Montesquieu Rousseau Voltaire Dal giusnaturalismo e dal contrattualismo derivano divisione dei poteri Montesquieu assolutismo illuminato Voltaire sovranità popolare Rousseau La ragione illuministica applicata ai problemi di economia determina la nascita dell’economia politica la critica al mercantilismo una nuova teoria economica: la fisiocrazia Lo stato è sano quando garantisce la libertà politica, ossia “quella tranquillità di spirito che deriva dalla persuasione che ciascuno ha della propria sicurezza” grazie a una triarchia di poteri che si limitano a vicenda: il legislativo “in forza del quale il principe o il magistrato fa leggi … e corregge o abroga quelle già fatte” l’esecutivo, “in forza del quale fa la pace o la guerra, invia o riceve ambasciate, garantisce la sicurezza, previene le invasioni” il giudiziario, in forza del quale “punisce i delitti o giudica le cause fra privati”. Lo stato è malato quando manca la libertà ossia quando il legislativo è unito all’esecutivo “perché sussiste il legittimo sospetto che lo stesso monarca … possa fare leggi tiranniche per poi tirannicamente farle eseguire” quando il giudiziario è unito al legislativo perché “ci sarebbe un potere arbitrario sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe legislatore”; o è unito all’esecutivo perché “il giudice potrebbe avere la forza d'un oppressore”; “infine tutto sarebbe perduto, se lo stesso uomo o lo stesso corpo dei governanti, dei nobili o del popolo, esercitasse insieme i tre poteri: quello di fare leggi, quello di eseguire le pubbliche risoluzioni e quello di giudicare i delitti o le cause fra privati”. Da qui l’ipotesi di una monarchia costituzionale che limiti l’autorità assoluta del sovrano tramite organismi intermedi come i parlamenti, che attribuisca i poteri dello stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) a tre organi distinti: parlamento, re, magistratura. Alleanza tra i principi e i filosofi non per distruggere la monarchia assoluta, ma per correggerla, migliorarla, riformarla, renderla più moderno limitando quel sistema di privilegi fiscali e giuridici di cui godevano l’aristocrazia e il clero che percepirono le riforme come una lesione dei loro diritti e libertà naturali. Il sovrano sarà ancora assoluto tutto per il popolo, nulla attraverso il popolo, ma illuminato garante cioè della felicità dei suoi sudditi, unica persona in grado di tradurre in leggi i diritti naturali degli uomini . Riformare l’organizzazione fiscale un corpo di burocrati di origine borghese obbedienti al sovrano la redazione di un catasto dei beni terrieri e immobiliari per rendere più capillare ed uniforme il prelievo fiscale; ridurre il potere della nobiltà attraverso abolizione dei tribunali retti da giudici designati dai signori fondiari la requisizione delle proprietà incolte, l’abolizione delle forme feudali più oppressive come la servitù della gleba; ridurre il potere della chiesa ed estendendo il controllo dello stato sulla sua vita e sulla sua organizzazione (giurisdizionalismo) attraverso l’abolizione dei tribunali ecclesiastici, del diritto d’asilo l’espulsione dei Gesuiti fedeli al papa e l’incameramento dei loro beni, la creazione di istituzioni assistenziali, sanitarie e scolastiche statali l’alienabilità delle terre ecclesiastiche eliminando i vincoli di manomorta la tolleranza religiosa; promuovere l’economia grazie alla alla creazione di infrastrutture (strade, bonifiche, dissodamenti) alla soppressione delle corporazioni all’abolizione dei dazi doganali interni; innovare la legislazione penale abolizione della tortura e del tribunale dell’inquisizione e critica alla pena di morte Riforme imposte dall’alto e legate alla presenza di sovrani illuminati Prussia (Federico II) , Austria (Maria Teresa e Giuseppe II), Russia (Caterina II), Svezia (Gustavo III), Toscana (Leopoldo) Napoli (Carlo III) riforme che però falliscono alla loro morte per l’assenza di una borghesia in grado di sostenere quelle azioni riformatrici. Finché gli uomini si sono accontentati delle loro rustiche capanne, finché si sono limitati a cucire i loro abiti fatti di pelli con spine o lische, ad adornarsi di piume e di conchiglie, a dipingersi il corpo di diversi colori, a perfezionare o abbellire i loro archi e le loro frecce, a costruire con pietre taglienti qualche canotto da pescatore o qualche rozzo strumento musicale; in breve, finché si sono applicati soltanto a opere che un uomo poteva fare da solo, ad arti che non richiedevano il concorso di molte mani, essi sono vissuti liberi, sani, buoni e felici, nella misura in cui potevano esserlo secondo la loro natura ... Ma dal momento in cui un uomo ebbe bisogno dell'aiuto di un altro, non appena ci si accorse che poteva esser utile ad un solo uomo di avere provvigioni per due, l'uguaglianza scomparve, si introdusse la proprietà, il lavoro divenne necessario e le vaste foreste si mutarono in campi ridenti che dovettero essere bagnati dal sudore degli uomini e in cui si vide ben presto la schiavitù e la miseria germogliare e crescere insieme alle messi. Da Il contratto sociale Storia come la progressiva decadenza e corruzione di uno stato originario lo stato di natura, in cui l’uomo viveva libero, sano e felice. L’introduzione della proprietà privata ha causato l’ineguaglianza tra gli uomini e lo sfruttamento del povero da parte del ricco, situazione che andava legalizzata e giustificata, passando dallo stato di natura allo stato civile, politico: “Il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società civile” Primo passo l’alienazione totale, ossia la rinuncia ai propri interessi e impulsi egoistici particolari trasferendo i propri diritti (libertà e eguaglianza) non ad una singola volontà (il re ) con cui stipulare un patto di sottomissione ma ad una volontà generale, quella di tutti i contraenti il patto. Secondo passo obbedire alla volontà generale, perché solo lei può tendere all’interesse comune. La sovranità non è più nelle mani di un singolo, ma in quelle di tutti gli uomini, formanti un unico soggetto dalla unica volontà; l’esercizio del potere, quello di emanare le leggi, sarà esercitato direttamente dall’intera comunità senza deleghe o rappresentanze mentre l’esecuzione delle leggi sarà affidato ad un governo i cui componenti eletti saranno destituibili in qualsiasi momento. “... non appena essi (i cittadini) preferiscono servire con la loro borsa anzichè con la loro persona ... Bisogna partecipare al consiglio? Nominano dei deputati e restano a casa ... In un paese ben condotto ciascuno vota nelle assemblee; sotto un cattivo governo, nessuno vuole fare un passo per recarvisi, perchè nessuno si interessa di ciò che vi si fa, dato che si prevede cha la volontà generale non vi dominerà, e perchè le preoccupazioni domestiche assorbono ogni cosa .... La sovranità non può essere rappresentata .... essa consiste essenzialmente nella volontà generale e la volontà non è soggetta a rappresentanza .... Il popolo inglese pensa di essere libero, ma si inganna; non lo è che durante le elezioni dei membri del Parlamento: appena questi sono eletti, esso è schiavo, è un niente”. Dottrina del libero scambio e della libera concorrenza; ogni uomo deve essere lasciato libero di perseguire i propri interessi economici senza che lo Stato gli imponga ostacoli: L’uomo mira solo al proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni … perseguendo il suo interesse egli spesso persegue l’interesse della società in modo molto più efficace di quanto intende effettivamente perseguirlo” agricoltura fonte primaria di ogni possibile ricchezza della nazione rimozione di ogni ostacolo alla proprietà privata e alla libera iniziativa individuale eliminazione dei dazi doganali, dei privilegi fiscali, degli usi comuni delle terre , della inalienabilità delle nobiliari e ecclesiastiche superamento delle corporazioni manifatturiere rifiuto di ogni regolamentazione del commercio libero scambio, libera contrattazione: lassaiz faire, lassaiz passer . Storia: pag. 144 – 150; 153 – 156; 180 – 182; 193 Filosofia Vol 2 B pag. 44 – 48; Tavola rotonda: La fondazione del potere politico pag. 144 – 148.