Consiglio Nazionale delle Ricerche Corso di formazione integrata scientifica e tecnologica (A.S. 2002/03) http://usr-lazio.artov.rm.cnr.it/fiset2002/ Modulo 6: Aspetti chimico-fisici e biologici dell’ambiente "suolo" Daniela Lippi e Maria Rita De Paolis Istituto di Biologia Agroambientale e Forestale Area della Ricerca di Roma1 “Montelibretti” - [email protected] Calendario degli incontri del modulo 6: Aspetti chimico-fisici e biologici dell’ambiente "suolo” 1. Ecosistema suolo 06/02 Artov 2. Pedogenesi 20/02 Mlib 3. Turnover della sostanza organica nel suolo 27/02 Mlib 4. Ecologia delle popolazioni microbiche del suolo 06/03 Mlib 5. Ciclo dell’Azoto 13/03 Mlib 6. Ciclo del Carbonio 20/03 Mlib Aspetti chimico-fisici e biologici dell’ambiente "suolo" 5. Ciclo dell’Azoto Parte teorica Esperienze di laboratorio Introduzione Analisi di attività Immobilizzazione batteriche Mineralizzazione Azotofissazione Dosaggio proteine Azotofissazione 5. Ciclo dell’azoto Introduzione La dipendenza reciproca di tutte le forme di vita sulla terra è dimostrata nei cicli biogeochimici dei principali elementi nutritivi; in particolare nei cicli dell'Azoto e del Carbonio nei quali troviamo una componente geochimica e una componente biologica Riserve di azoto 60-70 x 1015 t Litosfera 95-98% Atmosfera 2-5% Ciclo molto complesso: Composti solidi, liquidi e gassosi Solubili e insolubili N° ossidazione da +5 a -3 Passaggi pluridirezionali Numerosi ingressi e uscite Attività antropiche Difficoltà di valutare il bilancio Biosfera 0,01% Tutti presenti, ma prevale la forma ridotta (-3), 90% in natura e 100% nella biosfera Quindi: NH3 e NH4+ L'azoto è il nutriente più richiesto da tutti gli organismi viventi e diviene spesso il fattore limitante Anche per quanto riguarda la capacità di assumere azoto gli organismi viventi si possono suddividere nelle tre grandi categorie: organismi fotosintetici (produttori) assimilano azoto solamente sotto forma di ammonio o nitrati animali assimilano azoto organico come proteine e aminoacidi microrganismi decompongono e mineralizzano il materiale organico, liberando CO2 e NH3 Rappresentazione schematica del ciclo dell’azoto N2 (+1)N2O Biomassa (-3) N Atmosfera (+2) NO (+5) NO3 (-3) NH3 (-1) NH2OH Biosfera (+3) NO2 Fissazione dell’azoto Nitrificazione Assimilazione riduttiva del nitrato Denitrificazione o dissimulazione riduttiva del nitrato Assimilazione dell’ammonio Ammonificazione 5. Ciclo dell’azoto Immobilizzazione Esclusa l'atmosfera, l'azoto è presente quasi esclusivamente in forma ridotta e viene incorporato come ammonio nelle proteine, negli acidi nucleici e negli altri composti organici nelle cellule degli organismi viventi. Anche le riserve di azoto nel suolo sono nella forma ammoniacale: come sostanza organica (residui vegetali e animali o fertilizzanti) come forma minerale adsorbita sulle rocce, fillosilicati in grado di legare gli ioni ammonio. Nel suolo esiste un ciclo interno, distinto dal ciclo complessivo, che porta all'interscambio di azoto inorganico (NO3- e NH4+) con quello organico. Mineralizzazione Azoto organico NH4+ NO3- Immobilizzazione Assimilazione riduttiva del nitrato Biomassa (-3) N N2 (+1) N2O Biomassa (-3) N (+2) NO (+5)NO3 (-3) NH3 (-1) NH2OH (+3)NO2 (+5) NO3 Le piante assorbono solo ioni nitrato e ammonio La scelta dipende dalla specie vegetale, dalla temperatura e dal pH della soluzione circolante nel terreno perchè: nitrati (ione-) in soluzione ammonio (ione+) "fissato" sull’argilla più disponibili meno disponibile La riduzione del nitrato avviene in due stadi ad opera di due enzimi specifici: nitrato riduttasi molibdo-flavo proteina che catalizza il trasferimento di elettroni per la riduzione del nitrato a nitrito nitrito riduttasi ferro-zolfo proteina che riduce il nitrito ad ammonio utilizzando come donatore di elettroni la ferridossina ridotta, generata dalla fotosintesi Struttura e funzione degli enzimi 1. Gli enzimi (catalizzatori biologici) sono proteine globose, formate da più sub-unità. Presentano uno o più siti attivi dove avviene il legame con il substrato che Substrato innesca la reazione. Siti attivi Prodotti di reazione * * * * Enzima 2. La perfetta complementarietà tra enzima e substrato garantisce la specificità. 1 2 3 3. Al termine l’enzima è inalterato e pronto per catalizzare un'altra reazione. La nitrato riduttasi è un complesso enzimatico che ha la funzione di catalizzare il trasferimento di 2 elettroni dal NAD(P)H2 (piridin-nucleotide, donatore di elettroni) al nitrato (+5) che si riduce a nitrito (+3) NADPH2 NADP+ FAD HNO3 + 2e- + 2H+ Citocromo Mo NO3 NO2 - HNO2 + H2O E’ costituito da due parti non separabili fisicamente: una contiene il FAD (Flavin adenin dinucleotide) ed ha il sito attivo per il NAD(P)H una contiene Molibdeno e porta il sito attivo per il nitrato Porta associato anche un citocromo Il FAD, il citocromo e il molibdeno formano una catena di trasporto attraverso la quale gli elettroni sottratti al NAD(P)H arrivano al nitrato che si riduce a nitrito Il molibdeno è un elemento indispensabile per le piante Assimilazione dell’ammonio N2 (+1) N2O Biomassa (-3) N (+2) NO (+5)NO3 (-3) NH3 Biomassa (-3) N (-3) NH3 (-1) NH2OH (+3)NO2 L’assimilazione avviene attraverso reazioni catalizzate da diversi enzimi: Aminazione: trasferimento di NH4+ a chetoacidi amminoacidi Transaminazione: trasferimento del gruppo amminico (NH2-) da un amminoacido a un chetoacido Gli amminoacidi sono molto più numerosi dei 20 costituenti principali delle proteine Gli animali ne formano solo 8; nelle piante ne sono stati isolati oltre 50 liberi H R 5. Ciclo dell’azoto Mineralizzazione La mineralizzazione è il processo di degradazione operato dagli organismi decompositori che porta alla formazione di azoto minerale nitrico e ammoniacale, detti “azoto scambiabile” Nel suolo è in equilibrio con l’immobilizzazione che è la simultanea sintesi di nuova biomassa L’azoto potenzialmente mineralizzabile è l'8-15% dell'azoto totale Il contenuto varia con il tempo, da sito a sito e in funzione della temperatura, del pH, dell'ossigenazione, delle condizioni idriche, della vitalità della biomassa, del tipo di sostanza organica, ecc. Anche le più comuni pratiche agricole influenzano le trasformazioni dell'azoto organico: lavorazioni del terreno, irrigazione, fertilizzazione, tipo di coltura Processo molto lento: 1) le proteine formano complessi con i costituenti poco degradabili dell'humus, per esempio la lignina e formano ligno-proteine, 2) le proteine vengono intrappolate e trattenute nell'argilla Difficile e complesso valutare il potere di mineralizzazione di un suolo Ammonificazione - Prima fase della mineralizzazione N2 (+1) N2O Biomassa (-3) N (+2) NO (+5)NO3 (-3) NH3 Biomassa (-3) N (-3) NH3 (-1) NH2OH (+3)NO2 Microrganismi eterotrofi decompositori: batteri, funghi, attinomiceti (105-107/g) In serie, per mezzo di enzimi extracellulari, arrivano a liberare NH3 con due processi Ammonificazione: proteolisi aerobica di proteine e acidi nucleici con formazione di amminoacidi e basi Putrefazione: decomposizione anaerobica delle proteine con formazione di ammine e altri composti organici volatili Nitrificazione N2 (+1) N2O Biomassa (-3) N (+2) NO (-3) NH3 (+5)NO3 (-3) NH3 (-1) NH2OH - (+5)NO3 (-1) NH2OH - (+3)NO2 (+3)NO2 Ossidazione dell’ammonio a ione nitrico in due fasi per opera di batteri aerobi chemiolitotrofi obbligati NH4+ NO2- Nitrosomonas Nitrosococcus Nitrosospira NO2- NO3- Nitrobacter Nitrococcus Nitrospira Le reazioni liberano notevoli quantità di energia, utilizzata per le biosintesi cellulari Denitrificazione o dissimulazione riduttiva del nitrato N2 N2 (+1) N2O (+1) N2O Biomassa (-3) N (+5) NO3 (-3) NH3 (+2) NO (+2) NO (+5)NO3 (-1) NH2OH (+3)NO2 Tre meccanismi chimici dipendono dal pH (+3) NO2 L’azoto nitrico viene ridotto ed allontanato in forma gassosa con diversi meccanismi La via microbiologica è la più importante: produce N2 e N2O volatilizzazione diretta dell’ammoniaca pH 7 decomposizione spontanea dei nitriti con emissione di ossidi di azoto pH 5,5 reazioni spontanee di acido nitroso con amminoacidi o sali di ammonio ed emissione di N2 La denitrificazione microbiologica è, idealmente, l’inverso della nitrificazione Avviene nel suolo e nelle acque in ambiente riducente, cioè privo di ossigeno che è il fattore principale di controllo di questo processo Anche in suoli dotati di buona aerazione si possono trovare, all’interno degli aggregati, micrositi ad alta attività denitrificante E’ una respirazione anaerobica che utilizza il nitrato come accettore di elettroni Soltanto alcuni batteri chemioeterotrofi anaerobi facoltativi, Pseudomonas e Bacillus, sono capaci di compiere questo tipo di respirazione che ha come risultato l’emissione e non l’assimilazione di N2 La reazione globale, catalizzata dalla nitrato riduttasi, è 2 HNO3 + 10 H+ + 10 e- N2 + 6 H2O il trasporto degli elettroni avviene attraverso la catena dei citocromi Pseudomonas fluorescens Bacillus cereus 5. Ciclo dell’azoto Azotofissazione La fissazione biologica è il processo più importante attraverso il quale l'azoto molecolare inorganico viene ridotto e fissato in una forma molecolare organica Per questa via viene inserito nel processo di mineralizzazione-immobilizzazione e messo a disposizione degli organismi produttori e di conseguenza di tutti gli altri Fissazione industriale (processo Haber-Bosch) N2 + 3 H2 2NH3 Fissazione biologica Necessita anch’essa di molta energia e di un catalizzatore * Alta temperatura (300-600°C) * Temperatura ( 30°C) * Alta pressione (200-800 atm) * Pressione normale * Catalizzatore: miscela Fe-Mo * Nitrogenasi: Mo-Fe proteina * Resa 20-40% di NH3 * Varia con condizioni ambientali * Produzione 70 milioni di t annue * Produzione 200 milioni di t annue * Alto inquinamento ( 50% perso) * Arricchimento naturale del suolo * Alti costi * Pronta disponibilità I microrganismi capaci di fissare l'azoto atmosferico sono detti azotofissatori o diazotrofi. Appartengono ad alcune famiglie di batteri e di Cianoficee (alghe verdi-azzurre). Possono essere Rizosfera Attività bassa Liberi Aerobi Anaerobi Azotobacter Beijerinckia Derxia Spirillum Enterobacter Klebsiella Clostridium Desulfovibrio Chlorobium o Simbionti Batteri Rhizobium Actinomyces Frankia Tubercoli radicali Attività alta Cianoficee Nostoc Anabaena Nitrogenasi e suo meccanismo di azione La nitrogenasi, enzima responsabile dell’ azotofissazione biologica, è un complesso enzimatico costituito da due proteine distinte, indispensabili: la dinitrogenasi riduttasi, una ferro-proteina formata da due subunità identiche contenenti 4 atomi di Fe e 4 di S la dinitrogenasi, una molibdo-ferro-proteina formata da 4 subunità contenenti 2 atomi di molibdeno, 21-35 atomi di Fe e 18-24 gruppi SH NADH Mg-ATP Ferridossina ridotta Mg-ADP+Pi N2 NAD+ Fe-proteina Ferridossina ossidata e- Mo-Fe-proteina 2NH3 Una serie di reazioni riduce l'azoto ad ammoniaca attraverso trasferimenti di elettroni. Il primo trasferimento alla Fe-proteina avviene con un flusso casuale mentre in seguito essa li trasferisce singolarmente alla Mo-Fe-proteina. Ciò deve essere ripetuto più volte affinché la Mo-Fe-proteina sia in uno stato sufficientemente ridotto, da consentirle di ridurre l’ N2 Proprietà della nitrogenasi Nel 1966 si è scoperto che la nitrogenasi agisce anche riducendo l’acetilene ad etilene, rompendo uno dei tre legami tra gli atomi di Carbonio. HC CH H2C CH2 (1) N N HN NH (2) Basandosi sul dosaggio gascromatografico della riduzione dell’acetilene (reazione 1) è stato possibile caratterizzare la nitrogenasi e valutare la quantità di azoto fissato (reazione 2) Le due proteine componenti della nitrogenasi vengono inattivate dall’ossigeno Gli azotofissatori aerobi attuano diversi meccanismi fisiologici per proteggere la nitrogenasi dal danno da ossigeno: Controllo genetico Microaerofilia La capacità di ridurre l’azoto è molto più diffusa tra i microrganismi anaerobi Protezione respiratoria Protezione conformazionale Barriere fisiche Proteine specifiche Azotofissazione simbiotica L’azotofissazione (batteri) è accoppiata direttamente alla fotosintesi (piante) La più nota è la simbiosi tra Rizobi e Leguminose Batteri Gram-negativi, aerobi, mobili, di forma bastoncellare, possono anche vivere come eterotrofi nel Neoformazioni radicali: suolo: 102-104 per g Noduli Simbiosi specifica Rizobi compatibili Efficienza Circa 600 generi e 18.000 specie, includono piante arboree, arbustive, erbacee ed anche acquatiche. Un buon prato di trifoglio arriva a fissare 100-400 Kg di azoto per ettaro. Certe Acacie tropicali possono fissare fino a 200 Kg/ha/anno Ciclo dei rizobi nel suolo 1) adesione dei rizobi ai peli radicali a seguito di segnali molecolari tra pianta e ospite: induzione geni nod Bastoncini mobili Batteroidi (5) (1) 2) incurvamento dei peli radicali Cocchi (8) immobili 3) inizio e sviluppo del filo di infezione 4) rilascio e moltiplicazione dei batteri, avvolti dalla membrana, all'interno delle cellule corticali dell'ospite Rhizobium Pelo radicale 5) trasformazione dei batteri in batteroidi, 10 volte più grandi, che non si dividono 2 Formazione del tubo d’infezione 6) sintesi della leg-emoglobina nel citoplasma della cellula vegetale Noduli 7) sintesi della nitrogenasi (geni nif) e fissazione dell'azoto 8) degenerazione del nodulo e liberazione dei rizobi nel terreno dove riprendono la forma di cocchi Infezione del pelo radicale 1 7-8 5-6 3 4 Processo di infezione e formazione dei noduli Scomposizione del ciclo dell’azoto Si può immaginare di scomporre il ciclo dell’azoto in tre sottocicli che si svolgono in ambiti sempre più ampi N organico NH4+ 3 2 1° - Flusso di ammonio tra suolo e piante N organico NH4+ riserve 1 NH4+ soluzione 1. Scambi di ammonio, nel suolo, tra riserve e soluzione circolante 2. Assimilazione degli ioni ammonio da parte dei vegetali 3. Restituzione al suolo dei residui vegetali 2° - Processi ossidoriduttivi tra suolo e organismi viventi N organico NH4+ NO3- 1 2 N organico 1. Assimilazione dei nitrati 3 NH4+ soluzione NH4+ riserve 2. Deposizione al suolo dei residui vegetali 3. “Ammonificazione” = degradazione dei residui vegetali 4. Nitrificazione 4 NO3- soluzione 3° - Processi ossidoriduttivi tra suolo e atmosfera N2 N organico NH4+ NO3- 2 1 1. Azotofissazione 4 2. Denitrificazione (3. Nitrificazione) N organico NH4+ riserve NH4+ soluzione 3 NO3soluzione 5. Ciclo dell’azoto Analisi di attività batteriche Dosaggio di proteine in una coltura batterica Lowry et al. (1951) Preparazione del materiale Soluzioni NaOH 1N NaOH 0,1 N Na2CO3 2% in NaOH 0,1 N CuSO4•5H2O 1% in H2O distillata Tartrato di sodio 2% in H2O distillata o potassio Prima di procedere al dosaggio delle proteine in una coltura batterica è necessario disegnare su carta millimetrata la curva di taratura utilizzando g/ml proteine una soluzione a concentrazione nota di Albumina Idrolizzare i campioni nel modo seguente: centrifugare per 20 minuti a 10000 giri/min 3 ml di coltura batterica risospendere il pellet in 3 ml di soluzione NaOH 1N prelevare (in doppio) 1 ml della sospensione ottenuta e metterlo in una provetta di vetro; chiudere ciascuna provetta con carta d’alluminio mettere le provette a bollire per 10 minuti Proseguire con il metodo di Lowry per la determinazione delle proteine: preparare la miscela di reazione nella quantità necessaria, mescolando con le seguenti proporzioni le soluzioni: Na2CO3 10 ml CuSO4 5 H2O 0,1 ml Tartrato di sodio o potassio 0,1 ml prelevare dalle provette del campione bollito 0,8 ml e metterli in un’altra provetta aggiungere 4 ml della miscela di reazione lasciare i campioni a temperatura ambiente per 15 minuti aggiungere 0,4 ml di reagente Folin e mettere le provette al buio per 30 minuti leggere l’assorbanza allo spettrofotometro ad una lunghezza d’onda di 500 nm valutare la quantità di proteine dei campioni dalla curva di taratura g/ml proteine N.B. La lettura del campione allo spettrofotometro deve essere fatta contro un bianco (H2O) sottoposto alle stesse reazioni del campione Azotofissazione: saggio della riduzione dell’acetilene Gascromatografia o cromatografia in fase gassosa Tecnica di separazione di miscele Fase stazionaria Solido granulare poroso riempie la colonna Gas Fase mobile fluisce attraverso la colonna I meccanismi di separazione sono due: adsorbimento Dipende dalla diversa forza dei legami con cui le molecole del campione sono trattenute sulla superficie delle particelle solide che riempiono la colonna esclusione molecolare Fase stazionaria costituita da solido granulare poroso che trattiene le molecole aventi ingombro inferiore al diametro dei pori ed escludendo le altre che vengono eluite con il gas di trasporto