IL TEATRO A ROMA
Per gli antichi Romani, soprattutto durante
l'Impero, il teatro era un'occasione gaudente
e di festa.
Una sorta di concerto rock, per paragonarla
a qualcosa che dà le stesse sensazioni ai
giorni nostri.
• I posti erano assegnati in base all'ordine
sociale, al censo. I sedili di prima fila,
muniti di morbidi cuscini, erano
ovviamente riservati ai senatori.
• Le retrostanti quattordici file erano per i
cavalieri. Seguivano i posti disponibili
per il popolo e, in cima, quelli per gli
schiavi ed i bambini.
L'accesso a teatro era gratuito per tutti,
ma era necessario possedere un permesso di
accesso, la tessera (una tavoletta d'osso
con segni incisi), utile per controllare il
numero degli spettatori e dirigerli verso i
settori assegnati.
Una volta entrati nel teatro, si cercava
il posto migliore nel proprio settore
(cuneus). Vi erano anche degli
addetti, incaricati di accompagnare
gli spettatori ai loro posti.
• Al posto delle torce, che
avevano le nostre
"mascherine" ai cinema,
questi "accompagnatori"
avevano manganelli e
scudisci per gli indisciplinati
che creavano problemi.
•
In attesa che lo spettacolo
iniziasse, tra gli spettatori si
avvicendavano venditori di
acqua e di cuscini, tra le
grida, i richiami, i mormorii
• Le rappresentazioni si svolgevano
normalmente tra aprile ed ottobre e
capitava che il sole picchiasse assai forte
nell'imbuto della cavea.
• Il sentore, pertanto, che si avvertiva era
uno sgradevole miscuglio di odori
• A quest'inconveniente si provvedeva tramite delle
pioggerelle artificiali di acqua di rose o zafferano
(famosa era l'acqua di croco della Cilicia), che
avevano il compito arduo di rendere l'aria più profumata
e gradevole in attesa che lo spettacolo iniziasse.
• Per riparare gli spettatori dal sole, fu introdotto
l'uso di un tendone, il velarium, steso su tutta la
cavea. La stesura di questi enormi teli di cotone
richiedeva una particolare perizia, per cui spesso
erano utilizzati, quando era necessario, dei soldati
della marina.
• Quando era tutto pronto, il suono di
un doppio flauto imponeva il
silenzio. Sulla scena usciva un
banditore che annunciava il titolo
della rappresentazione che,
comunque, veniva anche riportato su
un cartello (programma), e ne
accennava un breve riassunto. Il
sipario (argumentum), a questo
punto, scendeva e veniva arrotolato
in una fessura del palcoscenico.
Gli spettacoli teatrali erano molto apprezzati,
nell'antica Roma, in quanto più economici
rispetto agli altri.
I ludi erano spesso realizzati a fini di promozione
politica.
La musica, nello spettacolo teatrale romano, giocò
un ruolo fondamentale, tanto fondamentale da
far coincidere la storia della musica romana con
quella del teatro.
Era, questa, la pantomima, una rappresentazione
che somigliava molto al nostro musical.
• Un pantomimus, mimando più
personaggi, interpretava da solo
tutta la storia al suono di
un'orchestra, accompagnato da un
coro ed un cantante che narrava la
vicenda.
• Il pantomimo era, dunque, un
attore-cantante dall'aspetto
particolarmente aggraziato ed
elegante, che si serviva di
maschere e di colorati costumi di
seta, nonchè di scenografie e
macchine sceniche.
Alla fine dello spettacolo il pubblico poteva
approvare battendo le mani
(applausus, plausus)
…o poteva disapprovare con urla,
fischi (sibili), lanci di frutta ed anche
di pietre.
Secondo le fonti sarebbe stato Nerone
ad inventare la claque, istituendo
squadre di giovani per ritmare gli
applausi con modi differenti.
Nel teatro romano l’uso della maschera
venne ripreso dal mondo greco.
Essa era per lo più in legno, con tratti
somatici molto pronunciati, al fine di
enfatizzare il sentimento da veicolare e di
rendere ben visibile lo spettacolo anche da
lontano. Inoltre la bocca esageratamente
larga prevista dall’anatomia della
maschera, fungeva da cassa di risonanza
per ampliare la voce dell’attore e rendere i
dialoghi più udibili.
Il ricorso a questo sistema si spiega
pensando ai diversi ruoli
che ricadevano talvolta su un singolo attore
e al poco tempo a sua disposizione
per cambiarsi, truccarsi e immedesimarsi
nella parte del nuovo personaggio.
• Le maschere venivano utilizzate
indipendentemente dal fatto che in scena si stesse
svolgendo una Commedia o una Tragedia, e
rappresentavano per lo più tipologie di persone
standardizzate per ogni genere teatrale; nella
commedia ad esempio ricorrevano i seguenti “tipi”
di personaggi: il vecchio, l’innamorato, la matrona,
lo schiavo…
• Le donne presenti in teatro, poi, potevano essere o spettatrici o
aiutanti dietro le quinte per la vestizione degli attori,
quasi mai protagoniste sul palcoscenico.
• Anche i personaggi femminili venivano quindi
interpretati dagli uomini che, proprio grazie alla
maschera, rimediavano a questa mancanza.
Da tutti questi aspetti si deduce quanto
il teatro fosse importante per i romani,
i quali dedicavano tanta attenzione ai particolari tecnici non solo per la
perfetta riuscita dello spettacolo, ma anche perché gli attori - seppur
limitati nella mimica facciale - trasmettevano messaggi sociali al popolo
che poteva immedesimarsi nei personaggi grazie, appunto, alla
tipizzazione delle maschere.