Il trionfo della borghesia - IIS Severi

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IL TRIONFO DELLA BORGHESIA 1850-1870
L’assetto politico-territoriale di Vienna era uscito pressoché indenne dalla bufera rivoluzionaria del
1848-1849. Nei due decenni successivi, tuttavia, le forze prorompenti della moderna civiltà borghese e
industriale spinsero con sempre maggiore decisione verso nuovi assetti politici e sociali. In campo
internazionale si assisté al trionfo dei movimenti nazionalisti in Italia e in Germania.
Contemporaneamente l’economia europea compiva un grande balzo in avanti, grazie al decollo della
Rivoluzione industriale in diversi Stati del continente e all’affermarsi della rivoluzione dei trasporti e delle
comunicazioni, che rese possibile la formazione di un mercato mondiale sempre più integrato dominato
dall’Europa. Oltre che sotto la forma del colonialismo (di dimensioni contenute rispetto a quelle del periodo
successivo dominato dall’imperialismo), l’espansione europea nel mondo si espresse nella penetrazione
commerciale : conquistare nuovi mercati ai propri manufatti divenne un obiettivo irrinunciabile per i paesi
industrialmente più avanzati. A questo si aggiunga che il progresso economico portò con sé lo sviluppo delle
forze sociali caratteristiche della civiltà industriale : liberalismo e socialismo. In particolare, il movimento
socialista visse dopo il 1848 una svolta decisiva, trasformandosi in soggetto politico autonomo e, per
iniziativa soprattutto di Marx, dando vita a Londra, nel 1864, alla Prima Internazionale, il cui scopo era
di dare un indirizzo unitario alle molteplici organizzazioni socialiste (marxisti, proudhoniani, anarchici).
1852 Nascita del Secondo Impero in Francia Già Presidente della Repubblica,
Luigi Napoleone Bonaparte, dopo aver promosso un colpo di Stato che gli conferiva poteri
dittatoriali, si fece proclamare “imperatore dei francesi” con il nome di Napoleone III. Nel
suo regime convivevano impulso alla modernizzazione e attitudini conservatrici, tentazioni
dispotiche e misure democratiche (suffragio universale maschile) ; sotto la sua guida la
politica estera francese fu diretta a riportare la Francia ai fasti dell’età napoleonica, nel
tentativo di restituirle il ruolo di potenza egemone in Europa e nel mondo (Algeria,
Senegal, Indovina & Canale di Suez). Nonostante il suo volto autoritario, l’Impero godette,
almeno fino al 1860, di grande popolarità : il notevole progresso economico
(industrializzazione, potenziamento delle infrastrutture, smantellamento del sistema
protezionistico, esposizioni universali) assicurò ampi consensi tra tutte le classi sociali.
1853-1856 Guerra di Crimea Lo zar Nicola I, che puntava a conquistare gli stretti
dei Dardanelli e del Bosforo a spese dell’Impero ottomano (“questione d’Oriente”),
provocò una guerra con quest’ultimo con il pretesto di voler proteggere i cristiani ortodossi
sotto sovranità ottomana. I turchi, però, forti anche dell’appoggio di britannici e francesi e
grazie al non intervento dell’Austria a fianco della Russia, ebbero la meglio. A questa guerra
prese parte anche il Regno di Sardegna, che, guidato dal 1852 da Cavour, poté sottoporre
all’attenzione dell’Europa la questione italiana.
1858 Accordi di Plombières tra Regno di Sardegna e Francia Convinto della
necessità di una guerra contro l’Austria per risolvere la questione dell’indipendenza
dell’Italia, Cavour, il cui programma mirava a fare dello Stato sardo la guida del movimento
nazionale italiano, si accordò con l’imperatore Napoleone III, dando vita a un’alleanza in
funzione antiaustriaca. Con questo accordo Napoleone III, atteggiandosi a paladino delle
nazionalità oppresse, sperava di attrarre la penisola nella sfera d’influenza francese. Fu
dunque prospettato un assetto politico che avrebbe visto la nascita di una confederazione
di Stati (regno dell’alta Italia, dell’Italia centrale e Regno delle due Sicilie) sotto la presidenza
onoraria del Papa.
1859 Seconda guerra d’indipendenza italiana Con abilità Cavour spinse l’Austria
a dichiarare guerra al Regno di Sardegna (solo così sarebbe scattata l’alleanza stipulata con
la Francia). Dopo cruente battaglie le truppe sardo-francesi, rinforzate da volontari accorsi
da tutta Italia, ebbero la meglio. Quando tutto faceva pensare che gli alleati avrebbero
scatenato l’offensiva finale, Napoleone III improvvisamente propose un armistizio
all’Austria (la nascita di un sentimento filopiemontese negli Stati italiani faceva sfumare le
pretese egemoniche di Napoleone III in Italia). L’Austria cedette la Lombardia alla Francia,
che a sua volta la consegnò al regno sabaudo.
1860 Plebisciti nell’Italia centrale In Emilia Romagna e Toscana, dove si erano
insediati governi provvisori in seguito a sollevazioni promosse da elementi filosabaudi, si
tennero plebisciti favorevoli all’annessione di quei territori al Regno di Sardegna.
Spedizione dei Mille Tentare di estendere il processo di unificazione allo
Stato pontificio e al Regno delle due Sicilie avrebbe suscitato l’opposizione di Napoleone
III, preoccupato dalla nascita di un forte Stato unitario (di parere opposto era la Gran
Bretagna, convinta della necessità di opporre un grande Stato alla Francia nel
Mediterraneo). Quando tutto faceva credere che non potessero aver luogo ulteriori
sviluppi, ecco che l’iniziativa mazziniana dava nuovo slancio. Con il tacito consenso di
Vittorio Emanuele II e sotto il vigile controllo di Cavour, Garibaldi salpò per la Sicilia.
Sbarcato nell’isola assunse i pieni poteri in nome del re sabaudo, quindi riguadagnò la terra
ferma e, piegando la resistenza delle truppe borboniche, risalì fino a Napoli. Intanto
l’esercito sardo occupava le Marche e l’Umbria. La prospettiva di concludere a Roma
l’impresa iniziata in Sicilia attraeva sempre più Garibaldi e i democratici, che tuttavia
rinunciarono a compromettere l’opera di unificazione del paese. Dei plebisciti sancirono
poi l’annessione dei nuovi territori conquistati al Regno di Sardegna.
1861 Proclamazione del Regno d’Italia In seguito alle annessioni decretate dai
plebisciti, Vittorio Emanuele II divenne re d’Italia, realizzando il suo disegno di unificare la
penisola sotto la monarchia dei Savoia. La soluzione sabauda della questione italiana si era
imposta su quella democratico-repubblicana ; le forze sociali trainanti del movimento di
unificazione erano state solo gli intellettuali e la borghesia progressista del Centro-Nord.
Mancavano ancora al nuovo Stato nazionale il Veneto, Trento, Trieste e Roma con il Lazio.
1861-1876 La Destra storica al potere in Italia La guida del governo del nuovo
Stato nazionale italiano fu assunto dalla Destra “storica” (a indicare il ruolo decisivo svolto
nella storia italiana), cioè dai liberali moderati che avevano diretto il moto risorgimentale ;
alla base dei loro programmi politici c’erano il centralismo amministrativo e il liberismo
economico (libero scambio & infrastrutture). Le correnti democratiche formavano invece
l’opposizione di Sinistra (Depretis, Crispi), socialmente e territorialmente meno omogenea
della Destra e interessata all’allargamento del diritto di voto, al decentramento
amministrativo e al completamento in tempi brevi dell’unità. La Destra, che rimase al
potere per circa 15 anni, dovette affrontare il difficile compito dell’unificazione
amministrativa e legislativa del paese : esso venne risolto estendendo gli ordinamenti del
Regno di Sardegna a tutte le altre regioni (lo Statuto albertino divenne la carta
costituzionale dello Stato italiano). Fu adottato un assai ristretto suffragio a base censitaria :
ossessionati dal timore di una disgregazione dello Stato, i governanti della Destra videro
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nelle masse popolari un pericolo per le istituzioni. Con una severa politica finanziaria e
fiscale il governo riuscì inoltre a portare in pareggio il bilancio dello Stato, fortemente
gravato dalle spese sostenute dal Piemonte nelle guerre contro l’Austria : esso fu raggiunto
al prezzo di dolorosi sacrifici da parte delle classi popolari (la “tassa sul macinato” del 1869
provocò un aumento del prezzo del pane), sottoposte a un opprimente carico fiscale ; in
questo modo si acuì sempre più la frattura tra “paese legale” e “paese reale”. Tra il 1861 e il
1865 si assistette nel Mezzogiorno a una guerra civile che impegnò l’esercito regio contro
bande di briganti : il brigantaggio fu la manifestazione più virulenta del distacco esistente
tra le massi rurali del Sud e le istituzioni della nuova Italia.
1866 Guerra austro-prussiana Il dinamismo delle forze economiche fu alla base
del processo di unificazione tedesca : l’ampliamento nel 1854 dello Zollverein (istituito nel
1818), il potenziamento della siderurgia e della meccanica e lo sviluppo di una rete
ferroviaria su tutto il territorio tedesco avevano consentito la formazione di un’economia
nazionale integrata. Nel quadro di questo processo evolutivo si faceva così sempre più
manifesta l’avversione della borghesia industriale tedesca nei confronti della divisione del
paese in tanti piccoli Stati con i loro particolari ordinamenti giuridici e sistemi monetari. In
questo senso il programma di Bismarck, nominato cancelliere nel 1862, si conciliava
perfettamente con il processo di unificazione, poiché egli considerava la potenza
dell’industria un presupposto fondamentale della potenza militare. La Gran Bretagna, da
parte sua, guardava con favore a una Germania unita, considerandola un contrappeso alla
potenza francese a ovest e a quella russa a est. In questo senso, con l’obiettivo di
estromettere l’Austria dalla Germania, primo passo verso l’unificazione del paese sotto la
Prussia, Bismarck provocò una guerra nella quale la rivale venne sconfitta. La Prussia
annetté alcuni territori tedeschi e l’anno dopo diede vita alla Confederazione della
Germania del Nord (composta dagli Stati a nord del Meno). Per completare l’unità tedesca
(ad essa mancavano gli Stati meridionali), era a questo punto necessario coinvolgere i
sovrani e il popolo della Germania in una guerra patriottica contro un nemico comune
esterno : la Francia.
Terza guerra di indipendenza italiana Lo scoppio della guerra austroprussiana indusse l’Italia a prendere le armi contro l’Austria allo scopo di strapparle i
territori italiani ancora in suo possesso. La guerra ebbe, sul piano militare, un esito
disastroso per l’Italia, che tuttavia, grazie alla vittoria della Prussia sull’Austria, poté ottenere
da quest’ultima il Veneto (il dominio austriaco sul Trentino e la Venezia Giulia continuerà
fino alla Prima guerra mondiale).
1867 Compromesso austro-ungarico Nel tentativo di arginare la crisi delle
strutture istituzionali che travagliava l’Impero, Francesco Giuseppe accolse le
rivendicazioni autonomistiche ungheresi, dividendo la monarchia asburgica nei due Stati di
Austria e di Ungheria. Benché con un unico sovrano, i due Stati erano dotati di governi e
Parlamenti propri.
1870 Scoppio della guerra franco-prussiana Contrario all’unificazione tedesca,
Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia, cadendo nella trappola tesagli da Bismarck. In
poco meno di due mesi i prussiani, cui si erano uniti gli altri Stati tedeschi, penetrarono in
Francia e sbaragliarono l’esercito francese. Il disastroso andamento della guerra contro la
Prussia provocò la caduta di Napoleone III : subito dopo fu proclamata la Repubblica e si
costituì un governo di difesa nazionale. I prussiani riuscirono però a raggiungere Parigi e a
cingerla d’assedio, costringendo il governo francese a firmare l’armistizio.
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Occupazione italiana di Roma Se ferma era la volontà del governo italiano
di giungere all’annessione di Roma, altrettanto ferma era quella di papa Pio IX di
conservare sulla città la propria sovranità, che egli considerava condizione indispensabile
per la libertà della Chiesa (con il pontefice si era schierato Napoleone III, che manteneva a
Roma un presidio militare). Nonostante già Cavour avesse auspicato, dopo il 1861, la netta
separazione tra Stato e Chiesa (“libera Chiesa in libero Stato”), la posizione papale contro il
liberalismo (Sillabo, 1864) precludeva ogni possibilità di dialogo tra Stato e Chiesa. In
questa situazione di stallo mazziniani e garibaldini presero l’iniziativa puntando a un’azione
di forza, ma furono fermati. Approfittando ora del crollo dell’Impero di Napoleone III,
l’esercito italiano occupò la città ; un plebiscito sanzionò l’annessione di Roma e del Lazio
al Regno d’Italia. Circa un anno dopo la sua occupazione Roma divenne la capitale d’Italia ;
dal canto suo Pio IX, dichiaratosi prigioniero in Vaticano, scomunicò il re e i governanti
italiani. Il rifiuto del Papa di riconoscere il Regno d’Italia non lasciò allo Stato altra via che
quella di regolare unilateralmente i suoi rapporti con la Chiesa : nel 1871 il Parlamento votò
la “legge delle guarentigie”, così chiamata perché intesa a garantire i diritti del pontefice
secondo il principio cavouriano della reciproca libertà di Stato e Chiesa. Essa non venne
però accettata dal Papa e la questione romana rimase perciò aperta (per una sua risoluzione
bisognerà attendere i Patti lateranensi del 1929). Nel 1874 Pio IX esortò i cattolici a non
partecipare alle elezioni politiche.
1871 Unificazione della Germania Sconfitta la Francia con le armi, Bismarck vide
realizzato il suo piano di unificare la Germania, di cui divenne imperatore Guglielmo I di
Prussia.
La Comune di Parigi Deluso dall’armistizio con la Prussia, il popolo
parigino insorse contro il nuovo governo repubblicano e diede vita alla Comune. Per il suo
programma di ispirazione socialista (diritto al lavoro, giornata lavorativa di 10 ore,
esproprio delle attività produttive abbandonate dai proprietari), questa assemblea
municipale divenne subito l’incubo della borghesia e, dopo poche settimane, fu abbattuta in
un bagno di sangue.
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