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CROAZIA
A cura di: ESU di Venezia - Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario
CUORI Ufficio Orientamento e Consulenza psicologica
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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CROAZIA
Gli eventi più significativi della storia della nazione
Nel 229 a.C. le popolazioni illiriche native dovettero cedere i propri territori all'impero romano. La
Croazia fu divisa nelle province della Dalmazia e Pannonia. Nel 285 d.C. l'imperatore romano Diocleziano
fece costruire a Spalato il proprio palazzo-fortezza, che è il più grande edificio romano ancora
esistente in Europa orientale. Dopo il crollo dell’impero romano d'Occidente, dal V sec d.C. la Croazia fu
invasa ed occupata dagli ostrogoti, dagli unni e dagli avari e nel 533 passò ai bizantini che vi favorirono
l'insediamento degli slavi croati (sec. VI-VII). La tribù dei croati si stanziò in quelle che un tempo
erano state le province romane della Dalmazia e della Pannonia, a nord-est; convertitesi al
cristianesimo, fondarono lungo la costa dalmata uno stato governato dal duca Terpimir (845-864). Il IX
sec. fu un periodo di contrasti, tra il dominio franco al nord, e l’egemonia dell’impero bizantino al sud.
Nel sec. X Tomislav di Nin unificò i territori e ottenne da Bisanzio il riconoscimento regale: le due
province vennero, quindi, unite attorno al 925 in un unico regno che prosperò fino al XII secolo. Lo
stato autonomo fondato da Tomislav di Nin, che aveva il centro politico e militare a Biograd sulla costa
dalmata, con il re Pietro Krešimir (1058-74) raggiunse una notevole potenza navale e con Zvonimir
(1076-89) ottenne un riconoscimento formale da papa Gregorio VII.
Qualche anno dopo la morte di Zvonimir, estintasi la dinastia, la Croazia passò sotto la corona
ungherese; Ladislao I nel 1094 fondò il vescovato di Zagabria. Il suo successore Colomanno venne
incoronato nel 1102 re di Croazia e di Dalmazia. Da allora la Croazia interna fu inglobata nel regno
d'Ungheria e, fino al XVI sec., infatti, la sua storia fu legata a quella dell’Ungheria, tranne che per la
fascia costiera e le isole, conquistate ed occupate dalla Repubblica di Venezia (1409). All’inizio del XV
sec., la costa Dalmata veniva, infatti, progressivamente sottomessa alla dominazione veneziana,
destinata a lasciare in varie città costiere – Zara, Spalato e soprattutto Dubrovnik – un’impronta
culturale profonda; rimase nella sua sfera d'influenza fino alla fine del XVII secolo, quando cadde nelle
mani della Francia napoleonica e divenne parte delle province illiriche insieme all'Istria e alla Slovenia.
Nel 1242 la Croazia venne devastata da un'invasione dei tatari.
Nel XVI secolo, mentre i turchi minacciavano di impadronirsi dei Balcani, dopo la vittoria turca a
Mohács (1526), l'entroterra croato fu conquistato dagli ottomani (1527). La Croazia settentrionale,
quindi, si rivolse agli Asburgo d'Austria (dal 1526 detentori della corona ungherese), per avere
protezione contro gli ottomani, sconfitti nel 1603; la riconquista del territorio venne sancita con il
contratto di Carlowitz (1699). Un secolo dopo, con la pace di Campoformio (1797) e la caduta di
Venezia, l’intero territorio dell’attuale Croazia tornò sotto gli Asburgo, fino al 1918.
In seguito alla parentesi napoleonica delle “Province illiriche” (1809-13), nella prima metà del XIX sec.
sorse, dopo il 1830, un movimento di rinascita nazionale croato (illirismo), contrapposto all’analogo
movimento ungherese, che portò alla concessione di alcune autonomie (1868): la rinascita della vita
culturale e politica croata ebbe, infatti, inizio nel XIX secolo, allorché fu abolita la servitù della gleba
e, con il compromesso austro-ungarico, la Croazia settentrionale fu assegnata all'amministrazione
ungherese, che le concesse un certo grado di autonomia locale. Il tentativo di formare un regno
indipendente di Croazia, Dalmazia e Slavonia, però, si scontrò con la costituzione della monarchia
austro-ungarica sotto Francesco Giuseppe nel 1867. L'impero austro-ungarico uscì sconfitto dalla prima
guerra mondiale e, alla caduta degli Asburgo, la Croazia entrò a far parte del regno dei serbi, dei croati
e degli sloveni, il cui nome fu abbreviato in Iugoslavia nel 1929. I nazionalisti croati non accettarono
che la capitale dell'unione venisse stabilita a Belgrado e nel 1934 per protesta assassinarono il re
Alessandro.
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La reazione croata alla crescente egemonia serba portò, dopo l’invasione italo-tedesca e l’occupazione
nazi-fascista della Iugoslavia del 1941, all’instaurazione a Zagabria di un regime fantoccio degli
Ustascia (regno di Croazia, 1941-1945) di orientamento fascista e guidato da A. Pavelic che infierì sui
serbi e sulle altre minoranze, offrendo uno dei primi esempi di 'pulizia etnica' della regione con lo
sterminio di circa 350.000 persone fra serbi, ebrei e zingari. Non tutti i croati concordavano con una
simile politica e molti si unirono ai partigiani comunisti che lottavano per scacciare il regime degli
ustascia. Alla fine della seconda guerra mondiale, circa un milione di persone aveva perso la vita in
Croazia e in Bosnia-Erzegovina. Tale governo fantoccio fu poi abbattuto dalla resistenza comunista e,
alla liberazione, nel dopoguerra, alla Croazia fu assicurato lo status di repubblica ed entrò a far parte
della Repubblica Federativa Popolare di Iugoslavia, di ispirazione comunista, governata dal maresciallo
Tito.
Nel corso degli anni successivi il paese superò ampiamente in termini economici le altre repubbliche
poste più a sud e iniziò a chiedere una maggiore autonomia rispetto al potere federale, ma a queste
richieste il governo si oppose duramente. Alla morte di Tito, nel 1980, iniziò la disgregazione della
federazione. Sul finire degli anni '80 la dura repressione a danno della maggioranza albanese in Kosovo
destò in molti il timore che la Serbia volesse imporre la propria posizione egemone all'intera
federazione iugoslava. Mentre i governi comunisti dell'Europa orientale crollavano uno dopo l'altro, i
croati iniziarono a chiedere a gran voce e a cercare di ottenere rapidamente l'indipendenza, la fine del
regime comunista e di stabilire una stretta collaborazione con la CEE.
Scardinato l’apparato del partito unico che teneva insieme l’esercito e il paese, infatti, in Croazia
emerse tra i partiti di nuova formazione l’HDZ (Unione Democratica Croata), nazionalista e
anticomunista, di Franjo Tudjman, vincitore nel 1990 alle prime consultazioni multipartitiche. La
vittoria al referendum del maggio 1991 dei fautori dell’indipendenza, proclamata il 25-VI-1991, portò
all’esasperazione il contrasto con la Serbia, orientata invece al mantenimento della struttura federale
della Iugoslavia.
Proclamata, nel giugno del 1991, l'indipendenza dalla federazione serba (mentre l'enclave serba della
Krajina si dichiarava a sua volta indipendente dalla Croazia), infatti, fu promulgata una nuova
costituzione in base alla quale i serbi della Croazia passavano dalla loro condizione di 'nazione
costituente' a quella di minoranza. La nuova costituzione non tutelava i diritti dei serbi e molti di essi,
che erano impiegati nella pubblica amministrazione, persero il lavoro.
L’esercito federale, a dominanza serba, intervenuto formalmente a difesa delle minoranze serbe della
Slavonia, nella Krajina e in Dalmazia, intraprese azioni di guerra sul territorio croato.
Scoppiarono violenti scontri in tutto il paese e l'esercito iugoslavo, dominato dai comunisti serbi,
intervenne a sostegno della minoranza serba della Croazia.
Quando la situazione si fece particolarmente spinosa, la Croazia accettò di 'congelare' per tre mesi la
propria dichiarazione d'indipendenza. Ciò nonostante i combattimenti non si arrestarono e un quarto
della Croazia cadde nelle mani delle milizie serbe e dell'esercito federale.
Nell'ottobre 1991 l'esercito federale attaccò Dubrovnik e bombardò il palazzo presidenziale di
Zagabria: questo gesto indusse l'Unione Europea a decretare una serie di sanzioni a danno della Serbia.
Nel novembre dello stesso anno Vukovar cadde nelle mani dei serbi dopo un assedio di tre mesi. La
guerra, sia pure limitata per estensione, è stata caratterizzata da una notevole asprezza, con la
partecipazione di numerose bande armate nazionaliste su entrambi i fronti: le città di Vukovar e
Osijek, nei pressi del confine ungherese, sono state distrutte, mentre Zara e Dubrovnik a lungo
assediate, sono state gravemente danneggiate. In sei mesi di conflitto morirono 10.000 persone,
centinaia di migliaia furono costrette a fuggire e decine di migliaia di case vennero distrutte.
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Dopo una serie di cessate il fuoco che non condussero ad alcun risultato utile, solo nel gennaio del 1992,
con la mediazione dell’ONU, l’esercito federale cominciò a ritirarsi dal territorio croato,
contestualmente al dispiegamento di contingenti di caschi blu: le Nazioni Unite dislocarono una forza di
protezione nella parte di Croazia controllata dai serbi, l'esercito federale si ritirò e nel maggio 1992 e
la Croazia entrò nell’ONU, dopo aver apportato una modifica alla costituzione al fine di tutelare le
minoranze etniche e il rispetto dei diritti civili.
Ma intanto, all’interno dei confini del nuovo stato divampava la guerra tra l’esercito croato e le forti
minoranze serbe presenti nel suo territorio e pronunciatesi per la secessione. In Krajina i gruppi
paramilitari serbi mantenevano tuttavia il controllo della situazione e nel gennaio 1993 l'esercito croato
sferrò un attacco contro la regione. La Krajina reagì proclamando la formazione di una repubblica
indipendente e dislocando quasi il 98% della sua popolazione croata. Nel 1994 la Krajina firmò un
cessate il fuoco, ma nel maggio 1995 scoppiarono nuovi scontri. La Krajina perse l'appoggio di Belgrado
e le forze croate invasero la regione facendo fuggire circa 150.000 serbi, molti dei quali lasciavano
città in cui i loro antenati avevano vissuto per secoli.
La Croazia, dopo aver espulso la comunità serba della Krajina, che aveva proclamato l’autonomia, è
intervenuta in Bosnia-Erzegovina a sostegno delle comunità croate.
Il conflitto, dunque, intrecciatosi con quello della vicina Bosnia (i serbi della Krajina intendendosi unire
in un solo stato coi serbobosniaci, da essi militarmente aiutati fino a provocare contro di sé interventi
aerei della NATO, 1994) si protrasse cruento fino al 1995, nonostante i tentativi di mediazione e la
presenza dell’ONU.
Nel 1995 infine, con una violenta offensiva, l’esercito croato sbaragliò le forze secessioniste della
Traina, costringendo all’esodo forzato centinaia di migliaia di serbi. Nel dicembre del 1995 la Croazia ha
siglato e sottoscritto l'accordo di Dayton, che portò finalmente alla pacificazione della vicina
repubblica e una certa stabilità al paese, anche se ancora oggi vi sono migliaia di profughi che vivono in
attesa di sapere quale sarà il loro destino mentre il governo deve affrontare i problemi costituiti dagli
ex combattenti ormai privi di un'occupazione, dai profughi croati giunti da altre parti della federazione
e dai danni gravissimi che il conflitto ha inferto alle infrastrutture del paese. Nonostante queste gravi
questioni, la Croazia è riuscita a rimediare a una grande quantità di danni inferti dalla guerra (in tal
senso il restauro di Dubrovnik è un esempio particolarmente significativo).
Lo stesso anno (1995) un accordo fu raggiunto con i serbi della Slavonia orientale, ultima zona ancor da
essi controllata (ma la situazione si trascinò fino alla stipulazione di nuovi accordi nel 1998). Chiusa la
lunga parentesi bellica, la Croazia intraprese il cammino di uno sviluppo pacifico, sempre sotto la guida
semiautoritaria di Tudjman, che vinse le elezioni del 1995. Il presidente Franjo Tudjman è morto nel
dicembre 1999: dopo la sua scomparsa, durante le elezioni svoltesi nel gennaio 2000, la sua Unione
Democratica Croata, che aveva governato sino al 1990, è stata fortemente osteggiata dall'opposizione
di centro-sinistra. Le elezioni del 2000, quindi, furono largamente vinte dalla coalizione di centrosinistra, venendo eletto presidente Stjepan Mesić. Il nuovo governo ha promesso di migliorare le
relazioni internazionali, la libertà di stampa e la situazione economica. Alla guida del governo venne
nominato l’esponente dell’SPD (Partito socialdemocratico) Ivica Račan, che è stato riconfermato nel
luglio 2002. Nel luglio 2002 Mesic' ha, per la prima volta dalla fine della guerra, incontrato i presidenti
di Bosnia e Iugoslavia per confrontarsi sul rimpatrio dei rifugiati, sulla lotta contro la criminalità
organizzata
e
per
attuare
piani
di
reciproco
aiuto
economico.
Negli ultimi anni, l’economia croata è cresciuta, avvicinandosi agli standard europei in previsione di un
futuro ingresso del paese nell'Unione Europea. Nel 2005, tuttavia, anche la Croazia ha risentito della
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sfavorevole congiuntura economica europea, con ricadute negative sul PIL e un aumento dell'inflazione.
Nello stesso anno Stjepan Mesic' è stato rieletto ed è stata accettata la candidatura della Croazia
quale
paese
membro
dell'Unione
Europea.
Nel 2009 la Slovenia minaccia di impedire l’ingresso della Croazia nell’UE appellandosi a una disputa di
confine che dura da 18 anni riguardo al Golfo di Pirano. In aprile la Croazia diventa membro della
NATO. Il referendum popolare del gennaio 2012 sull’ingresso del paese nella UE dimostrò una
percentuale di croati favorevoli di due a uno, anche se su una popolazione dii votanti del 44%.
Il 1° luglio 2013 la Croazia entra a far parte dell’Unione Europea. L’attuale Presidente della Repubblica
Croata è Ivo Josipović del Partito Socialdemocratico di Croazia, mentre il Primo Ministro è Zoran
Milanović, appartenente allo stesso partito politico.
Enciclopedia Zanichelli, 1997
Enciclopedia La Repubblica
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La Croazia oggi
La Repubblica di Croazia (Croazia) si estende su una superficie di 56.594 Kmq. E’ una Repubblica
Democratica, il cui Capo di Stato è il Presidente. In base alla Costituzione del 1990, più volte emendata,
il Presidente, dotato di ampi poteri, è eletto a suffragio diretto per 5 anni; l’Assemblea nazionale è
composta da un minimo di 100 a un massimo di 160 membri, eletti per 4 anni; il Primo Ministro, nominato
dal Presidente della Repubblica, deve ottenere la fiducia del Parlamento. Si tratta di una repubblica
parlamentare pluripartitica, in cui i poteri sono ripartiti fra il parlamento eletto (potere legislativo), il
governo e il presidente eletto (potere esecutivo) e i tribunali autonomi (potere giudiziario). I
Parlamentari sono eletti dal popolo Croato ogni cinque anni.
La Croazia, situata nell’Europa sud-orientale, tra il Mare Adriatico, la Bosnia Erzegovina e la Slovenia,
confina a Nord con la Slovenia, a nord-est con l’Ungheria, a Est con la Serbia, a Sud con la BosniaErzegovina e il Montenegro e si affaccia, a Ovest, sul Mar Adriatico. Il numero stimato della
popolazione in Croazia è di circa 4,4 milioni di abitanti. La popolazione croata nell'ultimo decennio ha
conosciuto una fase di stasi, se non di vero declino. Il tasso di crescita della popolazione è molto basso,
se non addirittura negativo (tra il +1% e il -1%). Il tasso di natalità è stato di 9,3‰ nel 2006, a fronte
di un tasso di mortalità dell’11,3‰.
La capitale della Croazia è Zagabria. Altre importanti città sono: Spalato (Split), Fiume (Rijeka),
Dubrovnik, Rovinj, Zara, Pola, Osijek, Slavonski Brod, Karlovac, Sisak.
Territorialmente ed amministrativamente il paese è suddiviso in 20 regioni/contee (županije) più la
città di Zagabria che ha lo status di contea. Le zone più sviluppate nel paese sono, oltre la capitale e
dintorni (Città di Zagreb e Zagrebačka Županija), la fascia costiera (in particolare Istarska Županija) e
l’area nord della pianura Pannonica.
Il territorio della Croazia è in prevalenza montuoso, percorso dalla catena costiera longitudinale dei
monti Kapela Velebit e delle Alpi Dinariche, o collinare, ad eccezione delle due valli alluvionali della
Drava e della Sava. In totale ci sono 1.185 isole/isolette/scogli, di cui 67 sono le isole abitate (le più
grandi sono l’isola di Krk/Veglia e Cres/Cherso). La vetta più alta è quella di del monte Dinara (1.831 m
s.l.m.). Il territorio della Croazia presenta tre tipologie di ambiente naturale nettamente distinte:
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mediterraneo in Istria, Dalmazia e sulle isole, montuoso sulle Alpi Dinariche e sugli altopiani carsici e
continentale nella parte nord-occidentale e nella pianura Pannonica.
La Croazia ha otto parchi nazionali. Tra questi il Parco delle Isole Brijuni, nei pressi di Pola è il luogo
dove Tito andava a cercare rifugio dagli impegni di stato. Il Parco Nazionale di Risnjak è quello più
incontaminato, mentre ideale per gli arrampicatori su roccia è il Parco Nazionale di Paklenica, dove ogni
anno, all'inizio di maggio, ha luogo una gara europea di questo sport. Il Parco Nazionale dei Laghi di
Plitvice è, invece, rinomato per le sue splendide cascate.
La principale attrattiva turistica della Croazia è costituita dalle sue spiagge. Le coste del paese si
estendono per 1778 km, che diventano 5790 km se si tiene conto anche delle isole. Le spiagge, tuttavia,
sono costituite in gran parte da scogli e non da distese di sabbia. Il mare davanti alla Croazia è
punteggiato di belle isole. Il loro numero ammonta a 1185, ma quelle abitate sono solamente 66.
Il clima della Croazia è di tipo mediterraneo lungo la costa e continentale nelle regioni interne. Le aree
costiere sono caratterizzate da un gran numero di giornate di sole e presentano estati calde e asciutte
e inverni miti e piovosi, mentre le regioni interne sono calde in estate e fredde in inverno. A ridosso
della costa croata si estende una catena montuosa elevata che tiene lontani i freddi venti che soffiano
da nord e assicura alle località rivierasche una primavera precoce e un autunno tardivo. A Zagabria la
temperatura massima si aggira in media sui 27°C a luglio e scende a 2°C a gennaio.
L’unità monetaria della Croazia è la Kuna croata (HRK).
www.lonelyplanetitalia.it/destinazioni/europa/croazia
http://europa.eu/about-eu/countries/member-countries/croatia/index_it.htm
http://www.infomercatiesteri.it
http://www.treccani.it/enciclopedia/croazia/
http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=049#
Enciclopedia Zanichelli, 1997
Composizione etnica e religione
La Popolazione croata si aggira attorno ai 4,4 milioni circa, ed è costituita prevalentemente da Croati
(90,4%), seguiti da Serbi (4,4%) e da altre piccole quote (5,2%) comprensive di Bosniaci, Italiani,
Albanesi, Rom , Ungheresi, Sloveni , Cechi, Macedoni, Montenegrini, Slovacchi ed altre minoranze (anno
2011).
La lingua nazionale è il Croato, scritto utilizzando i caratteri latini; sono presenti anche minoranze di
tedesco, inglese, serbo, italiano, cecoslovacco e ungherese.
La Religione predominante è quella Cattolica (86,3%), seguita da quella Ortodossa (4,4%), Musulmana
(1,5%) e Protestante (0,3%).
I croati sono in maggioranza cattolici mentre i serbi sono principalmente di religione cristiana
ortodossa. La religione cattolica ha subito pesanti repressioni durante il periodo comunista, ma ora sta
conoscendo un periodo di ripresa e ogni domenica le Chiese si riempiono di fedeli. Esiste anche una
piccola comunità ebraica a Zagabria.
La bandiera della Croazia è composta da tre fasce orizzontali di uguale dimensione: rossa quella in alto,
bianca quella in mezzo e blu quella in basso. I tre colori della bandiera croata rappresentano i tre stati
che hanno dato vita al paese: il Regno di Croazia (rosso e bianco), il Regno di Slavonia (bianco e blu) e il
Regno di Dalmazia (rosso e blu). Tali colori compaiono, infatti, disposti in diverso ordine, anche sulle
bandiere di altre repubbliche dell'ex-Jugoslavia. Al centro della bandiera della Croazia è presente lo
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stemma croato: uno scudo a scacchi rossi e bianchi debordante la fascia bianca, sormontato da una
corona costituita da cinque scudetti.
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www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=049#
europa.eu/about-eu/countries/member-countries/croatia/index_it.htm
Enciclopedia Zanichelli, 1997
Economia
All’inizio degli anni ‘90 la Croazia era, dopo la Slovenia, la più ricca delle Repubbliche della Iugoslavia:
contribuiva per un quarto alla produzione del PIL della federazione e contava su una solida base
industriale (siderurgia, metallurgia, chimica, petrolchimica, meccanica, cantieristica, agroalimentare e
tessile), un’agricoltura ben sviluppata (mais, frumento, patate, barbabietole, viticoltura), una buona
dotazione di risorse minerarie (gas naturale, petrolio, carbone e bauxite) e un florido settore turistico.
Successivamente, la guerra ha prodotto gravissimi danni, soprattutto nel settore manifatturiero (a
causa della distruzione di numerose strutture produttive) e in quello turistico. Alla fine degli anni 1990
quasi il 9% della popolazione croata viveva al di sotto della soglia di povertà. All’inizio del 2000, il nuovo
corso politico croato ha creato le premesse per un rilancio dell’economia basato, oltre che sulla ripresa
delle attività industriali (prodotti chimici, macchinari, tessili), su un diffuso allevamento del bestiame
(suini, ovini, caprini, bovini), sullo sfruttamento delle risorse forestali nelle zone montuose e
soprattutto sullo sviluppo del turismo (8.659.000 ingressi nel 2006). Così la Croazia ha recuperato un
rapporto di fiducia con le istituzioni finanziarie internazionali, entrando anche a far parte della WTO,
ed è oggi uno dei paesi cardine del piano regionale d’intervento dell’Unione Europea noto come Patto di
stabilità per l’Europa sud-orientale (interessata da importanti progetti infrastrutturali – trasporti e
telecomunicazioni – per lo sviluppo dell’intera area balcanica).
Attualmente,
gli
effetti
negativi
della
crisi
globale
hanno
acuito
la
recessione.
Una pesante conseguenza dello stallo dell’economia è la disoccupazione, in costante aumento.
Il paese è particolarmente dipendente dalle entrate del turismo.
Ciononostante, le principali attività economiche croate allo stato attuale sono rappresentate
dall’agricoltura nelle pianure, dallo sfruttamento forestale e dall’allevamento nelle aree collinari o
montane, oltre al settore turistico lungo il territorio costiero e sulle isole.
Le principali risorse naturali attuali della Croazia sono olio, carbone, bauxite, ferro, calcio, gesso,
asfalto naturale, silice, mica, argille, sale ed energia idroelettrica. Sono inoltre presenti miniere di
lignite e petrolio. Le industrie maggiormente sviluppate sono quelle metalmeccaniche, chimiche, tessili,
alimentari e del legno. I prodotti principali sono quelli chimici, plastica, macchine utensili, elettronica,
lavorazione dei metalli; prodotti in ghisa, acciaio, alluminio; carta, legname e prodotti in legno, materiali
da costruzione, prodotti tessili, cantieri navali, petrolio e raffinazione del petrolio, cibi e bevande,
mezzi di trasporto, combustibili, frumento, cereali, barbabietole da zucchero, semi di girasole, orzo,
erba medica, trifoglio, olive, agrumi, uva, soia, patate, latticini, oltre al settore turistico,
particolarmente sviluppato lungo la costa e sulle isole.
Nello specifico, per quanto riguarda il settore primario, l’agricoltura è concentrata nelle pianure
settentrionali, ricche di acqua; le colture principali sono mais, frumento, patate, barbabietola da
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zucchero,
cereali
e
frutta;
lungo
le
coste
si
coltivano
la
vite
e
l’olivo.
L’agricoltura (compresa la pesca ed il settore forestale) attualmente partecipa al PIL per il 4,5 % circa;
esistono tre aree geografiche e climatiche (pianura nella parte settentrionale a clima continentale,
zona litoranea – costa e isole con clima mediterraneo e zona montuosa nella parte centrale del paese)
che determinano il tipo e l’orientamento della produzione agricola. Le specifiche condizioni e la
configurazione dei terreni coltivabili in Croazia sono piuttosto favorevoli per lo sviluppo della
produzione agro – alimentare e l’incremento della zootecnica, ma le risorse del Paese non sono sfruttate
nella misura in cui potrebbero esserlo. La gran parte dei terreni coltivati si trova nella regione della
Slavonia, conosciuta come il “granaio” della Croazia. Le aree montagnose della Croazia centrale vedono
una buona presenza di terre da pascolo, mentre la maggior parte della produzione di vigneti, uliveti,
frutteti ed orticolture si trovano nella grande regione adriatica e nelle isole. Dalle foreste si ricavano
discrete quantità di legname, in buona parte esportato.
Per quel che concerne, invece, il settore secondario e terziario, sono presenti alcuni giacimenti di gas
naturale (a Gojilo, Kloštar, Ivanić) e di petrolio (a Benicanci, Struzec, Zutica, Kloštar). Un oleodotto
collega il porto di Omišalj (isola di Veglia) a Sisak, dove si dirama verso Bratislava e Budapest;
raffinerie sono presenti a Fiume e Sisak; Pola è collegata a Karlovac da un gasdotto. Altre risorse sono
il carbone e la bauxite (in Istria). Ciononostante, la Croazia non dispone di risorse naturali in quantità
tali da soddisfare le necessità della propria produzione industriale. Per quanto concerne le materie
prime energetiche il Paese può contare sull’estrazione (comunque in quantità non sufficienti per il
fabbisogno locale), di petrolio e gas.
Tra i settori industriali sono tornati competitivi non solo la cantieristica (a Fiume, Spalato e Pola), ma
anche la siderurgia (a Sisak, Spalato e Topusko), la metallurgia (a Sebenico), la chimica e la
petrolchimica (a Zagabria, Spalato e Kutina), la meccanica (a Slavonski Brod e Zagabria), l’alimentare, il
tessile (a Varaždin, Zagabria e Duga Resa).
Considerata la diversità tra le regioni croate anche la flora e la fauna delle singole regioni si
differenziano notevolmente. Le foreste si estendono su un totale di cira 2 milioni di ettari; la maggior
parte del patrimonio forestale (l’84% circa) è composto dalle latifoglie (in particolare faggio e rovere),
il 16% del patrimonio forestale è rappresentato da conifere (soprattutto abete, pino d’Aleppo e
ginepro) o macchia mediterranea. In Croazia vi sono più di 380 specie animali protette (tra cui sono da
annoverare il cinghiale, il lupo, l'orso bruno e, principalmente sull'isola di Cres, il grifone eurasiatico).
La questione ambientale in Croazia sta assumendo sempre maggiore importanza, coinvolgendo
fortemente, oltre agli esperti del settore, anche l’opinione pubblica. I problemi connessi alla tutela
dell’acqua, del suolo, del mare e dell’aria, allo smaltimento dei rifiuti ed all’organizzazione delle
discariche, vengono affrontati e discussi in varie sedi. Lo sviluppo del settore è stato definito
prioritario per il futuro del Paese, in considerazione sia delle sue implicazioni sulla crescita economica
del Paese che dell’allineamento alla politica ambientale europea, imposto dal processo di adesione.
I principali partner economici-commerciali sono l’Italia, la Germania, la Bosnia-Erzegovina, la Slovenia,
l’Austria, la Russia e la Francia. Nello specifico, l’Italia è il primo partner commerciale del Paese, con un
interscambio bilaterale di oltre 3,2 miliardi di Euro, pari al 13,1% dell’interscambio totale croato.
La Croazia è in recessione da oltre cinque anni consecutivi, con un calo del PIL pari al 13% dal 2008. Nel
2013 sono diminuiti tutti i principali indicatori: consumi ed investimenti, produzione industriale,
interscambio commerciale, occupazione.
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www.ice.gov.it
www.infomercatiesteri.it
www.lonelyplanetitalia.it/destinazioni/europa/croazia
www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=049#
www.treccani.it/enciclopedia/croazia/
Enciclopedia Zanichelli, 1997
Sistema scolastico
Il sistema educativo croato è gestito centralmente dal Ministero della Scienza, dell'Istruzione e dello
Sport (MSES). Oltre al MSES, altri enti pubblici nazionali coinvolti nella regolazione, sviluppo e
controllo di qualità del settore educativo. L'istruzione e la cura dei bambini è finanziata e gestita dalle
autorità locali, mentre l’MSES fornisce una guida centrale, l’accreditamento e il controllo sui programmi
educativi che vengono implementati nelle organizzazioni di istruzione precoce e cura dei bambini.
L'istruzione primaria e secondaria inferiore è organizzata come un unico sistema di struttura; inizia
all'età
di
6
anni
ed
è
composta
da
otto
anni
di
scolarità
obbligatoria.
L’istruzione secondaria superiore non è obbligatoria, ma quasi tutti gli studenti tendono ad iscriversi ai
corsi d’istruzione secondaria superiore o a corsi professionali dopo aver completato il primo livello di
studi inferiore. All’interno della scuola primaria e secondaria, particolare attenzione è dedicata alle
possibilità di formazione degli studenti delle minoranze nazionali nella loro madrelingua. Oltre alle
scuole che assicurano lezioni in croato, un certo numero di scuole fornisce lezioni in serbo, italiano,
ceco e ungherese. Proprio come gli studenti delle minoranze nazionali possono decidere di iscriversi a
scuole che forniscono lezioni in croato, così gli studenti di nazionalità croata possono - e non sono in
pochi a farlo - iscriversi a scuole che offrono lezioni in alcune delle lingue minoritarie.
L'istruzione superiore è fornita dalle Università - la maggior parte pubbliche - la cui autonomia
organizzativa e libertà accademica di insegnamento e di ricerca è garantita dalla Costituzione croata.
La struttura del sistema nazionale di istruzione croato è così suddivisa (anno scolastico 2013/14):
- Fino ai 6 anni d’età: educazione e cura della prima infanzia. Corrispondenza con i livelli ISCED
(International Standard Classification of Education): ISCED 0
- Dai 6 ai 14 anni d’età: unico sistema di struttura. Otto anni di istruzione obbligatoria a tempo
pieno. Dai 6 fino ai 10 anni d’età corrispondenza con i livelli ISCED 1; Dai 10 ai 14 anni d’età
corrispondenza con i livelli ISCED 2.
- Dai 14 ai 18 anni d’età: si può proseguire con l’istruzione secondaria di tipo generale o con corsi
di formazione secondaria professionale. In entrambi i casi il livello di corrispondenza è ISCED 3.
- Dai 14 ai 17 anni d’età è anche possibile iscriversi a corsi di formazione professionale secondaria,
che si combinano in corsi scolastici e corsi sul posto di lavoro (Corrispondenza con i livelli ISCED
3). All’interno di questo percorso dai 17 ai 18 anni d’età è previsto un anno di istruzione postsecondaria non universitaria, che combina anch’esso corsi scolastici e corsi sul posto di lavoro
(Corrispondenza con i livelli ISCED 4).
- Sono, inoltre, presenti programmi di educazione per persone adulte.
- L’istruzione universitaria (a tempo pieno) può avere una durata di 6 anni (Corrispondenza con i
livelli ISCED 5A) o di 5 anni (Corrispondenza con i livelli ISCED 5B).
Valutazione e certificazione
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Dopo aver completato l’istruzione elementare, si può continuare l'istruzione secondaria opzionale che è
divisa secondo curricula in “Gimnazija”, scuole professionali (tecnici, industriali e artigianali) o scuole
d'arte (musica, danza, arte). I “Gimnazija” offrono un programma completo che dura 4 anni e prevede
un esame finale, il Matura. I programmi delle scuole professionali e d'arte di solito finiscono con la
produzione di un lavoro finale, ma è anche possibile sostenere l'esame di maturità di stato se gli alunni
hanno completato quattro anni di istruzione secondaria. Dal 2010, i risultati dell’esame di maturità di
stato sono stati la base per l'iscrizione agli istituti di istruzione superiore.
Gli studi universitari sono organizzati e svolti presso le Università che comprendono diverse facoltà e
possono essere a livello di laurea, studi universitari o postuniversitari. Dopo aver completato un corso di
laurea di tre o quattro anni, gli studenti ricevono il titolo di Bachelor (univ. bacc.) e dopo ulteriori uno o
due anni di studi universitari, il titolo di Maestro (mag.). Gli studi post-laurea degli ultimi tre anni
terminano con la discussione di una tesi di dottorato, dopo che il titolo accademico di Dottore in
Scienze (dr. Sc.) O Dottore delle Arti (dr. Art.) è stato conseguito.
Gli Studi professionali forniscono agli studenti le conoscenze e le competenze di cui avranno bisogno
per lavorare in occupazioni professionali. Gli studi professionali, che durano due o tre anni, sono
condotti in collegi di scienza applicata o politecnici e possono anche essere condotti in Università. Al
termine, viene conseguito il titolo di Bachelor Professionale (bacc.) con riferimento ad una
specializzazione. Politecnici e istituti di scienze applicate possono organizzare Corsi di laurea/diploma
di specializzazione in studi professionali della durata di uno o due anni per gli studenti che hanno
completato i corsi di studio professionali o corsi universitari di laurea, e questi studi forniscono il titolo
accademico professionale Specialist (struč. Spec.) con riferimento ad una specializzazione. Le
università possono organizzare studi specialistici post-laurea che durano uno o due anni, che danno la
possibilità di conseguire il titolo accademico dell'Università Specialist (univ. Spec.) con riferimento ad
una specializzazione.
https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/eurydice/index.php/Croatia:Overview
http://eacea.ec.europa.eu/education/eurydice/documents/facts_and_figures/academic_calendar_EN.
pdf
www.mvep.hr/it/
Società e cultura croata
Generalmente, i Croati sono estremamente orgogliosi della loro eredità e della loro cultura,
dimostrando un convinto spirito nazionalista. Chiamano il loro paese la "nostra bella Patria" ("Lijepa
naša"), che è anche il titolo dell'inno nazionale.
Il folklore svolge un ruolo chiave nel preservare la cultura. Le esperienze di vita sono tradotte in versi,
brani poetici, melodie, fiabe, riti simbolici, musica, danza, costumi e gioielli. I canti popolari e le poesie
spesso parlano di sentimenti e riguardano le relazioni tra familiari.
Una delle personalità eminenti del mondo artistico croato è lo scultore Ivan Mestrovic (1883-1962), le
cui opere fanno bella mostra di sé nelle piazze di tutta la Croazia. Mestrovic ha progettato anche
diversi sontuosi edifici, fra cui il Museo Storico Croato di Zagabria.
Libri e letteratura
Fra gli scrittori più importanti si possono citare il commediografo Marin Drzic, vissuto nel XVI secolo, e
il romanziere, commediografo e poeta contemporaneo Miroslav Krleza (1893-1981): poeta,
drammaturgo, prosatore e saggista, che ha esercitato una forte influenza sulla vita culturale dell’intera
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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Iugoslavia. Krleza, tra le altre cose, ha pubblicato un'opera in più volumi intitolata 'Bandiere', che
tratta della vita in Croazia al volgere del secolo.
Teatro
I primi esempi di vita teatrale in Croazia erano rappresentati da drammi liturgici in latino. Tuttavia, il
teatro secolare è apparso già all'inizio del XIV secolo a Dubrovnik, che, nel corso dei secoli successivi,
è emerso come il centro teatrale principale e il più grande palcoscenico della Croazia. Ha raggiunto il
suo apice nelle forme teatrali altamente sviluppate dei secoli XVI e XVII, in cui erano dominanti i pezzi
originali di commedie teatrali di Marin Držić e varie forme drammatiche dal carattere particolarmente
barocco (Ivan Gundulić and Junije Palmotić).
Questa è stata un'epoca in cui altri centri croati si sono uniti con entusiasmo nella vita teatrale, sia in
Dalmazia (Hvar e Zara) sia, soprattutto, nell'entroterra (Zagabria, Varaždin e Osijek), in cui un ruolo
importante è stato svolto dalle produzioni delle scuole dei Gesuiti, e le rappresentazioni sono state
gradualmente trasferite dagli edifici pubblici ai teatri. Nel 1834 fu aperto un teatro su Piazza San
Marco a Zagabria, che, nel periodo rinascimentale, grazie agli sforzi di Dimitrija Demeter, cominciò
gradualmente a organizzare la vita teatrale professionale croata. La prima rappresentazione in croato
(Juran i Sofija, di Ivan Kukuljević Sakcinski), è stata messo in scena nel 1840 e la prima opera (Ljubav i
zloba, di Vatroslav Lisinski) nel 1846.
Tra le due guerre mondiali tutte le questioni teatrali sono state colpite da interferenze politiche.
Tuttavia, nel 1920, sotto la gestione di Julije Benešić, la direzione di Branko Gavella e il lavoro dello
scenografo Ljubo Babić, il teatro di Zagabria ha raggiunto un alto livello di performance artistica.
Dopo il 1945, è stata istituita una serie di nuovi teatri professionali, mentre anche alcune recite
amatoriali ricevevano sostegno, diventando un centro per spettacoli alternativi e d'avanguardia, in
particolare con la fondazione del Teatro Sperimentale Studentesco (Experimental Student Theatre).
Alcuni Festival iniziarono, divenuta poi una tradizione, a mettere in scena rappresentazioni utilizzando
monumenti locali come setting naturale, come il Festival estivo di Dubrovnik (lanciato nel 1950) e il
Festival di Spalato (lanciato nel 1954), che, con il loro sapore internazionale, hanno contribuito
all'affermazione del teatro nazionale all'estero.
Nel 1954 è iniziata l’attività del Teatro Gavella (Gavella Drama Theatre). Questo ha segnato l'inizio del
pluralismo nel panorama culturale nazionale, che divenne evidente nel repertorio messo in scena e in
altri aspetti organizzativi.
I nuovi teatri (Teatar & TD a Zagabria), seguiti da una serie di gruppi indipendenti, o, meglio,
amatoriali, che promuovono una vasta gamma di forme teatrali (Teatar u gostima, Histrioni, Pozdravi,
Coccolemocco, Kugla-glumište, Montažstroj), con teatri specializzati in particolari generi (Zagreb
Puppet Theatre, Zagreb Youth Theatre, Komedija, Kerempuh Satirical Theatre) e concorsi di festival,
di cui i più importanti sono i Fadil Hadžić Days of Satire (Zagabria) Marul’s Days (Split), il Small Scene
Theatre Festival (Rijeka), , hanno permesso la realizzazione di un repertorio multiforme con un serie di
polimorfismi interpretativi, che rappresentano le caratteristiche di base del moderno teatro croato.
Il Festival Internazionale dei Bambini, inoltre, si svolge a Šibenik alla fine di giugno; a Zagabria, invece,
si svolgono il PIF (un festival internazionale delle Marionette), l’Eurokaz (il festival europeo del teatro,
che ospita anche spettacoli di teatro sperimentale d’avanguardia e si tiene nel mese di giugno) e, nel
mese di luglio, il Festival Internazionale del Folklore. Il Festival Estivo di Dubrovnik, inoltre, ha luogo a
luglio e ad agosto e presenta i migliori attori e musicisti classici croati.
L’Ulysses Theatre, infine, fondato nel 2001, detiene anche un posto di successo sulla scena teatrale, dal
momento che cerca di combinare grandi opere di teatro mondiale con la cornice unica dell'isola di Mali
Brijun.
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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Film
La storia della cinematografia professionale croata è iniziata solo a metà del XX secolo, anche se i
primi film di località croate sono stati girati già nel 1898 da Alexandra Promio della famosa società
cinematografica Lumière, e nel 1904 da Frank Sheffield, il pioniere del cinema inglese.
Tra le due guerre mondiali, alcuni attori croati hanno goduto di carriere notevoli in altri paesi europei
(come, ad esempio, Zvonimir Rogoz). I film documentari e i cortometraggi di Oktavijan Miletić di fama
internazionale e i film didattici prodotti dalla Scuola di Sanità Nazionale (School of National Health),
che, grazie alla cinematografia mobile, sono stati visti dal pubblico di tutta la Jugoslavia, sono di
importanza storica. La produzione cinematografica sponsorizzata dallo stato è stata lanciata durante il
tempo dello Stato Indipendente di Croazia (NDH), durante l’epoca dei documentari propaganda e dei
film culturali, e nel 1944, è stato girato il primo film lungometraggio con il sonoro, Lisinski, diretto da
Miletić.
Il regime comunista del dopoguerra ha sostenuto la produzione di film, introdotto studi cinematografici
e, fino ai primi anni ‘50, ha prodotto numerosi documentari e film con temi di guerra (noti come “Film
Partigiani”). A metà degli anni ‘50, i film sono stati prodotti sul livello dei film sovietici e di Hollywood,
mentre erano evidenti i tratti stilistici tipici dei film europei, in particolare le tracce di neorealismo,
ma anche narrazioni moderne (Koncert, di Branko Belan; H-8…, di Nikola Tanhofer), e anche i generi
classici hanno dominato (Ne okreći se sine, by Branko Bauer). Il cinema croato, quindi, ha raggiunto il
suo più grande successo; il melodramma di guerra “The Ninth Circe” è stato nominato per un Oscar nella
categoria film straniero e a questo sono seguiti successi analoghi per co-produzioni jugoslave di
spettacoli partigiani, in cui hanno partecipato registi, cameraman, attori e studi croati (Battle on the
Neretva, di Veljko Bulajić).
In questo periodo, la cinematografia croata, insieme a documentari e film per bambini, ha prodotto film
sperimentali di fama internazionale (Mihovil Pansini, Tom Gotovac, Ivan Martinac, Sanja Iveković,
Dalibor Martinis). Il maggior contributo al cinema mondiale è stato dato dalla Scuola di Zagabria del
film d'animazione (Zagreb School of Animated Film), con una serie di originali e moderni cartoni animati
di autori come Dušan Vukotić, Vladimir Kristl, Vatroslav Mimica, Aleksandar Marks, Vladimir Jutriša,
Boris Kolar, Zlatko Bourek, Nedeljko Dragić, Zlatko Grgić, Zdenko Gašparović e Borivoj Dovniković e la
popolare serie “Professor Baltazar”.
Durante gli anni ‘60 e ‘70, il film-making croato è stato caratterizzato da originalità, parte della
tendenza “new film” dell'Europa orientale, come, per esempio, il modernismo (le opere di Vatroslav
Mimica, Ante Babaja, Antun Vrdoljak, Krsto Papić, Tomislav Radić, Zvonimir Berković, Krešo Golik, Fadil
Hadžić, Lordan Zafranović and Rajko Grlić). Durante il 1980, hanno dominato i film basati sul genere
dello spirito postmoderno (le opere di Zoran Tadić), mentre nei primi anni 1990, la cinematografia ha
attraversato una crisi organizzativa e produttiva. Tuttavia, è presto sorta una nuova generazione di
registi (Zrinko Ogresta, Lukas Nola, Vinko Brešan, Hrvoje Hribar, Dalibor Matanić, Ognjen Sviličić and
Arsen Anton Ostojić), che ha contribuito alla rinascita della cinematografia. Dal 2000, i multisala si
sono diffusi in tutta la maggior parte delle grandi città. La produzione è stata rianimata in particolare
attraverso la riforma del sistema di aiuti pubblici al cinema del 2008 e la creazione del Croatian
Audiovisual Centre, l'organo di governo principale per il settore audiovisivo, è stata aumentata la
cooperazione internazionale attraverso la partecipazione nella co-produzione europea al fondo film
Eurimages, così come la partecipazione al programma MEDIA dell'Unione europea. Zagabria, infine,
ospita il Festival Internazionale del Cinema d'Animazione.
Musica
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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La musica popolare croata è un guazzabuglio di stili diversi. La danza tradizionale kolo si balla in cerchio
ed è accompagnata da violini in stile tzigano o dal suono del tambura, un mandolino tipico della Croazia.
Le pacate musiche croate per chitarra e fisarmonica presentano un distinto carattere italiano.
Attorno a marzo-aprile si svolgono a Zagabria i concerti della Febbre del Jazz di Primavera, mentre a
metà ottobre ci sono le Giornate Internazionali del Jazz. Il Festival Estivo di Spalato ha luogo a luglio.
In questo stesso mese si svolge anche il Festival Estivo di Zagabria, dove si può assistere ai concerti di
vari compositori classici croati. Il Festival Estivo di Dubrovnik, che ha luogo a luglio e ad agosto,
presenta i migliori attori e musicisti classici croati. Nei mesi di luglio e agosto a Omis ha luogo un
festival di musica corale. Zagabria, inoltre, ospita il Festival Internazionale del Folklore a luglio.
Arti visive e Architettura
Notevoli le testimonianze del periodo romano e bizantino rimaste in Croazia dal palazzo di Diocleziano a
Spalato (Split) alla basilica di Eufrasio (VI sec.) a Parenzo. Nell’VIII-X sec. sorsero numerose piccole
chiese (a croce greca con cupola) e al periodo romanico appartengono varie chiese a pianta basilicale, le
cattedrali di Arbe, Zara, Traù e, nell’ambito della scultura, le porte lignee (1214) della cattedrale di
Spalato di Andrea Buvina e il portale del duomo di Traù (1240) del maestro Radovan. Dalla fine del XIII
sec. forme gotiche appaiono nelle chiese francescane di Pola e Parenzo e nella cattedrale di Zagabria.
Dalla metā del XV sec. forme rinascimentali e gotiche si fondono, sotto l’influenza veneziana, nelle
realizzazioni di Giorgio da Sebenico a Spalato, Ragusa, Zara e Sebenico. Nel XV sec. sono attivi anche
Luciano e Francesco Laurana, Giovanni da Traù e i pittori G. Schiavone e A. Meldolla. Esemplari
dell’architettura barocca sono le chiese di S. Caterina a Zagabria (1620-32) e S. Ignazio di A. Pozzo a
Ragusa (1699-1725, danneggiata nel 1991) e, per la pittura, le opere di F. Bencovich e I. Ranger. Nel IX
sec. il classicismo accademico è seguito da una pittura storica legata al risorgimento nazionale (F.
Quiquerez, N. Mašić).
V. Bukovac (1855-1922), a capo di una scuola fondata sul colore, introduce in Croazia il modernismo. Tra
simbolismo e art déco si pone lo scultore I. Meštrović. Un’arte sempre più impegnata socialmente è
rappresentata dal gruppo Zemlja («Terra»), fondato nel 1929 a Zagabria. Nel secondo dopoguerra, più
che l’aderenza al realismo socialista, interessanti sono le esperienze d’avanguardia che si sono
succedute a partire dagli anni 1950: il gruppo Exat 51 (I. Picelj; V. Richter; A. Srnec ecc.) e Nove
Tendencije (il movimento internazionale cui hanno aderito anche V. Bačić, J. Dobrović, M. Sutej); le
prime esperienze concettuali svolte a Zagabria tra il 1959 e il 1966 dal gruppo Gorgona (M. Jevsovar, J.
Vanista, J. Knifer, D. Seder ecc.). La produzione artistica degli ultimi decenni del 20° sec., presenta
analogie con le esperienze internazionali: minimalismo, arte concettuale, body-art, videoarte,
anacronismo, multimedialità e installazioni. E. Schubert lavora nell’ambito della neogeometria; T.
Gotovac esprime con happening e performance una forte critica sociale; G. Petercol è autore di sculture
minimaliste, azioni e installazioni dai significati molteplici; S. Iveković e D. Martinis operano nell’ambito
della videoarte; Ž. Kipke, dal cui colto eclettismo formale emerge una matrice surrealista; Z. Vrkljan,
autore di sculture in vetro e plastica fusi e di installazioni; I. Deković, autore di installazioni con
oggetti di recupero, fotografie, video; M. Kramer, pittrice e scultrice, indaga spazi materiali e mentali;
S. Tolj crea installazioni decontestualizzando oggetti legati alla storia e alla cultura della sua città
(Ragusa). Tra gli architetti si ricordano B. Megas, D. Posavec, A. Uglešić.
Zagabria rimane il centro culturale e artistico più importante con il Museo d’Arte Moderna, arricchito
negli anni 1980 e 1990 da importanti donazioni, come la collezione di opere dell’architetto, urbanista e
pittore J. Seissel (1904-1987), che dal 1990 gestisce anche la casa-museo di V. Richter, donata nel
1980 alla città. Altre istituzioni significative, la Galleria d’Arte Moderna di Fiume e il Museo d’Arte
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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Moderna di Ragusa, che dal 1995 ospita anche la biennale d’arte contemporanea Incontri Mediterranei
(Mediteranski Susreti). Si deve anche ricordare la scuola di arte naïve, attiva dopo la Seconda guerra
mondiale a Hlebine.
Tendenze culinarie moderne
La caratteristica principale della cucina croata è la sua diversità, quindi risulta difficile individuare una
cucina tipica o un piatto tipico. Le diverse circostanze naturali ed economiche e le diverse influenze
culturali hanno influenzato lo sviluppo di diverse cucine regionali. Possono essere individuate quattro
aree principali, ma ognuna di queste ha diversi sottogruppi con le proprie caratteristiche e specialità
specifiche. In linea generale, comunque, a tavola i croati amano i cibi piuttosto grassi e fra le specialità
locali si possono citare il burek, uno sformato a strati preparato con carne oppure formaggio, e la
piroska, una frittella tonda a base di formaggio tipica della zona di Zagabria. Le località lungo la costa
adriatica sono rinomate per il pesce e fra i piatti regionali ci sono gli scampi, gli prstaci (molluschi) e il
brodet della Dalmazia, che è una zuppa di pesce con riso. Nelle regioni interne della Croazia si possono
assaggiare specialità quali la manistra od bobica (zuppa di fagioli e mais) o gli struckle (gnocchi di
formaggio).
La costa adriatica appartiene al mondo mediterraneo della cucina. Il cibo è leggero e comprende
molteplici tipologie di pesce e altri frutti di mare (per esempio seppie, calamari, polpi e altri tipi di
frutti di mare). Questi vengono cucinati alla griglia, alla casseruola, stufati o arrostiti. Sono consumate
anche molte verdure, legumi e piante selvatiche (asparagi selvatici, piante di prato - mišanca): vengono
preparate all’interno di zuppe (minestra), al vapore o bollite e condite con olio d'oliva e aglio. L'olio
d'oliva è l'aggiunta culinaria di base. Le carni più frequentemente consumate sono montone, e, anche se
in misura minore, manzo. Uno dei piatti di manzo preferito è la pašticada: un brasato con erbe, prugne e
fichi secchi, pancetta e vino rosso, e gli abbinamenti più comuni sono le tagliatelle di patate (gnocchi). Il
maiale viene affumicato e essiccato all’aria per produrre prosciutto e pancetta. Uno dei formaggi più
famosi è il formaggio di capra dell'isola di Pag.
La cucina di Lika e Gorski Kotar è maggiormente a base di carne: agnello, capretto, manzo e, in misura
minore, maiale, cervo o cinghiale gulasch. La carne viene cotta con fagioli e cavolo in salamoia o rapa,
alla griglia o arrostita, ma può anche essere essiccata. Gli abbinamenti più comuni sono con le patate
(ličke pole). Vari tipi di funghi crescono in abbondanza nei boschi. La dieta di queste aree, con
prevalenza di bovini di allevamento, comprende anche molti prodotti lattiero-caseari, come il famoso
formaggio di Lika, škripavac. I prodotti caseari sono tipici anche della cucina del nord e del centro
della Croazia. Gli Štrukli, prodotti di pasticceria ripieni, sono un altro piatto popolare. Possono essere
dolci o salati, bolliti o al forno, aggiunti a zuppe, ripieni di formaggio morbido, mele, zucca, semi di
papavero, miglio, ecc.
La tradizione culinaria del nord-est Croazia (Slavonia e Baranja) si basa molto sulla carne di maiale salsicce, pancetta, prosciutto, ciccioli di maiale, o il famoso Kulen e kulenova seka (tipi di salame) -. Il
Čobanac è un gulasch fatto con diversi tipi di carne, servito con patate o gnocchi. Il pesce di fiume
viene usato per fare il paprikaš, condito con abbondante paprika. Il lardo è usato per fare lo strutto nei
dolci (salenjaci).
La buona cucina e le bevande sono parte integrante delle tradizioni delle regioni croate e rappresentano
un fattore importante nella loro identità contemporanea. Prima dei pasti è usanza bere un piccolo
bicchiere di brandy. La Croazia è famosa per i suoi brandy di prugne (sljivovica) e di erbe (travarica),
per i suoi cognac (vinjak) e per liquori quali il maraschino, un alcolico a base di ciliegie fatto a Zara, e il
pelinkovac a base di erbe.
www.lonelyplanetitalia.it/destinazioni/europa/croazia/cultura/
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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www.mvep.hr/it/
www.kwintessential.co.uk/resources/global-etiquette/croatia.html
www.treccani.it/enciclopedia/croazia/
Società e cultura croata
Tendenzialmente la cultura Croata, anche in virtù delle vicissitudini storiche che si sono susseguite
all’interno della storia del Paese, è caratterizzata da uno spirito nazionalista piuttosto radicato.
La famiglia è ancora alla base della struttura sociale. Il nucleo familiare, infatti, fornisce ai suoi
membri una rete sociale e di assistenza nei momenti di bisogno. Anche se sta diventando sempre più
comune per la famiglia nucleare avere la propria casa, è piuttosto comune che i Croati si prendano cura
dei genitori anziani in casa anziché inviarli in strutture di cura. I fine settimana sono considerati il
tempo della famiglia. Tendenzialmente, pochi sono i Croati che permettono ai problemi economici di
interferire con questa parte importante della loro vita.
Incontrarsi e salutarsi
I saluti iniziali tendono ad essere abbastanza formali e riservati. Una stretta di mano, il contatto visivo
diretto e il saluto appropriato per l'ora del giorno sono standard: "Dobro jutro" (buongiorno), "Dobro
dan" (buona giornata), e "Dobro veèer" (buona sera). Solo gli amici intimi e i familiari tendono ad usare
il primo nome, mentre gli altri sono invitati ad utilizzare i titoli onorifici più il cognome. Se non si è
sicuri dei titoli si può usare "Gospodin" (Signor) "Gospodja" (Signora) e "Gospodice" (Signorina). E’
preferibile non rivolgersi mai ad una persona passando al primo nome senza esser stati invitati a farlo.
Tra amici stretti ci si può salutare con un abbraccio e un bacio sulla guancia. Anche in questo caso,
comunque, è preferibile attendere che sia il croato ad avviare questa forma di saluto.
Alle riunioni sociali i padroni di casa sono soliti introdurre gli ospiti, solitamente a partire dalle donne
per poi passare agli uomini in un ordine approssimativo di età, dal più vecchio al più giovane.
Galateo dei doni
Se invitati a casa di qualcuno, è considerata una buona maniera portare dei fiori per la padrona di casa e
una scatola di cioccolatini o una bottiglia di buon vino per il padrone.
Nella scelta di fiori da regalare è preferibile evitare i crisantemi (in quanto utilizzati in occasione dei
funerali e per lapidi) e assicurarsi che siano un numero dispari.
I regali sono generalmente aperti appena ricevuti.
Galateo a cena
Se invitati a cena in una casa croata è preferibile, prima di accomodarsi a tavola, aspettare che venga
mostrato dove sedersi. La forchetta si tiene nella mano sinistra e il coltello nella destra mentre si
mangia. Durante i pasti formali il tovagliolo viene steso e posto sul grembo. E’ preferibile non iniziare a
mangiare fino a quando i padroni di casa non danno segnali per iniziare. Rifiutare una seconda porzione
inizialmente è educato. Se i padroni di casa insistono, però, si dovrebbe accettare. Lasciando una
piccola quantità di cibo nel piatto si indica che si è finito di mangiare.
Incontrare persone
Tendenzialmente il comportamento dei Croati, soprattutto in ambiente d’affari, risulta inizialmente
abbastanza formale e piuttosto riservato. Una volta che un rapporto si sviluppa, però, questa riserva
tende a scomparire. Almeno inizialmente, per salutarsi, sarebbe opportuno scambiarsi una stretta di
mano guardandosi negli occhi e sorridendo. In generale, inoltre, sarebbe consigliabile che una donna
attendesse prima di tendere la mano per prima.
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia
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E’ opportuno salutate la persona con il saluto appropriato per l'ora del giorno ed utilizzare i titoli
aziendali professionali. I biglietti da visita vengono solitamente scambiati senza un rituale formale,
includendo in essi i titoli e le qualifiche professionali. Anche se non è un assolutamente necessario,
risulterebbe ben gradito avere una parte del biglietto da visita tradotta in croato.
Stile di comunicazione
I croati tendono ad utilizzare uno stile comunicativo caratterizzato da scambi diretti e semplici, ma è
anche presente un’enfasi ed un’attenzione alla scelta corretta delle parole e all’essere diplomatico in
modo da non causare contrarietà. Spesso, il livello del rapporto determinerà quanto diretto qualcuno è o
può essere. Per i rapporti instaurati da poco la diplomazia può rappresentare un a buona forma di
approccio dal momento che si possono trovare persone che non sempre sono disposte a parlare di sé.
Incontri di lavoro
Generalmente in Croazia gli orari delle riunioni non sono molto rigidi. Ci può essere un ordine del giorno,
ma serve più come linea guida per la discussione. Siate preparati per lunghe riunioni: possono protrarsi
per lungo tempo.
Ci può essere qualche piccolo colloquio all'inizio delle riunioni. Questo può diventare importante per
come il rapporto si può sviluppare. E’ preferibile non saltare mai direttamente a discorsi d’affari dal
momento che questo può essere interpretato come scortese.
Inizialmente, almeno, è preferibile assicurarsi di modulare il proprio stile di comunicazione se si è
abituati ad essere abbastanza diretti. Costruire il rapporto è uno degli elementi più importanti
inizialmente e si dovrebbe essere concentrati su questo.
www.kwintessential.co.uk/resources/global-etiquette/croatia.html
Siti utili:
http://europa.eu/about-eu/countries/index_it.htm presentazione ufficiale nel sito europeo
www.preparalamobilita.it/materiale/Stage materiali Isfol per progettare lo stage
www.ice.gov.it/paesi/europa/croazia sito dell’Istituto per il commercio estero
www.eurydice.org banca dati sui sistemi educativi nei paesi dell’Unione Europea
www.indire.it sito italiano, con informazioni tratte da Eurydice
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Consigli utili in ambito di comunicazione interculturale:
In questo tipo di meccanismo comunicativo occorre tenere presente determinati elementi:
1. Avere competenze linguistiche non implica necessariamente avere conoscenze (inter)culturali.
2. verificare tramite il feedback, vale a dire il “messaggio di ritorno” dal destinatario al mittente, che il
messaggio sia giunto a destinazione ed è stato compreso correttamente.
3. Il destinatario, dopo aver codificato il messaggio, deve a sua volta ritrasmetterlo al mittente
dimostrando l’esito positivo della comunicazione.
4. E’ importante evitare espressioni, gerghi, acronimi e metafore tipiche del contesto culturale
d’origine.
5. Accertarsi sempre di aver compreso il senso delle metafore o degli analogismi usati da persone
provenienti da contesti culturalmente differenti.
6. Occorre poi imparare ad interpretare il silenzio – il cui significato cambia da cultura a cultura-.
7. Osservare attentamente prima di compiere una qualsiasi azione.
8. Nelle relazioni interculturali il mediatore culturale è un ottimo punto di riferimento.
9. Provare a cogliere la logica intrinseca di una cultura differente– il nesso tra apparenza,
caratteristiche comportamentali e valoriali –
10. L’importante è “buttarsi”, accettando eventuali rischi, ma ciò che più conta è fare tesoro di questa
esperienza.
www.intercultures.gc.ca
Fonte: Mobilità in Europa Manuale Ergo-in-net http://www.ergoinnet.net
Formazione interculturale – Esu di Venezia - Croazia