LE MOTIVAZIONI DELLE
PROFESSIONI D’AIUTO
• Riscatto/Salute
• Aspetti etici (Ruolo del Salvatore)
• Potere
RISCATTO/SALUTE
Spesso “aver bisogno” di aiutare significa
allontanarsi dalla soglia del bisogno di essere
aiutati.
Essere preposti alla cura e al prendersi cura
delle persone può significare “Pensare la
propria salute come inattaccabile”.
Assistere un soggetto in stato di bisogno
nasconde spesso la consapevolezza del proprio
bisogno e questo assume un valore di riscatto.
ASPETTI ETICI (RUOLO DEL
SALVATORE)
Considerare se stessi da un punto di vista
etico: porsi in un ruolo di “bonificatore,
benefattore, salvatore” non solo esorcizza la
paura del male esterno ma garantisce una
buona immagine di sé.
POTERE
Dinamica della “Grande madre accogliente e del
Grande padre onnipotente”.
Chi ha bisogno di aiuto è sempre in stato di
inferiorità, è sempre come un “bambino
malato”.
Il professionista d’aiuto può fare da contenitore
di ogni male del paziente, controllarlo con il suo
potere per aiutarlo.
IL PROFESSIONISTA PiU’ UTILE E’ QUELLO
CHE RIUSCIRA’ A DIVENTARE INUTILE
Queste tre motivazioni sono legittime , come tante
altre, e possono essere utili alla professione, ove
siano consapevoli e consapevolmente gestite.
L’incontro con il bisogno, il disagio, il dolore e la
morte attacca l’immagine del potente salvatore e
produce depressione e sentimenti di impotenza.
L’impossibilità di aiutare facilita l’insorgenza del
dubbio circa la propria “bontà” fino a trasformarsi
in un vissuto di incapacità e “malvagità”.
Infine la scoperta dell’impotenza fa vivere come
diabolico e persecutorio il “potere maligno” di cui il
paziente è portatore.
Questo groviglio di possibili
vissuti colgono l’operatore, che
è partito da un’enorme
idealizzazione della professione,
e lo portano alla frustrazione
prima e al burn-out poi.
Capello e Fenoglio sostengono che “… gli educatori
tendono a prendere le distanze da un’immagine
vocazionale del lavoro di assistenza a cui vengono
contrapposte con enfasi la qualità professionali (buona
formazione, capacità di operare in gruppo, saper gestire le
relazioni interpersonali, ecc.), quasi a sottolineare la
modernità e la laicità dei loro compiti …. Sembrano restii
a prendere in considerazione gli aspetti specificatamente
emotivi connessi alla loro attività: definizioni diagnostiche
o osservazioni/descrizioni del lavoro svolto, in cui non
emerge né la specificità umana del soggetto con disagio
(che pare senza volto né corpo) né quella dell’operatore:
raramente sono messe in evidenza l’affettività e le
problematiche della relazione d’aiuto”. (“Perché mai mi
curo di te?”)
IL RUOLO DELL’OPERATORE
Svolgere empaticamente una relazione di
accudimento e di aiuto/sostegno nei confronti di un
altro individuo, mantenendo una distanza emotiva
ottimale e funzionale al raggiungimento di
determinati obiettivi che in genere riguardano la
modificazione di uno o più situazioni problematiche,
lo sviluppo dell’abilità di autonomia, l’incremento
della capacità di comunicazione e di socializzazione ed
infine il perseguimento di obiettivi didattici legati ai
Bisogni educativi speciali.
Sidney Wolf indica dieci dimensioni o
caratteristiche di personalità che facilitano
l’efficacia nei rapporti interpersonali:
 EMPATIA
 RISPETTO
 GENUINITA’
 CONCRETEZZA
 CONFRONTO
 APERTURA
 IMMEDIATEZZA
 CALORE
 FORZA
 AUTOREALIZZAZIONE
LA SINDROME DEL BURN-OUT
E’ un insieme di sintomi che testimoniano la
evenienza di una patologia comportamentale a
carico di tutte le professioni ad elevata implicazione
relazionale.
Si distingue dallo Stress, che può eventualmente
esserne una concausa, così come si distingue dalle
diverse forme di Disturbo della personalità, in
quanto disturbo del ruolo lavorativo.
LE FASI DEL BURN-OUT
1. ENTUSIASMO IDEALISTICO
2. STAGNAZIONE
3. FRUSTRAZIONE
4. APATIA
I SINTOMI DEL BURN-OUT
• SINTOMI ASPECIFICI: irrequietezza, senso di
stanchezza, apatia, insonnia;
• SINTOMI SOMATICI: cefalee, nausea, tachicardia;
• SINTOMI PSICOLOGICI: depressione, bassa stima di
sé, rabbia, risentimento.
AREA COGNITIVO-EMOZIONALE
 Collasso
delle energie psichiche (sintomi ansiosodepressivi, apatia, demoralizzazione, difficoltà di
concentrazione, irritabilità, disturbi del sonno, sensi di
colpa, di frustrazione e di fallimento)
 Collasso della motivazione (depersonalizzazione
dell’utente- scadimento della qualità professionale,
distacco emotivo, rigidità normativa, cinismo,
disinteresse, ostilità, pessimismo)
 Caduta dell’autostima (svalutazione sul piano
professionale e personale)
Perdita di controllo ( sensazione di essere invasi dal
proprio lavoro, non riuscire a staccare mentalmente)
AREA COMPORTAMENTALE
Assenteismo
Fuga dalla relazione (trascorrere tempo al
telefono, uscire e svolgere attività diverse)
Disinvestimento (progressivo ritiro dalla
realtà lavorativa
Difficoltà a scherzare sul lavoro
Ricorso a misure di controllo o
allontanamento nei confronti degli utenti
(sedazione, contenzione fisica, espulsione)
Perdita dell’autocontrollo
Fasi che conducono al Alternative positive
burn.out
Entusiasmo
Realismo
Stagnazione
Movimento
Frustrazione
Soddisfazione
Apatia
Coinvolgimento
Un operatore che voglia prevenire il burn-out, deve
considerare come irrazionali e quindi rifiutare:
1. L’idea che sia necessario essere amato da ogni utente;
2. L’idea che sia necessario avere la simpatia dei superiori;
3. L’idea che si debba sempre essere competenti e avere
sempre successo;
4. L’idea che chiunque sia in disaccordo su certe idee o metodi,
sia “cattivo” e diventi un nemico da combattere;
5. L’idea che ci si debba occupare di tutti i problemi di tutti;
6. L’idea che la propria infelicità sia causata dagli utenti o dalla
istituzione;
7. L’idea che se gli utenti o l’istituzione non fanno ciò che ci
aspettiamo da loro, sia una catastrofe;
8. L’idea che ci sia sempre una giusta e precisa soluzione ai
problemi umani e che non trovarla sia una catastrofe.
Caratteristiche del buon operatore
Senso dello Humor (più è bizzarro meglio è!)
 Cambiare il comportamento, non la persona!
 Sensibilità percettiva ( detective dei
comportamenti e degli stati d’animo)
 Essere un tenace ricercatore dei cambiamenti
positivi
 Vedere il bicchiere mezzo pieno!
 Riconoscere e sostenersi negli aspetti personaliprofessionali
 Essere autonomi a livello psicologico (non solo
autosufficienti).
