Organizzazione della cromatina nei vegetali I genomi delle piante superiori possono essere molto grandi e complessi Il DNA è strutturato dentro il nucleo grazie all’interazione con numerose proteine basiche a formare la cromatina DNA è più o meno impaccato nei cromosomi a seconda delle necessità della cellula. L’unità base della cromatina è il nucleosoma: un complesso ottamerico formato dagli istoni H3, H4, H2A e H2B. 146bp di DNA si attorcigliano attorno all’ottamero, mentre l’istone H1 lega i nucleosomi insieme. Questo complesso ad alto peso molecolare gioca non solo un ruolo strutturala ma anche funzionale, soprattutto in termini di regolazione di processi quali la replicazione, la trascrizione, il riparo del DNA, la ricombinazione e la segregazione. La struttura della cromatina inoltre non è statica, ma cambia in modo dinamico in risposta a stimoli differenti. A ciò si aggiunge che la sua conformazione può essere modificata in modo ereditabile,senza richiedere un cambiamento dei nucleotidi. Questi cambiamenti ereditabili attraverso la mitosi sono di solito resettati alla meiosi per questo motivo sono chiamati epigenetici. I cambiamenti della cromatina influenzano sia il DNA (metilazione delle citosine) sia gli istoni (metilazione, acetilazione, fosforilazione, rimodellamento. La metilazione non interessa tutte le C, nei mammiferi circa il 10% di tutte le citosine risulta metilato, mentre nelle piante si arriva anche al 30%. Nei mammiferi sono principalmente C nel dinucleotide CpG, per cui circa il 70% dei gruppi CpG è metilato. I gruppi CpG nei mammiferi sono poco diffusi, però si ritrovano spesso concentrati in quelle che si chiamano ‘isole CpG’. Coprono solo l’1% del genoma (circa 45000 isole per genoma) e solo il 15 % dei siti CpG, ma contengono più del 50% delle C non-metilate. Sono tipicamente localizzate vicino ai promotori di geni costitutivi e di molti tessuto specifici. Nelle piante la percentuale è variabile inoltre si trova anche molta metilazione in siti CpXpG e CpXpX. La metilazione delle citosine avviene sia in siti simmetrici (CG e CNG) sia non simmetrici (CNN) soprattutto nelle piante. Nei mammiferi la metilazione varia in funzione dello stadio di sviluppo e del tipo di tessuto. Nelle piante le differenze non sono così marcate. La metilazione del DNA è compiuta da un gruppo di proteine note con il termine di DNA Metiltrasferasi, DNA METasi: -di mantenimento (MET1) -specifiche per CNG (chromoMETase) -metilazione de novo (Dnmt3) Si sa ancora poco sul meccanismo di demetilazione. La metilazione del DNA è implicata in numerosi fenomeni quali: Condensazione del cromosoma X, Regolazione oncogeni, Riparo del DNA, Silenziamento di (trans)geni Repressione trascrizionale. Mutanti privi anomalie di embrionale. di METasi mostrano sviluppo o letalità Gli effetti della metilazione sono mediati da proteine MBD capaci di legare specificamente il DNA metilato su CpG Le modifiche post-traduzionali degli istoni sono molto eterogenee e si verificano a carico delle loro code amino-terminali. Acetilazione: dal 1964 è noto che l’acetilazione è correlata con l’attivazione genica, è a carico di residui di lisina grazie all’azione di istone acetiltrasferasi HAT. Può essere rimossa dalle HDAC. H4: mainly acetylated in animals and fungi at K5, K8, K12 and K16 H3: also acetylated in plants at K9 and K14 Conseguenze strutturali e funzionali Le code istoniche acetilate sono meno negative, per cui la loro interazione col DNA è più debole cromatina è più rilassata (configurazione aperta) trascrizionalmente attiva I profili (de)-acetilati possono essere trasmessi durante la replicazione del DNA grazie all’azione di HAT e HDAC in modo semiconservativo. Un’altra modifica istonica è la metilazione delle lisine (K) or arginine (R) da parte di istone metiltrasferasi. La metilazione degli istoni è considerato un carattere permanente è non si può sovrapporre ad altre modifiche: se H4 è metilato sulla K16 non può essere acetilato e viceversa. H3K9met e H4K20met sono marchi epigenetici associati con domini silenti della cromatina e con l’eterocromatina, cioè marcano regioni trascrizionalmente inattive. Al contrario H4K16acet è di solito associata con regioni trascrizionalmente attive della cromatina. Inoltre si è visto che esiste un legame tra modiche degli istoni e metilazione del DNA: H3K9met è infatti capace di indurre metilazione del DNA in regioni eterocromatiche. Altre modifiche istoniche sono la fosforilazione, soprattutto su serine e l’ubiquitinazione delle lisine su H2A e B. H3Ser10Pho marca di solito la cromatina trascrizionalmente attiva e può interferire con altre modifiche: per es. blocca H3Lys9Met e viceversa, ma promuove l’acetilazione di H3Lys14; H4LysAcet inibisce invece H4Arg3met. Il codice istonico Come vengono decifrati questi vari segnali? Una vasta schiera di proteine riconoscono queste modifiche, le legano e scatenano una serie di reazioni a cascata che causano i diversi effetti (repressione trascrizionale e la condensazione della cromatina). Per es.: le proteine MBD richiamano le HDAC, che reclutano le HMT. Altre proteine importanti appartengono alle macchine rimodellamento della cromatina ATP-dipendente, CRMs. di Questi complessi enzimatici modulano la fluidità della cromatina lavorando sulla distribuzione dei nucleosomi lungo il DNA, permettendo così l’interazione tra il DNA ed i vari fattori di legame al DNA. Le CRM hanno un dominio ATPasico DNA-dipendente che le consente di spostare ottameri istonici facendoli slittare lungo il DNA creando o limitando gli spazi tra nucleosomi. L’effetto memoria tipico dei fenomeni epigenetici è invece garantito dall’azione di un altro gruppo di proteine: Le proteine del gruppo Polycomb PRC e trithorax trxG che formano dei grossi complessi mutliproteici implicati nel mantenere fisso un determinato stato trascrizonale, soprattutto di geni chiave che regolano lo sviluppo dei vari tessuti in animali e piante. Queste proteine mantengono un particolare stato cromatinico nella regione target rendendone possibile la trasmissione alle cellula figlie dando quindi una ‘memoria’ a lungo termine alla modifica epigenetica. PRC non inducono da sole la repressione del gene, ne mantengono lo stato cromatinico durante la crescita della pianta. Esempio: repressione genica 1- deacetilazione degli istoni 2- metilazione H3K9 che porta alla formazione di eterocromatina 3- le PcG riconoscono questa struttura 4- vengono richiamati altri fattori. Molti stadi di sviluppo sono regolati per mezzo di controlli epigenetici: Gametogenesi Sviluppo del seme Morfologia fogliare Fotomorfogenesi Transizione fiorale Vernalizzazione The activation state of the PcG protein target FLC is illustrated throughout the plant life cycle. a, FLC is transcriptionally active in seeds and seedlings, preventing the plant from flowering and prolonging vegetative development. b, Exposure to a long period of cold (that is, vernalization) results in the expression of VIN3 (red), which initiates repression of FLC transcription, and the binding of the PcG protein VRN2, as well as VRN1 and LHP1 (blue). In this process, chromatin at FLC is epigenetically modified by the trimethylation of H3K27. c, After warmer temperatures return, FLC repression is maintained, allowing flowering to be induced by other cues. f, PcG-protein-mediated repression at FLC is removed during an undefined resetting process. Seed development: Endosperm development depends on a correct dosage between maternal and paternal genomes (usually the ratio is 2m:1p). The two genomes are differentially expressed at several loci, with a preference for a paternal gene silencing: imprinting. Mutations in any one of these genes FERTILIZATION INDEPENDENT ENDOSPERM (FIE), FERTILIZATION INDEPENDENT SEED 2 (FIS2) and MEDEA (MEA), when maternally inherited, cause endosperm overproliferation, arrested embryo development and seed abortion. By contrast, inheritance of a mutant paternal allele has no detectable effect on seed development. They encode PcG proteins.