APPARATO DIGERENTE L’apparato digerente è essenzialmente una linea di smontaggio in cui il cibo viene processato ed i nutrienti vengono demoliti per essere assorbiti e riutilizzati (miosina di bue). Le fasi con cui gli organi dell’apparato digerente smontano il cibo, demoliscono i nutrienti e ne permettono il riassorbimento sono 5: - Ingestione: assunzione di cibo - Digestione: frammentazione meccanica e chimica del cibo in una orma utilizzabile dall’organismo - Assorbimento dei nutrienti nel sangue - Compattazione: formazione delle feci grazie all’assorbimento i acqua e alla compattazione dei residui non assimilati. - Defecazione: eliminazione delle feci all’esterno del corpo L'apparato digerente è l'insieme di organi e di strutture che permettono l'assunzione degli alimenti, la loro digestione, l’assorbimento nella circolazione sanguigna, e l’eliminazione dei materiali residui. E’ composto di due porzioni: - Il canale alimentare - Gli organi accessori: denti, lingua, ghiandole salivari, fegato cistifellea e pancreas. Il canale alimentare è un insieme di organi cavi di circa 9 metri di lunghezza che si estende dalla bocca all’ano. - E’ formato da: Bocca Faringe Esofago Stomaco Intestino tenue Intestino crasso. Comunica con l’esterno attraverso la cavità orale e l’ano; tuttavia la maggior parte delle sostanze in transito al suo interno sono considerate esterne al corpo fino a che non vengono assorbiti dai microvilli della parete intestinale perché esterni alla cavità celomatica. Organo cavo e, quindi, formato dalle 4 tonache: 1. Mucosa, costituita da: - Epitelio cilindrico semplice tranne che nella porzione superiore (cavità orale) ed inferiore (canale anale) dove poiché l’epitelio è soggetto a maggiore abrasione diventa squamoso stratificato. - Lamina propria - Muscularis mucosae 2. Sottomucosa 3. Muscolare: composta di due strati di muscolatura (ad eccezione dello stomaco dove ve ne sono 3): - Circolare interna: costituisce gli sfinteri - Longitudinale esterna: permette la progressione del cibo (peristalsi) 4. Sierosa VASCOLARIZZAZIONE APPARATO DIGERENTE Il tubo digerente embrionale si forma di tre segmenti; nell’adulto la vascolarizzazione del sistema digerente riflette lo sviluppo embrionale dell’intestino: - Intestino anteriore: comprende la bocca, la faringe, l’esofago lo stomaco e la prima parte del duodeno. La porzione al di sopra del diaframma è vascolarizzata tramite le arterie esofagee, rami dell’ aorta toracica; la porzione al di sotto del diaframma è vascolarizzata dal tronco celiaco, collaterale dell’aorta addominale - Intestino intermedio: comprende la restante parte dell’intestino tenue e 2/3 del colon trasverso ed è vascolarizzato dall’arteria mesenterica superiore - Intestino posteriore: comprende la restante parte dell’apparato digerente ed è vascolarizzato dall’arteria mesenterica inferiore Drenaggio venoso: sistema portale epatico Arterie esofagee CAVITA’ ADDOMINALE & PERITONEO È la più estesa delle membrane sierose del corpo umano. Virtualmente può essere considerato come un sacco chiuso aderente alla parete della cavità addominopelvica, da cui i visceri presenti al suo interno sono rivestiti senza soluzione di continuità. Nel maschio il peritoneo è chiuso mentre nella femmina comunica con l’esterno tramite l’orifizio tubarico che sbocca nelle vie genitali. È formato da due foglietti di diverso spessore: la membrana addossata alla parete addominale prende il nome di peritoneo parietale, mentre la membrana interna che avvolge i visceri intraperitoneali è detta peritoneo viscerale. Quest’ultimo nell’avvolgere i visceri determina formazioni di recessi, cavità o logge al cui interno sono contenuti i visceri stessi. Le due lamine entrano in contatto a livello di formazioni costituite dall’accollamento dei due foglietti peritoneali e che hanno la funzione di fissare i visceri alla parete addominale (mesi) o di legare i visceri tra loro garantendone in questo modo la fissità all’interno della parete addominale (legamenti od epiploon). I mesi raccolgono al loro interno vasi sanguigni, linfatici ed i nervi ed assolvono perciò oltre alla funzione di sostegno anche una funzione trofica; i legamenti rappresentano i mezzi di fissità dei visceri che raggiungono. Il foglietto viscerale del peritoneo, quindi, oltre a rivestire gli organi endoaddominali, ne assicura anche la fissazione alle pareti addominali mediante pliche (mesi) contenenti nella loro compagine gli elementi vascolo-nervosi destinati all’organo corrispondente. Inoltre, mediante altre pliche (epiploon) tese da un organo all’altro, assicura i reciproci rapporti intercorrenti tra gli organi stessi. La cavità peritoneale è divisa in 3 spazi: - Lo spazio sovramesocolico, - lo spazio sottomesocolico - Il piano pelvico. Lo spazio sovramesocolico e quello sottomesocolico sono delimitati dal mesocolon trasverso. Il mesocolon è una piega del peritoneo che riveste il colon e lo mantiene aderente alla parete posteriore dell’addome; è quindi un epiploon e si distingue un m. ascendente, un m. traverso, un m. discendente, e un m. ileopelvico o sigmoideo, in rapporto con i diversi segmenti del colon. Lo spazio sovramesocolico è occupato dallo stomaco, dalla prima parte del duodeno dal fegato dalla milza mente lo spazio sottomesocolico è occupato dalla maggior parte della massa intestinale; viene diviso dal piano pelvico dal mesocolon ileopelvico. Normalmente quindi i due foglietti parietale e viscerale del peritoneo viaggiano separati, formando una cavità chiamata cavità peritoneale ripiena di liquido. In corrispondenza di organi o strutture i due foglietti si accollano, formando mesi e legamenti: Mesi: accollamento dei foglietti peritoneali contenenti vasi e nervi organo → organo Legamenti o epiploon: rappresentano i mezzi di fissità degli organi all’interno della cavità addominale organo → parete - Visceri intraperitoneali, - Visceri retroperitoneali - Visceri sottoperitoneali: I visceri intraperitoneali sono compresi nello spazio peritoneale, avvolti da peritoneo viscerale, sono collegati alla parete addominale da mesi o legamenti e sono pertanto organi mobili. Sono organi intraperitoneali lo stomaco, il fegato, intestino e parte del pancreas I visceri retroperitoneali sono situati nell’omonomo spazio compreso tra la parete addominale ed i peritoneo parietale che non forma mesi o legamenti, sono pertanto organi fissi. Sono organi retroperitoneali i reni, gli ureteri, parte del pancreas, aorta addominale e la vena cava inferiore Gli organi sottoperitoneali sono compresi nello spazio tra la parete inferiore del peritoneo parietale ed il pavimento pelvico MESENTERI Tra gli organi intraperitoneali mobili perché avvolti da peritoneo viscerale e mantenuti in sede da mesi ci sono lo stomaco e l’intestino. Nel processamento del cibo, infatti, lo stomaco e l’intestino sono sede di forti contrazioni tanto da necessitare di una ampia libertà di movimento nella cavità addominale. Sono mantenuti in sede da mesi chiamati mesenteri, tra cui: - Mesentere posteriore, il meso dell’intestino tenue - Il piccolo omento tra il fegato e lo stomaco - Il grande omento parte dal margine inferiore dello stomaco e pende come un gembriule sull’intestino tenue ADDOME - - - A scopo descrittivo, l’addome può essere suddiviso in: 9 regioni 4 quadranti. Le 9 regioni sono identificate sulla parete addominale anteriore dall’intersezione di due piani orizzontali con quelli verticali. I piani orizzontali sono : Piano Transpilorico o sottocostale, che attraversa il piloro ossia la valvola di passaggio tra il corpo dello stomaco ed il duodeno (intestino tenue) Piano Transtubercolare passa attraverso i tubercoli iliaci I piani verticali sono: -Emiclaveare destro che parte dal punto di mezzo della clavicola e arriva al punto inguinale medio. -Emiclaveare sinistro I 4 quadranti sono delimitati dall’intersezione a livello dell’ombelico di due linee tra loro perpendicolari. ESOFAGO Viscere cavo che forma la terza porzione del canale digerente, tra faringe e stomaco. E’ posto posteriormente alla trachea ed è lungo da 25 cm a 30 cm. Attraversa il collo, il mediastino, il diaframma e, per un breve tratto l’addome. A livello del passaggio attraverso il diaframma, la muscolatura del diaframma e quella dell’esofago vanno a costituire lo sfintere esofageo inferiore, che impedisce il reflusso del succo gastrico, corrosivo, nel lume esofageo. Si unisce allo stomaco a livello della vertebra T7 attraverso uno sbocco chiamato cardias LO STOMACO Sacca muscolare a forma di J posta nel quadrante superiore sinistro della cavità addominale, immediatamente al di sotto del diaframma. Ha un andamento verticale nelle persone alte e quasi orizzontale nelle persone basse. Presenta una piccola curvatura (10cm) sul margine mediale ed una grande curvatura sul margine laterale (40cm) che si estendono dall’esofago al duodeno. E’ un organo intraperitoneale ed i suoi mezzi di fissità sono rappresentati dal piccolo e dal grande omento: - Piccolo omento: formato dai legamenti epatoduodenali ed epatogastrici si estende dal fegato alla piccola curvatura - Grande omento: si estende a mo’ di grembiule dalla grande curvatura al colon trasverso dell’intestino crasso Funziona soprattutto come organo di accumulo del cibo ed il suo volume interno varia da circa 50mL quando è vuoto a 4L dopo un pasto abbondante. Tritura meccanicamente il cibo ed iniziare la digestione chimica delle proteine e dei grassi. Produce un prodotto finale, il chimo che passa nel duodeno attraverso lo sfintere pilorico. La mucosa gastrica è irregolare e presenta delle depressioni chiamate cripte gastriche al cui interno sono contenute delle ghiandole in grado di secernere muco, HCl ed enzimi digestivi (pepsinogeno) - Diviso in 4 regioni: Cardias: piccola aerea posta immediatamente sotto all’esofago Fondo: forma una porzione a cupola posta super-lateralmente all’inserzione dell’esofago Corpo: porzione distale al cardias Piloro: comunicazione con il duodeno formata dall’antro e dallo sfintere pilorico. La tonaca muscolare presenta tre strati: - Longitudinale esterna - Circolare centrale - Obliqua interna INTESTINO TENUE All’interno dell’intestino tenue avviene quasi tutta la digestione chimica e l’assorbimento dei nutrienti, grazie all’aumento della superficie esposta al chimo tramite la formazione di pieghe e villi. Ha una lunghezza da 2,7 a 4m nel vivente e fino a 8 nel cadavere dove non c’è tono muscolare. Presenta un diametro di 2,5 cm da cui il nome tenue (piccolo). Si presenta come una massa arrotolata che riempie la maggior parte della cavità addominale al di sotto dello stomaco e del fegato. E’ composto di tre porzioni: - Duodeno - Digiuno - Ileo DUODENO Ha una forma a C al cui interno è contenuta la testa del pancreas. Il suo nome deriva dalla sua lunghezza che è circa pari a quella di 12 dita (25 cm); di questi solo i primi due sono intraperitoneali mentre la restante parte è retroperitoneale. In prossimità della testa del pancreas, attraverso la papilla duodenale maggiore e la papilla duodenale minore, il duodeno riceve il dotto pancreatico e biliare che riversano il succo pancreatico e la bile facilitando l’emulsione dei grassi e l’assorbimento dei nutrienti. Porzione intermedia tra il duodeno e l’ileo. Organo intraperitoneale Deve l suo nome al fatto che i primi anatomisti lo descrivevano come vuoto. E’ posto per la maggior parte nella regione ombelicale E’ la sede dove avviene la maggior parte della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti. DIGIUNO ILEO Organo intraperitoneale. Costituisce circa il 60% dell’intestino tenue post duodenale. Occupa la maggior parte della regione ipogastrica e parte della cavità pelvica. Termina a livello della giunzione ileocecale dove comunica con l’intestino crasso. Deve il suo nome non alla lunghezza ma al suo diametro relativamente grande (6,5 vs 2,5 cm nel cadavere). Riceve circa 500mL di residui di cibo e li riduce a 150mL di feci. - - E’ composto di 4 parti: Cieco Colon (ascendente, trasverso discendente, sigmoideo) Retto Canale anale INTESTINO CRASSO Occupa il quadrante addominale inferiore destro. Presenta un appendice vermiforme densamente popolata di linfociti e di cellule immunitarie per debellare la gran quantità di batteri saprofiti che popolano l’intestino crasso CIECO Porzione dell’intestino crasso compresa tra il cieco ed il retto. Si divide in: - Ascendente (flessura epatica del colon) -Trasverso (flessura splenica del colon) - Discendente - Pelvico o sigmoideo (cavità pelvica più stretta della cavità addominale). Colon ascendente trasverso e discendente formano una tasca triangolare al cui interno è contenuto l’intestino tenue. COLON La mucosa è priva di villi ed è formata da epitelio cilindrico semplice tranne nella regione del canale anale dove si presenta come squamoso cheratinizzato. L’unico secreto delle cellule ghiandolari è il muco. Colon ascendente e trasverso sono, inoltre, in particolare specializzati nel riassorbimento della gran quantità d’acqua ed elettroliti secreti nel tratto gastrointestinale. IL FEGATO - L’intestino tenue non riceve solo il chimo dallo stomaco ma anche le secrezioni del fegato e del pancreas, due importanti ghiandole accessorie dell’apparato digerente annesse funzionalmente al duodeno. E’ una ghiandola bruno-rossastra posta all’interno della cavità addominale dove occupa l’ipocondrio di sinistra, parte dell’epigastro e dell’ipocondrio di destra. Ha un colorito rosso bruno ed un peso di 1400 g nella donna e 1500 nell’uomo. Queste misure sono prese nei cadaveri; nel vivente a questo peso va aggiunto quello del sangue circolante all’interno dell’organo di 400-800g. E’ un organo intraperitoneale pieno. Svolge una grande varietà di funzioni delle quali solo la secrezione della bile è legata alla digestione. Tra le altre funzioni del fegato vanno annoverate: Produzione di cellule del sangue nel feto Depurazione del sangue Sintesi di proteine plasmatiche quali le proteine di trasporto (albumine e globuline) e proteine della coagulazione (fibrinogeno) Smaltimento di farmaci, tossine e ormoni - - E’ un organo pieno ed impari, la cui superficie si fa modellare dagli organi adiacenti che lasciano sulla sua superficie delle depressioni o impronte. Presenta: Una faccia antero-superiore o diaframmatica: è divisa dal legamento falciforme in due lobi destro e sinistro. Il legamento falciforme è la continuazione all’interno del parenchima epatico del legamento rotondo, residuo nell’adulto della vena ombelicale fetale; sul margine antero-superiore continua come legamento coronario, unico mezzo di fissità del fegato. Una faccia postero-inferiore o viscerale: costituita oltre che dalla superficie posteriore dei lobi destro e sinistro anche dal lobo caudato (superiore) e quadrato (inferiore). Sulla faccia viscerale del fegato è visibile anche l’ilo epatico attraverso cui entrano: Vena porta Arteria epatica Le 3 vene epatiche (destra, media e sinistra) che confluiscono all’interno della vena cava inferiore insieme alla vena porta. Dotto epatico comune Vasi linfatici e nervi - - Sulla faccia viscerale del fegato è visibile anche l’ilo epatico attraverso cui entrano e escono: Vena porta Arteria epatica Le 3 vene epatiche (destra, media e sinistra) che confluiscono all’interno della vena cava inferiore insieme alla vena porta. Dotto epatico comune Vasi linfatici e nervi. Legamenti che connettono il fegato alla parete della cavità addominale sono: il legamento coronario, i legamenti triangolari ed il legamento falciforme, mentre connessioni con gli altri visceri della cavità addominale sono garantite dal piccolo omento. VASCOLARIZZAZIONE DEL FEGATO Il sangue raggiunge il fegato attraverso due correnti di afflusso, rappresentate dalla vena porta(70%) e dall’arteria epatica (30%) ed una corrente di efflusso rappresentata dalle vene epatiche che confluiscono nella vena cava inferiore a livello della fossa omonima. Sia l’arteria epatica che la vena porta penetrano nel fegato a livello dell’ilo del fegato in prossimità del solco traverso: - L’arteria epatica si origina dal tronco celiaco dell’aorta addominale Penetra nel fegato a livello dell’ilo del fegato dove si divide in due rami destro e sinistro. - La vena porta si origina posteriormente alla testa del pancreas dalla confluenza della vena mesenterica superiore con la vena lienale dove è confluita a sua volta. Penetra nel fegato a livello dell’ilo epatico dove si divide in tronco destro e sinistro La vena porta trasporta il sangue venoso dalla milza, dal pancreas e dall'intestino tenue in modo che il fegato possa metabolizzare le sostanze nutrienti e i sottoprodotti della digestione. - Le vene epatiche confluiscono nella vena cava inferiore a livello della fossa omonima e come le vene polmonari non sono dotate di valvole. Si distinguono in vena epatica destra, vena epatica sinistra e vena epatica mediale. LOBULO EPATICO Il lobulo epatico costituisce l’unità morfofunzionale del fegato ed è costituito da lamine cellulari largamente anastomizzate tra cui decorrono capillari tortuosi detti sinusoidi che si riversano all’interno della vena centrolobulare posta al centro del lobulo epatico. Il punto di congiunzione di due o tre lobuli epatici adiacenti, presenta una forma grossolanamente triangolare, è chiamato spazio portale o porto-biliare ed è costituito da connettivo che avvolge i rami dell’arteria epatica, della vena porta e dei condotti biliari che accolgono la bile prodotta dagli epatociti a livello delle lamine cellulari del lobulo. Questo significa che all’interno del lobulo epatico così strutturato e denominato lobulo epatico classico, il sangue ha una direzione centripeta dirigendosi dalla periferia costituita dagli spazi portali, attraverso i sinusoidi, verso il centro del lobulo costituito dalla vena centrolobulare. Viceversa la bile, prodotta dagli epatociti e riversata nei capillari biliari, ha un andamento centrifugo, perché si dirige dal centro rappresentato agli epatociti costituenti le lamine cellulari del lobulo epatico verso la periferia ovvero gli spazi portobiliari. CAPILLARE DISCONTINUO O SINUSOIDE Spazi irregolari e tortuosi che si adattano al tessuto circostante. Le cellule endoteliari sono molto distanti fra di loro Può essere assente la membrana basale. Sono costituiti perciò, da grandi fenestrature del diametro di 3040 µm che consentono il passaggio anche di molecole di grosse dimensioni. Sono presenti per esempio nel fegato dove consentono il passaggio dell’albumina e dei fattori della coagulazione all’interno dei liquidi interstiziali. I sinusoidi sono capillari fenestrati a parete sottile riccamente anastomizzati che convogliano il sangue dalle diramazioni dell’arteria epatica e della vena porta alla vena centrolobulare del lobulo epatico. La parete dei sinusoidi è discontinua per la presenza di pori e fenestrature e presenta pochi e corti microvilli e piccole fessure di pinocitosi. La discontinuità è, inoltre, dovuta alla presenza sulla parete dei sinusoidi di elementi ameboidi provenienti dalle cellule stellate di Kuppfer. Le cellule di Kuppfer hanno natura diversa dalle cellule endoteliari ed hanno un’intensa attività macrofagica; i suoi precursori sono infatti elementi della linea monoblastica del midollo osseo che solo successivamente sono trasportati a livello epatico. Hanno il compito di rimuovere batteri e detriti dal sangue. Tra la membrana degli epatociti e la parete dei sinusoidi è presente uno spazio interstiziale denominato spazio di Disse GLI EPATOCITI Presentano forma poligonale dotata di sei o più facce. Si riconosce un polo biliari ed uno vascolare entrambi dotati di corti e numerosi microvilli. Nel loro insieme compongono le lamine cellulari del lobulo epatico. Il poli vascolari sono disposi verso la parete dei sinusoidi, mentre i poli biliari sono determinati dal contatto di cellule epatiche adiacenti e sono chiusi da giunzioni dette zone occludenti. La bile viene prodotta dagli epatociti e riversata, a livello del polo biliare, all’interno di esili canalicoli detti coliangioli. Funziona a livello intestinale come emulsionante per la digestione dei lipidi ed a livello sistemico aiuta ad eliminare i cataboliti endogeni come la bilirubina (principale pigmento epatico, derivato dalla decomposizione dell’emoglobina) ed esogeni come farmaci e tossine. I coliangioli continuano con i canali biliari interlobulari che confluiscono in dotti intraepatici di calibro sempre maggiore per formare i dotti intraepatici che provengono dai lobi destro e sinistro del fegato. Le vie biliari extraepatiche sono rappresentate da i dotti epatici