CENNI STORICI Situata nella penisola salentina a ridosso del Mar Adriatico, la città di Brindisi è dotata di un porto naturale, una ria che si incunea profondamente nella costa, importante per i collegamenti con Grecia, Turchia e Albania. Ben collegata con le città limitrofe, Brindisi dista da Lecce 38 km, da Taranto 72 Km e da Bari 113 Km. Inoltre, la città, dista dalle coste greche, in particolare dal porto di Corfù 120 miglia, dalle coste albanesi 80 miglia da Durazzo e 60 miglia dal porto di Valona. La penisola salentina venne abitata dai Messapi, di provenienza incerta. I primi insediamenti documentati li troviamo alle soglie dell'VIII secolo a.C. con gli abitati di Oria e di Brindisi. La necropoli di Tor Pisana (a sud dell'attuale centro storico di Brindisi) ha restituito vasi protocorinzi della prima metà del VII secolo a.C. Numerosi sono stati i ritrovamenti archeologici nell'area della città antica. La Brindisi messapica intratteneva certamente rapporti commerciali intensi con l'opposta sponda adriatica e con le popolazioni greche dell'Egeo: tali rapporti sono documentati dai reperti archeologici I Romani vennero in contatto con la regione nel corso delle guerre contro i Sanniti e contro Pirro tra il IV e il III secolo a.C. i quali ben presto si accorsero della posizione strategica della regione che, con il porto di Brindisi, rappresentava la via per la conquista dei Balcani e della Grecia. Brindisi, che era stata conquistata nel 266 a.C., venne poi elevata al rango di municipio nel 83 a.C. e ai brindisini fu riconosciuta la cittadinanza romana (240 a.C.). Il dominio romano favorì la realizzazione di importanti infrastrutture e opere pubbliche. Dal II secolo a.C. Brindisi fu collegata direttamente con Roma dalla Via Appia. Brindisi divenne così il principale porto romano verso l'Oriente, sia come base navale per tutte le guerre con la Macedonia, la Grecia e l'Asia minore, sia come importante centro commerciale. (Colonne terminali della Via Appia II sec. A.C.) Durante la seconda guerra punica Brindisi rimase fedele a Roma, anche dopo la battaglia di Canne, e ciò che le valse riconoscenza e onori. Ottenne da Silla nell'anno 83 a.C. l'immunità Divenuto un porto trafficatissimo e caposcalo per l'Oriente e la Grecia, molti romani illustri transitarono da Brindisi: Cicerone, ospite di Lenio Flacco, vi scrisse le Lettere Brindisine; a Brindisi arrivò Orazio Flacco in occasione del suo viaggio durante il quale accompagnò Mecenate e vi morì Virgilio, mentre tornava da un viaggio in Grecia; vi sbarcò Agrippina con le ceneri di Germanico. Un evento importante interessò Brindisi nel 49 a.C.: nel corso della Guerra civile, Giulio Cesare assediò la città dove si era rifugiato Pompeo e ne ostruì il porto. A Brindisi nel 40 a.C. Ottaviano e Marco Antonio si riconciliano (foedus brundusinum). Brindisi rimase una florida e attiva città per tutto il periodo imperiale romano Plinio la menziona anche per la produzione a carattere quasi industriale di specchi in bronzo; Varrone ne loda la coltivazione della vite; Cassio Dione ricorda i venditori ambulanti di libri in lingua greca. Brindisi, con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, si avviò verso un periodo di decadenza Nei primi secoli del Medioevo subì devastazioni durante la guerra grecogotica (535-553), fu poi sottomessa ai Longobardi che la tennero dal VII al X secolo. Subì ripetuti assalti e saccheggi da parte dei Saraceni (in particolare nell'838) e fu distrutta dall'imperatore Ludovico II nell'868[3]. Fu ripresa dai Bizantini agli inizi dell'XI secolo, il protospatario Lupo avviò un programma di ricostruzione della città che ci è documentato solo dalla iscrizione posta sulla base di una delle colonne monumentali del porto. La città fu conquistata da Roberto il Guiscardo una prima volta nel 1060 e poi, definitivamente, nel 1071, favorendo il ritorno della sede episcopale e la costruzione di una nuova cattedrale. Divenne poi nel 1133città demaniale sotto Ruggero II, ma nel 1156 fu devastata dal re Guglielmo il Malo a seguito della rivolta baronale. Fiorì per cultura e commerci: il porto ritornò ad essere importante scalo per l'Oriente e divenne il principale imbarco per pellegrini e crociati diretti in Terra Santa. Il re Tancredi vi fece celebrare le nozze del figlio Ruggero III con la figlia del basileus di Bisanzio e nella stessa cattedrale lo incoronò suo (Cattedrale anno 1071) successore. Federico II di Svevia aveva una speciale predilezione per Brindisi che lui definì in versi filia Solis. Il 9 novembre 1225 nella Cattedrale di Brindisi il Puer Apuliae prese in moglie Jolanda di Brienne, erede della corona di Gerusalemme, e dal porto brindisino partì nel 1227 per la Sesta crociata da lui comandata.[5]. L'imperatore fu anche il promotore della costruzione di un robusto castello (1227) e dell'ampliamento del preesistente arsenale(1240). Singolare ed unica usanza religiosa viene cerimoniata in occasione del Corpus Domini, quando il Vescovo porta in processione il Sacramento per le vie principali della citta' montando su un cavallo bianco parato, a ricordo di un'antica tradizione che ha origine nel 1254. La solenne processione del Corpus Domini prende via da piazza Duomo, gremita di fedeli. Sotto gli Angioini fu ingrandito il porto e restaurato il castello, ma fu chiusa la zecca e la città ebbe poi a soffrire per le lotte dinastiche e per le conseguenze della peste (1348-1349): sarà ripopolata grazie a massicce immigrazioni di Slavi, Albanesi e Greci. Sotto gli Aragonesi fu rafforzato il castello di terra e venne costruita la fortezza dell'isola Sant'Andrea, all’entrata del porto, detto il “Castello Rosso”. (Castello Rosso) Brindisi fu anche distrutta dal terremoto del 1456 e riedificata da Ferdinando I d'Aragona. Dal 1496 al 1509 appartenne a Venezia e poi passò al dominio spagnolo. Con la dominazione borbonica si ebbe un periodo di crescita economica: nel 1775, sotto Ferdinando IV di Borbone, fu riattivato per opera dell'ingegnere Andrea Pigonati il canale d'uscita del porto interno (attuale Canale Pigonati) e furono risanate le paludi adiacenti alla città. (Piroscafo valigia delle indie) Con l'apertura del canale di Suez nel 1869, Brindisi divenne il terminale europeo della Valigia delle Indie: dal 1870 al 1914 fu il porto d'imbarco della principale comunicazione tra l'Europa Occidentale e l'Oriente. La fama di Brindisi quale porto capolinea dei collegamenti con l'India è ben espressa ne Il giro del mondo in 80 giorni pubblicato nel 1873 dal francese Jules Verne. (Monumento al Marinaio) Nel corso della seconda guerra mondiale la città, a causa della sua posizione altamente strategica e per le importanti strutture esistenti, subì tremendi bombardamenti in diverse circostanze, già nel 1940 e nel 1941. Tra il settembre 1943 e il febbraio 1944, quando Vittorio Emanuele III sfuggiva agli eventi della Liberazione, la città ebbe funzione di capitale d'Italia. Il 4 novembre del 1933 fu inaugurato il Monumento al marinaio d’Italia,con una grande manifestazione alla presenza del re Vittorio Emanuele III. I lavori di costruzione iniziarono il 28 ottobre del 1932 e furono condotti dall'impresa dell'Ing. Simoncini di Roma sotto la direzione dall'architetto Brunati, sulla riva Posillipo del porto interno di Brindisi. Il monumento fu realizzato in pietra di carparo e di Trani, a forma di un gigantesco timone di nave, alto 54 metri dal piazzale superiore, dove vi è la porta d'accesso, e 68 metri dal piazzale sottostante, sul quale si apre l'ingresso alla cripta votiva realizzata arcate ogivali con navata centrale ad otto nicchie. All'interno di questo Sacrario vi è la statua in bronzo della Madonna Stella Maris e sono scolpiti i nomi dei 5.922 marinai caduti durante la prima guerra mondiale. Visto dall'alto, l'insieme dell'intera costruzione ha l'aspetto di un uccello stilizzato. Nei primi anni sessanta a Brindisi fu realizzata una grande industria petrolchimica che andava ad aggiungersi alle imprese meccaniche e aeronavali. (Lungomare del porto interno oggi) Il porto di Brindisi nel 2010 viene promosso, a seguito dell’accoglienza dei brindisi “a tutta la gente proveniente dal mare”, dall’Unesco come “Monumento Testimone di una Cultura di Pace”, l’evento è stato commemorato tramite l’emissione di una targa bronzea in rilievo posta ai piedi delle colonne romane che rappresenta il prospetto del porto sorvolato dalle colombe che recano nel becco un ramoscello d’ulivo simbolo di pace.