Storia Romana A Introduzione alla storia di Roma a.a. 2016-2017 La caduta della monarchia e Il passaggio alla repubblica Il governo tirannico di Tarquinio il Superbo Liv., I, 53, 1-3 Nec ut iniustus in pace rex, ita dux belli prauus fuit; quin ea arte aequasset superiores reges ni degeneratum in aliis huic quoque decori offecisset. Is primus Volscis bellum in ducentos amplius post suam aetatem annos mouit, Suessamque Pometiam ex iis vi cepit. Vbi cum diuendita praeda quadraginta talenta argenti refecisset, concepit animo eam amplitudinem Iovis templi quae digna deum hominumque rege, quae Romano imperio, quae ipsius etiam loci maiestate esset; captiuam pecuniam in aedificationem eius templi seposuit. Cass. Hem., fr. 18 Chassignet (da Serv., auct., ad Verg. Aen. XII, 603) Cassius autem Hemina ait Tarquinium Superbum, cum cloacas populum facere coegisset, et ob hanc iniuriam multi se suspendio necarent, iussisse corpora eorum cruci affigi. Roma, il tempio di Iuppiter Optimus Maximus Capitolinus La fine della monarchia: i dati della tradizione App., Civ., II, 119, 499 I cesaricidi avrebbero voluto dire qualcosa in senato, ma siccome nessuno si fermò, avvoltisi attorno le braccia i mantelli, come ne facessero scudi, con le spalle stillanti sangue uscirono di corsa gridando di avere ucciso un re e un tiranno; qualcuno issò sullla lancia un berretto frigio, simbolo di liberta, e tutti invocavano la tradizione patria e ricordavano l’antico Bruto e i giuramenti fatti a quel tempo contro gli antichi re (trad. D. Magnino). Plin., Nat. Hist., XXXIV, 39, 139 In foedere, quod expulsis regibus populo Romano dedit Porsina nominatim comprehensum invenimus, ne ferro nisi in agri cultu uteretur. et tum stilo osseo scribere institutum vetustissimi auctores prodiderunt Liv., I, 60,4 Duo consules inde comitiis centuriatis a praefecto urbis ex commentariis Ser. Tulli creati sunt, L. Iunius Brutus et L. Tarquinius Collatinus. Liv., VII, 3, 5-8 (363 a.C.); cfr. FRHist, I, p. 183 Lex uetusta est, priscis litteris uerbisque scripta, ut qui praetor maximus sit idibus Septembribus clauum pangat; fixa fuit dextro lateri aedis Iouis optimi maximi, ex qua parte Mineruae templum est. Eum clauum, quia rarae per ea tempora litterae erant, notam numeri annorum fuisse ferunt eoque Mineruae templo dicatam legem quia numerus Mineruae inuentum sit. … M. Horatius consul ea lege templum Iouis optimi maximi dedicauit anno post reges exactos; a consulibus postea ad dictatores, quia maius imperium erat, sollemne claui figendi translatum est. Il primo anno della repubblica Pol., III, 22 (primo trattato romano cartaginese) Il primo trattato fra Romani e Cartaginesi è dell’epoca di Lucio Giunio Bruto e Marco Orazio, i primi consoli che furono eletti dopo la fine della monarchia, dai quali fu anche consacrato il santuario di Giove Capitolino. Questi eventi accaddero 28 anni prima del passaggio di Serse in Grecia (= 508 a.C.). L’abbiamo trascritto dandone l’interpretazione più precisa possibile. La differenza tra la lingua dei Romani di oggi e quella antica è così forte, infatti, che anche i più esperti conoscitori a stento comprendono qualcosa, dopo avervi fissato la loro attenzione. Il trattato è il seguente: «A queste condizioni ci sia amicizia fra i Romani e gli alleati dei Romani e i Cartaginesi e gli alleati dei Cartaginesi: né i Romani né gli alleati dei Romani navighino al di là del promontorio detto Bello, a meno che non vi siano costretti da una tempesta o da nemici: qualora uno vi sia trasportato a forza, non gli sia permesso comprare né prendere nulla, tranne quanto gli occorre per riparare l’imbarcazione o per compiere sacrifici, e si allontani entro cinque giorni. A quelli che giungono per commercio non sia possibile portare a termine alcuna transazione, se non alla presenza di un araldo o di un cancelliere. Quanto sia venduto alla presenza di costoro, se venduto in Libia o in Sardegna, sia dovuto al venditore sotto la garanzia dello stato. Qualora un Romano giunga in Sicilia, nella parte controllata dai Cartaginesi, siano uguali tutti i diritti dei Romani. I Cartaginesi non commettano torti ai danni degli abitanti di Ardea, Anzio, Laurento (?), Circei, Terracina, né di alcun altro dei Latini, quanti sono soggetti; nel caso di quelli non soggetti, si tengano lontani dalle loro città: ciò che prendano, restituiscano ai Romani intatto. Non costruiscano fortezze nel Lazio. Qualora penetrino da nemici nella regione, non passino la notte nelle regione». I supremi magistrati della repubblica: i loro poteri e la loro denominazione Liv., II, 1, 7-10 Libertatis autem originem inde magis quia annuum imperium consulare factum est quam quod deminutum quicquam sit ex regia potestate numeres. Omnia iura, omnia insignia primi consules tenuere; id modo cautum est ne, si ambo fasces haberent, duplicatus terror uideretur. Brutus prior, concedente collega, fasces habuit; qui non acrior uindex libertatis fuerat quam deinde custos fuit. Omnium primum auidum nouae libertatis populum, ne postmodum flecti precibus aut donis regiis posset, iure iurando adegit neminem Romae passuros regnare. -sostituzione del re con due capi eletti ogni anno, in una diarchia equilibrata: introduzione del concetto di magistratura e del principio della collegialità. -I due magistrati supremi vengono indicati nelle fonti come praetores e consules -Le magistrature supreme tra 509 e 367 a.C. (leges Liciniae Sextiae): i dati della tradizione 509-451 a.C.; coppie di consules annui (5 nel primo anno), sostituite da dictatores tre volte 451-450 a.C.: due collegi di Xviri , autori delle leggi delle XII tavole 449-44 a.C.: 5: coppie di consules annui 44-367 a.C.: coppie di consules annui, sostituite (in più occasioni) da un collegio (numero variabile, da 3 a 6) di tribuni militum consulari potestate annui, da dittatori, con periodo di vacatio magistratuum tra 375 e 371 Ipotesi sulla nascita della collegialità consolare A)Ipotesi “cronologiche” 1) passaggio improvviso da monarchia a repubblica (fonti) 2) lenta evoluzione (possibile posticipazione della nascita della repubblica dopo periodo di dominazione etrusca, adombrata dalla tradizione relativa a Porsenna) B) Ipotesi istituzionali successore/i del re individuato/i nei praetores o nel dictator; nel caso dei pretori vi sarebbe stato un collegio di 2/3 figure (tra cui i due comandanti delle legioni); in rapporto al dictator (denominato in origine magister populi , come indicherebbe la tradizione relativa a Tarquinio Prisco e Servio Tullio), ipotesi di graduale realizzazione della diarchia mediante la figura (subordinata) del magister equitum. La presenza di un magistrato supremo unico potrebbe anche spiegare l’inserimento successivo di fittizi nomi di famiglie plebee negli elenchi consolari (fasti consulares; tradizione letteraria) CIL, I2 2832a (Satricum: in reimpiego nelle fondazioni del tempio tardo-arcaico; fine VI sec. a.C.) [---]++IEISTETERAI Popliosio Valesiosio / suodales Mamartei.