Corso di Dottorato in Neuroscienze Applicate XXI Ciclo Relazione del II anno Dottoranda: Dott.ssa Lisa Attolini Tutor: Prof. Maurizio Marcenaro I traumi psichici precoci e il Disturbo Borderline di Personalità. Ricerca psicometrica e psicodiagnostica sulla relazione tra fattori etiopatogenetici psicogeni, disturbi dissociativi precoci e cluster sintomatologici del disturbo. Abstract: Razionale: Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) rappresenta un capitolo centrale della pratica clinica psichiatrica. Sebbene vi sia una precisa configurazione categoriale data dai criteri del DSM IV TR, il DBP abbraccia un gruppo eterogeneo di pazienti con gradienti differenti di gravità psicopatologica, ampia varietà di manifestazioni caratteriali, esperienze di sé e stili di disadattamento con notevoli difficoltà nell’approccio terapeutico. Si avverte quindi la necessità di una maggiore comprensione di questo disturbo ed in particolare dei fattori etiopatogenetici coinvolti. Nonostante venga riconosciuta da gran parte della letteratura scientifica il legame tre eventi traumatici infantili, qualità delle relazioni genitoriali primitive e DBP molti punti rimangono poco chiari. È necessario procedere attraverso una analisi dimensionale del disturbo che consenta di 1 approfondire maggiormente l’eventuale legame tra alcune tipologie di trauma infantile e particolari strategie di difesa e risvolti psicopatologici. Obiettivi: Approfondire e portare un significativo contributo alla definizione del legame tra DBP, traumi psichici infantili e relazioni genitoriali precoci. Evidenziare in una prospettiva valutativo-diagnostica e di trattamento, differenze significative nella psicopatologia borderline e nel suo successivo trattamento in base alla presenza di differenti tipi di trauma. Valutare quanto la sinergia tra presenza di abusi sessuali e violenze fisiche e fattori emotivo-affettivi familiari influisca nella determinazione del quadro clinico, sulla prognosi e sulle modalità di trattamento. Esaminare dal punto di vista patogenetico, sintomatico e prognostico la continuità o meno tra DBP e Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) con particolare attenzione all’utilizzo delle dissociazione come strategia difensiva inconscia. Metodo: Viene raccolto un campione di almeno 50 pazienti con DBP. Al reclutamento afferiscono soggetti segnalati da psichiatri operanti in Comunità Terapeutiche (CT), Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC), Servizi di Salute Mentale (SSM) e Clinica Psichiatrica Universitaria con sospetta diagnosi di DBP. Nella prima fase viene somministrata l’Intervista diagnostica per pazienti con DBP (DIB) per validare la diagnosi di DBP e la Structured Clinical Interview for DSM IV Axis I Disorders (SCID) per avere un quadro completo della psicopatologia psichiatrica. Nella seconda fase, ai soggetti per i quali è stata confermata la diagnosi di DBP, viene somministrata il questionario su esperienze di cura e di abuso nell’infanzia (CECA.Q). I dati ottenuti vengono inseriti in un archivio informatico per la successiva elaborazione. Risultati: I soggetti reclutati ad oggi sono 17: 11 femmine e 6 maschi. La diagnosi di DBP è stata confermata per 14 soggetti: 9 femmine e 5 maschi. In questo piccolo campione sono state esaminate alcune variabili relative alla tipologia dl trauma e le qualità delle relazioni parentali attraverso i dati ottenuti dalla somministrazione del CECA.Q. In particolare risulta che l’elemento più frequentemente riscontrato nei soggetti con DBP è una relazione con la figura materna caratterizzata da un atteggiamento invadente, controllante, anafettivo, improntato ad antipatia (9 soggetti su 14). Tra gli eventi traumatici il più frequente risulta essere l’abuso sessuale. Conclusioni: Nonostante la limitatezza del campione ad oggi reclutato, emergono dalla ricerca dati interessanti e la possibilità di approfondire attraverso il reclutamento di un maggiore numero di soggetti, l’importanza relativa e assoluta di esperienze negative infantili, nella determinazione della psicopatologia borderline ed in particolare di alcuni cluster sintomatologici, ovvero per definire eventuali correlazioni tra fattori traumatici e ambiti di disfunzione più specifici. Razionale Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP), rappresenta oggi un capitolo centrale nella pratica clinica psichiatrica. Pur rimanendo controversa l’ampiezza dei problemi psichiatrici che devono essere diagnosticati come DBP vi è un accordo generale nella letteratura scientifica sull’argomento che il 15-20% mediamente dei pazienti incontrati nella pratica clinica facciano parte di questa categoria. 2 La sua configurazione attuale, sia dal punto di vista strutturale che fenomenologico ed eziopatogenetico, riguarda le osservazioni cliniche e gli studi monografici di questi ultimi trent’anni. Sebbene vi sia una precisa configurazione categoriale data dai criteri del DSM IV TR, il DBP abbraccia un gruppo eterogeneo di pazienti, alcuni dei quali funzionano a livello nevrotico ed altri che sconfinano nella psicosi. La complessità del problema del DBP al di là della sua configurazione categoriale riguarda: 1) un’ampia variabilità di manifestazioni caratteriali e di esperienze di sé e di stili di disadattamento in uno o più campi significativi dell’esistenza; 2) diversi gradienti di gravità psicopatologica su un continuum che va da polarità neurotiformi a polarità francamente psicotiche e con gravi alterazioni subentranti del comportamento; 3) difficoltà spesso notevoli all’approccio terapeutico, allo sviluppo e al mantenimento di un’alleanza terapeutica. Da qui la necessità di studiare ulteriormente tale disturbo per una maggiore comprensione dei fattori eziopatogenetici coinvolti sia sul versante biologico che psicopatologico e sociale. Ad oggi già molti sforzi sono stati compiuti e volendo sintetizzare i fattori patogeni per cui si sviluppa il DBP è necessario tematizzare il processo psicopatogeno nei termini di una serie di fallimenti relazionali che fanno riferimento da una parte a peculiari predisposizioni temperamentali (costituzionali) e dall’altra a determinate caratteristiche delle risposte dell’ambiente familiare. Studi compiuti in questo ambito hanno identificato tipologie di famiglie caratterizzate da atteggiamenti di controllo emotivo e di trascuratezza espressi con giudizi di svalutazione e di rifiuto. Da tali premesse sono originate le ricerche sugli aspetti transgenerazionali del disturbo di personalità e sulla particolare influenza dell’ambiente genitoriale. In particolare sono risultati significativi gli studi di Fonagy (2001), di Ainsworth (1991) e della Main (1985), basati sulla teoria dell’attaccamento e sulla rilevazione di alterazioni disfunzionali derivanti dall’interazione patogena tra ambiente genitoriale e bambino. Il maltrattamento infantile, infatti, può avere o meno conseguenze a lungo termine e le determinanti di tale esito sono solo parzialmente conosciute. Fonagy (2001) propone l’ipotesi che i bambini maltrattati che possono accedere ad una relazione di attaccamento significativa che fornisce loro la base intersoggettiva per lo sviluppo della capacità di 3 mentalizzazione, saranno capaci di rielaborare e risolvere le esperienze traumatiche, evitando di incorrere in un disturbo grave di personalità, mentre potranno essere comunque ad alto rischio per molte forme di disturbo in ASSE I. La ricerca ha documentato che esiste un collegamento specifico tra una storia di maltrattamento infantile e il DBP (Herman, 1986; Herman et al., 1992) e che l’abuso sessuale vi è implicato in modo particolare (Westen et al., 1990; Stone, 1992; Paris, 1992). Altri dati evidenziano, inoltre, come spesso le persone affette da DBP, durante l’infanzia, abbiano avuto figure di riferimento che appartengono loro stesse al cosiddetto spettro borderline. Pertanto lo spettro di ereditarietà sociale e ambientale del DBP può costituire un punto di partenza importante per la comprensione di questi disturbi. In questo panorama eziopatogenetico, in cui ad una vulnerabilità di base sembra essere associata una consistente componente legata a fattori più generali di tipo socio-culturale e fattori psicopatogeni legati ad abusi, maltrattamenti o trascuratezza sia fisica che emotiva nell’infanzia, e a vera e propria violenza fisica e sessuale nel periodo evolutivo, si pone con particolare significatività la ricerca di ulteriori conferme dei fattori di rischio correlati a queste condizioni di trauma psichico infantile e concreto e reale, soprattutto in una prospettiva preventiva primaria rispetto alle condizioni sempre più frequenti relative al maltrattamento e all’abuso infantili. Allo stesso tempo, per ovviare alla criticità dell’estrema eterogeneità di questa categoria diagnostica, si avverte la necessità di una analisi dimensionale che consenta di approfondire maggiormente l’eventuale legame tra alcune tipologie di trauma e particolari strategie di difesa e conseguenze psicopatologiche specifiche che possano guidare un intervento terapeutico più mirato. Occorre specificare che il trauma psichico viene inteso in senso allargato; non ci si riferisce unicamente ad abusi macroscopici ma anche a fattori quali la trascuratezza e viceversa l’atteggiamento controllante ma anaffettivo, improntato ad antipatia (rifacendosi all’etimologia originaria della parola) di uno o entrambi i membri della copia genitoriale. I dati di letteratura riportano che proprio i differenti tipi di trauma e l’epoca stessa del trauma possono determinare la successiva evoluzione verso DBP piuttosto che verso il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) anche se occorrono molti approfondimenti sull’argomento. In particolare il DBP riscontrato in soggetti abusati sessualmente presenta, rispetto al medesimo disturbo diagnosticato in soggetti che abbiano subito un trauma non 4 di origine sessuale, alcune caratteristiche cliniche che maggiormente lo avvicinerebbero ad un DPTS con differenti implicazioni in ambito psicoterapico. Obiettivi Gli obiettivi del progetto sono: 1. Approfondire e portare un significativo contributo alla definizione del legame tra DBP, traumi psichici infantili e relazioni genitoriali precoci. 2. Evidenziare in una prospettiva valutativo-diagnostica e di trattamento, differenze significative nella psicopatologia borderline e nel suo successivo trattamento in base alla presenza di differenti tipi di trauma, includendo tra questi: genitori di tipo nevrotico o psicotico, carenza d’affetto o iperprotettività genitoriale, frequenti litigi in ambito familiare, divorzi, separazioni, abbandoni, vere e proprie crudeltà, trascuratezze e brutalità protratte da parte dei genitori o delle figure di riferimento, abuso sessuale e/o violenze fisiche. 3. Valutare quanto la sinergia tra presenza di abusi sessuali e violenze fisiche e fattori emotivo-affettivi familiari influisca nella determinazione del quadro clinico, sulla prognosi e sulle modalità di trattamento. 4. Esaminare dal punto di vista patogenetico, sintomatico e prognostico la continuità o meno tra DBP e DPTS con particolare attenzione all’utilizzo delle dissociazione come strategia difensiva inconscia. . Disegno dello studio La ricerca prevede la raccolta di un campione di soggetti appartenenti ad un ampia fascia di età (18-65 anni) di entrambi i sessi, segnalati dagli psichiatri curanti ( SSM, CT, SPDC, Cinica psichiatrica) in quanto ritenuti affetti da DBP sulla base dei criteri del DSM IV-TR. I soggetti, inizialmente, vengono esaminati per quanto riguarda la conferma o meno della diagnosi di DBP secondo una intervista diagnostica ampiamente utilizzata nella letteratura scientifica internazionale. Nei soggetti per i quali è confermata la diagnosi di DBP, viene indagata la presenza di traumi psichici infantili, epoca del trauma, tipologia delle relazioni genitoriali precoci, aree maggiormente coinvolte tra quelle tipiche del disturbo, identità di genere, comorbidità con altre patologia psichiatriche con particolare attenzione al DPTS. I dati così ottenuti vengono raccolti in un database di Access per poi evidenziare eventuali associazioni significative tra le variabili considerate e l’insorgenza del disturbo. 5 Protocollo dello studio Le modalità con le quali la ricerca viene svolta consistono in un primo incontro (Fase1) presso le differenti sedi già precedentemente indicate (SSM, CT, SPDC e Clinica Psichiatrica) per attestare la diagnosi di DBP, raccogliere brevi notizie anamnestiche e le generalità. Contemporaneamente viene somministrata la SCID per verificare l’eventuale comorbidità con altri disturbi psichiatrici ed in particolare con il DPTS. Al termine del primo incontro viene chiesta la disponibilità a partecipare ad una fase successiva dello studio (secondo incontro, Fase 2) per i soggetti con diagnosi confermata di DBP. La fase 2 consiste nell’effettuare il questionario relativo a esperienze di cura e di abuso nell’infanzia (CECA.Q). Soggetti coinvolti Almeno 50 soggetti con Disturbo Borderline di Personalità. Modalità di reclutamento I volontari verranno reclutati: attraverso conoscenza personale attraverso la segnalazione da parte di psichiatri operanti in CT, SPDC, SSM e Clinica psichiatrica universitaria. Materiali e strumenti utilizzati La metodologia clinica utilizzata comprende: 1. Una selezione preliminare da parte degli operatori psichiatrici dei differenti istituti di cura di soggetti con probabile diagnosi di Disturbo di Personalità Borderline secondo i parametri del DSM IV-TR, associata o meno ad altra patologia psichiatrica. 6 2. Breve raccolta anamnestica che comprenda anche elementi di anamnesi familiare; in particolare si indaga la presenza di disturbi psichici nei genitori ed il clima familiare (violenze domestiche e litigi tra familiari). 3. La somministrazione di un’intervista diagnostica per pazienti borderline per validare ulteriormente la diagnosi. Si tratta della DIB Diagnostic Interview for Borderline patients di JG Gunderson, JE Kolb, M. Madow, M. Zanarini. (1989) È uno degli strumenti maggiormente utilizzati negli studi effettuati nell’ambito del DBP. È un’intervista semistrutturata che consente di fare diagnosi di DBP attraverso l’esplorazione di 5 aree (Adattamento Sociale, Modalità Comportamentali, Affettività, Psicosi, Relazioni Interpersonali) che sono state individuate come maggiormente significative e discriminative per i pazienti borderline. Ogni area è composta da una serie di affermazioni (da 4 a 8 per area per un totale di 29) che il clinico deve valutare e ad ogni affermazione fa capo un certo numero di items cui dare una risposta attraverso domande strutturate o osservazione del comportamento: Adattamento sociale (4 affermazioni, 16 items): esplora la storia scolastica e lavorativa del soggetto e l’impegno nelle situazioni sociali e ricreative; viene indagata per prima perché i temi trattati sono abbastanza neutri e consentono di instaurare un’atmosfera rilassata per il proseguio dell’intervista; Modalità comportamentali (5 affermazioni, 12 items): indaga una serie di attività impulsive auto o eterodistruttive, il comportamento nei confronti di alcol e di altre sostanze d’abuso, il comportamento antisociale e quello sessuale; Affettività (5 affermazioni, 37 items): esplora la rabbia ed i suoi derivati (sarcasmo, impazienza..), e la depressione; vengono prese in considerazione anche ansia, anedonia, euforia ed atimia; le domande relative ai sentimenti contribuiscono a stabilire un rapporto positivo col paziente, lo stimolano a discutere apertamente dei suoi problemi anche in vista delle tematiche che vengono affrontate nell’area successiva; Psicosi (8 affermazioni, 24 items): è soprattutto indirizzata verso gli stati dissociativi dell’Io ed indaga una serie di specifici deliri ed allucinazioni; un punteggio elevato in quest’area gioca contro la diagnosi di borderline; 7 Relazioni interpersonali (7 affermazioni, 34 items): cerca di individuare il pattern abituale dei rapporti interpersonali più importanti. Particolare attenzione è rivolta ai rapporti con la madre, ma vengono esplorati pattern comportamentali quali la dipendenza, il masochismo, il sadismo, la manipolazione, l’idealizzazione; viene anche indagata la reazione alla perdita di legami significativi. Poiché questi pazienti manifestano specifici aspetti caratteriali che sono durevoli nel tempo, l’attenzione dell’intervistatore deve essere rivolta alle caratteristiche durevoli dei tratti. A questo scopo vengono previsti dei tempi precisi nell’indagine clinica che sono gli ultimi tre mesi per “Affettività” e “Psicosi”, gli ultimi 2 anni per “Modalità Comportamentali” e “Adattamento Sociale”, gli ultimi tre anni per “Relazioni Interpersonali”. Ad ogni item viene assegnato un punteggio; per ogni area esplorata, la somma di questi punteggi fornisce il punteggio di area (o di sezione); questo, convertito su di una scala da 0 a 2 (punteggio di sezione in scala) per attribuire ad ogni area pari peso, contribuisce a determinare il punteggio diagnostico totale che può oscillare da 0 a 10: un punteggio di 7 è considerato il punteggio-soglia per la d La scelta di questa intervista diagnostica è stata determinata anche dalla possibilità di avere dati aggiuntivi, oltre a quello della diagnosi finale, dai risultati parziali ottenuti nelle differenti sezioni. Questo permette di osservare importanti differenze tra i vari pazienti e correlarle con i dati anamnestici e le caratteristiche delle cure parentali. Si tratta di uno studio preliminare che verrà in seguito esteso ad un campione più vasto e comprenderà ulteriori indagini per indagare eventuali componenti genetiche e correlati biologici delle differenti dimensioni di questa categoria diagnostica così eterogenea. L’intervista è stata informatizzata per poter creare così un archivio di dati sempre disponibile, aggiornabile e poter studiare facilmente le correlazioni esistenti. 4. Somministrazione della Structured Clinical Interview for DSM IV (SCID) 8 La Structured Clinical Interview for DSM IV Axis I Disorders è un’intervista semistrutturata sviluppata da Spitzer e collaboratori (1997) per la diagnosi della maggior parte dei disturbi di Asse I. La SCID è una delle circa 15 interviste diagnostiche sviluppate nel corso degli anni (MINIMini International Neuropsychiatric Interview, CIDI - Composite International Diagnostic Interview, DIS Diagnostic Interview Schedule). E’ stato ampiamente documentato che le diagnosi psichiatriche formulate esclusivamente sulla base della valutazione clinica, senza la guida di precisi criteri diagnostici, hanno un tasso di attendibilità e riproducibilità molto basso. Il grado di accordo diagnostico fra valutatori diversi, quando la diagnosi è formulata esclusivamente in base a criteri clinici, varia, nei diversi studi, dal 32 al 64%. La SCID ha due principali finalità: è designata all’uso in ambiti clinici e di ricerca per assicurare valutazioni standardizzate e di qualità. In ambito clinico può essere usata in due modi: per confermare un sospetto di diagnosi, utilizzandone, quindi, solo una parte per compiere una valutazione completa della sintomatologia del paziente, utilizzando l’intero strumento. In ambito di ricerca può essere usata per: selezionare un campione di ricerca con certe caratteristiche escludere soggetti con determinati disturbi confermare diagnosi cliniche Il linguaggio semplice dell’intervista ne permette l’utilizzo in soggetti con scolarità bassa (III media). Può essere utilizzata sia con adulti che con adolescenti. Soggetti con un grave deficit cognitivo o con gravi sintomi psicotici devono essere esclusi dalla partecipazione alla somministrazione; tale esclusione può avvenire già al temine della raccolta anamnestica. Struttura: la prima parte dell’intervista prevede una breve raccolta anamnestica (dati socioanagrafici) e una rassegna della malattia attuale nonché degli episodi di malattia pregressi. La scheda di intervista contiene una serie di domande aperte per incoraggiare il soggetto a descrivere i sintomi con le proprie parole prima di indagare l’accordo con criteri specifici. Modulo di screening Nei moduli di indagine sui disturbi specifici l’intervistatore pone domande strutturate il cui punteggio è dato alla presenza del criterio diagnostico non alla risposta positiva 9 dell’intervistato. Se l’intervistatore è convinto che un sintomo clinico è presente ma l’intervistato nega, l’intervistatore non dovrebbe sfidarlo, ma tuttavia, dovrebbe indagare l’argomento in un secondo momento. La SCID determina la presenza attuale del disturbo ma anche la sua presenza lifetime. Le eccezioni sono queste: distimia, disturbo d’ansia generalizzato, tutti i disturbi somatoformi (disturbo di somatizzazione, disturbo algico, disturbo somatoforme indifferenziato, ipocondria , dimorfismo corporeo) che vengono indagati solo nel presente. Alla fine di alcune sessioni diagnostiche ci sono una serie di domande circa la cronologia della malattia che include l’età dell’onset, la presenza o l’assenza di sintomi durante il mese precedente, e la percentuale approssimativa di tempo durante gli ultimi 5 anni nei quali i sintomi sono stati presenti. Per diversi disturbi è inclusa una scala che valuta la severità del disturbo (lieve, moderato, grave). In genere la SCID è somministrata in un setting singolo della durata di circa 60-90 min. La durata della somministrazione varia a seconda della complessità della storia psichiatrica e delle abilità del soggetto nel descrivere la sua psicopatologia succintamente. Descrizione dello strumento: Sul lato sinistro di ciascuna pagina della SCID ci sono le domande per indagare il criterio. Nella parte centrale del foglio sono esplicitati i criteri e nel lato dx sono riportati i criteri di codifica. Le domande non in parentesi devono essere sempre poste al soggetto mentre quelle tra parentesi sono opzionali nel senso che l’intervistatore le pone se non conosce già la risposta. Ciascun criterio è codificato come: ?,1,2,3. Il punto di domanda viene utilizzato quando le informazioni sono insufficienti per codificare il criteri come 1,2,o 3. Per es, se il soggetto non ricorda se aveva il sonno disturbato nel precedente episodio di depressione. 1: viene utilizzato quando il criterio è falso o assente. Es nessun aumento o diminuzione di peso, incremento o diminuzione dell’appetito. 2 sottosoglia: viene utilizzato quando il criterio è quasi, ma non in modo sufficiente, soddisfatto. Es 10 giorni di depressione anziché 15. 1 0 3 vero o soglia: la soglia per il criterio è completamente soddisfatta. Es almeno 15 gg di depressione. 5. Somministrazione del Questionario su esperienze di cura e di abuso nell’infanzia (CECA.Q) Si tratta di un questionario self-report sulle esperienze infantili negative. il CECA.Q è il risultato di un adattamento dell’intervista Childhood experience of care and abuse (CECA) in forma di questionario ad autosomministrazione, ed è stato validato in rapporto all’intervista stessa per ottenere una misurazione parallela dell’abuso nell’infanzia. Le voci per il questionario CECA sono state tratte direttamente dalla sequenza dell’intervista CECA. Le domande sono state testate in versioni di prova per migliorarne progressivamente la formulazione e la struttura, fino a sviluppare una versione finale del questionario. Questa include gli elementi chiave della CECA, ossia la perdita dei genitori, le cure genitoriali (negligenza e antipatia), l’abuso fisico, l’abuso sessuale e il sostegno. Struttura: Le domande iniziali riguardano la perdita o la separazione da un genitore prima dei diciassette anni. In questo modo viene determinato il numero di contesti familiari nei quali l’individuo è stato allevato. Le domande relative a cure, ostilità dei genitori e discordia e/o violenza tra i genitori vengono ripetute per ciascun contesto familiare. Sono indagate tutte le possibili esperienze di abuso fisico da parte di familiari, così come quelle di abuso sessuale da parte di familiari o di estranei. Ciò che rende questo strumento diverso da ogni altra misurazione delle esperienze infantili è l’ampiezza dei fatti che indaga e l’utilizzo di giudizi contestuali per la valutazione della loro gravità. Ad esempio, la valutazione relativa alla gravità dell’abuso sessuale non si basa soltanto sul grado di contatto tra i partner, come in altri strumenti, ma su una gamma di altre informazioni contestuali, come il rapporto con l’autore dell’abuso, la frequenza, l’età precoce della vittima, l’imposizione del segreto, e così via. Questo metodo si è dimostrato efficace nel cogliere in modo sintetico la piena gravità contestuale dell’esperienza. Le principali aree indagate sono le seguenti: Contesto familiare Perdita dei genitori prima dei 17 anni Cura materna (negligenza e antipatia) Cura paterna (negligenza e antipatia) Relazioni strette nell’infanzia 1 1 Abuso fisico Abuso sessuale 6. I dati vengono raccolti con il consenso degli intervistati; in aggiunta si è compilata per ogni caso una breve scheda informativa circa lo stato civile attuale, la presenza o meno di un’attività lavorativa, la tipologia del Disturbo Borderline di Personalità (Narcisistico, Istrionico, Schizotipico, Impulsivo, Antisociale, Dipendente/Evitante). 7. I dati ottenuti vengono inseriti in un database di access per poter continuare ad arricchire nel tempo il campione raccolto e per avere una veloce elaborazione numerica dei dati. Risultati Sono stati presi in considerazione 17 soggetti (11 femmine e 6 maschi) di età compresa tra i 20 e i 49 anni, e per ciascuno di essi è stata applicata la procedura di indagine comprendente la somministrazione della SCID per una prima valutazione diagnostica secondo il DSM IV-TR, l’applicazione dell’intervista diagnostica per i pazienti con disturbo di personalità borderline, la somministrazione del questionario sull’esperienze di cura e di abuso nell’infanzia (CECA.Q). I dati così ottenuti sono stati completati con le valutazioni cliniche fornite dai curanti relative alla tipologia diagnostica del Disturbo borderline di personalità: narcisistico, impulsivo, antisociale, istrionico, schizotipico, evitante/dipendente a seconda della sintomatologia prevalente derivante dal deficit di base della regolazione affettiva. Come già accennato precedentemente, l’intervista diagnostica per i pazienti con DBP è stata utilizzata con due obiettivi: per confermare o meno con uno strumento obiettivo la diagnosi clinica categoriale e per usufruire di una serie di valutazioni diagnostiche dimensionali previste dalla intervista stessa (adattamento sociale, comportamento impulsivo, affettività, psicosi, relazioni interpersonali) per ottenere dati ulteriori e più specifici circa l’esistenza di correlazioni eventuali non tanto tra la categoria diagnostica e i fattori traumatici, ma tra questi ultimi e ambiti di disfunzione più specifici. Ad oggi la procedura di valutazione dei risultati dell’indagine svolta riguarda pertanto i seguenti livelli in base alle ipotesi di correlazione prese in esame: 1 2 1. Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive: viene valutata la frequenza dei fattori traumatici del periodo evolutivo e la qualità delle relazioni primitive nell’intero campione. 2. Differenza di genere nel Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive: viene analizzata la frequenza dei fattori traumatici del periodo evolutivo e la qualità delle relazioni primitive distinguendo tra campione femminile e maschile. 3. Tipologie del Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive: viene analizzata la frequenza dei fattori traumatici del periodo evolutivo e la qualità delle relazioni primitive nelle differenti tipologie del DBP. 4. Comorbidità psichiatrica nel Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive: viene analizzata la frequenza di fattori traumatici del periodo evolutivo e la qualità delle relazioni primitive in relazione ai differenti disturbi psichiatrici in comorbidità con il DBP. 5. Diagnosi dimensionale nel Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive: viene indagata l’esistenza di correlazioni eventuali tra i 5 differenti ambiti dimensionali dell’intervista diagnostica di Zanarini e fattori traumatici del periodo evolutivo e la qualità delle relazioni primitive. Le correlazioni effettuate riguardano pertanto le variabili traumatiche considerate complessivamente nell’ambito del CECA.Q: Contesto familiare: assenza protratta dei genitori; morte dei genitori. Cure materne: negligenza (carenza di attenzioni e affetto fino a trascuratezza delle necessità di base); antipatia (figura materna anaffettiva, disprezzante;presente ed eccessivamente controllante). Cura paterna: negligenza; antipatia. Abuso sessuale Violenza fisica Su 17 soggetti intervistati ( 11 femmine e 6 maschi) 14 sono risultati affetti da Disturbo borderline di personalità (9 femmine e 5 maschi). 1 3 Disturbo Borderline di personalità, fattori traumatici del periodo evolutivo e qualità delle relazioni primitive Valutando l’intero campione il fattore che risulta più frequentemente associato alla diagnosi di Disturbo borderline di personalità è una relazione negativa con la figura materna caratterizzata da un atteggiamento invadente, controllante ma anaffettivo (antipatia). Questo tipo di relazione è presente in 9 soggetti su 14. Subito dopo per frequenza c’è l’ “abuso sessuale” presente in 6 soggetti su 14. Quindi troviamo “negligenza materna” con 5 casi su 14. Pari peso hanno “assenza protratta dei genitori da casa”, “litigi in famiglia”, “disturbi psichici nei genitori”, “antipatia paterna”, tutti presenti in 4 casi su 14. Hanno frequenza marginale tra i soggetti intervistati “separazione dei genitori” ( 1 caso su14), “abusi fisici” (1 caso su 14), “violenze domestiche” (3 casi su 14), “negligenza paterna” (3 casi su 14). Nel complesso sembra comunque più determinante la relazione con la figura materna mentre la relazione con il padre avrebbe un ruolo più marginale. Questi dati contrastano con quelli della letteratura di ricerca relativi sia alla frequenza di “abuso sessuale” che allo studio delle relazioni primitive in soggetti borderline dai quali risultano parimenti disturbate le relazioni con la figura materna e paterna e parimenti importante sia la carenza di accudimento che l’atteggiamento improntato ad antipatia e controllo. Ciò che invece, coincide con i risultati di altri studi è che i fattori più strettamente correlati con lo sviluppo di Disturbo Borderline di personalità vi è l’associazione tra “abuso sessuale” e relazioni primitive disturbate e che un singolo fattore traumatico non è mai predittivo per il disturbo borderline. È stato inoltre effettuato un confrontato tra i punteggi ottenuti dai singoli soggetti nell’intervista diagnostica con i punteggi ottenuti al CECA.Q: i 3 soggetti con i valori più alti nell’intervista diagnostica erano gli stessi che riportavano i più alti livelli di negligenza materna senza significative differenze nel valore dell’anaffettività e atteggiamento controllante. Per quanto riguarda la relazione con il padre, prevale la “relazione debole o assente” caratterizzata da carenza di cure ma anche da basso livello di antipatia e atteggiamento controllante. (5 casi su 13). È presente anche un caso di “relazione ottimale”. Uno dei soggetti non si è sentito di rispondere al questionario riguardante la relazione con il padre. 1 4 Differenza di genere nel Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive: Esaminando separatamente femmine e maschi vengono sostanzialmente confermati i risultati dell’intero campione, ma con alcune particolarità. Tra il campione femminile risulta confermato il fattore di “antipatia materna” ( 6 casi su 9) come il più significativo, seguito da “negligenza materna” e “abuso sessuale”. Minor peso hanno invece “negligenza paterna” e “antipatia paterna”, presenti entrambi in 3 casi su 9. Sebbene il campione maschile sia molto piccolo, dai risultati ottenuti possiamo osservare che il fattore “antipatia materna” riguarda la totalità dei soggetti intervistati con DPB mentre i fattori “negligenza materna” e “abuso sessuale” sono presenti solo in un caso. Risulta più frequente contrariamente a quanto evidenziato nel campione femminile, il fattore “negligenza paterna” (4 casi su 5). Complessivamente nel campione maschile la relazione con la madre viene ricordata come meno disturbata rispetto a quella con il padre. Anche questi risultati si discostano da quelli presenti in letteratura dai quali non emerge nessuna differenza significativa tra campione maschile e femminile per quanto riguarda la qualità delle relazioni primitive. Tipologie del Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive Sempre attraverso il contributo dei curanti dei soggetti intervistati e basandosi su alcuni dati estrapolati dall’intervista diagnostica, è stata definita la tipologia del Disturbo Borderline di personalità: BPD narcisistico, BPD istrionico, BPD schizotipico, BPD impulsivo, BPD antisociale, BPD dipendente/evitante. Gli 14 soggetti positivi per diagnosi di BPD possono essere così raggruppati: DBP narcisistico: 2, DBP istrionico: 7, DBP schizotipico: 1, DBP impulsivo: 1, DBP antisociale: 1, DBP dipendente/evitante: 2. Andando a valutare i soggetti così distribuiti e la presenza dei differenti fattori traumatici e la qualità delle relazioni primitive, le differenze più significative sono emerse circa il fattore “abuso sessuale”. Questo è presente in 4 soggetti su 7 con BPD di tipo istrionico, 2 1 5 soggetti su 3 con BPD di tipo narcisistico e nell’unico soggetto con BPD di tipo antisociale che è anche l’unico maschio abusato del nostro campione. Comorbidità psichiatrica nel Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive Si è analizzato attraverso la somministrazione della SCID se vi sono alcuni disturbi psichiatrici più frequentemente associati con il DBP e se la presenza di una specifica comorbidità psichiatrica è correlabile a particolari fattori traumatici del periodo evolutivo. Degli 14 soggetti affetti da DBP, 9 hanno una comorbidità in asse I secondo il DSM IV-TR: 3 soggetti (femmine) sono affetti da Anoressia Nervosa, 4 (3 femmine e 1 maschio) da Disturbo depressivo maggiore, 1 (femmina) da Disturbo Bipolare tipo 1, 1 (maschio) da Abuso di Sostanze diverse. Tra i soggetti affetti da DBP e Anoressia nervosa è stata rilevata una distribuzione di fattori di rischio tale da non indicare alcuna correlazione specifica per nessuno di questi. Al contrario, nei soggetti con BPD e Depressione Maggiore, i soggetti di sesso femminile hanno in comune l’aver ricevuto scarso accudimento materno, l’aver subito abuso sessuale e la presenza di depressione nella madre. Questi stessi soggetti rientrano, inoltre, nella tipologia borderline di tipo narcisistico. Pur non essendo possibile parlare di comorbidità per un vero e proprio Disturbo di abuso di sostanze, dai dati raccolti attraverso l’intervista diagnostica risulta che tra gli 14 soggetti con BPD, 8 hanno abusato di sostanze per un periodo della loro vita. Diagnosi dimensionale nel Disturbo Borderline di Personalità, fattori traumatici e qualità delle relazioni primitive Sono stati poi presi in considerazione per ciascuna delle 5 sezioni i pazienti che hanno ottenuto nell’intervista diagnostica il punteggio in scala maggiore, ovvero uguale o superiore a due. Individuati i soggetti si è poi voluto indagare se determinati fattori traumatici o qualità disturbate delle relazioni primitive risultano incidere più pesantemente in alcune dimensioni caratteristiche del disturbo borderline. Innanzitutto la sezione dove sono raggruppati più soggetti con punteggio superiore o uguale a 2 è quella relativa all’adattamento sociale (9 soggetti su 14); quella che raccoglie meno soggetti è l’area delle relazioni interpersonali (4 soggetti su 14). 1 6 In ciascuna area risulta sempre più frequente l’”antipatia materna” (adattamento sociale 7 soggetti su 9; comportamenti impulsivi 7 soggetti su 7; affettività 6 soggetti su 7; psicosi 4 soggetti su 6; relazioni interpersonali 4 soggetti su 5). Subito dopo, per frequenza, troviamo il fattore “abuso sessuale” e solo successivamente il fattore “negligenza materna”. In particolare nella sezione del controllo degli impulsi sembrano avere una certa importanza “allontanamento da casa dei genitori”, “malattie psichiatriche dei genitori” e “litigi in famiglia”. È la sezione dove sono nel complesso più frequenti i fattori traumatici. Un altro dato che può essere significativo è che nella sezione delle psicosi, al secondo posto per frequenza, insieme al fattore “abuso sessuale” c’è il fattore “antipatia paterna”. Conclusioni: I risultati dell’indagine allo stato attuale della ricerca, sono necessariamente limitati. I dati registrati confermano che il DBP è correlato con una grave, quando non gravissima compromissione della qualità delle relazioni primitive. Il quadro dell’ambiente familiare che risulta da questa indagine è pertanto quello di una madre poco attenta alle reali esigenze affettive del bambino talvolta eccessivamente apprensiva, presa più dalle sue paure, spaventata e spaventante, con poco spazio e tempo mentale da dedicare al proprio figlio. Il padre anch’egli distante emotivamente e poco presente e responsabile, nell’ambito di una relazione molto debole. Vi sono inoltre, alcune differenze tra il campione maschile e femminile. I soggetti maschi infatti, ricordano tutti una madre accudente e non particolarmente apprensiva ed emotivamente distante; mentre sembra essere stata più compromessa la relazione con il padre caratterizzata da negligenza. Il campione femminile ricorda nel complesso una madre poco accudente e molto apprensiva ed invadente, distante emotivamente. Meno disturbata la relazione con il padre. A questo ambiente familiare si aggiungono in quasi tutti i casi analizzati traumi psichici del periodo evolutivo tra i quali il più frequente è quello dell’abuso sessuale. Questi dati concordano solo in parte con quelli della più recente letteratura di ricerca. Alcuni autori riportano infatti, la presenza di genitori poco accudenti e molto iperprotettivi senza però differenze significative tra madre e padre, né tra campione maschile e femminile. Inoltre da questi studi risulta incidere ugualmente la negligenza e l’antipatia. Se guardati nel loro insieme, questi dati confermano piena valorizzazione all’ambiente come fattore di nascita e crescita alla vita psichica. 1 7 Occorre aumentare le dimensioni del campione per approfondire le correlazioni ad oggi evidenziate e poter trarre conclusioni in senso prognostico e terapeutico. Riferimenti bibliografici Ainsworth M. D. S. et al. 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