Sull'anatom ia eie//’A ld ro van d a vessiculosa, pianta aquatica della fam iglia delle Droseracee (1). N e l l e mie lezioni di botanica comparata, pubblicate l’ anno scorso, ebbi sovente occasione di far parola delle particolarità o anomalie Che le piante aquatiche presentano nella disposizione dei loro organi a differenza delle terrestri : in questa opera però, il cui scopo era quello di esporre i principii di una anatomia comparata delle piante, non mi fu dato estendermi quanto avrei voluto su tali particola­ rità, molto più che non aveva allora avuto il destro di osservare nello stato vivente talune di queste piante, che galleggiano nelle acque dei laghi, delle paludi ec. Durante il mio soggiorno in Lucca all’ epota dell’ ultimo congresso degli scenziati italiani, io v o lli, malgrado i patimenti in seguito di una grave m alattia, recarmi al lago di Bientina, che dista 6 miglia circa da Lucca, ad oggetto di osservar sul luogo talune piante aquatiche che solo fin allora avea visto in istato secco e negli erbarii. Ivi in fatti raccolsi fra le altre piante V aldrovanda vessiculosa, la trapa natans, la salvinia natans, alcuni miryophijllum ec. piante tutte che sono state in parte tra­ scurate dai botanici che si occupano di anatomia vegetabile, forse per la difficoltà di procurarsene degl’ individui viventi. Ritornato da quella erborizzazione-osservai col microscopio Valdrovanda, la tra­ pa ec. vi trovai delle disposizioni veramente particolari e forse sono stato assai fortunato di notare dei fatti nuovi per la scienza. Ho continuato in seguito queste osservazioni in Firenze e le ho estese a parecchie altre piante aquatiche, come le nymphaeae, le pontederia , le calla, le ca rex, i ju n cu s, il butomus, le sagittaria, la (1) Questa memoria da me scritta in francese, e della quale do qui la traduzione italiana, c stata da me presentata all’ Accademia delle Scienze di Parigi nella seduta del 27 Maggio di questo anno. Essa trovasi quasi per intero pubblicata nel comptes rendus des séances de V Institut (Accadèmie des sciences } 27 Mai 1844 e-neU’ Echo du mond samnt 9 Juin 1844. P. I 31 ( 238 ) villar sia, noscer Y hydrocharis, la vallisneria, ec. ec. per cercar di co­ cosi le modificazioni che gli organi offrono in tali piante e stabilire le leggi che scopo che mi son regolano la organizzazione di queste , proposto nelle mie ricerche. Io vero avrei voluto aver 1’ onore di sommettere ora a questa Accademia tutti i risultamenti delle mie osservazioni fatte sulle piante aquatiche, ma mi rimane ancora a verificare qualche altra cosa per talune di e s s e , per cui ho creduto convenevole il limitarmi a presentare stamane le osservazioni sull’ anatomia dell’ aldrovanda vessiculosa, che non sa­ ranno forse prive d’ interesse, perchè nessun botanico, per quanto io sappia, ha esaminato questa pianta col microscopio, e principal­ mente per taluni corpi rimettendo ad altra nuovi che ho epoca avuto il piacere di n o tarvi, l’ intrattenervi con una nuova memoria sulle salvinie, e sulle lacune delle piante aquatiche, che io spero poter condurre a termine in questa primavera. Tutte queste osser­ vazioni riunite formeranno una specie di monografia delle particola­ rità della struttura delle piante aquatiche e illustreranno così un punto di quel mio libro di anatomia comparata vegetabile (1 ). L e particolarità che I* aldrovanda vessiculosa offre nella strut­ tura delle sue foglie non sono meno importanti sotto il rapporto della organografia vegetabile che sotto quello della morfologia. Que­ sta pianta singolare, la di cui scoverta è dovuta al celebre Monti di Bologna, e che nuota sulla superficie delle acque dei laghi di taluni punti dell’ Italia, come al lago di Bieutina, presso Mantova e V eron a, e del mezzogiorno della Francia, presenta un fusto ordinariamente semplice, ma che talvolta si ram ifica, peichè si vede nascere una branca dall’ ascella di uno di questi verticilli di foglie, dei quali par­ lerò tra poco. II fusto allora si mostra biforcato, perchè questa branca acquista quasi lo stesso sviluppo del fusto medesimo. Importa molto il notare P orìgine di questa branca per conoscere la natura morfologica degli organi che io considero come fo glie, dappoiché questa branca come ho d e tto , nasce dall’ ascella di questi o rg an i, secondo l’ origine di tutti i rami delle p ian te, i quali si distaccano (1) Io ho già avanzato questo mio lavoro nella presente stagione e spero quanto prima di pubblicarlo col titolo di memoria sulF anatomia delle piante aquatiche. Conto pero di far precedere la pubblicazione di talune osservazioni speciali sulle salvinia nolana e biloba , sull’ hydrocharis morsus rance c sulle utricularie. ( 239 ) dui fusto sempre all’ ascella delle foglie. Il fasto dell’ aldrovanda , che è liscio , senza peli e cilindrico, presenta dei nodi assai ravvi­ cinati , perchè ciascun meritallo o internodo ha d’ ordinario una li­ nea o una linea e mezza di lunghezza. Da ciascun nodo nasce un verticillo di fo g lie, per lo più al numero di 8 o 9 , disposte sul fu­ sto come i raggi di una ruota che partono dal loro asse. Queste fo­ glie racchiudono numerose particolarità, ed minando una foglia di ciascun verticillo interessantissime. vedesi formata da un pic­ ciolo e da una lamina singolarmente modificati nella zione e struttura. Il picciolo lungo circa Esa­ loro disposi­ quattro linee e largo una linea è alquanto ristretto alla base , e largo all’ apice , ove si ter­ mina in sei divisioni lin eari, subulate, quasi eguali in lunghezza, ma che non nascono però ad uguale distanza del picciolo, perchè le due esterne si veggono provenire più in basso delle altre, e cosi di seguito. Osservate queste divisioni o lacinie del picciolo con una semplice len te, esse mostrano nei margini piccoli peli diretti in alto verso 1’ apice delle divisioni medesime ; e questi peli visti col microscopio si presentano formati da una cellula conica, trasparente e che non contiene cromula. Il resto del picciolo offre delle specie di piccoli rigonfiamenti visibili ad occhio nudo e che sono diafani, perchè corrispondono alle cavità interne o lacune che io ora esami­ nerò. Esistono in fatti in tutta la spessezza del picciólo delle cavità quasi esagone, ma un poco irregolari e ineguali in grandezza, ordina­ riamente disposte in due serie longitudinali per ciascun lato del picció­ lo ; talvolta si trova una terza serie di queste lacune al bordo del pic­ ciólo medesimo. Quando si sottomette all’ osservazione microscopica un pezzo del picciólo, si vedono le pareti di queste lacune formate da cellule allungate e irregolari, disposte le une a capo delle altre, e ben distinte da altre cellule che sono come delle per le lacune. Queste ultime specie di setti cellule son quelle che formano il parenchima del picciólo tra una lacuna e 1’ altra. Esse molto più grandi delle precedenti, ovali o gono cromula. infatti sono arrotondite, e conten­ La faccia superiore del picciólo è percorsa in tutta la lunghezza da una lin ea , specie di nervatura longitudinale, che si prolunga sin quasi all’ apice del picciólo e dico quasi all’ apice , perchè si termina una mezza linea pria di giungervi, o per meglio dire ivi si continua nella vescichetta formata dalla lamina della foglia. Questa ( 240 ) nervatura non presenta al microscopio che solo cellule allungate , non vasi nè trachee nè vasi puntati, ciò che è importante a notare, perchè non ho potuto osservare vasi di sorta nel picciólo e nella vescichetta. La vescichetta, da me qui menzionata, comincia dunque da que­ sta nervatura mediana del picciólo mostrandosi dapprima ristretta alla sua base. Essa si presenta sotto forma di un cucchiajo con un mar­ gine un po’ concavo e 1* altro, eh’ è più grande, convesso. La conca­ vità che dà alla vescichetta questa forma di cucchiajo esiste superior­ mente. Formata dalla lamina della foglia curvata sopra se m edesim a, essa presenta nell’ interno una cavità riempita d’ aria che la rende gon­ fia. Ma questa cavità non è generale, cioè a dire essa non occupa tutto lo spazio lasciato da questa lamina così ricurvata, perchè i due foglietti di questa aderiscono per 1’ estensione di una mezza linea 1’ uno all' altro nel bordo convesso della vescichetta e solo dal lato del bordo concavo è questa veramente rigonfiata. L ’ aderenza dei due foglietti è poco in tim a , perchè facilmente 1’ uno dall’ altro mercè si possono di uno spillo o di una distaccare punta di tem­ perino. Una volta spiegati i due foglietti della lamina della foglia, questa si mostra come arrotondita, con una leggiera incavatura al- 1’ apice e ben si avvicina alle foglie dello drosera, della dionea, piante della famiglia medesima delle droseracee. In questo stato può benis­ simo osservarsi che la nervatura del picciólo si continua sulla linea mediana della lamina , cioè a dire nel suo bordo concavo quando la lamina è ricurvata, e si termina in questa specie d’ incavatura di cui ho parlato ; e le due nervature laterali curve si prolungano nelle facce laterali della lamina della fo glia, circondano la cavità di questa foglia riempita d’ aria e in parte d’ acq u a, limitano in una parola questa cavità e la parte aderente della lamina e si terminano nella fo g lia , dopo aver descritto una curva o una parabola. La vescichetta dell’ aldrovanda è liscia e senza stornati. Osser­ vata col microscopio presenta delle cose assai interessanti. Dopo uno strato di cellule irregolari e in generale a bordi sinuosi o on­ d eggian ti, come si vedono nell’ epidermide delle foglie di un gran numero di piante , si trovano presso il bordo convesso della vesci­ chetta delle cellule coniche, poste ad una certa distanza le une dalle altre , con una base allargata e diretta dal Iato del bordo convesso, e con 1’ apice corrispondente dal Iato della cavità, dirò così, aerea della ( 241 ) foglia. Queste cellule sono assai ineguali in grandezza , perchè talune s i mostrano piccolissime ed altre al contrario grandi : la loro base si pro­ lunga da uu lato e dall’ altro e la estremità di questa si continua spesso con l’ estremità della base della cellula vicina , in modo che ne risulta una specie di linea o ancor meglio di serie come di tanti piccolj denti. Io credo che queste cellule debbansi riguardare probabilmente come dei peli. Nè questo è tutto. La parte aderente della vescichetta è formata da cellule allungate ed irregolari e presenta dei corpi del tutto partico­ lari , da me giammai osservati, e la di cui esistenza, se io non vado erra to , non è stata menzionata da alcun botanico. Questi corpi , assai numerosi e ravvicinati gli uni agli a ltr i, si presentano in forma di piccole forbici aperte, perchè vi si possono con facilità riconoscere quattro branche riunite nel mezzo da una specie di nodo. Questo nodo si mostra di forma ovale o arrotondita, e ripieno di una so­ stanza opaca : da esso partono le quattro branche qui dette , le qual* si dirigono quasi paralellemente due a due in alto e in basso : le due branche dello stesso lato sembrano riunite fino ad un certo punto per terminarsi infine isolate con una estremità ottusa: i loro mar­ gini sono un po’ trasparenti, mentre che queste branche verso il centro si mostran riempite della stessa sostanza che si trova nel nodoHo voluto mostrare questi corpi a molti scienziati e particolarmente al Prof. A m ic i, il di cui merito è abbastanza conosciuto in fatto di osservazioni microscopiche, e tutti son rimasti persuasi della disposizione da me descritta. La loro esistenza nella parte aderente della lamina della foglia, la loro disposizione e soprattutto questa sostanza che si trova dentro di tali co rp i, fanno supporre eh’ essi segregano un umore destinato a tener incollati i due foglietti della lamina : ma questa è solo una supposizione, nè io voglio rendermi garante della sua esat­ tezza. A me basta per ora il notare 1’ esistenza di questi corpi no. velli che si trovano nell’ aldrovanda vessiculosa. La parte della lamina che forma la cavità aerea non offre cosa alcuna di notevole col microscopio: essa è formata di cellule allun­ gate ed irregolari. Avanti di terminar questa descrizione della foglia dell’ aldrovanda non è da omettere che la vescichetta, o per meglio dire la lamina della foglia che la form a, non esiste nei verticilli superiori delle fo­ glie ; tutto al più in ciascun pezzo di questi verticilli si vede allora (m ) una specie di prominenza assai piccola eh’ è senza dubbio il rudi­ mento della lamina : solo nei verticilli inferiori questa vescichetta mostrasi sviluppata. Ciò è di accordo con una legge che io amo di stabilire, cioè che gli organi non si sviluppano nei vegetabili che a misura dei bisogni della pianta, legge in virtù della quale noi veggiamo per esempio svilupparsi le foglie seminali all’ epoca in cui la giovine pianta non è ancora in stato di nutrirsi da se stessa, e che si appassiscono e muoiono al momento in cui questa pianta può be­ nissimo nutrirsi per la forza assorbente delle estremità della sua ra­ dice senza aver più bisogno dei cotiledoni. Per questo le piante dotate di v itic c i, tali le v ic ie , gli ervu m , i lathyrus ec. non presentano questi organi che soltanto nelle foglie superiori, e precisamente allor­ quando la pianta a causa della debolezza del fusto non può più te­ nersi in una direzione presso a poco verticale, necessaria per la pianta, per cui fa bisogno che questa si attorcigli ai corpi circostanti. Lo stesso succede per le vescichette dell’aldrovanda ; destinate queste come le lacune del picciólo a contenere dell’ aria per rendere il peso spe­ cifico della pianta minore di quello dell’ acqua, per cui è dessa obbli­ gata a galleggiare, doveano solo svilupparsi allorquando l'aldovranda non avrebbe potuto elevarsi senza questo mezzo a fior d’ acqua, dove è necessario che si porti per mettere i suoi fiori al coverto del nocivo contatto dell’ acqua che disperderebbe i granelli pollinici inservienti alla fecondazione. Tali vescichette e tali lacune che si osservano ancora in altre piante aquatiche non sono a mio credere che disposizioni simili alle cellule aeree degli uccelli e meglio alla vescica nuotatoria dei pesci, che rendono gli uni e gli altri più leggeri per sollevarsi nel. P aria atmosferica o per galleggiare nelle acque. Io non mi trattengo a lungo su questa legge contando di occuparmene in un lavoro speciale che pubblicherò più tardi. Firenze li 2 Maggio 1844, F il ip p o Pa rlato re .