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DALL’UFFICIO RICERCA E SVILUPPO
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BOVINI DA LATTE
E RICERCA IN EUROPA
di Antonia Bianca Samoré e Fabiola Canavesi
A fine agosto a Varsavia si è tenuto il
49o Congresso dell’Associazione
Europea di Produzione Animale. È
un appuntamento importante perché
in questa sede vengono presentati i
progetti della ricerca svolta e i
risultati conseguiti nei diversi Paesi.
Quest’anno il Congresso è stato
abbinato ad un incontro del gruppo
di lavoro sui caratteri funzionali,
cioè sui caratteri non produttivi
legati alla redittività di un animale
in azienda. Gli argomenti trattati
sono stati molti ed interessanti,
spaziando dalla genetica
all’alimentazione e dai bovini da
latte a tutte le altre specie
zootecniche. In questo articolo si
presentano alcuni degli argomenti
più interessanti nel campo della
selezione dei bovini da latte.
I
l Congresso Europeo di Produzione Animale è un appuntamento
annuale per i ricercatori del settore. Quest’anno erano presenti a Varsavia 42 Paesi europei ed extra-europei per un totale di 277 presentazioni ed un numero molto maggiore di
posters.
L’appuntamento è particolarmente
importante per essere aggiornati sulle aree di ricerca degli altri Paesi e
soprattutto per discutere i risultati
conseguiti. Inoltre in questa sede
vengono tenute molte riunioni di
gruppi di lavoro su argomenti specifici, soprattutto quelli finanziati a livello europeo. Tra questi, quest’anno spicca per importanza la riunione
del gruppo di lavoro europeo sui caratteri funzionali nei bovini in cui
sono state presentate le attività svolte, quelle in corso e gli elementi più
importanti dell’ultimo anno. Gruppi
come questo svolgono un ruolo importante nella cooperazione a livello
di ricerca, oltre alla messa a punto di
linee comuni tra i Paesi. Le note che
seguono presentano una selezione
degli argomenti più interessanti per
la situazione italiana tra i tanti discussi al Congresso.
Cellule somatiche
e incidenza delle mastiti
La selezione diretta per ridurre
l’incidenza delle mastiti è molto difficile, sia perché richiede la raccolta
di dati relativi alla presenza di mastite clinica, sia perché l’ereditabilità di
questo carattere è piuttosto bassa
(1%-6%). Le cellule somatiche possono essere utilizzate come indicatore
indiretto della presenza di mastite
clinica e subclinica e costituire quindi uno strumento per il miglioramento genetico volto alla riduzione della
suscettibilità alle mastiti.
Le cellule somatiche infatti presentano, sia una ereditabilità maggiore rispetto a quella dell’incidenza
di mastite clinica (10%-16%), sia una
elevata correlazione genetica con la
presenza di mastite (70%). Infine le
cellule sono un indicatore della presenza sia di mastite clinica che subclinica e sono semplici da misurare.
Diversi studi dimostrano che la
selezione diretta per la riduzione
dell’incidenza di mastiti cliniche e la
selezione indiretta basata sulle cellule somatiche portano a risultati analoghi in termini di riduzione del tasso di incidenza di mastiti cliniche. In
particolare De Jong e Lansbergen
(1996) hanno dimostrato che la risposta alla selezione indiretta basata
sulle cellule somatiche porta al 93%
della risposta che si potrebbe ottenere selezionando direttamente per
l’incidenza di mastite clinica e hanno
concluso che le cellule somatiche
sono il miglior carattere indiretto da
utilizzare per la selezione per una
minor suscettibilità alle mastiti.
Un numero elevato di cellule somatiche è legato, oltre alla presenza
di infezione, anche alla capacità dell’animale di rispondere agli agenti
patogeni a livello mammario. È
quindi spontaneo chiedersi se una
selezione per un minor numero di
cellule somatiche possa ridurre la capacità di risposta immunitaria e se
un livello minimo di cellule non
debba essere garantito come livello
di sensibilità per la risposta immunitaria. In risposta a queste perplessità,
diversi studi dimostrano sia che indici genetici per le cellule somatiche e
indici per una minor incidenza di
mastiti hanno una elevata correlazione, compresa tra 0,71 e 0,79, sia che
i tori con il più basso livello di indice genetico per le cellule somatiche
danno figlie con la più bassa incidenza di mastite. Infine è stato osservato che le vacche con una bassa
concentrazione iniziale di cellule somatiche nei primi controlli della prima lattazione non hanno una probabilità maggiore di contrarre la mastite rispetto alle vacche con un numero maggiore di cellule.
A Varsavia, Rupp e Boichard
(1998), hanno presentato un lavoro
che costituisce una ulteriore riprova
dell’importante significato che ha
utilizzare le cellule somatiche nella
selezione per una minore incidenza
delle mastiti. Analizzando i dati delle
mastiti cliniche e il numero di cellule
somatiche questi autori hanno osservato che la probabilità che insorgano
mastiti cliniche durante la lattazione
aumenta quando il numero di cellule
somatiche e la produzione sono
maggiori. I risultati di questo studio
indicano chiaramente che le bovine
con un minor numero di cellule somatiche nel latte al primo controllo
nella prima lattazione (meno di
25
BIANCO NERO 9/98
K Y C M - p. 25
Grafico 1
Rischio relativo di mastite in funzione del valore iniziale
di cellule somatiche
(Rupp e Boichard, 1998)
Grafico 2
Rischio relativo di mastite in funzione del valore iniziale
di cellule somatiche in allevmenti con alta o bassa
frequenza di mastite clinica (Rupp e Boichard, 1998)
2,5
1,9
1,7
2
1,5
1,5
1,3
1
1,1
0,5
0
0,9
< 35
35-50
50-75
75-150
150-215
Cellule somatiche (in migliaia)
215-400
< 35
35-50
50-75
75-150
150-215
Cellule somatiche (in migliaia)
215-400
Allev. con bassa incidenza di mastiti
Allev. con alta incidenza di mastiti
35.000 cellule/ml) hanno minori probabilità di contrarre mastite clinica
nell’arco della prima lattazione e all’inizio della seconda lattazione. Il rischio aumenta gradualmente all’aumentare del livello iniziale di cellule
somatiche, quando la concentrazione è tra 35.000 e 400.000 cellule/ml.
A parità di concentrazione di cellule
somatiche, il rischio di contrarre mastite clinica è simile in allevamenti
con bassa o alta media di cellule somatiche, ma ci sono alcune differenze tra gli allevamenti con una bassa
o alta incidenza di mastiti cliniche.
Negli allevamenti ottimali, cioè con
bassa incidenza di mastiti, l’effetto
del numero iniziale di cellule somatiche sulla probabilità di contrarre mastiti è meno importante che non negli allevamenti “meno ottimali”, cioè
con alta incidenza di mastiti cliniche.
Il livello di cellule somatiche è quindi un buon indicatore nel predire
l’insorgenza di mastiti cliniche negli
allevamenti con una elevata incidenza di mastiti cliniche e meno negli
allevamenti con bassa incidenza.
Questo risultato conferma quindi da
una parte l’importanza della gestione
ambientale e dall’altra il significato
della selezione per le cellule somatiche per ridurre la suscettibilità alle
mastiti.
Selezione assitita da marcatori
La selezione genetica assistita da
marcatori è un argomento costante
degli ultimi congressi e non è mancato in questa occasione. In una situazione estrema in cui si conoscano
tutti i geni che codificano per i caratteri oggetto di selezione, si potrebbero scegliere i migliori riproduttori
in base ai geni posseduti dall’individuo. Basterebbe un prelievo di sangue e la tipizzazione dei geni per in-
dividuare i migliori riproduttori senza passare attraverso la misura delle
produzioni e la stima del valore genetico. Questa situazione non è la
realtà, in questo momento, ma dà l’idea delle potenzialità e del fascino
di questa prospettiva.
Se oggi non è possibile definire
con certezza il genotipo di un individuo per i caratteri produttivi, si conoscono però alcuni marcatori che
solitamente compaiono insieme ai
geni che codificano per determinati
caratteri. È come se i marcatori fossero delle bandierine sul DNA, cioè
sulla molecola portatrice dei geni,
che avvisano che lì vicino, probabilmente, si trova anche il gene che codifica per il carattere che interessa.
In questa fase quindi si parla della
possibilità di una selezione assistita
da marcatori genetici, cioè utilizzando le bandierine di cui si è parlato
prima.
Molte sono le ricerche in questo
settore, sia per l’identificazione dei
marcatori associati ai caratteri produttivi, sia per definire come meglio
utilizzare queste informazioni in uno
schema di selezione. In questa fase
si possono riassumere così le considerazioni presentate al congresso:
1. Non si conoscono direttamente
i geni che codificano per le produzioni, ma la selezione potrà usare i
marcatori genetici, le bandierine che
indicano che probabilmente lì vicino
si trova il gene di interesse.
2. Sono già stati individuati alcuni
marcatori associati a geni che codificano per la produzione. L’associazione tra gene e marcatore deve essere
comunque monitorata entro famiglia.
3. Si può ottenere un maggior
progresso genetico utilizzando i marcatori nella selezione soprattutto se
si produrranno delle stime più precise della associazione tra geni e mar-
catori e del valore del gene d’interesse.
4. La selezione assistita da marcatori non soppianterà la selezione tradizionale, basata sulle prove di progenie, ma sarà per lo più entro famiglia. I marcatori verranno utilizzati
nella scelta, tra due fratelli pieni,
cioè con lo stesso padre e la stessa
madre. Si sceglierà tra i due quello
portatore del marcatore di interesse
e quindi più probabilmente portatore dei geni migliori per la produzione.
Peso vivo e della carcassa
e produzione
Un argomento interessante è il
rapporto tra peso dell’animale vivo e
della carcassa e le produzioni. Due
ricercatori finlandesi (Liinamo e Ojala, 1998) hanno stimato correlazioni
genetiche tra peso vivo e produzione positive e di una certa entità e
correlazioni quasi nulle tra peso della carcassa e produzione. In sostanza
sembrerebbe che animali di peso
maggiore in vita siano legati geneticamente a maggiori produzioni, ma
che questa relazione non esista
quando si considera il peso della
carcassa. Questa differenza potrebbe
essere dovuta all’esclusione del peso
dell’apparato digerente quando si
considera il peso della carcassa. Vacche con un apparato digerente più
pesante potrebbero avere una migliore capacità di ingestione e di
conseguenza un potenziale produttivo migliore. Se questa ipotesi fosse
confermata, questo risultato porterebbe a nuove possibilità nella selezione per una maggior produzione
di latte, una elevata capacità di ingestione e una migliore efficienza alimentare. È vero che vacche di peso
maggiore hanno costi di manteni27
BIANCO NERO 9/98
K Y C M - p. 27
mento più elevati, ma sembrano anche avere, oltre a una maggiore capacità di ingestione, anche una migliore capacità di mobilizzazione
delle riserve corporee in caso di bilancio energetico negativo.
I caratteri funzionali
I caratteri funzionali sono quei caratteri che influenzano l’efficienza
della produzione di un bovino non
attraverso un maggior guadagno,
cioè una maggior produzione, ma
attraverso la riduzione dei costi. Tra
questi caratteri si possono includere
quelli legati alla salute, alla fertilità,
alla facilità di parto, all’efficienza alimentare e alla mungibilità (Groen et
al. 1997, Cassandro, 1997). Da due
anni circa, esiste un gruppo di lavoro, a livello europeo, che si occupa
di studiare questi caratteri e proporre linee guida per la selezione. In
occasione del Convegno si è tenuta
una giornata di incontro in cui sono
state presentate le attività e i risultati
del lavoro. Tra le attività svolte, due
sono stati gli incontri, uno sui caratteri legati alla salute, svoltosi in Svezia a Giugno 1997, e uno sui caratteri legati alla fertilità e alla riproduzione, che si è tenuto in Germania a
novembre 1997. Un altro incontro è
già in programma per questo autunno sullo stress metabolico nei bovini
da latte.
Per quanto riguarda la salute della
mammella, il gruppo raccomanda
l’inclusione delle cellule somatiche
negli schemi di selezione nazionali e
suggerisce di studiare un indice
complessivo mamella per aumentare
la resistenza alle mastiti basato, sia
sulla misura diretta (incidenza delle
mastiti) sia sulle informazioni indirette (cellule somatiche, caratteri
morfologici della mammella, mungibilità). Per quanto riguarda i problemi legati ad arti e piedi, si constata
che il locomotion score è punteggiato in modo diverso tra paesi, mentre
i punteggi lineari di arti e piedi sono
ben standardizzati. I caratteri morfologici angolo del piede, arti posteriori e posteriori visti da dietro, sono i
caratteri che hanno la maggiore correlazione con i problemi legati agli
arti e ai piedi. Si incoraggia inoltre il
punteggio per il carattere diagonale
dell’unghione e del locomotion score.
Tra le conclusioni del secondo incontro, quello su fertilità e riproduzione, si constata che molti paesi ancora non hanno valutazioni geneti-
che per la fertilità femminile e si
suggerisce di utilizzare le informazioni dell’intervallo parto-prima inseminazione, o days open, e il tasso di
non ritorno. Il primo carattere è un
indicatore della ciclicità riproduttiva
di una vacca e il secondo è indicatore della probabilità che una bovina
rimanga gravida all’inseminazione. Si
suggerisce inoltre di effettuare una
valutazione congiunta di questi due
caratteri e di considerare nella valutazione una correzione per il toro di
servizio.
Conclusione
In conclusione il Congresso Europeo è stato un appuntamento importante e ricco di argomenti di attualità
per la selezione dei bovini da latte.
Gli argomenti qui presentati sono
solo alcuni dei più interessanti, ma
non sono un riassunto esaustivo di
tutti i lavori presentati. Di alcuni di
essi si è già parlato in altri articoli di
Bianco Nero o si parlerà nei prossimi numeri. In particolare l’Anafi ha
presentato un lavoro sulla stima dei
parametri genetici delle cellule somatiche che verrà pubblicato prossimamente su «Bianco Nero».
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