LARONIDASI (01-04-2008) Specialità: ALDURAZYME® (Genzyme ) Forma farmaceutica: ▪ 1 fl 5 ml 500 U - Prezzo: euro 1097.52 ATC: A16AB05 Categoria terapeutica: Altri farmaci dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo, enzimi Fascia di rimborsabilità: H OSP-2 Indicazioni ministeriali: Terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine in pazienti con diagnosi confermata di mucopolisaccaridosi I (MPS-I; deficit di alfa-L-iduronidasi), per il trattamento delle manifestazioni non neurologiche della patologia. Decisioni PTORV Data riunione: 22-02-2010 Decisione: Inserito con Nota Nota Ufficiale: La prescrizione, distribuzione e somministrazione del farmaco deve essere fatta attraverso il sistema informatico delle malattie rare. Commenti: Nella riunione del 01/04/2008, la Commissione sulla base delle evidenze disponibili aveva stabilito di inserire laronidasi in PTORV con la presentazione della scheda di iscrizione al Registro Malattie Rare. Si era, quindi in attesa dell’attivazione del sistema informatizzato con la scheda raccolta dati è ad oggi stato predisposto. La gestione del farmaco Laronidasi avverrà, quindi, con lo stesso sistema informatico delle malattie rare approvato per il farmaco Icatibant. Analisi della letteratura Si tratta di una terapia enzimatica sostitutiva rappresentata da L-iduronidasi ricombinante indicata per il trattamento delle manifestazioni non neurologiche della mucopolisaccaridosi di tipo I. Patologia Si tratta di una malattia rara ereditaria caratterizzata dalla mancanza dell’enzima alfa L-iduronidasi che provoca l’accumulo nei tessuti di glicosaminoglicani (GAG) in diversi tessuti ed organi. La prevalenza della malattia in Europa è stimata approssimativamente in 0,025/10.000 persone [1].La malattia viene classificata in tre sindromi cliniche: la più grave è la malattia di Hurler, che si manifesta con comparsa di ritardo mentale progressivo, epatosplenomegalia, malformazioni scheletriche e alterazioni cardiopolmonari e morte entro la prima decade di vita. La malattia di Hurler-Scheie è una variante meno grave in cui i pazienti possono sopravvivere fino all’età adulta con un normale sviluppo intellettivo, ma con una malattia scheletrica grave e progressiva che ricorda l’osteoartrite. La sindrome di Scheie è la forma più lieve della malattia e alcuni pazienti affetti hanno durata di vita normale[2]. Le opzioni terapeutiche per la maggior parte dei pazienti sono limitate alla terapia sintomatica. Nei pazienti con malattia di Hurler il trapianto di midollo osseo, se effettuato prima del coinvolgimento del SNC, si è dimostrato promettente da un punto di vista terapeutico. Nei pazienti in per i quali il trapianto ha avuto esito positivo, si vedono miglioramenti a livello di milza e fegato e l’escrezione urinaria di GAG [1]. Il farmaco La laronidasi rappresenta una variante polimorfica dell’alfa-L-iduronidasi approvata con procedura centralizzata dall’EMEA. Il regime posologico consigliato è di 100 U/kg somministrato una volta alla settimana con infusione endovenosa. La somministrazione va effettuata in ambiente clinico idoneo in cui siano immediatamente disponibili attrezzature di rianimazione per la gestione di emergenze mediche, per le reazioni severe correlate all’infusione che si potrebbero verificare. Tali reazioni vengono controllate rallentando la velocità di infusione e pretrattando il paziente con antistaminici e/o antipiretici (paracetamolo o ibuprofene) [3]. Efficacia clinica L’efficacia del farmaco è stata valutata in uno studio non controllato di fase I/II su 10 pazienti con MPS I di età compresa tra i 5 e i 22 anni (8 con sindrome Hurler-Scheie, 1 con sindrome di Hurler e 1 con sindrome di Scheie). Il farmaco è stato somministrato al dosaggio di 100 UI/kg una volta alla settimana. Lo studio inizialmente prevedeva il trattamento per 52 settimane, che è stato successivamente esteso a 152. I pazienti erano protrattati con antistaminici e/o corticosteroidi per controllare le potenziali reazioni di ipersensibilità. Complessivamente si è osservata una riduzione media del 25% nel volume epatico rispetto al baseline (p<0.001) e della dimensione della milza media del 20% (p<0.001). L’escrezione di GAG a livello urinario a 52 settimane è stata mediamente del 63% (p<0.001). Si è osservato un aumento significativo anche dell’altezza e del peso corporeo. I 7/10 pazienti che presentavano apnea hanno mostrato una riduzione del numero di episodi [4]. Gli end-point primari di efficacia sono stati misurati anche a lungo termine: l’epatosplenomegalia a 104 settimane di trattamento è risultata normalizzata in 9/9 (volume epatico) e in 8/9 (volume splenico). L’escrezione urinaria di GAG ha raggiunto a 152 settimane quasi la normalità (riduzione del 101%) [1]. L’unico studio controllato randomizzato, in doppio cieco ha arruolato 45 pazienti, 22 nel gruppo laronidasi e 23 nel gruppo placebo, stesso regime di somministrazione del precedente. I pazienti dovevano avere almeno 5 anni, con diagnosi di MPS I confermata da malattia valutabile dal punto di vista clinico e attività fibroblastica o leucocitica < 10% rispetto al normale. I pazienti dovevano inoltre presentare una FVC (capacità vitale forzata) £ 80 % rispetto al normale e di almeno 5 metri di cammino nel six minute walking-test. Più dell’80% dei pazienti presentavano sindrome di Hurler-Scheie, 7 sindrome di Scheie e un solo paziente sindrome di Hurler (randomizzato al gruppo placebo). Gli end-point primari di efficacia hanno valutato il cambiamento mediano rispetto al baseline nella FVC e nel 6-minute walking test (6MWT). Dopo 26 settimane di trattamento, i pazienti trattati con laronidasi hanno mostrato un aumento medio del 5.6% del FVC rispetto al placebo (p=0.009). Per quanto riguarda il 6MWT si è osservato un aumento medio di 38,1 metri rispetto al placebo che non è risultato però statisticamente significativo (p=0.66); peraltro effettuando un’analisi di covarianza che teneva in considerazione l’eterogeneità della malattia e le differenze al baseline la differenza è risultata significativa (p=0.039). I parametri di accumulo di GAG, escrezione urinaria di GAG ed epatomegalia sono significativamente migliorati nel gruppo laronidasi ma non nel gruppo placebo. Non si sono osservate differenze per quanto riguarda apnee notturne e mobilità delle spalle [5]. La fase in doppio cieco dello studio è proseguita con un’estensione di 24 settimane in aperto. I risultati a 50 settimane hanno mostrato un lieve aumento (0,6%) non significativo nel FVC nel gruppo trattato per tutte le 50 settimane con laronidasi, mentre una lieve riduzione (0,6%) pure non significativa nel gruppo placebo/laronidasi. Il 6MWT è aumentato significativamente nel gruppo laronidasi (metri 23.2 p=0.015) mentre l’aumento non è stato significativo nel gruppo placebo/laronidasi (metri 23.8 - p=0.07) [1]. E’ stato recentemente pubblicato uno studio non controllato sulla popolazione pediatrica di età inferiore ai 5 anni come analisi post-marketing. Lo studio internazionale ha arruolato 20 pazienti (16 con sindrome di Hurler e 4 con sindrome di Hurler-Scheie) ricevere settimanalmente laronidasi ev 100 U/kg (0.58 mg/kg) per 52 settimane; 4 pazienti hanno ricevuto un aumento di dosaggio a 200 U/kg per le ultime 26 settimane a causa degli elevati livelli urinari di GAG osservati alla 22° settimana. I parametri di efficacia principali sono stati i livelli urinari di GAG, il volume epatico e la massa ventricolare sinistra. I primi si sono ridotti mediamente del 61.3 % alla settimana 52. Una riduzione più importante si è osservata nei pazienti con bassi livelli di anticorpi anti-laronidasi e in quelli trattati a dosaggio doppio. Il volume epatico si è ridotto del 69.5% nei pazienti che presentavano al baseline il fegato palpabile (n=10). La percentuale di pazienti con ipertrofia ventricolare sinistra si è ridotta da 53% al 17%. Nel sottogruppo di pazienti con un indice clinicamente anormale di apnee notturne (n= 9) si è osservata una riduzione delle apnee del 8.5%. Per quanto riguarda lo sviluppo mentale i pazienti con sindrome di Hurler più piccoli di 2.5 anni e i 4 pazienti con sindrome Hurler-Scheie hanno mostrato uno sviluppo mentale normale nel primo anno di trattamento [6]. Non sono ad oggi disponibili dati sulla sopravvivenza. E’ stato di recente pubblicato il follow up della somministrazione del farmaco dopo 6 anni di trattamento in 5 dei 10 pazienti arruolati nello studio di fase I/II (4 con sindrome Hurler-Scheie e 1 di Scheie). L’escrezione urinaria di GAG è risultata ridotta del 76%, il volume medio del fegato si è ridotta da 3.42% del peso corporeo a 1.84% del peso corporeo (p<0.0001). Non si sono osservati peggioramenti nelle patologie cardiache. Tollerabilità Trattandosi di un enzima ricombinante il rischio principale è rappresentato dallo sviluppo di anticorpi anti-laronidasi. Nello studio non controllato di fase I/II la metà dei pazienti con iniziali anticorpi contro l’enzima ha sviluppato una tolleranza immunologia ossia una mancata risposta anticorpale in un paio d’anni [8]. Nello studio controllato randomizzato 20/22 pazienti trattati con laronidasi hanno sviluppato anticorpi. Il tempo medio alla sieroconversione è stato di 52.6 giorni [5]. La presenza di anticorpi non sembra correlata con l’incidenza di eventi avversi, ma considerati i dati limitati l’effetto sull’efficacia e sicurezza non è stato ancora chiaramente definito [1]. Gli effetti avversi più comuni sono rappresentati dalle reazioni nel sito di infusione: rash (80%), dolore addominale, mal di testa, dolore, rinite, orticaria (tutti 60%). Tra gli eventi più comuni non correlati all’infusione si segnalano rinite (100%), dolore (90%), astenia e tosse (entrambe 80%), dolore addominale, febbre, mal di testa, vomito e sinusite (tutti 70%) [1] . Nell’unico studio controllato gli eventi avversi correlati all’infusione si sono verificati con un’incidenza simile nei due gruppi e per la maggior parte erano di grado moderato [1, 5]. Alcune reazioni correlate all’infusione erano gravi e in un singolo caso, in un paziente con preesistente compromissione delle vie aeree superiori, si è verificata una reazione severa con ostruzione delle vie aeree superiori che ha richiesto una tracheotomia [1,3]. Costo del trattamento Principio Dosaggio Attivo 100U/Kg ogni LARONIDASI settimana 100U/Kg ogni LARONIDASI settimana *prezzi forniti dalla ditta produttrice, Data di redazione 1 Aprile 2008 Costo all'ospedale per settimana di trattamento* Costo all'ospedale per anno di trattamento* Adulto (70 Kg): € 9.123,8 Adulto: € 474437,6 Pediatria (30Kg) : € 3.910,2 Pediatria: € 203.330,4 Marzo 2008 Sintesi La laronidasi è una terapia enzimatica sostitutiva rappresentata da L-iduronidasi ricombinante, indicata per il trattamento delle manifestazioni non neurologiche della mucopolisaccaridosi di tipo I una malattia rara ereditaria caratterizzata dalla mancanza dell’enzima alfa L-iduronidasi che provoca l’accumulo di glicosaminoglicani (GAG) in diversi tessuti ed organi. La prevalenza in Europa è stimata approssimativamente in 0,025/10.000 persone [1]. La malattia viene classificata in tre sindromi cliniche: la più grave è la malattia di Hurler, che si manifesta con comparsa di ritardo mentale progressivo, epatosplenomegalia, malformazioni scheletriche e alterazioni cardiopolmonari e morte entro la prima decade di vita; la malattia di Hurler-Scheie è una variante meno grave in cui i pazienti possono sopravvivere fino all’età adulta con un normale sviluppo intellettivo, ma con una malattia scheletrica grave; la sindrome di Scheie è la forma più lieve della malattia e alcuni pazienti affetti hanno durata di vita normale. Il farmaco rappresenta l’unica terapia farmacologia ad oggi disponibile ad eccezione delle cure palliative e del trapianto di midollo osseo che viene effettuato solo nei casi più gravi. Il regime posologico consigliato è di 100 U/kg somministrato una volta alla settimana con infusione endovenosa. La somministrazione va effettuata in ambiente clinico idoneo in cui siano immediatamente disponibili attrezzature di rianimazione per la gestione di emergenze mediche, per le reazioni severe correlate all’infusione che si potrebbero verificare. Tali reazioni vengono controllate rallentando la velocità di infusione e pretrattando il paziente con antistaminici e/o antipiretici (paracetamolo o ibuprofene) [3]. L’efficacia è stata valutata in un unico RCT verso placebo su 45 pazienti che ha mostrato un miglioramento significativo nella capacità vitale forzata, nel 6 minute walking test e nella riduzione dell’epatosplenomegalia e dell’escrezione urinaria di glicosaminoglicani. Due studi non controllati, uno condotto su 10 pazienti di età superiore ai 5 anni e uno su 20 pazienti pediatrici di età inferiore ai 5 anni, hanno confermato i miglioramenti in termini di volume epatico e livelli urinari di glicosaminoglicani. Sono stati di recente pubblicati i risultati a lungo termine (6 anni) in 5 dei pazienti arruolati nel primo studio non controllato di fase I/II che mostrano il mantenimento dei risultati ottenuti a 152 settimane. Per quanto riguarda la tollerabilità, trattandosi di un enzima ricombinante il rischio principale è rappresentato dallo sviluppo di anticorpi anti-laronidasi. La presenza di anticorpi non sembra, peraltro, correlata con l’incidenza di eventi avversi, ma considerati i dati limitati l’effetto sull’efficacia e sicurezza non è stato ancora chiaramente definito. Gli effetti avversi più comuni sono rappresentati dalle reazioni nel sito di infusione: rash (80%), dolore addominale, mal di testa, dolore, rinite, orticaria (tutti 60%). Nell’unico studio controllato tali eventi si sono presentati con un’incidenza simile nei due gruppi e sono stati prevalentemente di intensità moderata. In un caso la reazione correlata all’infusione è stata così grave da rendere necessaria una tracheotomia. Il costo annuale della terapia per un paziente adulto è poco meno di 500 mila euro e per un paziente pediatrico (30 kg) circa 200 mila euro. Bibliografia 1. EMEA Scientific Discussion 2004 2. Harrison “Principi di Medicina Interna” XV edizione 3. Aldurazyme - Riassunto delle caratteristiche del prodotto 4. Kakkis ED el al, N Eng J Med 2001; 344 (3): 182-188 5. Wraith JE et al, J Pediatr 2004; 144: 581-8 6. Wraith JE et al, Pediatrics 2007; 120 (1): e37 – e46 7. Sifuentes M et al, Mol Genet Metab 2007; 90 (2): 171-80 8. Kakavanos R et al, Lancet 2003; 361: 1608-1613