Le lotte per il titolo imperiale In Germania: i guelfi e i ghibellini Mentre in Italia e nell'Europa centro-settentrionale sorgevano e si affermavano i Comuni, in Germania, dopo l'estinzione della casa di Franconia con la morte di Enrico V (1125), si scatenò una lotta per la successione al trono che duro trent'anni, fino al 1152. I feudatari tedeschi incaricati di eleggere l'imperatore si schierarono in due fazioni: -da un lato i sostenitori della Casa di Baviera, che presero il nome di Guelfi, da Welf, capostipite dei principi di Baviera; -dall'altro i fautori della Casa di Svevia, che vennero chiamati Ghibellini da Waiblingen, castello dei principi di Svevia. La guerra civile terminò nel 1152 con un compromesso: l'elezione al trono di Federico I di Hoenstaufen, detto Barbarossa, svevo di origine, ma di madre bavarese. Federico Barbarossa (1152-1190) La politica di questo energico sovrano fu indirizzata a ristabilire il potere imperiale indebolito dall'ascesa del potere papale e dallo sviluppo dei comuni. Gli obiettivi del suo operato politico,furono quindi: -consolidare il potere in Germania, ponendo fine alla lotta fra Guelfi e Ghibellini ed eliminando l'anarchia feudale; -riappropriarsi dell'investitura feudale dei vescovi-conti e quindi ristabilire la supremazia dell'impero sulla chiesa; -affermare l'autorità imperiale sui Comuni, togliendo loro l'autonomia che avevano conquistato; -conquistare il Mezzogiorno italiano, programma già perseguito dagli imperatori sassoni. Dopo che Federico ebbe posto termine alla lotta tra Guelfi e Ghibellini in Germania ed ebbe riorganizzato la situazione tedesca con la sottomissione di nobili e clero, l'Italia divenne il teatro principale dell'azione politico-militare dell'imperatore, che vi discese più volte alla testa di imponenti eserciti. Gli interventi del Barbarossa in Italia riaccesero l'antica ostilità tra impero e Papato e quindi fra i sostenitori del primo e del secondo. Di qui l'uso dei termini Guelfi e Ghibellini, che in Italia indicarlo due opposte fazioni: i primi sostenevano il papa e i secondi l'imperatore. Federico Barbarossa in Italia La lotta fra il Barbarossa e i Comuni si concretizzò in cinque successive discese dell'imperatore tedesco in Italia prima che la situazione fra comuni e impero si stabilisse su norme precise. Prima discesa (1154-1155): la prima discesa dell'imperatore in Italia fu favorita dai contrasti nati fra i comuni dell'Italia del nord in seguito alla politica espansionistica di Milano, che mirava a controllare gran parte del territorio lombardo. Federico, cinta la corona regia a Pavia, distrusse alcune città che gli si erano dimostrate ostili, poi si diresse verso Roma, chiamato dallo stesso pontefice, che intendeva utilizzare l'aiuto tedesco per eliminare Arnaldo da Brescia, un religioso che, denunciando la corruzione della curia pontificia, aveva favorito l'istituzione a Roma di un libero comune a carattere repubblicano. Federico catturò Arnaldo che fu condannato a morte come eretico ed ottenne in cambio dal Papa la corona imperiale. Seconda discesa (1158-1162): la seconda discesa in Italia fu favorevole al Barbarossa che riuscì in questa fase a imporsi sui comuni. L'intervento fu provocato dalla politica di Milano, che intendeva difendere le libertà comunali dalle interferenze dell'imperatore e proseguiva la sua politica di espansione nel territorio lombardo. L'imperatore riuscì a piegare la resistenza dei Milanesi costringendoli al giuramento di fedeltà, quindi riunì la Dieta a Roncaglia (1158), dove solennemente venne rivendicata all'impero la legittimità degli interventi nella vita interna dei comuni, con la ratifica delle nomine dei magistrati. Poi Federico volle costringere i comuni ad accogliere i magistrati di nomina imperiale, i podestà o i messi dovevano verificare se gli ordini venivano rispettati. I comuni si ribellarono e l'imperatore distrusse Crema ed espugnò, dopo due anni di assedio, Milano, che fece incendiare e radere al suolo (1162). Consolidato il proprio potere sui Comuni, il Barbarossa dovette affrontare l'ostilità del papato, che alleatosi nel frattempo con i Normanni, aveva modificato la precedente posizione favorevole all'imperatore. Il papa Alessandro III iniziò una politica avversa all'impero, giungendo così alla scomunica contro Federico e dando vita a una coalizione di tutti i suoi nemici. Quando Federico tornò in Germania, la resistenza comunale stava riorganizzandosi. Terza discesa (1163-1164): nella terza discesa il Barbarossa esigeva di ricevere l'omaggio dei comuni e dei feudatari, ma i comuni veneti resistettero. L'imperatore, impreparato alla guerra, ritornò, per il momento in Germania. Quarta discesa (1166-1168): i comuni sempre più decisi a difendersi, si allearono nella Lega lombarda (Giuramento di Pontida, 1167), che provvide a ricostruire Milano e a fondare la città fortificata di Alessandria, così chiamata in onore del papa Alessandro III, fautore della resistenza dei comuni. Federico, allora, per colpire il suo avversario, marciò contro Roma per insediarvi un antipapa, ma una pestilenza scoppiata nell'esercito lo convinse a ritornare in Germania. Quinta discesa (1174-1177): dopo sei anni il Barbarossa ritornò in Italia deciso a domare per sempre la ribellione dei comuni: iniziò le operazioni con l'assedio di Alessandria, che però resistette. La guerra si trascinò a lungo fra scontri armati e trattative di pace, finché si arrivò a una battaglia decisiva fra l'imperatore e le città della Lega lombarda, guidate da Alberto da Giussano, scontro che segnò la definitiva sconfitta del Barbarossa a Legnano (1176), che scampò a malapena la morte. La pace di Costanza (1183) La lotta fra l'imperatore e i comuni si concluse con la Pace di Costanza, che stabilì le seguenti condizioni: -l'imperatore riconosceva i diritti e i privilegi comunali: disporre di proprie milizie, eleggere propri magistrati, unirsi in leghe, battere moneta, riscuotere le tasse, imporre dazi, esercitare la giustizia -i comuni riconoscevano la sovranità imperiale, si impegnavano a versare all'imperatore un canone annuo, a rinnovare ogni dieci anni il giuramento di fedeltà e a rimettersi al suo arbitrato in caso di contese. Così i comuni videro ufficialmente sancita la loro autonomia, mentre l'imperatore otteneva il riconoscimento della supremazia imperiale: nessuna delle due forze poteva quindi vantare una vittoria completa. L'acquisizione del regno di Sicilia Tra gli obiettivi di Federico rientrava anche l'occupazione dell'Italia meridionale. Essa fu raggiunta tramite un matrimonio politico tra il figlio di Federico, Enrico VI, e l'erede al trono normanno, Costanza d'Altavilla (1186). Successivamente nel 1190 Federico, mentre partecipava alla terza crociata, moriva annegato nelle acque del fiume Salef in Cilicia. Enrico VI allora successe al padre, riunì le cariche di imperatore, re d'Italia e re di Sicilia; egli morì precocemente nel 1197 e, l'anno successivo, moriva anche Costanza. Erede al trono di Germania e Sicilia ere il figlio Federico, ancora bambino, che fu affidato alla tutela del papa Innocenzo III. Gli Stati nazionali Contemporaneamente alla lotta che avveniva in Italia fra i comuni e gli imperatori Svevi, che in Germania governavano esercitando un potere assoluto, nell'Europa occidentale andavano formandosi i grandi stati nazionali ancor oggi esistenti. Francia La dinastia dei Capetingi, che si era insediata in Francia nel 987, per circa un secolo e mezzo aveva regnato senza conflitti con i feudatari vicini. Tale politica di pacifica convivenza fu abbandonata all'inizio del XIII secolo, quando il regno fu esteso alla Normandia, alla Bretagna, all'Angiò, all'Aquitania, alla Guascogna. La politica di espansione guadagnò ai sovrani il favore del popolo, fra cui comincio a diffondersi un forte sentimento nazionale, che ebbe modo di manifestarsi nella lotta intrapresa dal re Filippo il Bello contro il papa Bonifacio VIII. Tale conflitto ebbe come conseguenza la "cattività avignonese", periodo di esilio della Chiesa durato circa settant'anni. Inghilterra Il processo di unificazione nazionale in Inghilterra ebbe inizio dopo che i Normanni si erano imposti sulla nobiltà inglese. Sotto la dinastia dei Plantageneti, succeduti alla monarchia normanna, l'Inghilterra dovette affrontare aspre contese con la Francia, nel cui territorio aveva vasti possessi. I costi di quelle imprese gravavano sulla nobiltà inglese, che mal sopportava le imposizioni fiscali della Corona e attendeva il momento favorevole per ribellarsi. L'occasione si presentò dopo l'insuccesso riportato dal re Giovanni Senza Terra ad opera del papa Innocenzo III, che aveva preteso dal sovrano l'omaggio feudale, considerando l'Inghilterra feudo della Chiesa. I nobili chiesero al re particolari privilegi e gli strapparono la concessione della Magna Charta Libertatum (1215), una sorta di legge costituzionale che limitava il potere assoluto del sovrano. Essa può considerarsi il primo esempio di costituzione: al re veniva sottratta la facoltà di imporre tributi senza l'approvazione dei nobili; venivano inoltre riconosciuti i diritti politici e civili della nobiltà e del clero. Spagna La Marca Spagnola, che Carlo Magno aveva costituito a sud dei Pirenei per controllare la pressione degli Arabi, durante la decadenza dell'impero carolingio si era resa indipendente. I principi cristiani di queste regioni di frontiera promossero la guerra di liberazione della Spagna dai Mori, la Reconquista. In questa lotta si distinse per le sue imprese leggendarie Rodrigo Diaz de Bivar detto El Cid Campeador, l'eroe nazionale spagnolo. Successivamente nel 1212 le forze cristiane ottennero una decisiva vittoria nella battaglia di Las Navas de Tolosa, per cui gli Arabi si limitarono a controllare a sud il regno di Granada, nella Sierra Nevada. La riconquista portò alla formazione di tre stati cristiani: -il regno del Portogallo -il regno di Castiglia nella parte centrale interna della penisola iberica -il regno di Aragona sul versante settentrionale del Mediterraneo. Si era avviato per la Spagna un processo che l'avrebbe portata al l'unità nazionale. Austria Dopo la morte di Federico II, ebbe iniziò in Germania un ventennio di interregno, in cui la Germania restò senza effettivo potere (1254-1273). In seguito prese la corona imperiale Rodolfo I, capostipite della dinastia asburgica. Egli, ingrandendo i propri possedimenti feudali, avviò il processo di consolidamento politico dell'Austria, un grande stato di cui fu capitale Vienna, attivo centro culturale. Svizzera La politica unificatrice di Rodolfo I d'Asburgo incontrò l'ostilità degli Svizzeri che avevano costituito, liberatisi della soggezione feudale, degli organismi municipali autonomi. Si formò una lega comprendente tre cantoni, che successivamente si estese ad altri e, nel secolo XIV, si rese indipendente dagli Asburgo. Leggendario eroe della rivolta fu Guglielmo Tell. FEDERICO II di Svevia (1251-1250) Dopo la morte di Enrico VI (1197), la Germania attraversò un periodo di lotte interne per la successione, che coinvolsero anche le maggiori potenze straniere. I disordini cessarono quando Federico II, figlio di Enrico VI e Costanza d'Altavilla, che alla morte del padre, ancora fanciullo, era stato allevato da papa Innocenzo III, concentrò nelle sue mani i titoli di re di Sicilia, re di Germania e la corona di imperatore. L'operato di Federico II Fu un sovrano di eccezionali doti politiche e uomo di grande levatura intellettuale. Più italiano che germanico, trasferì la capitale dell'impero a Palermo, cercando di instaurare una monarchia assoluta fortemente e centralizzata, basata sulle leggi promulgate nelle Costituzioni Melfitane (1231). Nonostante l'assolutismo, il suo governo fu estremamente liberale: dimostrò tolleranza verso le minoranze arabe, lasciò a tutti libertà di culto, di opinioni e di iniziativa economica. Impegnato a rinnovare il regno di Sicilia, trascurò la Germania, che rimase in mano alle forze feudali, profondamente divise e sempre in lotta fra di loro. Federico II, scrittore, poeta, studioso egli stesso, diede impulso alla vita intellettuale promuovendo lo studio delle scienze mediche e giuridiche, arricchendo l'Università di Salerno e fondando quella di Napoli, incoraggiando la scuola poetica siciliana che gettò le basi della tradizione letteraria italiana in lingua volgare. La sua concezione politica, antiteocratica e su base assolutistica, suscitò le reazioni ostili dei comuni e del Papato. Federico II contro i comuni e il Papato Tutto il periodo del regno di Federico III fu contraddistinto dallo scontro con il Papa, dal quale fu più volte scomunicato. La prima scomunica fu dovuta al fatto che il sovrano, impegnatosi a condurre una crociata, preferì recuperare Gerusalemme, tornata musulmana nel 1187, con le trattative diplomatiche anziché con la crociata. Egli infatti stipulò un trattato col sultano d'Egitto, da cui Gerusalemme dipendeva, e ne ottenne la cessione per dieci anni. La seconda scomunica fu dovuta alla pretesa di Federico II di cancellare le libertà comunali. Il Papa, temendo che i domini della Chiesa si trovassero schiacciati fra i possedimenti Svevi nel sud e nel nord dell'Italia, si alleò con i comuni, organizzati in una seconda lega lombarda. Il sovrano batté le truppe comunali e papali, ma le città del nord non si piegarono, anzi i comuni riuscirono ad aver ragione dell'imperatore distruggendogli l'esercito sotto le mura di Parma (1248) e catturando in una successiva battaglia (1249) a Fossalta, presso Modena, il figlio Enzo, che i bolognesi tennero prigioniero fino alla morte (1272). La lotta ebbe quindi esito negativo per l'imperatore; vinto e sfiduciato, egli si ritirò in Puglia, nel castello di Ferentino dove morì nel 1250. La fine della dinastia sveva in Italia A Federico successe il figlio Corrado IV di Svevia (1250-1254), che morì dopo soli quattro anni di regno, lasciando come erede il figlio Corradino di due anni. La reggenza fu assunta da Manfredi, figlio naturale di Federico II. Questi proseguì la politica paterna contro i comuni e il papato intervenendo: -a favore dei ghibellini toscani e della città di Siena contro la guelfa Firenze. Firenze fu sconfitta nella battaglia di Montaperti da Farinata degli Uberti, nel 1260. -in appoggio a correnti antipapali nella stessa Roma. Il Papa francese Clemente IV, preoccupato per le vittorie di Manfredi, chiamò allora in Italia Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia, offrendogli l'investitura del regno di Sicilia. Con l'appoggio dei guelfi senesi e fiorentini, Carlo d'Angiò scese in Italia nel 1266 e sconfisse a Benevento Manfredi che morì in battaglia. Anche il ritorno di Corradino, nipote di Federico II, che tentò di riappropriarsi del potere, fu inutile. Egli fu sconfitto a Tagliacozzo (1268), catturato è condannato a morte. Nell'Italia meridionale si venne così affermando il potere angioino. Lo scontro fra Angioini e Aragonesi Gli Angioini insediatisi nell'Italia meridionale, imposero pesanti tasse e sottoposero la popolazione a una dura repressione. Il malcontento esplose a Palermo, quando la capitale fu trasferita a Napoli: un incidente, l'oltraggio di un soldato francese a una donna, diede il via alla sollevazione; la città insorse e la rivolta si propagò. Ebbe inizio così la guerra dei Vespri siciliani (1282), che portò alla cacciata dei Francesi dall'isola. Alla guerra prese parte Pietro d'Aragona, che vantava diritti dinastici sul regno di Napoli, avendo sposato la figlia di Manfredi. La guerra durò vent'anni fino al 1302, quando fu firmata la pace di Caltabellotta, con la quale si stabiliva che la Sicilia sarebbe passata agli Aragonesi, mentre il regno di Napoli sarebbe rimasto agli Angioini.