IL TRAINING AUTOGENO IN UN PERCORSO DI COUNSELING
ESISTENZIALE: UN CONTRIBUTO ALL’AUTOCOSCIENZA
Roberto Baruzzo
Parole chiave: counseling esistenziale, autocoscienza, bionomia, training
autogeno
Il Counseling
Anche se in Italia non esiste ancora una definizione legislativa in
materia, possiamo assumere come riferimento quanto è stato elaborato in
questi ani dalla ricerca e dalla esperienza nell’ambito delle professioni
d’aiuto. L’intervento di counseling può essere inteso come una forma di
sostegno alla persona o a gruppi al fine di favorire lo sviluppo e
l’utilizzo delle potenzialità del soggetto in vista della soluzione di un
problema o di una decisione, soprattutto nel caso di un disagio
esistenziale.
La modalità di aiuto da parte del counselor tende a stimolare la
scelta autonoma della persona, facilitando la comunicazione e favorendo
l’espressione
delle
capacità
individuali,
senza
prevedere
una
ristrutturazione della personalità.
Occorre definire i confini e le specificità del counseling in
riferimento alle altre forme di relazione d’aiuto e in particolar modo le
differenze con l’intervento psicologico e la psicoterapia.
Così come per le patologie fisiche, anche per le patologie
psichiche possiamo individuare tre ambiti di cura:
- prevenzione della patologia;
- trattamento della patologia in atto;
- assistenza successiva al trattamento della patologia.
La cura delle malattie psichiche è di competenza della
psichiatria, della psicologia clinica e della psicoterapia. L’ambito della
prevenzione e quello dell’assistenza successiva al trattamento possono
essere di competenza anche del counseling.
Il Counseling non è terapia.
Il counseling agisce quindi in un territorio che riguarda la cura
della persona, ma che non è terapia, in quanto non è presente una
patologia conclamata.
Rientra nell’ambito della prevenzione e in quello dell’assistenza
successiva e in modo particolare opera nel campo del disagio
esistenziale.
La finalità dell’intervento come processo di facilitazione è
l’acquisizione di un maggior livello di consapevolezza da parte della
persona, per la gestione autonoma delle sue problematiche e per un uso
migliore delle proprie risorse in relazione ai propri bisogni e desideri.
“Lo scopo del counseling non è quello di risolvere un problema
particolare, ma di aiutare l’individuo a crescere perché possa affrontare
sia il problema attuale sia quelli successivi in maniera più integrata,
ovvero con maggiore autonomia, responsabilità, consapevolezza” (C.R.
Rogers).
Il focus di un intervento di Counseling
Nell’intervento di counseling l’attenzione viene posta sul
comportamento disadattativo alla realtà che circonda la persona, in un
contesto spazio-temporale ben delimitato, nel qui ed ora, non
disadattativo in assoluto.
Il counselor si limiterà ad intervenire su quei comportamenti che
impediscono alla persona di valutare nella giusta dimensione le sue
alternative.
Il problema viene affrontato senza approfondire l’analisi della
persona, ma sviluppando e favorendo la ricerca di alternative nella
analisi della situazione.
Esempi:
conflitti
coniugali,
difficoltà
di
comunicazione,
difficoltà relazionali in ambito scolastico o professionale, difficoltà
nell’orientamento ad una scelta, disagio esistenziale.
Il Counseling Esistenziale
Compito essenziale del Counselor Esistenziale è quello di aiutare
la persona a ricercare, approfondire, chiarire o rafforzare il senso della
vita, affinché abbia un’ulteriore possibilità di maturazione e di crescita
personale.
Attraverso la comunicazione efficace il Counselor Esistenziale
aiuta la persona a chiarire la propria situazione, a individuare e
comprendere le diverse opportunità, ad ampliare la possibilità di
comprensione del senso della propria esistenza, a pervenire a scelte
adeguate al pieno significato esistenziale.
Campi di intervento del Counseling Esistenziale.
“Solo quelle forme che non si inquadrano direttamente in una
patologia, difficoltà di scelta, rammarico esistenziale, generico o
specifico disagio della vita di relazione o del vissuto interiore, rientrano
nelle
possibilità
di
intervento
del
Counseling
Esistenziale”
(Brancaleone-Buffardi).
Si possono individuare tre campi di intervento del Counseling
Esistenziale secondo il modello di Viktor Emil Frankl:
- campo di intervento strettamente specifico: forme di disagio
con genesi e fenomenologia noetica (insoddisfazione esistenziale,
sensazione di vuoto, apatia, disagio relazionale, insicurezza decisionale);
- campo di intervento parzialmente specifico: si limita
ad
intervenire sulle manifestazioni noetiche dei disturbi in forma integrata
con eventuali cure mediche e/o psicoterapeutiche;
- campo di intervento aspecifico: si propone come forma di aiuto
in qualsiasi campo della sofferenza umana, anche se effetto di una
patologia totalmente organica.
Di regola, esiste uno strettissimo legame tra la capacità di
scoprire un senso plurimo alla vita e il grado di maturità di una persona.
Secondo la visione frankliana, scoprire e realizzare un significato
plurimo da dare alla propria esistenza consiste fondamentalmente nello
sviluppo della dimensione noetica.
Tale dimensione permette all’uomo di non essere totalmente
soggetto al determinismo e orienta la persona verso un significato
appagante.
La scoperta del significato (gratificazione noetica) e la
conseguente esperienza del piacere (gratificazione somato-psichica)
danno origine all’”appagamento”.
L’appagamento rappresenta la tensione primigenia dell’uomo, la
cui mancanza genera la “frustrazione della volontà di significato”, o
disagio esistenziale.
L’Autocoscienza
Nel percorso di elaborazione della maturità umana, un ruolo
fondamentale è ricoperto dalla consapevolezza di sé, definita da John
Eccles “autocoscienza”, il livello più elevato di esperienza mentale.
Nonostante la stretta interazione tra le varie dimensioni della
persona (fisico-biologica, bio-psicologica, psico-noetica), possono
essere individuati differenti “livelli qualitativi” di consapevolezza:
Livello di
Area di competenza
consapevolezza
precipua
1.
Fisico-biologico
2.
Bio-psicologico
3.
Psico-noetico
Pertinenza ed espressioni
Vita
Piante, animali, uomo
Coscienza
della vita
Sensazioni, reazioni istintivoemotive, riflessi condizionati,
coscienza irriflessa, coscienza
episodica
Capacità noetica
Pensiero autocoscienze.
Capacità decisionale (la
volontà).
Tendenza all’appagamento
significativo.
Bionomia ed Autocoscienza
Nel pensiero di Schultz, soprattutto nel quadro della sua
presentazione del concetto di bionomia, cioè l’insieme delle leggi della
vita,
possiamo
individuare
alcuni
riferimenti
all’importanza
dell’autocoscienza per uno sviluppo equilibrato e sano della personalità.
“Nell’uomo, a differenza e in misura maggiore che negli altri
esseri viventi, l’ordine e il senso, il significato, il compito, il valore sono
in continuo legame con la corporeità altrimenti gli eventi vitali si
disgregherebbero in singoli elementi senza contesto” (I.H. Schultz).
“… processi bionomici, come per esempio lo sviluppo, la
maturazione, il divenire, il morire, l’autoplasmarsi, l’adesione al piano,
la relazione con l’ambiente e il compimento dotato di senso, stanno al di
sopra dei contesti puramente fisiologico-organici o puramente
psicologico-spirituali, nei quali e sui quali si realizzano” (I.H. Schultz).
I processi bionomici richiedono dunque un elevato livello di
consapevolezza per riuscire a cogliere il senso di quanto avviene in sé e
nella propria vita. A questi processi bionomici l’individuo deve
pienamente aderire; se egli deroga da ciò, rimanendo impigliato nelle
maglie delle mode, delle maschere, dei ruoli, si allontana via via dalla
realizzazione del suo piano di vita, dalla realizzazione del suo vero Sé.
In altri termini potremmo dire che se la persona rinuncia o non
riesce ad attuare una piena consapevolezza di sé non raggiunge
l’autorealizzazione, con le conseguenze negative che da ciò derivano.
Training Autogeno ed Autocoscienza
Per
individuare
il
contributo
del
TA
all’acquisizione
dell’autocoscienza possiamo rifarci alla sua applicabilità nei soggetti
normali secondo le indicazioni di Schultz: “Dopo due o tre settimane di
allenamento agli esercizi del ciclo inferiore del training autogeno si è in
grado di rendersi conto perfettamente di quanto in pratica essi possano
offrirci”.
Tra le varie possibilità di applicazione del TA nei soggetti
normali, Schultz parla di “Introspezione e presa di coscienza di sé”.
Con queste parole Schultz intende la possibilità offerta dal TA, o meglio
dal TAS, di “vivere una produzione che spontaneamente affiora
dall’inconscio e che viene a manifestarsi senza essere impedita da
alcuna inibizione”.
Secondo Peresson, anche a livello degli esercizi inferiori, lo stato
di rilassamento bionomico consente una specie di interiorizzazione, un
“rientrare in se stesso”, per cogliere, nello stato di passività, le
dinamiche positive e frustranti che costituiscono il nostro mondo
interiore.
Il TA mira soprattutto a realizzare un sempre miglior controllo
dei propri problemi esistenziali. La “presa di coscienza di sé” aiuta la
persona a considerare nella giusta proporzione i vari motivi di tensione,
di contrasto, di insoddisfazione.
Prendere coscienza di queste altre interpretazioni, “riportarci alla
realtà e alla concretezza, scoprire ciò che veramente è duraturo in noi da
ciò che è fugace e transitorio: anche questo, per non dire soprattutto
questo, è lo scopo del TA” (Peresson).
Due esempi di applicazione del TA per l’acquisizione di una più
ampia Autocoscienza.
Stefano, 35 anni, dopo aver sperimentato i benefici degli esercizi
inferiori, comincia un percorso con il TAS per “comprendere in modo
più chiaro cosa voglio dalla mia vita”. Dopo aver completato il ciclo
inferiore, analizza la propria situazione con queste parole: “Negli ultimi
anni ho esagerato con gli impegni riservando poco tempo a me stesso.
Per merito del TA ora do un valore diverso alle cose: prima vivevo tutto
con apprensione, ora affronto le situazioni molto più tranquillamente.”
Dopo l’esercizio delle Situazioni evocate afferma: “Alcuni
fatti che hanno segnato la mia vita, come la morte di papà, prima avrei
voluto cancellarli, ora riesco a viverli con serenità interiore. Il dolore,
che provo ancora, non mi causa più una tensione insostenibile”.
Commentando l’esercizio del Dialogo con l’inconscio dice:
“Ora ho capito molte cose, il mio stato d’animo è tranquillo, provo una
sensazione di armonia, di equilibrio tra il mondo interiore e la vita
concreta”.
Federica, 32 anni, chiede di imparare il TA per poter “essere più
rilassata” in un particolare periodo di vita. Allenandosi con l’esercizio
della pesantezza riferisce: “Mi sento levitare. Provo una sensazione di
tranquillità. Mi posso permettere di essere rilassata e così ho incontrato
una persona che non conoscevo più da troppo tempo: ho incontrato me
stessa”.
Un breve periodo di allenamento con il TA inferiore le
permette di provare “una sensazione di vuoto, di distacco, di energia che
si ricarica e poi si espande. Riconosco di più i miei limiti e li accetto.
Credo di aver raggiunto un certo equilibrio tra due tendenze che ho
sempre avuto nella mia vita: il perfezionismo e il disimpegno. Sto
prendendo coscienza della mia ipervigilanza ma anche della volontà di
cambiare qualcosa”.
La scelta di cambiare lavoro le ha aperto nuovi orizzonti di
vita e una più gratificante dimensione esistenziale.
Bibliografia
Brancaleone F.-Buffardi G. (1998), Manuale di counseling
esistenziale, SEAM, Formello (RM), 1999
Di Fabio A.-Sirigatti S. (2005), Counseling. Prospettive e applicazioni,
Ponte alle Grazie, Milano, 2005
Frankl V.E. (1962), Teoria e terapia delle nevrosi, Morcelliana, Brescia,
1978
Frankl V.E. (1966), Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana,
Brescia, 1975
Frankl V.E. (1977), La sofferenza di una vita senza senso, Elledici,
Leumann (TO), 1982
May R. (1939), L’arte del counseling, Astrolabio, Roma, 1991
Peresson L. (1975), Psicoterapia autogena, Cisspat, Padova, 1990
Rogers C.R. (1942), Psicoterapia di consultazione, Astrolabio, Roma, 1971
Schultz I.H. (1932), Il Training autogeno, Feltrinelli, Milano, 1993
Schultz I.H. (1951), Psicoterapia bionomica, Masson, Milano, 2001