LA TERAPIA GENICA 1. Cos'è la terapia genica? Per terapia genica si intende l'inserzione di materiale genetico (DNA) all'interno delle cellule al fine di poter curare delle patologie. Si tratta di un nuovissimo strumento della medicina che mira all'identificazione del gene difettoso che causa una patologia e quindi alla sua sostituzione con una copia che funzioni correttamente. La terapia genica può potenzialmente curare molte malattie o disfunzioni sia genetiche che acquisite. Si cominciò a pensare alla possibilità di poter "curare il DNA" a partire dagli anni ‘80, grazie al progresso delle metodiche di biologia molecolare che consentivano il clonaggio e il sequenziamento di vari geni. Ciò comportò la precisa identificazione di molte alterazioni geniche in diverse patologie e la capacità, grazie alle tecniche del DNA ricombinante, di modificare microorganismi (come batteri o funghi) per poter far loro esprimere delle molecole di interesse. Il passo successivo consistette nella valutazione della possibilità di transfettare le cellule somatiche di un individuo avente una malattia genetica con un segmento di DNA contenente il gene sano. Questo approccio si è successivamente esteso anche ai tumori, all’HIV e ad altre patologie in cui non si tratta di sostituire un gene difettoso, ma di aggiungerne uno che possa dare avvio ad un fenomeno terapeuticamente utile. Le sperimentazioni cliniche di terapia genica hanno avuto inizio ufficialmente nel 1990 con il gruppo di ricerca del dott. French W. Anderson 1 e fino ad oggi ne sono state eseguite più di 400. La maggior parte delle sperimentazioni cliniche condotte fino ad ora si trova nella fase I (ma per alcune si è già alla fase III), il cui lo scopo non è quello di studiare gli effetti terapeutici di un trasferimento genico, ma quello di stabilirne la tossicità. I risultati ottenuti finora sono dunque strettamente sperimentali. Questa è la ragione principale per cui non si possono riportare un grande numero di guarigioni avvenute grazie all'applicazione di una terapia genica. Il termine "terapia genica" ha un significato molto ampio in quanto può comprendere molte strategie differenti progettate per vincere o almeno alleviare una malattia: inserimento di geni normali in determinate cellule bersaglio costituenti organi o apparati affetti dall’anomalia genetica; diretta manipolazione e correzione del gene anomalo; sostituzione del gene anomalo con il gene normale (“chirurgia genica”). L'inserimento può riguardare sia geni umani clonati sia segmenti genici che possono derivare da altri genomi o venire direttamente sintetizzati in laboratorio. La procedura di inserzione è nota come transfezione. Normalmente in terapia genica il trasferimento di geni è studiato per modificare 1 Fu trattata una bambina di 4 anni che soffriva di una severa immunodeficienza (SCID) provocata da una deficienza nella adenosina–deaminasi (ADA), un enzima necessario per il normale funzionamento del sistema immunitario. Le cellule T (cellule del sistema immunitario) furono isolate dalla paziente, fatte crescere in laboratorio e, il normale gene ADA introdotto in esse attraverso un vettore virale. Le cellule “ingegnerizzate” furono poi introdotte nella paziente con buoni risultati. geneticamente esclusivamente le cellule malate, ma per alcune malattie è più semplice modificare specificatamente le cellule sane, come quelle del sistema immunitario, in modo da determinare nel paziente una specie di vaccinazione. Fig.1: Procedimento di inserzione genica. Esistono due tipologie di terapia genica: terapia genica delle cellule germinali detta anche “terapia genica preventiva”; terapia genica delle cellule somatiche (= le cellule che compongono i tessuti e gli organi del corpo), detta anche “terapia genica correttiva”2. 2. La terapia genica germinale La terapia genica delle cellule germinali si propone di transfettare le cellule della linea germinale (spermatozoi ed ovociti) o le cellule staminali totipotenti dei primissimi stadi dello sviluppo dell'embrione (allo stadio di 4–8 cellule), ma attualmente essa non viene messa in pratica sia perché presenta notevoli difficoltà tecnico-scientifiche sia, soprattutto, per i grandi problemi di tipo etico ad essa connessi. Se, infatti, si trasferisce un gene ad una linea cellulare germinale, la modifica che si porta al genoma verrà trasmessa alle generazioni successive attraverso le stesse cellule germinali. Attualmente è impossibile controllare completamente le alterazioni genetiche che vengono apportate da un trasferimento genico e, di conseguenza, si rischia di provocare dei danni al paziente stesso, per le conseguenze imprevedibili nello sviluppo della sua persona, ma anche nei suoi discendenti. Inoltre, l'alterazione di materiale genetico germinale pone di per se stessa una serie di interrogativi dal punto di vista etico. Per tutte queste ragioni, la modificazione genetica di linee cellulari germinali è vietata in quasi tutti i Paesi del mondo3. A parere del CNB, essa «è 2 Non è una cura (se non per il paziente trattato) perché la progenie può ancora ereditare la malattia. 3 «Un intervento che ha come obiettivo di modificare il genoma umano non può essere intrapreso che per delle giustificabile dal punto di vista etico-giuridico solo se presenta caratteri terapeutici sulla base del principio della intangibilità del patrimonio genetico della persona»4. La sperimentazione di tecniche di terapia genica germinale, per ora, viene compiuta unicamente su animali cavia (topi, conigli, babbuini, scimpanzé...) in quanto rimane uno strumento essenziale per il progresso e lo sviluppo dell'ingegneria genetica e delle relative conoscenze. Essa fornisce infatti numerosi e importanti informazioni sia sul meccanismo di espressione dei geni, sia sul loro funzionamento nello sviluppo embrionale e nel processo di differenziamento cellulare. 3. La terapia genica somatica Il trasferimento genico su linee cellulari somatiche suscita meno problemi di tipo etico perché interessa esclusivamente il paziente su cui viene realizzato. Le terapia genica delle cellule somatiche è dunque attualmente la via più studiata e tentata e viene suddivisa in due tipi: terapia genica ex vivo → il materiale genetico viene trasferito nelle cellule precedentemente prelevate dal paziente e solo in seguito reintrodotte nello stesso; terapia genica in vivo → il materiale genetico viene trasferito direttamente nelle cellule del corpo di un paziente. La terapia genica ex vivo è stata la prima messa in pratica e consiste nel prelievo delle cellule somatiche della persona interessata che vengono messe in coltura in laboratorio e transfettate con il gene di interesse inserito tramite un apposito vettore5 (spesso vengono usati vettori virali opportunamente modificati). Le cellule vengono quindi reinfuse o reimpiantate nel corpo del soggetto. Questa procedura è più lunga e più costosa rispetto a quella in vivo, ma permette di selezionare ed amplificare le cellule di interesse ed è inoltre più efficiente. Attualmente è la modalità più utilizzata ma è riservata solamente a quei casi in cui sia possibile prelevare le cellule, metterle in coltura, e ragioni preventive, diagnostiche e terapeutiche e solamente se non ha come scopo di introdurre una modifica nel genoma dei discendenti» (CONSIGLIO D'EUROPA, Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina, art.13; Oviedo, 4 aprile 1997). La Convenzione di Oviedo è il primo strumento che stabilisce obblighi giuridici internazionali in materia di bioetica. Scopo della Convenzione è di fissare gli standard minimi di protezione della dignità umana nell'area della biomedicina, inderogabili da parte degli Stati contraenti. 4 COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA, Terapia genica (15 febbraio 1991), abstract. 5 Un vettore è il veicolo che trasporta il gene nel nucleo della cellula da dove può essere espresso. reinserirle nell'organismo (cellule del sistema ematopoietico o cellule della pelle)6. La terapia genica in vivo viene invece attuata in tutti quei casi in cui le cellule non possono essere messe in coltura, o prelevate e reimpiantate, come accade per le cellule del cervello, del cuore e della maggior parte degli organi interni. Inoltre, rappresenta un modello terapeutico con elevato consenso, è molto economico anche se, attualmente, è di difficile applicazione. In questo caso, il gene di interesse viene inserito nell'organismo tramite un opportuno vettore, direttamente per via locale (con un'iniezione intramuscolare o intratumorale, per inalazione...) o sistemica (con un’iniezione endovenosa). 4. La metodologia Perché sia possibile effettuare un protocollo di terapia genica, è necessario conoscere quali geni sono implicati in una determinata malattia o quelli terapeutici. Una volta individuato il gene di interesse, esso viene amplificato, clonato e sequenziato. In questo modo è possibile raccogliere tutte le informazioni necessarie per comprendere la sua funzione e le sue possibilità di utilizzo. Per ottenere dei risultati positivi in terapia genica non basta quindi conoscere la sequenza completa del genoma umano, ma occorre comprendere a fondo i meccanismi con cui il gene difettoso produce i suoi effetti nell’organismo. Tramite opportune metodologie bisogna poi fare in modo che il gene di interesse, inserito nella cellula (detto transgene), si integri nel genoma in modo che, attraverso i meccanismi di replicazione, possa essere trasferito alle cellule figlie derivanti dalla duplicazione della cellula madre. La transfezione può essere operata utilizzando o meno dei vettori virali7. Il trasferimento attraverso vettori virali è sicuramente quello più efficace. A seconda del vettore che si utilizza, i rischi possono essere più o meno elevati, determinando così le indicazioni e le controindicazioni di un dato trattamento. Identificazione del gene anomalo ↓ isolamento del corrispettivo gene normale ↓ clonazione del gene normale ↓ inserimento del gene normale nelle cellule umane affette dall’anomalia Il trasferimento di geni esogeni deve risultare sicuro per il paziente (capace di evadere i meccanismi di difesa immunitaria che possono limitare non solo l’efficacia della procedura terapeutica, ma anche metterne a rischio la sicurezza) e per gli operatori; efficiente sia in termini quantitativi che qualitativi (se la percentuale di cellule che riceve 6 Per curare le malattie del sangue (es.: talassemia o anemia falciforme) vengono prelevate cellule dal midollo osseo. Per malattie genetiche che alterano proteine circolanti, un approccio promettente è la terapia genica di fibroblasti della pelle, costituenti del derma (= lo strato più profondo della pelle). I fibroblasti modificati possono facilmente venir reimpiantati nel derma, dove il tessuto diventa vascolarizzato, permettendo la distribuzione dei prodotti genici. 7 I vettori virali sono virus creati biotecnologicamente in cui la sequenza genetica è stata modificata al fine di inserire geni terapeutici o marcatori. Questi virus possono replicarsi solo in condizioni create artificialmente in laboratorio. I vettori non virali sono sostanze chimiche contenenti DNA capaci di entrare nella cellula secondo diverse modalità (per endocitosi o attraverso dei trasportatori). il transgene è bassa, infatti, per la maggior parte delle patologie non si avrà un riscontro terapeutico8; inoltre, il livello di espressione del transgene deve essere appropriato rispetto a ciò che avviene a livello fisiologico in quanto una produzione troppo bassa non ha effetto terapeutico, una troppo alta potrebbe avere un effetto nocivo. Il nuovo materiale genetico introdotto deve poter essere mantenuto nella cellula a lungo termine, tranne nel caso in cui sia preferibile una sua presenza transitoria); selettivo per un determinato bersaglio cellulare. Vi sono però alcune difficoltà tecniche non ancora facilmente superate: le dimensioni dei frammenti di DNA che possono essere trasferiti sono piuttosto limitate per cui bisogna intervenire sul DNA con processi riduttivi; l’inserimento del transgene nel cromosoma è del tutto casuale con conseguente alterazione della funzione genica e squilibri nella produzione del prodotto genico (proteina); poiché la sua localizzazione può variare da cellula a cellula, il gene che si è integrato nel genoma ospite risulta spesso essere funzionale in molti tessuti invece di funzionare solo là dove è normalmente attivo. in molti casi il gene inserito può non essere espresso perché la regione in cui si è integrato ne impedisce la trascrizione; in altri casi l'evento di inserzione può determinare la morte della cellula ospite; c'è la possibilità che un evento di ricombinazione disturbi i normali schemi di espressione dei geni che controllano la divisione e la proliferazione cellulare e che quindi in una delle cellule modificate con il gene esogeno insorga un tumore (il rischio che può essere eliminato tramite la terapia genica ex vivo che permette di selezionare le cellule). con alcune tecniche il gene esogeno introdotto perde nel tempo la sua efficacia. Per essere affidabile, la terapia genica deve dunque poter disporre di tecniche in grado di controllare l'espressione genica e di consentire al gene introdotto di esprimersi e funzionare solo negli organi di interesse. 5. Le possibilità terapeutiche Teoricamente, tutte le malattie possono essere trattate attraverso interventi sulle espressioni geniche. Comunemente, si pensa che la terapia genica sia utile per guarire malattie ereditarie quali la distrofia muscolare, la fibrosi cistica, l'emofilia, la talassemia, il diabete di tipo I, varie malattie metaboliche... In realtà, con questa terapia, possono essere trattate anche malattie che colpiscono chi 8 Le procedure per introdurre DNA nelle cellule sono spesso ancora inefficienti per cui solo una su 1000 o 100000 cellule riceve il gene di interesse. Quindi, si deve ottenere una grande popolazione cellulare dal paziente per poter tentare la terapia genica. L'efficienza è variabile a seconda del vettore utilizzato. è geneticamente predisposto, ma che dipendono fortemente da fattori ambientali come il cancro, le malattie cardiovascolari, le malattie neurodegenerative (morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson...). Infine, la terapia genica, può trattare anche malattie acquisite come traumi di vario tipo, ischemie, malattie infettive (AIDS), malattie del sistema immunitario (allergie, infiammazioni, malattie autoimmunitarie)…. 6. Valutazioni etiche della terapia genica germinale Rispetto alla valutazione morale della terapia genica germinale, l'Istruzione Dignitas personae così afferma: «Qualunque modifica genetica apportata alle cellule germinali di un soggetto sarebbe trasmessa alla sua eventuale discendenza. Poiché i rischi legati ad ogni manipolazione genetica sono significativi e ancora poco controllabili, allo stato attuale della ricerca non è moralmente ammissibile agire in modo che i potenziali danni derivanti si diffondano nella progenie. Nell'ipotesi dell'applicazione della terapia genica sull'embrione, poi, occorre aggiungere che essa necessita di essere attuata in un contesto tecnico di fecondazione in vitro, andando incontro quindi a tutte le obiezioni etiche relative a tali procedure. Per queste ragioni, quindi, si deve affermare che, allo stato attuale, la terapia genica germinale, in tutte le sue forme, è moralmente illecita»9. 7. Implicazioni etiche della terapia genica somatica Tutti i tentativi di terapia genica finora effettuati prevedono solo il trattamento di tessuti somatici per cui non insorgono particolari problemi di tipo etico se non per la possibile applicazione della cosiddetta "ingegneria genetica migliorativa" che consiste nell'effettuare un trattamento che preveda la modificazione genetica delle cellule di un individuo per migliorarne alcuni tratti senza un fine terapeutico. Deve essere compiuto ogni sforzo per garantire la sicurezza dei pazienti, soprattutto perché le tecnologie attualmente usate per la terapia genica sono molto lontane dall'essere perfette. Restringendo il trattamento alle cellule somatiche, tuttavia, le conseguenze di un trattamento sono limitate ad un singolo paziente che ha volontariamente acconsentito a sottoporsi al trattamento stesso e che, generalmente, è un paziente che soffre di una malattia gravemente debilitante e spesso mortale per la quale le terapie convenzionali sono inefficaci. In questo caso la terapia delle cellule somatiche è ammissibile dal punto di vista etico almeno quanto i trapianti d'organo. Può invece essere considerato non etico negare questo trattamento quando rappresenta l'unica possibilità terapeutica. Per cominciare gli esperimenti di terapia genica umana devono essere osservati i seguenti criteri di valutazione etica: ✔ Sicurezza del protocollo terapeutico → devono essere accuratamente valutati i possibili rischi e pericoli, a breve e lungo termine, dell'intervento terapeutico, compresa l'eventuale impossibilità o estrema difficoltà del procedimento valutativo. La valutazione del rischio si fonda sui dati della sperimentazione animale. Tre sono le condizioni che devono essere soddisfatte per cominciare gli esperimenti di terapia genica umana somatica: 1. il gene deve essere inserito o potersi inserire solo nelle cellule bersaglio (= affette da disfunzione genica) e non in altre cellule o nelle cellule germinali; 2. il transgene deve funzionare; 3. il transgene non deve alterare il funzionamento della cellula rendendola, per esempio, cancerogena. 9 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione Dignitas personae. Su alcune questioni di bioetica (2008), n. 26. ✔ Efficacia della terapia → gli esperimenti di terapia genica umana possono essere compiuti solo se vi sono sufficienti garanzie di riuscita. La valutazione dell'efficacia terapeutica deve essere sufficientemente fondata in sede di sperimentazione animale (per quelle anomalie genetiche che trovano un corrispondente nella patologia animale) oppure, in caso contrario, su sperimentazione condotta su campioni di tessuti coltivati in vitro. ✔ Affidabilità delle tecniche → le tecniche impiegate negli esperimenti di terapia genica umana devono essere affidabili, sufficientemente sperimentate e tali che il rapporto rischi/benefici risulti decisamente a vantaggio del paziente. ✔ Mancanza di terapie alternative → la terapia genica umana dovrebbe essere praticata solo in mancanza di efficaci terapie alternative, previa attenta valutazione e comparazione dell'efficacia del trattamento, dei relativi costi, della natura e della gravità dei rischi. ✔ Gravità della prognosi → nella valutazione dei rischi e dei possibili benefici bisogna tener presente, come fattori di comparazione, anche la natura della prognosi e la conseguente qualità di vita del paziente. Pertanto, in assenza di terapie alternative efficaci e in caso di prognosi infausta sono eticamente accettabili, nel ricorso alla terapia genica, livelli di rischio proporzionalmente superiori. ✔ Consenso informato del paziente → il paziente deve essere correttamente ed esaurientemente informato sui rischi e pericoli della terapia genica e, in particolare, sui possibili effetti nelle cellule germinali, sulla reversibilità o meno di eventuali effetti collaterali patogeni e sulle relative cure, sui costi, i benefici e gli inconvenienti delle possibili terapie alternative, sugli aspetti scientifico-tecnici e clinici dell'intervento terapeutico, sulle modalità di interruzione volontaria della terapia e sulla possibilità di accesso ai dati clinici disponibili sugli esperimenti di terapia genica.