GALATI 2:11-21 Il brano che vedremo oggi insieme è un passaggio particolare della Bibbia, che racconta un episodio se vogliamo “inedito” della storia della chiesa o per lo meno inusuale: un contrasto tra due delle figure più in evidenza del cristianesimo nascente e cioè una riprensione fatta dall’apostolo Paolo all’apostolo Pietro. Nella storia della chiesa primitiva che Luca ci presenta nel libro degli Atti e nel resto del Nuovo Testamento, sono pochi gli episodi riportati in cui ci sono stati contrasti o disaccordi tra gli apostoli o fra i discepoli (ricordo solo il dissenso tra Paolo e Barnaba in AT 15:39 quando i due si separarono a causa di Giovanni detto Marco e i contrasti tra due donne, Evodia e Sintiche, di cui Paolo parla in FL 4:2-3). Sono invece molto più numerosi i casi in cui ci viene riportato che c’era armonia tra i discepoli e di come Dio benediceva la chiesa nascente (AT 2:46-47). Questo non significa che nella chiesa primitiva non ci siano mai stati disaccordi, piuttosto penso che questo confermi ancora una volta (se mai ce ne fosse bisogno) come la Scrittura sia veritiera e reale: essa non presenta solo gli aspetti positivi del cristianesimo e delle persone che ne hanno permesso la diffusione ma racconta la vita degli uomini che Dio ha usato nella storia con i loro difetti. Parliamoci chiaro, se per assurdo avessimo dovuto scegliere noi i brani da inserire nella Bibbia, probabilmente questo lo avremmo escluso; due delle figure più importanti e carismatiche della chiesa primitiva che si incontrano e hanno una discussione: io mi sarei fermato alla stretta di mano tra Paolo e Barnaba da una parte e Pietro, Giacomo e Giovanni dall’altra! Invece grazie a Dio questo è stato compito dello Spirito Santo e questo episodio, seppur scomodo per certi versi (la figura di Pietro non ne esce proprio bene), servì a chiarire un problema che avevano i Galati ma che potremmo avere anche noi oggi LETTURA BRANO Quando ebbe luogo la visita di Pietro ad Antiochia non è chiaro: alcuni studiosi ritengono che sia avvenuta prima del “concilio di Gerusalemme” descritto in AT 15 (in cui gli apostoli e gli anziani della chiesa di Gerusalemme si incontrarono con Paolo e Barnaba e altri fratelli di Antiochia per trattare il problema dei “giudaizzanti”); altri invece ritengono che questo incontro sia avvenuto proprio dopo il ritorno di Paolo ad Antiochia. La realtà è che non c’è nessun riferimento nel libro degli Atti; ad ogni modo il comportamento di Pietro provocò la forte reazione di Paolo che si sentì costretto a riprenderlo pubblicamente. Cosa fece Pietro di così grave da provocare la reazione di Paolo? Fu il suo comportamento ipocrita (dal greco “fingere”): fino a prima dell’arrivo di alcuni giudei da Gerusalemme si riteneva libero di mangiare con i cristiani non di origine giudaica. Vista l’abitudine dei primi cristiani a celebrare la “cena del Signore” durante i pasti in comune, è probabile che Pietro abbia spezzato il pane e preso del vino (così come indicato dal Signore Gesù) in piena comunione con i credenti di origine pagana. In fin dei conti proprio a lui per primo Dio aveva rivelato che “Egli non ha riguardi personali, ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito” AT 10:35. Ma quando questi giudei da parte di Giacomo (non si pensa che avessero la sua approvazione) arrivarono ad Antiochia Pietro “cominciò a ritirarsi e a separarsi” (v.12); comportandosi in questo modo egli stava indirettamente insegnando che c’erano due corpi in Cristo, Giudei e stranieri. Non credo che Pietro sostenesse la teoria dei “giudaizzanti” secondo la quale senza la circoncisione non si poteva essere salvati (AT 15:1), però comportandosi in questo modo incoerente rischiava di influenzare i credenti più deboli nella fede (se lo faceva lui che era uno degli apostoli più in vista!). Infatti la conseguenza fu che altri Giudei e addirittura Barnaba seguirono il suo comportamento; per questo motivo Paolo si sentì in dovere di riprendere Pietro “davanti a tutti” in modo che fosse chiaro che era un modo di fare sbagliato. Perché Pietro si comportò in questo modo? Non ci viene riportato alcun suo commento ma probabilmente fu per paura o per non voler creare contrasti, ma il risultato fu quello di peggiorare la situazione; nella conferenza di Gerusalemme (che questo episodio sia avvenuto prima o dopo non cambia) veniva stabilito come unico principio quello che gli stranieri si astenessero da alcune cose per riguardo al sentimento religioso dei Giudei. I cristiani di origine giudaica restavano liberi di osservare le regole della legge (AT 21:20) fermo restando il valore della salvezza per grazia mediante la fede in Cristo, senza le opere della legge. Pietro sapeva che le pratiche della legge non avevano nessun valore salvifico e non si sentiva in obbligo di praticarle, ma cedette alla tentazione di mostrarsi diverso da quello che era in realtà quando arrivarono i Giudei ad Antiochia. Non sembra che costoro fossero dei “giudaizzanti” che ritenevano necessaria la circoncisione per la salvezza, però di fatto creavano due livelli diversi di credenti: i giudei cristiani da una parte e i gentili cristiani, in qualche modo mancanti della pienezza dell’evangelo dall’altra. Cosa possiamo imparare da questo episodio? Dobbiamo fare attenzione all’incoerenza e all’ipocrisia: l’errore di Pietro fu quello non avere il coraggio di comportarsi nello stesso modo anche di fronte ai giudei venuti da Gerusalemme; qui sembra venir fuori il “vecchio Pietro”, quello che aveva rinnegato per tre volte il Signore Gesù. Quante volte anche noi non siamo stati coerenti con la nostra fede? L’atteggiamento sbagliato di Pietro influenzò i credenti che aveva intorno anche perché era un personaggio importante ed in prima linea: tutti abbiamo il dovere di comportarci in modo coerente con la fede che professiamo, ma più abbiamo responsabilità nel campo di Dio e più dovremo rendere conto a Dio dell’esempio che diamo il tempo del verbo “cominciò a ritirarsi” (v.12) indica una azione graduale, forse all’inizio Pietro lo fece solo una volta, poi due; o forse cominciava il pasto con gli stranieri per finirlo con i Giudei. Anche noi dobbiamo fare attenzione perché difficilmente i nostri comportamenti sbagliati si manifestano all’improvviso; spesso sono piccoli cambiamenti che tolleriamo perché non ci sembrano cose gravi, ma se non li correggiamo subito finiamo per non accorgercene se non quando è troppo tardi l’atteggiamento di Paolo può sembrare arrogante, in realtà ci insegna a non mormorare alle spalle degli altri ma ad affrontare in modo chiaro il discorso: forse non sarà sempre il caso di riprendere pubblicamente chi è nell’errore (Paolo capì che in quello specifico caso era necessario che tutti lo sapessero per evitare che quei comportamenti venissero considerati corretti) ma se vediamo qualcuno che fa del male a sé stesso o alla chiesa è giusto parlargli con amore e affrontare la questione Dal v. 15 Paolo, concludendo il discorso relativo alla questione di Pietro, introduce di fatto l’argomento dei capp. 3 e 4 e che verrà trattato nella prossime volte e cioè la salvezza per fede in Cristo e non per le opere della legge. Paolo sa per esperienza, essendo Giudeo ed essendo stato fariseo, che attraverso l’osservanza delle opere della legge nessuno potrà essere giustificato (SL 143:2, SL 14:3); l’unico modo per cui Dio può considerare giusto un peccatore è quello di considerarlo graziato, perdonato sulla base del suo ravvedimento e della sua fede nel sacrificio di Cristo. Al v. 17 Paolo spiega che se, dopo aver capito che la salvezza si ottiene per grazia mediante la fede, si ritorna ad osservare la legge per essere salvati, è come costruire un edificio dopo averlo demolito: si riconosce di aver sbagliato. Certo Pietro non voleva convalidare questa teoria, ma il suo comportamento avrebbe potuto portare in quella direzione; per questo Paolo è così categorico : COSI’ NON SIA! Ho trovato in un commentario un paragone che per me è stato significativo:” LE OSSERVANZE LEGALI, SENZA ESSERE CONDANNATE, ERANO STATE COLLOCATE NELLA CATEGORIA DELLE PRATICHE DESTINATE A CADERE COME CADONO D’AUTUNNO LE FOGLIE INGIALLITE”, quindi, in maniera naturale, sarebbero andate come si dice per alcuni farmaci che non vengono più prodotti, ad esaurimento. Paolo negli ultimi versetti del capitolo descrive la posizione del cristiano nei confronti della legge e di fronte alla grazia e lo fa parlando in prima persona; il legame che lo univa alla legge è stato spezzato per sempre: non perché egli l’abbia respinta ma perché essa, dopo avergli fatto conoscere il suo stato di peccato ha eseguito la sua condanna di morte. Su chi? Non su di lui ma su Gesù quando è stato crocifisso; in questo modo Paolo può dire di essere stato crocifisso con Cristo, avendolo ricevuto come Salvatore e suo Sostituto e di conseguenza è morto alla legge nel senso che la legge non ha più potere su di lui; ora Paolo (e ogni credente) vive una vita nuova in Cristo, non è più Saulo il fariseo ma Paolo risorto con Cristo . Cosa ci insegna questo brano? Nessuno potrà essere giustificato dalle proprie opere : Paolo è categorico e il suo rimprovero a Pietro fu fatto proprio perché era fondamentale ribadirlo con forza, altrimenti il rischio era che la morte di Gesù sulla croce (per assurdo) sarebbe diventata inutile Dal momento che siamo uniti alla morte di Cristo mediante la fede nel suo sacrificio, siamo uniti a Lui anche nella nuova vita che viviamo in Lui (GV 3); possiamo quindi fare affidamento sulla potenza dello Spirito Santo nella lotta quotidiana contro il peccato Concludendo che questo brano possa esserci utile per rinsaldare da una parte la nostra fede, in quanto ci ricorda che la salvezza è per grazia mediante la fede in Cristo e non in base alle nostre opere; dall’altra ci insegna a fare attenzione al nostro comportamento perché è proprio attraverso di esso che la nostra fede viene dimostrata. Un ultimo insegnamento che possiamo imparare dall’episodio tra Paolo e Pietro è che fra credenti si possono avere dei contrasti o comunque delle opinioni diverse e non bisogna scandalizzarsi di questo; l’importante è rimanere in comunione e in buoni rapporti (2’ PI 3:14-15).