Estratto da “Il respiro è già canto” di Fosco Corti - Ediz. Feniarco 2006 Pg. 38 -39 “Per un direttore di coro la conoscenza della sola arte musicale non è sufficiente. Il musicista infatti deve interessarsi anche alle altre discipline. Lo studio pratico, almeno sommario, di altre arti è necessario: quello della poesia, della danza e dell’arte drammatica che sono, con la musica, le quattro arti del movimento (la pittura, l’architettura, la scultura sono invece le arti del riposo). La sensibilità del cantore dev’essere quella dell’interprete. Suppone una cultura generale, cioè un’abitudine alle cose dello spirito e del cuore. Chi esegue dovrà analizzare l’opera che canta, scoprirne l’anima; poi dovrà comunicare agli altri questa fiamma, questa vita. Il cantore dovrà sempre sapere cosa gli si richiede cantando, quale espressione deve assumere, “quale faccia deve fare”: questo è un trucco psicologico che richiamerà spontaneamente i molteplici elementi tecnici necessari all’opera cantata. Il ruolo degli occhi è fondamentale. Si può suggerire ai cantori: cantate più con gli occhi che con la bocca. E’ utile talvolta immaginare una scena, quella che suggerisce il pezzo che si canta. Unità di impressione per avere una unità di espressione che può essere definita come la realizzazione nel linguaggio musicale del messaggio dell’artista. E’ possibile arrivarci esaminando il percorso di un brano, dal musicista che crea, all’uditore che rivive. Si cercherà di rendere in senso espressivo le diverse situazioni imposte dalle opposizioni: -la distensione dopo lo sforzo -l’ombra dopo la luce -la pace dopo la lotta -il riso dopo il pianto Un altro principio importante: non ci deve essere ostacolo fra interprete e opera musicale. Bisogna cantare francamente, “tout droit”, facendo dono della propria persona tale quale è. L’arte del canto non è né una scienza, né una filosofia: bisogna esprimerla con sincerità. E’ così che l’esecutore farà spiccare la sua personalità e originalità, senza volerlo e senza saperlo. La vera espressione è quella che suscita nell’uditore più la gioia che l’interesse, la curiosità, la stima o l’ammirazione. Cantando bisogna riuscire sia a lasciarsi andare all’entusiasmo (espressione), sia a controllarsi (tecnica). Colui che non si controlla canta col cuore, ma male tecnicamente. Colui che si controlla troppo invece, manca di vita. Una bella tecnica senza espressione è come un bel corpo senza anima. Quanti cantori dimenticano questo aspetto essenziale! Quanto tempo perso per costruire un bell’edificio, un bel corpo sonoro, quando ci si dimentica di animarlo! Come arte, indipendentemente da ogni utilizzazione sociale, il canto è un riflesso della bellezza: questa è la sua prima missione. Nella musica corale questa gioia di cantare insieme crea il gruppo. Non c’è comunità umana più espressiva di quella del coro.”