VeDro - Lorenzo Bini Smaghi

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L’EUROPA NEL 2016: OPPORTUNITA’ E RISCHI
Intervento alla sessione plenaria di VeDrò
Dro, 26 agosto 2006
LORENZO BINI SMAGHI
Membro del Comitato Esecutivo
Banca Centrale Europea
L’Europa nel 2016
1. I rischi per il futuro dell’Europa in uno status quo
economico-istituzionale
1.1 L’economia
1.2 Le istituzioni
2. Uno scenario più dinamico e “virtuoso”
2.1 L’economia
2.2 Le istituzioni
3. Conclusioni
L’Europa nel 2016
1. I rischi per il futuro dell’Europa in uno status quo
economico-istituzionale
1.1 L’economia
1.2 Le istituzioni
2. Uno scenario più dinamico e “virtuoso”
2.1 L’economia
2.2 Le istituzioni
3. Conclusioni
Pil pro capite
33000
28000
23000
18000
13000
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Area euro
Stati Uniti
Regno Unito
Giappone
Nota: Dati della Commissione Europea, base dati AMECO. I dati sono calcolati in unità di potere d’acquisto nella UE-15.
Pil pro capite
25000
23000
21000
19000
17000
15000
13000
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Area euro
Italia
Francia
Germania
Area euro senza Italia, Francia e Germania
Nota: Dati della Commissione Europea, base dati AMECO. I dati sono calcolati in unità di potere d’acquisto nella UE-15.
Determinanti della crescita del Pil pro capite
Stati
Uniti
Area
euro
Italia
Produttività del
lavoro (a)
Tasso di
partecipazione
(b)
Riduzione del
tasso di
disoccupazione
(c)
Ore lavorate
(d)
Struttura per
età della
popolazione
(e)
Crescita del
reddito pro
capite
(a)+(b)+(c)+(d)
+(e)
19811994
1.6
0.4
0.1
-0.1
-0.1
1.9
19952005
1.9
0.1
0.1
-0.1
0.2
2.2
19811994
2.2
0.2
-0.2
-0.6
0.2
1.7
19952005
1.3
0.6
0.2
-0.3
-0.1
1.7
19811994
1.9
0.1
-0.1
-0.3
0.3
1.8
19952005
0.6
0.7
0.3
-0.2
-0.3
1.1
Nota: Tassi di crescita annuali medi del periodo. Fonte: Commissione Europea, Groningen Growth and Development Centre
e calcoli BCE. Eventuali discrepanze sono dovute all’arrotondamento.
Estrapolando i trend dell’ultimo decennio, il ritardo
dell’Europa sul tenore di vita americano non potrà
che accentuarsi (divergenza invece di convergenza)
60000
55000
Previsioni
50000
45000
40000
35000
30000
25000
20000
Area euro
Stati Uniti
Italia
20
29
20
27
20
25
20
23
20
21
20
19
20
17
20
15
20
13
20
11
20
09
20
07
20
05
20
03
20
01
19
99
19
97
19
95
19
93
15000
Euro area senza Italia, Francia e Germania
Nota: Per l’area euro, Stati Uniti e Italia si ipotizza una continuazione della crescita del Pil pro capite come nel periodo
1995-2005 fino al 2030. Per una discussione di questa ipotesi per quanto riguarda l’area euro, si veda al proposito
Maddaloni, Musso, Rother, Ward-Warmedinger and Westermann (2006): “Macroeconomic implications of demographic
developments in the euro area”, ECB Occasional Paper, in stampa.
In molti paesi europei un deciso cambio di rotta
nelle politiche fiscali è necessario per evitare una
crisi di sostenibilità del debito pubblico …
Debito pubblico lordo (in percentuale del PIL)
Scenario basato sui Programmi
di Stabilità
Scenario basato sul deficit
effettivo nel 2005
2005
2010
2030
2050
2010
2030
2050
Italia
108.5
99.1
51.4
30.7
108.9
127.6
208.9
Francia
65.8
61.1
64.2
121.2
69.2
132.8
269.9
Germania
67.3
65.6
57.9
99.4
73.6
116.2
232.4
Spagna
43.1
31.5
9.6
95.8
25.7
-13.5
42.6
Regno
Unito
43.3
44.4
54.0
110.3
47.0
90.1
186.7
Fonte: Commissione Europea.
… anche in conseguenza dell'invecchiamento della
popolazione
Variazioni nelle voci del bilancio pubblico collegate all’invecchiamento della popolazione
(fra il 2005 e il 2050)
Pensioni di
vecchiaia e
anzianità
Spesa
sanitaria
Assistenza a
lungo termine
Istruzione
Indennità di
Totale spese
Entrate
disoccupazione collegate
all’invecchiamento
Altre uscite
Francia
1.9
2.4
:
:
:
4.3*
:
:
Germania
2.5
1.1
:
-0.4
-0.2
2.9*
1.6
:
Italia
0.5
0.9
0.4
-0.4
-0.1
1.3
:
:
Regno Unito
1.8
1.5
0.6
-0.1
:
3.7*
2.2
-0.1
Spagna
6.9
:
:
:
:
6.9*
:
:
Fonte: Commissione europea: Programmi di stabuilità e di convergenza (PSC) aggiornati 2005/06.
* Dati incompleti: alcune voci di spesa non erano disponibili al momento della preparazione dei PSC.
Il resto del mondo è caratterizzato da grande
dinamismo, che inevitabilmente influenza
l’andamento dell’economia europea
•
•
•
•
•
La globalizzazione, caratterizzata dalla forte crescita del
commercio mondiale e delle economie emergenti soprattutto in
Asia, ha effetti sia positivi che negativi sull’economia europea
In positivo, la forte crescita dell’economia mondiale è un traino
per le nostre esportazioni e questo contribuisce ad espandere il
reddito in Europa
In negativo, ha come conseguenza un rialzo del prezzo delle
materie prime (in primo luogo il petrolio) e un’accresciuta
concorrenza sui mercati internazionali, che tendono a ridurre il
reddito dei cittadini europei
Per far fronte sia alla concorrenza sui mercati internazionali che
al rialzo del prezzo delle materie prime, la flessibilità del sistema
produttivo è essenziale perché consente di riposizionarsi su
settori ad alto potenziale di crescita
La globalizzazione crea quindi opportunità ma anche rischi, e in
generale alza il “prezzo” da pagare nel resistere ai cambiamenti
I Paesi emergenti dell’Asia, la Cina in
particolare, sono i primi partner commerciali
dell’area euro, specialmente come import
Quote del mercato, importazioni extra-euro area
Quote del mercato, esportazioni extra-euro area
(in percentuali della totalità delle importazioni dell'extra-euro area; dati annui)
(in percentuali della totalità delle esportazioni dell'extra-euro area; dati annui)
30
25
Stati Uniti
20
Giappone
Stati Uniti
25
Giappone
20
Regno Unito
15
Regno Unito
15
Nuovi Stati Membri UE
Nuovi Stati Membri UE
10
10
5
Russia
0
1995
Cina
Cina
1997
1999
2001
2003
2005
Fonte: Eurostat.
Nota: Le ultime osservazioni si riferscono al 2005.
Asia (escluso il
Giappone)
5
Russia
0
1995
1997
1999
2001
2003
2005
Asia (escluso il
Giappone)
Il commercio mondiale si concentra sempre
più su prodotti ad alta tecnologia, un trend che
l’area euro potrebbe sfruttare meglio
Esportazioni mondiali
Esportazioni dell'area euro¹
(quote percentuali)
(punti percentuali)
Prodotti di bassa tecnologia (LT)
Prodotti di tecnologia medio-bassa (MLT)
Prodotti di alta tecnologia (HT)
Prodotti di tecnologia medio-alta (MHT)
50
50
40
40
30
30
20
20
10
10
0
1967
1972
1977
Fonti: base dati Chelem e calcoli BCE.
1982
1987
1992
1997
2002
Prodotti di bassa tecnologia (LT)
Prodotti di tecnologia medio-bassa (MLT)
Prodotti di alta tecnologia (HT)
Prodotti di tecnologia medio-alta (MHT)
0
1967
1972
1977
1982
1987
1992
Fonti: base dati Chelem e calcoli BCE.
Note: ¹) L'export dell'area euro include l'export all'interno dell'area.
L'ultima osservazione si riferisce al 2003.
1997
2002
E’ prudente prepararsi alla prospettiva che il
prezzo del petrolio rimanga elevato
•
•
•
•
•
La domanda di petrolio è destinata a crescere, soprattutto a causa del
forte dinamismo dei Paesi emergenti come India e Cina, che stanno
riconvertendo le proprie economie all’industria
Ad esempio, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti proietta il
prezzo del petrolio a 57 dollari al barile, in termini reali, nel 2030 nello
scenario-base …
… e a 96 dollari (sempre in termini reali) in uno scenario alternativo
sfavorevole in termini di costi di produzione
L’Agenzia Internazionale per l’Energia (ONU) ha elaborato degli
scenari nei quali il prezzo del petrolio rimane superiore ai 50 dollari, in
termini reali, nel 2030
Altri scenari di esperti del settore privato pongono la previsione per il
prezzo del petrolio sopra i 100 dollari
Una simulazione basata su un modello
econometrico della Banca Centrale Europea
Impatto dell’economia mondiale sulla crescita reale del PIL nell’area
dell’euro
2000 2001 2002 2003 2004 2005 Media
00-05
Crescita effettiva del PIL nell’area dell’euro
4.0
1.9
1.0
0.7
1.8
1.4
1.8
Crescita della domanda estera
1.3
0.4
0.2
0.3
0.8
0.8
0.6
Prezzo del petrolio in dollari USA
-0.2
-0.2
-0.1
-0.2
-0.2
-0.3
-0.2
0.6
0.5
0.0
-0.6
-0.7
-0.4
-0.1
-0.2
-0.2
-0.2
0.0
0.2
0.4
0.0
1.5
0.6
0.0
-0.6
0.2
0.4
0.3
Variazioni del tasso di cambio effettivo
nominale dell’euro
Variazioni nei prezzi in valuta estera degli
esportatori concorrenti
TOTALE
Nota: L’analisi è basata sulle elasticità nell’Area Wide Model del Pil dell'area euro a
variazioni della domanda estera (calcolata come crescita del Pil del resto del mondo),
variazioni del prezzo del petrolio in dollari USA, variazioni del tasso di cambio
effettivo nominale dell’euro, e variazioni dei prezzi degli esportatori concorrenti, in
valuta estera. Per una descrizione approfondita del modello si veda G. Fagan, J. Henry
and R. Mestre, (2001), “An area-wide model (AWM) for the euro area”, ECB
Working Paper 42 e Economic Modelling, 2005, 22(1).
Guardando in avanti, un riposizionamento sui settori ad
alta tecnologia appare inevitabile se si vuole
mantenere alto il tenore di vita europeo
•
•
•
•
•
Nei prossimi dieci anni e oltre, i Paesi emergenti
conteranno sempre di più nell’economia mondiale
Il loro vantaggio comparato in termini di competitività di
prezzo resterà elevato ancora per molto tempo
L’area euro può mantenere la sua quota sul commercio
mondiale e beneficiare della globalizzazione solo sulla
base di una forte competitività non-prezzo
Nel complesso, la performance dell’area euro in termini di
quota dell’export è stata positiva negli ultimi anni,
nettamente migliore di quella statunitense e giapponese,
ma con notevoli differenze tra i diversi Paesi
Alcuni Paesi europei lo hanno fatto molto bene
(Germania), altri no (Italia)
Il dinamismo del resto del mondo rende
probabile un notevole ridimensionamento
dell’Europa come potenza economica mondiale
nei decenni a venire
Quote percentuali del Pil mondiale
30
U SA
U E -25
G e rm an ia
C ina
25
In dia
20
15
10
5
0
2005
Fonte: Proiezioni di Goldman Sachs.
20 25
2 050
Il gap di produttività con gli Stati Uniti si concentra
soprattutto nei servizi
•
•
•
Il gap di produttività (sia come livello che come crescita) con gli
Stati Uniti non è generalizzato, ma riguarda alcuni settori chiave,
soprattutto nei servizi che usano information technology …
… in primo i servizi bancari e finanziari, che sono meno efficienti
e concorrenziali in Europa, anche per gli ostacoli che tuttora
esistono a una piena integrazione
Un altro settore strategico dove la crescita della produttività è
rimasta al palo è la distribuzione al dettaglio, che riflette in parte
motivi prettamente geografici (meno spazio disponibile che negli
Stati Uniti per grandi supermercati), ma anche una eccessiva
regolamentazione
Un fattore fondamentale che ritarda le riforme
strutturali è l’incertezza sul modello da seguire,
soprattutto per il mercato del lavoro e il welfare …
EFFICIENZA
Alta
EQUITA’
Bassa
Alta
Continentali
Nordici
Belgio
Francia
Germania
Lussemburgo
Mediterranei
Bassa
Grecia
Italia
Spagna
Austria
Danimarca
Finlandia
Olanda
Svezia
Anglosassoni
Irlanda
Portogallo
Regno Unito
Fonte: A. Sapir (2005): Globalisation and the reform of European Social Models, articolo preparato per la riunione
dell’Ecofin del 9 settembre 2005. L’efficienza viene misurata con il tasso di occupazione, l’equità in base al tasso di
povertà. Secondo Sapir, esistono Paesi europei caratterizzati da bassa efficienza e bassa equità, e Paesi con alta
effcienza e alta equità; non vi è quindi necessariamente un contrasto tra questi obbiettivi.
… mentre ancora sussistono dubbi di fondo sul
sistema di mercato
85
75
65
55
45
35
in
a
C
A
Fr
a
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rg a
en
tin
a
R
us
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si
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or Ind
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ea
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iU
ni
Fi ti
lip
pi
ne
25
Nota: Percentuale di intervistati d’accordo con il giudizio “Il sistema di economia di mercato è il migliore
per l’avvenire”.
Fonte: GlobeScan.
Riassumendo, i problemi economici dell’Europa
che è necessario risolvere nei prossimi dieci
anni sono:
•
•
•
Mercati del lavoro e dei prodotti non sufficientemente
concorrenziali e non abbastanza integrati a livello europeo, in
particolare in alcuni settori essenziali (es. servizi bancari e
finanziari)
L’invecchiamento della popolazione mette a rischio la
sostenibilità delle finanze pubbliche e soprattutto dei sistemi
pensionistici pubblici e della spesa sanitaria
In ultima analisi, tuttavia, il problema più rilevante è il basso
tasso di occupazione, soprattutto in settori specifici della
popolazione (donne, lavoratori anziani), che rende l’Europa sia
meno dinamica che meno “inclusiva” rispetto ad altre economie,
e ne diminuisce il potere di attrazione
L’Europa nel 2016
1. I rischi per il futuro dell’Europa in uno status quo
economico-istituzionale
1.1 L’economia
1.2 Le istituzioni
2. Uno scenario più dinamico e “virtuoso”
2.1 L’economia
2.2 Le istituzioni
3. Conclusioni
L’allargamento dell’Unione: cosa possiamo
aspettarci per il 2016?
•
•
•
•
Un completo status quo è ovviamente irrealistico ed è
ragionevole aspettarsi un’Europa con circa 30 Stati
membri
Tuttavia, vi sono due diversi scenari da prendere in
considerazione
Nel primo scenario, l’Unione nel 2016 è pronta ad
accogliere nuovi Stati membri nei Balcani, il linea con
l’approccio tradizionale e con le aspettative della
Commissione
Vi è tuttavia uno scenario alternativo: dopo l’accesso di
Bulgaria, Romania e Croazia il processo si interrompe
per la crescente opposizione politica
L’allargamento dell’area euro: cosa possiamo
aspettarci per il 2016?
•
•
•
•
Tutti i Paesi che si sono uniti all’Unione nel 2004
potrebbero aver adottato la moneta unica …
… ma questo dipenderà in ultima analisi dalle politiche
macroeconomiche e applicando in modo rigoroso i
criteri di convergenza stabiliti dal Trattato
Vi è una certa probabilità che altri Paesi con deroga, la
Danimarca e la Gran Bretagna, e la Svezia abbiano
anche adottato l’euro nel 2016, ma questo sarà deciso
da motivazioni prevalentemente politiche
La performance economica dell’area euro nei prossimi
10 anni giocherà tuttavia un ruolo cruciale
nell’influenzare queste scelte
I tempi previsti per l’adozione dell’euro nei nuovi
Stati Membri e negli Stati Membri con deroga
Stato membro
ERM II
Adozione dell'euro
Danimarca
Partecipa.
Nessun piano previsto. Nel referendum del settembre 2000 sull'adozione dell'euro il "no" ha raccolto il 53% dei
voti.
Estonia
Partecipa.
Si impegna ad adottare l'euro il prima possibile.
Cipro
Partecipa.
La data dell'1 gennaio 2008 è stata ufficialmente fissata quale obiettivo per la data di adozione dell'euro.
Lettonia
Partecipa.
Intende adottare l'euro il prima possibile.
Lituania
Partecipa.
Intende adottare l'euro il prima possibile.
Malta
Partecipa.
Si impegna a adottore l'euro in data 1 gennaio 2008.
Polonia
Non ha indicato una data.
Il raggiungimento dei criteri di convergenza entro l'attuale mandato del parlamento, come precisato
nell'aggiornamento del gennaio 2006 del Programma di Convergenza.
Regno Unito
Nessun piano previsto.
Non appena i cinque test del governo saranno superati.
Repubblica Ceca
Non ha indicato una data.
Secondo le ultime valutazioni i criteri di convergenza saranno rispettati nel 2008 e l'euro adottato nel 2010.
Slovenia
Partecipa.
Adozione dell'euro in data 1 gennaio 2007.
Slovacchia
Partecipa.
Si impegna a rispettare il parametro fiscale nel 2007 e a far parte dell'area dell'euro nel 2009.
Svezia
Nessun piano previsto.
Nessun piano previsto. Nel referendum del settembre 2003 sull'adozione dell'euro il "no" ha raccolto il 56.1% dei
voti.
Ungheria
Attualmente non esiste un obiettivo esplicito Secondo il programma di convergenza 2004, i criteri per l'adozione dell'euro dovrebbero essere rispetati entro il
per la partecipazione.
2008. L'adozione dell'euro è prevista per il 2010. Tuttavia il governo ha recentemente reso noto un rinvio di
almeno un anno.
Fonti: SEBC.
Lo scenario minimalista pone notevoli
problemi …
•
•
•
•
In uno scenario minimalista, l’allargamento dell’Unione non
è accompagnato da riforme istituzionali significative
Nel passato, l’allargamento dell’Unione (progresso sotto il
profilo quantitativo) non è stato in contrasto con una
crescente integrazione e coesione (progresso sotto il profilo
qualitativo)
L’esempio del Trattato di Maastricht e del Mercato Unico
Europeo, la cui preparazione e ratifica ha coinciso con
l’allargamento dell’Unione a 12 Stati Membri, sta a
dimostrarlo
Nel futuro, tuttavia, la gestione del processo decisionale
con un numero di Stati Membri vicino a 30 potrebbe essere
molto più complicata e precludere ulteriori progressi sul
piano qualitativo
… soprattutto nella gestione del processo
decisionale con circa 30 Stati Membri
•
•
•
•
•
Per quanto riguarda l’Eurosistema, la questione di come gestire il
processo decisionale si è già posta con il Trattato di Nizza e una
soluzione è stata individuata
Nel nuovo sistema di voto, valido nella circostanza in cui il numero di
Paesi aderenti all’euro superi i 15, i governatori delle banche centrali
nazionali avranno diritto di voto a rotazione
Il diritto di voto ruoterà a velocità diversa, a seconda del peso
economico (con peso 5/6) e finanziario (con peso 1/6) dei singoli
Paesi
Questo sistema rappresenta un buon compromesso tra la necessità
di assicurare la rappresentatività dei Paesi più grandi, di mantenere
gestibili le dimensioni del consiglio direttivo, e il principio “una
persona un voto”
Soluzioni simili a questa si renderanno probabilmente necessarie
anche in altre aree decisionali
Quali sono i confini geografici dell’Europa?
Il dibattito sull’entrata della Turchia nell’Unione
mette a nudo le difficoltà politico-istituzionali
del processo di integrazione europea
•
•
•
•
Dal punto di vista geografico, la Turchia si situa solo per il 3%
nell’area geografica comunemente intesa come Europa, e ad
esempio nel 1984 la richiesta del Marocco di accedere alla Comunità
europea fu rigettato con motivazioni prevalentemente geografiche
Tuttavia, la decisione se uno Stato sia “europeo” è in ultima analisi di
tipo politico, da parte degli Stati Membri
Se la Turchia dovesse entrare nell’Unione, potrebbe diventarne lo
Stato Membro di maggiori dimensioni entro il 2025: un evento che
avrebbe profonde ripercussioni istituzionali, in particolare perché i
maggiori Stati Membri originari dovrebbero cedere parte della loro
sovranità alla Turchia
L’impatto sul bilancio europeo sarebbe ugualmente significativo, e
implicherebbe una forte redistribuzione dei fondi a favore della
Turchia
I problemi di integrazione non possono che
ripercuotersi, nei prossimi dieci anni, in una
diminuzione del ruolo dell’Europa a livello
mondiale …
•
•
•
•
Come abbiamo visto, in assenza di una forte accelerazione delle
riforme strutturali e di un'inversione del trend di bassa crescita
economica il peso economico dell’Europa è destinato a calare
notevolmente
Inoltre, un’Europa che non riesce ad essere coesa e a prendere
posizioni comuni non può rappresentare gli interessi europei in misura
adeguata
Ad esempio, la rappresentanza dell’Europa nelle istituzioni e consessi
di politica economica a livello mondiale (ad es. G7, G20, Fondo
Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio, e
così via) è incoerente e frammentaria
Senza un progresso di carattere istituzionale che porti a una maggiore
integrazione e coesione, è difficile che la situazione migliori
… proprio nel momento in cui tale ruolo diventa
più che mai essenziale
•
•
•
•
•
Il governo dell’economia mondiale nell’epoca della globalizzazione si
sta muovendo verso un ristretto numero di attori forti
Nessun Paese europeo ha, soprattutto in prospettiva, le dimensioni
necessarie per giocare un ruolo di rilievo, il che rende inevitabile un
gioco di squadra, se si vuole contribuire a creare le regole del gioco
dell’economia mondiale
La discussione a livello internazionale sulla correzione degli squilibri
globali, che richiede una prospettiva ampia, non solo monetaria ma
anche finanziaria e commerciale, trarrebbe beneficio da un ruolo
costruttivo e coeso da parte dell’Europa
E’ importante, ad esempio, che le consultazioni multilaterali
recentemente iniziate dal Fondo Monetario Internazionale abbiano
riconosciuto in pieno il ruolo dell’area euro come attore unico e coeso
La rappresentanza dell’Unione in seno all’Organizzazione Mondiale
del Commercio è un altro esempio che va nella giusta direzione
Il dibattito sulla Costituzione Europea
•
•
•
•
•
•
Andare avanti con il Trattato di Nizza diventerà sempre più
difficile, anche se non impossibile
Le difficoltà maggiori sono poste dal numero di decisioni per cui
è prevista l’unanimità, che è troppo ampio …
… e, per le decisioni prese a maggioranza qualificata, nel
sistema troppo complesso di maggioranza tripla
La proposta contenuta nella Costituzione Europea
rappresenterebbe un notevole miglioramento rispetto al Trattato
di Nizza, ma il processo di ratifica si è di fatto interrotto dopo i
referendum in Francia e Paesi Bassi
Una possibilità alternativa alla continuazione del processo di
ratifica è di introdurre gradualmente alcuni importanti
innovazioni della Costituzione che non richiedono in senso
stretto una nuova ratifica …
… oppure sfruttare in tal senso la necessità di provvedere ad
una nuova ratifica del Trattato in occasione dell’ammissione
della Romania e della Bulgaria e più tardi della Croazia
L’Europa nel 2016
1. I rischi per il futuro dell’Europa in uno status quo
economico-istituzionale
1.1 L’economia
1.2 Le istituzioni
2. Uno scenario più dinamico e “virtuoso”
2.1 L’economia
2.2 Le istituzioni
3. Conclusioni
L’Europa nel 2016
1. I rischi per il futuro dell’Europa in uno status quo
economico-istituzionale
1.1 L’economia
1.2 Le istituzioni
2. Uno scenario più dinamico e “virtuoso”
2.1 L’economia
2.2 Le istituzioni
3. Conclusioni
Non c’è irreversibilità nei trend economici, lo
dimostrano (in positivo) le esperienze di Stati Uniti
e Regno Unito e (in negativo) il Giappone negli anni
novanta
Stati Uniti
Giappone
Regno Unito
Prima del “break”
1.9
3.4
1.9
Dopo il “break”
2.2
1.2
2.4
Nota: Dati della Commissione Europea, base dati AMECO, dati annuali 1980-2006. Per le date dei “break” si ipotizza il 1995 per gli Stati Uniti,
il 1991 per il Giappone e il 1993 per il Regno Unito.
La strategia di Lisbona
• Riunitosi a Lisbona nel marzo 2000, il Consiglio europeo ha
conferito all’Unione un nuovo obiettivo strategico: “diventare
l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e
dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita
economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e
una maggiore coesione sociale.”
• La strategia è anche corredata di obbiettivi specifici; ad
esempio, nel mercato del lavoro l'obbiettivo generale è
quello di accrescere nel 2010 il tasso occupazionale dal
51% al 60%
• La responsabilità per la realizzazione dell’agenda di
Lisbona è degli Stati Membri, non della Commissione
Europea o di altri organismi comunitari
Uno scenario più ottimistico e ambizioso I
•
•
•
•
L’area euro potrebbe sperimentare una continuazione del trend di
aumento della forza lavoro e di riduzione della disoccupazione che ha
caratterizzato gli anni recenti …
… ma al tempo stesso imitare gli Stati Uniti in quanto a crescita della
produttività totale dei fattori, in modo particolare nei servizi, e arrestare il
trend di riduzione delle ore lavorare per lavoratore, che si situano già a
un livello molto basso in un confronto internazionale
In questo scenario più ambizioso, semplici simulazioni (a titolo
meramente illustrativo) mostrano che il Pil pro capite dell’area euro
avrebbe la possibilità di crescere attorno al 2.5% in media nei prossimi
dieci anni e oltre
Non è certo un obbiettivo di crescita impossibile, anzi è non molto
dissimile da quello raggiunto in media nei dieci anni passati dai paesi
dell'area euro, ad eccezione dei tre più grandi (Germania, Francia e
Italia)
Uno scenario più ottimistico e ambizioso II
60000
55000
Previsioni
50000
45000
40000
35000
30000
25000
Area euro
Stati Uniti
Italia
Area euro - scenario ottimistico
20
29
20
27
20
25
20
23
20
21
20
19
20
17
20
15
20
13
20
11
20
09
20
07
20
05
20
03
20
01
19
99
19
97
19
95
19
93
20000
Italia - scenario ottimistico
Nota: Per l’Italia e l’area euro si ipotizza un tasso di crescita della produttività totale dei fattori allo stesso ritmo come negli Stati Uniti
nel periodo 1995-2005 fino al 2030. Data la minore utilizzazione della forza lavoro nell’area euro e in modo particolare in Italia
rispetto agli Stati Uniti, si proietta come nello scenario-base una più forte crescita di questa variabile nei prossimi venti anni. Questo
spiega il tasso di crescita del reddito pro capite leggermente superiore nell'area euro (2.4%) e in Italia (2.6%) rispetto agli Stati Uniti
(2.2%).
Cosa succede dopo il 2010?
• Gli obbiettivi di Lisbona saranno raggiunti solo parzialmente
nel 2010, ma è plausibile pensare che la necessità delle
riforme strutturali sarà ancora più sentita
• In termini di gestione del processo di riforme, il trend
recente in favore di una accresciuta responsabilità
nazionale sarà compensato da un più forte coordinamento
a livello europeo
• In termini di contenuti, è probabile che gli effetti
dell’invecchiamento della popolazione avranno un ruolo
chiave: ad es. riforma dei sistemi pensionistici,
dell’educazione in senso ampio (in modo particolare del
training per i lavoratori più anziani), e completamento del
Mercato Unico, in modo particolare nel settore dei servizi
La responsabilità di riavviare la crescita è a livello
nazionale, non europeo
• La responsabilità per le riforme dei mercati del lavoro, dei
prodotti e dei servizi e per un recupero di competitività
risiede a livello nazionale, e la recente riforma della
strategia di Lisbona lo ha ribadito …
• … e infatti vi sono alcuni Paesi europei, prevalentemente i
più piccoli, che hanno rispettato gli impegni presi
• La Commissione e gli altri organismi europei hanno
certamente un ruolo di pungolo e di coordinamento, ma non
hanno alcuna leva a disposizione per influenzare
direttamente le decisioni, soprattutto per i grandi Paesi
• Questa realtà non viene purtroppo percepita con sufficiente
chiarezza dall'opinione pubblica
Le ricette sono note, bisogna avere la volontà
politica per metterle in atto …
• Vi è ormai ampio consenso su una serie di misure per riavviare la
crescita e aumentare l’occupazione
• Le misure principali riguardano (1) una riduzione della spesa
pubblica e consolidamento fiscale; (2) un’ampia liberalizzazione e
maggiore concorrenzialità dei mercati del lavoro e dei prodotti con
conseguente apertura alla competizione internazionale; (3) una
riforma dei sistemi pensionistici e sanitari volta ad assicurare la
sostenibilità a lungo termine; e (4) un aumento della spesa in
ricerca e sviluppo e più in generale un forte investimento
nell’educazione
• Non è necessario guardare troppo lontano: in Europa vi sono
molti paesi, i piccoli paesi (es. i paesi scandinavi), che hanno in
gran parte già realizzato questi obbiettivi, in molti casi coniugando
una forte crescita con l’equità distributiva
… e questo vale in modo particolare per l’Italia
•
•
•
•
•
Nel caso italiano la riduzione del debito pubblico e della spesa pubblica hanno
una priorità assoluta, maggiore che in altri paesi a causa dell'alto livello del
debito
Una maggiore concorrenza nei mercati dei prodotti, in modo particolare per i
servizi, è un’altra priorità urgente, anche per aumentare il tasso di occupazione
L’Italia è uno dei paesi in maggiore ritardo con la realizzazione nel Mercato
Unico …
… e ad esempio mantiene restrizioni al libero movimento dei lavoratori dai nuovi
Stati Membri, sia pure in misura temporanea (come altri Stati Membri) e intende
mantenere tali restrizioni almeno fino al 2009
Infine, la spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al Pil è in Italia tra le più basse
tra i paesi industriali (1% del Pil nel 2003, con la Germania e la Francia sopra il
2%). Il livello di istruzione medio (53.7% dei cittadini senza titolo di studio
secondario, contro il 16.6% in Germania) è anch’esso al disotto di quasi tutti i
nostri partner europei. Occorre correggere questa situazione
Le parti sociali hanno una responsabilità in questo
processo, non solo il governo
•
•
•
Le parti sociali hanno una responsabilità nel rivedere il sistema di
relazioni industriali, che non enfatizza abbastanza il legame tra salari e
produttività, sia a livello macroeconomico che microeconomico (ad
esempio geografico)
Il sistema di relazioni industriali è in parte responsabile della perdita di
competitività dell’Italia negli ultimi dieci anni, e in particolare
dell’aumento del costo del lavoro in rapporto ai nostri partner europei
La divergenza tra la crescita del costo del lavoro per unità di prodotto in
Italia e nel resto dell’area non è sostenibile. Nei prossimi dieci anni, è
assolutamente necessario che i salari aumentino in linea con la crescita
della produttività, se non al disotto di essa (per recuperare la perdita di
competitività degli ultimi dieci anni)
Crescita del costo del lavoro per unità di prodotto,
1999-2005
Area euro
Germania
Francia
Italia
10.9
2.3
11.4
19.2
Nota: crescita cumulata nel periodo 1999-2005. Fonte: Commissione Europea.
Le imprese hanno un ruolo particolarmente
importante nel modernizzare il sistema produttivo
•
•
•
•
•
A livello imprenditoriale, il modello di impresa familiare sta entrando in
crisi e va ripensato
In particolare, esso conduce a una bassa spesa in ricerca e sviluppo e a
una concentrazione in settori tradizionali a basso valore aggiunto e / o in
settori protetti dalla concorrenza
La spesa in ricerca e sviluppo del settore privato in Italia (0.5% del Pil) è
di gran lunga inferiore a quella dei maggiori partner europei
Occorre invece un cambiamento di cultura imprenditoriale, una
maggiore flessibilità e più assunzione di rischi, anche per le grandi
imprese
Parte della diminuzione della quota dell’export dell’Italia sul totale del
commercio mondiale deriva da una specializzazione settoriale
sfavorevole (solo il 10% del nostro export è in prodotti ad alta
tecnologia). Modificare questa situazione è, in larga parte, responsabilità
della classe imprenditoriale
L’Europa nel 2016
1. I rischi per il futuro dell’Europa in uno status quo
economico-istituzionale
1.1 L’economia
1.2 Le istituzioni
2. Uno scenario più dinamico e “virtuoso”
2.1 L’economia
2.2 Le istituzioni
3. Conclusioni
Cosa si aspettano i cittadini dall’Europa?
•
•
•
Più di ogni altra cosa la soluzione di problemi concreti e
quotidiani
Secondo le indagini di opinione (es. Eurobarometro), gli
europei vorrebbero “più Europa” in aree come la
promozione della crescita e dell’occupazione, la lotta al
terrorismo, la protezione dell’ambiente, e desiderano una
politica estera veramente comune
E’ inoltre importante la percezione che i cittadini possano
influenzare le decisioni a livello comunitario
Alcuni risultati nell’ultima indagine
dell’Eurobarometro I (maggio 2006)
•
•
•
•
Circa metà dei cittadini (49%) pensa che l’Unione sia, nel
complesso, un fattore positivo, e solo il 15% negativo
Quasi la metà dei cittadini considera il raggiungimento di
una pace duratura tra gli Stati Membri il risultato più
importante dell’UE …
… mentre per il 29% è il Mercato Unico il risultato
maggiore
Una maggioranza dei cittadini considera la UE un
fallimento per quanto riguarda la lotta alla
disoccupazione, la protezione sociale e la crescita
economica
Alcuni risultati nell’ultima indagine
dell’Eurobarometro II: il futuro dell’Europa
•
•
•
•
Per il 51% dei cittadini, la convergenza degli livelli di vita è
considerato l’obbiettivo più importante, soprattutto nei nuovi
Membri …
… seguito dall’introduzione dell’euro in tutti gli Stati Membri
(26%) e la Costituzione europea (25%)
Una forte maggioranza dei cittadini vorrebbe più peso
dell’Europa nelle decisioni riguardo alla lotta al terrorismo e al
crimine organizzato, la protezione dell’ambiente, e anche la
lotta alla disoccupazione e per una maggiore protezione sociale
In particolare, il 62% dei cittadini sono a favore di una
armonizzazione dei sistemi di welfare in Europa (28% contrari)
Alcuni risultati nell’ultima indagine
dell’Eurobarometro III: l’allargamento
•
•
•
•
•
La Commissione Europa ha condotto uno studio specifico
dell’Eurobarometro (luglio 2006) sulle opinioni dei cittadini
sull’allargamento
I cittadini sembrano essere divisi sulla prospettiva di un ulteriore
allargamento, con il 45% dei cittadini a favore e il 42% contro
In Francia e Austria (due paesi che hanno deciso di tenere un
referendum sull’argomento) l’opposizione verso un ulteriore
allargamento è oltre il 60%
In particolare, una maggioranza di cittadini è favorevole ad un
allargamento alla Croazia, mentre è contraria nel caso della Turchia
L’opinione pubblica riconosce i benefici politici di un ulteriore
allargamento, ma si preoccupa delle conseguenze economiche e
sociali, in modo particolare il rischio di una perdita di posti di lavoro nel
proprio paese a vantaggio dei nuovi Stati Membri
Alcuni risultati nell’ultima indagine
dell’Eurobarometro IV: le aspettative
sull’Europa
•
•
•
•
•
Una maggioranza di cittadini vede l’Unione Europea come
democratica e moderna …
… ma anche tecnocratica (49%) e inefficiente (43%)
Essi non mettono in dubbio il progetto europeo in quanto tale,
ma solo alcuni aspetti della sua realizzazione, in modo
particolare le disuguaglianze sia tra Paesi (grandi e piccoli) sia
tra cittadini (coesione sociale) …
… e un certo eccesso di burocrazia
Dobbiamo dare una risposta seria a queste domande, se
vogliamo che l’Europa giochi un ruolo positivo e di primo piano
nel futuro
La questione fondamentale rimane quella della
sovranità …
•
•
•
•
•
•
Gli Stati Membri ricavano sia vantaggi che svantaggi da una cessione di
sovranità all’Unione …
… che non può che manifestarsi in un aumento delle decisioni a
maggioranza (qualificata) rispetto a quelle in cui è richiesta l’unanimità
Questo è un tema cruciale per il futuro funzionamento dell’Unione. Ha
implicazioni per la rappresentanza esterna e il coordinamento delle
politiche economiche
In generale, nelle aree dove non è richiesta unanimità il processo
decisionale è più efficiente (ad esempio questo è il caso
dell’Eurosistema)
Ampliare il numero di decisioni prese a maggioranza – piuttosto che
all’unanimità – può essere un passo cruciale sulla via di una più
completa integrazione europea …
… ma sussiste una forte resistenza politica, in modo particolare da
parte dei maggiori Stati membri
… mentre si tende a scaricare la responsabilità dei
problemi sull’Europa, quando invece le
competenze ad affrontarli rimangono nazionali
•
•
•
•
Alla resistenza da parte degli Stati Membri (in modo particolare i grandi)
a coordinare le decisioni, soprattutto su temi economici e sociali, a
livello europeo, non fa purtroppo riscontro una forte assunzione di
responsabilità a livello nazionale
Al contrario, si tende a scaricare sull’Europa la responsabilità di
problemi e situazioni che sono generali (es. la globalizzazione, la
competizione dall’Asia, ecc.) oppure di competenza esclusivamente
nazionale
In questo modo, l’Europa diventa un comodo “capro espiatorio” che non
contribuisce ad accrescerne la popolarità, ma che d’altra parte ritarda la
soluzione dei problemi: è un meccanismo perverso
La nozione che le responsabilità maggiori risiedono a livello nazionale
dovrebbe essere comunicata con maggior forza ai cittadini, anche da
parte dei mass media
Conclusioni
•
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•
•
•
L’Europa deve ritrovare la fiducia in se stessa e ha bisogno
di una forte leadership
E’ essenziale che le economie europee si specializzino
sempre più in produzioni avanzate …
… il che richiede uno sforzo importante per mantenere e
arricchire il capitale umano, quindi investimenti massicci sul
sistema scolastico
I cittadini e il sistema politico devono ritrovare la voglia di
affrontare e governare i cambiamenti, e non temerli
… cosa che fa parte della storia europea
L’integrazione europea è un processo che procede a
ondate e non in forma lineare, è necessario avere un
orizzonte di medio periodo
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