivace ma
non così ingestibile), non
comprendendo le difficoltà
degli insegnanti considerati
incapaci di trovare modalità.
A volte viene ipotizzato che i
questi comportamenti siano
imputabili a stili educativi
genitoriali troppo permissivi.
Può capitare che azzardino
ipotesi
psicologiche
o
problemi
affettivi,
disagio
emotivo o altro.
Percepiscono come un attacco
della scuola ciò che viene loro
comunicato, ma quel che è
peggio si sentono criticati,
inadeguati, si sentono in
colpa ed è comprensibile che
reagiscono pensando che sia
la
scuola
ad
essere
inadeguata.
Condividere le modalità educative
È necessario condividere le linee fondamentali della “politica scolastica” in
merito a:
- l’importanza di una forte collaborazione fra insegnati e genitori allo scopo
di evitare deleghe o colpevolizzazioni reciproche;
- la fiducia reciproca;
- la funzione dei compiti a casa;
- quanto tempo e in quali giorni della settimana ci si aspetta che i bambini
studino a casa;
- quanto e quale aiuto ci si aspetta che siano i genitori;
- quali saranno le modalità comunicative tra insegnanti e genitori;
- quale attenzione sarà rivolta ai disturbi emozionali, comportamentali e
all’apprendimento e quale collaborazione ci si aspetta dai genitori.
Condividere le modalità educative
I genitori devono essere facilitati a capire la differenza fra il
contesto familiare e quello scolastico.
Si devono invitare a:
- tenere nella giusta considerazione gli apprendimenti e il
comportamento del bambino a scuola;
- costituirsi alleati degli insegnanti, dimostrando loro fiducia;
- partecipare a patti comportamentali fra insegnante e bambino
e sostenere la loro attuazione;
- comprendere che le regole in classe sono necessarie.
Favorire l’omogeneità
tra casa e scuola
Alcuni accorgimenti generali possono essere:
- definire e mantenere semplici e chiare regole;
- utilizzare spesso commenti positivi e ricompense, cercando di ridurre
la ripetizione continua delle regole, le critiche verbali o le “prediche”;
- comunicare i comportamenti desiderati in modo positivo;
- non punire il b/o togliendo l’intervallo o le attività motorie;
- durante le attività faticose fare brevi ma frequenti intervalli e pause;
- definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività
giornaliere.
Stabilire un contratto educativo
Il contratto educativo deve coinvolgere tutti coloro che hanno un ruolo nella
vita del bambino, e lui per primo, tanto più se è grande, deve assumersi un
impegno in questo progetto comune.
 Gli insegnanti e genitori devono definire tre o quattro obiettivi, relativi a
comportamenti da modificare, e decidono di come valutarne la
realizzazione.
 Il bambino viene coinvolto rendendolo partecipe del progetto.
 Si stabiliscono dei punti e delle ricompense.
 è possibile stendere un vero contratto scritto sul quale verranno indicate
le regole e gli obiettivi.
 Gli obiettivi (espressi in modo positivo) deve essere inizialmente molto
accessibili per permettere al bambino di raggiungerli facilmente per
consentire a insegnanti e genitori di ricompensare anche piccoli
cambiamenti.
Stabilire un contratto educativo
Vanno definite con chiarezza le responsabilità di ognuno:
- insegnanti: compilare la scheda, attribuire i punti, controllare che sia
firmata dai genitori;
- genitori: controllare giornalmente la scheda, assegnare le ricompense
previste;
- alunno: richiedere la compilazione della schema, mostrarla a casa,
richiedere la firma ai genitori.
Utilizzare i compiti a casa come
terreno su cui lavorare insieme
Gli Insegnanti
I Genitori
Verificano che il b/o abbia scritto
correttamente sul diario quali
sono i compiti e per quando, che
sappia a cosa si riferiscono ed
abbia già avuto modo di farne di
simili.
Stabiliscono in casa consuetudini
giornaliere: come riporre i libri e
materiale scolastico, a che ora
iniziare lo studio, in quale
stanza, per quanto tempo, come
il genitore può intervenire in
aiuto e per controllare il lavoro
svolto.
Propongono a scuola compiti di
tipo uguale a quelli per casa
oppure fanno cominciare a
scuola quelli per casa.
Premiano la scrittura corretta per
i compiti sul diario, insegnano al
b/o a telefonare a un compagno
nel caso di dimenticanza del
diario a scuola.
Utilizzare i compiti a casa come terreno su cui lavorare insieme
Insegnanti
Genitori
Se il bambino ha difficoltà
oggettive personali e ambientali,
assegnano meno compiti
o
indicano chiaramente al bambino
quale parte dovrà fare o quale
potrà scegliere di fare.
Sollecitano
nel
bambino
l’abitudine
di
chiedere
chiarimenti all’insegnante o al
compagno.
Aiutano
il
bambino
nell’organizzazione del materiale,
mediante semplici elenchi da
controllare,
vignette,
promemoria. Prevedono un piccolo
gioco finale (o uno spazio per
barzellette) al termine della
mattinata, a cui può partecipare
chi dimostra di avere il diario a
posto.
Propongono al b/o piccole sfide
con se stesso, per es. la “gara
dell’orologio”: vediamo se fai
questi compiti entro 10 minuti.
Può essere utilizzato il timer da
cucina che suoni dopo 10 minuti
(o dopo 8 per dar modo di
affrettare
la
conclusione
e
rientrare nel termine previsto).