Fondazione Svizzera
di Cardiologia
Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale
Le aritmie cardiache
Informazioni per i pazienti
Indice
Introduzione2
Il cuore e la sua rete elettrica
3
Cos’è un’aritmia e perché la si avverte?
5
Tipi frequenti di aritmia
7
Sintomi e conseguenze delle aritmie
11
Diagnosi dell’aritmia
12
Possibilità terapeutiche
15
Trattamenti speciali
20
Aspettativa di vita
22
Introduzione
Il cuore è il motore del nostro sistema cardiocircolatorio. In una
persona sana batte da 60 a 100 volte al minuto, cioè da 30 a 50
milioni di volte all’anno, senza mai fermarsi. Senza la perfetta
coordinazione delle sue fibre muscolari, che si contraggono e si
distendono ritmicamente, non potrebbe pompare il sangue
nell’organismo. Il sistema di conduzione dello stimolo è la base
dello svolgimento coordinato della contrazione e della dilatazione del cuore.
Con l’espressione aritmia cardiaca (o disturbo del ritmo cardiaco, in seguito per semplicità aritmia) si designano dei battiti
cardiaci troppo lenti, troppo rapidi o irregolari. Certi disturbi del
ritmo non si avvertono nemmeno, altri invece si manifestano
come breve interruzione del battito o palpitazione oppure possono provocare affanno, mancamento o persino perdita della
conoscenza. Le aritmie possono anche pregiudicare la funzione di
pompa del cuore.
Un’aritmia può manifestarsi inaspettatamente a qualsiasi età.
In generale non prelude a un imminente infarto e si può trattare
con dei medicamenti o degli interventi effettuati con un catetere.
La maggior parte dei pazienti possono condurre una vita del tutto
normale, sovente addirittura senza farmaci. Questo opuscolo si
propone di spiegarle come si verifica un’aritmia. Anche dopo
attenta lettura ben difficilmente sarà in grado di fare un’autodiagnosi o di scegliere la terapia giusta. Speriamo però che la aiuti a
meglio comprendere il quadro clinico ed i sintomi.
Il genere maschile vale anche per quello femminile.
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Il cuore e la sua rete elettrica
Il cuore ha una parte destra e una sinistra ed è munito di quattro
valvole che provvedono a far scorrere il sangue nella direzione
giusta. Sia nella metà destra che in quella sinistra ci sono un atrio
(o orecchietta) e un ventricolo. Nell’atrio destro arriva il sangue
venoso, povero di ossigeno di tutto l’organismo. Da lì passa nel
ventricolo destro, che ad ogni battito lo spinge nei vasi polmonari, dove i globuli rossi si caricano di ossigeno fresco. Dai polmoni il sangue rifluisce al cuore, prima all’atrio sinistro e poi al
ventricolo sinistro. Quest’ultimo ha una parete muscolare molto
più robusta del ventricolo destro, perché deve pompare il sangue
nelle arterie di tutto l’organismo. L’onda di pressione che si produce ad ogni battito si può avvertire al polso.
Affinché il cuore possa pompare efficacemente il sangue
occorre che migliaia di cellule muscolari degli atri e dei ventricoli
si contraggano sincronicamente. Questa azione comune è provocata da un impulso elettrico. Il ritmo è dettato dal nodo sinusale,
«pacemaker» naturale del cuore situato nella parete dell’atrio
destro nel punto dove sbocca la vena cava superiore. Qui nasce
l’impulso che poi si propaga agli atri. La trasmissione dagli atri ai
ventricoli avviene attraverso il nodo atrioventricolare (nodo AV),
che costituisce il raccordo elettrico tra gli atri e i ventricoli. In caso
di mancato funzionamento del nodo sinusale il nodo AV può
assumere il compito di generare l’impulso, però è in grado di produrre solo da 40 a 60 stimoli al minuto. Dopo il passaggio nel
nodo AV, il fascio di His e le fibre conduttrici dello stimolo trasmettono l’impulso elettrico ai ventricoli e alla muscolatura
(figura 1).
Le scariche elettriche del cuore si possono registrare nell’elettrocardiogramma (ECG). Esso indica se l’attività elettrica del cuore
è coordinata. È il primo esame che si effettua per accertare la
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1. Aorta
2. Vena cava superiore
3. Nodo sinusale
4. Atrio sinistro
5. Atrio destro
6. Valvola tricuspide
7. Vena cava inferiore
8. Ventricolo destro
9. Valvola aortica
10. Nodo atrioventricolare (AV)
11. Valvola mitrale
12. Fascio di His
13. Branca sinistra o destra
14. Ventricolo sinistro
15. Miocardio
Figura 1: Anatomia e sistema di conduzione dello stimolo del cuore
L’atrio e il ventricolo sinistri (in rosso) ricevono il sangue ricco di ossigeno dai ­polmoni. Il
sangue venoso povero di ossigeno passa attraverso l’atrio e il ventricolo ­destri (in blu).
Affinché il sangue possa essere pompato nella giusta direzione le ­cellule muscolari degli
atri e dei ventricoli devono contrarsi. La contrazione è pro­vocata da un impulso elettrico
emesso dal nodo sinusale, che si propaga – attraverso il nodo AV, il fascio di His e le branche
destra e sinistra – fino ai ventricoli e alla muscolatura del cuore.
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presenza di un’aritmia e determinarne il tipo. In un ECG normale
si osservano diverse oscillazioni, cosiddette onde (figure 2 e 2a).
Tra due battiti del cuore il sistema di conduzione dello stimolo si
ricarica, al pari dello stesso muscolo cardiaco, che dopo ogni battito si distende e si riempie di sangue.
Ogni battito del cuore (sistole) è dunque dovuto a un impulso
elettrico. Il costante ripetersi di questi processi dà origine al ritmo
cardiaco. In condizioni normali è il nodo sinusale a dettare il
ritmo, adeguandolo alle necessità dell’organismo. Grazie alla sua
sensibilità ai segnali del sistema nervoso ed a certi ormoni, come
per esempio l’adrenalina, può rallentare i battiti a riposo e accelerarli durante un’attività sportiva.
La frequenza cardiaca («polso») a riposo di una persona ben
allenata può essere di soli 40-45 battiti al minuto, mentre in caso
di febbre o di emozione può superare i 100 battiti. Anche uno
sforzo fisico aumenta il polso parallelamente all’intensità dello
stesso. Alla massima sollecitazione, per breve tempo la frequenza
cardiaca può arrivare a 150-180 battiti al minuto o anche di più. Il
ritmo cardiaco non è quindi una grandezza fissa, bensì reagisce a
influssi interni ed esterni.
Cos’è un’aritmia e perché la si avverte?
Quanto esposto in precedenza mostra che non è sempre facile
fare una netta distinzione tra una normale variazione del ritmo
cardiaco e un’aritmia. In molte situazioni dei cambiamenti della
frequenza cardiaca sono normali e non hanno niente a che vedere
con un disturbo del ritmo.
Si è in presenza di un’aritmia se l’impulso elettrico non ha
origine nel nodo sinusale ma in un’altra parte del cuore, per
esempio nell’atrio, nel nodo AV o direttamente in un ventricolo,
oppure se l’onda elettrica non si propaga per la via prevista. Se ne
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Figura 2: Propagazione elettrica dello stimolo
L’impulso elettrico si propaga nel cuore come un’onda. Le scariche elettriche negli atri e nei
ventricoli possono essere visualizzate tra­mite l’elettrocardiogramma (ECG) (figura 2a).
Figura 2a: l’ECG
L’onda P corrisponde alla contrazione dei due atri. Le onde QRST si formano nella contrazione
dei ventricoli.
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deriva un battito supplementare, è chiamato extrasistole. Spesso
a questo battito «fuori programma» segue una pausa compensatrice che viene avvertita come «incespicare» del cuore o breve
interruzione della sua attività.
Un’accelerazione persistente della frequenza cardiaca determina un calo della pressione arteriosa che può causare sensazioni
di vertigini e mancamenti. Indizio di aritmia può essere anche una
sgradevole palpitazione, che nella maggior parte dei casi è avvertita al petto o al collo. Alcune aritmie sono più gravi di altre
perché influiscono sull’efficienza del cuore. Talvolta si instaura un
circolo vizioso: un sovraffaticamento del cuore può causare un’aritmia che ostacola ulteriormente la funzione cardiaca.
Tipi frequenti di aritmia
Singoli casi di extrasistole possono verificarsi in qualsiasi persona
sana. Se si manifestano frequentemente può trattarsi di un’aritmia. Le aritmie si distinguono in base al loro luogo di origine e ai
loro effetti sul ritmo cardiaco. Se il disturbo insorge a monte dei
ventricoli, per esempio negli atri o nel nodo AV, si parla di aritmie
sopraventricolari; se si manifesta nei ventricoli di aritmie ventricolari. Se l’aritmia accelera la frequenza cardiaca si tratta di una
tachicardia (battito cardiaco rapido), se la rallenta di una bradicardia (battito cardiaco lento).
Extrasistolìa sopraventricolare
L’extrasistolìa sopraventricolare, che ha origine negli atri, occasionalmente è causata da una cardiopatia (malattia del cuore).
L’ipertensione, per esempio, sovraffatica il miocardio e provoca
una tensione eccessiva degli atri che può causare un’aritmia.
Anche un’insufficienza cardiaca può essere causa di extrasistolìa
sopraventricolare.
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Figura 3: Extrasistolìa
Nell’extrasistolìa una regione sensibile agli stimoli del ventricolo o anche dell’atrio emette un
impulso che provoca una scarica elettrica prematura (extrasistole) del battito cardiaco. Extrasistoli occasionali sono avvertite come brevi interru­zioni dell’attività cardiaca. Se le ­extrasistoli
si fanno frequenti e la s­ timolazione elettrica crea un cortocircuito la frequenza cardiaca
­aumenta (tachicardia).
Extrasistolìa ventricolare
Questo tipo di extrasistolìa ha origine in regioni ventricolari che
non rispettano i tempi propri dell’attività cardiaca e si contraggono prematuramente (figura 3). Tensione nervosa, alterazioni
del bilancio dei sali minerali (dovute per esempio a uso prolungato di lassativi), febbre o una malattia delle coronarie possono
favorire un’extrasistolìa ventricolare. In presenza di una cardiopa8
tia occorrerà esaminare attentamente l’extrasistolìa e se necessario curare la malattia di base. L’extrasistolìa ventricolare può verificarsi anche in assenza di cardiopatia.
Tachicardia parossistica (sopraventricolare)
Nella maggior parte delle situazioni un aumento della frequenza
cardiaca è una reazione del tutto normale dell’organismo. Se
però la tachicardia si manifesta improvvisamente occorre assolutamente un accertamento da parte del medico. Nella tachicardia
parossistica (cioè sotto forma di accesso) da un momento all’altro
il cuore incomincia a battere molto rapidamente. L’accesso può
durare pochi secondi, ma anche prolungarsi per parecchie ore e
cessare poi bruscamente com’era cominciato. Una tachicardia
parossistica può manifestarsi in persone di qualsiasi età e ripetersi
poi per tutta la vita. Dopo l’accesso le persone colpite possono
sentirsi esaurite. Benché questa forma di aritmia metta raramente
a repentaglio la vita, richiede un trattamento medico perché può
compromettere la qualità della vita.
Fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale (o auricolare) è un’aritmia frequente e da
prendere sul serio e deve essere curata. Essa è causata da una
«tempesta elettrica» a livello degli atri con perdita di coordinazione delle fibre muscolari miocardiche (figura 4). All’attività
rapida e del tutto disordinata degli atri consegue che anche i ventricoli non sono più stimolati regolarmente. Gli atri non pompano
efficacemente il sangue nei ventricoli, per cui l’efficienza globale
del cuore si riduce circa del 20%. I ventricoli possono compensare
momentaneamente questa perdita, ma a lungo andare il sovraffaticamento può portare all’insufficienza cardiaca.
La sensazione sgradevole che provoca la fibrillazione atriale è
dovuta all’irregolarità o alla rapidità del polso. Il nodo sinusale
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non può più dettare regolarmente il ritmo. Inoltre la frequenza
cardiaca è nel suo complesso molto variabile: a volte troppo
rapida, a volte troppo lenta, con conseguente possibile senso di
vertigine.
Una complicazione della fibrillazione atriale è costituita dal
fatto che il sangue scorre più lentamente e perciò può coagulare
e formare un trombo. Se uno di questi coaguli si stacca viene trasportato dalla corrente sanguigna finché si fermerà in un’arteria
provocandone l’occlusione (embolia). Queste embolie possono
Figura 4: Fibrillazione atriale
Nella fibrillazione atriale si scatena negli atri una «tempesta» elettrica con innumerevoli scariche. I molti impulsi creano un cortocircuito e fanno fibrillare gli atri, impedendo una regolare
stimolazione anche dei ventricoli.
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avere conseguenze gravi per l’organo colpito (per esempio ictus
cerebrale). Le persone che soffrono di fibrillazione atriale hanno
un rischio maggiore di subire un ictus cerebrale.
A volte la fibrillazione atriale insorge durante uno stato febbrile ed è passeggera. Ma se è dovuta a una cardiopatia il trattamento si concentrerà anzitutto sulla malattia di base. La fibrillazione atriale può inoltre verificarsi in caso di iperfunzione della
tiroide e dopo un consumo eccessivo di bevande alcooliche. Può
trovare informazioni più dettagliate in merito nell’opuscolo «La
fibrillazione atriale» della Fondazione Svizzera di Cardiologia
(talloncino d’ordinazione a metà di questa pubblicazione).
Tachicardia ventricolare
Generalmente la tachicardia ventricolare è sintomo di una cardiopatia grave. Può insorgere a qualsiasi età ed è una delle temibili conseguenze dell’infarto cardiaco. I ventricoli si contraggono rapidamente
e senza coordinazione. Ciò pregiudica l’efficienza del cuore: la pressione arteriosa diminuisce e non può più assicurare la normale irrorazione sanguigna dell’organismo. A causa del pericolo di insufficienza cardiaca il soggetto deve spesso essere ricoverato in ospedale.
Sintomi e conseguenze delle aritmie
Tutte queste differenti forme di aritmia si manifestano con dei
sintomi simili: palpitazioni, senso di debolezza, affanno e sgradevole sensazione di oppressione al petto. La sensibilità individuale
e la soglia di percezione variano di giorno in giorno. Certe aritmie
non si avvertono affatto, altre risultano fastidiose o allarmanti e
alcune (per esempio le tachicardie ventricolari o le tachicardie
sopraventricolari molto rapide) possono persino provocare perdita della conoscenza.
11
Una cosiddetta sincope (perdita della conoscenza di breve durata)
si verifica in caso di insufficiente irrorazione sanguigna del cervello, per esempio in caso di bradicardia con una frequenza inferiore a 30 battiti al minuto, pause superiori a 6 secondi oppure in
certe tachicardie. Per fortuna il paziente riacquista rapidamente
conoscenza se viene coricato, eventualmente con le gambe sollevate. Se però non riprende i sensi si tratta di un’emergenza con
pericolo di arresto cardiaco e di morte improvvisa per tale causa.
Occorre allora prendere immediatamente delle misure d’urgenza
per salvargli la vita (massaggio cardiaco e respirazione artificiale,
defibrillazione ecc.).
Diagnosi dell’aritmia
Per stabilire la diagnosi occorre anzitutto accertare l’anamnesi
del paziente. A tal fine il medico gli pone una serie di domande:
Quando si è manifestata l’aritmia? Quanto tempo è durata? Quali
sintomi sono stati avvertiti? Quanti sono stati gli accessi? Ci sono
dei fattori che hanno provocato l’aritmia? L’aritmia è incominciata improvvisamente e cessata altrettanto bruscamente? Il
paziente può facilitare la diagnosi descrivendo con esattezza le
sue osservazioni e sensazioni e informando di sua iniziativa il
medico di eventuali altre malattie, dei medicamenti che assume,
del consumo di bevande alcooliche e tabacco e delle attività sportive che svolge. Anche le sollecitazioni psichiche contribuiscono al
quadro clinico delle aritmie. In seguito il medico effettuerà diversi
esami per accertare in modo mirato la presenza di malattie cardiache che possono essere all’origine di aritmie.
Elettrocardiogramma (ECG a riposo)
È l’esame più importante. È un esame di base del cuore ed è molto
probante. Per registrare l’attività elettrica del miocardio si appli12
cano degli elettrodi sul petto, ai polsi e alle gambe del paziente.
L’ECG mostra l’attività elettrica complessiva del cuore, dal nodo
sinusale ai ventricoli. È possibile che le aritmie che si manifestano
solo temporaneamente (extrasistoli o tachicardie non persistenti)
non vengano rilevate. In questa situazione è necessaria la registrazione di un ECG di lunga durata (24, 48 ore o più).
ECG di lunga durata (Holter)
Come per l’ECG normale, nell’esame di Holter alcuni elettrodi
sono applicati sulla pelle del paziente. Tramite un cavo i segnali
sono trasmessi al registratore portatile. In tal modo si registra
ogni battito cardiaco mentre il paziente si dedica alle proprie
occupazioni abituali e annota eventuali sintomi. La registrazione
sarà poi analizzata dal medico che confronterà eventuali anomalie dell’ECG con le osservazioni fatte dal paziente e trascritte in
un apposito «diario».
ECG al bisogno mediante apparecchio esterno o
impiantabile
L’ECG al bisogno consente al paziente di registrare la sua attività
cardiaca per alcuni minuti. L’apparecchio esterno può essere portato per diversi giorni. Oltre a questo modello, è disponibile anche
una versione impiantabile sotto forma di un microchip che viene
inserito al di sotto della cute e funziona per anni. Il paziente
attiva l’apparecchio ogniqualvolta manifesta dei sintomi: premendo un bottone per il modello esterno o attraverso un dispositivo di attivazione esterno per la versione impiantata. Il medico
può così analizzare in un secondo momento l’ECG registrato
durante l’episodio sintomatico. Oggigiorno tutti gli apparecchi
riconoscono e registrano automaticamente le aritmie, anche
senza dover essere attivati manualmente dal paziente.
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sulle cause delle cardiopatie.
dare il suo supporto a progetti di ricerca per sviluppare nuovi metodi
d’esame e di trattamento.
consigliare le persone colpite e i loro familiari e mette a loro disposizione
opuscoli informativi sulla patologia, sul trattamento e sulla prevenzione
informare la popolazione sulla prevenzione efficace delle malattie cardiovascolari e dell’ictus cerebrale e la motiva ad adottare uno stile di vita sano
per il cuore.
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Ictus cerebrale»!
Fondazione Svizzera
di Cardiologia
Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale
La Fondazione Svizzera
di Cardiologia è
certificata dalla ZEWO
dal 1989.
ECG da sforzo
Con questo esame si possono provocare e documentare delle aritmie indotte da uno sforzo. Con l’ECG da sforzo il cuore viene esaminato sotto sforzo fisico controllato compiuto pedalando su una
bicicletta fissa o correndo su un nastro mobile. Il paziente svolge
un’attività fisica prestabilita. Contemporaneamente si misura la
pressione arteriosa e si registra l’ECG.
Procedimenti con visualizzazione
Le radiografie, l’ecocardiografia (esame del cuore con gli ultrasuoni) e la tomografia per risonanza magnetica (MRI) forniscono
informazioni sulle dimensioni e sulla forma del cuore e sullo svolgimento dei suoi battiti. È possibile osservare il funzionamento
delle valvole cardiache e misurare la velocità del flusso sanguigno. Si tratta di metodi indolori e non invasivi.
Esame elettrofisiologico
Nei pazienti con aritmie che richiedono un trattamento e per
accertare la causa di una perdita della conoscenza possono essere
utili delle registrazioni di ECG effettuate dall’interno del cuore
mediante un esame elettrofisiologico. Esse permettono di localizzare con precisione anatomica millimetrica l’origine dell’aritmia.
Per eseguire questo esame si inserisce, dopo anestesia locale, un
sottile catetere munito all’estremità di un elettrodo in una vena
dell’inguine e lo si sospinge fino al cuore, collocandolo nella zona
voluta dell’atrio o del ventricolo. Con questo esame si accertano
le proprietà elettriche del cuore, cosa importante per la scelta del
trattamento.
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Possibilità terapeutiche
Raramente è possibile che il paziente possa valutare da sé il tipo
di aritmia o distinguere un disturbo innocuo da uno grave. Anzitutto è consigliabile mantenere la calma, letteralmente il «sangue
freddo», e non farsi eccessive preoccupazioni. Non appena gli
esami avranno confermato la diagnosi, spetta al medico proporre,
tra le diverse possibilità, la terapia più appropriata al suo caso.
catetere cardiaco
Figura 5: Ablazione transcatetere
Si introduce nel cuore un catetere munito di elettrodi. La regione del cuore che dà origine
all’aritmia è r­ iscaldata mediante corrente ad alta frequenza che distrugge (sclerotizza) il focolaio. Si può così interrompere, come in questo esempio, un cortocircuito nel ventricolo.
15
Manovre vagali
Queste manovre verranno spiegate al paziente dal medico. Con
esse è possibile normalizzare il ritmo cardiaco stimolando il
sistema nervoso autonomo. Molte persone sono così in grado di
far cessare da sé, in modo semplice e senza alcun pericolo, le pro-
elettrodo con
cerotto
defibrillatore
automatico
esterno (DAE)
elettrodo con
cerotto
Figura 6: Defibrillazione esterna e cardioversione
Tramite due elettrodi applicati con cerotto o tenuti con le mani sul torace si invia una scarica
dosata di corrente, rinormalizzando così l’attività elettrica del cuore. ­Questo trattamento si
usa in caso di arresto cardiaco dovuto a fibrillazione ventri­colare (defibrillazione) o per eliminare una fibrillazione atriale (cardioversione).
16
prie tachicardie. Per stimolare il nervo vago, tra l’altro, si può
aumentare la pressione addominale (manovra del Valsalva) o
bere qualche sorsata d’acqua fredda.
Medicamenti
Si ricorre a determinati medicamenti, chiamati antiaritmici, sia
per prevenire le aritmie – in questo caso vanno assunti regolarmente – sia per far cessare immediatamente un accesso. Nel
secondo caso occorre spesso somministrare il principio attivo con
un’iniezione.
Ablazione transcatetere
Un affermato metodo di cura della maggior parte delle tachicardie consiste nell’ablazione del focolaio dell’aritmia tramite un
catetere e corrente ad alta frequenza. Il tessuto cardiaco situato
sotto l’estremità del catetere viene riscaldato, distruggendo così
il focolaio dell’aritmia (figura 5). Questo metodo è indicato
soprattutto per le tachicardie sopraventricolari e si usa sovente
anche in caso di fibrillazione atriale e tachicardia ventricolare.
Defibrillazione esterna e cardioversione
Per ripristinare il ritmo cardiaco normale in presenza di aritmie,
soprattutto fibrillazione atriale e tachicardia ventricolare, i medici
possono far ricorso a scariche di corrente dall’esterno. Mediante
due elettrodi applicati sul torace, attraverso i quali passa una scarica dosata di corrente, è possibile far cessare un’aritmia e risincronizzare l’attività elettrica del cuore (figura 6). In caso di arresto cardiaco dovuto a fibrillazione ventricolare questa terapia
d’emergenza, chiamata defibrillazione, può salvare la vita. Oggigiorno i defibrillatori automatici esterni (DAE) sono sempre più
17
diffusi (per esempio negli aerei, nei centri commerciali, nelle
palestre ecc.) e possono essere utilizzati anche da profani.
Una scarica esterna di corrente si può impiegare anche per
eliminare una fibrillazione atriale. Questa terapia, chiamata cardioversione, si programma in anticipo perché il paziente, per evitare un’embolia, deve prima prendere dei medicamenti anticoagulanti. La cardioversione si pratica durante una narcosi di pochi
minuti, per cui il paziente non avverte la scarica elettrica e può
essere dimesso dall’ospedale il giorno stesso.
Cardioversore/defibrillatore impiantato (CDI)
Questo apparecchio è paragonabile a un pacemaker. È un apparecchio elettronico munito di una o più sonde cardiache. In narcosi lo si fissa (impianta) nella zona del petto, sotto la pelle. Il
microchip di questo CDI controlla ogni singolo battito cardiaco.
Appena constata una tachicardia o una fibrillazione ventricolare
invia automaticamente, attraverso la sonda, una rapida stimolazione o una scarica elettrica direttamente al cuore (figura7). In
questo modo il CDI, oltre a tenere sotto controllo la tachicardia
ventricolare, può pure persino eliminare un arresto cardiaco, analogamente al defibrillatore automatico esterno (DAE).
Di norma la durata della batteria dell’apparecchio è di cinque-otto anni. Lo si può riprogrammare dall’esterno. Per cambiarne l’involucro occorre una breve degenza in ospedale e un’anestesia locale. Per la guida dell’automobile le raccomandazioni
variano secondo la situazione personale. Se l’apparecchio ha
emesso una scarica di corrente il giudizio in merito all’idoneità
alla guida va dato individualmente. Dopo l’impianto di un CDI è
proibito guidare veicoli pesanti o autobus. Può trovare informazioni dettagliate nell’opuscolo «Il defibrillatore impiantabile»
18
della Fondazione Svizzera di Cardiologia (talloncino d’ordinazione a metà di questa pubblicazione).
cavo degli elettrodi
defibrillatore
automatico
sonda
Figura 7: Cardioversore/defibrillatore impiantato (CDI)
Il cardioversore/defibrillatore impiantato controlla ogni singolo battito cardiaco. Con una
scarica di corrente inviata tramite il cavo degli elettrodi regola automaticamente il ritmo
cardiaco se constata una tachicardia o fibrillazione ventricolare.
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Trattamenti speciali
Extrasistoli
Extrasistoli occasionali si osservano nell’ECG di quattro persone
sane su cinque. In generale non occorre nessun trattamento con
medicamenti (per esempio con un beta-bloccante). La rinuncia al
caffè e alle bevande alcooliche può già portare sollievo; si dovrebbero pure evitare lo stress, i pasti pesanti e l’assunzione prolungata di lassativi. Dev’essere esclusa una disfunzione della tiroide.
Nelle donne, talvolta le extrasistoli sono più frequenti durante la
mestruazione.
Bradicardie
Per regolare il battito troppo lento si ricorre al pacemaker. L’opuscolo «Il pacemaker», pubblicato dalla Fondazione Svizzera di
Cardiologia, dà ampie informazioni in merito.
Fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale in sé non presenta generalmente dei rischi,
ma va presa sul serio perché può essere sintomo di una cardiopatia che ne sta alla base. Questo tipo di aritmia non provoca l’infarto. Molti pazienti che ne sono affetti possono condurre una
vita normale.
• I medicamenti possono ridurre la frequenza cardiaca elevata o
ristabilire il ritmo sinusale naturale. Se la fibrillazione atriale
dura più di 48 ore è indicata una terapia anticoagulante (inibizione della coagulazione sanguigna). Anche i pazienti con
ulteriori fattori di rischio di formazione di trombi ed embolia
necessitano di un’anticoagulazione permanente con medicamenti che diminuiscono la tendenza del sangue a coagulare e
impediscono la formazione di trombi nell’atrio. Infatti, se un
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trombo si staccasse dal cuore potrebbe occludere importanti
vasi sanguigni provocando un ictus cerebrale.
• Se non è possibile ristabilire il ritmo sinusale normale con dei
medicamenti si ricorre alla cardioversione elettrica
• Nei casi in cui non è possibile tenere sotto controllo il ritmo
cardiaco né con dei medicamenti né con la cardioversione, l’ablazione transcatetere può o arrecare un miglioramento. Può
trovare informazioni più dettagliate nell’opuscolo «La fibrillazione atriale» della Fondazione Svizzera di Cardiologia (talloncino d’ordinazione a metà di questa pubblicazione).
Tachicardia parossistica (sopraventricolare)
Se gli accessi di aritmia arrecano molto pregiudizio al paziente o
se si verificano persino delle perdite della conoscenza si dovrebbe
eliminare la malformazione con l’ablazione transcatetere. In
questo modo si può ottenere una guarigione definitiva.
Tachicardia ventricolare
A seconda del caso, una tachicardia ventricolare si tratta con
medicamenti, mediante ablazione transcatetere (sclerotizzazione
del focolaio dell’aritmia) o con l’impianto di un defibrillatore
automatico (CDI). In casi urgenti si effettua una cardioversione.
Certe tachicardie ventricolari possono trasformarsi in fibrillazione
ventricolare con arresto cardiaco. In un’emergenza del genere
occorre intervenire senza indugio per salvare la vita del paziente
(massaggio cardiaco, respirazione artificiale) in attesa di eseguire
la defibrillazione elettrica.
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Aspettativa di vita
Molte aritmie innocue non hanno alcun influsso negativo sull’aspettativa di vita. La maggior parte delle aritmie descritte permettono di condurre una vita del tutto normale. È sufficiente
attenersi ad alcuni consigli: consumo moderato di bevande alcooliche e di caffè, attività fisica sufficiente ma non esagerata, evitare lo stress. Cerchi di non dare troppa importanza ai «capricci»
del cuore e di tener presente che queste accelerazioni o battute
d’arresto sono in genere soltanto dei piccoli difetti che capitano
a molte persone in ottima salute.
22
Schweizerische Gesellschaft für Kardiologie
Société Suisse de Cardiologie
Società Svizzera di Cardiologia
Ringraziamo la Società Svizzera di Cardiologia e il suo Gruppo di lavoro
stimolazione cardiaca ed elettrofisiologia per la collaborazione specialistica e redazionale.
Sapere · Comprendere · Vivere meglio
Le seguenti ditte sono partner della piattaforma «Sapere – C
­ omprendere –
Vivere meglio» della Fondazione Svizzera di Cardiologia. Un impegno
congiunto per informare i pazienti in modo completo e comprensibile e per
promuovere la loro competenza.
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Questo opuscolo le è dato dalla Fondazione Svizzera di Cardiologia. Vogliamo informare in modo approfondito e oggettivo i pazienti e i loro congiunti sugli esami, i trattamenti, la riabilitazione e la prevenzione delle malattie cardiovascolari e dell’ictus cerebrale. Inoltre sosteniamo dei progetti di ricerca molto promettenti in questi ambiti. Per
entrambi i compiti ogni anno occorrono cospicue somme di denaro. Con un’offerta ci
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