Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo Thomas Jefferson (Contea di Albemarle,1743 –1826) è stato un politico statunitense. È stato il terzo presidente degli Stati Uniti d'America. È considerato uno dei padri fondatori della nazione ed il suo volto è ritratto anche sul Monte Rushmore. Fu il principale autore della Dichiarazione d'indipendenza del 4 luglio 1776. Fu anche architetto: suoi ad esempio i progetti per il Campidoglio di Richmond, il campus dell'Università della Virginia e la sua casa di Monticello. Figlio di un pioniere della Virginia, funzionario della Corona. Studiò al William and Mary College dove si laureò a vent'anni. Conosceva i classici greci e latini, studiava anche italiano, francese e spagnolo, si interessava di matematica e architettura, era un ottimo suonatore di violino. Nel 1772 sposò una vedova ventitreenne, Martha Skelton, dalla quale ebbe sei figli. Seguendo l'esempio del padre, divenne giudice di pace, e poi fu rappresentante dell'assemblea della Virginia e nel 1775 fu eletto al Congresso continentale. Nel 1779 fu eletto governatore della Virginia, carica che mantenne fino al 1781, e dal 1784 al 1789 rappresentò gli USA in Francia. Rientrato in patria, fu incaricato dal presidente George Washington di assumere il Segretariato di Stato nel primo governo federale. Politicamente si dichiarò sempre contrario ai partiti e si considerò come il portavoce dei piantatori e dei pionieri del Sud e dell'Ovest. Presidenza Jefferson fu eletto presidente nel 1801. Da subito dovette occuparsi delle cosiddette "nomine di Mezzanotte"; l'uscente amministrazione federalista, infatti, negli ultimi giorni aveva nominato un gran numero di giudici federali (naturalmente su posizioni ad essa gradite) ed anche il nuovo Presidente della Corte suprema, John Marshall. Jefferson contestò la validità di queste nomine, sostituendo i giudici nominati. La "guerra contro la magistratura" finì quando Jefferson non riuscì a far dimettere un giudice della Corte suprema particolarmente ostile. Sotto il suo mandato gli USA acquistarono dalla Francia la Louisiana per 14,5 milioni di dollari. Un altro fondamentale episodio della presidenza di Jefferson fu l'esplorazione del nord-ovest del paese, la Spedizione di Lewis e Clark, comandata agli ufficiali Meriwether Lewis e William Clark, che diede il vero e proprio avvio alla conquista dell'Ovest. Nel 1805 attuò il primo intervento militare statunitense fuori dal territorio nazionale, con il bombardamento di Tripoli contro la guerra di corsa barbaresca nel Mediterraneo che minacciava i traffici commerciali americani nel Mediterraneo. A parte questo episodio Jefferson fu un pacifista convinto, tanto che ridusse considerevolmente le spese militari. Il resto della sua amministrazione fu occupato dal problema dei diritti di neutralità, che gli USA rivendicavano di fronte a Francia e Gran Bretagna (all'epoca in guerra fra loro). Nel 1809 scadde il suo secondo mandato. L'ultimo atto della sua presidenza fu il varo di una legge che proibiva l'importazione degli schiavi. Si ritirò nella sua tenuta di Monticello, nei pressi di Charlottesville in Virginia dove morì il 4 luglio 1826, il giorno del cinquantenario dell'Indipendenza, lo stesso giorno in cui morì anche il suo predecessore John Adams. 1 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo La Prima metà dell’Ottocento Nel 1800 gli americani erano pronti per un cambiamento. Sotto Washington e Adams i federalisti avevano impostato un governo forte, ma che talvolta non onorava il principio per cui il governo americano doveva essere reattivo al volere del popolo, seguendo politiche che avevano alienato ampi gruppi di americani. Ad esempio, nel 1798, per pagare il debito pubblico e un esercito e una marina militare, Adams e i federalisti avevano fatto entrare in vigore una tassa sulle case, i terreni e gli schiavi, che colpiva ogni proprietario della nazione. Ancor peggio, dopo un singolo caso di rivolta fiscale (una folla aveva liberato di prigione due evasori), Adams ordinò all'esercito di raccogliere le tasse. Mentre l'esercito non trovò nessuno da combattere, i Democratico-Repubblicani presero questa azione come un altro esempio di tirannia federalista. Jefferson aveva stabilmente raccolto dietro di se una grande massa di piccoli agricoltori, negozianti e altri lavoratori, che si imposero come Democratico-Repubblicani nelle elezioni del 1800. Jefferson godette di uno straordinario favore a causa del suo appellarsi all'idealismo americano. Nel suo discorso inaugurale, il primo di questi discorsi nella nuova capitale di Washington DC, promise "un governo saggio e frugale" per mantenere l'ordine tra gli abitanti ma li avrebbe "lasciati liberi di regolare le proprie imprese di industria e miglioramento." La semplice presenza di Jefferson alla Casa Bianca incoraggiò le procedure democratiche. Egli insegnò ai suoi subordinati a considerarsi come semplici fiduciari del popolo. Più importante, mentre una ondata di Jeffersonianismo spazzava la nazione, uno stato dopo l'altro abolì le qualifiche di proprietà per il voto e approvò leggi più umane per debitori e criminali. In Effetti verso il 1830 in quasi tutti gli stati il suffragio maschile era universale (non per i neri e gli indiani, naturalmente) Jefferson incoraggiò l'agricoltura e l'espansione verso ovest, soprattutto con l'acquisto della Louisiana e la successiva Spedizione di Lewis e Clark. Ritenendo l'America un approdo per gli oppressi, Jefferson riportò i requisiti di residenza per la naturalizzazione a 5 anni. Alla fine del suo secondo mandato, Jefferson e il suo segretario del tesoro Albert Gallatin, avevano ridotto il debito nazionale a meno di 560 milioni di dollari. Ciò venne ottenuto riducendo il numero di impiegati pubblici e di ufficiali e truppa di esercito e marina, e in generale tagliando in altro modo le spese governative e militari. Per proteggere i propri interessi mercantili oltremare, gli USA combatterono la prima guerra barbaresca (1801-1805) in Nordafrica, cui seguì nel 1815 la seconda guerra barbaresca. Espansione ad ovest e Guerra del 1812 L'acquisto della Louisiana nel 1803 diede agli agricoltori dell'ovest l'accesso alle importanti acque del Mississippi, rimosse la presenza francese sul confine occidentale degli USA e fornì ai coloni un vasto potenziale per l'espansione. Poche settimane dopo scoppiò la guerra tra il Regno Unito e la Francia napoleonica. Gli USA, che dipendevano dai ricavi dell'esportazione di beni agricoli in Europa, cercarono di esportare cibo e materie prime a entrambe le potenze in guerra e di trarre profitto dal trasporto di beni tra i loro mercati domestici e le colonie dei Caraibi. Entrambe le nazioni in guerra permisero questo commercio quando ne beneficiavano, ma si opposero quando non tornava a loro vantaggio. A seguito della distruzione della marina francese nella Battaglia di Trafalgar (1805), i britannici cercarono di imporre una stretta sui legami commerciali francesi oltremare. Quindi, in rappresaglia contro le pratiche commerciali statunitensi, il Regno Unito impose un embargo leggero sulla costa. Credendo che il Regno Unito non potesse fare affidamento su altre fonti di cibo oltre agli USA, il Congresso e il presidente Jefferson sospesero tutti i commerci statunitensi con le nazioni straniere, grazie all'Embargo Act del 1807, sperando di far sì che i britannici ponessero fine al loro embargo 2 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo della costa americana. L'Embargo Act, comunque, danneggiò le esportazioni agricole statunitensi, e indebolì i porti americani, mentre il Regno Unito trovò altre fonti di cibo. James Madison vinse le elezioni presidenziali del 1808, in gran parte per via della sua forza e abilità negli affari esteri in un periodo in cui Regno Unito e Francia erano entrambe sull'orlo della guerra con gli USA. Egli fu lesto ad abrogare l'Embargo Act, aiutando i porti marittimi americani. In risposta alla continua interferenza britannica con i trasporti mercantili statunitensi (compresa la pratica di arruolare a forza i marinai americani nella marina britannica), e all'aiuto britannico verso gli indiani americani nel Vecchio Nordovest, il XII Congresso—guidato da Jeffersoniani del sud e dell'ovest—nel 1812 dichiarò guerra al Regno Unito. Quelli del sud e dell'ovest erano i più ardenti sostenitori della guerra, date le loro preoccupazioni sulla difesa e l'espansione degli insediamenti occidentali e sull'aver accesso ai mercati mondiali per i loro prodotti agricoli. I federalisti del New England si opposero alla guerra, e la loro reputazione ne avrebbe sofferto dopo l'esito della stessa, causando la scomparsa del partito. Stati Uniti e Regno Unito chiusero in parità la guerra del 1812, dopo aspri combattimenti che durarono fino all'8 gennaio del 1815. Il Trattato di Gand pose ufficialmente fine alla guerra, ed essenzialmente risultò nel mantenimento dello 'status quo ante bellum'; ma, punto cruciale per gli USA, vide la fine dell'alleanza britannica con i nativi americani. La Battaglia di New Orleans (che si svolse dopo la firma del trattato, a causa delle lente comunicazioni attraverso l'Atlantico) fu una vittoria per gli Stati Uniti, dando alla nazione una spinta psicologica e dando ad uno dei suoi comandanti, Andrew Jackson, popolarità politica. Seguendo i criteri stabiliti dalla Northwest Ordinance del 1787 per l'organizzazione di nuovi stati da ammettere all'Unione, i tredici stati originari crebbero rapidamente di numero, raggiungendo nel 1819 il totale di ventidue. Di questi, la metà era liberista, cioè non ammetteva la schiavitù; l'altra metà era invece schiavista. Il Nord, dove la schiavitù era stata abolita, anche per la sua inutilità dal punto di vista economico, si contrapponeva così al Sud, dove la schiavitù fioriva, essendo la mano d'opera nera ritenuta indispensabile per le coltivazioni che vi si sviluppavano, soprattutto quella del cotone. Per mantenere l'equilibrio all'ammissione di uno stato schiavista corrispondeva l'ammissione di uno stato liberista; ma nel 1819 la richiesta di ammissione del Missouri, schiavista, minacciando di dare la preminenza agli stati schiavisti, provocò una gravissima crisi, che scosse nel profondo l'Unione e fu infine risolta, nel 1820, col “compromesso del Missouri”. Insieme al Missouri venne ammesso il Maine, liberista, che voleva staccarsi dal Massachusetts di cui era una 3 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo dipendenza; si stabilì inoltre che il parallelo 36º30´ servisse da linea divisoria per gli stati che sarebbero sorti nel territorio della Louisiana, proibendo la schiavitù a nord di tale linea. Nel 1819, ancora, si ebbe un altro ampliamento degli Stati Uniti, con l'acquisto della Florida dalla Spagna. L'"Età dei buoni sentimenti" e la “dottrina Monroe” Internamente, la presidenza di James Monroe (1817–1825) venne battezzata l'"Età dei buoni sentimenti", a causa del declino delle politiche partigiane. In un senso, questo termine distingue un periodo di vigorosi conflitti trasversali e tra fazioni; nell'altro, la frase riconosce il trionfo politico del Partito Democratico-Repubblicano su quello Federalista, che scomparve come forza nazionale. Monroe è probabilmente meglio noto per la Dottrina Monroe, che enunciò nel suo messaggio al Congresso del 2 ottobre 1823. In esso egli proclamava che le Americhe dovevano essere libere dalla futura colonizzazione europea e dall'interferenza europea nelle questioni delle nazioni sovrane. Dichiarava inoltre l'intenzione degli Stati Uniti di rimanere neutrali nelle guerre tra potenze europee e le loro colonie, ma di considerare qualsiasi nuova colonia o interferenza con nazioni indipendenti nelle Americhe, come un atto ostile nei confronti degli USA. Il declino dei federalisti portò disordine nel sistema di scelta dei presidenti e alla fine dell'"Età dei buoni sentimenti". All'epoca le legislature di stato potevano nominare dei candidati. Nelle presidenziali del 1824, Tennessee e Pennsylvania scelsero Andrew Jackson, con il senatore della Carolina del Sud John C. Calhoun come suo compagno di corsa. Il Kentucky scelse il portavoce della camera Henry Clay; il Massachusetts il segretario di stato John Quincy Adams; e un gruppo di congressisti il segretario del tesoro William H. Crawford. Il ritorno delle fazioni e dei partiti politici Alleanze personali e tra fazioni giocarono un ruolo importante nel determinare il risultato dell'elezione. Adams vinse voti elettorali dal New England e da gran parte di New York; Clay vinse in Kentucky, Ohio e Missouri; Jackson vinse il Sud-Est, Illinois, Indiana, Carolina del Nord e del Sud, Pennsylvania, Maryland e New Jersey; infine Crawford vinse Virginia, Georgia e Delaware. Nessun candidato ottenne una maggioranza nel collegio elettorale, così, in base a quanto previsto dalla Costituzione, l'elezione venne demandata alla Camera dei rappresentanti, dove Clay era la figura più influente. In cambio del suo supporto, che essenzialmente gli valse la presidenza, John Quincy Adams nominò Clay come suo segretario di Stato, in quello che divenne noto come l'"Affare Corrotto". Durante l'amministrazione Adams apparirono nuovi schieramenti partitici. I seguaci di Adams presero il nome di "Repubblicani Nazionali", che in seguito cambiò in "Whig". Anche se governò in modo efficiente e onesto, Adams non fu un presidente popolare, e la sua amministrazione venne segnata dalle frustrazioni. Adams fallì nel suo tentativo di istituire un sistema nazionale di strade e canali, noto come Sistema Americano. I suoi anni di mandato apparvero essere una lunga campagna di rielezione, e il suo temperamento freddamente intellettuale non gli fece guadagnare amici. Andrew Jackson, per contro, ebbe un enorme fascino popolare, in particolare tra i suoi seguaci dell'appena battezzato Partito Democratico che emerse dai Democratico-Repubblicani, le cui radici risalivano a Jefferson, Madison e Monroe. Nelle elezioni del 1828, Jackson socnfisse Adams con una maggioranza schiacciante. 4 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo Andrew Jackson, Democratico Andrew Jackson, eponimo dell'era della Democrazia Jacksoniana, fu il fondatore del Partito Democratico. I suoi due mandati presidenziali videro vasti cambiamenti nel panorama politico, sociale ed economico statunitense. Andrew Jackson trasse il suo supporto dai piccoli agricoltori dell'ovest, e dai lavoratori, artigiani e piccoli commercianti dell'est, che cercarono di usare il loro voto per resistere ai crescenti interessi commerciali e manifatturieri associati alla rivoluzione industriale. Le elezioni del 1828 furono un importante punto di riferimento nella tendenza che andava verso una più ampia partecipazione al voto. Il Vermont aveva il suffragio universale maschile fin dalla sua entrata nell'Unione e il Tennessee permetteva il suffragio per la stragrande maggioranza dei contribuenti. New Jersey, Maryland e Carolina del Sud, abolirono tutti i requisiti di proprietà e contribuzione tra il 1807 e il 1810. Gli stati che entrarono nell'Unione dopo il 1815 avevano o il suffragio universale maschile o bassi requisiti sul limite di contribuzione alle tasse. Dal 1815 al 1821, Connecticut, Massachusetts e New York abolirono tutti i requisiti di proprietà. Nel 1824, i membri del collegio elettorale erano ancora scelti da sei legislature di stato. Nel 1828 gli elettori presidenziali venivano scelti per voto popolare in ogni stato eccetto Delaware e Carolina del Sud. Nel 1830, il Congresso approvò l'Atto di rimozione degli indiani, che autorizzava il presidente degli Stati Uniti a negoziare trattati, per lo scambio di terre, con le tribù indiane insediate negli stati dell'est, convertendole con territori siti ad ovest del Mississippi Nel 1834, un "territorio indiano" speciale venne stabilito in quella che oggi è la parte orientale dello stato dell'Oklahoma. Complessivamente, le tribù native americane firmarono 94 trattati durante i due mandati di Jackson, cedendo migliaia di chilometri quadrati al governo federale. I Cherokee, le cui terre nella parte occidentale della Carolina del Nord e nella Georgia erano garantite da trattati fin dal 1791, affrontarono l'espulsione dai loro territori quando una fazione dei Cherokee firmò il Trattato di New Echota nel 1835, ottenendo soldi in cambio della loro terra. Nonostante le proteste del governo Cherokee eletto e di molti sostenitori bianchi, i Cherokee furono costretti a compiere un lungo e crudele viaggio verso il "territorio indiano" nel 1838. Molti morirono per malattie e privazioni in quello che divenne noto come il "Sentiero delle lacrime". Crisi della nullificazione Verso la fine del suo primo mandato, Jackson fu costretto a confrontarsi con lo stato della Carolina del Sud sulla questione dei dazi doganali protezionistici. I dazi protezionistici approvati dal Congresso e firmati da Jackson nel 1832 erano più miti di quelli del 1828, ma danneggiarono ulteriormente molti nello stato. In risposta, diversi cittadini della Carolina del Sud sostennero il principio di "nullificazione" dei "diritti degli stati", che venne enunciato da John C. Calhoun, vice presidente di Jackson fino al 1832, nel suo South Carolina Exposition and Protest (1828). La Carolina del Sud si occupò dei dazi adottando un'Ordinanza di Nullificazione, che dichiarava nulli i dazi del 1828 e del 1832 all'interno dei confini dello stato. La nullificazione era solo la più recente di una serie di sfide degli stati all'autorità del governo federale. In risposta alla minaccia della Carolina del Sud, Jackson inviò sette piccoli vascelli e una nave da guerra a Charleston nel novembre 1832. Il 10 dicembre, Jackson emise un incredibile proclama contro i nullificatori. La Carolina del Sud, dichiarò che il presidente, si trovava "sull'orlo dell'insurrezione e del tradimento", ed egli si appellò alla popolazione dello stato perché riasserisse la sua lealtà all'Unione per cui i loro antenati avevano combattuto. 5 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo Il senatore Henry Clay, benché sostenitore della protezione e rivale politico di Jackson, pilotò al congresso una misura di compromesso. Il dazio di compromesso di Clay (1833), specificava che tutte le tasse in eccesso del 20% del valore dei beni importati dovevano essere ridotte gradualmente, così che entro il 1842, i dazi su tutti gli articoli avrebbero raggiunto il livello dei dazi moderati del 1816. Il resto degli stati del sud dichiarò la condotta della Carolina del Sud poco saggia e incostituzionale. Alla fine la Carolina del Sud desistette dalle sue azioni. Jackson aveva impegnato il governo federale al principio della supremazia dell'Unione. Ma la Carolina del Sud aveva ottenuto soddisfazione a molte delle sue richieste e aveva dimostrato che un singolo stato poteva forzare il volere del Congresso. La battaglia delle banche Ancor prima che la questione della nullificazione venisse appianata, un'altra controversia sorse a sfidare la leadership di Jackson. Riguardava la reistituzione della Second Bank of the United States. La First Bank of the United States era stata fondata nel 1791, sotto la guida di Alexander Hamilton, ed era stata istituita per un periodo di 20 anni. Anche se il governo deteneva alcune delle sue azioni, non si trattava di una banca governativa; piuttosto, la banca era un'azienda privata che distribuiva profitti ai suoi azionisti. Era stata progettata per stabilizzare la valuta e stimolare il commercio; ma non era apprezzata dalla gente dell'ovest e dai lavoratori, che credevano fosse un "mostro" che garantiva favori particolari a pochi uomini potenti. Quando nel 1811 il suo statuto scadde, non venne rinnovato. Nei pochi anni seguenti, il mondo delle banche fu nelle mani di banche statali, che emettevano valuta in quantità eccessive, creando molta confusione e alimentando l'inflazione e la preoccupazione che le banche di stato non potessero fornire alla nazione una valuta uniforme. Nel 1816, una Second Bank of the United States, simile alla prima, venne nuovamente istituita per 20 anni. Fin dall'inizio, la "Second Bank" fu impopolare nei nuovi stati e territori, e ovunque tra i meno abbienti. I suoi oppositori sostenevano che la banca possedeva un monopolio virtuale sul credito e la valuta della nazione, e ribadirono che rappresentava gli interessi di pochi ricchi. Jackson, eletto come campione popolare contro di essa, pose il veto su una proposta di legge per prolungare la validità dello statuto. Nel suo messaggio al Congresso, egli denunciò il monopolio e gli speciali privilegi, dicendo che "i nostri ricchi non sono stati contenti della pari protezione e dei pari benefici, ma hanno cercato di far sì che li rendessimo più ricchi per atto del Congresso". Il tentativo di scavalcare il veto fallì. Nella campagna elettorale che seguì, la questione della banca provocò una divisione fondamentale tra gli interessi mercantili, manifatturieri e finanziari (generalmente creditori che favorivano poca moneta in circolazione e alti tassi di interesse, e i settori operai e agrari, che erano spesso indebitati con le banche e quindi preferivano una maggior quantità di denaro circolante e bassi tassi di interesse). Il risultato fu un entusiastico sostegno del "Jacksonismo". Jackson vide la sua rielezione del 1832 come un mandato popolare per demolire irrevocabilmente la banca—e trovò un'arma già pronta, in una clausola dello statuto che autorizzava la rimozione dei finanziamenti pubblici. Nel settembre 1833, Jackson ordinò che nessun denaro del governo venisse più depositato nella banca, e che i soldi già in sua custodia venissero gradualmente ritirati, nel corso dell'ordinaria attività di pagamento delle spese del governo. Banche di stato attentamente selezionate e ristrette, vennero fornite come sostituto. Nella generazione seguente, gli Stati Uniti sarebbero andati avanti con un sistema di banche statali relativamente non regolato, che aiutò ad alimentare l'espansione ad 6 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo ovest attraverso un credito meno costoso, ma che rese la nazione vulnerabile a panici periodici. Fu solo con la guerra civile che gli USA istituirono nuovamente una banca nazionale. L'espansione ad ovest e la Guerra messicano-statunitense Nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna, iniziò in Europa un periodo di relativa stabilità. I leader statunitensi prestarono meno attenzione al commercio con il vecchio continente e di più allo sviluppo interno del Nord America. Con la fine dell'alleanza del tempi di guerra tra britannici e nativi americani ad est del Mississippi, i coloni bianchi erano determinati a colonizzare le terre indigene oltre tale fiume.. La popolazione degli Stati Uniti ebbe, nel giro di pochi decenni, un fortissimo incremento. Nel 1790 vi erano in tutto il territorio 3,9 milioni di abitanti. Tra il 1820 e il 1860 gli abitanti passarono da 10 a 31 milioni circa; di questi, quasi 5 milioni erano immigrati. Tra gli abitanti di origine europea i più numerosi erano irlandesi (39%) e tedeschi (30%), ma vi erano anche scandinavi e polacchi. L’immigrazione di marca irlandese fu provocata dalla tremenda carestia che si abbatté sull’Irlanda a partire dal 1845: nel biennio 1846-1848 quasi due milioni di irlandesi morirono di stenti, e altrettanti abbandonarono il paese in cerca di fortuna oltreoceano. In due anni l’isola passò da 8 a 4 milioni di abitanti. L'espansione ad occidente per atto ufficiale del governo statunitense, venne accompagnata da movimenti verso ovest (e verso nord nel caso del New England) dei coloni sulla frontiera e oltre.. Questo percorso venne seguito in tutto il West, mentre i cacciatori e i trapper americani commerciavano con gli indiani ed esploravano il territorio. Abili lottatori e cacciatori, questi "uomini di montagna" cacciavano i castori in piccoli gruppi lungo tutte le Montagne Rocciose. Dopo la fine del commercio di pellicce, essi fondarono delle basi commerciali in tutto il West, continuarono a commerciare con gli indiani e funsero da guide e da cacciatori per la migrazione di coloni verso Utah, Oregon e California. Gli americani non mettevano in dubbio il loro diritto di colonizzare vaste distese di territorio del Nord America, oltre i loro confini nazionali; in particolare in Oregon, California, e Texas. A metà degli anni 1840 l'espansionismo statunitense veniva articolato nei termini dell'ideologia del "Destino Manifesto". Destino manifesto è una frase che esprime la convinzione che gli Stati Uniti abbiano la missione di espandersi, diffondendo la loro forma di libertà e democrazia. I sostenitori del destino manifesto credevano che l'espansione non fosse solo buona, ma che fosse anche ovvia ("manifesta") e inevitabile ("destino"). In origine frase ad effetto della politica del XIX secolo, destino manifesto divenne un termine storico standard, spesso usato come sinonimo dell'espansione degli Stati Uniti attraverso il Nord America e verso l'Oceano Pacifico. Il destino manifesto fu sempre un concetto generale più che una specifica politica. Il termine combinava un credo nell'espansionismo con altre idee popolari dell'epoca, compresi l'eccezionalismo americano, il nazionalismo romantico e un credo nella naturale superiorità di quella che allora veniva chiamata la "razza anglosassone". Mentre molti autori, quando discutono del destino manifesto, si concentrano principalmente sull'espansionismo statunitense, altri lo vedono in termini di una più ampia espressione di un credo nella "missione" degli USA nel mondo, che ha significato cose differenti per persone differenti nel corso degli anni. Questa varietà di significati possibili venne riassunta da Ernest Lee Tuveson, che scrisse: "Un vasto complesso di idee, politiche e azioni è compreso nella frase 'Destino manifesto'. Queste non sono, come dovremmo aspettarci, tutte compatibili, né provengono da un'unica fonte." 7 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, e da altre fonti è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia degli Stati Uniti del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione IV: La prima metà del XIX secolo La frase "destino manifesto" venne all'inizio usata principalmente dai democratici di Jackson negli anni 1840, per promuovere l'annessione di buona parte di quelli che oggi sono gli Stati Uniti Occidentali (il Territorio dell'Oregon, l'Annessione texana e la Cessione messicana). Il termine venne riesumato negli anni 1890, questa volta dai sostenitori repubblicani, come giustificazione teorica per l'espansione statunitense al di fuori del Nord America. Il termine cadde in disuso tra i politici statunitensi nel XX secolo, ma alcuni commentatori ritengono che alcuni aspetti del destino manifesto, in particolare il credo in una "missione" statunitense per promuovere e difendere la democrazia in tutto il mondo, continua ad avere un'influenza sull'ideologia politica statunitense. Già il Texas, dove gli abitanti di origine anglosassone erano più numerosi di quelli di origine spagnola, si era proclamato indipendente nel 1836, annettendosi poi, nel 1845, agli Stati Uniti. Ne derivò la guerra tra Stati Uniti e Messico (1846-48), vinta dai primi, che col Trattato di Guadalupe Hidalgo (2 febbraio 1848) ottennero la cessione del Texas, della California e di tutto il territorio intermedio, il Nuovo Messico. Nel 1846, intanto, un trattato con la Gran Bretagna aveva risolto il condominio sull'Oregon, riconoscendo agli Stati Uniti il territorio sino al 49º parallelo Nei tredici anni successivi, i territori ceduti divennero il punto focale di tensioni trasversali sull'espansione della schiavitù. Nel 1850, rapidamente popolata per la “corsa all'oro”, la California era già ammessa all'Unione come stato. A metà del sec. XIX (tra il 1845 e il 1861 si succedettero alla presidenza James Knox Polk, Zachary Taylor, Millard Fillmore, Franklin Pierce, James Buchanan) non il solo ampliamento territoriale segnava lo sviluppo degli Stati Uniti. Aumentava la popolazione, che nel 1850 aveva oltrepassato i 23 milioni; fiorivano le attività economiche, favorite dalla costruzione delle ferrovie, dall'introduzione della navigazione a vapore, dall'applicazione di nuovi ritrovati tecnici. Nello stesso 1850 per la prima volta il valore annuo della produzione industriale risultò superiore a quello della produzione agricola. E con l'industrializzazione progrediva la democratizzazione, anche sul piano culturale (giornali popolari, scuola pubblica e libera, cioè non confessionale). Eppure una crisi incombeva sugli Stati Uniti, la maggiore della loro storia, aggravata da alcuni degli stessi fondamentali aspetti del progresso. L'industrializzazione ampliava il solco e di conseguenza il contrasto tra il Sud agricolo e il Nord industriale, compresa quella parte dell'Ovest, intorno alla regione dei Laghi, che si veniva industrializzando. L'ulteriore espansione a ovest, poi, poneva acutamente il problema dell'estensione o meno della schiavitù ai nuovi territori e stati. Accantonato, più che veramente risolto, col “compromesso del Missouri” del 1820, rinviato ancora con un altro compromesso, del 1850, questo problema scoppiò in tutta la sua gravità nel 1854, quando fu approvata la “legge del Kansas-Nebraska”, due territori situati a nord della linea segnata come limite della schiavitù dal “compromesso del Missouri”. Revocato il compromesso, la legge stabiliva il principio della “sovranità popolare”, affidando alla decisione degli abitanti di un territorio se esso, diventando stato, dovesse essere liberista o schiavista. La legge provocò violente reazioni da parte degli avversari della schiavitù; localmente, nel Kansas, si venne a sanguinosi scontri. Sul piano nazionale la conseguenza di gran lunga più importante fu la fondazione (1854) del Partito repubblicano (quello che ha continuato a esistere nel corso dei secoli), nel quale i whigs antischiavisti si unirono con alcuni elementi democratici e con i seguaci del Free-Soil Party (Partito del libero suolo). I democratici riuscirono ancora a vincere le elezioni presidenziali del 1852 e del 1856, ma nel 1860 non si accordarono su una candidatura unica e così fu eletto il repubblicano A. Lincoln (1861-65). 8