Quest’anno noi delle prime abbiamo affrontato lo
studio delle SCIENZE DELLA TERRA e, non
senza difficoltà, abbiamo capito che il nostro
pianeta non è qualcosa di statico ma è in continua
evoluzione!!!!!!!!!!
Come vedremo …. Non sempre
questi mutamenti sono
indolori……
…D’altronde pensare al pianeta come un
CORPO MATERIALE IN EVOLUZIONE
è stato difficile anche per eminenti
studiosi…
Infatti… elaborare un modello
interno della TERRA ha richiesto
molti anni di studio anche perché,
com’è intuibile, i dati sulla struttura
profonda del pianeta sono
generalmente indiretti…
Attualmente si fa riferimento a
due modelli parzialmente
sovrapponibili della struttura
interna del nostro pianeta. Nel
primo si distinguono:
CROSTA
È la parte più superficiale dell'interno terrestre; il suo spessore varia da 5 a 10
km in corrispondenza degli oceani e tra 20 e 70 km sotto i continenti.
MANTELLO
È uno strato che si estende da poco sotto la crosta ad oltre la metà del raggio
terrestre. In questo spessore si hanno significative variazioni di pressione e
temperatura che determinano una stratificazione interna al mantello con un
passaggio graduale da uno strato all'altro, il che fa pensare ad una composizione
quasi uniforme.
NUCLEO
A circa 3000 km di profondità inizia il nucleo che si estende fino al centro della
Terra; esso sarebbe formato da composti del ferro mescolato con silicio e nichel.
Si distingue un nucleo esterno liquido da un nucleo interno rigido ed elastico come
un solido.
Il secondo modello:
La Terra è suddivisibile anche in Litosfera, Astenosfera e Mesosfera in
base allo stato fisico in cui i materiali si trovano. La litosfera rappresenta
il guscio superficiale rigido e comprende la crosta terrestre e la parte
esterna del mantello. E’ spessa circa 100 km sotto i continenti e circa 50
km sotto gli oceani. L'astenosfera è lo strato che segue la litosfera:in essa
le rocce si trovano allo stato prevalentemente fuso. Si estende sino a 700
km di profondità. La mesosfera si estende fino al nucleo terrestre ed è
caratterizzata da materiali solidi.
Se è stato difficile elaborare un modello
interno del pianeta, ancor più complicato
è stato poter pensare che esso cambiasse
morfologicamente per effetto di forze
endogene ed esogene …
FORZE ENDOGENE
I VULCANI
I TERREMOTI
Manifestazione del calore
interno della terra
Scuotimenti della crosta
terrestre causati da
improvvisa liberazione di
energia
Nel mantello
MAGMA
Si propagano
per
Si originano nell’
ACIDO
BASICO
IPOCENTRO in
profondità
EPICENTRO
Sulla superficie
sopra l’ipocentro
Onde
sismiche o
onde
interne
ONDE P
(prime)
scosse
sismiche o
onde
superficiali
ONDE L (onde
di Love
ONDE S
(seconde)
ONDE R
(onde di
Rayleigh)
FORZE ESOGENE
Forza di gravità
Frane
Valanghe
Valli a V
Acque
Calanchi
Piane alluvionali
Valli a U
Ghiacciai
Morene
Massi erratici
Vento
Dune
Vari tipi di costa
Mare
Fiordi
Atolli
Alfred Wegener (1880 - 1930).
Fu tra i primi a ipotizzare un
pianeta in movimento e intorno al
1915 elaborò la teoria della deriva
dei continenti …
Secondo la sua ipotesi nel Paleozoico e per quasi tutto il Triassico le terre
emerse furono raggruppate in un unico, enorme continente che lo stesso
Wegener chiamò Pangea. Le acque costituivano un solo sterminato oceano
denominato Panthalassa.
Circa 200 milioni di anni fa la Pangea avrebbe cominciato a frammentarsi
lentamente in due parti: a nord la Laurasia e a sud il Gondwana, circondati
entrambi dall'oceano denominato Thetys.
Lentamente i due supercontinenti, Laurasia e Gondwana si ruppero in parti più
piccole che andarono alla deriva sulla crosta oceanica fluida. La Laurasia andò
alla deriva verso il Nord, mentre il blocco America del Sud-Africa si staccò
dal blocco Australia-Antartide.
Le prove della deriva
A sostegno della propria teoria, Wegener portò argomenti di varia natura, atti a fornire una
spiegazione scientifica:
geologici: corrispondenza quasi perfetta dei margini dei continenti che si incastrano l'un l'altro
come in un mosaico
paleontologici e biologici: le identità o similarità floristiche e faunistiche tra continenti differenti
inducevano a supporre che tra essi potessero essere esistiti, durante il Mesozoico, i cosiddetti
ponti continentali successivamente sprofondati nell'oceano.
paleoclimatici: conducendo ricerche anche sulla distribuzione dei climi del passato, rilevò in
Sudamerica, Australia, Africa ed India, rocce sedimentarie, mentre in Siberia, America
settentrionale ed Europa trovò dei carboni fossili della stessa età delle tilliti. La particolare
distribuzione di queste rocce poteva essere spiegata solo ammettendo che al momento della loro
deposizione le terre soggette al clima glaciale fossero tutte unite tra di loro, così come dovevano
esserlo quelle dove il clima era invece tropicale.
Con l’approfondirsi delle conoscenze
scientifiche, anche grazie a
raffinate strumentazioni tecniche,
la teoria di Wegener è stata ripresa
e rimaneggiata nella …
Secondo questa teoria la litosfera rigida è
suddivisa in un certo numero di placche……
… Le placche non sono stazionarie, ma "galleggiano" con velocità dell'ordine dei
2-10 cm/anno sullo strato di rocce "soffici" della sottostante astenosfera.
Questa, riscaldata dall'interno della Terra e divenuta plastica, si espande,
diventa meno densa e si solleva. Incontrando la litosfera devia e trascina le
placche lateralmente finché si raffredda e si condensa scendendo di nuovo
verso il basso a completare il ciclo.
ZOLLE DELLA
CROSTA
La continua
evoluzione del
pianeta si
manifesta in una
serie di eventi ….
MOVIMENTI
SCORRIMENTO
SCONTRO
ALLONTANAMENTO
OROGENESI
SUBDUZIONE
FAGLIA
ESPANSIONE
FOSSA
DORSALI
RIFT
Che spesso provocano
grandi danni. Per ex. Lo
TSUNAMI
ARCO INSULARE
Che cos'è ?:
La parola tsunami (sinonimo di maremoto) è di origine giapponese e significa
"onda di porto", ad indicare un tipo di onda anomala che non viene fermata
dai normali sbarramenti posti a difesa dei porti. Il fenomeno dello tsunami
consiste in una serie di onde che si propagano attraverso l'oceano.
Come viene generato?
Le onde sono generate dai movimenti del fondo del mare, quasi sempre
provocati da forti terremoti sottomarini, ma possono anche essere prodotte
da eruzioni vulcaniche e da grosse frane sottomarine. Eccezionalmente uno
tsunami può essere generato dall'impatto di un asteroide sulla superficie del
mare.
Un terremoto con
epicentro in
corrispondenza del
fondo marino o della
costa provoca la
propagazione in mare
di onde sismiche. La
velocità di
propagazione di tali
onde dipende dalla
loro lunghezza d’onda
e dalla profondità del
mare: è di circa 100
m/s per una
profondità di 1000m.
I maremoti non vengono avvertiti in mare
aperto ma sulla costa dove possono
abbattersi più onde, alte anche 20 o 30m,
separate da intervalli di qualche minuto
che talvolta possono essere precedute da
un ritiro prolungato delle acque.
Invadendo la terra
ferma le onde
provocano grandi danni.
Il terremoto che ha devastato le regioni dell'Oceano Indiano il 26 Dicembre
2004 è avvenuto a causa del movimento e della conseguente subduzione tra la
placca INDIANA e quella di BURMA.
Una scossa sismica di
8.9 gradi della scala
Richter ha colpito il sud
est asiatico, causando
una serie di maremoti
che hanno inondato le
coste di Thailandia,
India, Sri Lanka,
Indonesia, Malesia,
Maldive arrivando fino
alla Somalia e al Kenia.
il terremoto, con
epicentro al largo di
Sumatra, ha colpito alle
7.59 ora locale
provocando un muro
d’acqua alto 10 metri. Il
totale delle vittime è
circa 288.800 con
5.000.000 di sfollati.
Registrazione sismografica del terremoto del 26/12/04
presso la stazione sismica di Colliano (Irpinia) dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - primi 15 minuti di
registrazione.
Nel Pacifico,
esiste un centro
responsabile per
il monitoraggio
dei maremoti.
Tragicamente,
non esiste un
tale sistema nel
Golfo del
Bengala dove è
avvenuto il
recente
disastro.
Località
Data
Morti
Runup
max
Terremoto
Nicaragua
02.09.1992
170
9.7 m
7.2
Indonesia
(Flores)
12.12.1992
1000
26 m
7.5
Mar del
Giappone
12.07.1993
330
31 m
7.6
Indonesia
(Est Giava)
03.06.1994
250
14 m
7.8
Isole Kurili
Ottobre
1994
11
9m
8.1
Filippine
(Mindoro)
15.11.1994
62
10 m
7.1
Papua
Nuova
Guinea
17.07.1998
3000
7-10 m
7.1
Anche in Italia tali fenomeni possono verificarsi ma poiché i movimenti
tettonici sono più modesti dovrebbero essere di minore entità.
Non va comunque dimenticato il disastroso maremoto del 28 dicembre
1908 che devastò Messina e Reggio Calabria. Le vittime furono circa
80.000 soltanto a Messina su una popolazione di circa 140.000 abitanti.
A Reggio Calabria ci furono circa 15.000 morti su una popolazione di
45.000 abitanti.
Ricordiamo che anche in
Italia non esiste un
sistema di monitoraggio
preventivo