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IL BURN OUT patologia
sociale
una risposta a uno stress
emozionale cronico
caratterizzato da una
costellazione di sintomi che si
esprimono a livello cognitivo,
emotivo, comportamentale e
somatico
Si cominciò a parlare di “sindrome
di burn-out” negli anni ’70 negli
Stati Uniti per identificare una
patologia professionale che veniva
osservata sempre più
frequentemente tra gli operatori
sociali, caratterizzata da un rapido
decadimento delle risorse
psicofisiche ed un rapido
peggioramento delle prestazioni
professionali
Non è certo sorprendente che situazioni di stress,
e conseguentemente di burn-out, siano più
frequenti fra quegli operatori sanitari che si
confrontano ogni giorno con i problemi indotti da
malattie gravi e inguaribili, e con la morte.
Infatti stare accanto a persone malate, non in modo
occasionale ma continuativamente nel tempo e
nella partecipazione umana, significa spesso far
fronte a un carico emotivo importante.
Il BURN- OUT è una sindrome
caratterizzata da tre dimensioni:
 Esaurimento emotivo (ovvero lo svuotamento delle
risorse emotive e personali e la sensazione di essere
inaridito e di non aver più niente da offrire)
 Depersonalizzazione ( che si esprime in atteggiamenti
negativi di distacco, cinismo ed anche ostilità nei
confronti degli utenti dei propri servizi)
 Mancata realizzazione personale ( ovvero sensazione
di inadeguatezza nel compito con la conseguente perdita
di autostima e di motivazione)
È una sindrome PROGRESSIVA
che si sviluppa gradualmente per
stadi:
Primo stadio: si avverte la difficoltà di
svolgere il proprio compito a causa
dell’entità delle richieste e dello
squilibrio rispetto alle risorse disponibili
Secondo stadio: le vittime sono colte da ansia,
tensione, fatica, irritabilità, esaurimento
psicofisico
Terzo stadio: l’assistenza diventa una routine,
si perde interesse per il proprio compito e
per gli utenti, con le conseguenti risposte
comportamentali caratterizzate da scortesia
e indifferenza. A questo si aggiunge una
visione critica dell’ambiente di lavoro ed
una frustrazione e una insoddisfazione di sé
che trasferisce anche nella vita privata.
Lo stress e la tensione emotiva a cui,
tendenzialmente, sono sottoposti gli
operatori che svolgono una professione di
aiuto (“helping profession”), come
psicologi, medici, infermieri, volontari,
eccetera, possono, in parte, essere
proporzionali al grado di disagio fisico e
psichico delle persone assistite e quindi ad
alcune variabili esterne legate alla
situazione, e non solo a quelle individuali.
Le cause dell’insorgenza
Sono dovute ad un insieme di
fattori sia soggettivi che
oggettivi.
FATTORI SOGGETTIVI
• Caratteristiche della personalità : insufficiente
maturazione emotiva, difficoltà a sostenere
relazioni sociali coinvolgenti oppure eccessivo
coinvolgimento nei problemi altrui, scarsa
tolleranza alla frustrazione e incapacità a
superarla, difficoltà nella gestione del tempo,
difficoltà a superare le situazioni depressive.
• Aspettative professionali : motivazioni
inadeguate per il desiderio di esercitare il
potere sugli altri, identificazioni con
professionisti di successo, rappresentazioni
idealizzate della professione
• Stress non professionale: proviene da
situazioni esterne al lavoro ma che
contribuiscono ad una più intensa reazione
stressante
FATTORI OGGETTIVI
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Intrinseche al servizio: relative al lavoro, relative agli utenti
Relative al ruolo nell’organizzazione : sovraccarico,
ambiguità, incongruenza, conflitto
Relative alla carriera: competizione tra colleghi per la
carriera, delusione per le retrocessioni subite, “ansia di
prestazione” per le promozioni ricevute, esempi negativi di
qualcuno che fa una rapida carriera in modi non spiegabili
Relazionali : relazioni con i colleghi, con i capi, con gli
operatori degli altri servizi
Relative al gruppo di lavoro: scarso spirito di squadra,
inadeguata comunicazione nel gruppo
Professioni di aiuto a “rischio”
• Ambito medico: psicologi, medici, infermieri,
operatori sociali
• Assistenti sociali
• Insegnanti
• Forze dell’ordine pubblico: vigili del fuoco,
operatori della protezione civile, polizia
penitenziaria
• Volontari
Quando si manifesta
Di solito alla fine di un periodo in cui una persona ha
lavorato con grande coinvolgimento ma,
nonostante ciò, le energie impiegate non sono
bastate per conseguire il risultato desiderato.
Pertanto nella persona sottoposta a tali tipi di
insuccessi si possono determinare uno stato di
apatia e demotivazione al lavoro che causano
aggressività o frustrazione al contatto con i
colleghi ed anche con la propria famiglia.
Il rifiuto del riconoscimento della sconfitta tiene il
soggetto prigioniero della situazione che si è
creata
La sindrome del burn out viene anche chiamata
“MALATTIA DELL’OPERATORE” e si può
manifestare attraverso 3 tipi di sintomi:
1. PSICHICI
2. COMPORTAMENTALI
3. PSICOSOMATICI
Sintomi PSICHICI
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Collasso delle energie psichiche
Collasso della motivazione
Caduta dell’autostima
Perdita di controllo
Sintomi COMPORTAMENTALI
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Assenteismo
“Fuga dalla relazione”
Ritiro dalla realtà lavorativa (disinvestimento)
Difficoltà a scherzare e a sorridere sul lavoro
Allontanamento degli utenti
Perdita dell’autocontrollo
Tabagismo ed assunzione di sostanze
psicoattive
Sintomi PSICOSOMATICI
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Disfunzioni gastrointestinali
Disfunzioni a carico del SNC
Disfunzioni sessuali
Malattie della pelle
Allergie ed asma
Insonnia ed altri disturbi del sonno
Disturbi dell’appetito
Componenti psicosomatiche di artrite,
cardiopatia, diabete
Come curarla
•Non essendo più in grado di lavorare nello stesso
contesto, la vittima di burn-out deve essere allontanata,
temporaneamente o definitivamente, dal posto di lavoro
•Potrebbe essere necessario anche un periodo di
psicoterapia
•Distrarsi impegnando le energie con nuovi hobby,
entrare in un gruppo per condividere con altre persone
esperienze simili, riscoprire il piacere della famiglia
•Riflettere su sé stessi, sui propri obiettivi e sulle capacità
di accettare un risultato negativo
Come prevenirla
Uno dei fattori fondamentali di prevenzione è
la formazione degli operatori
Investire nella costruzione della
MOTIVAZIONE nell’operatore
Provvedimenti organizzativi per
la prevenzione
 Turnazione dei ruoli
Ampliamento del ruolo
Alternanza frequente di periodi di lavoro-ferie
Orari più flessibili finalizzati alla
responsabilizzazione e all’auto gestione del
tempo
Gestione di piccoli gruppi di lavoro
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