POSTURA & TENNIS
Sempre più spesso sentiamo parlare di “Postura”, un argomento ormai alla portata di molti, diffuso dai
mezzi di comunicazione, riviste mediche, riviste di benessere, trasmissioni televisive. Persino nei centri di
benessere e nelle palestre si propongono corsi di “Postura”, i quali si prefiggono come scopo il
miglioramento della postura dell’individuo, la mobilità, le posizioni che si assumono quotidianamente.
Ma cosa è la postura o meglio la posturologia? È la scienza che studia gli adattamenti posturali dell’uomo, in
relazione con l’ambiente circostante, rispetto alle posizioni che assume, per adattarsi alle forze fisiche che
agiscono sul proprio corpo.
La posturologia studia gli adattamenti posturali al fine di individuare le alterazioni che compromettono il
corretto funzionamento del corpo nella sua GLOBALITA’.
E’ definita come una scienza trasversale della medicina, che abbraccia e raccoglie gli specialisti che si
occupano dell’apparato locomotore (muscoli e scheletro), di quello stomatognatico (masticazione, denti,
deglutizione, lingua) vestibolare (orecchio), psicologico che influenza gli atteggiamenti posturali, intesi
come il modo di relazionarci con il mondo esterno, alimentari. Il corpo umano è sempre in continuo
adattamento e suscettibile di continue modificazioni, esse dipendono dalla crescita, alimentazione, traumi
emotivi, traumi fisici, lavoro svolto, sport, insomma il VISSUTO CORPOREO della persona.
Ogni alterazione funzionale dei vari apparati (occhi, denti, lingua, cicatrici, stress, sport, etc) possono
portare ad alterazioni della nostra postura (B.Bricot).
Tutto ciò comporta un adattamento che passa attraverso modificazioni posturali e di conseguenza alterazioni
del tono muscolare e quindi eccessi di tensione muscolare che attraverso le catene muscolari possono portare
le articolazioni a non lavorare più correttamente, compressione articolare, e
innescare la comparsa di
dolore, dai classici mal di schiena, ai dolori articolari di vario genere e in vari distretti, dolori muscolari,
limitazioni funzionali. Il nostro sistema nervoso gestirà i muscoli in maniera intelligente in modo da
“stortarci” per non sentire il dolore il quale è il primo campanello di allarme e spia, che ci deve far
comprendere che qualcosa non va. Non va ignorato o nascosto ma capire il perché è comparso, a meno che
non ci sia stato un trauma diretto sulla zona interessata dal dolore.
Ormai sappiamo tutti che gli accumuli di tensione, protratti nel tempo, portano gli stessi muscoli a fissarsi in
posizione più corta rispetto all’ideale, e dunque a diventare corti, retratti, poiché il muscolo non ha in sé la
capacità di ridistendersi da solo. E un muscolo retratto è un muscolo troppo tonico, ipertonico.
Dunque, quando un muscolo diviene più corto determina inevitabilmente una compressione eccessiva a
livello delle articolazioni in gioco; tale compressione, a sua volta, determinerà delle coattazioni articolari.
Pensate alle due ossa che compongono un’articolazione come ad un pezzo di parmigiano e alla grattugia;
premeteli l’uno sull’altra, ...ecco quello che a lungo andare avviene a livello delle vostre articolazioni: le
cartilagini, sfregando con forza tra loro si consumano, fino ad arrivare all’attrito tra le ossa stesse.
Inoltre, bisogna tener presente che un muscolo corto non disturba solo l’articolazione da lui
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coinvolta direttamente, ma, per effetto delle catene muscolari che collegano l’intero corpo, disturberà anche
altre articolazioni più distanti, alle quali causerà disturbi o dolori. Si innesca cioè una sorta di effetto “a
catena”, che fa manifestare il dolore in un punto lontano da quello in cui si è sviluppata la causa.
In altre parole, se un solo anello della catena (un solo muscolo della catena muscolare) risulta più corto,
l’intera catena sarà più corta, ed ecco che i problemi ed i dolori si propagheranno ovunque.
Ogni adattamento posturale al dolore è definito COMPENSO ANTALGICO ed ogni compenso genera
nuove modificazioni a livello muscolo-articolare. Il risultato è quello di trovarsi a combattere con dolori che
sono soltanto l’effetto di compensi alle modificazioni posturali, cioè un adattamento a dolori precedenti.
A meno che non si tratti di un trauma diretto, il compito del posturologo è quello di indagare per capire la
causa che ha portato a quel problema e non agire sull’effetto.
Esempio: dolore zona lombare. Dalla raccolta dati trovo che il mio atleta (tennista) ha avuto una
distorsione alla caviglia dx 4 mesi prima e che in questi 4 mesi non ha avuto altri traumi o problematiche di
varia natura. Il dolore alla zona lombare è solo l’effetto di compensi muscolari che il sistema nervoso
centrale ha utilizzato per ovviare la limitazione muscolare e articolare della caviglia. Quindi la caviglia è la
causa mentre il mal di schiena come detto è soltanto l’effetto. Dobbiamo quindi agire in modo da ridare
libertà ai muscoli della tibio-tarsica e di portare in allungamento globale decompensato l’intera catena
muscolare, solo così agirò in modo globale e non analitico e solo così potrò ridare libertà a quei muscoli e
catene muscolari che si erano retratte per via del trauma creando un compenso funzionale a livello della
zona lombare.
Quindi bisogna ridare libertà a quei muscoli e catene muscolari che, per una causa, si sono retratti e non
hanno più la capacità di lasciarsi allungare.
Sappiamo ormai che la maggioranza delle patologie osteo-muscolari è legata proprio al meccanismo
delle tensioni e delle retrazioni muscolari, che scaricano il loro effetto devastante sulle articolazioni,
causando: tendiniti, miositi, borsiti, capsuliti, cervicalgie, lombalgie, sciatalgie, periartriti, ernie discali,
ernie jatali, iperlordosi, ipercifosi, rotazioni assiali di un capo articolare, alterazioni posturali, fino ad
arrivare ai processi ultimi di degenerazione delle articolazioni, quale l’artrosi. Le retrazioni muscolari,
quindi, provocano compressioni articolari.
Tutte le persone, nel corso della loro vita, vanno inevitabilmente incontro a questo processo. Per le ragioni
sopra esposte, troviamo persino ragazzi di 10/15 anni che già soffrono di mal di schiena e dolori alle
ginocchia. A qualsiasi età, quando ci si trova di fronte a tali problematiche, dopo aver affrontato indagini e
consulti medici, di norma ci si rivolge in ad una palestra per fare del “sano movimento” o tonificazione.
In realtà la prima azione dovrebbe essere un esame posturale e alcuni test che ci evidenziano: il grado di
rigidità delle articolazioni e quali di queste risultano particolarmente più compresse. Dopo questo
primo esame, se il soggetto mostra una postura alterata da evidenti retrazioni, è imperativo, prima di fargli
fare qualsiasi genere di movimento, agire per decoaptare le articolazioni, cioè per allentare la tensione
all’interno dell’articolazione. Questo per permettergli di muoversi con più facilità e scioltezza e, soprattutto,
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senza “usurare” ulteriormente le cartilagini che rivestono i capi articolari. In tal modo dal movimento si
potrà ottenere un reale beneficio.
Esiste un tipo di allungamento muscolare specifico, che tiene conto di quanto finora esposto e che può essere
fatto a “freddo”. Proprio per la sua particolarità agisce in modo globale sulle catene muscolari, creando in
pochi minuti la netta sensazione e percezione di essere più sciolti e liberi nel movimento.
Se invece di questo percorso, ad una struttura corporea così retratta nei muscoli e coattata a livello articolare
facessimo fare degli esercizi di potenziamento, incrementeremmo immediatamente le coattazioni articolari,
perché lavorando nella direzione del raccorciamento muscolare comprimeremmo ulteriormente le
articolazioni.
Alcuni esempi possono darci un’idea calzante. Paragoniamo il corpo ad un’autovettura incidentata: prima di
verniciare la carrozzeria sarà necessario eliminare tutte le ammaccature. E se l’incidente era particolarmente
grave, allora bisognerà prima mettere il telaio in dima (postura corretta per il corpo), poi si potrà pensare a
verniciare la carrozzeria ed eventualmente a potenziare il motore, ma non il contrario. Per il corpo valgono
le stesse regole: prima va messo in assetto corretto, vanno allentati i freni (ossia le tensioni) e poi alla fine si
potrà potenziare la struttura muscolare.
In questo contesto il lavoro posturale globale riveste un importanza fondamentale. Migliorare le proprie
competenze per essere in grado di capire e andare ad agire in maniera mirata sulle modificazioni e i
compensi che un tennista mette in atto a seguito di traumi o semplicemente dopo sedute di allenamento.
“L’allungamento muscolare globale decompensato” è un modo completamente diverso di fare stretching
e riequilibrio posturale.
Con questo nuovo metodo si scopriranno aspetti poco conosciuti: i trucchi che il corpo usa per sfuggire alle
tensioni, i meccanismi di compenso attuati inconsciamente per cui, mentre voi cercate di allungare i muscoli
da una parte, il corpo va subito ad accorciarne altri da un’altra a vostra insaputa (interazione della catena
muscolare).
E’ proprio a causa del funzionamento delle catene muscolari, che i problemi non possono venir eliminati
agendo sull’effetto, ma bensì sulla causa! Di fondamentale importanza è la respirazione, la quale deve essere
esclusivamente a carico del diaframma essendo il centro di tutte le catene muscolari (L. Busquet).
Tutto ciò per evitare rischi di posture alterate che possono essere causa di infortuni, limitazioni funzionali e
articolari durante l’esecuzione del gesto tecnico, incapacità di eseguire il gesto tecnico ottimale, decremento
delle prestazioni sportive, microtraumi ripetuti.
Di fondamentale importanza è avere un team di riferimento composto da medici specializzati.
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