Retrovirus (trascrittasi inversa) Virus a RNA, simmetria elicoidale, diametro 100 nm, mantello pericapsidico Oncovirus (HTLV) HTLV-1: Human T cell Leukemia/lymphoma Virus (adulti linfoma cute e linfonodi, leucemia linfocitaria a cellule T), Giappone, Africa, Medio Oriente HTLV-2: forme atipiche rare leucemia cellulare (a cellule capellute) Spumavirus Lentivirus (HIV) HIV (1 e 2) Human Immunodeficiency Virus Retrovirus trasformazione cellulare Proliferazione cellulare In In vivo: formazione tumore vitro: minori esigenze metaboliche, minore inibizione da contatto, minore orientamento cellule Modifiche metaboliche e molecolari Proliferazione (> espressione oncogèni cell.) Metabolismo Invasività Trasformazione cellulare Prodotti virali Antigeni di superficie Antigeni intracellulari, acidi nucleici, in alcuni casi produzione di virioni HIV è un virus con genoma ad RNA appartenente alla famiglia dei Retrovirus, genere Lentivirus. Attualmente se ne conoscono due tipi: HIV-1, diffuso in tutto il mondo e HIV-2, presente in alcuni Paesi africani. AIDS (Acquired Immune Deficiency Sindrome) significa "Sindrome da Immunodeficienza Acquisita". Nelle persone malate di AIDS le difese immunitarie normalmente presenti nell'organismo sono state fortemente indebolite a causa di un virus denominato HIV (Human Immunodeficiency Virus) e non sono più in grado di contrastare l'insorgenza di infezioni e malattie più o meno gravi causate da altri virus, batteri o funghi (infezioni/malattie opportunistiche). L'infezione non ha una propria specifica manifestazione, ma si rivela esclusivamente attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario. Una persona contagiata viene definita sieropositiva all’HIV. Pur essendo sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi di una malattia opportunistica. Sottoporsi al test della ricerca degli anticorpi anti-HIV è, quindi, l'unico modo di scoprire l'infezione. I progressi della ricerca scientifica e l'uso della terapia HAART efficace (Highly Active Anti-Retroviral Therapy) hanno reso possibile allungare la vita di una persona sieropositiva per molti anni. A cumulative total of 318,233 HIV infections had been diagnose in Western Europe by the end of 2008. This considerably understates the true figure because not all HIV infections have been diagnosed or reported. This is partly because many people do not know that they are infected. Of the reported 24,296 people diagnosed with HIV in Western Europe in 2008: 42% probably acquired HIV through heterosexual contact; 35% were men who had sex with men; 4% were injecting drug users; 30% were female; and 10% were 15 to 24 years old. 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 Tempo RNA virale (c/mL ) Linfociti T CD4 + (/mm3 ) HIV/AIDS: storia naturale Linfociti T CD4 + Carica virale mesi anni AIDS: acquired immunodeficiency syndrome ARC: AIDS - related complex ~14000 nuovi casi di infezione HIV al giorno nel 2003 (dati WHO/UNAIDS) Più del 95% nei Paesi in via di sviluppo Almeno 2000 bambini < 15 anni ~ 12000 persone con età tra i 15 e i 29 anni (più del 50% donne) Categorie a rischio Omo-bisessuali Tossicodipendenti* Eterosessuali* Paesi Anglosassoni Italia, Spagna Paesi in via di sviluppo Emofilici Politrasfusi Neonati di madri sieropositive (sangue; latte) * Negli ultimi anni si è visto un cambiamento di incidenza tra questi gruppi Il virus si trasmette attraverso: - sangue infetto (stretto e diretto contatto tra ferite aperte e sanguinanti, scambio di siringhe) - rapporti sessuali (vaginali, anali, orogenitali), con persone con HIV, non protetti dal preservativo - da madre con HIV a figlio durante la gravidanza, il parto oppure l’allattamento al seno Vie di trasmissione HIV Presenza HIV nei liquidi biologici Esposizione accidentale HIV è un virus poco resistente all'ambiente esterno, anche se in condizioni favorevoli può sopravvivere anche per 2 o 3 giorni. L'essiccamento provoca una riduzione della carica virale di oltre il 90% in poche ore. In caso di ferita accidentale con materiale contaminato, perchè avvenga effettivamente il contagio sono importanti vari fattori: - Carica virale nel sangue residuo; - Tipo di strumento con il quale avviene la contaminazione (per esempio una puntura con un ago cavo è più pericolosa della lesione con un ago pieno, in quanto il residuo di sangue è maggiore nel primo caso); - Durata del contatto e profondità della lesione; - Lesioni preesistenti dell'operatore e suo stato immunitario. Complessivamente, dopo una esposizione accidentale con sangue contaminato, il rischio di contrarre l'infezione è di circa lo 0,2-0,3 % HIV AIDS Conta linfociti CD4+ < 200 cell./mm3 Infezioni opportunistiche Protozoarie Toxoplasmosi cerebrale Criptosporidiosi con diarrea Isosporiasi con diarrea Fungine Candidosi dell’esofago, della trachea, dei polmoni Polmonite da Pneumocystis jiroveci Criptococcosi (extrapolmonare) Istoplasmosi (disseminata) Coccidioidomicosi (disseminata) HIV AIDS (2) Infezioni opportunistiche Batteriche da Mycobacterium avium intracellulare complex (disseminata) da micobatteri atipici tubercolosi extrapolmonare setticemia da Salmonella (ricorrente) infezioni batteriche piogene (multiple o ricorrenti) Virali Malattia citomegalica Infezione da Herpes simplex (persistente o disseminata) Leucoencefalopatia progressiva multifocale Leucoplachia HIV AIDS (3) Insorgenza di neoplasie opportunistiche Sarcoma di Kaposi Linfoma primario cerebrale Altri linfomi non Hodgkin Altro Sindrome da consunzione da HIV Encefalopatia da HIV Demenza Polmonite linfoide interstiziale Diagnosi - - Per l'identificazione dell'infezione da HIV sono disponibili varie metodiche, basate su tecniche sierologiche: identificazione degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario contro HIV; gli anticorpi compaiono da 2 a 6 mesi dopo l’infezione vengono utilizzati il test ELISA (screening) ed il test Western - blot (conferma) Western Blot E' un test dotato di maggiore specificità e sensibilità, utilizzato per confermare la positività di un test ELISA. Questa metodica permette di evidenziare la presenza di anticorpi diretti contro le maggiori proteine virali: il test viene definito positivo quando sono presenti almeno 2 degli anticorpi principali; se il test risulta dubbio o indeterminato va ripetuto dopo alcuni mesi. Diagnosi (2) Metodiche virologiche Ricerca di antigeni e molecole del virus stesso - Antigenemia p24 La proteina p24 è un antigene del core virale: la sua presenza nel sangue indica uno stato di attiva replicazione del virus. La positività è più frequente nel periodo successivo al contagio e nelle fasi più avanzate della malattia. Il dosaggio è effettuato con ELISA dopo dissociazione acida degli immunocomplessi. - Ricerca di RNA virale Attualmente si preferisce la ricerca di RNA virale (o DNA provirale) con PCR e RT-PCR quantitativa (carico virale) Terapia antiretrovirale HAART= highly active antiretroviral treatment: analoghi nucleosidici e nucleotidici inibitori della trascrittasi inversa (AZT, zidovudina, + 3TC, lamivudina) + inibitori della proteasi virale (saquinavir, ritonavir,…) L’introduzione della terapia HAART ha ridotto drasticamente la mortalità per AIDS Norme di prevenzione personale sanitario per HIV Uso di guanti e camici monouso per prelievi sangue Protezione occhi con occhiali Impiego di aghi e siringhe a perdere Utilizzo per trasporto di contenitori con etichetta adatta e in recipiente avvitato con etichetta avvertimento rischio biologico Denuncia incidenti Profilassi personale sanitario per HIV Lesioni cute Favorire sanguinamento Lavaggio con acqua e sapone Screening sangue Disinfezione superfici contaminate con etere 10% o etanolo 70% o glutaraldeide 4% o formalina o isopropanolo 2% o H2O2 al 6% e lavaggio con ipoclorito di Na. Profilassi post-esposizione HIV con zidovudina Dopo puntura, taglio, contaminazione mucosa o cute lesa da sangue o altro materiale biologico da paziente HIV + o ad alto rischio di infezione: inizio il più precoce possibile, entro 1-4 ore dall’incidente (non oltre 24 h), Somministrazione 1000 mg/die (in 4-6 somministrazioni) per 30-40 g. Controlli sia clinici che di laboratorio ogni 10 g. ai tempi 0, 1, 3, 6 mesi dall’incidente.