Festa della Santissima Trinità - Suore Francescane Immacolatine

A degno sigillo di tutto il ciclo pasquale, che ci fa rivivere
la storia della nostra redenzione, la Chiesa dedica una
domenica particolare per onorare la Santissima Trinità.
Questa solennità liturgica potrebbe sembrare a qualcuno
superflua, perché ogni giorno, ogni ora, ad ogni stadio
della preghiera e dei sacramenti la Chiesa invoca la
benedizione della Trinità. La nostra stessa vita di cristiani,
il nostro cammino di fede e il nostro marciare verso
l’eternità iniziano e si concludono nel nome della
Santissima Trinità. Siamo battezzati nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo, siamo chiusi nel sepolcro
nel nome delle medesimo Tre Persone Divine oggetto
fondante della nostro professione di fede. Tutta la fede
della Chiesa si basa su questo mistero. Professandolo noi
ci inseriamo nella tradizione degli Apostoli e ne
accettiamo l’insegnamento.
“La nostra fede è questa, scrive Sant’Atanasio. La Trinità santa e perfetta è quella che è
distinta nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di aggiunto dal di fuori, non
risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma è tutta potenza creatrice e attiva. Una è la natura,
identica a se stessa. Uno è il principio attivo e unica l’operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa
per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e in questo modo è mantenuta intatta l’unità della Santa
Trinità. Perciò nella Chiesa è annunziato un solo Dio, che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto
ed è in tutte le cose” ( Lett. A Serapione,28, 30, PG.26,24 ss.). Queste parole del grande dottore
della Chiesa unita commentano con precisione e chiarezza ciò che dice San Paolo, quando
scrivendo ai Corinti sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio, unico principio:”
Vi sono diversità di carismi, e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore, ci sono
diversità di operazioni ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti” (1Cor.12,46). Egli conferma la
ricchezza di questa misteriosa comunione nella Seconda Lettera ai Corinti nel saluto trinitario, che
anche oggi all’inizio della Messa il sacerdote rivolge ai fedeli: “ La grazia del Signore Gesù Cristo,
l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi” (2Cor.13,13). Con queste
parole l’Apostolo Paolo ci dà anche un’idea delle operazioni specifiche delle Tre Parsone
nell’unicità della natura e dell’azione divine.
Sappiamo che la rivelazione della Trinità ci è stata fatta principalmente nel Nuovo
Testamento. E’ con l’incarnazione del Verbo, inviato dal Padre per l’opera dello Spirito Santo che
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si svela l’intima vita di Dio. Lo stretto monoteismo dell’Antico Testamento non permetteva questa
conoscenza, anche perché lo stesso popolo della promessa non era ancora in grado di capirla. Dio
Creatore ha voluto rivelare gradualmente il suo essere ed operare intimo. Egli poteva anche
scegliere la forma di una illuminazione interiore o una manifestazione esterna di potenza, ma ha
preferito il modo più consono alla natura dell’umano intelletto che procede con gradualità nella
scoperta del vero. Iddio ha preferito inserirsi nella storia dell’uomo, che è successione di fatti e
presenza di vita e di azione, con l’invio del suo Figlio il quale, assumendo la natura umana, vive
con gli uomini suoi fratelli il cammino nel tempo fino al compimento della sua missione che è
anche suprema rivelazione. Nella vita terrena di Gesù e nei suoi insegnamenti abbiamo i primi
barlumi sulla vera intima natura di Dio. Gesù parla di Dio come di suo Padre, che lo ha inviato per
compiere la missione di rivelarlo agli uomini, del quale deve compiere la volontà, la cui presenza è
viva ed operante in lui, al quale deve ritornare a missione compiuta. I riferimenti alla comune natura
divina col Padre sono espliciti nei discorsi di Gesù ai suoi discepoli ed oppositori, ma sempre
presentati con un linguaggio velato in attesa della loro piena conferma con l’evento della
resurrezione. Egli parla anche dello Spirito, che procede dal Padre e dal Figlio ed è mandato per
rendere testimonianza alla verità della sua missione e confermare quanti credono in lui. La
rivelazione trinitaria di Gesù si fece piena ed esplicita al termine della sua missione terrestre. Prima
di ritornare al Padre egli dà mandato agli Apostoli di predicare la sua salvezza a tutti gli uomini
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Con l’effusione dello Spirito il
giorno di Pentecoste gli Apostoli ebbero alla fine la piena conoscenza di tutta la rivelazione
trinitaria. Il Dio unico, onnipotente e creatore, oggetto della fede di Israele, aveva manifestato in
Gesù una vita interiore, una realtà misteriosa e splendente, più ricca e gratificante di quanto potesse
essere percepita attraverso le cose create.
Sull’esempio degli Apostoli la Chiesa continua a radunarsi sotto la guida dello Spirito per
comprendere tutte le ricchezze intellettuali e spirituali che derivano dalla sua origine trinitaria.
Insegnando questa verità sublime la Chiesa svela all’uomo il suo vero destino che è quello di
diventare partecipe della conoscenza e della vita di una realtà divina così vera e tanto superiore ad
ogni sua possibilità di intendimento. La vera, grande sublimazione della natura umana!
La nostra conoscenza del mistero della Trinità potrebbe essere paragonata alla visione che
abbiamo delle splendide vetrate che adornano le cattedrali gotiche. Dall’esterno si ha una visione
piuttosto confusa e indeterminata del soggetto. Dall’interno invece, alla luce che filtra da fuori, si
offrono alla nostra vista la bellezza delle immagini e lo splendore dei colori. Per capire il mistero
trinitario dall’interno abbiamo bisogno della luce di Cristo, perché egli ci ha rivelato tutto ciò che è
nel Padre del quale egli è icone. All’Apostolo Filippo, che gli chiedeva di mostrargli il Padre, Gesù
rispose “Chi vede me vede il Padre” e le opere che Gesù compie ne sono la prova. Dopo la sua
ascensione al Cielo egli mandò sopra gli apostoli lo Spirito Santo a confermarli nella fede trinitaria
e a guidarli verso un più profondo intendimento della sua presenza ed operare nella Chiesa e nel
mondo.
Tra tutte le religioni il Cristianesimo è l’unica a rivelare all’uomo alcune delle verità più
gioiose e gratificanti nei riguardi di Dio. Nella comune natura divina e relazione di amore delle tre
Persone della Trinità, Dio si rivela Padre, Amore, Verità, Operatore di grazia e di santità, Termine
ultimo di felicità eternamente appagante per l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza e redento
per mezzo del sacrificio del suo Figlio Incarnato.
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Per questi motivi la Chiesa celebrando la Trinità esulta e canta con gioia: “O Beata Trinità, o
unità indivisa, resta con noi ora e sempre”. La presenza delle Tre Persone in noi deve essere
percepita più col cuore che con la mente. Questa rimane abbagliata dalla immensa profondità del
mistero, ma il cuore sente ed esperimenta l’amore e la grazia che le Tre Persone Divine operano in
noi. Quando l’anima è in stato di grazia ed immune dalla colpa grave la Trinità prende in essa
dimora. Il Padre opera con la generosità e misericordia del suo amore, il Figlio con la grazia dei
sacramenti frutto della sua redenzione, lo Spirito Santo con l’effusione dei suoi doni e carismi.
Vivere in grazia è rimanere in comunione con la Santa Trinità. Dovunque un’anima vive in grazia
di Dio, nelle più nobili dimore o nei più poveri tuguri, nel quieto silenzio del chiostro o in mezzo al
trambusto delle moderne città, la è presente la Trinità. Quando la Trinità prende possesso della
nostra anima noi ci fa partecipi della famiglia di Dio. L’essere consapevoli di questa realtà ci dà
forza e coraggio per camminare fiduciosi verso la santità.
A cura di Mons. Luigi Barbarito
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