Leggi il testo integrale dell`intervento di Michele Napoli

Nessuna meraviglia. La Chiesa ha agito da Chiesa. Sbagliano coloro i quali affermano che, nel caso
di specie, abbia inteso seguire una linea politica. Il monito di Bagnasco è pastorale e nulla ha di
strumentale. Ha parlato alle coscienze degli italiani, con volontà redimente, senza alcun obiettivo di
natura politica. Cardinal Bagnasco ha parlato da pastore. Ha tradotto il messaggio di papa Benedetto
XVI al Parlamento tedesco laddove ha sottolineato che fare politica significa prima di tutto
distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e quello apparente. E forse ha tradotto i messaggi
di una società civile in fermento e soprattutto in difficoltà. La prolusione non lascia margini di
dubbio. Il monito di Bagnasco è rivolto a tutti senza fare nomi. A Berlusconi, certo. Ma anche ai
“comitati d’affari”, a quanti appaiono riluttanti nel riconoscere l’esatta serietà della situazione al di
là di strumentalizzazioni e partigianerie, a quanti intendono agire secondo un principio da
regolamento dei conti personali piuttosto che ispirato dalla volontà di portare a compimento i propri
compiti istituzionali, a quanti contribuiscono al deterioramento del costume e del linguaggio
pubblico, a quanti perpetuano una reciproca, sistematica, denigrazione, e a quanti contribuiscono al
corrompere il senso civico, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Ne e' prova
l'affermazione “mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al
pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui”. In verità già in passato la CEI si era espressa in
tal senso, in quel "chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e
della sobrietà, della disciplina e dell'onore che comporta, come anche la nostra Costituzione
ricorda" riportata nella prolusione al Consiglio Permanente del 21-24 settembre del 2009 e del 2427 gennaio 2011. Il monito di Bagnasco è poi rivolto al mondo cattolico. Questo sì un passaggio
politico, che riguarda l’impegno dei cattolici in politica, allorquando afferma che “a dar coscienza ai
cattolici oggi non è anzitutto un’appartenenza esterna, ma i valori dell’umanizzazione. Valori che si
sta imparando a riconoscere e a proporre con crescente coraggio, e che in realtà finiscono per far
sentire i cattolici più uniti di quanto taluno non vorrebbe credere", e che sempre di più "richiamano
anche l’interesse di chi esplicitamente cattolico non si sente”, facendo riferimento ad un
“patrimonio di cultura fatto di rappresentanza sociale e di processi di maturazione comunitaria”, da
cui “si sprigionano ormai ordinariamente esperienze che sono un vivaio di sensibilità, dedizione,
intelligenza che sempre più si metterà a disposizione della comunità e del Paese”. La direzione
verso cui si muove la Chiesa è intuibile in quel “Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la
possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che – coniugando
strettamente l’etica sociale con l’etica della vita – sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie
né ingenue illusioni”. L'obiettivo è il rafforzamento di un’opinione pubblica cattolica, consapevole
e unita su un terreno valoriale, che faccia da motore propulsivo alla politica. Il derubricare le parole
di Bagnasco ad una sorta di accusa nei confronti di chi ha le redini del Governo ci indurrebbe a
commettere un peccato di ingenuità e approssimazione. Se vengono lette come un monito, lanciato
da una Chiesa molto più vicina agli elettori di quanto in realtà sia in questo momento la politica
italiana, ne trarremo oltre che motivo di riflessione anche i segni inequivocabili di un cambiamento
in atto.
Michele Napoli
Consigliere Regionale Popolo della Libertà