04 Il rischio vulcanico

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Il rischio vulcanico
Indice
• Il rischio vulcanico in Italia
Prof. Mauro Rosi
Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Pisa
INDICE GENERALE
Il rischio vulcanico in Italia
I principali vulcani attivi italiani sono otto: Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia, Stromboli, Vulcano,
Lipari, Etna e Pantelleria. In aggiunta a questi esistono vulcani sottomini attivi nel Canale di Sicilia e nel
Tirreno meridionale.
Complessivamente negli ultimi mille anni si sono avute 366 eruzioni, una quota significativa ha
interessato zone abitate. Nell’ultimo secolo si sono avute circa 500 vittime a causa delle eruzioni.
Le aree abitate esposte a pericoli vulcanici sono: la fascia circumvesuviana, la Piana Campana ad
est del Vesuvio, i Campi Flegrei e la città di Napoli, Ischia, Stromboli, Lipari e Vulcano la fascia abitata
intorno all’Etna e la città di Catania.
Mediamente l’uso del territorio vicino ai vulcani non ha tenuto conto del problema della
pericolosità vulcanica consegnando ai nostri giorni un quadro di alto rischio.
Le eruzioni vulcaniche sono prodotte dalla risalita dall’interno della Terra di materiale fuso e gas
(magma) a temperatura variabile tra 800 e 1000°C.
Le eruzioni possono essere di tipo effusivo (colate di lava) o esplosivo (sbriciolamento del
magma in frammenti chiamati piroclasti).
I fenomeni pericolosi prodotti dai vulcani sono:
I) colate di lava,
II) caduta di materiali pesanti,
III) accumulo di ceneri e lapilli,
IV) colate piroclastiche,
V) emissioni di gas,
VI) colate di fango,
VII) frane vulcaniche e tsunami,
VIII) terremoti,
IX) incendi.
I fenomeni più pericolosi sono le colate piroclastiche e le colate di fango.
Le frane vulcaniche possono essere catastrofiche ma sono rare.
Le eruzioni vulcaniche possono avere durate variabile da poche ore a decine d’anni, possono
avvenire dalla stessa bocca (Stromboli) o da bocche che si aprono in punti diversi (Campi Flegrei, Ischia,
Etna).
Le eruzioni vulcaniche possono essere classificate sulla base dell’intensità, magnitudo e VEI
(Volcanic Explosivity Index).
L’intensità è una misura della quantità di magma che viene espulsa dalla bocca del vulcano per
unità di tempo (l’intensità varia da 0 a 109 kg/s; la magnitudo è una misura della massa totale di magma
emesso e può variare da 0 a 103 km3; il VEI è un indice empirico che classifica l’energia delle eruzioni
esplosive.
Con il termine di rischio vulcanico si indica la stima potenziale delle perdite causate da
fenomenologie vulcaniche.
Il rischio deriva dal prodotto del valore per la pericolosità per la vulnerabilità. Il rischio è nullo
quando la pericolosità o il valore o entrambi sono nulli.
Il rischio vulcanico può essere ridotto adottando opportune misure atte a ridurre le perdite di vite
umane e/o beni esposti a pericolo.
Le principali attività di prevenzione consistono nel:
I) predisporre mappe di pericolosità vulcanica,
II) installare su ciascun vulcano sistemi strumentali per la sorveglianza (reti di monitoraggio) atti
a prevedere le eruzioni,
III) evitare la costruzione e/o la crescita di centri abitati in zone pericolose (pianificazione
territoriale),
IV) predisporre piani emergenza vulcanica da attuare nel caso si manifestino segnali precursori di
eruzione,
V) sviluppare tecniche di mitigazione dei danni prodotti dalle eruzioni,
VI) diffondere nelle popolazioni che vivono in vicinanza dei vulcani attivi la cultura della
protezione dai fenomeni vulcanici.
La previsione dell’attività vulcanica consiste nel prevedere dove, di che tipo e quando avverrà
l’eruzione.
La previsione di medio termine del tipo di eruzione attesa e la probabilità che essa accada in un
certo intervallo di tempo, si basa sulla conoscenza del comportamento passato del vulcano e
sull’estrapolazione di tale comportamento al futuro.
La definizione del tipo di eruzione attesa definisce a sua volta il tipo di scenario eruttivo atteso e
la associata mappa di pericolosità.
In Italia le mappe di rischio vulcanico sono predisposte con il contributo di ricercatori delle
Università, del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dell’INGEV (Istituto Nazionale di Geofisica
e Vulcanologia).
La previsione del dove e del quando una eruzione si verifichi si fonda sul riconoscimento e misura
dei fenomeni che accompagnano la risalita del magma verso la superficie.
I principali fenomeni consistono nell’induzione di tensioni meccaniche nelle rocce, nel
rigonfiamento e/o cambiamento di forma dell’edificio vulcanico prodotto dall’intrusione del magma,
nell’incremento delle emanazioni gassose nell’innesco di fratture delle rocce (terremoti).
I diversi fenomeni che accompagnano la risalita del magma possono essere rilevati da opportune
reti strumentali.
La sorveglianza vulcanica dei vulcani italiani è condotta e coordinata dall’INGEV che la esplica
attraverso gli osservatori vulcanologici (Osservatorio Vesuviano per i vulcani napoletani e Sistema
Poseidon per i vulcani siciliani).
Gli abitanti delle zone abitate esposte a rischio vulcanico devono conoscere i fenomeni eruttivi, la
loro pericolosità, il piano di emergenza e le norme di comportamento in caso di eruzione.
I piani di emergenza, redatti sulla base di uno scenario eruttivo massimo atteso e delle
corrispondenti mappe di pericolosità, prevedono l’evacuazione delle aree esposte a pericolo.
La Protezione Civile Nazionale ha implementato piani di emergenza vulcanica per il Vesuvio e i
Campi Flegrei.
Piani analoghi sono in corso di stesura per i vulcani attivi siciliani.
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