La guerrilla piace alle aziende, cresce, viene richiesta, e si sta evolvendo verso forme meno aggressive ma pur sempre sorprendenti e creative. Importante è l’interazione e quindi lo spostamento sul web, ma ancora di più è cogliere il senso e le istanze della contemporaneità per lanciare azioni riconosciute come socialmente rilevanti. Il connubio tra arte e pubblicità potrebbe essere la prossima frontiera PUBBLICITÀ ITALIA C R E AT I V I TÀ & M A R K E T I N G ' N on è più quella di un tempo. Ne ha fatti di passaggi e di cambiamenti il guerrilla marketing, e in tempi brevissimi. E’ nata da attivisti politici e sociali che progettavano azioni ‘contro’ (contro il mercato, il sistema, il consumismo) utilizzando gli stessi codici del marketing ma distorcendoli, come fa il movimento ‘cultural jamming’ che attraverso il network adbusters.org rovescia il significato delle immagini pubblicitarie per trasmettere messaggi di controinformazione. Un esempio? Lo spot del profumo Obsession di Calvin Klein che viene parodiato sostituendo alla modella bellissima e perfetta una ragazza magrissima e anoressica che vomita in bagno. In Italia i primi sviluppi risalgono a qualche anno fa, con l’ideazione di ‘falsi’. Eclatante fu il caso di Serpica Naro, stilista anglonipponica inesistente in realtà, che venne creata virtualmente, cioè solo sul web, dai collettivi Chainworkers e San Precario, e che riuscì a farsi iscrivere 14 N° 9 DEL 14.03.2008 nel calendario ufficiale della Camera Nazionale della Moda per sfilare durante le passerelle del prêt-à-porter milanese, fatto difficilissimo per i designer non conosciuti! Insomma questi attivisti sono riusciti a ‘gabbare’ il sistema moda con le sue stesse armi (hanno creato un look book per questa sedicente stilista, showroom ‘falsi’ a Londra e a Tokyo, ufficio stampa italiano, giapponese e inglese, o, ancora, un sito web originale). Lo scopo era quello di sensibilizzare il mondo fashion sul problema del precariato. Sempre in tema di falsi, c’è chi dice addirittura che gli ‘espropri proletari’ alle librerie Feltrinelli nel 2004 siano stati pilotati dallo stesso editore, per avere un ritorno mediatico su stampa e tv senza spese. ‘Illegalità’ calcolata “Adesso - aggiunge Giuliano Palombo, ceo di Dm3 Digital Media - azioni come queste, pur essendo efficaci, si evitano perché potrebbero essere foriere di messaggi negativi. La Feltrinelli, tanto per fare un esempio, potrebbe essere stata associata a un sentimento di debolezza, di mancanza di sicurezza, di poca garanzia. Adesso la guerrilla si è evoluta, ha smorzato i toni troppo aggressivi ed è indirizzata a un rapporto one-to-many, molto diretto, che cerca una forte interazione, non solo tra azienda e consumatori ma anche tra gli stessi consumatori”. Gli fa eco Giuliano Palombo Manuela Giannattasio, creative account manager dell’agenzia: “Oggi la guerrilla si fa in strada, mantenendo così quell’elemento di radicalità che l’ha sempre connotata, ma in qualche modo strizza l’occhio al consumatore. E’ quello che ha fatto, ad esempio, Granarolo seminando alcune U N C O N V E N T I O N A L Manuela Giannattasio materia: “Spesso ci si improvvisa e proliferano così teatrini promozionali in giro per strade, per le università, le palestre, che si muovono nella superata ottica dell’interruption marketing (sono ormai 10 anni che Seth Godin ci invita al ‘permission marketing’) e così sortiscono l’effetto contrario: quello di interrompere e disturbare il pubblico”. Andrea Giubertoni C R E AT I V I TÀ & M A R K E T I N G Alex Giordano e Mirko Pallera PUBBLICITÀ ITALIA fedi per strada con la targhetta ‘Scegli le cose che durano di più’. Il riferimento in prima battuta era al matrimonio, ma sotto si rinviava a un sito che presentava il nuovo latte che dura più giorni. In ogni caso, se l’azione è fatta su misura per il target che si vuole raggiungere, il ritorno di visibilità è altissimo, per il passaparola che si crea e per il feedback dei media, che spesso è superiore alla multa che l’azienda potrebbe ricevere se l’azione si rivela illegale. L’illegalità infatti è spesso insita nelle azioni di guerrilla. Nike ad esempio ha dovuto pagare una multa salatissima per aver messo la maglia di un giocatore di basket che sponsorizzava sulla Statua della Libertà a New York. Ma perché l’avrebbe fatto se non avesse valutato che in realtà il ritorno in immagine era notevolmente superiore all’esborso in denaro?”. Dando per scontato che la guerrilla è un’azione che si effettua sul territorio, molto creativa e che gioca sull’effetto-sorpresa, è in continua evoluzione dato che ciò che è innovativo oggi non lo è più domani. Da più parti infatti si ritiene che attaccare ventoselle e post-it sulle vetture, flyer sui motorini o adesivi in giro per la città, ma anche installare un classico gazebo 5x5, siano azioni ormai superate. Tra l’altro questi strumenti sono considerati intrusivi, anche perché imbrattano la città e intaccano l’arredo urbano. “Aldilà dei volantini che sono ormai inflazionati - sostiene Andrea Giubertoni, amministratore unico di I Jefferson, neonata agenzia del Gruppo It’s Cool - il concetto di intrusività non va legato al mezzo, ma al modo con cui viene realizzata l’azione. Non è forse intrusivo uno spot pubblicitario che interrompe la visione in tv? Tutto dipende dalla creatività. Ciò che incuriosisce e diverte non infastidisce. Prendiamo i messaggi pubblicitari sui telefonini: possono essere invadenti qualora si tratti di una classica promozione, ma quando arriva un video virale divertente le persone sono piacevolmente incuriosite e lo girano ad altri”. Riuscire a fare un’ azione di guerrilla di successo nella società contemporanea è comunque un fatto molto complesso. Lo sostiene anche Alex Giordano, che insieme a Mirko Pallera ha creato ninjamarketing. it, tra i primi in Italia ad aver costruito un quadro teorico di riferimento sulla M A R K E TI NG Alla ricerca del senso perduto Il vero problema è quello di lavorare sul senso. “Bisogna creare - aggiunge Giordano - una sorta di mitologia volta a spingere il passaparola. Concetti come virale, buzz, word of mouth e guerrilla tornano a convergere. Per far questo è fondamentale lavorare su istanze che non solo siano culturalmente attuali, ma anche socialmente rilevanti. La capacità di un’agenzia allora è quella di riuscire a individuare i segnali deboli della società e di fungere da catalizzatore per lasciarli esprimere, per dargli un boost che li spinga N° 9 DEL 14.03.2008 15 C R E AT I V I TÀ & M A R K E T I N G PUBBLICITÀ ITALIA Animal crackingart Chiostro del Bramante Roma - 2007 e li renda da underground a palesi. Solo in questo caso il pubblico ci premierà e sarà disposto a fare passaparola per un sapone, ad esempio. Lo farà cioè se, comunicando il sapone in questione (come è successo nell’eclatante caso ‘Dove’), riuscirà a esprimere un’istanza della contemporaneità”. Qual è il futuro allora in questa ricerca di senso? “La commistione tra arte e 16 N° 9 DEL 14.03.2008 pubblicità”, sentenzia Massimo Ratti, direttore creativo e partner di Enfants Terribles. E aggiunge: “Opere realizzate da artisti che invaderanno le strade, sponsorizzate dai brand o comunque personalizzate, saranno un contenuto non invasivo e nuovo, non solo legato all’entertainment, sulla scia di quello che fa il movimento Cracking Art. Il vero limite della guerrilla - continua - è che si ferma sul territorio. Ecco perché noi cerchiamo di riproporla su internet. Ad esempio per Chinò, che ha come posizionamento ‘Fuori dal coro’, l’anno scorso abbiamo installato nelle fontane di alcune città italiane insolite cannucce alte 4 metri, con volantinaggio in contemporanea ed elementi di arredo urbano opportunamente camuffati. Su internet è andato il video, notizie e attività varia di blogosfera”. Chinò tra l’altro è un caso significativo perché è il secondo anno consecutivo che investe solo in attività non convenzionali e non declina più il budget per la comunicazione classica. Questo a dimostrare come siano in crescita le richieste di unconventional marketing da parte delle aziende. Men placement ed effetto-sorpresa L’elemento ‘dimensione’ è un altro aspetto importante della guerrilla, che di solito coinvolge le masse, mobilita le persone, pensiamo ad esempio ai flash mobbing diffusi all’estero. “Ho lavorato molto negli Usa - racconta Andrea Baccuini, direttore creativo di It’s Cool - e in effetti la tradizione verso azioni di grande portata è forte. Mi ricordo 70 batteristi Andrea Baccuini che suonavano per le strade di Manhattan per promuovere una scuola di musica, oppure attori e persone preparate che parlavano a voce alta nelle metropolitane, tutto il giorno, per lanciare alcuni libri. Le attività che funzionano infatti sono quelle che vanno sul territorio e coinvolgono, appassionano i cittadini. Per questo noi C R E AT I V I TÀ & M A R K E T I N G Maurizio Suzzi PUBBLICITÀ ITALIA Marco Nieri Luca Cavalli abbiamo realizzato una struttura apposita, la Men Placement, che forma professionisti della comunicazione, cioè attori, artisti, stuntman, musicisti, e personale esperto che viene formato attraverso l’actor coaching affinché possa interagire con il pubblico, coinvolgerlo in modo professionale e anche divertente. Un esempio sono stati 18 N° 9 DEL 14.03.2008 gli ‘strilloni’ che abbiamo mandato negli esercizi commerciali di Torino e di altre città del Piemonte per presentare il restyling del quotidiano La Stampa”. Rimane indubbiamente l’effetto-sorpresa uno degli ingredienti principali della guerrilla, che, a differenza della comunicazione tradizionale, non ha media riconosciuti come tali: “La guerrilla - aggiunge Luca Cavalli, responsabile di Zoo Village, unit di comunicazione integrata di Zenith Optimedia - è qualcosa di inaspettato, che si inventa di volta in volta supporti che non esistono, e l’assenza di un veicolo tecnico, di un mezzo canonico, è proprio ciò che garantisce la sorpresa. Spesso il supporto utilizzato appartiene allo stesso consumatore (auto, motorino e così dicendo) e la sensazione delle persone è quella di essere raggiunti nei luoghi quotidiani, quasi in modo personalizzato. Questo è importante, perché l’avvento del digitale ha portato una nuova abitudine, una nuova ‘forma mentis’ tra le persone, che è quella della personalizzazione, del messaggio lanciato proprio al singolo, fatto su misura”. Gli eventi del quotidiano Al contrario degli eventi, che sono strutturati, pianificati, e che vengono comunicati in anticipo, la guerrilla è per sua natura imprevista, inaspettata: “Il guerrigliero - osserva Maurizio Suzzi, ad di Promotions Italia lancia la bomba e scappa, questo è il concetto. Quindi l’azione di guerrilla non viene comunicata, è improvvisa. Bisogna dire che gli investimenti in questa forma di comunicazione sono ridotti, spesso il budget è sotto i 100mila euro, e non hanno quindi una grande rilevanza in termini di spending, eppure sono in forte crescita e le aziende optano per questa leva perché la ritengono sperimentale, innovativa. L’anno scorso ad esempio il 15% dei nostri clienti ha chiesto di elaborare un’azione di guerrilla, e quest’anno la percentuale si è già raddoppiata”. Gli fa eco Marco Nieri, managing partner di Tequila Italia, che ha appena aperto la nuova divisone dedicata agli eventi ‘Boom Boom’: “E’ importante non solo il grande evento, ma anche l’azione che entra nella quotidianità delle persone, in modo naturale e creativo. Questa è la guerrilla. Spesso le aziende cercano eventi straordinari e fuori dal comune, ma a volte la straordinarietà non sta nella magnificenza e nelle dimensioni ma nell’idea originale, pur nella sua semplicità. Noi ad esempio abbiamo fatto uno ‘snow tour’ per Costa Crociere, un format che in sé non è nuovo, ma in realtà è innovativo parlare di mare e di vacanze balneari sulla neve. Il prodotto crociera cioè è così distonico con l’ambiente sciistico, che l’attività territoriale è stata percepita come impattante e sorprendente proprio perché inattesa”. Vanna Assumma