Italia Bella, mostrati gentile…
(…e i figli tuoi non li abbandonare…)
Dalle barricate, dalle campagne, dalle fabbriche, dalle piazze, i canti che
hanno accompagnato la storia della nostra nazione
spettacolo a cura del
Il Coro Ingrato si è costituito intorno all’anno 2000. Con la
guida di Ezio Cuppone, formatosi con
l’esperienza dell’Istituto De Martino e del Canzoniere Italiano, ha accumulato nel corso degli anni un vasto
repertorio nell’ambito del canto sociale e della musica popolare, anche frutto di esperienze dirette e di
ricerca sul campo, proponendo canti d’amore, anarchia, risaia, filanda, Resistenza, lotta, lavoro, osteria...
Ha al suo attivo numerosi spettacoli e la pubblicazione di due CD “Se partigiano io son” con i canti nati
durante la lotta partigiana e “Vento del ‘68″ con le canzoni cantate e gridate in quel periodo storico.
Cantano nel Coro Ingrato: Patrizia Bruschi, Cecilia Chiovini, Mira Cigolini, Miriam Garavaglia,
Luisa Locatelli, Tiziana Oppizzi, Demetrio Panzeri Claudio Piccoli, Monica Trabattoni e con Giulia Bertasi
alla fisarmonica, oltre naturalmente a Ezio Cuppone.
RIFERIMENTI
Coro Ingrato: www.coroingrato.it
Rivista Il Cantastorie: www.cantastorie.info e www.ilcantastoriemilano.info
Associazione Cant'Aia: www.cantaia.it
Istituto Ernesto de Martino: www.iedm.it
Per contatti: info@ coroingrato.it - tel. 3384652228 (Ezio Cuppone)
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- L'ITALIA L'E' MALADA (La Boje)
Adattamento del Coro Ingrato di una strofetta cantata dai contadini nel Mantovano durante le agitazioni del 28 marzo
del 1882 quando i contadini di Moglia di Gonzaga scioperano per ottenere l'aumento della paga oraria. Nonostante gli
arresti, la sommossa si estende ad entrambe le rive del Po arrivando fino al Polesine, nel Parmense, nel Cremonese e nel
Piacentino. L'originale recitava "L'Italia l'è malada, Sartori l'è il dutur, per far guarir l'Italia, tajem la testa ai sciur".
Eugenio Sartori fondò nel 1884 la locale società di Mutuo Soccorso tra contadini, così come aveva partecipato alla
fondazione di quella dei facchini, dei sarti, dei fornai e dei muratori. Versioni successive hanno sostituito il nome di
Sartori con quello italianizzato di "Lenino" oppure di Togliatti
- OR CHE INNALZATO E' L'ALBERO
E' certamente il più noto dei canti giacobini italiani. Il testo e la musica sono stati pubblicati da Alessandro d'Ancona in
“Poesia e Musica Popolare del secolo XIX” (Milano - Ed.Treves 1889). Il primo dei vari adattamenti conosciuti è
riportato su un foglio volante conservato all’Istituto Ernesto De Martino a firma di “Cittadino Piceda”, stampato dal
“Cittadino Sciovico” in piazza delle Scuole Pie, a Genova. La data probabile è il 1797, dopo che la Repubblica di
Genova si diede una nuova costituzione politica formando, il 6 giugno 1797, il Governo Democratico;in quell’occasione
in città fu innalzato l’Albero della Libertà che sorgeva anche in molte piazze italiane.
- LA CAMICIA ROSSA
Fra le canzoni dell’epica garibaldina, è uno dei documenti più vivi e sintomatici, legata al suo tempo ed all’ambiente
che lo produsse e lo diffuse, un canto assolutamente esemplare del gusto risorgimentale. Fu scritta, per il testo, dal
segretario comunale garibaldino Rocco Traversa e, per la musica, dal maestro Luigi Pantaleoni. Il momento della sua
prima fortuna furono i giorni immediatamente seguenti l’impresa diGaribaldi in Sicilia e nel Meridione.
Viene proposta qui in due delle versioni note.
- LA BELLA GIGOGIN
Scritta da un fecondo musicista, Paolo Giorza, nato a Milano nel 1832 nel periodo che precedette immediatamente lo
scoppio della seconda guerra d’Indipendenza. Pur concepita senza intenzioni politiche o patriottiche ben precise, fu il
canto ufficiale del ‘59, e godette anche in seguito di una fortuna così larga e universale, da rimanere popolare fino ai
giorni nostri. Naturalmente vano è ricercare l’autore delle parole, che sono che un mosaico di tanti e disparati elementi,
così diversi tra loro e non tutti di intonazione milanese. La canzonetta ebbe, al suo apparire, un successo letteralmente
strepitoso. Fu eseguita la prima volta il 31 dicembre 1858 al Teatro Carcano di Milano, in un concerto dato dalla Banda
Civica. La musica si impose al primo colpo, e dovette essere replicata otto volte. Il 1° gennaio successivo, la banda fu
seguita, nel suo concerto davanti al palazzo del vicerè, da una folla enorme di qualche decina di migliaia di persone
che, con slancio frenetico, gridavano il ritornello “Daghela avanti un passo” affinché l'esercito Piemontese si decidesse
a venire in aiuto ai fratelli lombardi.
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- BEL USELIN DEL BOSC
E' una canzone che fornisce uno dei tanti esempi di evoluzione del contenuto di un canto popolare di carattere amoroso
e, in particolare, di variazione del testo per adeguarlo ad un evento che colpisce la fantasia popolare: qui le battaglie
garibaldine per liberare l’Italia. Così che in diverse versioni, romagnole, lombarde, piemontesi, la “lettera sigillata” non
porta più messaggi d’amore, ma chiede a Garibaldi di liberare l’Italia.
- IL CRACK DELLE BANCHE
Le parole sono di Ulisse Barbieri che le pubblicò sul settimanale illustrato “L'Asino” nel 1896 e si riferiscono allo
scandalo della Banca Romana di Sconto del 1892-1893. I personaggi citati nella canzone sono Vincenzo Cuciniello,
direttore della sede romana del Banco di Napoli, che fuggì nel gennaio 1893 lasciando un ammanco di cassa di alcuni
milioni. Il commendator Cesare Lazzaroni cassiere ed amministratore della Banca Romana che fu tra i principali
imputati e corresponsabili per irregolarità, peculato e falso in atto pubblico. Girolamo Pelloux in quegli anni ministro
della guerra. Giovanni Giolitti, presidente del consiglio costretto alle dimissioni per lo scandalo e sostituito da
Francesco Crispi.
- PARTIRE PARTIRO'
E' attribuita al popolare cantastorie toscano Anton Francesco Menchi che l’avrebbe scritta nel 1799 in occasione della
leva obbligatoria imposta da Napoleone. Per la melodia si sarebbe servito di un modulo musicale più antico, lo stesso
utilizzato dall’anonimo autore di “Maremma”.
- E ANCHE AL MI' MARITO
Canto popolare toscano fortemente protestatario contro la prima grande guerra e che, al di là del semplice lamento,
individua chiaramente i nemici ed invita alla rivolta armata. Raccolta nel 1966 dal Canzoniere pisano e poi da Pino
Masi nel 1970 a Pisa; informatore Fabrizio Baccini. Il Braccini, avvocato e ricercatore, l’aveva a sua volta appresa da
un contadino della zona dell’Amiata.
- GORIZIA
Canto raccolto più volte in varie località del Piemonte, del Veneto e della Lombardia, spesso adattato su melodie
differenti ma simili, appartenenti al modulo dei cantastorie. Di autore anonimo, fu assai diffuso durante la prima guerra
mondiale. La battaglia di Gorizia si svolse tra il 9 e il 10 agosto del 1916 e vi morirono, in un massacro, 52.000 italiani
e 41.000 austriaci. Privo di qualsiasi altro riferimento alla città, era già diffuso precedentemente, nel basso Carso. Una
strofa simile alla seconda si trova in altro canto del periodo della guerra di Libia, riportata su foglio volante “Il canto di
un eroe ferito, ovvero lo squillo della vittoria” di Guido Longianni, Firenze 1912. Questo canto, fu presentato a Spoleto
nello spettacolo "Bella Ciao" presentato dal 21 al 29 giugno 1964 al VII Festival dei Due Mondi di Spoleto e tutti gli
artisti furono denunciati per "Vilipendio allo Stato ed alla Patria" da due ufficiali presenti in sala.
- FUOCO E MITRAGLIATRICI
Canto della Grande Guerra composto sull’aria della canzonetta napoletana “Sona chitarra” di Libero Bovio con musica
di Ernesto De Curtis, del 1913. Le località menzionate nelle varie versioni del canto ne fanno risalire la composizione
tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916. Alle pendici di Monte San Michele era allora situato un trincerone italiano, che
verso valle andava al bosco Cappuccio (qui chiamato "monte Cappuccio") e verso monte al bosco Lancia ed alle trincee
delle Frasche e dei Razzi. La conquista di quest'ultima (qui citata come "Trincea dei Raggi"), il 16 dicembre 1915, costò
alla brigata Sassari la morte dei due terzi dei suoi soldati.
- IL BERSAGLIERE HA CENTO PENNE
E’ stata una canzone molto diffusa durante la guerra partigiana. Si tratta dell’adattamento di un vecchio motivo militare,
già cantato durante la Prima Guerra Mondiale. Il testo è di autore ignoto.
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- MARCIAM, MARCIAM
Era il canto della formazione ossolana comandata da Filippo Beltrami (noto come "il Capitano") , che si ispirò ad una
preesistente canzone dei bersaglieri. Le parole sarebbero di Antonio Di Dio. Aristide Marchetti, narra di averlo ascoltato
per la prima volta il 23 dicembre del '43, allorché il gruppo dei fratelli Di Dio si fuse con quello di Beltrami, dando così
vita alla brigata Patrioti Val Strona. La formazione fu quasi completamente annientata nella battaglia di Megolo del 13
febbraio 1944, dove caddero lo stesso Beltrami e il Di Dio. In seguito il canto è divenuto patrimonio comune di tutte le
formazioni che operavano nell'Ossola, in Valsesia e nel Biellese e ha subito varie commistioni fondendosi con altri
componimenti.
- FISCHIA IL VENTO
Testo del colonnello Felice Cascione , comandante partigiano sulle montagne della Liguria e medaglia d’oro al valor
militare, sull’aria del canto popolare russo Katiuscia; una canzone dell’esercito sovietico scritta nel 1938 dal poeta
Michail Isakovski e portata in Italia dai nostri reduci dopo la campagna di Russia. Quasi certamente il canto nasce negli
ultimi giorni del 1943 o nei primissimi del 1944. E’ la canzone che conobbe maggiore diffusione e popolarità nella lotta
di Liberazione. Nel libro Taccuino alla macchia di Guido Somano, partigiano nel Cuneese, alla data del 13 febbraio
1944, si legge:”...camminiamo tutta la mattina prima di riuscire a prendere contatto con Martinengo. I suoi uomini, che
dapprima ci hanno guardato con sospetto, ora fraternizzano con noi. Il loro morale è alle stelle. Cantano una canzone
che non ho mai sentito e che è bellissima e che dice Fischia il vento, urla la bufera...
- CANTI DELLE MONDINE
Quasi tutti questi canti ci sono stati tramandati e insegnati da Paola (Lina) Mazzola (1923-2011), l'ultima delle Mondine
di Opera. Le registrazioni del suo repertorio sono stati effettuate da Tiziana Oppizzi e Claudio Piccoli, ricercatori e
membri del Coro Ingrato e della Redazione Milanese della rivista “Il Cantastorie”. Le trascrizioni delle musiche sono di
Ezio Cuppone, ricercatore e arrangiatore delle parti vocali del Coro. Ulteriori informazioni sulla biografia e sul
repertorio della Lina e sulle Mondine di Opera sono reperibili sul sito www.cantaia.it .
- FIMMENE, FIMMENE
Canto delle raccoglitrici del tabacco nella zona del Salento. Il richiamo alle varie qualità della pianta, sta a dimostrare
come a seconda dei tipi coltivati, si presentassero rischi e pericoli diversi. La coltivazione del tipo Erzegovina
(zaguvina) era infatti proibita mentre e l’Aya Solux (salluccu) aveva una resa maggiore ed era quindi il più
interessante per i proprietari agricoli.
- POLESINE
Si riferisce alla grande alluvione dell’ottobre del 51 avvenuta in Polesine. Canzone scritta nel 1961 da Luigi Fossati,
con Musica di Sergio Liberovici e resa famosa da Gualtiero Bertelli, fondatore del Canzoniere Popolare Veneto
- O SCIUR PADRUN I CAVALEE VAN MALE
Da una registrazione effettuata da Gianni Bosio a Seregno il 23 giugno 1970, informatore Giambattista Silva di anni
59. Era un canto in uso alla fine dell’800 (probabilmente nel periodo 1885-89) e di cui si conserva un’altra versione
cantata da Maria Adelaide Spreafico che differisce dalla prima in qualche piccolo particolare.
- EVVIVA NUM
Queste strofette vennero cantate nel corso delle agitazioni agricole della primavera del 1889 nell’Alto Milanese, che ebbero il loro culmine nei fatti del 12-17 maggio, quando il malcontento tra i contadini esplose a Casorezzo investì Arluno, estendendosi anche alle filande, finendo poi per coinvolgere altri paesi: Inveruno, Santo Stefano , Sedriano,
Magnago, Bareggio e Corbetta dove il 17 i carabinieri spararono sulla folla uccidendo 2 persone e ferendone
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parecchie altre. A seguito di questi fatti vennero condannati sommariamente centinaia di contadini. Tutte le strofette
sono state desunte dai giornali dell’epoca. La melodia di questo canto che ricalca filastrocche note all’epoca, è stata
desunta da una serie di registrazioni effettuate da Gianni Bosio nel 1966, informatori alcuni contadini che per
esperienza diretta o riportata, ripetevano ritornelli abbastanza simili negli accenti musicali, anche se diversi
metricamente. E’ quindi lecito supporre che la melodia sia abbastanza identica o comunque molto simile a quella
cantata durante quei giorni di sciopero.
- I CANTI DI FILANDA
I canti di filanda sono stati creati, almeno per quanto riguarda i testi, dalle filandere stesse e testimoniano la dura
condizione delle lavoratrici, costituendo un corpus ben definito di cui diamo solo alcuni esempi. L’origine femminile
dei canti è molto significativa nel dare una misura dell’evoluzione sociale e psicologica delle donne, in un
fondamentale periodo di transizione tra l'economia agricola e l'economia industriale delle fabbriche, specialmente nel
Comasco e in Brianza.
- GLI SFRUTTATI
Assieme a “Padroni ci volete spaventare”questo brano faceva parte di un 45 giri proposto dal Sindacato Unitario Metalmeccanico, pubblicato intorno al 1972. L’autore del testo è l’operaio della Breda Fucine Franco Rusnati.
- SIGNOR PADRONE, NON SI ARRABBI
Testo di Dario Fo sulla musica della nota “L'amarezza delle Mondine” (quest'ultima canzone appresa da Giovanna
Daffini in Piemonte nel 1936.)
- SCIOPERO INTERNO
Canzone pubblicata nel 1969. L'autore è Fausto Amodei, ex deputato del PSIUP, fondatore nel 1958 del gruppo torinese
de “I Cantacronache” ed autore di molte canzoni di successo come “Il Tarlo”, “Se non li conoscete”, “Morti di Reggio
Emilia”. Ha inoltre tradotto in piemontese molti testi di Brassens.
- VUOI TU VENIR GIULIETTA?
E' probabilmente un rifacimento del più noto "Se ti vuoi venir Marietta" pubblicato da Bollini e Frescura nel 1940 a
cura del dopolavoro provinciale di Milano. Di autore anonimo è uno dei tanti testi che narrano in tono canzonatorio la
partenza dell'amato per “la Merica”.
- IL TRAGICO AFFONDAMENTO DEL BASTIMENTO “SIRIO”
Canto raccolto da Roberto Leydi in Val Brembana nel 1968 e pubblicato nella rivista "Pirelli". E' probabilmente il testo
edito sui fogli volanti dell'epoca di primo novecento. L'episodio dell'affondamento del piroscafo «Sirio» che trasportava
un gran numero d'emigranti italiani verso “La Merica”, avvenuto il 4 agosto 1906 in pieno Atlantico, al largo di Cabo
de Palos (Spagna) colpì molto la fantasia popolare che ispirò una stupenda e drammatica canzone, tratta dal repertorio
dei cantastorie. Trecentocinquanta furono i morti accertati. La disgrazia destò tanta impressione in quanto, nella storia
della navigazione civile, era la prima volta che una nave a vapore italiana naufragava. Fu quello un anno di massicce
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emigrazioni, basti pensare che tra il 1901 ed il 1926 undici milioni e mezzo di Italiani abbandonarono le loro famiglie
ed i loro paesi, per cercare fortuna nelle Americhe.
- ITALIA BELLA MOSTRATI GENTILE
E’ uno stornello polemico raccolto da Caterina Bueno a Porciano, comune di Stia, in provincia di Arezzo e cantato da
Principio Micheli che la conosceva sotto il titolo “Stornelli della Leggera”. Si tratta di una canzone databile a fine secolo scorso. Nella registrazione di Caterna Bueno (luglio 1965) al testo sopra citato seguono altri versi, con l’aria tipica
delle stornellate toscane.
UOMINI E SOLDI
Testo e musica di Fausto Amodei (vedi note biografiche sopra)
PARTONO GLI EMIGRANTI
Testo di Alfredo Bandelli scritta nel 1972, di ritorno da un giro di concerti in Germania. Bandelli operaio in Italia,
manovale in Svizzera e in seguito infermiere a Pisa, ha scritto numerose canzoni che divennero ben presto delle vere e
proprie "colonne sonore" dei primi sommovimenti del 1968 e del 1969. Si tratta de “La ballata della Fiat”, de “La
violenza” (nota anche come La caccia alle streghe), “Delle vostre galere un giorno”, canzoni che Bandelli cominciò a
cantare da solo quando ebbe appreso i primi rudimenti della chitarra e che furono poi raccolte nel suo unico album
pubblicato dai Dischi del Sole, “Fabbrica Galera Piazza”, pubblicato nel 1974.
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TRA IL 5 E IL 6 DICEMBRE A TORINO
Testo scritto dal coro “Le cence allegre”, di Modena, in particolare da Cristina Tioli. Narra del gravissimo incidente sul
lavoro avvenuto alla Thyssen Krupp di Torino il 6 dicembre 2007 che causò la morte per alcuni istantanea, per altri
avvenuta in seguito, di 7 di operai. La melodia è quella de “le Mondine contro la Cavalleria” (quest'ultima canzone
databile al 1912 in quanto narra dell'arresto di Maria Provera e di Eugenio Riba a seguito delle agitazioni indette in
quell'anno a Ferrera (PV) per ottenere parità di salario tra le mondine forestiere e quelle locali).
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IN METRO A ROMA PER IL REFERENDUM
Testo recentissimo composto assemblando diversi canti popolari. Di autore ignoto. Arrangiamento del Coro Ingrato
sulla musica di “Italia Bella Mostrati Gentile”
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SIAMO I PRECARI
Testo di Raffaella Lai, Dani Aru, Gianfranco Sperati, scritto nel 2009 sulla melodia di “Siamo i Watussi” di Edoardo
Vianello (1963)
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O MIA BELA MADUNINA
Scritta da Giovanni d'Anzi nel 1935. Adattamento del testo di Antonio Catacchio, già membro del Canzoniere Milanese
insieme ad Ezio Cuppone. Compagno di canti, musica e parole del Coro Ingrato, con cui ha percorso un pezzo di strada,
fino all’ottobre 2011. Ha contribuito in maniera fondamentale all'ideazione e realizzazione di questo spettacolo, senza
mai pensare di non potervi partecipare.
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