Diapositiva 1

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ASL AT
Regione Piemonte
S.O.C. Psicologia Clinica e della Salute
Sviluppo della funzione riflessiva e
prevenzione dei disturbi psichici nel
processo di strutturazione e
ristrutturazione del Sè
Giornata Formativa A.I.M.C.
Asti, 25/10/2008
Paola Cuniberti
Temi di riflessione
Sviluppo della funzione riflessiva
Processo di alfabetizzazione delle emozioni
Immaginazione e capacità simboliche
2
Funzione riflessiva
La funzione riflessiva può essere definita
come la capacità di comprendere i
comportamenti, propri e altrui, nei
termini di stati mentali, ossia di pensieri,
sentimenti, credenze e desideri.
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Capacità associate all’acquisizione della
funzione riflessiva:
Distinzione tra realtà e fantasia, tra Sé e l’altro
Identificazione, empatia
Regolazione affettiva
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“La mamma pensa a me come a qualcuno che
pensa, dunque io esisto come essere pensante”
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“…Ogni realtà è prima di tutto un’immagine della
psiche. Dare densità, solidità, peso, profondità
alla fantasia è fare anima, affinché la materia si
trasformi in profondità interiore.”
J. Hillmann
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IL LABORATORIO
DI NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA
ATTRAVERSO IL MODELLO
DEL ROMANZO DI FORMAZIONE
PROGETTO PILOTA
Finanziamento Fondazione Cassa Risparmio Asti
Adriana Alciati
A livello Istituzionale,
il “Laboratorio di narrazione autobiografica
attraverso il modello del romanzo di formazione”,
attivato per un gruppo autocentrato di adolescenti
e giovani adulti si delinea sì come innovativa ma
anche in continuità rispetto a un precedente
progetto di “Promozione della salute mentale e
prevenzione dei disturbi psichici nell’adolescenza
e nella prima età adulta”.
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Le ragioni che avevano spinto ad intraprendere questo progetto
possono essere estremamente sintetizzate come segue:
• l’elevata incidenza che i disturbi psichici hanno nella
popolazione;
• ragioni di tipo economico;
• specifiche indicazioni legislative, contenute nel ProgettoObiettivo “Tutela della Salute Mentale 1998-2001”,
rinnovato anche per il successivo triennio e nel ProgettoObiettivo “Tutela Materno Infantile”;
• le raccomandazioni del Comitato Nazionale di Bioetica
nel campo della salute mentale;
• la motivazione, condivisa dal gruppo, di andare oltre il
lavoro clinico con il singolo paziente, per intervenire sui
meccanismi che favoriscono od ostacolano il benessere
psichico e relazionale e quindi sul contesto in cui si
origina la patologia mentale.
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L’impianto della ricerca aveva come finalità
complessive quelle di:
• promuovere la salute mentale nella comunità attraverso
una cultura della relazionalità a supporto della
strutturazione del Sé nelle fasi critiche dello sviluppo:
prima infanzia, adolescenza e giovane età adulta;
• prevenire i disturbi psichici nell’adolescente e nel
giovane adulto attraverso lo sviluppo della funzione
riflessiva, per riconoscere e gestire le emozioni ed
elaborare il lutto per la perdita, nel processo di crescita,
degli oggetti e delle rappresentazioni dell’infanzia;
• orientare i servizi sanitari, sociali ed educativi, attraverso
la promozione tra gli operatori di una cultura sensibile al
benessere psichico e relazionale ed ai meccanismi che
tendono a favorirlo o ad ostacolarlo.
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E come obiettivo generale:
elaborare idonee strategie
di prevenzione universale,
selettiva ed indicata
dei disturbi psichici nell’adolescenza e
nella prima età adulta
attraverso la costruzione di una rete di
operatori sanitari e sociali.
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“Laboratorio di narrazione autobiografica
attraverso il modello del romanzo di formazione”
Il disagio nell’adolescenza e nella prima
età adulta, che può esitare anche in
disturbo, si ipotizza essere portato da
fallimenti nei compiti evolutivi, e che tali
fallimenti evolutivi, in questa fascia d’età,
siano riconducibili ad una ipersensibilità
agli stati mentali che possono quindi
sopraffare la capacità di gestire
sentimenti e pensieri.
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“Laboratorio di narrazione autobiografica
attraverso il modello del romanzo di formazione”
Un laboratorio di attività di narrazione in
gruppo, che si connotasse come spazio
transizionale, potrebbe sostenere
l’indebolita funzione di mentalizzazione
dell’adolescente e del giovane e favorire il
consolidamento della capacità simbolica,
a partire dalla - e attraverso la - lettura di
“romanzi di formazione”.
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Adolescenza: momento in cui i soggetti devono
assolvere tre compiti evolutivi fondamentali:
1. individuarsi attraverso un
processo di “soggettivizzazione”
rispetto al bambino, alla rete di
relazioni infantili e ai suoi valori
di riferimento;
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2. realizzare la costruzione mentale
di una immagine del nuovo
corpo e la definizione della
propria identità sessuale;
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3. costruire nuovi legami affettivi e
sociali.
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Questi tre compiti di sviluppo sono
accomunati da un obiettivo finale:
riuscire a costruire nitide
rappresentazioni di Sé, del proprio
corpo e dell’identità di genere,
nonché dei motivi per cui si
sperimentano intensi affetti.
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La prima età adulta è quella fase della vita in
cui i giovani si trovano a dover affrontare
l’ultimo stadio del processo di separazione e
di individuazione, con i compitivi evolutivi
che esso comporta:
– l’entrata all’Università o nel mondo del lavoro;
– l’autonomia dalla famiglia d’origine;
– la costituzione della coppia in cui sperimentare
una nuova appartenenza;
– l’impegno nella costruzione del proprio
personale progetto di vita adulta.
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UNA STELLA A 5 PUNTE
ADOLESCENZA E
PRIMA ETÀ ADULTA
APPROCCIO
NARRATIVO
ROMANZO DI FORMAZIONE
APPROCCIO BASATO
SULLA
MENTALIZZAZIONE
DIMENSIONE GRUPPALE
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Le competenze emotive fondamentali, sia personali, sia
sociali, comprendono in particolare cinque elementi:
1.
Consapevolezza di sé
(conoscere in ogni istante i propri stati interiori per gestire meglio scelte e
decisioni personali)
2.
Autocontrollo
(regolare le proprie emozioni per fronteggiare le situazioni)
3.
Motivazione
(tendenze emotive per guidare se stessi al raggiungimento di obiettivi)
4.
Empatia
(percepire i sentimenti degli altri, essere in grado di adottare la loro
prospettiva e il loro punto di vista)
5.
Abilità sociali
(gestire costruttivamente le emozioni nelle relazioni e saper leggere
accuratamente le situazioni sociali per essere efficaci)
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MODALITÀ PER FAVORIRE LA
MENTALIZZAZIONE
1) Un percorso di “alfabetizzazione emotiva” può ad
esempio essere un modo per potenziare le capacità di:
• osservare se stessi e riconoscere i propri sentimenti,
stabilendo un rapporto tra pensieri, sentimenti e
reazioni;
• costruire un vocabolario delle emozioni, riuscendo
quindi a nominarle;
• esplorare le emozioni, anche attraverso il resoconto
verbale di episodi vissuti, propri e altrui;
• individuare le principali espressioni dell’esperienza
emotiva; capire che cosa c’è dietro un’emozione, un
affetto, un sentimento;
• acquisire e conoscere le modalità per regolare le
proprie emozioni;
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• comprendere i sentimenti e le preoccupazioni
degli altri e assumere il loro punto di vista
(essere quindi empatici);
• comunicare e relazionarsi: saper ascoltare,
esporre il punto di vista personale con chiarezza
e rispetto;
• riconoscere i propri punti forti e quelli deboli
(autovalutazione);
• entrare nelle dinamica il gruppo per poter
collaborare e cooperare al raggiungimento di
obiettivi comuni;
• affrontare i conflitti creativamente
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2) L’attività di simbolizzazione (dal greco “metto” e “insieme”)
può essere stimolata attraverso:
• l’uso di metafore e immagini. La metafora (dal greco
μεταφορά, da metaphérō, «trasporto» e «oltre») infatti è
una figura retorica che implica un trasferimento di
significato creando così immagini di forte carica espressiva.
Il potere comunicativo della metafora è tanto maggiore
quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel
campo semantico;
• l’utilizzo di tecniche espressive che, insieme al linguaggio
verbale, favoriscano l’immersione in un campo immaginale
ma ne permettano poi la successiva presa di distanza,
essenziale per leggere l’esperienza da un vertice
osservativo “meta” (Jung stesso identificava due forme di
ragionamento, quello “per parole” e quello “per immagini”).
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3) La capacità di “mentalizzazione” può essere favorita
anche dall’utilizzo di “strumenti terzi”
Tutte queste ipotesi di lavoro possono
essere pensate in una prospettiva di
gruppo che amplifica e complessifica la
prospettiva individuale, connotandosi
inoltre esso stesso come potente
“strumento terzo” attraverso il quale e nel
quale possono anche essere sperimentate
innumerevoli identificazioni e sviluppate le
capacità empatiche personali.
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Se il genere letterario e narrativo
caratteristico dell’età infantile è la fiaba (e il
mito), strutture ripetitive che catturavano il
tempo in uno schema fisso e ritualizzato, in una
sorta di liturgia dell’immaginario, ciò che
corrisponde all’adolescenza è il romanzo e in
particolare il romanzo di formazione, che tenta
di realizzare il destino dell’eroe allontanandolo
dal focolare domestico in cerca di nuove
avventure.
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Il passaggio dalla fiaba-mito al romanzo
segna il mutamento della temporalità.
Nei romanzi tradizionali la realtà è data una
volta per tutte, è quello che è; nel romanzo
di formazione invece “l’uomo diviene
insieme al mondo”.
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Il romanzo di formazione, quindi, è in
particolare un genere letterario che:
racconta l’evoluzione del personaggio verso la maturità
e l’età adulta (dalla dimensione di puer a quella di
adulto), nonché alla sua origine storica allo scopo di
promuoverne l’integrazione sociale, oggi per
raccontarne emozioni, sentimenti, progetti, azioni
viste nel loro nascere “dal di dentro”.
È la storia della “formazione di un uomo”, con un
protagonista che deve affrontare delle prove, deve
talvolta subire lo smacco di una sconfitta ed è
spesso chiamato a scendere a “compromessi con la
realtà”.
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“Il gabbiano Jonathan Livingston”
di Richard Bach.
Jonathan Livingston è un gabbiano che abbandona
la massa dei comuni gabbiani per i quali volare non
è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi il
cibo e impara a eseguire il volo come atto di perizia
e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia.
Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la
forza di ubbidire alla propria legge interiore; di chi
prova un piacere particolare nel far bene le cose a
cui si dedica.
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Con Jonathan si viene trascinati in un'entusiasmante
avventura di volo, di aria pura, di libertà, quella
libertà alla quale tante persone ambiscono, quella
libertà per la quale tanti individui sono costretti a
lottare, ma soprattutto quella libertà che rende unici.
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’Sta faccenda del volo è
bella e buona, ma mica
puoi sfamarti con una
planata, dico bene?
Jonathan assentì,
obbediente.
Nei giorni successivi cercò
quindi di comportarsi
come gli altri gabbiani.
(…)
Ma a un certo punto non ne
poté più.
Tutto questo non ha senso,
si disse.
L’affermazione personale,
il percorso di iniziazione e
individuazione; la
dinamica singolo-gruppo;
limiti-potenzialità; la
visione “alta” (“altra” della
realtà); il senso di libertà;
la sperimentazione, lo
sbaglio il fallimento, la
solitudine (anche in
mezzo agli altri),
l’apprendimento
dall’esperienza.
Il gruppo
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“Il Piccolo Principe”
di Antoine de Saint-Exupéry.
È la storia dell'incontro tra un aviatore costretto
da un guasto ad un atterraggio di fortuna nel
deserto e un ragazzino alquanto strano, un
piccolo principe proveniente da un altro
pianeta, che gli chiede di disegnargli una
pecora.
Il bambino viene dallo spazio e ha
abbandonato il suo piccolo pianeta perchè si
sentiva troppo solo lassù: unica sua compagna
era una rosa.
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Nelle loro conversazioni, l’autore rivela il
proprio punto di vista sulle follie
dell’umanità e il candore disarmante
che gli uomini perdono quando
crescono.
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Fu così che al terzo giorno
conobbi il dramma dei
baobab…
“I baobab prima di diventare
grandi cominciano con
l’essere piccoli”.
"Ma si, ti voglio bene", disse
il fiore, "e tu non l'hai
saputo per colpa mia.
(…). Cerca di essere
felice.
La solitudine esistenziale.
Il tempo, il viaggio, la ricerca.
Il gruppo. Il riposo per
recuperare aspetti positivi e
investire nel futuro.
Il liberarsi da ciò che soffoca,
toglie il respiro e la
possibilità di espandersi.
Chi e /o che cosa si vuole
proteggere? Ma anche:
quale è la propria parte
fragile da proteggere? A chi
è funzionale tale
protezione?
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Lascia questa campana di
vetro, non la voglio più".
Se i camini sono ben puliti,
bruciano piano piano,
regolarmente, senza
eruzioni.
Che cosa vuole dire
"addomesticare?”."È una
cosa da molto
dimenticata. Vuol dire
creare dei legami”.
L’essenziale è invisibile agli
occhi
Come gestire le propri parti
“vulcaniche”; la rabbia.
La creazione e
l’interiorizzazione di legami
significativi e affettivi.
Le lacrime che “bagnano”. Le
separazioni. I ritorni.
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“La gallina volante”
di Paola Mastrocola.
Volare: innalzarsi da terra, distaccarsi dalle angustie
della quotidianità, rifuggire dalla banalità che
appesantisce ogni nostra azione, impedendoci di
alzare lo sguardo al di sopra della linea dell'orizzonte.
A questo dovrebbero servire la cultura e la scuola.
Così pensa Carla, una insegnante di lettere in una
scuola superiore della periferia torinese, voce narrante
di questo romanzo scandito dai tempi di un anno
scolastico.
I ragazzi con cui trascorrerà un intero anno scolastico
hanno sedici anni, ma sono già irrimediabilmente
vecchi: privi di fantasia, sconfitti, ignoranti, e perciò
incapaci di volare.
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Eccetto Tanni, una ragazza male in arnese, che pure sa
stupire la sua insegnante, dando prova di genuina,
straordinaria vitalità.
L'unica speranza di riscatto da una sconfitta esistenziale è
che - se non possono farlo i giovani - siano almeno le
galline a imparare a volare: le galline di un piccolo
pollaio che ella cura nel tempo libero, attuando con
l'aiuto di Tanni una serie di strategie utili affinché almeno
una pennuta (la piccola "Papera") sia capace di superare
i limiti del proprio destino, e addirittura vincere il primo
premio del concorso "La gallina campione".
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Io devo riuscire a fare volare
una gallina.
<Ragazzi, oggi vi spiego le
virgole.> <Le virgole sono
l’impalcatura del mondo.>
Lo so che sembra più
simpatico il pastore, ma ti
piacerebbe essere una
pecora che poi nella vita
non sa fare niente da sola
e ha sempre bisogno del
gregge?
Almeno col maestro, quei
pochi che lo seguono,
fosse anche uno solo,
arrivano in un posto dove
poi saranno davvero
individui.
La possibilità di sfruttare
appieno le proprie
potenzialità, invito a non
svalutarsi
La possibilità di scrivere di
propria mano il romanzo
dalla propria vita (e di
punteggiarlo in prima
persona)
La rassegnazione del
“gregge” vs la fatica di un
processo individuativo e
“soggettivizzante”.
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Poveri giovani. Non possono
pre-vedere, pro-grammare,
pro-gettare. E così non sanno
più cosa fare da grandi. (…)
Non sanno se (…) Non lo
sanno. Perché non mettono
più le virgole, perché noi non
glielo insegniamo
abbastanza.
Legittimarsi ad “andare fuori
tema”: non colludere e / o
assecondare.
Non di tutto possiamo essere
felici. Non di tutte le cose che
facciamo nella vita.
Basterebbe esserlo di una,
(…) ma la sappiamo
scegliere quella cosa che ci
rischiara?
Accettazione del limite,
mantenendo aperta la fiducia
in Sé e nel futuro
La dimensione prospettica e
progettuale dell’esistenza.
L’emancipazione, la
possibilità di realizzarsi, ma
con ironia.
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Bruno Bettelheim ne “Il mondo incantato” sostiene
che la fiaba diventa lo specchio in cui si riflettono,
vengono contattati, espressi e drammatizzati
i sentimenti, i desideri, le paure, le fantasie e i
bisogni del bambino, proiettandoli nei diversi
personaggi, e il mondo della fantasia consente
un accesso privilegiato alle dimensioni consce
e inconsce della vita psichica.
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Le fiabe diventano narrazioni esemplari che
accompagnano il piccolo lettore, lo aiutano ad
affrontare i primi ostacoli che può incontrare
(combattendo e crescendo con l’eroe e
seguendo con lui il cammino alla ricerca della
sua identità) e gli infondono coraggio e
speranza.
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Il “lieto fine” sempre promesso non è però raggiunto senza
lottare, senza superare delle prove; non propone quindi
una visione maniacale o la negazione della realtà.
Ancora, le fiabe consentono di riconoscere ed
esteriorizzare i propri processi interiori, anche
quelli più conflittuali, attraverso meccanismi di
identificazione e di proiezione (attraverso i quali
si attribuiscono quegli elementi di sé che
procurano angoscia, perché non accettabili a
livello cosciente, a qualcosa di esterno,
rendendoli così più facilmente elaborabili).
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Concludendo:
lavorare con la fiaba significa lavorare con le sue
immagini e, in parallelo, con le immagini che
essa può evocare; il linguaggio metaforico del
racconto fantastico è, da un lato, in grado di
rappresentare i conflitti in forma simbolica;
dall’altro, la metafora agisce in forma indiretta
proteggendo la persona e permettendole un
decentramento emotivo che la aiuti a leggere e
rileggere la sua propria storia.
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Scuole dell’Infanzia e Primarie
Percorsi di “Alfabetizzazione emotiva”:
• nominare le emozioni (di base, complesse…)
• riconoscerne le varie componenti correlate (a livello
fisico, cognitivo, di azione …)
• le funzioni delle emozioni
• l’“appello emotivo”
• il “gioco del mimo”
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• la “cassetta delle emozioni”
• il “gioco delle associazioni”
• il “gioco del quando”
• l’“albero delle emozioni”
• il “termometro emotivo”
• la “ruota delle emozioni”
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Scuole Secondarie di primo grado
• Percorsi di “Alfabetizzazione emotiva”
• Letture mirate e finalizzate
• Filmografia
• Laboratori socio-espressivi (giornalino,
teatro,musica, linguaggi creativi…)
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Metodologie e tecniche interattive per
favorire la “pro-socialità” e le “abilità sociali”:
•
•
•
•
•
indagine di clima
comunicazione circolare e socio-affettiva
tecnica del brain-storming
tecnica del problem-solving
il circe time
47
• lavoro in piccoli gruppi (es. cooperative
learning…)
• i giochi di ruolo
• “le vignette”
• le simulate
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Interventi Orientati e Finalizzati a
lavorare nelle seguenti ottiche:
• Ben-essere
• Promozione salute
• Prevenzione
(Ad es. prevenzione rispetto al fenomeno
del bullismo)
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Scuole Secondarie di secondo grado
• Percorsi di “Alfabetizzazione emotiva”
• Letture mirate e finalizzate
• Filmografia
• Laboratori socio-espressivi (giornalino, teatro,
musica, linguaggi creativi, ecc)
• Articoli di attualità (finalizzati)
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Metodologie e tecniche interattive per
favorire la “pro-socialità” e le “abilità sociali”:
• indagine di clima
• comunicazione circolare e socio-affettiva
• tecnica del brain-storming
• tecnica del problem-solving
• il circe time
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• lavoro in piccoli gruppi (es. cooperative
learning…)
• i giochi di ruolo
• “le vignette”
• le simulate
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Interventi Orientati e Finalizzati a
lavorare nelle seguenti ottiche:
• Ben-essere
• Promozione salute
• Prevenzione
PEER-EDUCATION
(es. rispetto ai percorsi di educazione
all’affettività e sessualità;
rispetto ai “comportamenti a rischio”…)
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Alcune riflessioni conclusive
• Insindacabilità delle emozioni
• Offrire legittimazione e cittadinanza a tutte
le emozioni
• Problema del loro riconoscimento e
gestione
• Due poli di una relazione
• Relazione di aiuto
• Ex-ducere
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