La sindrome dell’intestino irritabile UO Gastroenterologia 2 – Referente Dott. G. Basilisco La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è caratterizzata da una combinazione variabile di sintomi gastrointestinali cronici non spiegabili dalla presenza di una alterazione strutturale o biochimica. L’IBS è uno dei più frequenti disturbi funzionali dell’intestino. La sindrome è definita dalla presenza di fastidi o dolori addominali cronico-ricorrenti che migliorano con la defecazione e sono associati a un cambiamento nella frequenza o nella forma delle feci. Sintomi di supporto alla diagnosi includono: alterazioni della frequenza dell’alvo, alterazioni della forma delle feci, la presenza di sensazioni associate alla defecazione (sforzo per evacuare, urgenza o senso di evacuazione incompleta), e infine la presenza di muco nelle feci e di gonfiore addominale. In base alla forma delle feci i pazienti con IBS vengono definiti con diarrea, con stipsi, o con caratteristiche miste. Dalla semplice osservazione della definizione della sindrome appare evidente come la patogenesi della malattia debba necessariamente coinvolgere sia meccanismi che regolano la percezione delle sensazioni sia i meccanismi che regolano la funzione motoria del tratto gastroenterico e in particolare del colon. Presso la fondazione sono disponibili tutte le tecniche diagnostiche che permettono di escludere eventuali malattie organiche alla base dei sintomi. Ai pazienti vengono quindi proposti questionari standardizzati per una diagnosi positiva della sindrome, per una miglior definizione delle caratteristiche dell’alvo e per una caratterizzazione del profilo psicologico del paziente. La terapia si basa sia sulla normalizzazione di abitudini comportamentali o alimentari sia sull’uso di farmaci che regolano la percezione delle sensazioni. In casi selezionati i pazienti possono partecipare a studi controllati per valutare l’efficacia di nuovi approcci terapeutici.