Il Disagio E Il Bullismo

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Corso di Introduzione alla Psicologia Clinica dello Sport
Milano, 23-24 Maggio 2009
Il disagio in
ambito scolastico
e non
Definizioni e linee intervento
Dott.ssa Gaia Oldani, Psicologa
Uno o più “disagi”?
Per “disagio” si intende uno stato emotivo di
malessere della persona che, in generale,
può essere distinto in:
 Non grave: malessere per esperienze di insuccesso
che si esprime con comportamenti di aggressività o
isolamento
 Intermedio: si esprime con comportamenti
trasgressivi spesso di gruppo (bande, bullismo)
 Grave: si esprime con comportamenti “oltre il limite”
e spesso illegali (fuga, tossicodipendenza, spaccio,
furti)
(Liverta Sempio, Confalonieri, Scaratti, 1999)
Il disagio scolastico
“uno stato emotivo non correlato
significativamente a disturbi di tipo
psicopatologico, linguistici o di ritardo
cognitivo, che si manifesta attraverso un
insieme di comportamenti disfunzionali (scarsa
partecipazione, disattenzione, comportamenti
di rifiuto e disturbo, inadeguate relazioni coi
compagni), che non permettono al ragazzo di
vivere adeguatamente le attività di classe e di
apprendere con successo, utilizzando al
massimo le proprie capacità cognitive, affettive
e relazionali”
(Mancini e Gabrielli, 1998)
Quale disagio?
 Fenomeno complesso legato alla scuola, quale
agenzia educativa e luogo di crescita, di formazione
della propria identità e successo personale
 Fenomeno che si esprime dentro e fuori da scuola
 Determinato dalla relazione fra più fattori che portano
a diverse manifestazioni
 Necessità di un’ottica di causalità multifattoriale e
circolare che porti ad affrontare il disagio secondo un
approccio globale
Contesto
socioeconomico e
socioculturale
Risorse e fattori
individuali
Disturbi e difficoltà di
apprendimento
Disagio
dell’alunno,dell’insegnante,
della famiglia
Difficoltà
relazionali
Insuccesso scolastico
Bassa autostima
DISAGIO
Bassa
motivazione
Dispersione,abbandono
Fattori legati a
dinamiche familiari
Fattori interni
all’istituzione
scolastica
Le manifestazioni




Difficoltà di apprendimento
Difficoltà di comportamento
Difficoltà relazionali
Bullismo
Il Bullismo
 Pericolosa relazione tra il coinvolgimento in episodi di
prepotenza a scuola e disagio successivo:
Bulli
maggior probabilità di incorrere in:
devianza, comportamenti antisociali, abuso di
sostanze
Vittime
maggior rischio di bassa autostima,
abbandono scolastico e depressione
(Berthold e Hoover, 2000)
 incidenza del fenomeno in Italia:
scuole elementari: 41%
scuole medie: 26%
scuole superiori: ? (15-18%)
(Fonzi, 1997)
Chi sono i bulli?
Teorie a confronto:
 Ragazzi con un deficit nelle abilità sociali o
 Abili manipolatori?
 Social Skills Deficit Model (Dodge, 1986; 1993): i soggetti
aggressivi presentano un deficit specifico in uno degli stadi del
processo di elaborazione dell’informazione sociale. In
particolare, nello stadio finale di selezione della risposta,
avrebbero una minore gamma di risposte non aggressive e
utilizzerebbero perciò quella aggressiva come risposta
preferenziale.
 Lo “Skilled Manipulator (Sutton, Smith e Swettenham, 1999):
Il bullo avrebbe invece un’elevata capacità di adattamento
sociale, nella quale le sue azioni sarebbero strategie
appositamente utilizzate per raggiungere gli obiettivi di potere
e dominanza nel gruppo. Possiede perciò un’ottima teoria
della mente, ma carenza di empatia a livello emotivo.
Le credenze del bullo
(Bandura 1995)
 Ricerche sul comportamento aggressivo: i bambini
che osservano e sperimentano più frequentemente
gli effetti positivi dei comportamenti aggressivi e
meno frequentemente le conseguenze negative
apprendono un set di aspettative positive che
promuovono e motivano il comportamento
aggressivo.
 Perciò i bambini aggressivi mostrano maggiori
aspettative di ricompense tangibili e di diminuzione
del comportamento di disturbo da parte del
compagno, nonchè maggiori aspettative di benefici
psicologici, basati sul controllo e la dominanza sui
pari. Unitamente a ciò, vi sarebbe un deficit
nell’interpretazione morale, cioè un disimpegno
morale in vista i vantaggi maggiori.
Il bullismo: un fenomeno
sociale
Il bullismo è in realtà un equilibrio di forze nel gruppo.
Proprio perché l’obiettivo è la dominanza, non può
esserci bullo senza gruppo.
SOSTENITORE
AIUTANTE
BULLO
DIFENSORE
VITTIMA
ESTERNO
Ciascuno ha un suo ruolo e anche chi vede il bullo
negativamente non interviene!
Il disagio “non manifesto”
 Ci sono ragazzi bravi a scuola ed
adeguati con gli insegnanti che vivono
invece in situazione di disagio:
 Vittime di bullismo
 Insofferenza verso lo studio e la scuola
 Sofferenza nei rapporti coi compagni
 Vissuti d’ansia
I contesti di intervento
 Il contesto privilegiato: la scuola, dove i
comportamenti e le dinamiche di gruppo
si creano e si manifestano
 Il gruppo sportivo: contesto altamente
motivante per i ragazzi, all’interno del quale si
creano nuove dinamiche che si possono
manipolare e regolare attraverso l’intervento di
figure opportunamente preparate
L’ottica di intervento
 “Tamponare l’emergenza” non è una soluzione
 Necessità di agire senza aspettare l’insorgere
dei problemi: non solo prevenzione del disagio,
ma:
Promozione dell’agio
L’azione scolastica si configura
come:
 Analisi del contesto scolastico ed istituzionale
specifico
 Coinvolgimento di tutte le componenti
scolastiche
 Integrazione e condivisione delle progettualità
 Valorizzazione delle risorse interne alla
scuola
 Operatività nella quotidianità
Progettazione che prevede l’integrazione al
proprio interno di diversi livelli di intervento:
 scuola come sistema: formazione e co-costruzione
di percorsi con gli insegnanti, progetti educativi a
tema, laboratori su tematiche o problematiche
specifiche, spazi d’ascolto con specialisti, incontri di
formazione/informazione coi genitori, introduzione di
nuove metodologie (didattiche, tecnologiche, sportive)
 gruppo classe: metodologie di gestione della classe,
Cooperative Learning, Tutoring, educazione emotiva,
laboratori ed azioni specifiche con l’intervento di
specialisti
 singoli individui.
Lo sport e il contesto sportivo
come prevenzione del disagio
 Valore aggiunto del contesto sportivo fuori e
dentro la realtà scolastica:
 I ragazzi lo cercano spontaneamente: valore
motivazionale alto
 E’ un laboratorio di sperimentazione di relazioni sociali
 E’ un laboratorio di sperimentazione delle proprie
potenzialità e dei propri limiti: gestione dell’ansia,
superamento di ostacoli, tolleranza alla frustrazione
 La comunicazione non verbale è valorizzata:
integrazione dei ragazzi immigrati
 E’ un contesto di regole forti da rispettare
La gestione del contesto
sportivo
 E’ importante che sia attuata in modo
competente:





Gestione del gruppo e delle sue dinamiche
Gestione delle regole
Gestione della competizione
Gestione della comunicazione
Gestione degli aspetti di crescita individuale
L’A.I.P.P.S. e la
prevenzione del disagio
 Utilizzo del valore e delle caratteristiche
del contesto e dell’azione sportiva in vista
di un buon sviluppo della personalità del
ragazzo, attraverso un ottica psicologica
“non invasiva”:
Osservazione di ciò che
avviene durante la pratica
sportiva e
Lettura clinica dei dati
osservati.
Lettura delle
dinamiche di
relazione e
comunicazione tra
sé e gli altri
Il “gruppo sportivo”
 E’ presente negli sport di squadra e non
 Implica la nascita di dinamiche di gruppo e
l’instaurarsi di modalità comunicative: possono
emergere fenomeni di bullismo, aspetti di
aggressività e/o disagio inter e intrapersonale.
 E’ regolato dalle interazioni e dal rispetto di
precise regole codificate o create ad hoc per il
benessere del gruppo e dei singoli
Nella strutturazione del setting ludico –
sportivo, gli strumenti di lettura mettono
in risalto dei “segnali d’allarme”, che
possono “autocorreggersi” con
un’adeguata modifica dell’ - ecologia del
territorio - (Bateson)
Bibliografia:
 Cavicchioli G, Chesi C. (2005),Tra agio e
disagio: quale prevenzione?, Milano: Unicopli.
 Liverta Sempio, Confalonieri, Scaratti, (1999),
L’abbandono scolastico. Aspetti culturali,
cognitivi, affettivi. Milano: Raffaello Cortina
Editore.
 Regoliosi L., (2000), La prevenzione del disagio
giovanile, Roma: Carocci.
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