Le Specie Autoctone

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Le Specie Autoctone
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22
Alborella Alburnus alburnus alborella
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
Alborella
Specie Autoctone
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Alborella
Nome scientifico: Alburnus alburnus
alborella (De Filippi, 1844)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Alborela
Specie Autoctone
Taglia: piccola (al massimo 16 cm)
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Distribuzione geografica: è diffusa
nei corsi d’acqua e nei bacini lacustri
dell’Italia settentrionale, nella Dalmazia e Croazia fino all’Albania; nell’Italia centro-meridionale è presente in
seguito ad introduzione.
Presenza in provincia: presente
soprattutto nella parte meridionale
del territorio.
Livrea: colorazione di fondo brunoverdastra con riflessi argentei sul
dorso e bianco-argentei sui fianchi
e sul ventre. Le pinne sono grigie.
Status della specie: in contrazione.
Riproduzione: avviene tra giugno
e luglio, in prossimità delle rive su
fondali ghiaiosi e/o sabbiosi.
La deposizione delle uova avviene in
più riprese in numero compreso tra
1000 e 3000. La schiusa avviene in 4-5
giorni alla temperatura di 20°C.
Rapporto con l’uomo: utilizzata come
pesce da esca nella pesca sportiva.
Habitat: vive in diversi ambienti
acquatici di pianura con acque sufficientemente limpide ed ossigenate a
corrente lenta o moderata.
Fattori limitanti la specie: alterazione
dell’ambiente fisico.
Come si può riconoscere?
• La testa è piccola con occhio grande e bocca inclinata verso l’alto con
la mascella inferiore leggermente prominente;
• l’inserzione della pinna dorsale è retroposta rispetto quella delle pinne
ventrali;
• la pinna anale è lunga e dispone di molti raggi;
• le scaglie sono facilmente staccabili.
Specie Autoctone
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Anguilla Anguilla anguilla
cm
Nessun divieto
cm
cm
cm
Misura minima
40 cm
cm
Anguilla
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Anguilla
Nome scientifico: Anguilla anguilla
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Anguillidae
Nome dialettale: Bisata
Taglia: medio-grande (le femmine, più
grandi dei maschi, possono raggiungere i 120 cm di lunghezza e 2 kg di
peso).
Specie Autoctone
Livrea: colore di fondo bruno-nero,
con riflessi verdastri, ventre bianco o
giallastro.
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Riproduzione: specie catadroma, la
fase migratoria verso il Mar dei
Sargassi avviene tra la tarda estate e
l’autunno, mentre la fase riproduttiva
tra gennaio e luglio con un picco nel
mese di marzo. Ogni femmina depone
da 1 a 5 milioni di uova che si schiudono
solo a temperature superiori ai 20°C.
Dopo la frega gli adulti muoiono. Alla
schiusa le larve, dall’aspetto fogliaceo
e completamente depigmentate (dette
“leptocefali”) iniziano la migrazione di
ritorno facendosi trasportare dalle
correnti atlantiche verso l’Europa e
il Nord Africa. Dopo circa 3-4 anni le
giovani anguille lunghe 6-8 cm, (allo
stadio di “cieca”) raggiungono le foci
dei fiumi ed iniziano la risalita. Nelle
acque interne inizia la metamorfosi e
l’animale assume l’aspetto definitivo,
a questo stadio vengono chiamate
“ragani”. Le anguille adulte, durante
la fase trofica nelle acque dolci assumono una colorazione bruno-verdastra
(anguille “gialle”), quando iniziano la
fase migratoria verso il mare a scopo
riproduttivo mostrano un colore più
scuro e argenteo sul ventre (anguille
“argentine”) e occhi più grandi.
Habitat: dispone di un’ampia valenza
ecologica che gli consente di vivere in
una straordinaria varietà di ambienti.
Nelle acque interne predilige i corsi
d’acqua a corrente moderata, ricchi
di vegetazione, a substrato sabbioso
o fangoso.
Come si può riconoscere?
• Corpo serpentiforme ricoperto da abbondante muco. Scaglie invisibili;
• testa piccola e conica con opercoli ed occhi assai ridotti;
• pinna dorsale ed anale molto sviluppate ed unite alla caudale in un’unica
soluzione. Pinne ventrali assenti.
Distribuzione geografica: Atlantico
settentrionale e Mar Mediterraneo;
in Europa è presente in tutti i paesi
(più rara in quelli orientali), mentre
in Italia risulta ampiamente diffusa in
tutti i corsi d’acqua.
Presenza in Provincia: presente in
tutto il reticolo idrografico.
Status della specie: in leggero declino.
La specie non è comunque a rischio di
estinzione.
Fattori limitanti la specie: presenza
di sbarramenti che impediscono la
risalita dei fiumi, inquinamento delle
acque, depauperamento degli stocks
selvatici derivante dal prelievo dei
giovani esemplari da destinare alla
piscicoltura e al ripopolamento.
Rapporto con l’uomo: specie importante per la pesca e l’acquacoltura;
non essendo riproducibile in allevamento, viene catturata negli stadi
giovanili alle foci dei fiumi.
Specie Autoctone
26
cm
cm
Barbo Barbus plebejus
cm
Nessun divieto
cm
cm
cm
Misura minima
20 cm
cm
Specie a
basso rischio
Barbo
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Barbo
Nome scientifico: Barbus plebejus
(Bonaparte, 1839)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Barbo, Zio
Specie Autoctone
Taglia: medio-grande (la lunghezza
totale massima può raggiungere i
70 cm e il peso circa 4 kg).
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Livrea: colore del dorso bruno o
bruno-verdastro, più chiaro sui fianchi
che presentano riflessi dorati; ad
eccezione della regione ventrale
bianca, il corpo si presenta cosparso
di piccole macchie scure spesso
presenti anche sulle pinne, specialmente nella dorsale e nella caudale.
Le pinne sono grigie o brune, ma
durante il periodo riproduttivo assumono tonalità rossastre o aranciate.
Riproduzione: avviene tra aprile e
giugno in relazione alla temperatura
dell’acqua. In questo periodo i soggetti
sessualmente maturi risalgono i corsi
d’acqua alla ricerca di aree idonee
alla deposizione; ogni femmina
depone fino a 20.000 uova su fondali
ghiaiosi o sabbiosi, le quali possono
venire fecondate da maschi diversi.
La schiusa avviene all’incirca dopo una
settimana alla temperatura di 16°C.
Habitat: predilige i tratti medio-alti
dei corsi d’acqua, anche di piccole
dimensioni, con acque correnti e ben
ossigenate, poco temperate a fondo
ghiaioso, sassoso o sabbioso. Lo si
rinviene comunque anche in acque di
fondovalle mostrando la capacità di
tollerare una discreta torbidità e una
moderata velocità di corrente.
Distribuzione geografica: l’areale
interessa tutta la Regione Padana e
gran parte della Regione Italico-peninsulare.
Presenza in Provincia: presente in
tutte le acque correnti di maggior
portata, Piave, Livenza, Sile e
Musone.
Come si può riconoscere?
• Bocca infera con labbra carnose, munita di 2 paia di barbigli:
la coppia posteriore è più lunga di quella anteriore.
Status della specie: un po’ ovunque in
sensibile diminuzione; la specie è
inserita nella Lista Rossa dei Pesci
d’acqua dolce indigeni in Italia tra le
specie “a più basso rischio”. È inoltre
inclusa nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquinamento
delle acque, alterazione degli habitat
e degli alvei idonei alla riproduzione,
predazione da parte degli uccelli ittofagi.
Rapporto con l’uomo: occasionalmente
oggetto di pesca sportiva.
Specie Autoctone
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Carpa Cyprinus carpio
cm
Dal 15 maggio
al 30 giugno
cm
cm
Misura minima
30 cm
cm
cm
Carpa
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Carpa
Nome scientifico: Cyprinus carpio
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Carpa, Reina
Specie Autoctone
Taglia: grande (può raggiungere la
lunghezza totale di 130 cm e il peso di
oltre 30 kg. Le taglie superiori sono
raggiunte solamente dalle femmine).
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Livrea: colorazione bruno-verdastra
sul dorso e sui fianchi, che possono
avere riflessi bronzeo-dorati;il ventre
è giallastro o biancastro. Le pinne
sono grigie o brune, le pettorali, le
ventrali e l’anale possono assumere
tonalità rossastre.
Riproduzione: avviene tra maggio e
luglio; la deposizione avviene presso
le rive in acque poco profonde. Ogni
femmina depone 100.000-200.000
uova per kg di peso sulla vegetazione
acquatica; la schiusa avviene dopo
5-6 giorni e le larve rimangono per
circa 2 giorni attaccate alla vegetazione prima di condurre vita libera.
Habitat: predilige le acque a lento
decorso o stagnanti, la si rinviene
quindi nei tratti inferiori dei fiumi, nei
canali di bonifica e nei bacini lacustri.
Vive in acque calde, profonde, a
substrato fangoso e ricche di vegetazione.
Come si può riconoscere?
• Bocca estroflessibile munita di 2 paia di piccoli barbigli;
• pinna dorsale sviluppata che si protrae fin quasi alla pinna caudale;
• corpo tozzo, sviluppato in altezza. La presenza e la dimensione delle
scaglie varia a seconda delle diverse varietà: la carpa “regina”
con scaglie normalmente sviluppate e distribuite su tutto il corpo;
la carpa a “specchi”, con poche e grosse scaglie disposte soprattutto
sul dorso e sui fianchi; la carpa “cuoio” con corpo quasi completamente
privo di squame.
Distribuzione geografica: di origine
asiatica, è stata importata in Italia al
tempo dell’impero romano; attualmente è uno tra i pesci più diffusi, in
quanto ben acclimatata nelle acque
dolci insulari e peninsulari.
Presenza in Provincia: presente in
tutti i bacini idrografici con maggior
frequenza nel Bacino Scolante in
Laguna, nel Brian e nel Sile.
Status della specie: popolazioni difficilmente strutturate e miste, con un
elevato grado di variabilità.
Fattori limitanti la specie: nessuno.
Rapporto con l’uomo: oggetto di forte
pesca sportiva, è una delle specie più
importanti per la piscicoltura d’acqua
dolce. Spesso viene allevata in policolture estensive o semi-estensive (es.
nelle risaie).
Specie Autoctone
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Cavedano Leuciscus cephalus
cm
Nessun divieto
cm
cm
cm
Misura minima
20 cm
cm
Cavedano
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Cavedano
Nome scientifico: Leuciscus cephalus
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Squal
Specie Autoctone
Taglia: media (la lunghezza totale
massima è di circa 60 cm e il peso
di 4 kg).
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Livrea: dorso grigio o brunastro
gradualmente più chiaro sui fianchi,
che possono presentare riflessi
argentei o dorati. Regione ventrale
chiara.
Le pinne sono grigie, talvolta, in
periodo riproduttivo, assumono una
colorazione che tende all’arancio.
Occhio con riflessi metallici.
Riproduzione: avviene da maggio a
tutto giugno; in questo periodo i
maschi presentano piccoli tubercoli
nuziali sul capo e sul corpo.
Le femmine depongono in acque basse
su fondali ghiaiosi o sabbiosi e in
taluni casi anche sulla vegetazione
acquatica. La schiusa avviene in 3-7
giorni a seconda della temperatura
dell’acqua.
Habitat: vive in una grande varietà di
ambienti; trova il suo habitat d’elezione nel tratto medio e medio-alto
dei corsi d’acqua con acque limpide e
moderatamente correnti, ma è in
grado di spingersi fino in acque
salmastre. Popola inoltre tutti gli
ambienti lacustri adattandosi ad
acque sia oligotrofiche che eutrofiche.
Come si può riconoscere?
• Corpo slanciato e massiccio. In tutta la regione dorsale e laterale è
evidente un disegno a reticolo dato dalla pigmentazione scura del bordo
delle scaglie;
• pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali;
• bocca piuttosto grande posta in posizione mediana con la mascella
superiore leggermente più lunga di quella inferiore.
Distribuzione geografica: Europa e
parte del vicino Oriente. In Italia è
indigeno nell’intera Regione Padana e
in tutta quella Italico-peninsulare.
Presenza in Provincia: diffuso in tutto
il bacino idrografico provinciale.
Status della specie: è una delle poche
specie indigene in Italia considerate
“non a rischio”; ciò è dovuto a diversi
fattori tra cui la grande valenza ecologica, la buona tolleranza verso alcune
tipologie di alterazione ambientale
(scarichi urbani, canalizzazione dei
corsi d’acqua), l’ampio areale di diffusione.
Fattori limitanti la specie: debole
predazione da parte degli uccelli ittiofagi.
Rapporto con l’uomo: occasionalmente
costituisce oggetto di pesca sportiva.
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Cefalo Mugil cephalus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
Cefalo
Specie Autoctone
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Cefalo
Nome scientifico: Mugil cephalus
(Linnaeus, 1758). Nella famiglia sono
comprese anche le specie Liza ramada
(Risso, 1826), Liza aurata (Risso,
1810) Liza saliens (Risso, 1810) e
Chelon labrosus (Risso, 1826).
Famiglia: Mugilidae
Nome dialettale: Bosega, Volpina,
Caostelo, Siegolo
Specie Autoctone
Taglia: media (lunghezza totale
massima di circa 70 cm ed un peso
di 5 kg; è il Mugilide che raggiunge le
dimensioni maggiori fra quelli presenti
nel Mediterraneo).
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Livrea: colorazione del dorso nerastra
con sfumature blu-metallico; fianchi
chiari con riflessi argentei, regione
ventrale bianca.
Riproduzione: la migrazione riproduttiva verso le acque marino-costiere
avviene a partire da agosto e la
riproduzione vera e propria ha luogo
entro settembre. Ogni femmina viene
seguita da più maschi, riconoscibili
per la taglia minore e il corpo più
slanciato; al momento dell’emissione
delle uova, i maschi affiancano la
femmina ed effettuano la fecondazione.
La deposizione è unica nel corso di
ogni stagione riproduttiva. Le uova
sono provviste di una goccia oleosa
che le rende pelagiche.
Habitat: specie eurialina che vive sia
in mare, in prossimità della superficie, sia nelle lagune, negli stagni
costieri, nelle zone estuariali e nei
tratti bassi dei fiumi, prediligendo
substrati fangosi o sabbiosi e ricchi
di vegetazione.
Distribuzione geografica: diffuso in
tutti gli oceani ed è presente nell’intero bacino del Mar Mediterraneo
e nel Mar Nero. In Italia è una
delle specie più comuni nelle acque
costiere marine e nelle acque interne
estuariali e lagunali.
Come si può riconoscere?
• Corpo slanciato, leggermente schiacciato sul dorso e ricoperto di grandi
scaglie ctenoidi. Pinne pettorali corte, le dorsali sono molto separate tra
loro: la prima è sorretta da 4 raggi spinosi, la seconda ha il primo raggio
spinoso ed i restanti molli;
• capo e bocca piccoli. Occhio con palpebra adiposa molto evidente.
Presenza in Provincia: presente nei
tratti terminali dei grandi fiumi.
Status della specie: non a rischio; è
comunque inserita nel Regolamento
n°1626/94 del Consiglio dell’UE
“che istituisce misure tecniche per
la conservazione delle risorse della
pesca nel Mediterraneo”.
Fattori limitanti la specie: non rilevati.
Rapporto con l’uomo: oggetto di forte
pressione alieutica, sia professionale,
che sportiva, il cefalo è una specie
molto pregiata e tra quelle maggiormente utilizzate in piscicoltura, sia
per il rapido accrescimento che per la
qualità delle carni.
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Specie Autoctone
cm
cm
Cheppia Alosa fallax
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Cheppia
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Cheppia
In Italia esiste in due forme: una
migratrice anadroma (Alosa) ed una
stanziale lacustre (Agone).
Nome scientifico: Alosa fallax
(Lacèpède, 1803)
Famiglia: Clupeidae
Nome dialettale: Cepa
Specie Autoctone
Taglia: media (l’Alosa misura fino a
55 cm di lunghezza per un peso
massimo di 2 kg; l’Agone è più piccola,
misurando al massimo 40 cm con un
peso di circa 500 g).
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Livrea: dorso azzurro-verdastro, fianchi
e ventre chiari con riflessi metallici;
anteriormente, sui fianchi, ci sono delle
macchie scure in numero massimo di 8.
Nell’Agone questo numero può arrivare fino a 12.
Riproduzione: nell’Alosa avviene
tra aprile e maggio; gli individui
sessualmente maturi migrano dalle
zone costiere, risalendo i fiumi per la
deposizione. Le piccole uova (1,6 mm),
si schiudono in circa una settimana. Gli
avannotti rimangono in acque dolci fino
a 10-15 cm di lunghezza. Nell’Agone
avviene tra la metà di giugno e la
metà di agosto, in ambienti litorali, a
temperature superiori ai 15-16°C.
Habitat: l’Alosa vive in acque marine
litorali con migrazioni a scopo riproduttivo in corsi d’acqua a bassa profondità
e fondali sabbiosi o ghiaiosi. L’Agone
vive nella zona pelagica dei laghi
interni, spostandosi nel litorale durante
l’inverno e la stagione riproduttiva.
Distribuzione geografica: l’Agone è
distribuito nei principali laghi dell’Italia
settentrionale, del Lazio ed in alcuni
laghi artificiali della Sardegna. L’Alosa
è diffusa lungo la fascia costiera
tirrenica dell’Italia centrale e delle
isole maggiori, nonché lungo la costa
del medio-alto Adriatico.
Presenza in Provincia: presente nel
corso medio e inferiore dei fiumi Piave e
Come si può riconoscere?
• Corpo allungato e schiacciato lateralmente. La regione ventrale presenta
delle escrescenze ossee che formano un profilo dentellato (carena
pungente);
• la testa è piccola con occhio dotato di palpebra adiposa. La bocca è
inclinata verso l’alto con la mascella inferiore leggermente prominente;
• pinne ventrali in posizione opposta rispetto alla dorsale. Pinna caudale
bilobata con margine appuntito.
Livenza durante il periodo tardo primaverile ed estivo, quando risale dalle
acque costiere per deporre le uova.
Status della specie: l’Agone è inserito
nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua
dolce indigeni in Italia tra le specie
“in pericolo”, mentre l’Alosa tra
quelle “vulnerabili”. A livello europeo
è presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: costruzione
di sbarramenti che impediscono il
raggiungimento dei luoghi adatti alla
riproduzione, inquinamento e/o eutrofizzazione delle acque, eccessiva pressione alieutica, spesso condotta anche
su di individui in età pre-riproduttiva.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca,
sia professionale, che sportiva.
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Specie Autoctone
cm
cm
Nessun divieto
Nessuna misura
minima
Specie a
basso rischio
Cobite comune
cm
Specie Autoctone
cm
cm
cm
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Cobite comune Cobitis taenia
cm
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Cobite comune
Nome scientifico: Cobitis taenia
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cobitidae
Nome dialettale: Forapiera, Forasassi
Taglia: piccola (lunghezza massima
di 10-12 cm. I maschi sono in genere
più piccoli rispetto le femmine).
Livrea: colorazione di fondo brunogiallastra con una serie di grosse
macchie scure allineate lungo i fianchi
e nella parte superiore del dorso, che
spesso tendono a fondersi formando
due fasce, soprattutto nel periodo
riproduttivo.
Riproduzione: avviene tra aprile e
giugno. Il maschio esegue un rituale di
corteggiamento attorcigliandosi intorno
alla femmina, che risponde deponendo
le uova sulla vegetazione o sulla sabbia.
Le uova misurano 1-1,5 mm di diametro
e si schiudono dopo due o tre giorni.
Habitat: tipico pesce bentonico, predilige le acque limpide, con corrente
moderata, ricche di macrofite e con
fondali sabbiosi o fangosi, nei quali è in
grado di infossarsi.
Distribuzione geografica: specie
endemica in Italia; è presente in tutte
le regioni settentrionali e parte di
quelle centrali, fino alle Marche nel
versante adriatico e alla Campania in
quello tirrenico. Al Sud e in Sardegna
esistono popolazioni originatesi da
materiale introdotto.
Come si può riconoscere?
• Corpo allungato, anteriormente cilindrico e compresso lateralmente
nella parte posteriore, ricoperto di piccole scaglie poco visibili perché
ricoperte di muco, serie di grosse macchie scure;
• testa piccola con profilo anteriore obliquo, bocca in posizione infera,
munita di corti barbigli (in numero di 3 paia). Occhi piccoli dotati di una
spina mobile;
• nei maschi le pinne pettorali sono più lunghe ed appuntite.
Presenza in Provincia: comune nelle
acque di risorgiva e nelle acque della
fascia centrale e meridionale.
Status della specie: è inserito nella
Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia tra le specie “a più
basso rischio”. A livello europeo è
presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, soprattutto degli alvei
fluviali, inquinamento delle acque
(scarichi civili, pesticidi).
Rapporto con l’uomo: utilizzato come
pesce da esca nella pesca sportiva ai
pesci predatori.
38
Specie Autoctone
cm
cm
Cobite mascherato Sabanejewia larvata
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Specie Autoctone
Cobite mascherato
cm
39
cm
Caratteristiche
Nome comune: Cobite mascherato
Nome scientifico: Sabanejewia larvata
(De Filippi, 1859)
Famiglia: Cobitidae
Nome dialettale: Forapiera, Forasassi
Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza
massima di 10 cm. Le dimensioni
maggiori sono raggiunte dalle
femmine).
Livrea: colorazione di fondo grigiobruna, tendente al rossastro con
una serie di grosse macchie scure
che formano una banda ben evidente
lungo i fianchi. Il ventre è bianco. Tra
l’occhio e l’apice del capo è presente
una banda scura, mentre tra gli occhi
e il profilo dorsale del capo è presente
un disegno a forma di Y.
Riproduzione: avviene tra maggio e
luglio; in questo periodo il dimorfismo
sessuale diventa particolarmente
evidente in quanto i maschi presentano
due rigonfiamenti lungo ciascun fianco.
È probabile che ciascuna femmina
deponga una sola volta in ogni
stagione riproduttiva.
Habitat: vive nei tratti medi dei corsi
d’acqua, preferibilmente presso le
rive; predilige acque limpide e ben
ossigenate, con fondali sabbiosi
o fangosi e presenza di macrofite
acquatiche. È rinvenibile anche nelle
risorgive.
Distribuzione geografica: specie
endemica dell’Italia settentrionale;
il suo areale comprende il versante
alpino del Po, il Veneto e il Friuli
Venezia Giulia. La sua presenza è
però discontinua. Sono presenti
anche popolazioni nell’Italia centrale,
in Umbria e in Lazio, queste ultime
originatesi da materiale introdotto.
Presenza in Provincia: raro e presente
soprattutto nelle acque della fascia
meridionale.
Come si può riconoscere?
• Corpo allungato e compresso lateralmente, soprattutto nella parte
posteriore. Pinna dorsale inserita in posizione avanzata rispetto le
ventrali. Peduncolo caudale munito di due evidenti pliche cutanee;
• testa piccola, bocca in posizione infera munita di corti barbigli (in numero
di 3 paia). Occhi piccoli dotati di una robusta spina mobile.
Status della specie: è inserito nella
Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia tra le specie “vulnerabili”. A livello europeo è presente
nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e
nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, soprattutto degli alvei,
inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: utilizzato come
pesce da esca nella pesca sportiva ai
pesci predatori.
Specie Autoctone
40
Coregone Coregonus lavaretus
cm
Dall’ultimo lunedì
di settembre
al primo sabato
di marzo
cm
cm
cm
Misura minima
30 cm
cm
cm
Coregone
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Coregone o Lavarello
Nome scientifico: Coregonus lavaretus
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Coregone
Taglia: media (può raggiungere la
lunghezza massima di circa 60 cm e il
peso di circa 4 kg).
Specie Autoctone
Livrea: colore di fondo sabbia ogrigioverdastro, più scuro sul dorso, bianco
in tutta la regione ventrale; scaglie
argentee. Pinne dorsali e caudale
grigie, pettorali, ventrali ed anale
giallastre.
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Riproduzione: avviene in dicembregennaio su fondali ghiaiosi o sassosi
lungo il litorale. Le uova, di 2,5-2,8 mm
di diametro sono demerse ed ogni
femmina è in grado di produrne circa
40.000 per kg di peso corporeo.
La schiusa avviene dopo un mese o
poco più alla temperatura di 6-8°C.
Habitat: vive negli ambienti lacustri
occupando per la maggior parte
dell’anno la zona pelagica.
Distribuzione geografica: diffuso
in buona parte del nord America,
dell’Asia e dell’Europa, è stato introdotto in Italia nel 1861 nei grandi
laghi prealpini. Attualmente, data la
sua “recente” introduzione, la specie
viene considerata alloctona, ma la
sua classificazione è ancora in fase
di discussione. Nelle acque provinciali
viene regolamentata come un salmonide autoctono.
Come si può riconoscere?
• Corpo fusiforme ed allungato, leggermente compresso ai fianchi,
ricoperto da scaglie argentee e facilmente staccabili. Due pinne dorsali
di cui la seconda adiposa. Pinna caudale fortemente forcuta;
• capo piccolo ed appuntito. Bocca ridotta in posizione infero-mediana.
Presenza in Provincia: è presente nel
lago Morto, che è in collegamento
tramite condotte con il lago di S. Croce.
Status della specie: in fase di forte
contrazione.
Fattori limitanti la specie: eutrofizzazione delle acque, competizione
trofica con altre specie introdotte
(es. la Bondella), eccessivo sfruttamento alieutico.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca
sportiva e professionale.
Gambero di fiume Austropotamobius pallipes italicus
cm
Specie Autoctone
cm
Dal 1 gennaio
al 31 dicembre
cm
43
cm
Specie in pericolo
cm
cm
cm
Gambero di fiume
Specie Autoctone
cm
cm
42
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Gambero di fiume
Nome scientifico: Austropotamobius
pallipes italicus (Lereboullet, 1858)
Famiglia: Astacidae
Nome dialettale: Gambero
Taglia: piccola (lunghezza totale media
di circa 10-12 cm).
Livrea: variabile da bruno a brunoverdastro, più chiaro ventralmente.
Riproduzione: avviene nei mesi autunnali; la madre porta le uova fecondate
attaccate al ventre per un periodo di
5-6 mesi e alla schiusa i piccoli rimangono attaccati fino alla prima muta.
Habitat: acque correnti limpide,
fresche e ben ossigenate.
Distribuzione geografica: è presente
in tutta Italia, ad eccezione della
Puglia e delle isole.
Presenza in Provincia: limitata ad
alcune risorgive.
Status della specie: in forte decremento; la specie è inserita nella
Direttiva Habitat (all. II e V) e nella
Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, distruzione degli
habitat, introduzione di specie alloctone (es. il Gambero della Luisiana o il
Gambero Americano), maggiormente
competitive e vettori di parassiti.
Rapporto con l’uomo: localmente
oggetto di pesca illegale.
Come si può riconoscere?
• Osservando con attenzione la zona posta dietro all’occhio si vede una
sola sporgenza, tecnicamente detta “cresta post-orbitale”;
• in realtà il Gambero di fiume è facilmente confondibile con altre specie
astacicole; in generale il Gambero della Luisiana ha una colorazione
decisamente rossa e le chele presentano molte spine e protuberanze;
il Gambero Americano ha delle bande violacee o bruno-rossastre
sull’addome.
Particolare della
chela del Gambero
della Luisiana.
Curiosità
Sono in via di sperimentazione
alcuni progetti volti alla riproduzione in cattività della specie e
quindi al reinserimento in ambiente
naturale.
Particolare
dell’addome
del Gambero
Americano.
44
Specie Autoctone
cm
cm
Ghiozzo padano Padogobius martensii
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Ghiozzo padano
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Ghiozzo padano
Nome scientifico: Padogobius martensii
(Gunther, 1861)
Famiglia: Gobidae
Nome dialettale: Lardello, Marsonetto
Taglia: piccola (la lunghezza massima
non supera i 10 cm).
Specie Autoctone
Livrea: colorazione bruno-giallognola
con bande e macchie scure trasversali. Durante il periodo riproduttivo i
maschi assumono una livrea più scura
e la prima pinna dorsale assume
riflessi azzurro-metallici.
45
Riproduzione: avviene tra maggio
e luglio; in questo periodo vi sono
dispute territoriali ed il corteggiamento
avviene con segnali visivi e acustici,
che inducono la femmina ad entrare
nel nido predisposto dal maschio.
Le uova, deposte in posizione capovolta, aderiscono alla volta del sasso
usato come nido attraverso dei fila-
menti adesivi. Dopo la fecondazione
il maschio esercita cure parentali fino
alla schiusa, che avviene dopo circa
18 giorni alla temperatura di 22°C.
Habitat: predilige acque limpide e ben
ossigenate, moderatamente correnti,
con substrati ghiaiosi e/o ciottolosi.
Vive nel tratto medio-alto dei corsi
d’acqua di piccola e media portata.
Distribuzione geografica: specie endemica della Regione Padana, è diffusa
in tutto il bacino del Po, in Veneto e in
Friuli Venezia Giulia. È presente anche
nelle Marche e in Dalmazia.
Sono presenti inoltre popolazioni
acclimatate in Italia centrale.
Presenza in Provincia: molto comune
in tutti i corsi d’acqua.
Status della specie: è inserito nella Lista
Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni
in Italia tra le specie “vulnerabili”.
A livello europeo è tutelato dalla
Convenzione di Berna.
Come si può riconoscere?
• Corpo allungato e leggermente appiattito ricoperto da squame nella
parte dorsale. Pinne ventrali fuse assieme a formare una sorta di disco;
• testa grossa con occhi grandi in posizione dorsale e bocca obliqua.
Fattori limitanti la specie: artificializzazione degli alvei, eccessive
captazioni idriche, inquinamento delle
acque.
Rapporto con l’uomo: spesso costituisce oggetto di esca viva.
46
Specie Autoctone
cm
cm
Gobione Gobio gobio
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
Specie a
basso rischio
Gobione
cm
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Gobione
Nome scientifico: Gobio gobio
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Nono, Curaramon
Specie Autoctone
Taglia: medio-piccola (raggiunge la
lunghezza massima di 12-15 cm eccezionalmente può arrivare a 20 cm).
47
Livrea: colorazione del corpo grigio
bruna sui fianchi e sul dorso, con
numerose piccole macchie distribuite
irregolarmente. Lungo i fianchi è
presente una serie di grandi macchie
scure, più marcate negli individui
giovani.
Riproduzione: avviene tra aprile e
giugno quando la temperatura
dell’acqua raggiunge i 15-18°C; la
deposizione dei gameti ha luogo su
fondali ghiaiosi o sabbiosi ma anche
sulla vegetazione acquatica ad una
profondità di 20-50 cm.
Ciascuna femmina depone dalle 500
alle 20.000 uova in relazione alla
taglia, in più riprese. La schiusa
avviene entro 7-8 giorni.
Come si può riconoscere?
• Corpo fusiforme ed allungato, il capo è massiccio e la bocca, dotata di
labbra carnose, è provvista di un paio di barbigli.
Habitat: tratto medio dei corsi
d’acqua; predilige acque ben ossigenate, limpide, con corrente moderata
e fondali ghiaiosi o sabbiosi. Lo si può
rinvenire anche nei laghi e nelle acque
salmastre.
Distribuzione geografica: euro-asiatica, dai Pirenei alle coste del Pacifico.
In Italia è distribuita in tutta la Regione
Padana ma la sua presenza non è
frequente. È presente inoltre in alcuni
corsi d’acqua dell’Italia centrale per
introduzione accidentale.
Presenza in Provincia: presente nel
fiume Piave e nel Livenza, più raro
negli altri corsi.
Status della specie: è inserito
nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua
dolce indigeni in Italia tra le specie
“a più basso rischio”.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, soprattutto degli alvei,
inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
48
Lampreda padana Lampetra zanandreai
cm
Specie Autoctone
cm
Dal 1 gennaio
al 31 dicembre
cm
Specie in pericolo
cm
Specie Autoctone
Lampreda padana
cm
49
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Lampreda padana
Nome scientifico: Lampetra zanandreai
(Vladykov, 1955)
Famiglia: Petromyzontidae
Nome dialettale: Lampreda, Furegon
Taglia: piccola (raggiunge una
lunghezza massima di circa 20 cm).
Livrea: colore del corpo grigiastro, più
o meno scuro sul dorso e sui fianchi,
regione ventrale più chiara; pinne
grigie. Durante il periodo riproduttivo
la regione boccale e anale diventano
rossastre.
Riproduzione: avviene una sola volta
nella vita tra gennaio e marzo; la
deposizione avviene su substrati
ghiaiosi o sabbiosi in corsi d’acqua a
velocità di corrente moderata. La fase
larvale, detta “ammocete”, è priva di
occhi e la bocca non è munita di denti;
questa fase dura 4-5 anni, mentre la
vita dell’adulto dai 6 agli 8 mesi.
Habitat: vive nei tratti medio-alti
dei corsi d’acqua con acque limpide
e fresche su substrati ghiaiosi. La
fase larvale predilige invece i tratti
più a valle o le aree ripariali dove la
corrente è debole, vivendo infossata
nei substrati sabbiosi o fangosi.
La specie si può rinvenire anche nelle
risorgive.
Come si può riconoscere?
• corpo serpentiforme, cilindrico, compresso solo caudalmente.
Nella parte anteriore dei fianchi sono presenti 7 fori allineati che mettono
in comunicazione le branchie con l’ambiente esterno;
• bocca a forma di disco, munita di numerosi denti in grado di fungere
da ventosa.
Distribuzione geografica: specie
endemica della Regione Padana;
è presente nel versante alpino del
bacino del Po, in Veneto, in Friuli
Venezia Giulia. È stata segnalata
anche nel versante adriatico della
Slovenia e della Dalmazia.
Presenza in Provincia: segnalata nel
fiume Piave ed affluenti, nel Meschio,
nel Sile e in alcuni corsi d’acqua
secondari.
Status della specie: in forte decremento; è inserita nella Lista Rossa
dei Pesci d’acqua dolce indigeni in
Italia nella categoria delle specie “in
pericolo”.
È riportata inoltre nella Direttiva
92/43/CEE (all. II e V) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, inquinamento delle
acque.
Rapporto con l’uomo: localmente è
oggetto di forte pressione di pesca.
Curiosità
La lampreda non è un pesce ma
un vertebrato acquatico primitivo
privo di mascelle e di arti (Agnate).
La fase adulta è brevissima e ha
soltanto finalità riproduttiva.
50
Specie Autoctone
cm
cm
Lasca Chondrostoma genei
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Lasca
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Lasca
Nome scientifico: Chondrostoma genei
(Bonaparte, 1939)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Marcandola
Specie Autoctone
Taglia: medio-piccola (normalmente la
lunghezza totale massimanon supera i
20 cm, con un pesodi circa 100 g.
Eccezionalmente può arrivare ai 25 cm).
51
Livrea: il dorso è grigio-verde, il ventre
e i fianchi sono argentati, questi ultimi
percorsi da una banda scura abbastanza marcata.
Le pinne pettorali, ventrali ed anale
sono giallastre o aranciate e la loro
colorazione si accentua maggiormemente durante il periodo riproduttivo,
soprattutto negli individui di sesso
maschile.
Riproduzione: avviene tra aprile
e maggio su fondali ghiaiosi poco
profondi. Gli individui sessualmente
maturi compiono brevi migrazioni
risalendo in gruppi numerosi i grandi
fiumi per deporre i gameti. Le uova
sono deposte in numero di poche
migliaia per femmina; la schiusa
avviene in 10 giorni, in relazione alla
temperatura ambientale.
Come si può riconoscere?
• Il corpo è slanciato caratterizzato da un muso dotato di robuste labbra
cornee che delimitano un’apertura boccale decisamente infera.
Habitat: vive nei tratti medio-alti dei
corsi d’acqua con acque correnti
e limpide e substrati ciottolosi e/o
sabbiosi. Alcune popolazioni numericamente scarse sono presenti anche
in alcuni laghi oligotrofici.
Distribuzione geografica: endemica
dell’Italia settentrionale e delle regioni
adriatiche fino all’Abruzzo, è stata
introdotta in alcuni bacini dell’Italia
centrale tirrenica.
Presenza in Provincia: diffusa nel
Livenza, nel Piave ed in tutte le acque
da esso alimentate.
Status della specie: ovunque in
fase di contrazione demografica; è
inserita nella Lista Rossa dei Pesci
d’acqua dolce indigeni in Italia come
specie “vulnerabile”. A livello europeo
è presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquinamento
delle acque, alterazione fisica degli
habitat, costruzione di sbarramenti
che impediscono il raggiungimento
dei luoghi adatti alla riproduzione,
forte pressione alieutica soprattutto
durante il periodo riproduttivo.
Rapporto con l’uomo: da sempre molto
rinomata per la sua bontà alimentare
come pesce da frittura.
Specie Autoctone
52
cm
cm
Luccio Esox lucius
cm
Dal 1 gennaio
al 31 marzo
cm
cm
Misura minima
45 cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Luccio
cm
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Luccio
Nome scientifico: Esox lucius
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Esocidae
Nome dialettale: Luz
Specie Autoctone
Taglia: grande (le femmine, più grandi
dei maschi, possono raggiungere la
lunghezza totale di 1,5 m e 35 kg di
peso. Nelle nostre acque i valori sono
di poco inferiori: 1,25 m e 20 kg circa).
53
Livrea: variabile sia in relazione all’ambiente che all’età; il colore di fondo è
generalmente verde-giallastro con
una vermicolatura irregolare di colore
più scuro. In età avanzata il colore
scurisce tendendo al bruno o al grigiastro. Regione ventrale bianca. Le pinne
pettorali e ventrali sono rossastre, le
restanti brune, arricchite da macchie o
variegature nere.
Riproduzione: la deposizione avviene
da metà febbraio a marzo, a seconda
della temperatura dell’acqua. Le uova,
in numero di 15.000-20.000 per kg di
peso corporeo, vengono deposte in
più riprese sulla vegetazione acquatica e possono venir fecondate anche
da più maschi. Alla schiusa le larve
hanno un aspetto molto diverso da
quello dell’adulto e restano attaccate
alla vegetazione fino al riassorbimento del sacco vitellino. Solo dopo
una decina di giorni iniziano a
condurre vita libera.
Habitat: predilige le acque ferme o
poco correnti, ben ossigenate e ricche
di vegetazione. Lo si rinviene negli
ambienti lacustri, sia interni che
costieri (purché questi ultimi non
abbiano percentuali troppo alte di salinità), negli ambienti di risorgiva, nelle
lanche e nei punti morti dei fiumi.
Distribuzione geografica: presente in
tutta l’Europa centrale e in gran
parte di quella del nord. In Italia è
diffuso in tutte le regioni settentrionali e parte di quelle centrali, fino al
Lazio e all’Abruzzo. Al Sud è comunque
Come si può riconoscere?
• Muso appiattito, a forma di becco d’anatra. Bocca molto grande con
numerosissimi denti acuminati rivolti all’indietro;
• corpo fusiforme ed allungato. Pinna dorsale retroposta ed inserita
al di sopra di quella anale.
presente in seguito ad immissioni
operate negli ultimi decenni.
Presenza in Provincia: presente nelle
risorgive e nei settori inferiori dei vari
bacini. Buona presenza nel bacino del
fiume Sile.
Status della specie: in diminuzione su
tutto il suo areale; la specie è inserita
nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua
dolce indigeni in Italia nella categoria
“vulnerabile”.
Fattori limitanti la specie: inquinamento
delle acque, distruzione degli habitat
soprattutto quelli idonei alla deposizione delle uova, forte pressione alieutica, inquinamento genetico con
materiale
proveniente
dall’esteuropeo, competizione con specie
alloctone (es. Persico trota).
Rapporto con l’uomo: oggetto sia di
pesca professionale che sportiva.
54
Specie Autoctone
cm
cm
Panzarolo Knipowitschia punctatissima
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie in pericolo
Panzarolo
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Panzarolo
Nome scientifico: Knipowitschia
punctatissima (Canestrini, 1864)
Famiglia: Gobidae
Nome dialettale: Marsonetto
Specie Autoctone
Taglia: piccola (la lunghezza massima
non supera i 5-6 cm).
55
Livrea: la colorazione del maschio è
brunastra con bande scure trasversali
lungo i fianchi; presenta una macchia
nera, seguita da un’altra più piccola
nella prima pinna dorsale. La femmina
ha colorazione più chiara e piccole
macchie brune irregolari sui fianchi.
Il ventre, durante il periodo riproduttivo,
diventa giallastro.
Riproduzione: avviene da febbraio a
giugno; in questo periodo il maschio
diventa molto territoriale e prepara
il nido tra substrati sassosi o legnosi
e la vegetazione sommersa; il corteggiamento avviene con segnali visivi e
acustici, che inducono la femmina ad
entrare nel nido. Le uova, deposte in
posizione capovolta, aderiscono alla
volta del riparo e più femmine possono
deporre presso lo stesso nido; dopo
la fecondazione il maschio esercita
cure parentali fino alla schiusa, che
avviene dopo circa 10-12 giorni dalla
fecondazione.
Habitat: ambienti di risorgiva, con
acque limpide e ben ossigenate,
moderatamente correnti, con fondale
sabbioso e abbondanza di vegetazione
macrofitica.
Distribuzione geografica: specie
endemica della Regione Padana,
l’areale originario comprende tutta la
fascia delle risorgive dell’alta pianura
a nord del Po, dalla Lombardia al Friuli
Venezia Giulia.
Presenza in Provincia: raro e confinato
a pochissimi ambienti di risorgiva.
Status della specie: è inserito
nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua
Come si può riconoscere?
• Corpo privo di squame. Pinne ventrali fuse assieme a formare una sorta
di disco;
• testa grossa con occhi grandi in posizione dorso-laterale e bocca grande;
• il dimorfismo sessuale è evidente: oltre alla colorazione differente della
livrea, i due sessi si distinguono anche per la diversa conformazione della
papilla genitale, corta e rotondeggiante nella femmina, lunga e conica nel
maschio.
dolce indigeni in Italia tra le specie
“in pericolo”.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, inquinamento delle
acque.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
56
Passera Platichthys flesus italicus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
Passera
Specie Autoctone
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Passera
Nome scientifico: Platichthys flesus
italicus (Gunther, 1862)
Famiglia: Pleuronectidae
Nome dialettale: Passarin
Taglia: media (raggiunge una lunghezza
massima di 35-40 cm e il peso di circa
500 g).
Specie Autoctone
Livrea: colorazione del lato rivolto
verso l’alto bruno-olivastro o grigiastro
ornato a volte da macchie irregolari più
scure. Lato inferiore biancastro, a volte
punteggiato di nero. Le pinne sono
bruno chiaro.
57
Riproduzione: avviene in acque marine
costiere tra l’autunno e l’inverno. Le
uova sono sferiche e, pur essendo
provviste di una goccia oleosa, sono
flottanti. Alla schiusa la larva è pelagica
lunga 2,5 mm e metamorfosa, acquisendo le abitudini bentoniche, dopo
circa due mesi, a taglie di circa 10 mm.
Habitat: vive nelle acque marinocostiere e nelle acque interne lagunari
ed estuariali. Predilige fondali sabbiosi
o fangosi e modeste profondità.
Distribuzione geografica: specie
endemica dell’Alto Adriatico; è
presente dal Friuli Venezia Giulia
all’Emilia Romagna.
Presenza in Provincia: presente nella
parte bassa del Sile, Piave e Livenza.
Come si può riconoscere?
• Corpo piatto di forma ellittica e ricoperto da piccole scaglie cicloidi molto
aderenti al corpo. Pinne pettorali diversamente sviluppate, con la pinna
rivolta verso l’alto più grande. Pinna caudale grande e con margine
arrotondato. Pinne dorsale ed anale molto lunghe con raggi centrali più
lunghi rispetto agli altri che conferiscono al pesce un aspetto romboidale;
• capo piccolo con bocca terminale ed occhi disposti entrambi
generalmente sul lato destro.
Status della specie: non è inserita tra
le specie che necessitano di norme di
tutela.
Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, forte pressione
alieutica soprattutto se a carico di
individui che non hanno raggiunto la
maturità sessuale.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca
sia professionale, che sportiva.
Curiosità
Il recente rinvenimento di un
esemplare nel fiume Piave a
Ponte di Piave, è sintomatico
dell’avanzata del cuneo salino nel
territorio trevigiano.
Specie Autoctone
58
cm
Persico reale Perca fluviatilis
cm
Dal 1 aprile
al 31 maggio
cm
cm
Misura minima
20 cm
(12 cm nei laghi
e bacini artificiali)
cm
cm
cm
cm
Specie a
basso rischio
Persico reale
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Persico reale
Nome scientifico: Perca fluviatilis
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Percidae
Nome dialettale: Pesce persico
Taglia: media (raramente supera i
50 cm di lunghezza e i 3 kg di peso)
Specie Autoctone
Livrea: variabile, tendente al verde
scuro-olivastro con 5-7 bande trasversali scure che attraversano i fianchi.
Le pinne pettorali sono giallognole,
quelle ventrali, l’anale e la caudale di
colore rosso-arancio mentre le dorsali
sono di norma grigiastre.
59
Riproduzione: ha luogo tra marzo e
giugno e ciascuna femmina può
deporre decine di migliaia di uova
sulla vegetazione acquatica. Le uova,
inglobate in nastri gelatinosi a
funzione protettiva, sono fecondate
da più maschi. La schiusa avviene in
circa 15 giorni.
Habitat: dispone di una discreta
valenza ecologica che gli consente di
vivere in ambienti diversi: bacini lacustri purché dispongano di una buona
concentrazione di ossigeno, tratti
medio-bassi dei fiumi, acque salmastre e mari con bassa salinità.
Come si può riconoscere?
• Due pinne dorsali: l’anteriore è più ampia e sviluppata della posteriore e
presenta una macchia scura;
•opercolo branchiale provvisto posteriormente di una robusta spina.
Distribuzione geografica: euro-asiatica; in Italia la specie è presente in
tutte le regioni settentrionali mentre
la sua presenza nella parte centromeridionale e sulle isole risulta legata
a pratiche di immissione condotte
negli ultimi decenni.
Presenza in Provincia: presente nei
bacini lacustri, nel Piave, nella parte
alta del Soligo, nel torrente Follina e
nella parte medio-alta del Sile.
Status della specie: è inserito nella
Lista Rossa dei pesci italiani nella
categoria delle specie considerate
“a più basso rischio”.
Fattori limitanti la specie: eccessiva
pressione alieutica, soprattutto se
condotta anche su esemplari in età
pre-riproduttiva, inquinamento/eutrofizzazione delle acque, competizione
trofica con specie aliene (es. Persico
trota).
Rapporto con l’uomo: è oggetto sia di
pesca professionale che sportiva,
costituendo uno dei pesci d’acqua
dolce più pregiati.
Specie Autoctone
60
cm
cm
Pigo Rutilus pigus
cm
Nessun divieto
cm
cm
cm
Misura minima
20 cm
cm
Specie vulnerabile
Pigo
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Pigo
Nome scientifico: Rutilus pigus
(Lacèpède, 1804)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Avaià
Specie Autoctone
Taglia: media (raggiunge una lunghezza
totale di circa 45 cm e il peso di circa
1,5 kg).
61
Livrea: dorso bruno e fianchi di colore
bronzeo-dorato, con scaglie orlate
di nero che formano un disegno a
reticolo sull’intero corpo; il ventre è
biancastro. Le pinne pettorali, ventrali
e anale sono di colore arancio, molto
marcato durante il periodo riproduttivo, le pinne dorsale e caudale sono
grigio scure.
Riproduzione: ha luogo tra aprile
e maggio quando la temperatura
dell’acqua raggiunge i 14°C; i maschi,
in questo periodo, assumono una
pigmentazione più scura e presentano
vistosi tubercoli nuziali sul capo e sulla
regione dorso-laterale del corpo.
Le uova vengono deposte in acque
basse con fondale ciottoloso o
ghiaioso, attaccate alla vegetazione
acquatica o su substrati sassosi.
Habitat: vive nelle acque dei laghi e nei
tratti dei fiumi a maggiore profondità
e corrente moderata, prediligendo le
zone ricche di vegetazione.
Distribuzione geografica: è indigeno
nell’Italia settentrionale, dal Piemonte
al Veneto, e nella Regione del Danubio. In seguito ad immissioni, ora è
presente in alcuni bacini lacustri artificiali dell’Appennino Tosco-Emiliano e
del Lazio.
Presenza in Provincia: segnalato nel
fiume Livenza e nel fiume Sile.
Status della specie: in forte decremento demografico; è inserito nella
Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia nella categoria
“vulnerabile”. A livello europeo è
Come si può riconoscere?
• Il Pigo si differenzia dagli altri ciprinidi del genere “Rutilus” per le grandi
dimensioni e per l’assenza della banda scura lungo i fianchi.
• Può essere confuso facilmente con il Cavedano il quale però ha il corpo
più slanciato, testa più grande e bocca ampia in posizione mediana.
Il Pigo a differenza presenta un corpo più arcuato, con capo piuttosto
contenuto, occhi piccoli e bocca in posizione infero-mediana.
presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II e V) e nella Convenzione di
Berna.
Fattori limitanti la specie: costruzione
di sbarramenti che impediscono il
raggiungimento dei luoghi adatti alla
riproduzione, forte pressione alieutica
soprattutto durante il periodo riproduttivo, inquinamento delle acque.
Rapporto con l’uomo: oggetto sia di
pesca sportiva che professionale,
soprattutto negli ambienti lacustri.
62
Specie Autoctone
cm
cm
Sanguinerola Phoxinus phoxinus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Sanguinerola
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Sanguinerola
Nome scientifico: Phoxinus phoxinus
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Lanfresca
Specie Autoctone
Taglia: piccola (raggiunge normalmente
la lunghezza totale di 9 cm; eccezionalmente può raggiungere i 12 cm).
63
Livrea: dorso bruno-olivastro, la
parte superiore dei fianchi presenta
una striscia verdastra con bande
verticali nere, la parte inferiore dei
fianchi è chiara, l’addome è bianco.
Durante il periodo riproduttivo il
dorso e i fianchi dei maschi assumono
una colorazione tra il verde ed il
blu metallico, le macchie scure si
fanno più marcate, mentre la base
delle pinne pettorali, delle ventrali e
dell’anale, oltre alla porzione ventrale
del corpo, si colorano di rosso acceso.
Nelle femmine può colorarsi di rosso
solo il ventre.
Riproduzione: avviene tra maggio e
giugno; ogni femmina depone, in più
riprese, un numero variabile di uova
(200-1500) in acque basse su fondali
ghiaiosi o ciottolosi. La schiusa
avviene all’incirca dopo 8-10 giorni
alla temperatura di 13-14°C.
Habitat: predilige le acque limpide,
fredde, ricche di ossigeno con fondali
ghiaiosi, tipiche dei tratti alti e medioalti dei corsi d’acqua; è presente
anche nelle risorgive e nei laghi
oligotrofici.
Distribuzione geografica: euroasiatica; in Italia è distribuita in
tutto l’arco alpino, in gran parte della
Pianura Padana ed in alcuni affluenti
appenninici del Po.
Presenza in Provincia: diffusa nel Piave,
più rara negli altri corsi d’acqua.
Status della specie: è inserita nella
Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia nella categoria
“vulnerabile”.
Come si può riconoscere?
• Corpo slanciato, fusiforme nella parte anteriore e allungato in quella
posteriore. Pinna dorsale inserita a livello dello spazio tra le pinne
ventrali e l’anale;
• testa con profilo arrotondato, bocca in posizione infero-mediana con
mascella superiore leggermente prominente;
• livrea bruno-olivastra con bande verticali nere sulla parte superiore dei
fianchi, regione ventrale bianca.
Fattori limitanti la specie: degrado
degli habitat, inquinamento delle
acque, forte pressione predatoria da
parte di Salmonidi introdotti a favore
della pesca sportiva.
Rapporto con l’uomo: spesso viene
utilizzata come esca viva.
Specie Autoctone
64
cm
cm
Savetta Chondrostoma soetta
cm
Nessun divieto
cm
cm
cm
Misura minima
20 cm
cm
Specie vulnerabile
Savetta
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Savetta
Nome scientifico: Chondrostoma
soetta (Bonaparte, 1840)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Soetta
Taglia: media (raggiunge la lunghezza
totale massima di circa 40 cm e peso
di oltre 900 g).
Specie Autoctone
Livrea: il dorso è di colore grigio-bruno,
il ventre è bianco mentre i fianchi sono
argentati.
Le pinne pettorali, ventrali ed anale
sono giallastre o aranciate mentre la
dorsale e caudale grigie.
65
Riproduzione: ha luogo tra aprile e
maggio; gli individui sessualmente
maturi si riuniscono in gruppi
numerosi e risalgono i corsi d’acqua
portandosi anche verso gli affluenti
di minori dimensioni. Depongono
parecchie migliaia di uova su fondali
ghiaiosi in prossimità delle rive,
la schiusa avviene dopo circa una
settimana, in relazione alla temperatura ambientale.
Habitat: vive in acque profonde e poco
correnti dei tratti medio-bassi dei
fiumi di maggiori dimensioni e negli
ambienti lacustri oligo e mesotrofici.
Solo durante il periodo riproduttivo
migra nelle zone medio-alte dei corsi
d’acqua, anche di scarsa portata e di
ridotte dimensioni.
Distribuzione geografica: endemica
della regione padano-veneta, recentemente è stata introdotta in alcuni
bacini del versante tirrenico fino al
Lazio.
Presenza in Provincia: poco diffusa
e presente prevalentemente nel
tratto terminale dei fiumi Livenza e
Monticano.
Status della specie: un po’ ovunque in
decremento demografico; è inserita
nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua
dolce indigeni in Italia nella categoria
Come si può riconoscere?
• Il corpo è tozzo, piuttosto sviluppato in altezza caratterizzato da un muso
con profilo appuntito e bocca inarcata, infera, dotata di labbro inferiore
corneo.
“vulnerabile”. A livello europeo è
presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione
fisica degli habitat, costruzione di
sbarramenti che impediscono il
raggiungimento dei luoghi adatti alla
riproduzione, forte pressione alieutica soprattutto durante il periodo
riproduttivo.
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca
sportiva.
66
Scardola Scardinius erythrophthalmus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
Scardola
Specie Autoctone
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Scardola
Nome scientifico: Scardinius erythrophthalmus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Sgardola
Specie Autoctone
Taglia: media (normalmente raggiunge
una lunghezza di 30-35 cm e 0,5-0,8 kg
di peso. Eccezionalmente può arrivare
ai 45 cm e 2 kg).
67
Livrea: colore di fondo tendente
al grigio, più scuro sul dorso, con
riflessi dorati. La regione ventrale è
biancastra; le pinne sono più o meno
intensamente colorate di rosso,
soprattutto negli individui giovani.
L’iride dell’occhio è di colore gialloaranciato.
Riproduzione: avviene tra maggio
e giugno in relazione alle condizioni
termiche dei corsi d’acqua; le uova,
prodotte in gran numero (fino a
200.000), sono adesive e vengono
deposte sulla vegetazione acquatica
in acque poco profonde. Dopo la
schiusa, che avviene nel giro di 3-10
giorni, le larve restano attaccate alla
vegetazione fino al riassorbimento del
sacco vitellino.
Habitat: predilige le acque a lento
decorso o stagnanti, ricche di vegetazione e substrati sabbiosi o fangosi.
Colonizza i tratti medi e medio-bassi
dei corsi d’acqua, i canali e i bacini
lacustri (laghi meso ed eutrofici e gli
stagni).
Distribuzione geografica: euroasiatica; in Italia è ampiamente
diffusa in tutte le regioni settentrionali e peninsulari fino al Lazio e alle
Marche. La presenza di popolazioni
nelle restanti regioni del Sud Italia
sono probabilmente da attribuire ad
immissioni antropiche.
Presenza in Provincia: ampiamente
diffusa, soprattutto nella parte meridionale.
Come si può riconoscere?
• Il corpo è tozzo, piuttosto sviluppato in altezza e compresso in senso
laterale. Le squame sono grandi;
• la pinna dorsale è retroposta rispetto alla linea di inserzione delle pinne
ventrali;
• il capo è piccolo, la bocca è obliqua e rivolta verso l’alto con la mascella
inferiore sporgente rispetto alla superiore.
Status della specie: è una delle poche
specie indigene in Italia considerate
“non a rischio”; ciò è dovuto a diversi
fattori tra cui la grande valenza ecologica, la buona tolleranza verso alcune
tipologie di alterazione ambientale
(scarichi urbani), ampio areale di
distribuzione.
Fattori limitanti la specie: non rilevati.
Rapporto con l’uomo: oggetto di
pesca sportiva, soprattuttoda parte
di principianti.
68
Specie Autoctone
cm
cm
Dal 1 marzo
al 30 aprile
cm
Nessuna misura
minima
cm
Scazzone Cottus gobio
cm
cm
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Scazzone
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Scazzone
Nome scientifico: Cottus gobio
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cottidae
Nome dialettale: Marson
Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza
massima di 15-16 cm).
Specie Autoctone
Livrea: colorazione del corpo brunogrigia, bruno-verdastra o rossastra,
in relazione all’ambiente, con macchie
irregolari più scure che spesso
formano bande trasversali; regione
ventrale chiara.
69
Riproduzione: avviene tra la metà di
febbraio e la metà di aprile. Il corteggiamento segue un preciso rituale:
il maschio prepara un nido tra i sassi
ed esegue una danza per farsi seguire
nel nido dalla femmina; sulla volta
del riparo, i due partner, in posizione
capovolta, depongono i gameti. Ogni
femmina depone da 80 a 600 uova,
in relazione alla taglia. Più femmine
possono deporre all’interno dello
stesso nido. Il maschio difende poi
le uova fino alla schiusa, che avviene
circa dopo 3-4 settimane dalla deposizione.
Habitat: tipico pesce di fondo, vive in
acque limpide, fredde (temperature
inferiori ai 14-16°C) e ben ossigenate,
con fondali prevalentemente ciottolosi.
Si rinviene pertanto in corsi d’acqua
con caratteristiche torrentizie, fino
a quote elevate, ma anche in corsi
d’acqua di pianura, purché con buone
caratteristiche qualitative.
Distribuzione geografica: Europa
centrale e settentrionale; in Italia
è diffuso in tutto l’arco alpino, nelle
risorgive dell’alta pianura a nord del
Po, nei due versanti dell’Appennino
Tosco-Emiliano, nelle Marche e nella
parte alta del bacino del Tevere.
Presenza in Provincia: comune nel
fiume Piave e suoi affluenti e risorgive, più raro nel bacino del Sile.
Come si può riconoscere?
• Corpo allungato e leggermente appiattito con pelle priva di squame.
Pinne pettorali molto sviluppate. Pinne ventrali separate (e non fuse
assieme come nei Gobidae).
• testa larga e tozza. Bocca grande e occhi molto sviluppati situati nella
parte superiore del capo.
Status della specie: in rarefazione;
è inserito nella Lista Rossa dei Pesci
d’acqua dolce indigeni in Italia tra le
specie “vulnerabili”. A livello europeo
è presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II).
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, soprattutto degli alvei,
inquinamento delle acque, pesca di
frodo.
Rapporto con l’uomo: localmente le
sue carni sono molto apprezzate, tanto
da farne oggetto di pesca illegale.
70
Specie Autoctone
cm
cm
Spinarello Gasterosteus aculeatus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
cm
cm
cm
Specie vulnerabile
Spinarello
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Spinarello
Nome scientifico: Gasterosteus aculeatus (Linnaeus, 1758)
Famiglia: Gasterosteidae
Nome dialettale: Spinariola
Specie Autoctone
Taglia: piccola (la lunghezza totale
raggiunta dalle femmine, normalmente
più grandi dei maschi, è di 7,5-8 cm).
Raramente sono state osservate
lunghezze superiori ai 12 cm.
71
assieme da secrezioni mucose, che
viene successivamente ricoperto
da sabbia, lasciandone visibile solo
l’apertura d’ingresso. Il maschio attira
quindi la femmina con i suoi colori e
la induce ad entrare nel nido dove
avviene la deposizione delle uova.
Dopo la fecondazione, la femmina
viene immediatamente allontanata
e il maschio vigila sino alla schiusa,
quindi segue e protegge gli avannotti
per una decina di giorni.
Come si può riconoscere?
• Pinna dorsale arretrata e preceduta da tre spine distanziate tra loro;
• spine presenti anche sul lato ventrale: la prima, particolarmente robusta,
sostituisce le pinne ventrali, la seconda, più piccola e sottile, precede
la pinna anale;
• peduncolo caudale molto assottigliato.
Livrea: colorazione di fondo variabile
dal grigio al verde ad eccezione della
regione ventrale sempre chiara.
Le pinne sono grigie. Durante il periodo
riproduttivo i maschi assumono una
bellissima livrea nuziale caratterizzata
da dorso e fianchi bluastri, ventre ed
opercoli rosso vivo.
Habitat: vive normalmente nelle
acque dolci ma è in grado di sopportare anche quelle salmastre (si tratta
di una specie ampiamente eurialina).
Frequenta i piccoli corsi d’acqua,
soprattutto di risorgiva, con acque
limpide, ricche di vegetazione e
corrente lenta o moderata; raramente
frequenta i grandi fiumi dove predilige
i microhabitat ripari.
Presenza in Provincia: occupa tutti gli
ambienti di risorgiva ricchi di vegetazione.
alvei, inquinamento delle acque),
predazione esercitata da specie
alloctone.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
Riproduzione: tra aprile e maggio;
il maschio diventa particolarmente
territoriale e costruisce un piccolo
nido fatto di frammenti vegetali tenuti
Distribuzione geografica: ha un’ampia
distribuzione in tutto l’emisfero
settentrionale ma il suo areale risulta
piuttosto frammentato.
Status della specie: inserito nella Lista
Rossa delle specie indigene in Italia
nella categoria “vulnerabile”.
Fattori limitanti la specie: alterazione
della qualità ambientale (eccessivi
prelievi idrici, artificializzazione degli
72
Storione cobice Acipenser naccarii
cm
Specie Autoctone
cm
Dal 1 gennaio
al 31 dicembre
cm
Specie in pericolo
cm
Storione cobice
cm
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Storione cobice
Nome scientifico: Acipenser naccarii
(Bonaparte, 1836)
Famiglia: Acipenseridae
Nome dialettale: Storion
Taglia: grande (la lunghezza massima
è di 2 m circa, anche se raramente
supera i 140-150 cm e 30 kg di peso).
Specie Autoctone
Livrea: il dorso è bruno con riflessi
grigio-verdastri che tendono a sfumare
lungo i fianchi; il ventre è chiaro,
di colore bianco o giallastro.
73
Riproduzione: la maturità sessuale
viene raggiunta a 8-9 anni nei maschi
e a 10 nelle femmine; è una specie
migratrice anadroma pertanto, con
l’approssimarsi del periodo riproduttivo (maggio-giugno), abbandona le
acque salate e risale i corsi d’acqua di
maggior portata, spingendosi, quando
possibile, anche a centinaia di Km dalla
foce. La deposizione avviene in acque
ferme o moderatamente correnti
su substrati ghiaiosi o ciottolosi.
La schiusa avviene dopo circa una
settimana a temperature di 18-20°C.
Terminata questa fase, gli adulti
ritornano in mare, mentre i giovani
attenderanno 2 o 3 anni prima di
spostarsi anch’essi verso le acque
marine.
Come si può riconoscere?
• Corpo slanciato caratterizzato dall’assenza di squame e dalla presenza
di scudi ossei disposti in 5 file: 2 laterali, 2 ventrali, 1 dorsale. Scheletro
cartilagineo;
• muso allungato e arrotondato all’apice; la bocca è infera munita di 4
barbigli a funzione sensoriale;
• pinna caudale eterocerca (con lobi asimmetrici).
Habitat: occupa le aree poste in
prossimità degli estuari prediligendo
fondali fangosi e/o sabbiosi e profondità che possono raggiungere 40 m.
Distribuzione geografica: specie endemica nel bacino del Mare Adriatico
dove frequenta le coste settentrionali
ed orientali; nelle acque interne è
presente nei principali corsi d’acqua
dell’Italia settentrionale quindi Fiumi
Po, Adige, Brenta, Livenza, Piave e
Tagliamento.
Presenza in Provincia: oggetto di
recente immissione nella parte
terminale di tutti i grandi fiumi, Piave,
Livenza, Sile.
Status della specie: in fase di forte
contrazione. La specie è inserita nella
Lista Rossa dei pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia nella categoria delle
specie “in pericolo critico”. È indicata
nella Direttiva 92/43/CEE (all. II e IV),
nella Convenzione di Berna e nella
Convenzione di Washington.
Fattori limitanti la specie: forte
pressione alieutica, costruzione di
sbarramenti, inquinamento
acque, degrado degli habitat.
delle
Rapporto con l’uomo: oggetto di pesca
professionale, lo Storione cobice
riveste una modesta importanza
economica; è uno degli Acipenseridi
potenzialmente allevabili in piscicoltura per fini commerciali.
Specie Autoctone
74
cm
cm
Temolo Thymallus thymallus
cm
Dall’ultimo lunedì
di settembre
al 15 maggio
cm
cm
cm
Misura minima
35 cm
cm
Specie in pericolo
Temolo
cm
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Temolo
Nome scientifico: Thymallus thymallus
(Cuvier, 1817)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Temolo
Specie Autoctone
Taglia: media (normalmente raggiunge
una lunghezza totale di 50 cm e peso
di 1 kg o poco più. Eccezionalmente
può arrivare a 60 cm e 2-3 kg).
75
Livrea: dorso e fianchi grigiastri con
riflessi argentei, regione ventrale
biancastra. Nella parte anteriore
del corpo sono presenti, in numero
variabile da 10 a 20, delle piccole
macchie rotondeggianti nere disposte
in maniera irregolare. La prima pinna
dorsale è grigia con sfumature rossastre o violacee evidenti soprattutto
durante il periodo riproduttivo; anche
su questa pinna sono presenti delle
macchie nere. Pinne pettorali, ventrali
ed anale bruno-giallastre, mentre la
caudale è grigia.
Riproduzione: avviene tra marzo e
maggio; ciascuna femmina depone
migliaia di uova, in relazione alla
taglia, in una piccola cavità scavata
su fondali ghiaiosi o sabbiosi a bassa
profondità. Dopo la fecondazione la
femmina ricopre le uova. Gli avannotti
presentano lungo i fianchi una decina
di macchie grigiastre (macchie “parr”)
che poi scompaiono con l’aumentare
della taglia.
Come si può riconoscere?
• Corpo affusolato. Due pinne dorsali di cui la prima particolarmente
sviluppata, la seconda adiposa;
• capo conico con bocca leggermente infera;
• fianchi argentei con piccole macchie nere nella parte anteriore.
Habitat: vive nei corsi d’acqua a
maggior portata dei tratti medio-alti
con corrente sostenuta, ben ossigenati, temperature non superiori ai
18-20°C e fondali a ghiaie grossolane.
Distribuzione geografica: Europa
centro-orientale e settentrionale.
In Italia è indigena nelle regioni
settentrionali, a nord dell’asta principale del fiume Po.
Presenza in Provincia: presente,
pur se in forte rarefazione, nei fiumi
Livenza e Piave.
Status della specie: ovunque in declino;
è inserito nella Lista Rossa dei Pesci
d’acqua dolce indigeni in Italia tra le
specie “in pericolo”. A livello europeo
è presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, alterazione degli
habitat, eccessivo sfruttamento idro-
elettrico, forte pressione alieutica,
inquinamento genetico.
Rapporto con l’uomo: soggetto
ad attività di ripopolamento.
Specie Autoctone
76
Tinca Tinca tinca
cm
Dal 15 maggio
al 30 giugno
cm
cm
Misura minima
25 cm
cm
cm
Tinca
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Tinca
Nome scientifico: Tinca tinca
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Tenca
Taglia: medio-grande (raggiunge
normalmente la lunghezza totale di 50
cm e il peso di 2 kg).
Specie Autoctone
Livrea: colore di fondo verdastro,
tendente al bruno sul dorso e al giallo
sul ventre, spesso con riflessi bronzei
sui fianchi. L’occhio è rossiccio,le
pinne grigio-brune.
77
Riproduzione: avviene tra maggio e
metà agosto in relazione alle condizioni termiche; ogni femmina depone
un numero elevatissimo di uova in
acque basse e ricche di vegetazione.
La deposizione avviene in più riprese,
ogni due settimane circa. La schiusa
avviene nel giro di una settimana e
gli avannotti restano attaccati alla
vegetazione fino al riassorbimento
del sacco vitellino.
Habitat: acque a lento decorso o
stagnanti ricche di vegetazione e
substrato fangoso; la si rinviene nei
tratti medio-bassi dei corsi d’acqua,
nei canali e nei bacini lacustri.
Essendo una specie eurialina è in grado
di vivere anche nei laghi costieri
salmastri.
Come si può riconoscere?
• Corpo tozzo, sviluppato in altezza e ricoperto di abbondante muco che le
conferisce un aspetto assai viscido. Scaglie molto piccole;
• bocca protrattile, in posizione mediana, munita di 2 corti e sottili barbigli.
Distribuzione geografica: euro-asiatica, dalle coste atlantiche della
Penisola Iberica alla Cina, dalla
Scandinavia alla parte settentrionale
della Turchia. In Italia è diffusa in
tutte le regioni, isole comprese.
Presenza in Provincia: diffusa in tutti i
corsi d’acqua a substrato fangoso.
vegetazione acquatica dove la specie
depone le uova.
Status della specie: stabile, anche
se risente della competizione con le
specie alloctone.
Rapporto con l’uomo: riveste un ruolo
importante nella pesca professionale
e sportiva. È inoltre oggetto di allevamento estensivo sia in bacini artificiali
che nelle risaie.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, taglio sistematico della
78
Triotto Rutilus erythrophthalmus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
Triotto
Specie Autoctone
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Triotto
Nome scientifico: Rutilus erythrophthalmus (Zerunian, 1982)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: Brussola
Specie Autoctone
Taglia: medio-piccola (può raggiungere
una lunghezza massima di 20 cm e il
peso di 130 g).
79
Livrea: colorazione bruno-verdastra
sul dorso e bianca sul ventre, i fianchi
sono argentei attraversati da una
evidente banda longitudinale di colore
scuro. Le pinne sono generalmente
incolori, talvolta le pinne pari e l’anale
possono essere giallastre. L’occhio è
di colore rosso più o meno acceso.
Riproduzione: avviene tra maggio e
giugno; ogni femmina depone a più
riprese tra 50.000 e 100.000 uova
adesive sulla vegetazione acquatica.
Habitat: predilige le acque a lento
decorso o stagnanti, ricche di vegetazione e substrati limosi o fangosi.
Lo si rinviene pertanto nei tratti medi
dei corsi d’acqua, nei canali e nei
bacini lacustri.
Distribuzione geografica: si tratta
di un endemismo italiano, originario
dell’Italia settentrionale; ora, in
seguito ad introduzioni, è diffuso
anche in quella centrale.
Come si può riconoscere?
• Corpo fusiforme. Pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali.
Pinne grigie;
• bocca piccola in posizione mediana. Occhio rosso;
• presenza lungo i fianchi di una banda scura che decorre dall’opercolo alla
base della pinna caudale.
N. B. Il Triotto si confonde facilmente con Alborella, Scardola, Vairone e Rutilo alle cui schede si rimanda.
Presenza in Provincia: presente in
gran parte del territorio, anche se in
forte competizione con il Vairone.
Status della specie: stabile, anche
se risente della competizione con il
vairone, che sta estendendo il proprio
areale alla parte nord-orientale della
penisola.
Fattori limitanti la specie: predazione da parte di specie alloctone
(es. Siluro), competizione trofica
con altre specie, soprattutto aliene
(es. Rodeo e Pseudorasbora).
Rapporto con l’uomo: spesso usata
come esca viva.
Specie Autoctone
80
cm
Trota fario Salmo [trutta] trutta
cm
Dall’ultimo lunedì
di settembre
al primo sabato
di marzo
cm
cm
cm
Misura minima
22 cm
(25 cm nei fiumi
Piave e Livenza)
cm
cm
cm
Specie in pericolo
Trota fario
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Trota fario
Nome scientifico: Salmo [trutta] trutta
(Linnaeus, 1758)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Trota, Truta
Specie Autoctone
Taglia: media (lunghezza di 30-35 cm,
sino ad un massimo di 50 cm in ambienti
di buona produttività e 1-1,5 kg di peso).
81
Livrea: su tutto il corpo, tranne nella
regione ventrale, sono presenti numerose macchie rotondeggianti nere e
rosse, spesso con alone chiaro ben
definito. Le pinne sono grigie, quelle
pari tendono al giallo. La pinna adiposa
è spesso bordata di rosso. È, o meglio
era, possibile distinguere due ceppi
distinti di Trota fario, uno a nord della
catena alpina detto “ceppo atlantico”
e l’altro a sud delle Alpi detto “ceppo
mediterraneo”. Il ceppo atlantico è più
robusto, più facile da allevare e cresce
più rapidamente ed è stato preferito
dagli allevatori per la produzione di
materiale da ripopolamento. Ciò ha
comportato un rimescolamento delle
caratteristiche genetiche e fenotipiche
del ceppo originario. I giovani presentano grosse macchie (“parr” )di forma
ellissoidale lungo i fianchi, di colore
bruno-violaceo che scompaiono intorno
ai 10-15 cm di lunghezza nei soggetti
provenienti dal ceppo di origine atlantica. Nel ceppo mediterraneo invece le
macchie persistono anche nell’adulto
insieme ad una evidente macchia nera
pre-opercolare.
Riproduzione: in inverno, nei mesi di
dicembre e gennaio; la deposizione
avviene in acque poco profonde e
velocità moderata. La femmina depone
circa 1.500-2.500 uova per kg di peso
in una piccola buca che, subito dopo la
fecondazione, viene ricoperta da materiale grossolano. Alla schiusa le giovani
trotelle stazionano per quasi un anno nei
pressi del nido prima di abbandonarlo.
Habitat: dispone di una discreta valenza
ecologica che la spinge ad occupare
diversi tipologie ambienti; predilige
Come si può riconoscere?
• Corpo fusiforme ed allungato con capo piccolo. Due pinne dorsali di cui
la seconda adiposa;
• livrea con numerose macchie nere e rosse. Nessuna punteggiatura
presente sulle pinne pari, sull’anale e sulla caudale.
comunque i tratti montani dei corsi
d’acqua con acque limpide, fredde
(inferiori ai 15°C), ben ossigenate, con
velocità di corrente elevata e substrato a
massi, ciottoli e ghiaia grossolana.
Distribuzione geografica: originaria
delle regioni alpine e subalpine dell’Europa settentrionale, oggigiorno diffusa
ovunque, in seguito alle immissioni a
scopo alieutico.
Presenza in Provincia: distribuita in
tutte le acque fresche e nella fascia
delle risorgive, la sua presenza è legata
in genere alle pratiche di ripopolamento.
Status della specie: inserita nella Lista
Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni
in Italia tra le specie “in pericolo”.
Fattori limitanti la specie: inquinamento
genetico.
Rapporto con l’uomo: particolarmente
apprezzata dai pescasportivi.
Specie Autoctone
82
cm
cm
Trota marmorata Salmo [trutta] marmoratus
cm
Dall’ultimo lunedì
di settembre
al primo sabato
di marzo
cm
cm
cm
Misura minima
40 cm
cm
cm
Specie in pericolo
Trota marmorata
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Trota marmorata
Nome scientifico: Salmo [trutta]
marmoratus (Cuvier, 1817)
Famiglia: Salmonidae
Nome dialettale: Marmorata
Taglia: grande (raggiunge normalmente
la lunghezza totale di 80-85 cm e il
peso di 10 kg. Sono state documentate
però taglie superiori).
Specie Autoctone
Livrea: colore di fondo bruno chiaro
ornato da una diffusa marmoreggiatura costituita da linee sinuose ed
irregolari di colore più scuro. Regione
ventrale chiara.
83
Riproduzione: limitata ai mesi di
novembre e dicembre; la deposizione
dei gameti avviene in acque poco
profonde con fondo ghiaioso e corrente
moderata.
La schiusa delle uova avviene all’incirca dopo 40 giorni.
Habitat: vive nei tratti medi e medioalti dei corsi d’acqua soprattutto quelli
con portata maggiore; predilige acque
limpide, fresche, con temperature
normalmente inferiori a 16°C, alto
tenore di ossigeno disciolto e fondali
ciottolosi e/o ghiaiosi. È in grado di
vivere anche nei bacini lacustri, dove
risale i corsi d’acqua immissari per la
riproduzione.
Distribuzione geografica: emispecie
endemica dei bacini dell’Alto Adriatico; l’areale originario comprende
gran parte dell’Italia settentrionale:
affluenti alpini del Po, Trentino, Veneto
e Friuli Venezia Giulia. È presente
con popolazioni indigene anche sul
versante adriatico della Slovenia, in
Dalmazia, in Montenegro e in Albania.
Presenza in Provincia: presente
nel fiume Piave, nel Livenza e nel
Meschio.
Status della specie: un po’ ovunque
in progressiva rarefazione. La specie
è inserita nella Lista Rossa dei Pesci
Come si può riconoscere?
• Corpo fusiforme e slanciato con capo grande. Due pinne dorsali di cui
la seconda adiposa;
• livrea chiara ornata da marmoreggiature variegate ed irregolari di colore
più scuro.
d’acqua dolce indigeni in Italia tra le
specie “in pericolo”.
A livello europeo è tutelata dalla
Direttiva 92/43/CEE (all. II).
Fattori limitanti la specie: distruzione
degli habitat, eccessive captazioni
idriche, inquinamento delle acque,
eccessiva pressione alieutica, inquinamento genetico con Trote fario
introdotte a finalità alieutiche.
Rapporto con l’uomo: soggetta ad
attività di ripopolamento.
84
Specie Autoctone
cm
cm
Vairone Leuciscus souffia muticellus
cm
Nessun divieto
cm
cm
Nessuna misura
minima
cm
Specie a
basso rischio
Vairone
cm
cm
cm
cm
cm
Caratteristiche
Nome comune: Vairone
Nome scientifico: Leuciscus souffia
muticellus (Bonaparte, 1837)
Famiglia: Cyprinidae
Nome dialettale: nessuno, la specie
originariamente era endemica del
nord-ovest dell’Italia.
Specie Autoctone
Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza
massima di 18-20 cm, anche se sono
noti valori superiori).
85
Livrea: colorazione del dorso grigiobruna, lateralmente è presente una
spessa banda nera, molto marcata
soprattutto durante il periodo riproduttivo. Al di sotto di tale banda i
fianchi ed il ventre sono bianchi, con
riflessi argentei.
Le pinne dorsale e caudale sono
grigie, quelle pettorali, ventrali ed
anale hanno l’attaccatura di colore
giallo-arancio, più accentuato durante
la riproduzione. L’occhio è argenteo.
Riproduzione: ha luogo nella tarda
primavera, tra aprile e luglio in acque
basse e correnti su fondali ciottolosi
o ghiaiosi. Durante questo periodo
i maschi hanno una colorazione più
accentuata della livrea e delle pinne
e si ricoprono sul capo di piccoli
“tubercoli nuziali”. La fecondità relativa è piuttosto elevata.
Habitat: vive in acque correnti, limpide
e ricche di ossigeno con fondali ghiaiosi. È presente nei tratti medio-alti
dei corsi d’acqua, nelle risorgive e,
raramente, lo si rinviene nei laghi
oligotrofici.
Distribuzione geografica: specie
endemica dell’Italia nord-ovest e
parte di quella centrale e meridionale.
Recentemente l’areale si è ampliato
anche alla zona nord orientale.
Presenza in Provincia: la specie non
è mai stata segnalata fino al 2000,
attualmente è diffusa in quasi tutta
l’asta del fiume Piave, nel tratto medio
e superiore, e nel torrente Giavera.
Come si può riconoscere?
• Corpo fusiforme. Pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali.
L’attaccatura delle pinne pettorali, ventrali ed anale è giallo-arancio;
• bocca piccola in posizione mediana o mediano-infera. Occhio argenteo;
• presenza lungo i fianchi di una banda scura che decorre dall’opercolo
branchiale alla base della pinna caudale.
N. B. Il Vairone si confonde facilmente con Triotto, Alborella, Scardola, Sanguinerola e piccoli Rutilo
alle cui schede si rimanda.
Status della specie: è inserito nella
Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia tra le specie “a più
basso rischio”. A livello europeo è
presente nella Direttiva 92/43/CEE
(all. II) e nella Convenzione di Berna.
Fattori limitanti la specie: alterazione
degli habitat, inquinamento delle
acque, eccessivi prelievi idrici.
Rapporto con l’uomo: nessuno.
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