Il Rock Americano The Doors Jimmy Hendrix Frank Zappa prof.Antonello D'Amico http://www.damomo.it/lezioni.htm email:[email protected] Contesto Storico Come più volte affermato, il Rock è stata la “colonna sonora” per molti movimenti socioculturali ed in particolar modo di quelli avvenuti a cavallo tra gli anni 60 e 70 nei paesi occidentali, soprattutto negli Stati Uniti. Il Rock pertanto funge da sottofondo per il malessere giovanile. La cultura della contestazione ha interessato soprattutto il mondo giovanile, manifestandosi sia in America che in Europa con atteggiamenti ribellistici, provocatori, anticonformisti e trasgressivi. All'origine della rabbia giovanile stava la contestazione del sistema capitalistico borghese, l'ansia per un futuro su cui pesava il pericolo di una guerra atomica ed il violento scontro generazionale. I giovani rifiutavano la propria società, accusata di appiattire l'uomo, dequalificare l'intellettuale e mercificare tutto, anche l'arte ed il pensiero. Contesto Storico Quel periodo tumultuoso della civiltà occidentale coincise con “l'età d'oro” del genere Rock che va dal 1963 fino al 1974. Elvis Presley e la sua musica “surf” era in declino ed il pubblico aveva esigenza di un nuovo modo di intendere il Rock'n Roll. Sicuramente nell'underground americano iniziavano a sentirsi le prime chitarre distorte e i primi "urlatori" del rock and roll. Nacquero alcuni tra i più grandi esponenti del rock, come Captain Beefheart, Frank Zappa e Tim Buckley. Definibili come "i tre freak" dato il loro modo di fare, modificarono il rock fino a renderlo una musica universale: Contesto Storico A questo si aggiunse Hendrix, uno dei più grandi chitarristi della storia, il quale apportò una buona dose di psichedelia (più esattamente, quella mutuata della scena inglese con gruppi come i The Beatles, e successivamente i Pink Floyd e i Soft Machine) con un autentico virtuosismo musicale. Il successo del festival di Woodstock, nell'estate del 1969, fu la consacrazione della nuova cultura giovanile: mezzo milione di persone si riunì per tre giorni, ritrovandosi a condividere, grazie a un grandioso concerto, passioni politiche, gioie e problemi nel segno del folk di Joan Baez e Bob Dylan (anche se non partecipò al festival), ma anche e soprattutto della nuova musica rock (The Who, Jimi Hendrix, Ten Years After, ecc.). I Doors Da non trascurare i Doors, storico gruppo rock californiano autore di indimenticabili melodie e testi interessanti anche da un punto di vista letterario e poetico, grazie al genio di Jim Morrison, voce del gruppo. Da ascoltare l'esordio omonimo,il successivo "Strange Days","Waiting For The Sun",senza perdere l'album della rinascita, dopo un "The soft parade" non tanto apprezzato dalla critica, "Morrison Hotel", che contiene la stupenda "Roadhouse blues".Indimenticabile l'ultimo lavoro in studio di registrazione della band,che prende il nome "L.A. Woman",l'ultimo omaggio poetico e triste di Jim Morrison,alla città di Los Angeles. Non va dimenticato “light on my fire” brano che è finito in vetta alle classifiche di tutto il mondo Morrison e Manzarek Secondo una delle leggende del rock, i Doors sarebbero nati su una spiaggia di Venice, California, quando Jim Morrison declamò a Ray Manzarek i versi di una poesia appena composta: "Moonlight Drive". Morrison e Manzarek si erano conosciuti alla Scuola di Cinema dell'Ucla. A unirli, la passione sfrenata per i classici della letteratura maledetta e decadente. Ma i due hanno storie diverse. Morrison, originario della Florida, è il figlio di un alto ufficiale della Marina americana, destinato anch'egli alla carriera militare. Ma è un personaggio complesso, fragile e carismatico insieme, animato da una vena poetica fuori del comune e da una smaccata attitudine anticonformista. Una personalità inquieta, che lo porterà a scontrarsi con la propria famiglia al punto da arrivare a dichiararsi "orfano" Morrison e Manzarek Al contrario Manzarek aveva solide basi musicali ma è meno personaggio del gruppo. Manzarek aveva realizzato prima 3 cortometraggi ma coltivava una particolare predilezione per il Rock e per il Blues La scelta dei Doors Come abbiamo detto, nell'America di quel periodo erano in voga diveri gruppi Underground. E' la stagione d'oro del sound di San Francisco all'insegna di "Pace & Amore", degli hippy, dell'acid-blues, ma anche del rock decadente dei newyorkesi Velvet Underground. Nel 1966, dopo una dura gavetta nei locali di Los Angeles, arriva la firma con l'Elektra, una storica etichetta discografica Usa. In due settimane, Morrison e soci completano l'omonimo album d'esordio, che esce nel gennaio 1967. The Doors E' senza dubbio uno dei debutti più folgoranti della storia del Rock. L'Album risulta Visionario, sensuale, oscuro, selvaggio, "The Doors" (1967) è un saggio del talento poetico di Morrison, ma anche della straordinaria abilità degli altri tre musicisti: Robby Krieger, ottimo compositore e chitarrista, capace di spaziare dal flamenco a un particolare genere di chitarrismo "bottleneck", Ray Manzarek, tastierista e organista in grado di comporre ed eseguire anche melodiche linee di basso, John Densmore, batterista jazz in perfetta sintonia con i tempi teatrali e i rituali ipnotici della band. The Doors Prende vita un magma sonoro incandescente, che amalgama blues e rock psichedelico, beat generation e poesia decadente, liturgie occulte e ritmi esotici. E le liriche declamate da Morrison, sorta di sciamano dal fascino ipnotico e inquietante, sono un pugno in faccia ai valori precostituiti. A cominciare… dalla fine: "The End", ovvero la versione rock del mito di Edipo che sfocia nella celeberrima e iper-censurata strofa "Father, I want to kill you... Mother, I want to fuck you". E in questo album che troviamo la mitica “light my fire”. Il Declino del gruppo Il carattere anticonformista di Morrison lo porta a commettere degli eccessi. Viene arrestato la sera stessa di un concerto per aver offeso un poliziotto dopo che quest'ultimo aveva sorpreso lui appartato con un'amica del cantante nelle docce del palazzetto del ghiaccio di New Haven. Il secondo “incidente” sarebbe avvenuto durante il concerto che i Doors tennero a Miami il 1 marzo del 1969 quando, in preda a droghe e con spirito provocatorio, Morrison avrebbe mostrato i genitali al pubblico. Ray Manzarek, riguardo al presunto gesto di Morrison, ha sempre smentito l'accaduto, affermando che lui quella sera era proprio vicino a Morrison e non accadde niente di tutto ciò, e lo stesso Jim Morrison ha sempre sostenuto la sua innocenza. In realtà, non si è mai realmente chiarito quanto avvenne quella notte, tanto che ancora oggi la discussione su questo argomento è ancora aperta. Il Declino del gruppo La dipendenza di Morrison per Alcool e Droghe lo porta probabilmente alla morte. Il 3 luglio del 1971 Jim Morrison rientrò nel suo appartamento parigino con la moglie Pam, dopo una notte a base di cinema e di alcool. A casa, ubriaco, affrontò l'ultimo viaggio: una micidiale dose di eroina che entrò in simbiosi con l'alcool bevuto, provocando un edema polmonare che lo stroncò in poche ore. Si spegneva così la voce e l'anima dei Doors, uno dei gruppi più importanti della storia del rock. Jimmy Hendrix Jimi Hendrix, ovvero la chitarra che fece la storia del rock. Il musicista di Seattle ha completamente e irreversibilmente mutato l'approccio alla chitarra elettrica, per molto tempo lo strumento principe e incontrastato del rock (almeno fino all'avvento del sintetizzatore) e, comunque, quello che più di tutti, fin dagli inizi, ha dato a questo genere quel marchio adrenalinico e un po' selvaggio. Jimmy Hendrix Con Hendrix, il feedback diventa un'arte, non più un fastidioso difetto, la distorsione, spinta ai massimi limiti, è potenza e delicatezza al contempo (il suono "duro" che oggi è infiltrato quasi ovunque, soprattutto fra certi gruppi della scena indie, nasce qui), le linee melodiche e armoniche della chitarra elettrica si intrecciano e si fondono con naturalezza e perfezione come mai in precedenza. Hendrix il ciclone Hendrix è un ciclone che attraversa la scena del rock, proprio perché il rock è il genere musicale dove più che in ogni altro contano il suono e l'immagine, la forma, quindi, oltre che i contenuti, come si evidenzierà sempre di più col passare degli anni e con l'avvento dell'elettronica e l'evoluzione dell'iconografia rock. Hendrix è allo stesso tempo un eccellente chitarrista ritmico e un grande solista - precursore di tanti "guitar hero" della storia del rock - ma quest'ultimo, paradossalmente, è il lato più sterile (anche se il più vistoso) della sua arte. O, meglio: i suoi proseliti hanno male interpretato il messaggio lasciato da Jimi Hendrix, portando al limite dell'attività circense il modo di suonare la chitarra elettrica e tralasciando quasi del tutto la sostanza della sua musica, che va ben oltre l'eseguire assoli in quantità. Jimmy Hendrix La sua vita si concluse tragicamente. Era il 18 settembre 1970: Hendrix fu trovato riverso sul letto di una stanza del Samarkand Hotel di Londra, stroncato da una dose eccessiva di barbiturici. Da allora è stato un susseguirsi di omaggi alla sua memoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, considerata "misteriosa" come un po' tutte quelle delle rockstar. Intorno al patrimonio di Hendrix si è scatenato un vespaio di beghe legali e di operazioni speculatrici. Come in vita, anche dopo la morte il grande chitarrista nero è stato manipolato da impresari senza scrupoli. Hendrix, infatti, fu uno degli artisti più spremuti dall'industria discografica, che continuò a pubblicare a getto continua ogni sua sorta di esecuzione. Jimmy Hendrix Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix comincia a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 abbandona gli studi e comincia a sbarcare il lunario suonando con complessi di rhythm and blues e di rock'n'roll. Dopo aver svolto il servizio militare come paracadutista, a 21 anni inizia una intensa attività da session-man. Diventa il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis. Jimmy Hendrix Nel 1965 forma il suo primo gruppo e firma un contratto e comincia a esibirsi con regolarità. Jimi è già padrone di una tecnica superiore, il blues scorre puro lungo le corde della sua chitarra, ma l'America rapita dal beat è tutta presa dai suoi giovani fenomeni bianchi. Hendrix conquista l'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante dei singoli "Hey Joe" e "Purple Haze", cui fanno seguito un paio di tour, nel corso dei quali l'entourage del chitarrista alimenta l'immagine di Hendrix personaggio mefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga e sesso. Jimi sta al gioco infiammando le platee con un repertorio coreografico che è diventato parte inestricabile del suo mito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, la proiezione del suo membro, oppure compagna di torridi amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti, strofinata contro l'asta del microfono o contro le casse alla ricerca del feedback più corrosivo. Jimmy Hendrix Insieme al suo gruppo denominato Jimmy Hendrix Experience incide il primo brano ad essere dato alle stampe su 45 giri, nel dicembre 1966, fu proprio Hey Joe, rimaneggiato rispetto alle iniziali intenzioni dopo l'uscita della versione del cantante folk Tim Rose ma comunque adeguato allo stile di Hendrix. Sul lato B del singolo trovò spazio Stone Free, un blues rauco ed allucinato scelto tra le sue prime composizioni. La risposta di vendite fu notevole e venne confermata dai due singoli che seguirono, Purple Haze e The Wind Cries Mary: i brani in questione divennero colonne portanti degli incendiari live acts del gruppo, affiancate da riletture fortemente rivitalizzate di brani classici del blues come Rock Me Baby di B.B. King. Jimmy Hendrix e Woodstock Il festival di Woodstock del 1969 fu sicuramente uno degli eventi più rappresentativi per l'intero immaginario collettivo correlato alla musica degli anni sessanta ed al movimento flower power. In tale contesto, la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e proprio simbolo del festival stesso oltre che del pensiero pacifista di quegli anni. L'esibizione del chitarrista era stata programmata in chiusura della rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: a causa però dei problemi tecnici e logistici che si verificarono, non ultimo il violento acquazzone che si abbatté sulla zona a metà del secondo giorno, la sua performance dovette essere procrastinata all'alba del giorno successivo. L'enorme folla dei tre giorni precedenti (oltre 500.000 spettatori paganti) si era considerevolmente ridotta ed Hendrix chiuse il festival davanti ad un pubblico di dimensioni certo notevoli, ma decisamente inferiori alle aspettative: circa 180.000 spettatori, esausti ed in molti casi piuttosto drogati. Jimmy Hendrix e Woodstock Quello che più rilevò, ad ogni modo, in quella storica esibizione, fu la celeberrima trasfigurazione chitarristica operata sul tema di The Star-Spangled Banner, inno degli Stati Uniti d'America: Hendrix si accanì sul tema dell'inno in maniera selvaggia, intervallandolo con feroci simulazioni sonore dei bombardamenti e dei mitragliamenti sui villaggi del Vietnam, sirene di contraerea ed altri rumori di battaglia, il tutto avvalendosi della sua sola chitarra. Frank Zappa Frank Vincent Zappa (Baltimora, 21 dicembre 1940 – Los Angeles, 4 dicembre 1993) è stato un chitarrista, compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra, coreografo, produttore discografico e polistrumentista statunitense Definire il genere musicale di Zappa è praticamente impossibile, ma si può affermare che fosse coinvolto in ambiti musicali come rock, blues, jazz, fusion e musica classica. Frank Zappa Impressionato dalle composizioni e soprattutto dalla concezione ritmica di Edgar Varèse, ma anche dai grandi bluesmen, Zappa passerà con disinvoltura dal rock al R&B, dalla "canzonetta" alla colonna sonora per cartoon immaginari, fino ad esperimenti di stampo barocco eseguiti al synclavier, con brani attribuiti ad un violoncellista e compositore milanese di fine settecento chiamato Francesco Zappa, ed ancora rivisitazioni di musica classica e riletture delle proprie musiche affidate a grandi orchestre (come la London Symphony Orchestra e l'Ensemble Modern). Frank Zappa Poliedrico e geniale chitarrista, divenne noto in tutto il mondo con il suo gruppo (The Mothers of Invention) nel 1966, grazie all'incisione del concept album Freak Out!: il disco fece scalpore non solo perché era uno dei primi doppi album della storia del rock (dopo Blonde on Blonde di Bob Dylan), ma anche per i testi e la parodia dissacrante del rock degli anni sessanta. L'importanza epocale di Freak Out! è testimoniata anche dal fatto che Paul Mc Cartney ha spesso dichiarato che l'opera delle Mothers of Invention è stata una fondamentale influenza nel concepimento e nella stesura dell'album dei Beatles Sgt. Pepper's Frank Zappa In seguito Zappa intraprese la carriera solista sfornando più di 60 produzioni eterogenee, sempre pregne di un forte senso dello humour (con testi dichiaratamente misogini e volgari), scagliato contro l'ordine costituito, l'industria della musica ed i politici ("Scrivo brutta musica perché l'America è brutta", dichiarò). La sua verve ironica e dissacrante fu sempre apprezzata, ma inizialmente in maniera superficiale; non mancarono anche apparizioni televisive. La Musica di Frank Zappa Zappa fu perennemente in bilico tra il rock, il jazz, il teatro dell'assurdo, la ricerca musicale più avanzata: sotto una scorza di apparente anarchia musicale vi sono evidenti influssi della musica classica tradizionale e contemporanea. Egli era un musicista autodidatta, affetto da una ossessiva creatività e da una simpatica smania di protagonismo, ma preparatissimo e serissimo. La Musica di Frank Zappa Assistendo ad un suo concerto, specialmente dal 1980 in poi, quando l'espressione del suo progetto aveva raggiunto la piena maturità, non poteva lasciare indifferenti la sua "figura", simile ad un burattino nelle movenze, vero mimo, con il naso molto prominente si muoveva tra la musica dirigendola e raffigurandola, mimica e teatralità erano perfettamente fuse con musica e scenografia, ne scaturiva lo spettacolo che con l'insieme dei musicisti, sicuramente valenti esecutori - ma non solo - si costituivano parte integrante del pensiero musicistico di Zappa in maniera straordinariamente spontanea. Tra i numerosissimi aneddoti e vere e proprie "scene" presentate prima, durante e dopo i suoi concerti, di grande impatto fu l'idea/scena che mise in atto a Pistoia, proprio l'8 luglio 1982: fece installare un megaschermo (all'epoca non se ne vedevano ancora) che proiettava la partita Germania Ovest - Francia dei mondiali di calcio in contemporanea al suo concerto; lui, prima di cominciare a suonare, disse semplicemente, in pesante slang americano: "Chi non capisce un tubo della musica che faccio può tranquillamente guardarsi le partite... così non ha buttato i soldi del biglietto". La Musica di Frank Zappa I suoi riferimenti musicali erano Igor Stravinskij, Edgar Varèse, Olivier Messiaen (compositori del post 900) e, prima che fosse di moda la world music, era attratto dal Canto a tenore sardo, dalla musica classica indiana in stile dhrupad, Ravi Shankar (musicista indiano), la musica bulgara. Per lui la distinzione tra musica pop e "musica seria" non aveva alcun significato I pezzi più importanti Freak Out! 2lp (giugno 1966) Absolutely Free 1lp (maggio 1967) Lumpy Gravy 1lp (maggio 1967) We're Only in It for the Money 1lp (settembre 1968) Cruising with Ruben & the Jets 1lp (dicembre 1968) Mothermania (antologia) 1lp (marzo 1969) I due album dedicati alla London Symphony Orchestra, Vol. 1e Vol. 2 (1983 e 1987) oltre che ad una notevole serie di singoli