Il Rock Americano Anni 60

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Il Rock Americano
 The Doors
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Jimmy Hendrix
Frank Zappa
Contesto Storico
Come più volte affermato, il Rock è stata la “colonna sonora” per molti movimenti socioculturali ed in
particolar modo di quelli avvenuti a cavallo tra gli anni 60 e 70 nei paesi occidentali, soprattutto negli
Stati Uniti. Il Rock pertanto funge da sottofondo per il malessere giovanile.
La cultura della contestazione ha interessato soprattutto il mondo giovanile, manifestandosi sia in
America che in Europa con atteggiamenti ribellistici, provocatori, anticonformisti e trasgressivi.
All'origine della rabbia giovanile stava la contestazione del sistema capitalistico borghese, l'ansia per
un futuro su cui pesava il pericolo di una guerra atomica ed il violento scontro generazionale. I giovani
rifiutavano la propria società, accusata di appiattire l'uomo, dequalificare l'intellettuale e mercificare
tutto, anche l'arte ed il pensiero.
Contesto Storico
Quel periodo tumultuoso della civiltà occidentale coincise con “l'età d'oro” del genere Rock che va dal
1963 fino al 1974. Elvis Presley e la sua musica “surf” era in declino ed il pubblico aveva esigenza di
un nuovo modo di intendere il Rock'n Roll.
Sicuramente nell'underground americano iniziavano a sentirsi le prime chitarre distorte e i primi
"urlatori" del rock and roll.
Nacquero alcuni tra i più grandi esponenti del rock, come Captain Beefheart, Frank Zappa e Tim
Buckley. Definibili come "i tre freak" dato il loro modo di fare, modificarono il rock fino a renderlo
una musica universale:
Contesto Storico
A questo si aggiunse Hendrix, uno dei più grandi chitarristi della storia, il quale apportò una buona
dose di psichedelia (più esattamente, quella mutuata della scena inglese con gruppi come i The Beatles,
e successivamente i Pink Floyd e i Soft Machine) con un autentico virtuosismo musicale. Il successo
del festival di Woodstock, nell'estate del 1969, fu la consacrazione della nuova cultura giovanile:
mezzo milione di persone si riunì per tre giorni, ritrovandosi a condividere, grazie a un grandioso
concerto, passioni politiche, gioie e problemi nel segno del folk di Joan Baez e Bob Dylan (anche se
non partecipò al festival), ma anche e soprattutto della nuova musica rock (The Who, Jimi Hendrix,
Ten Years After, ecc.).
Da non trascurare i Doors, storico gruppo rock californiano autore di indimenticabili melodie e testi
interessanti anche da un punto di vista letterario e poetico, grazie al genio di Jim Morrison, voce del
gruppo. Da ascoltare l'esordio omonimo,il successivo "Strange Days","Waiting For The Sun",senza
perdere l'album della rinascita, dopo un "The soft parade" non tanto apprezzato dalla critica, "Morrison
Hotel", che contiene la stupenda "Roadhouse blues".Indimenticabile l'ultimo lavoro in studio di
registrazione della band,che prende il nome "L.A. Woman",l'ultimo omaggio poetico e triste di Jim
Morrison,alla città di Los Angeles. Non va dimenticato “light on my fire” brano che è finito in vetta
alle classifiche di tutto il mondo
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Morrison e Manzarek
Secondo una delle leggende del rock, i Doors sarebbero nati su una spiaggia di Venice, California,
quando Jim Morrison declamò a Ray Manzarek i versi di una poesia appena composta: "Moonlight
Drive". Morrison e Manzarek si erano conosciuti alla Scuola di Cinema dell'Ucla. A unirli, la passione
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sfrenata per i classici della letteratura maledetta e decadente. Ma i due hanno storie diverse. Morrison,
originario della Florida, è il figlio di un alto ufficiale della Marina americana, destinato anch'egli alla
carriera militare. Ma è un personaggio complesso, fragile e carismatico insieme, animato da una vena
poetica fuori del comune e da una smaccata attitudine anticonformista. Una personalità inquieta, che lo
porterà a scontrarsi con la propria famiglia al punto da arrivare a dichiararsi "orfano"
Morrison e Manzarek
Al contrario Manzarek aveva solide basi musicali ma è meno personaggio del gruppo. Manzarek aveva
realizzato prima 3 cortometraggi ma coltivava una particolare predilezione per il Rock e per il Blues
La scelta dei Doors
Come abbiamo detto, nell'America di quel periodo erano in voga diveri gruppi Underground. E' la
stagione d'oro del sound di San Francisco all'insegna di "Pace & Amore", degli hippy, dell'acid-blues,
ma anche del rock decadente dei newyorkesi Velvet Underground. Nel 1966, dopo una dura gavetta
nei locali di Los Angeles, arriva la firma con l'Elektra, una storica etichetta discografica Usa. In due
settimane, Morrison e soci completano l'omonimo album d'esordio, che esce nel gennaio 1967.
The Doors
E' senza dubbio uno dei debutti più folgoranti della storia del Rock. L'Album risulta Visionario,
sensuale, oscuro, selvaggio, "The Doors" (1967) è un saggio del talento poetico di Morrison, ma anche
della straordinaria abilità degli altri tre musicisti: Robby Krieger, ottimo compositore e chitarrista,
capace di spaziare dal flamenco a un particolare genere di chitarrismo "bottleneck", Ray Manzarek,
tastierista e organista in grado di comporre ed eseguire anche melodiche linee di basso, John
Densmore, batterista jazz in perfetta sintonia con i tempi teatrali e i rituali ipnotici della band.
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The Doors
Prende vita un magma sonoro incandescente, che amalgama blues e rock psichedelico, beat generation
e poesia decadente, liturgie occulte e ritmi esotici. E le liriche declamate da Morrison, sorta di
sciamano dal fascino ipnotico e inquietante, sono un pugno in faccia ai valori precostituiti. A
cominciare… dalla fine: "The End", ovvero la versione rock del mito di Edipo che sfocia nella
celeberrima e iper-censurata strofa "Father, I want to kill you... Mother, I want to fuck you". E in
questo album che troviamo la mitica “light my fire”.
Il Declino del gruppo
Il carattere anticonformista di Morrison lo porta a commettere degli eccessi.
Viene arrestato la sera stessa di un concerto per aver offeso un poliziotto dopo che quest'ultimo aveva
sorpreso lui appartato con un'amica del cantante nelle docce del palazzetto del ghiaccio di New Haven.
Il secondo “incidente” sarebbe avvenuto durante il concerto che i Doors tennero a Miami il 1 marzo del
1969 quando, in preda a droghe e con spirito provocatorio, Morrison avrebbe mostrato i genitali al
pubblico. Ray Manzarek, riguardo al presunto gesto di Morrison, ha sempre smentito l'accaduto,
affermando che lui quella sera era proprio vicino a Morrison e non accadde niente di tutto ciò, e lo
stesso Jim Morrison ha sempre sostenuto la sua innocenza. In realtà, non si è mai realmente chiarito
quanto avvenne quella notte, tanto che ancora oggi la discussione su questo argomento è ancora aperta.
Il Declino del gruppo
La dipendenza di Morrison per Alcool e Droghe lo porta probabilmente alla morte. Il 3 luglio del 1971
Jim Morrison rientrò nel suo appartamento parigino con la moglie Pam, dopo una notte a base di
cinema e di alcool. A casa, ubriaco, affrontò l'ultimo viaggio: una micidiale dose di eroina che entrò in
simbiosi con l'alcool bevuto, provocando un edema polmonare che lo stroncò in poche ore. Si spegneva
così la voce e l'anima dei Doors, uno dei gruppi più importanti della storia del rock.
Jimmy Hendrix
 Jimi Hendrix, ovvero la chitarra che fece la storia del rock. Il musicista di Seattle ha
completamente e irreversibilmente mutato l'approccio alla chitarra elettrica, per molto tempo lo
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strumento principe e incontrastato del rock (almeno fino all'avvento del sintetizzatore) e,
comunque, quello che più di tutti, fin dagli inizi, ha dato a questo genere quel marchio
adrenalinico e un po' selvaggio.
Con Hendrix, il feedback diventa un'arte, non più un fastidioso difetto, la distorsione, spinta ai massimi
limiti, è potenza e delicatezza al contempo (il suono "duro" che oggi è infiltrato quasi ovunque,
soprattutto fra certi gruppi della scena indie, nasce qui), le linee melodiche e armoniche della chitarra
elettrica si intrecciano e si fondono con naturalezza e perfezione come mai in precedenza.
Hendrix il ciclone
Hendrix è un ciclone che attraversa la scena del rock, proprio perché il rock è il genere musicale dove
più che in ogni altro contano il suono e l'immagine, la forma, quindi, oltre che i contenuti, come si
evidenzierà sempre di più col passare degli anni e con l'avvento dell'elettronica e l'evoluzione
dell'iconografia rock.
Hendrix è allo stesso tempo un eccellente chitarrista ritmico e un grande solista - precursore di tanti
"guitar hero" della storia del rock - ma quest'ultimo, paradossalmente, è il lato più sterile (anche se il
più vistoso) della sua arte. O, meglio: i suoi proseliti hanno male interpretato il messaggio lasciato da
Jimi Hendrix, portando al limite dell'attività circense il modo di suonare la chitarra elettrica e
tralasciando quasi del tutto la sostanza della sua musica, che va ben oltre l'eseguire assoli in quantità.
Jimmy Hendrix
La sua vita si concluse tragicamente. Era il 18 settembre 1970: Hendrix fu trovato riverso sul letto di
una stanza del Samarkand Hotel di Londra, stroncato da una dose eccessiva di barbiturici. Da allora è
stato un susseguirsi di omaggi alla sua memoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, considerata
"misteriosa" come un po' tutte quelle delle rockstar. Intorno al patrimonio di Hendrix si è scatenato un
vespaio di beghe legali e di operazioni speculatrici. Come in vita, anche dopo la morte il grande
chitarrista nero è stato manipolato da impresari senza scrupoli. Hendrix, infatti, fu uno degli artisti più
spremuti dall'industria discografica, che continuò a pubblicare a getto continua ogni sua sorta di
esecuzione.
Jimmy Hendrix
Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix
comincia a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 abbandona gli studi
e comincia a sbarcare il lunario suonando con complessi di rhythm and blues e di rock'n'roll. Dopo aver
svolto il servizio militare come paracadutista, a 21 anni inizia una intensa attività da session-man.
Diventa il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis.
Jimmy Hendrix
Nel 1965 forma il suo primo gruppo e firma un contratto e comincia a esibirsi con regolarità. Jimi è già
padrone di una tecnica superiore, il blues scorre puro lungo le corde della sua chitarra, ma l'America
rapita dal beat è tutta presa dai suoi giovani fenomeni bianchi.
Hendrix conquista l'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante dei singoli "Hey Joe" e "Purple
Haze", cui fanno seguito un paio di tour, nel corso dei quali l'entourage del chitarrista alimenta
l'immagine di Hendrix personaggio mefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga e sesso.
Jimi sta al gioco infiammando le platee con un repertorio coreografico che è diventato parte
inestricabile del suo mito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, la proiezione del suo membro,
oppure compagna di torridi amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti, strofinata contro
l'asta del microfono o contro le casse alla ricerca del feedback più corrosivo.
Jimmy Hendrix
Insieme al suo gruppo denominato Jimmy Hendrix Experience incide il primo brano ad essere dato alle
stampe su 45 giri, nel dicembre 1966, fu proprio Hey Joe, rimaneggiato rispetto alle iniziali intenzioni
dopo l'uscita della versione del cantante folk Tim Rose ma comunque adeguato allo stile di Hendrix.
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Sul lato B del singolo trovò spazio Stone Free, un blues rauco ed allucinato scelto tra le sue prime
composizioni. La risposta di vendite fu notevole e venne confermata dai due singoli che seguirono,
Purple Haze e The Wind Cries Mary: i brani in questione divennero colonne portanti degli incendiari
live acts del gruppo, affiancate da riletture fortemente rivitalizzate di brani classici del blues come
Rock Me Baby di B.B. King.
Jimmy Hendrix e Woodstock
Il festival di Woodstock del 1969 fu sicuramente uno degli eventi più rappresentativi per l'intero
immaginario collettivo correlato alla musica degli anni sessanta ed al movimento flower power. In tale
contesto, la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e proprio simbolo del festival stesso oltre che
del pensiero pacifista di quegli anni. L'esibizione del chitarrista era stata programmata in chiusura della
rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: a
causa però dei problemi tecnici e logistici che si verificarono, non ultimo il violento acquazzone che si
abbatté sulla zona a metà del secondo giorno, la sua performance dovette essere procrastinata all'alba
del giorno successivo. L'enorme folla dei tre giorni precedenti (oltre 500.000 spettatori paganti) si era
considerevolmente ridotta ed Hendrix chiuse il festival davanti ad un pubblico di dimensioni certo
notevoli, ma decisamente inferiori alle aspettative: circa 180.000 spettatori, esausti ed in molti casi
piuttosto drogati.
Jimmy Hendrix e Woodstock
Quello che più rilevò, ad ogni modo, in quella storica esibizione, fu la celeberrima trasfigurazione
chitarristica operata sul tema di The Star-Spangled Banner, inno degli Stati Uniti d'America: Hendrix si
accanì sul tema dell'inno in maniera selvaggia, intervallandolo con feroci simulazioni sonore dei
bombardamenti e dei mitragliamenti sui villaggi del Vietnam, sirene di contraerea ed altri rumori di
battaglia, il tutto avvalendosi della sua sola chitarra.
Frank Zappa
Frank Vincent Zappa (Baltimora, 21 dicembre 1940 – Los Angeles, 4 dicembre 1993) è stato un
chitarrista, compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra, coreografo, produttore discografico e
polistrumentista statunitense
Definire il genere musicale di Zappa è praticamente impossibile, ma si può affermare che fosse
coinvolto in ambiti musicali come rock, blues, jazz, fusion e musica classica.
Frank Zappa
Impressionato dalle composizioni e soprattutto dalla concezione ritmica di Edgar Varèse, ma anche dai
grandi bluesmen, Zappa passerà con disinvoltura dal rock al R&B, dalla "canzonetta" alla colonna
sonora per cartoon immaginari, fino ad esperimenti di stampo barocco eseguiti al synclavier, con brani
attribuiti ad un violoncellista e compositore milanese di fine settecento chiamato Francesco Zappa, ed
ancora rivisitazioni di musica classica e riletture delle proprie musiche affidate a grandi orchestre
(come la London Symphony Orchestra e l'Ensemble Modern).
Frank Zappa
Poliedrico e geniale chitarrista, divenne noto in tutto il mondo con il suo gruppo (The Mothers of
Invention) nel 1966, grazie all'incisione del concept album Freak Out!: il disco fece scalpore non solo
perché era uno dei primi doppi album della storia del rock (dopo Blonde on Blonde di Bob Dylan), ma
anche per i testi e la parodia dissacrante del rock degli anni sessanta. L'importanza epocale di Freak
Out! è testimoniata anche dal fatto che Paul Mc Cartney ha spesso dichiarato che l'opera delle Mothers
of Invention è stata una fondamentale influenza nel concepimento e nella stesura dell'album dei Beatles
Sgt. Pepper's
Frank Zappa
In seguito Zappa intraprese la carriera solista sfornando più di 60 produzioni eterogenee, sempre
pregne di un forte senso dello humour (con testi dichiaratamente misogini e volgari), scagliato contro
l'ordine costituito, l'industria della musica ed i politici ("Scrivo brutta musica perché l'America è
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brutta", dichiarò). La sua verve ironica e dissacrante fu sempre apprezzata, ma inizialmente in maniera
superficiale; non mancarono anche apparizioni televisive.
La Musica di Frank Zappa
Zappa fu perennemente in bilico tra il rock, il jazz, il teatro dell'assurdo, la ricerca musicale più
avanzata: sotto una scorza di apparente anarchia musicale vi sono evidenti influssi della musica classica
tradizionale e contemporanea. Egli era un musicista autodidatta, affetto da una ossessiva creatività e da
una simpatica smania di protagonismo, ma preparatissimo e serissimo.
La Musica di Frank Zappa
Assistendo ad un suo concerto, specialmente dal 1980 in poi, quando l'espressione del suo progetto
aveva raggiunto la piena maturità, non poteva lasciare indifferenti la sua "figura", simile ad un
burattino nelle movenze, vero mimo, con il naso molto prominente si muoveva tra la musica
dirigendola e raffigurandola, mimica e teatralità erano perfettamente fuse con musica e scenografia, ne
scaturiva lo spettacolo che con l'insieme dei musicisti, sicuramente valenti esecutori - ma non solo - si
costituivano parte integrante del pensiero musicistico di Zappa in maniera straordinariamente
spontanea. Tra i numerosissimi aneddoti e vere e proprie "scene" presentate prima, durante e dopo i
suoi concerti, di grande impatto fu l'idea/scena che mise in atto a Pistoia, proprio l'8 luglio 1982: fece
installare un megaschermo (all'epoca non se ne vedevano ancora) che proiettava la partita Germania
Ovest - Francia dei mondiali di calcio in contemporanea al suo concerto; lui, prima di cominciare a
suonare, disse semplicemente, in pesante slang americano: "Chi non capisce un tubo della musica che
faccio può tranquillamente guardarsi le partite... così non ha buttato i soldi del biglietto".
La Musica di Frank Zappa
I suoi riferimenti musicali erano Igor Stravinskij, Edgar Varèse, Olivier Messiaen (compositori del post
900) e, prima che fosse di moda la world music, era attratto dal Canto a tenore sardo, dalla musica
classica indiana in stile dhrupad, Ravi Shankar (musicista indiano), la musica bulgara. Per lui la
distinzione tra musica pop e "musica seria" non aveva alcun significato
I pezzi più importanti
Freak Out! 2lp (giugno 1966)
 Absolutely Free 1lp (maggio 1967)
 Lumpy Gravy 1lp (maggio 1967)
We're Only in It for the Money 1lp (settembre 1968)
Cruising with Ruben & the Jets 1lp (dicembre 1968)
Mothermania (antologia) 1lp (marzo 1969)
I due album dedicati alla London Symphony Orchestra, Vol. 1e Vol. 2 (1983 e 1987) oltre che ad una
notevole serie di singoli
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