L’indagine del CSO
La produzione e il consumo di ortofrutta (Unione Europea, Italia, Piemonte)
(a cura di CSO)
I dati presentati sono frutto di un’indagine del CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli, con sede a
Ferrara) effettuata specificamente sul territorio piemontese, anche grazie al contributo della
Regione Piemonte. Il CSO è un'organizzazione di servizio, che raggruppa 50 imprese operanti sul
territorio nazionale, e svolge attività di statistica, valorizzazione e osservatorio di mercato con
l’obiettivo di aumentare la competitività del sistema ortofrutticolo italiano.
L'indagine campionaria realizzata sulle superfici frutticole permette di monitorare l’andamento
produttivo e dei consumi, con particolare riferimento alle specie maggiormente diffuse in Piemonte.
La produzione (Luciano Trentini - CSO)
MELE
L’Unione Europea a 25 paesi presenta una produzione pari a 10,4 milioni di tonnellate, con una
flessione complessiva lieve, grazie soprattutto all’apporto dei nuovi Paesi membri, che registrano
valori in crescita. I principali paesi produttori sono Italia, Francia, Germania e Spagna.
L’Italia mantiene inalterato il proprio primato a livello europeo con un potenziale produttivo
stabile, intorno a 2,1 milioni di tonnellate; stabile anche la Germania, con produzioni posizionate
al di sotto del milione di tonnellate. Flettono le produzioni di Francia (da 2.2/2.3 milioni di
tonnellate del 1999/2000 a 1.6 del 2006/2007) e Spagna (da 750.000 tonnellate della fine anni ‘90
alle attuali 600.000 tonnellate).
Tra i nuovi Paesi membri è soprattutto la Polonia a dettare il trend, con un incremento da 1,9 a 2,4
milioni di tonnellate, per effetto della sua notevole incidenza sull’offerta dei paesi dell’Est europeo.
Con un’ offerta tendenzialmente in eccesso rispetto alla domanda, il settore a livello europeo ha
affidato la propria sopravvivenza al rinnovamento varietale:
 Golden Delicious rappresenta il 35% della produzione, in flessione (da oltre 2.5 milioni di
tonnellate a valori al di sotto di 2.000.000 tonnellate di media)
 il gruppo Gala oltre il 10%, dal 2002 ha superato per importanza le Red Delicious, fino ad
arrivare alle attuali 800.000 tonnellate.
 la Jonagold il 10%,
 le Red Delicious il 9%, in calo da oltre 800.000 tonnellate a circa 600.000 tonnellate.
Altre varietà in incremento negli ultimi anni risultano Braeburn, Fuji (prodotte per oltre il 70% in
Italia) e Pink Lady. In generale, le varietà in crescita, quali Gala, Fuji e Pink Lady, si stanno
affermando in tutti i paesi a melicoltura sviluppata: solo la Germania sembra preferire una gamma
varietale diversa, composta da Jonagold, Jonagored ed Elstar.
In Piemonte la superficie coltivata a melo conta circa 5.700 ettari (dati 2007), con un incremento
del 10% rispetto al 2001.
La principale varietà coltivata è Gala, al 33% del totale, seguita da Golden Delicious al 31% e Red
Delicious al 23%.
Le proiezioni al 2009 degli impianti in piena produzione danno un incremento dell’8%, dovuto
esclusivamente alla varietà Gala, il cui potenziale produttivo è previsto in crescita del 38%, oltre al
gruppo di “altre varietà” dove domina la varietà Fuji.
PESCHE E NETTARINE
Le produzioni di pesche da consumo fresco.
Il potenziale produttivo nei principali Paesi europei negli anni 2000 è sceso da 1.650.000 a circa
1.400.000 tonnellate. L’Italia è passata da 870.000 tonnellate a circa 700.000 tonnellate. Solo la
Spagna ha ritenuto di ampliare il potenziale produttivo delle pesche comuni.
Le produzioni di nettarine.
Il potenziale produttivo nei principali Paesi europei negli anni 2000 è salito da 1.180.000 a circa
1.400.000 tonnellate. L’Italia da 600.000 tonnellate è passata a circa 780.000 tonnellate, dando il
maggior impulso allo sviluppo delle nettarine insieme ai valori della Spagna.
In Piemonte la produzione di pesche e nettarine costituisce circa il 10% di quella nazionale,
suddivisa uniformemente tra le due varietà: circa 3.100 ettari di pesche, e oltre 2.800 ettari per le
nettarine. Complessivamente, dal 2001 al 2007 sono stati persi 1.400 ettari (-19%).
Le proiezioni per i prossimi anni danno un calo delle pesche del 2%.
KIWI
Gli investimenti a Kiwi nel mondo ammontavano nei primi anni ’90 a circa 70.000 ettari, ora
raddoppiati a 140.000 ettari, per circa la metà dislocati in Cina, con una produzione cresciuta da
circa 200.000 tonnellate alle oltre 400.000 tonnellate attuali. La maggior parte dell’offerta proviene
da coltivazioni famigliari, ancora lontana dai parametri qualitativi richiesti per l’esportazione.
A parte la Cina, la produzione di kiwi nel mondo ha subito un forte ridimensionamento nei primi
anni ’90, con una progressiva inversione di tendenza a partire dal 2000 che ha condotto ad un
incremento degli investimenti intorno al 20%, fino a sfiorare i 70.000 ettari.
L’importanza dei vari Paesi produttori è determinata soprattutto dalla loro capacità d’esportazione,
ovvero dall’organizzazione commerciale e da adeguati quantitativi di produzione, con standard
qualitativi elevati. I paesi più significativi risultano così la Nuova Zelanda ed il Cile per l’Emisfero
Sud e l’Italia per l’Emisfero Nord.
Il positivo trend degli investimenti a kiwi in Italia ha condotto la consistenza degli impianti nel
2007 a 26.700 ettari; la produzione in costante crescita ha superato le 500.000 tonnellate e
rappresenta circa il 70% della produzione dell’Emisfero Nord. Le proiezioni al 2009 danno un
incremento del 6% rispetto a dicembre 2006.
Le coltivazioni sono concentrate per oltre il 30% in Lazio, per più del 20% in Piemonte (5.500
ettari) e per il 15% in Emilia Romagna.
ALBICOCCO
La produzione europea di albicocche è arrivata a raggiungere le 600.000 tonnellate nel 2006.
La produzione italiana rappresenta il 38% di quella europea con valori che si pongono sopra le
200.000 tonnellate negli ultimi anni. Altri importanti produttori sono la Francia con il 29%, la
Spagna con il 22% e la Grecia con l’11%.
In Piemonte sono quasi 1.300 gli ettari coltivati ad albicocco, il 15% degli impianti nazionali.
Le prospettive sono di un calo del potenziale produttivo del 2%.
I consumi (Elisa Macchi - CSO)
Negli anni 2000 si è assistito a un grave calo dei consumi di ortofrutta in Italia, dovuto a una
molteplicità di fattori, con una significativa incidenza attribuibile all’aumento dei prezzi medi al
dettaglio, specie dopo l’entrata in vigore dell’euro.
Dal 2000 al 2005 gli acquisti al dettaglio di ortofrutta sono scesi da 9,5 milioni di tonnellate a 7,9
milioni di tonnellate (-17%). Qualche punto è stato recuperato, ma nel 2007 gli acquisti segnano un
-15% sul 2000, con andamenti analoghi per le due categorie di frutta e verdura:
 Frutta: -13% dal 2000 al 2005; - 12% complessivamente dal 2000 al 2007.
 Verdura: - 18% nel 2007 rispetto al 2000, con un forte - 20% dal 2000 al 2005.
Gli acquisti al dettaglio di ortofrutta in Italia sono concentrati per il 26% nel Nord Ovest, per il
18% nel Nord Est e nel Centro e per il 38% al Sud e nelle isole.
In questi anni la crisi dei consumi ha colpito particolarmente l’area meridionale e le isole:
 nel Nord Ovest il consumo pro-capite è sceso da 159 kg a persona a 133 kg (-15%),
 nel Nord Est da 146 a 129 kg,
 nel Centro da 151 kg a 126 kg (-18%),
 al Sud da valori che superavano i 180 kg a persona a meno di 150 kg. (-23%).
Quanto alle forme distributive, ha assunto un peso sempre maggior la Distribuzione moderna,
salita dal 36% del 2000 al 51% del 2007 in termini di quantità, e in termini di valore dal 42% al
55%.
Il calo degli acquisti è stato generalizzato, ma alcune specie hanno rappresentato un’eccezione:
 primo fra tutti il kiwi, con consumi saliti da oltre 76.000 tonnellate a quasi 130.000
tonnellate (+70%).
 Anche per le albicocche il trend è positivo (+15%), con 84.000 tonnellate
 Il consumo di nettarine è in lieve crescita, fattore che non ha tuttavia compensato le perdite
per le pesche, che però mostrano segnali di ripresa negli ultimi due anni.
Nell’ambito dei prodotti orticoli si salva l’asparago, con un mercato interno in espansione da
20.000 tonnellate del 2000 a 26.000 tonnellate del 2007; segnali positivi per le insalate, ma è
soprattutto la IV gamma ad evidenziare un balzo in avanti (+35% nel 2007).
I prodotti che hanno maggiormente sofferto sono mele, pere, pomodori, zucchine, fagiolini,
peperoni.