DEFINIZIONI INIZIALI L'elettrotecnica studia le “applicazioni” dell'elettricità. Col termine elettricità si fa riferimento a tutti i fenomeni che coinvolgono l'elettromagnetismo, con particolare riferimento all'elettrostatica. I responsabili di tali fenomeni sono particelle cariche su scala molecolare: i protoni nel nucleo di atomi o molecole ionizzate, e gli elettroni. I tipici effetti visibili sono le correnti elettriche e l'attrazione o repulsione di corpi elettricamente carichi. L'elettricità è responsabile di ben noti fenomeni fisici come il fulmine o l'elettrizzazione, e rappresenta l'elemento essenziale di alcune applicazioni industriali come l'elettrotecnica e l'elettronica. Divenuta contemporaneamente il più diffuso mezzo di trasporto per l'energia (l'elettrotecnica ) e uno dei più diffusi mezzi di trasporto per l'informazione (l'elettronica), l'elettricità è diventata il simbolo del mondo moderno: illumina le abitazioni, fa funzionare le fabbriche e rende vicini i popoli più lontani. 1 L’ATOMO Struttura atomica Verso la fine dell'Ottocento (con la scoperta dell'elettrone) fu dimostrato che l'atomo non era indivisibile, bensì a sua volta composto da particelle più piccole . In particolare, l'atomo è composto da un nucleo carico positivamente e da un numero di elettroni, carichi negativamente, che gli ruotano attorno senza un'orbita precisa (l'elettrone si dice quindi "delocalizzato"), nei cosiddetti "gusci elettronici". Il nucleo è composto da protoni, che sono particelle cariche positivamente e da neutroni, che sono particelle prive di carica: protoni e neutroni sono detti nucleoni. In proporzione, se il nucleo atomico fosse grande quanto una mela, gli elettroni gli ruoterebbero attorno ad una distanza pari a circa un chilometro; un nucleone ha massa quasi 1800 volte superiore a quella di un elettrone. Infine, è importante osservare che i nucleoni non sono fermi, ma sono in continuo movimento a velocità molto elevata, circa il 20% della velocità della luce. 2 L’ATOMO Particella Simbolo Carica Massa Elettrone e- -1,6 × 10-19 C 9,1093826 × 10-31 kg Protone p+ 1,6 × 10-19 C 1,6726231 × 10-27 kg Neutrone n 0C 1,674 927 29(28) × 10−27 kg Atomo di litio Atomo di elio 3 L’ATOMO Atomo di berillio Atomo di bario 4 L’ATOMO Attorno al nucleo possono esserci al massimo 7 gusci con elettroni orbitanti. Ogni guscio può contenere solo un numero limitato di elettroni 5 Tabella periodica degli elementi Nella tabella periodica degli elementi sono riportati tutti i dati e le caratteristiche degli atomi conosciuti. Di seguito potete studiare la tabella periodica in uno dei seguenti siti: http://ww2.unime.it/weblab/ita/pertab_ita.html http://www.chim1.unifi.it/dida/mendel.htm http://www.ptable.com/ Tabella periodica degli elementi 6 Modello elettronico di un atomo Teoria degli orbitali atomici Un orbitale può essere definito come il volume all'interno del quale ci sia una certa probabilità di trovare un elettrone caratterizzato da una certa energia. L'elettrone può assumere solo determinati valori di energia. A ciascuno di tali valori è dunque associato un determinato volume. A ciascuno di tali volumi è stata attribuita una sigla. In ordine crescente di energia abbiamo gli orbitali 1s, 2s, 2p, 3s, 3p .... 7 Esempi di modelli di alcuni atomi Consideriamo il carbonio, l’azoto, l’ossigeno e il fluoro 8 Esempi di modelli di alcuni atomi Carbonio (C) (ha 6 elettroni) Azoto (N) (ha 7 elettroni) Ossigeno (O) (ha 8 elettroni) Fluoro (F) (ha 9 elettroni) 1s2 2s2 2p2 1s2 2s2 2p3 1s2 2s2 2p4 1s2 2s2 2p5 Il carbonio ha 2 elettroni sull’orbitale 1s, 2 elettroni sull’orbitale 2s, 2 elettroni sull’orbitale 2p. Quindi ha 4 posti liberi nell’orbitale 2p. Per l’azoto si hanno 3 elettroni nell’orbitale 2p. Quindi ha 3 posti liberi nell’orbitale 2p. L’ossigeno ha 4 elettroni nell’orbitale 2p. Quindi ha 2 posti liberi nell’orbitale 2p. Infine il fluoro ha 5 elettroni nell’orbitale 2p. Quindi ha 1 posto libero nell’orbitale 2p. I posti liberi (appartengono agli orbitali più esterni, cioè lontani dal nucleo) sono occupabili da elettroni di altri atomi e quindi si hanno i legami chimici. Gli elettroni che appartengono all’orbitale più esterno (in questi esempi è il 2p) si chiamano elettroni di valenza. 9 Energia di ionizzazione L'energia di ionizzazione di un atomo o di una molecola è l'energia minima richiesta per allontanare da esso\a un elettrone e portarlo a distanza infinita. L'unità di misura con cui vengono espresse è quasi sempre l'elettronvolt, eV. { ARGOMENTO DA STUDIARE SUCCESSIVAMENTE } [Un elettronvolt è 1 volt (cioè 1 joule diviso per 1 coulomb) moltiplicato per la carica dell'elettrone; ne risulta un quantitativo molto piccolo di energia: 1 eV = 1,602 176 46 × 10-19 J; 1 eV = 1,602 176 46 × 10-12 erg.] Gruppo 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 4 Sc 6.56144 Ti 6.8282 V 6.746 Cr 6.76664 Mn 7.43402 Fe 7.9024 Co 7.8810 Ni 7.6398 Cu 7.72638 Zn 9.3940 5 Y 6.217 Zr 6.63390 Nb 6.75885 Mo 7.09243 Tc 7.28 Ru 7.36050 Rh 7.45890 Pd 8.3369 Ag 7.57624 Cd 8.9937 6 La 5.5770 Hf 6.82507 Ta 7.89 W 7.98 Re 7.88 Os 8.7 Ir 9.1 Pt 9.0 Au 9.22567 Hg 10.4375 Periodo 10 I metalli e i conduttori I metalli tendono a cedere con facilità i propri elettroni di valenza a non tenersi quelli in eccesso per raggiungere la configurazione elettronica dei gas nobili: hanno cioè una bassa energia di ionizzazione e una scarsa affinità elettronica. Il contrario accade per i semimetalli ed a maggior ragione per i non metalli. Quando più atomi metallici si aggregano a formare una struttura cristallina quindi, gli elettroni di legame vengono condivisi tra tutti i partecipanti dando luogo ad orbitali molecolari delocalizzati in tutto il solido. La delocalizzazione elettronica e l'elevato numero di oggetti presenti contribuisce a tenere insieme gli ioni costituenti, anche se l'energia di legame per atomo non è molto elevata; permette di conseguenza alle cariche di muoversi liberamente all'interno del metallo. Si parla per questo di gas di elettroni. La disponibilità di tante cariche libere spiega bene l'ottima conducibilità elettrica e termica, insieme alla proprietà di assorbire e/o riflettere la luce totalmente anche in strati sottilissimi, di poche decine di atomi. Generalmente gli elementi chimici metallici sono quasi tutti nella zona di transizione centrale della tavola periodica, fra gli alcalino-terrosi e gli alogeni; sono quasi tutti di peso atomico medio o medio-alto; gli elementi metallici più leggeri possono essere portati allo stato metallico solo con difficoltà. 11 I metalli e i conduttori Un conduttore elettrico è un elemento fisico in grado di far scorrere al suo interno la corrente elettrica con facilità. I metalli, solitamente, sono buoni conduttori, i migliori in ordine decrescente sono: argento, rame, oro, alluminio, tungsteno, bronzo, nickel, platino, ferro e piombo. D'altra parte possono condurre facilmente l’elettricità anche l’acqua, la terra e il corpo umano. I conduttori sono caratterizzati dalla presenza di elettroni liberi nell'orbita di valenza degli atomi del reticolo cristallino (conduttori di prima specie) o sono specie ioniche che si fanno carico di trasportare la corrente elettrica (conduttore di seconda specie). 12 Il passaggio di cariche elettriche avviene con modalità diverse a seconda dello stato di aggregazione della sostanza: nei solidi (metalli e leghe metalliche) ossia degli elettroni liberi di muoversi entro il materiale perché dotati di un’energia sufficientemente alta da consentir loro di sfuggire all’attrazione dei rispettivi nuclei, ma non abbastanza da farli uscire dal materiale. 13 Nei liquidi (soluzioni), la corrente è sostenuta dal moto degli ioni, sia positivi che negativi; nei gas dal moto degli elettroni e degli ioni. Conduzione elettrica nei liquidi Buoni conduttori di corrente sono i metalli, oltre che particolari soluzioni, le soluzioni elettrolitiche nelle quali alcune sostanze, chiamate soluto, vengono sciolte in acqua, che è il solvente. Le soluzioni elettrolitiche sono soluzioni acquose, nelle quali il soluto è un acido, un idrossido, oppure un sale. Quando il soluto si scioglie nel solvente, le sue molecole si "spezzano" dividendosi in ioni, e quindi in cariche, che possono muoversi liberamente all'interno del liquido. Un tipico esempio di soluzione elettrolitica è quello della batteria delle automobili. 15 Conduzione elettrica nei solidi IL RAME (CU = cuprum in latino) In elettrotecnica ed in elettronica il conduttore più usato è il rame, sebbene il migliore conduttore sia l’argento. Però per motivi economici si preferisce il rame. La plastica che avvolge ha una funzione importante che sarà spiegata tra alcune diapositive. 16 IL RAME – CONFIGURAZIONE DEGLI ELETTRONI SUGLI ORBITALI 17 GLI ISOLANTI I conduttori sono, come già chiarito, dei materiali che permettono agli elettroni liberi di circolare facilmente al loro interno. Sorge però a questo punto il problema di come evitare che essi “escano fuori”, come per esempio in occasione della manipolazione da parte di una persona per manutenzione o altro. È evidente che un contatto tra conduttore e una parte del corpo umano provoca una fuoriuscita di elettroni e questi attraversando la persona (folgorazione) può causare gravi ferite o addirittura la morte. L’argomento riguardante l’attraversamento del corpo umano da parte degli elettroni è vasto e riguarda la medicina. Esso sarà brevemente trattato in appendice per fornire le necessarie informazioni a chi lavora con l’elettricità ed evitare incidenti. Tuttavia è necessario proteggere il conduttore ed evitare la dispersione degli elettroni anche per altri motivi. Per esempio quando si realizzano impianti c’è bisogno di stendere cavi di rame che alloggiano entro i muri delle case o all’interno di canaline sovrapposte alle pareti. Spesso ci sono molti cavi che “viaggiano” uno a contatto con l’altro. Anche in questo caso gli elettroni “non devono passare” da un cavo all’altro. Questo fenomeno è denominato “corto circuito”, proprio perché gli elettroni invece di continuare la loro corsa all’interno del loro cavo, prendono una strada “più breve” passando nel cavo che gli sta a fianco. Queste sono le motivazioni per cui si devono “rivestire” i cavi di rame con materiali che impediscano il fenomeno descritto. 18 GLI ISOLANTI I materiali che realizzano la funzione protettiva già descritta sono di diversa tipologia: naturali ed artificiale, solidi o liquidi. Gli isolanti che troviamo in natura derivano dalle gomme tipo il caucciù (ora non più usato),da vegetali come la carta, la seta, da rocce come la mica, vetro, ceramiche, oppure sono liquidi come oli minerali derivati dal petrolio (infiammabili) oppure oli al silicone (non infiammabili) .Questi isolanti si usano per alcune grandi macchine elettriche. Molto più usati oggi sono gli isolanti derivati dalla sintesi chimica che hanno vantaggi rispetto a quelli naturali. Innanzi tutto riescono a “contenere”, cioè ad isolare, meglio gli elettroni e costano anche di meno. Anch’essi possono essere solidi o liquidi. In seguito accenneremo agli isolanti in PVC, mentre altri tipi si studieranno quando si parlerà dei condensatori. Le proprietà isolanti riguardano la capacità che essi hanno di resistere alle energie possedute dagli elettroni, ma anche di resistere al calore ed al fuoco. Parleremo subito della prima capacità e successivamente della seconda. 19 GLI ISOLANTI Occorre discutere del comportamento degli isolanti nei riguardi delle quantità di energia che possono trasportare. Facciamo un esempio non elettrico. Supponiamo di dovere realizzare un impianto idraulico. Sorge il problema di scegliere opportunamente la sezione dei tubi ed il loro spessore in funzione della quantità di acqua al secondo che deve trasportare (portata). È intuitivo rispondere che se la portata è grande occorreranno tubi di grande sezione e con pareti di grande spessore. Viceversa se la portata è piccola. Perché è così? Per grandi portate, la sezione grande serve a favorire il passaggio di grandi quantità d’acqua, mentre lo spessore delle pareti del tubo serve a resistere alla grande pressione esercitata dall’acqua. Il contrario sarà per piccole portate. Se adesso torniamo a considerare l’elettrotecnica si può dire che la sezione del tubo dipende da quanti elettroni al secondo bisogna far passare (cioè dalla loro quantità), mentre l’isolante ha la funzione che aveva lo spessore del tubo del caso idraulico. L’isolante quindi ha la funzione di resistere alla “pressione” esercitata dagli elettroni, che dipende dalla loro energia (non dalla loro quantità!). Il concetto esposto è importantissimo e sarà ancora studiato fra qualche lezione. Facciamo ancora un esempio tratto dal traffico delle automobili. 20 GLI ISOLANTI Consideriamo una strada di città: in essa può aversi un grande traffico ma le automobili potrebbero avere una bassa velocità. È ciò che accade in occasione di partenze per le vacanze, incidenti, ecc. Le automobili sono tantissime, ma viaggiando a velocità minima hanno anche una energia cinetica altrettanto piccola. È ovvio che non c’è bisogno di grandi protezioni per i pedoni che camminano sui marciapiedi, poiché le basse velocità rendono molto improbabile che una automobile “finisca fuori strada” (se l’autista è sobrio!). Questa è la situazione che si verifica in elettrotecnica quando non occorre l’uso di isolanti particolarmente buoni. Consideriamo ora un’autostrada o addirittura una pista per corse automobilistiche: in questi due casi si avrà un traffico minore ma le automobili saranno velocissime. Per la verità accade qualche volta che le autostrade si intasino per qualche situazione particolare, ma negli autodromi questo non accade mai. Quello che interessa ora è la grande velocità e quindi la grande energia cinetica delle automobili. È ovvio che adesso bisogna proteggere chi si trova ai margini dell’autostrada o dell’autodromo con protezioni serie, poiché l’evento che una automobile “finisca fuori strada” è molto più probabile. Questa è la situazione che si verifica in elettrotecnica quando occorre l’uso di isolanti particolarmente buoni. 21 GLI ISOLANTI L’isolante è rappresentato dalla barriera che impedisce all’automobile di uscire “fuori strada”. Dal paragone fatto si ricava che l’isolante deve essere migliore non quando ci sono tante automobili, ma quando le automobili sono molto veloci. In elettrotecnica la velocità delle automobili è rappresentato dall’energia posseduta da 1 C di carica. Di questo si parlerà ancora meglio nelle prossime lezioni. Naturalmente si può agire oltre che sullo spessore (che non sempre si può aumentare a piacere), anche su tipi di materiali più resistenti Gli isolanti non sono tutti uguali: ci sono quelli che isolano meglio di altri. Si useranno gli isolanti adeguati all’impianto che si sta realizzando, poiché gli isolanti non hanno tutti lo stesso costo. Tra qualche lezione sarà precisato meglio il significato di maggiore o minore capacità di isolamento. Un’ultima osservazione da fare riguarda l’importanza degli isolanti: senza di essi non sarebbe possibili realizzare impianti o macchine o circuiti elettrici. Quindi gli studiosi di elettricità e di elettrotecnica sono sempre alla ricerca di nuovi materiali. 22 Isolanti autoestinguenti Trattiamo ora della seconda proprietà che devono avere gli isolanti. Per i cavi elettrici sono utilizzate plastiche sintetiche con proprietà speciali riguardo al fuoco. In base alle normative in vigore questi isolanti non devono incendiarsi. Quindi hanno la proprietà denominata “autoestinguente”, che significa che si spengono da soli. Facciamo qualche approfondimento su questa importante questione. 23 Isolanti autoestinguenti COMPORTAMENTO AL FUOCO In funzione del loro comportamento al fuoco, i cavi elettrici possono essere: non propaganti la fiamma; non propaganti l’incendio; a bassa emissione di fumi, gas tossici e corrosivi (LSOH); resistenti al fuoco. Qual è la differenza? Un cavo “non propagante la fiamma”, è dotato di un isolamento autoestinguente, ma è efficace soltanto se è installato da solo; se i cavi non propaganti la fiamma vengono installati in fascio, l’incendio si propaga lungo il fascio stesso. Due cavi distanti meno di 25 cm costituisco già un fascio. L’isolamento di un cavo “non propagante l’incendio”, invece, è autoestinguente anche quando è posato in fascio. E’ bene ricordare che se i cavi non propaganti l’incendio sono installati in numero maggiore di quello previsto dalle norme di prodotto, non è più garantita l’autoestiguenza del fascio. Un cavo LSOH (Low Smoke Zero Halogen) ha un isolamento che brucia con bassa emissione di fumi, gas tossici e corrosivi. Un cavo “resistente al fuoco” deve continuare a funzionare, per un tempo stabilito dalle norme, anche se sottoposto al fuoco. 24 Isolanti autoestinguenti in PVC I cavi che hanno l'isolante e la guaina in PVC (polivinilcloruro) sono idonei per temperature di esercizio fino a 700°C, sono a ridotta e missione di gas alogenidrici, autoestinguenti e non propaganti l'incendio. Sono previsti per trasporto di energia e per segnalamento. La tensione di utilizzazione è di 450/750 V per i tipi N07V-K e N07V-R e 600/1000V per tutti gli altri: N1VV-K, NlVC7V-K, N1VC4V-K. Le ottime prestazioni e il costo contenuto consentono un largo impiego nel settore industriale e civile. La costruzione è conforme alle normative CEI/UNEL, e può essere modificata, per esempio utilizzando materiale per guaine resistente agli idrocarburi, quale miglioria alle caratteristiche di base. 25 Definizione di “intensità corrente elettrica” Abbiamo discusso sulla presenza di elettroni liberi all’interno dei conduttori (rame). Dobbiamo adesso trovare un modo per contare quanti di essi attraversano un punto del conduttore in un secondo. Tale grandezza deve essere significativa teoricamente e facile da utilizzare praticamente. Siccome il numero di elettroni liberi (che cioè sono in grado di muoversi) presenti all’interno di un conduttore è estremamente elevato, è difficile contarli singolarmente. Per superare tale ostacolo si considera una grandezza macroscopica che è molto più semplice da utilizzare nei calcoli e nelle misure. Si introduce l’unità di carica elettrica denominata COULOMB = [C]. Questa unità di misura fa parte del sistema di unità di misure MKSQ, dove Q significa proprio carica elettrica. Il Coulomb si può definire come la quantità di carica posseduta da 1,6 × 1019 elettroni. 1 C cioè è costituito da 16 miliardi di miliardi di elettroni. Questo numero enorme di elettroni è esattamente quello contenuto in 1 Coulomb. 26 Definizione di “intensità corrente elettrica” Adesso sappiamo quanti elettroni sono contenuti in 1 Coulomb di carica. Il passo successivo è quello di contare quanti ne passano in un secondo attraverso un punto qualsiasi di un conduttore. Ci occorre una nuova unità di misura: essa è denominata AMPERE = [A]. La sua definizione è semplice: è la quantità di carica (espressa in Coulomb) che attraversa un punto di un conduttore in 1 secondo. Quindi: [ ] [ ] [A ] = Coulomb = C [secondo ] [s ] Per fare un paragone familiare, che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, consideriamo il traffico delle automobili che passano sotto casa nostra. Se ci affacciamo alla finestra possiamo contare quante automobili passano in un minuto (o anche in un secondo!) e possiamo capire se c’è poco o tanto traffico. È evidente che per capire il valore del traffico abbiamo stabilito un intervallo di tempo adeguato al fenomeno (il minuto). 27 Definizione di “intensità corrente elettrica” Per completare il paragone con l’elettrotecnica, abbiamo le automobili che rappresentano la carica elettrica e il traffico che rappresenta l’intensità di corrente elettrica. In elettrotecnica “l’intensità di corrente elettrica” si può chiamare semplicemente “corrente” e si indica sempre con la lettera “I”. DEFINIZIONE La corrente I si misura in Ampere. 1 A equivale al passaggio di 1 C in un intervallo di 1 s, attraverso un qualunque punto di un conduttore. Esempio numerico: un conduttore è attraversato, in un suo punto, in 3 secondi da una carica di 15 C. Quanto vale la corrente che scorre nel conduttore? I = C/s = 15/3 = 5 A Commento: l’unità di misura Ampere è molto grande. In una casa normale può scorrere nei conduttori al massimo 17 A. Infine si conosce qual è la corrente in grado di uccidere una persona: circa 50 mA. Il mA è la millesima parte dell’Ampere, quindi è un sottomultiplo, di si parlerà nella prossima diapositiva. 28 Multipli e sottomultipli dell’Ampere Come già detto l’Ampere è una unità di misura molto grande. Tuttavia esiste un suo multiplo, usato raramente, denominato kA = kilo Ampere, del valore di 1000 A. Questo multiplo è usato negli impianti delle navi dove c’è bisogno di molta energia (su questo argomento si parlerà molto in seguito). Esempio: 10 A = 0,01 kA; 1,5 kA = 1500 A; 0,5 kA = 500 A. La regola da seguire per passare da A a kA o viceversa è la seguente: Da A a kA si deve dividere per 1000 o moltiplicare per 10-3. Da kA ad A si deve moltiplicare per 1000 = 103. Molto più usati sono i sottomultipli dell’Ampere: mA = milli Ampere = millesima parte dell’A = 10-3 A µA = micro Ampere = milionesima parte dell’A= 10-6 A nA = nano Ampere = miliardesima parte dell’A= 10-9 A pA = pico Ampere = millesima parte della miliardesima parte dell’A= 10-12 A In elettrotecnica si usano spesso l’A, il mA, in elettronica si usano molto anche gli altri sottomultipli. 29 Multipli e sottomultipli dell’Ampere Per passare da una unità di misura ad un’altra più piccola ricordare le seguenti regole: Per passare da una unità di misura ad un’altra più grande ricordare le seguenti regole: Da A a mA = moltiplicare per 103 Da pA a nA = moltiplicare per 10-3 Da A a µA = moltiplicare per 106 Da pA a µA = moltiplicare per 10-6 Da A a nA = moltiplicare per 109 Da pA a mA = moltiplicare per 10-9 Da A a pA = moltiplicare per 1012 Da pA a A = moltiplicare per 10-12 Da mA a µA = moltiplicare per 103 Da nA a µA = moltiplicare per 10-3 Da nA a mA = moltiplicare per 10-6 Da nA a A = moltiplicare per 10-9 Da mA a nA = moltiplicare per 106 Da mA a pA = moltiplicare per 109 Da µA a mA = moltiplicare per 10-3 Da µA a A = moltiplicare per 10-6 Da µA a nA = moltiplicare per 103 Da mA a A = moltiplicare per 10-3 Da µA a pA = moltiplicare per 106 Da nA a pA = moltiplicare per 103 30 Multipli e sottomultipli dell’Ampere Regole per l’effettuazione dei calcoli. Cosa significa “ moltiplicare per 10n “ o “moltiplicare per 10-n “ ?? 1. moltiplicare per 10n significa moltiplicare per un numero formato da 1 seguito da “n” zeri. Per esempio moltiplicare per 103 significa moltiplicare per 1000, moltiplicare per 106 significa moltiplicare per 1000000 ecc. 2. moltiplicare per 10-n significa moltiplicare per un numero formato “n” zeri(il primo zero seguito da virgola) seguito da 1. Per esempio moltiplicare per 10-3 significa moltiplicare per 0,001, moltiplicare per 10-6 significa moltiplicare per 0,000001 ecc. In alternativa 31 I pericoli della corrente elettrica (contatto diretto) In elettrotecnica, un contatto diretto si ha quando si viene a contatto con una parte attiva dell'impianto, ovvero una parte normalmente in tensione, come ad es. un conduttore, un morsetto, l'attacco di una lampada. 32 I pericoli della corrente elettrica (contatto indiretto) Un contatto indiretto si verifica quando un individuo viene in contatto con parti metalliche che si trovano in tensione elettrica accidentale ed imprevedibilmente. Questo avviene in condizioni di guasto, come per esempio quando l'isolamento elettrico di un apparecchio cede o si deteriora in seguito ad un guasto o ad un degrado spesso non visibile. L'involucro metallico dell'apparecchio elettrico (massa) si trova in questo caso sotto tensione ed in caso di contatto la persona può essere investita dal passaggio della corrente elettrica verso terra. 33 I pericoli della corrente elettrica Una persona può venire a contatto con parti in tensione e quindi subire gli effetti del passaggio di corrente mediante contatto diretto oppure contatto indiretto. Quindi per evitare ciò si devo attuare delle contromisure imposte dalla norma vigente (norme CEI). La protezione contro i contatti diretti si attuano prevenendo i contatti accidentali con le parti in tensione: isolamento delle parti attive con materiale isolante non removibile, involucri o barriere tali da impedire ogni contatto con le parti in tensione, ostacoli o distanziatori, interruttori differenziali ad alta sensibilità, con correnti differenziali di soglia di Is ≤30 mA La protezione contro i contatti indiretti si realizza nei seguenti modi: Messa a terra delle masse, Interruzione automatica dell'alimentazione tramite interruttori automatici, Doppio isolamento delle apparecchiature Separazione elettrica 34 I pericoli della corrente elettrica zona 1 - al di sotto di 0,5 mA la corrente elettrica non viene percepita (si tenga presente che una piccola lampada da 15 watt assorbe circa 70 mA); - zona 2 - la corrente elettrica viene percepita senza effetti dannosi; - zona 3 - si possono avere tetanizzazione e disturbi reversibili al cuore, aumento della pressione sanguigna, difficoltà di respirazione; 35 - zona 4 - si può arrivare alla fibrillazione ventricolare e alle ustioni. La tensione elettrica La seconda grandezza elettrica (dopo la corrente elettrica) è la tensione elettrica. Questa seconda grandezza è legata all’energia trasportata dagli elettroni che costituiscono la corrente. Anche ora possiamo fare un paragone con il traffico di automobili. In precedenza gli elettroni (cioè la corrente) erano paragonate alle automobili, ora la tensione si può paragonare al combustibile che permette il movimento. Infatti il combustibile termina dopo avere percorso un numero di chilometri sufficienti e quindi l’automobile si ferma. Anche in elettrotecnica avviene qualcosa di simile: gli elettroni (cioè la carica elettrica) riceve dal generatore l’energia per mettersi in movimento e dopo averla fornito ad un utilizzatore occorre fare di nuovo “il pieno” (come le automobili devono andare dal distributore). 36