Fabio Giannoni Precorso di Analisi Matematica 1 Indice Capitolo 1. Introduzione 3 Capitolo 2. Alcuni richiami: insiemi e funzioni 2.1. Insiemi 2.2. Funzioni 5 5 9 Capitolo 3. Insiemi numerici 3.1. I numeri naturali 3.2. I numeri relativi 3.3. I numeri razionali 3.4. I numeri reali 13 13 15 17 20 Capitolo 4. Polinomi, radici, intervalli, moduli 4.1. Intervalli 4.2. Polinomi 4.3. Radici n-esime 4.4. Valore assoluto 22 22 23 26 27 Capitolo 5. Equazioni e disequazioni algebriche 5.1. Equazioni di secondo grado 5.2. Disequazioni di secondo grado 5.3. Radici razionali 5.4. Disequazioni biquadratiche 5.5. Equazioni di quarto grado reciproche 5.6. Disequazioni razionali 5.7. Disequazioni con il valore assoluto 5.8. Disequazioni irrazionali 30 30 32 34 35 36 40 43 46 Capitolo 6. Funzioni esponenziali e logaritmiche 6.1. Funzione esponenziale 6.2. Funzione logaritmica 49 49 55 1 INDICE 6.3. Disequzioni logaritmiche 6.4. Disequazioni esponenziali 6.5. Disequazioni trascendenti: ulteriori esempi Capitolo 7. Funzioni trigonometriche 7.1. Funzioni trigonometriche 7.2. Equazioni trigonometriche 7.3. Disequazioni trigonometriche 2 58 60 62 64 64 80 86 Capitolo 8. Principio di Induzione e Binomio di Newton 89 8.1. Binomio di Newton e somme di potenze. 91 Il triangolo di Tartaglia per il calcolo dei coefficienti binomiali 94 Capitolo 9. Brevi richiami di geometria analitica ed euclidea 95 Capitolo 10. I numeri complessi 98 Motivazioni 98 10.1. Definizione dei numeri complessi 99 10.2. Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 100 10.3. Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi 108 CAPITOLO 1 Introduzione Queste note hanno lo scopo di fornire i prerequisiti che gli studenti debbono conoscere gli studenti del primo annodi matematica e fisica per poter seguiore con profitto il corso di Analisi Matematica 1. Prima di iniziare questo precorso siete stati sottoposti ad un test con lo scopo di provare il livello delle vostre conoscenze e consigliare fortemente di seguire queste lezioni a chi il test non l’ha superato. Io invece CONSIGLIO A TUTTI QUANTI di seguire questo precorso perché vi fará bene. Alla fine del precorso é previsto un test per coloro che non l’hanno superato la prima volta. Ma quello che importa di piú é che lo seguiate, interrompendo il docente quando c’é qualcosa che non vi é chiaro. E riguardando a casa le cose che sono state dette durante la lezione. E’ questo il primo passo per pter seguire piú agevolmente le lezioni del corso di Analisi 1. Lavorate seriamente fin da subito. Poi nelle dispense di Analisi 1 troverete le istruzioni per il loro uso, con suggerimenti per poter imparare le cose e poter superare l’esame con esito positivo. Buon lavoro. Ringraziamenti. Vorrei ringraziare gli studenti del primo anno dei corsi di laurea di Matematica e di Fisica, anno accademico 2012/13, per la loro partecipazionee attiva alle lezioni del precorso. In particolare le studentesse Ilaria Giancamilli ed Elena Raponi per come hanno preso gli appunti che sono stati la base per scrivere queste note. Ed anche tutti gli studenti e studentesse che sono intervenuti ripetutamente con domande quando non era loro chiaro qualcosa. Tra tutti spicca la studentessa Valentina Macchiati che si puó proprio 3 1. INTRODUZIONE 4 dire che non me ne ha lasciata passare una e con le sue domande é stata di aiuto a tutti. Un ringraziamento particolare alla dottoressa Claudia Vannucchi che e’ stato tutor per il corso di Analisi Matematica 1 e che ha trasformato gli appunti in un testo scorrevole. CAPITOLO 2 Alcuni richiami: insiemi e funzioni In questo primo capitolo, vengono richiamati sinteticamente alcuni concetti e nozioni relativi alla teoria degli insiemi e alle funzioni, argomenti che saranno utili in seguito. 2.1. Insiemi Ricordiamo che i matematici chiamano insieme una qualsiasi racolta di oggetti. Questi vengono detti elementi e si dice che appartengono all’insieme. Di soliuto gli insiemi si indicano con una lettera maiuscola ed i suoi elementi con lettere minuscole. Con la scrittura a∈A si intende dire che l’elemento a appartiene all’insieme A. Invece con la scrittura a < A si intende che l’elemento a non appartiene ad A. Indicheremo con ∅ l’insieme vuoto, ossia l’insieme privo di elementi. Inoltre N, Z, Q, R indichereanno rispettivamente gli insieme dei numeri naturali, iinteri, razionali, reali. Spesso può essere descritto mediante una proprietà che caratterizza i suoi elementi. In altre parole se P(x) è una proprietà che risulta vera o falsa a seconda di chi è x, a partire da essa si puó descrivere l’insieme di tutti gli elementi tali che la proprietà P è vera, e tale insieme si rappresenta nel seguente modo: {x : P(x) è vera} . Esempio 2.1. Se n ∈ N, consideriamo la proprietà P(n) : n è divisibile per 2. 5 2.1 Insiemi 6 L’insieme {n : P(n) è vera}, è l’insieme dei numeri pari. I due punti si leggono: tali che o tale che a seconda dei casi. Definiamo ora le principali operazioni con gli insiemi. Gli insiemi unione, intersezione e differenza sono definiti rispettivamente da A ∪ B = {x : x ∈ A ∨ x ∈ B} , A ∩ B = {x : x ∈ A ∧ x ∈ B} A \ B = {x : x ∈ A ∧ x < B} . Si dice anche che A \ B è il complementare di B rispetto ad A. Il simbolo ∨ si legge oppure con il significato del vel latino, mentre il simbolo ∧ si legge e, (et latino). Definiamo adesso le seguenti relazioni tra insiemi. Dati due insiemi A e B, si dice che A è sottoinsieme di B se ogni elemento di A appartiene anche a B . In simboli A⊆B ⇐⇒ (x ∈ A ⇒ x ∈ B). Il simbolo ⇒ indica una conseguenza logica. La scrittura P(x) ⇒ Q(x) si legge: se P(x) è vera allora Q(x) è vera. Invece il simbolo ⇐⇒ indica una equivalenza logica. La scrittura P(x) ⇐⇒ Q(x) si legge: P(x) è vera se e solo se Q(x) è vera. Diciamo che due insiemi A e B sono uguali se hanno gli stessi elementi, cioè se ogni elemento di A appartiene a B ed ogni elemento di B appartiene ad A . In simboli: A=B ⇐⇒ (A ⊆ B) ∧ (B ⊆ A) . Notazione 2.2. Useremo anche i seguenti connettivi logici. Il simbolo ∀ significherà “per ogni ”, mentre il simbolo ∃ significherà “esiste ”. Osservazione 2.3. Nella lingua parlata gli elementi costitutivi sono le proposizioni. Cosı̀ è anche in matematica. Ad esempio sono proposizioni • 2·3=6 2.1 Insiemi 7 • ∃n ∈ N : n è divisibile per 2 • n ∈ N è divisibile per 2 ∀n ∈ N. sono proposizioni nel linguaggio matematico. Però a differenza della lingua parlata le proposizioni in matematica possono avere un solo valore di verità: vero o falso. Ad esempio la prima e la seconda proposizione sono vere, mentre la terza è falsa. Una proposizione può essere vera o falsa, non ci sono altre possibilità. D’altra parte non tutte le proposizioni del linguaggio parlato sono una proposizione nel linguaggio matematico (ad esempio ”Questa frase è falsa”, non è una proposizione perché se suppongo che è vera allora è falsa e viceversa). A titolo esemplificativo, la seguente proposizione “∀n ∈ N, n è divisibile per 2 “ risulta falsa. Oltre alle proposizioni in matematica sono fondamentali le relazioni (o predicati) che possono dipendere da una o più variabili. Quando non ci sono entità variabili si parla di proposizioni. Ad esempio consideriamo R(x) : x2 − 1 > 0 , x ∈ R , S(x, y) : x + y = 1 , x, y ∈ R . R(1) è una proposizione falsa, S(2, −1) è una proposizione vera. Vediamo altri esempi. Esempio 2.4. La seguente proposizione ∀n ∈ N n dispari ⇒ n2 pari è falsa. Esempio 2.5. Siano p(n) : n dispari q(n) : n2 dispari . Allora le seguenti proposizioni p(n) ⇒ q(n) ∀n ∈ N , 2.1 Insiemi ⇔ p(n) 8 ∀n ∈ N , q(n) sono vere. Osservazione 2.6. Sia A ⊂ R . ∀x ∈ A, p(x) ⇒ q(x) NON q(x) ⇒ NON p(x) . equivale a dire ∀x ∈ A, Siano p(x) , q(x) proprietà qualsiasi. La negazione di p(x) ∧ q(x) è data da NON p(x) ∨ NON q(x) , mentre la negazione di p(x) ∨ q(x) è data da NON p(x) ∧ NON q(x) . Notazione 2.7. Per semplicità, inseguito indicheremo ’NON p(x)’ con ’p̃(x)’ . La negazione di ∀x, p(x) è vera è ∃ x : p̃(x) . La negazione di ∃x, p(x) è vera è ∀x, p̃(x) . La negazione di ∀x, p(x) ⇒ q(x) è ∃x : p(x) ∧ q̃(x) . 2.2 Funzioni 9 Di seguito esponiamo due importanti proprietà che coinvolgono le operazioni di intersezione ed unione. Esercizio 2.8. verificando al doppia inclusione dimostrare le seguenti proprietà: (1) proprietà distributiva dell’unione rispetto all’intersezione (A ∩ B) ∪ C = (A ∪ C) ∩ (B ∪ C) ; (2) proprietà distributiva dell’intersezione rispetto all’unione (A ∪ B) ∩ C = (A ∩ C) ∪ (B ∩ C) . Concludiamo il paragrafo ricordando al definizione di prodotto cartesiano. Chiameremo coppia ordinata (x, y) l’insieme dei due elementi x ed y posti in ordine prestabilito: prima x e poi y. Se x , y avremo che (x, y) , (y, x). Siano dati due insiemi X ed Y. Chiameremo prodotto cartesiano di X ed Y l’insieme X × Y = {(x, y) : x ∈ X, y ∈ Y}. Nel prodotto cartesiano sono definite le cosiddette relazioni binarie. Importanti in un dato insieme X sono ad easempio le relazioni di ordine totale. Un relazione di ordine totale R su X é un predicato che é definito su ogni coppia (a, b) in X × X e che gode delle seguenti proprietá: • R(x, x) é vera (proprietá riflessiva) • R(x, y) ∧ R(y, x) ⇒ x = y (proprietá antisimmetrica) • R(x, y) ∧ R(y, z) ⇒ R(x, z) (proprietá transitiva). 2.2. Funzioni In questo paragrafo richiamiamo il concetto di funzione. Dati due insiemi non vuoti A e B, una funzione f da A a B, indicata nel seguente modo f : A → B, 2.2 Funzioni 10 è una “legge”che ad ogni elemento di A associa uno ed un solo elemento di B. Se a è un elemento di A , tramite la funzione f corrisponde ad esso l’elemento di b ∈ B indicato con f (a). In simboli a ∈ A 7→ f (a) ∈ B . L’elemento f (a) è detta immagine di a tramite la f , mentre a è la controimmagine di b = f (a). L’inseme A è detto dominio della funzione, mentre B è chiamato codominio di f . Esempio 2.9. La seguente funzione f : N → Q, f (n) = 2n + 1 , 3 ha come dominio N e come codominio Q , e ad ogni n ∈ N corrisponde (tramite la definizione di f ) uno ed un solo elemento q = f (n) ∈ Q . Definizione 2.10. Una funzione f definita da un inseme A a un insieme B si dice iniettiva se, comunque si scelgano due elementi a1 , a2 ∈ A a1 , a2 ⇒ f (a1 ) , f (a2 ) , cioè se ad elementi distinti corrispondono immagini distinte. Osservazione 2.11. La funzione dell’Esempio 2.9 è iniettiva. Infatti, se f (n1 ) = f (n2 ) , cioè 2n1 + 1 2n2 + 1 = 3 3 si ha 2n1 + 1 = 2n2 + 1 ⇒ 2n1 = 2n2 ⇒ n1 = n2 . Definizione 2.12. Sia f una funzione definita da un inseme A a un insieme B. Si dice che f è surgettiva se ∀b ∈ B ∃a ∈ A : f (a) = b , cioè se ogni elemento di B è immagine di almeno un elemento di A . 2.2 Funzioni 11 Osservazione 2.13. La funzione dell’esempio 2.9 non è surgettiva. Se lo fosse, infatti, per ogni p ∈ Q , dovrebbe esistere un n ∈ N : 2n+1 = p, cioè 3 2n + 1 = 3p ovvero (2.1) 2n = 3p − 1 ; scegliendo ad esempio p = 12 , non esiste nessun n ∈ N tale per cui la condizione (2.1) è verificata (infatti si ha 2n = 3 · 21 − 1 = 12 ) . Invece, la funzione 2r + 1 f : Q → Q , f (r) = 3 è surgettiva, perché ∀p ∈ Q : p = f (r) = p. 2r+1 3 , esiste r = 3p−1 2 ∈ Q, tale che Esempio 2.14. La funzione f : R → R , f (x) = x2 non è iniettiva, essendo f (x) = f (−x) , e neppure surgettiva, poiché se y < 0 , f (x) = y , cioè x2 = y , non ha soluzioni. Tuttavia, se consideriamo la stessa funzione dell’esempio precedente, ma con f : R+ → R+ , abbiamo che essa è sia iniettiva che surgettiva. Osservazione 2.15. Le precedenti osservazioni ci consentono di sottolineare che una funzione non è definita solo dalla “legge”, ma è caratterizzata anche dal suo dominio (insieme di partenza) e dal suo codominio (insieme di arrivo). Se A = B la funzione f : A → A tale che f (a) = a si chiama funzione identica o identità. Definizione 2.16. Se una funzione f : A → B è sia iniettiva che surgettiva, si dice che è una funzione biunivoca (o invertibile). In tal caso è definita la funzione inversa f −1 : B → A 2.2 Funzioni 12 e le funzioni composte f ◦ f −1 : B → B f −1 ◦ f : A → A , sono la funzione identità in B ed A rispettivamente. Il simbolo ◦ è descritto nella Definizione 2.17. Date le funzioni f : A → B , g : B → C , si definisce la funzione composta g◦ f :A→C (si legge ”g composto f”) nel seguente modo: per ogni a ∈ A def g ◦ f (a) = g( f (a)) . Esempio 2.18. Date le funzioni f : N → Q, g : Q → Q, 2n + 1 , 3 g(r) = r2 , f (n) = la funzione composta g ◦ f : N → Q è definita da ( ) 2n + 1 2 (g ◦ f )(n) = , ∀n ∈ N . 3 CAPITOLO 3 Insiemi numerici Lo scopo di questo capitolo è quello di descrivere rapidamente gli insiemi numerici partendo dai numeri naturali, passando agli interi e quindi ai razionali, per concludere con l’insieme dei numeri reali. Vengono messe in luce le principali proprietà che caratterizzano tali insiemi. 3.1. I numeri naturali L’insieme dei numeri naturali, solitamente indicato con la lattera N , è l’insieme dei numeri del ‘contare’nella vita di tutti i giorni: N = {0, 1, 2, 3, 4, ...n, ...} . 3.1.1. Peano e i suoi assiomi. Nel 1894, il matematico italiano Giuseppe Peano, propose di caratterizzare assiomaticamente l’insieme dei numeri naturali mediante i seguenti cinque assiomi. (1) (2) (3) (4) (5) Esiste un numero naturale, lo 0 . Ogni numero naturale ha un numero naturale successivo. Numeri diversi hanno successori diversi. 0 non è il successore di alcun numero naturale. Ogni sottoinsieme di numeri naturali che contenga lo zero e il successore di ogni proprio elemento, coincide con l’intero insieme dei numeri naturali (assioma dell’induzione). In simboli: (1) (2) (3) (4) Esiste un numero 0 ∈ N . Esiste una funzione s : N → N (chiamata ”successivo”) . x , y implica s(x) , s(y) . s(x) , 0 ∀n ∈ N . 13 3.1 I numeri naturali 14 (5) Se U è un sottoinsieme di N tale che (i) 0 ∈ U , (ii) x ∈ U ⇒ s(x) ∈ U , allora U = N . 3.1.2. Operazioni in N e loro proprietà. Ricordiamo le principali proprietà delle operazioni di addizione e moltiplicazione dei numeri naturali. Da notare che addizione e moltiplicazione possono essere definite rigorosamente utilizzando gli assiomi di Peano. Per quanto riguarda la somma possiamo definrila ricorsivamente ponendo n + 0 = 0, n + s(m) = s(n + m), mentre per la moltiplicazione si pone n · 1 = n, n · s(m) = n · m + n, ove 1 = s(0). (Nella moltiplicazione il punto · spesso si toglie accostando le lettere : a · b ha lo stesso significato di ab.) Si dice che 0 é l’elemento neutro rispetto alla somma e 1 é l’elemento neutro rispetto al prodotto. Utilizzando il principio di induzione (e la definizione di addizione e moltiplicazione) possiamo dimostrare (con un pò di pazienza) le seguenti proprietà di addizione e moltiplicazione: (1) Proprietà commutativa addizione: a + b = b + a ∀a, b ∈ N . (2) Proprietà associativa addizione: (a + b) + c = a + (b + c) ∀a, b, c ∈ N . (3) Proprietà commutativa moltiplicazione: a · b = b · a ∀a, b ∈ N . (4) Proprietà associativa moltiplicazione: (a · b) · c = a · (b · c) ∀a, b, c ∈ N . (5) Proprietà distributiva: (a + b) · c = a · c + b · c ∀a, b, c ∈ N . Osserviamo che da queste proprietà possono essere ricavate facilmente altre proprietà dei numeri naturali. Per esempio 3.2 I numeri relativi 15 (1) dispari + dispari = pari Infatti: (2n + 1) + (2m + 1) = 2m + 2n + 2 = 2(m + n + 1) . (2) dispari · dispari = dispari Infatti: (2n + 1) · (2m + 1) = 2m · 2n + 2m + 1 = 2(mn + m + n) + 1 . Osservazione 3.1. Si possono anche dimostrare (sempre a partire dalle definizioni di somma e prodotti) le seguenti importanti proprietà (3.1) a = b ⇒ a + c = b + c ∀a, b, c ∈ N, (3.2) a = b ⇒ a · c = b · c ∀a, b, c ∈ N. Inoltre si pu’ definire in N una relazione d’ordine. Si dice che m ≥ n se m = n oppure esiste k ∈ N \ {0} tale che n + k = m: in tal caso si scrive anche m > n. Si può dimostrare che tale relazione é in effetti un relazione di ordine totale su N. Si noti che se m > n é ben definito il numero naturale indicato con m − n tale che n + (m − n) = n. Inoltre si puó dimostrare che m > n ⇒ m + k > n + k, m > n, k , 0 ⇒ m · k > n · k. Da notare infine che in N val al legge di annullamento del prodotto: n · 0 = 0, per ogni n ∈ N. Infatti n · 0 = n · (0 + 0) = n · 0 + n · 0, mentre se fosse n · 0 > 0 si avrebbe, dalla proprietá precedente n · 0 + n · 0 > n · 0. 3.2. I numeri relativi L’insieme dei numeri relativi, che estende quello dei naturali, viene di norma indicato con la lettera Z e puó essere descritto da Z = {0, 1, 2, ..., n, ...} ∪ {−1, −2, ..., −m, ...} , dove −1, −2, ..., −m, ... saranno rispettivamente i numeri inversi di 1, 2, ..., m, ... rispetto alla somma. In questo modo 0 resta l’elemento neutro rispetto alla somma in Z, la somma gode delle proprietá 3.2 I numeri relativi 16 associativa e commutativa e la proprietá (3.1). Inoltre ogni elemento m ∈ Z ha un unico elemento a ∈ Z tale che m + a = 0: tale elemnto si dice inverso di m rispetto alla somma e si indica con −m, in accordo con la descrizione di Z che abbiamo dato. Da notare che −(−n) = n. I numeri naturali diversi da 0 saranno i numeri interi positivi (> 0), mentre i numeri del tipo −m con m ∈ N \ 0 saranno i numeri interi negativi (< 0). Se n, m sono numeri naturali si pone per definizione n − m, se n > m, n + (−m) = 0 se n = m, −(m − n) se n < m. La quantitá n + (−m) si indica anche con n − m. Infine si pone (−n) + (−m) = −(n + m). Possiamo cosı́ estendere in Z la relazione di ordine definita in N ponendo m > n ⇔ m − n > 0. Adesso si pone il problema di definire la moltiplicazione in Z estendendo quella definita in N. Se m, n sono numeri interi positivi la moltiplicazione sarà la stessa che in N. Supponiamo pra che n > 0 , m < 0 ,. Sia m = −p , p > 0 . Allora se vogliamo che valga la proprietá distributiva n · m = n · (−p) è l’opposto di n · p , cioè n · (−p) + n · p = 0 , dato che n · (−p) + n · p = n · (−p + p) = n · 0 = 0 e vale la legge di annullamento del prodotto in N. Da notare che, se vogliamo che valga la proprietá distributiva, −n · 0 é l’opposto di n · 0 per cui la legge di annullamento del prodotto vale anche in Z. Dunque anche la definizione di (−n) · (−m) é forzata e si deve avere: (−n) · (−m) = n · m. 3.3 I numeri razionali 17 Si noti anche che 1 é l’elemento neutro rispetto al prodotto, essendo n · 1 = n ∀n ∈ Z . Concludiamo questa sezione ricordando che dati due interi non nulli m ed n, n si dice divisore di m se esiste un intero k , 1 tale che m = k · n, e che due interi non nulli si dicono primi tra loro se non hanno uno medesimo divisore. 3.3. I numeri razionali L’insieme dei numeri razionali viene indicato solitamente con la lettera Q , e i suoi elementi possono essere descritti nel seguente modo. Q = {r = ab−1 : a ∈ Z, b ∈ Z \ {0}}, ove i numeri del tipo b−1 saranno i reciproci di b rispetto alla moltiplicazione. Sciveremo anche r = ba , con a ∈ Z, b ∈ Z \ {0}, con am l’accorgimento che, per ogni m ∈ Z, bm = ba . Somma e moltiplicazione si possono definire nel seguente modo: a c aq pb def 1 + = + = (aq + pb) b d bq qb bq e a p def ap · = , b q bq verificando che tali definizioni non dipendono dalla rappresentazione scelta per i numeri razionali. Utizzando le due definizioni precedenti e le prorietá di somma e prodotti in Z si possono facilmente dimostare le seguenti proprietà di somma e prodotto sui razionali (assiomi di campo) I) In Q l’operazione + (somma) , verifica ∀a, b, c, ∈ Q : (1) a + b = b + a (proprietà commutativa) (2) (a + b) + c = a + (b + c) (proprietà associativa) (3) Esiste l’elemento neutro della somma (lo zero): a + 0 = a 3.3 I numeri razionali 18 (4) Per ogni a , esiste l’elemento opposto rispetto alla somma (−a): a + (−a) = 0. II) In Q l’operazione · (moltiplicazione) , verifica ∀a, b, c, ∈ Q : (1) a · b = b · a (proprietà commutativa) (2) (a · b) · c = a · (b · c) (proprietà associativa) (3) Esiste l’elemento neutro rispetto al prodotto (1): a · 1 = a ∀a (4) ∀a , 0, esiste l’inverso rispetto al prodotto (a−1 ): a · a−1 = 1 (5) Proprietà distributiva (del prodotto rispetto alla somma): (a + b) · c = a · c + b · c Se usiamo la notazione r = ba , lo zero si puó rappresentare con 0 e l’unità con 11 dove 0 e 1 sono rispetivamente gli elementi neutri 1 della addizione e moltiplicazione in Z. Inoltre a−1 significa 1a mentre −r = −a , Da queste fondamentali proprietá si deducono tutte le altre. b Naturalemente possimao definire la differenza ponendo: a − b = a + (−b), ove b é l’inverso di b rispetto alla somma. Se r = p q ∈ Q \ {0} si pone r > 0, se p, q sono entrambi positivi oppure negativi, mentre r < 0, altrimenti . Allora in Q possiamo definire una relazione d’ordine totale, indicata con il simbolo ≥: b > a ⇔ b − a > 0. Analogamente si possono definire le relazioni d’ordine <, ≤, ≥. La relazione ≤ (≥) rende (Q, +, ·) un campo ordinato. Tale relazione ha le seguenti caratteristiche: • a≤b ⇒ a+c≤b+c • a ≤ b,c ≥ 0 ⇒ a · c ≤ b · c, che possono essere dimostrate facilemnte a partire dalle definizioni date. 3.3 I numeri razionali 19 Osservazione 3.2. Sia a , 0 . L’equazione di primo grado ax + b = 0 ha come soluzione il numero razionale b x=− . a Dagli assiomi di campo, sappiamo che esiste l’inverso di a , cioè a−1 tale che a · a−1 = 1 . Quindi a−1 (ax + b) = a−1 · 0 = 0 a−1 · ax + a−1 · b = 0 1 · x + a−1 · b = 0 x + a−1 b = 0 x + a−1 b − (a−1 b) = −a−1 b b x = −a−1 b ≡ − . a Osservazione 3.3. L’equazione di secondo grado (3.3) x2 = 2 , (ove x2 = x · x ha come soluzioni √ x = ± 2, che peró non sono numeri razionali. Infatti, supponiamo per assurdo p che la (3.3) ammetta soluzioni razionali e sia x = , p, q ∈ Z , q , 0 , q una soluzione. Come abbiamo giá osservato p·α p = , ∀α , 0. q·α q Di conseguenza, senza perdita di generalità, possiamo supporre che p p e q siano numeri primi tra loro. Poiché x = q è soluzione della (3.3), si ha p2 x2 = 2 = 2 , q da cui p2 = 2q2 . 3.4 I numeri reali 20 Quindi p2 è pari e di conseguenza anche p lo è (infatti, se per assurdo p fosse dispari, anche p2 sarebbe dispari). Da p = 2m , segue che 4m2 = 2q2 , da cui 2m2 = q2 . Ma q2 è pari, quindi anche q è pari, cioè q = 2n . Pertanto sia p che q sono divisibili per 2 e quindi non sono primi tra loro. Possiamo cosı̀ concludere che l’equazione (3.3) non √ ammette soluzioni razionali, e quindi 2 non è un numero razionale. E proprio per poter dare senso alle radici quadrate dei numeri positive che si amplia l’insieme Q a quello dei numeri reali. 3.4. I numeri reali L’insieme dei numeri reali viene generalmente indicato con la lettera R . Com il simobolo (R, +, ·) si indica R con la somma e la moltiplicazione. Esso è un campo, essendo caratterizzato dagli stessi assiomi dei numeri razionali. Tale campo è ordinato, cioè esiste un ordinamento totale, e la relazione d’ordine verifica le proprietà: • a≤b ⇒ a+c≤b+c • a ≤ b,c ≥ 0 ⇒ a · c ≤ b · c, che abbiamo visto valere per i numeri razionali. L’insieme dei numeri reali, oltre agli assiomi dei numeri razionali, è caratterizzato dalla seguente proprietà che lo differenzia da Q Assioma di completezza: (3.4) Siano A, B ⊂ R tali che a ≤ b ∀a ∈ A, , ∀b ∈ B . Allora ∃x ∈ R( detto elemento separatore tra A e B) : a ≤ x ≤ b, ∀a ∈ A, ∀b ∈ B . Esempio 3.4. Gli insiemi A = {y ∈ R : y ≤ 0} ∧ {y > 0 : y2 < 2} , e B = {y > 0 : y2 > 2} , hanno come elemento di separazione il numero reale √ 2. 3.4 I numeri reali 21 Figura 1 Figura 2 Un modo per descrivere i numeri reali é quello in cui si usano gli allineamenti decimali cosiddetti propri. Definizione 3.5. Chiamiamo allineamento decimale proprio un allineamento decimale a1 a2 an a0 , a1 a2 . . . an . . . ≡ a0 + + 2 + ... n + ... 10 10 10 in cui le cifre an ∈ {0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9} da un certo posto in poi non sono tutte uguali a 9. Somma e relazione di ordine tra gli allineamenti decimali propri sono facili da definire. Un pó meno lo é la definizione di moltiplicazione, perché si tratta di moltiplicare tra loro due somme infinite. In ogni caso si puó fare e con parecchia pazienza si puó dimostrare che l’insieme degli allineamenti periodidi propri (che é un modo di rappresentare i numeri reali) verifica gli assiomi di campo ordinato e l’assioma di completezza. CAPITOLO 4 Polinomi, radici, intervalli, moduli Questo capitolo inizia ricordando la nozione di intervallo sui numeri reali, e continua con una digressione su poliniomi e radici, e si conclude richiamando la definizione di modulo e alcune sue proprietà. 4.1. Intervalli Siano a, b ∈ R , a < b . Definiamo i seguenti sottoinsiemi di R : [a, b] = {x ∈ R : a ≤ x ≤ b} , ] a, b ] = {x ∈ R : a < x ≤ b} , [ a, b [ = {x ∈ R : a ≤ x < b} , ] a, b [ = {x ∈ R : a < x < b} . L’insieme [a, b] è detto intervallo chiuso, ] a, b [ è detto intervallo aperto. In generale, si definisce intervallo un sottoinsieme di R tale che, per ogni coppia di suoi elementi x1 , x2 , appartengono al sottoinsieme tutti i numeri reali compresi tra x1 e x2 . Dato a ∈ R , sono intervalli anche i seguenti sottoinsiemi di R: ] a, +∞ [ = {x ∈ R : x > a} , [ a, +∞ [ = {x ∈ R : x ≥ a} , [ − ∞, a [ = {x ∈ R : x < a} , ] − ∞, a ] = {x ∈ R : x ≤ a} . Teniamo presente che • I è un intervallo se per ogni a, b ∈ I con a < b si ha che [a, b] ⊂ I ; 22 4.2 Polinomi 23 • C ⊂ R × R è convesso se e solo se ∀ c1 , c2 ∈ C il segmento che congiunge c1 e c2 è contenuto in C . 4.2. Polinomi Definizione 4.1. Sia n ∈ N . Un’espressione della forma P(x) = an xn + an−1 xn−1 + ... + a1 x + a0 , con ai ∈ R, an , 0 , x ∈ R , viene detta polinomio di grado n . Gli ai sono chiamati coefficienti del polinomio e n ≡ deg P è il grado del polinomio. I polinomi costituiscono un particolare esempio di funzione. Esempio 4.2. Consideriamo il seguente esempio di polinomio di grado n: f (x) = xn , (4.1) n ∈ N. Per n=1 , si ha f (x) = x che è la funzione identitá in R ed é una funzione iniettiva e surgettiva. f(x)=x 5 4 3 2 y 1 0 −1 −2 Figura 1 −3 −4 −5 −5 −4 −3 −2 −1 0 x 1 2 3 4 5 Per n=2 , abbiamo f (x) = x2 che è una funzione non iniettiva e non surgettiva (lo diventa se consideriamo la funzione con f : R+ → R+ ), ove R+ = {x ∈ R : x ≥ 0}. Per n=3, si ha la funzione f (x) = x3 , 4.2 Polinomi 24 f(x)=x2 100 90 80 70 y 60 50 40 Figura 2 30 20 10 che è sia iniettiva che surgettiva. 0 −10 −8 −6 −4 −2 0 x 2 4 6 8 10 f(x)=x3 1000 800 600 400 y 200 0 −200 Figura 3 −400 −600 −800 −1000 −10 La funzione xn gode di alcune interessanti proprietà. −8 −6 −4 −2 0 x 2 4 6 8 10 Proprietà 4.3. • Per n ≥ 1 , la funzione f (x) = xn con f : R+ → R+ è strettamente crescente, cioè 0 ≤ x1 < x2 ⇒ f (x1 ) < f (x2 ) . Per dimostrare questo fatto, osserviamo preliminarmente che la condizione f (x1 ) < f (x2 ) equivale a f (x2 ) − f (x1 ) > 0 . 4.2 Polinomi 25 Siano 0 ≤ x1 < x2 . Abbiamo per n = 1 , f (x2 ) − f (x1 ) = x2 − x1 > 0 ; per n = 2 , f (x2 ) − f (x1 ) = x22 − x21 = (x2 − x1 )(x2 + x1 ) > 0 ; per n = 3 , f (x2 ) − f (x1 ) = x32 − x31 = (x2 − x1 )(x22 + x1 x2 + x21 ) > 0 . In generale, si ha (4.2) f (x2 ) − f (x1 ) = xn2 − xn1 = n−2 (x2 − x1 )(xn−1 + xn−2 + xn−1 2 2 x1 + ... + x2 x1 1 ) = (x2 − x1 ) · g(x1 , x2 ) > 0 , perché g(x1 , x2 ) è dato dalla somma di termini non negativi almeno uno dei quali, xn−1 , é strettamente positivo. Si osservi 2 che nella (4.2) abbiamo utilizzato il fatto che n−2 (x2 − x1 )(xn−1 + xn−2 + xn−1 2 2 x1 + ... + x2 x1 1 ) 2 n−2 + x2 xn−1 = xn2 + xn−1 2 x1 + ... + x2 x1 1 + xn1 ), + x2n−2 x21 + ... + x2 xn−1 −(x1 xn−1 2 1 e semplificando nell’ultima espressione restano soltanto il primo e l’ultimo termine, cioè xn2 − xn1 . Si noti che essendo g(x1 , x2 ) > 0 dalla (4.2) si ha xn2 − xn1 > 0 ⇔ x2 − x1 > 0 . • Se n è pari, f (x) = xn è una funzione pari, cioè f (−x) = f (x) ∀x ∈ R. La dimostrazione di questa proprietà è immediata. Infatti, per n pari, si ha f (−x) = (−x)n = (−1)n xn = xn = f (x) ∀x ∈ R . Di conseguenza, per n pari, il grafico della funzione f (x) = xn è simmetrico rispetto all’asse y (vedere in Figura 2 il grafico di f (x) per n=2). 4.3 Radici n-esime 26 • Se n è dispari, f (x) = xn è una funzione dispari, cioè f (−x) = − f (x) ∀x ∈ R. Anche in questo caso, segue facilmente che per n dispari f (−x) = (−x)n = (−1)n xn = −xn = − f (x) ∀x ∈ R . Di conseguenza, per n dispari, il grafico della funzione è simmetrico rispetto all’origine degli assi cartesiani (ad esempio vedere in Figura 3 il grafico di f (x) per n=3). Sia n ∈ N , n > 0 . Abbiamo visto che la funzione xn è strettamente crescente in R+ . Da questo segue che la funzione x−n è strettamente decrescente in in R+ . In generale, vale la seguente Proposizione 4.4. Se la funzione f : [a, b] → R+ \ {0} è strettamente 1 crescente, allora è strettamente decrescente. f Dimostrazione. Supponiamo a ≤ x1 < x2 ≤ b . 1 1 Vogliamo dimostrare che > . Poiché f è positiva, la f (x1 ) f (x2 ) relazione sopra equivale a f (x2 ) > 1, f (x1 ) a sua volta equivalente a f (x2 ) > f (x1 ) , cioè l’ipotesi di stretta crescenza di f . 4.3. Radici n-esime Sia n ∈ N e x ∈ R tale che xn = y , y ≥ 0. Il simbolo xn è detto potenza n-esima di x . Vale la seguente Proprietà 4.5. ∃! a ∈ R+ : an = y . 4.4 Valore assoluto 27 Definizione 4.6. Il numero reale positivo a che verifica tale proprietà è detto radice n-esima di y e si indice con √ 1 n y ≡ yn Osservazione 4.7. (Unicità.) L’unicitá é immediata perché a1 , a2 ⇒ an1 , an2 . Infatti se 0 ≤ a1 < a2 come abbiamo visto an1 < an2 . L’esistenza é piú delicata: la dimostrazione al daremoi nel corso di Analisi Matematica 1, utilizzando il cosiddetto Teorema degli Zeri. 4.4. Valore assoluto Definizione 4.8. Il valore assoluto o modulo di un numero reale x , è definito nel seguente modo: { x se x ≥ 0 , |x| = −x se x < 0 . Consideriamo un numero reale a > 0 e la disequazione |x| ≤ a . (4.3) Se x ≥ 0 , dalla definizione di valore assoluto si ha che |x| = x , quindi la (4.3) diventa x ≤ a. Se x < 0 , la (4.3) diventa −x ≤ a , cioè x ≥ −a . Quindi, complessivamente, le soluzioni della (4.3) sono i valori di x compresi tra −a e a , cioè −a ≤ x ≤ a o equivalentemente, i valori dell’intervallo [−a, a] . 4.4 Valore assoluto 28 Figura 4 Proprietà fondamentale del valore assoluto. (1) −|x| ≤ x ≤ |x| ∀x ∈ R ; tale proprietá si dimostra distinguendo i casi x ≥ 0 e x < 0. (2) |xy| = |x||y| ∀x, y ∈ R e in particolare | − x| = |x| ∀x ∈ R ; questo si dimostra distinguendo tra le posizioni di (x, y) in R2 , a seconda che si trovi nel primo, secondo, terzo o quarto quadrante. (3) (Propietà triangolare) |x + y| ≤ |x| + |y| ∀x ∈ R . Per dimostrare tale propietà, proveremo la seguente disuguglianza ad essa equivalente (4.4) |x + y|2 ≤ (|x| + |y|)2 ∀x ∈ R . In generale, osserviamo che ∀a ∈ R si ha { a2 se a ≥ 0 , 2 2 2 |a| = a , essendo |a| = (−a)2 se a < 0 . Pertanto la (4.4) equivale a x2 + 2xy + y2 ≤ |x|2 + 2|xy| + |y|2 = x2 + 2|x||y| + y2 . Tale disuguaglianza è vera se e solo se 2xy ≤ 2|x||y| ⇔ xy ≤ |x||y| ⇔ xy ≤ |xy| , ma quest’ultima proprietà è vera per ogni x, y ∈ R . La proprietà trinagolare risulta quindi dimostrata. (4) ||x| − |y|| ≤ |x − y| ∀x, y ∈ R . Dimostrazione: supponiamo prima che |x| − |y| ≥ 0 , cioè 4.4 Valore assoluto 29 |x| ≥ |y| . Dobbiamo quindi provare che |x| − |y| ≤ |x − y| , (4.5) ossia |x| ≤ |x − y| + |y| , e quest’ultima si dimostra applicando la proprietà triangolare: (4.6) |x| = |(x − y) + y| ≤ |x − y| + |y| . Ipotizziamo ora che |x| − |y| ≤ 0 , cioè che |x| ≤ |y| . Si vuole dimostrare che |y| − |x| ≤ |x − y| ; scambiando x con y nella (4.6), si ottiene |y| = |(y − x) + x| ≤ |y − x| + |x| = |x − y| + |x| , e ciò conlcude la dimostrazione. CAPITOLO 5 Equazioni e disequazioni algebriche In questo capitolo vengono presentati alcuni metodi risolutivi per equazioni e disequazioni di secondo grado, disequazioni biquadratiche, equazioni di quarto grado reciproche, disequazioni contenenti il modulo, disequazioni razionali e irrazionali. Per ciascuna tipolgia, l’esposizione del metodo risolutivo è seguito da alcuni esempi svolti. 5.1. Equazioni di secondo grado Nel capitolo precedente abbiamo introdotto la nozione di polinomio di grado n . In questa sezione prenderemo in considerazione polinomi di secondo grado e ci occuperemo delle loro radici, ossia dato il polinomio P(x) = ax2 + bx + c , a, b, c ∈ R , a , 0 , studieremo l’equazione P(x) = 0 , ovvero (5.1) ax2 + bx + c = 0 . Il nostro scopo in questa sezione sarà precisamente quello di trovare le soluzioni x dell’equazione, dette zeri del polinomio o radici dell’equazione, cioè quei valori numerici che sostituiti al posto di x nella (5.1) danno come risultato il valore 0. Osserviamo anzitutto che, grazie all’ipotesi a , 0 , l’equazione (5.1) è equivalente a b c x2 + x + = 0 . a a Cerchiamo α, β tali che (5.2) b c x2 + x + = (x − α)2 + β = x2 − 2αx + α2 + β . a a 30 5.1 Equazioni di secondo grado Si noti subito che (5.3) (x − α)2 + β = 0 ⇔ (x − α)2 = −β ⇔ 31 √ x − α = ± −β , segue quindi che deve essere β ≤ 0 . Dalla (5.2) si ottiene cosı̀ il sistema b −2α = a α2 + β = ac β≤0 da cui b 4ac − b2 α=− , β= . 2a 4a2 Sostituendo nella (5.3) si ottiene ( )2 b b2 − 4ac x+ = ; 2a 4a2 per semplicità definiamo ∆ := b2 − 4ac detto discriminante dell’equazione. Quindi )2 ( ∆ b = 2. x+ 2a 4a Ora, se ∆ > 0 , si ha √ b ∆ x+ =± , 2a 4a2 quindi l’equazione ha due soluzioni x1 , x2 reali e distinte date da √ √ −b + ∆ −b − ∆ x1 = , x2 = . 2a 2a Osservazione 5.1. Si noti che x1 + x2 = − ba , x1 x2 = Se ∆ = 0 , si ha c a )2 b = 0, x+ 2a perciò l’equazione ha due soluzioni reali coincidenti, cioè ( b . 2a Infine, se ∆ < 0 , l’equazione non ammette soluzioni reali (non √ essendo definita ∆). x1 = x2 = − 5.2 Disequazioni di secondo grado 32 Osservazione 5.2. Consideriamo il caso ∆ ≥ 0 , e siano x1 , x2 soluzioni dell’equazione, quindi P(x1 ) = P(x2 ) = 0 . Dalla regola di Ruffini, sappiamo che è possibile fattorizzare il polinomio, poiché P(x) è divisibile per (x − x1 ) . Pertanto, se consideriamo l’equazione P(x) = 0 nella forma b c x2 + x + = 0 , a a si ha che P(x) = (x − x1 )(dx + c) . Essendo nel nostro caso il coefficiente di x2 uguale a 1 , P(x) diventa P(x) = (x − x1 )(x + c) = (x − x1 )(x − x2 ) = x2 − (x1 + x2 )x + x1 x2 . 5.2. Disequazioni di secondo grado In generale, una disequazione di secondo grado può essere ricondotta nella forma ax2 + bx + c R 0 con a > 0 . Se consideriamo la corrispondente funzione y = ax2 + bx + c . Possiamo osservare che geometricamente essa rappresenta una parabola con concavità rivolta verso l’alto. Si possono distinguere tre casi sulla base del valore del discriminante ∆ . Consideriamo per semplicità il caso ax2 + bx + c ≥ 0 , a > 0. Siano x1 e x2 le soluzioni (eventulmente complesse) dell’equazione associata ax2 + bx + c = 0 . Si ha che: • se ∆ > 0 e se supponiamo x1 < x2 , la disequazione è soddisfatta per ogni x ≤ x1 ∨ x ≥ x2 ; • se ∆ = 0 , si ha x1 = x2 e la disequazione è soddisfatta ∀x ∈ R ; • se ∆ < 0 , la disequazione è soddisfatta ∀x ∈ R . Presentiamo di seguito un esercizio svolto. 5.2 Disequazioni di secondo grado 33 Figura 1 Esercizio 5.3. Risolvere la seguente disequazione di secondo grado: x2 − 3x + 2 < 0 . Svolgimento: Il discrimintante in questo caso è ∆ = 9 − 8 = 1 > 0. Quindi, l’equazione x2 − 3x + 2 = 0 ammette due soluzioni reali e distinte date da x1,2 = 3±1 2 ⇒ x1 = 1 , x2 = 2 . Pertanto, la disequazione ha come soluzioni i valori dell’intervallo ] 1, 2 [ . 5.3 Radici razionali 34 5.3. Radici razionali Allo scopo di trovare radici razionali di un polinomio a coefficienti interi é utile il seguente Teorema 5.4. Consideriamo l’equazione an xn + an−1 xn−1 + . . . a1 x + a0 = 0 con ogni ai in Z, e an , 0. Se x0 = a0 e q é un divisore di an . Dimostrazione. Sia p q p q é una radice allora p é un divisore di una radice con p e q primi tra loro. Si ha p p p an ( )n + an−1 ( )n−1 + . . . a1 ( ) + a0 = 0 q q q Allora abbiamo an pn + an−1 pn−1 p + . . . a1 pqn−1 + a0 qn = 0. Ora p ddivide i primi n − 1 termini quindi deve dividere a0 qn . Poiché p e q sono primi tra loro, p deve dividere a0 . Analogamente q dicide i termini dal secondo in poi quindi divide an pn e pertanto divide an . Esempio 5.5. Se abbiamo una equazione del tipo 4x5 − 3x2 + 4x − 5 = 0 le eventuali radici razionali sono della forma ± 54 , ± 25 , ±5, ± 41 , ± 12 , ±1. Conderiamo invece l’equazione x3 + x + 1 = 0 . Osserviamo che gli unici “candidati”per l’annullamento del polinomio P(x) = x3 + x + 1 sono ±1 . Ma nessuno dei due annulla P(x) . Quindi l’equazione data non ha soluzioni razionali. 5.4 Disequazioni biquadratiche 35 5.4. Disequazioni biquadratiche In questa sezione, vengono proposti alcuni esercizi svolti con lo scopo di presentare il metodo risolutivo per le disequazioni biquadratiche. Esempio 5.6. Risolviamo la seguente disequazione 4x4 − 17x2 + 4 > 0 . (5.4) Utilizzando la sostituzione x2 = t , la disequzione iniziale diventa una disequazione di secondo grado in t : 4t2 − 17t + 4 > 0 . (5.5) Calcoliamo il discriminante ∆ = (17)2 − 4 · 16 = 225 > 0 ⇒ √ ∆ = 15 e determiniamo le soluzioni dell’equazione associata: 17 ± 15 1 ⇒ t1 = 4 , t2 = . 8 4 Le soluzioni della disequazione (5.5) sono { } 1 t< ∪ {t > 4} . 4 Quindi la (5.4) ha come soluzioni { } { } 1 2 x < ∪ x2 > 4 ; 4 le soluzioni di 1 x2 < 4 sono { } 1 1 − <x< , 2 2 e quelle di x2 > 4 t1,2 = sono {x < −2} ∪ {x > 2} . 5.5 Equazioni di quarto grado reciproche 36 Riassumendo, le soluzioni della disequzione iniziale sono { } 1 1 ∪ {x > 2} . {x < −2} ∪ − < x < 2 2 Esempio 5.7. Risolvere 9x4 + 4x2 − 5 > 0 . (5.6) Ponendo x2 = t si ottiene 9t2 + 4t − 5 > 0 . Si ha ∆ = 16 + 180 = 196 ⇒ √ ∆ = 14 , da cui −4 ± 14 5 ⇒ t1 = , t2 = −1 . 18 9 Quindi le soluzioni della (5.6) sono } { } { 5 x2 < −1 ∪ x2 > . 9 t1,2 = La disequzione x2 < −1 non ha soluzioni reali (essendo ∆ = −4 < 0) , mentre le soluzioni di x2 > 95 sono √ } { √ } { 5 5 x<− ∪ x> , 3 3 che sono anche le soluzioni della (5.6). 5.5. Equazioni di quarto grado reciproche Le cosiddette equazioni di quarto grado reciproche, si classificano nel seguente modo: • I specie P(x) = ax4 + bx3 + cx2 + bx + a a, b, c ∈ R , a , 0 ; • II specie P(x) = ax4 + bx3 − bx − a a, b ∈ R , a , 0 . 5.5 Equazioni di quarto grado reciproche 37 Osservazione 5.8. Se x0 è una radice di P(x) = 0 , allora anche x10 è radice di P(x) = 0 . Infatti, prendiamo in cosiderazione l’equazione di I specie (si ragiona analogamente per quelle di II specie). Il polinomio è della forma P(x) = ax4 + bx3 + cx2 + bx + a . Osserviamo che (5.7) (5.8) (5.9) ( 1 P x0 ) a x40 1 = 4 x0 1 = 4 x0 = + b b c +a + 2+ 3 x0 x0 x0 ( ) a + bx0 + cx20 + bx30 + ax40 · P(x0 ) . Quindi P(x0 ) = 0 ⇒ ( P ) 1 = 0. x0 Metodo risolutivo per le equazioni di I specie. Consideriamo l’equazione P(x) = 0 dove il polinomio P(x) è del tipo P(x) = ax4 + bx3 + cx2 + bx + a a, b, c ∈ R , a , 0 . Osserviamo preliminarmente che P(0) = a , 0 . Quindi possiamo escludere a priori il valore 0 per x , cioè supporre x , 0 . Di conseguenza, si ha P(x) b a = ax2 + bx + c + + 2 2 x x x ovvero ( ) ( ) P(x) 1 1 2 =a x + 2 +b x+ + c. x2 x x Quindi l’equazione iniziale può essere riscritta nella forma ) ( ( ) 1 1 2 + c = 0. a x + 2 +b x+ x x Si utilizza a questo punto la sostituzione ( ) 1 1 2 1 2 ⇒ x + 2 = x+ − 2, (5.10) t=x+ x x x grazie alla quale l’equazione diventa at2 − 2a + bt + c = 0 . 5.5 Equazioni di quarto grado reciproche 38 Analogamente per le disequazioni. Esempio 5.9. Risolvere la seguente disequazione reciproca di I specie 2x4 − 3x3 + 4x2 − 3x + 2 > 0 . (5.11) Utilizzando il metodo appena esposto, grazie alla sostituzione (5.10), si ottiene la disequazione in t 2t2 − 3t > 0 , le cui soluzioni sono { } 3 . {t < 0} ∪ t > 2 Quindi rispetto ad x , si ha: x+ 1 <0 x ⇒ x2 + 1 <0 x ⇒ x<0 (essendo x2 + 1 > 0 per ogni x reale) ; x+ 1 3 > x 2 ⇔ ⇔ ⇔ x2 + 1 3 > x 2 2 x +1 3 − >0 x 2 2 2x − 3x + 2 > 0. 2x Osserviamo che 2x2 − 3x + 2 > 0 ∀x ∈ R , essendo ∆ = 9 − 16 < 0 . Quindi 2x2 − 3x + 1 > 0 ⇔ x > 0. 2x Si noti che nella procedura precedente abbiamo usato x , 0 che é soluzione della disequazione (5.11), che pertanto é verificata da ogni numero reale. Metodo risolutivo per le equazioni di II specie. Consideriamo il polinomio P(x) = ax4 + bx3 − bx − a a, b ∈ R , a , 0 . 5.5 Equazioni di quarto grado reciproche 39 Osserviamo che P(1) = a + b − b + a = 0 , P(−1) = a + b(−1) − b(−1) − a = a − b + b − a = 0 , quindi P è divisiblile per x − 1 e per (x + 1). Applicando la regola di Ruffini, si ottiene P(x) = (x − 1)(ax3 + (b + a)x2 + (b + a)x + a) . Consideriamo ora il polinomio Q(x) = (ax3 + (b + a)x2 + (b + a)x + a) , e osserviamo che Q(−1) = −a + (b + a) − (b + a) + a = 0 . Possiamo dunsque applicare di nuovo la regola di Ruffini, ottenendo cosı̀ Q(x) = (x + 1)(ax2 + bx + a) , da cui P(x) = (x − 1)(x + 1)(ax2 + bx + a) . Esempio 5.10. Risolviamo la seguente disequazione biquadratica di II specie x4 + 4x3 − 4x − 1 ≥ 0 . Applicando il metodo appena esposto, la disequzione può essere riscritta nella forma equivalente (x − 1)(x + 1)(x2 + 4x + 1) ≥ 0 . Studiamo il segno dei singoli fattori: x−1≥0 ⇔ x ≥ 1, x + 1 ≥ 0 e x2 + 4x + 1 ≥ 0 ⇔ (infatti si ha ∆ = 16 − 4 = 12 e x1,2 ⇔ x ≥ −1 , } { } { √ √ x≤− 3−2 ∪ x≥ 3−2 √ −4 ± 12 = 2 5.6 Disequazioni razionali 40 √ √ √ da cui x1 = − 3 − 2 , x2 = 3 − 2 . (Si noti che − 3 − 2 < −1 < √ 3 − 2 < 1). Figura 2 Quindi dalla situaiozne descritta graficamente si deduce che le soluzioni della disequazione sono } { } { √ √ x ≤ − 3 − 2 ∪ −1 ≤ x ≤ 3 − 2 ∪ {x ≥ 1} . 5.6. Disequazioni razionali In generale, una disequazione razionale può essere scritta nella forma P(x) ≥ 0, Q(x) dove P(x), Q(x) sono polinomi. Dopo aver escluso i valori che annullano Q(x) (che renderebbero la disequazione priva di significato), per individuare l’insieme delle soluzioni, si studia il segno di ciascuno dei polinomi, e si traccia poi uno schema riassuntivo (come nell’esempio 5.10) per stabilire gli intervalli di x per i quali l’espressione al membro sinistro della disequazione assume il segno desiderato (nel nostro caso valori positivi o nulli), ricordando la regola dei segni. 5.6 Disequazioni razionali 41 Esempio 5.11. Risolvere la disequazione 1 1 ≥ . x−1 x+1 Per prima cosa, escludiamo i valori di x che annullano i denominatori, cioè x , 1 , x , −1 . 2+ Riconduciamo ora la disequazione nella forma standard con tutte la frazioni da una stessa parte della disuguaglianza: 1 1 − ≥0 x−1 x+1 2x2 − 2 + x + 1 − x + 1 ≥0 (x − 1)(x + 1) 2x2 ≥ 0. (x − 1)(x + 1) 2+ Studiamo il segno dei singoli fattori: 2x2 ≤ 0 ∀x ∈ R x−1>0 ⇔ x>1 x+1>0 ⇔ x > −1 . Quindi, riassumendo, si ha: Figura 3 Pertanto l’insieme delle soluzioni è {x < −1} ∪ {x > 1} ∪ {0} . 5.6 Disequazioni razionali 42 Esempio 5.12. Risolvere la disequazione 1 1 1 + + ≥ 0. x x−1 x−2 Anzitutto si ha: x , 0,x , 1,x , 2. Riconduciamo la disequazione nella forma standard: (x − 1)(x − 2) + x(x − 2) + x(x − 1) ≥0 x(x − 1)(x − 2) x2 − 2x − x + 2 + x2 − 2x + x2 − x ≥0 x(x − 1)(x − 2) 3x2 − 6x + 2 ≥ 0. x(x − 1)(x − 2) Studiamo a questo punto il segno dei fattori al denominatore: x>0 x−1>0 ⇔ x>1 x−2>0 ⇔ x > 2. Passiamo quindi a studiare il segno del numeratore, trovando prima di tutto le radici di 3x2 − 6x + 2 = 0 . Essendo ∆ = 36 − 24 = 12 > 0 , si ha √ √ √ 6 ± 12 6 ± 2 3 3 ± 3 x1,2 = = = 6 6 3 da cui √ √ 3− 3 3+ 3 x1 = , x2 = ; 3 3 quindi il denominatore è non negativo per i seguenti valori di x: √ } { √ } { 3− 3 3+ 3 x≤ ∪ x≥ . 3 3 Osservando che 0 < riassuntivo: √ 3− 3 3 <1< √ 3+ 3 3 < 2, si ha il saeguente schema 5.7 Disequazioni con il valore assoluto 43 Figura 4 Pertanto l’insieme delle soluzioni della disequazione è √ } { √ } { 3− 3 3+ 3 0<x≤ ∪ 1<x≤ ∪ {x > 2} . 3 3 5.7. Disequazioni con il valore assoluto In questa sezione vengono risolte alcune disequazioni con il valore assoluto. Esempio 5.13. Risolvere la seguente disequazione 2 − |x − 2| ≥ 0 . Dalla definzione di valore assoluto, si ha { x − 2 se x − 2 ≥ 0 , |x − 2| = −(x − 2) se x − 2 < 0 . Quindi la disequazione iniziale equivale all’unione delle soluzioni di due sistemi: { { x−2≥0 x−2<0 ∪ 2 − (x − 2) ≥ 0 2 + (x − 2) ≥ 0 . Risolvendoli, si ha { x≥2 4−x≥0 { ∪ x<2 x≥0 5.7 Disequazioni con il valore assoluto da cui { { x≥2 x≤4 ∪ 44 x<2 x ≥ 0. e infine {2 ≤ x ≤ 4} ∪ {0 ≤ x < 2} , cioè {0 ≤ x ≤ 4} . Esempio 5.14. Risolvere la disequazione 2|x2 − x| > |x| . Esaminiamo per prima cosa il segno di x2 − x: x2 − x ≥ 0 ⇔ {x ≤ 0} ∪ {x ≥ 1}. Ricordando la definizione di | · | si ha che risolvere la disequazione precedente è equivalente a determinare le soluzioni di { { { x≤0 0<x<1 x≥1 ∪ ∪ 2 2 2(x − x) > −x −2(x − x) > x 2(x2 − x) > x { Risolviamo i tre sistemi: { x≤0 0<x<1 ∪ 2 2x − 2x + x > 0 −2x2 + 2x − x > 0 { ⇔ { ⇒ da cui cioè (5.12) ∪ { x≤0 x(2x − 1) > 0 { ⇒ { x≤0 2x2 − x > 0 x≤0 x<0 ∨ x> ∪ 0<x<1 −2x2 + x > 0 ∪ 0<x<1 0 < x < 12 { ∪ x≥1 2x2 − 3x > 0 { ∪ { ∪ { } { } 1 3 ∪ x> {x < 0} ∪ 0 < x < 2 2 { x≥1 2x2 − 2x − x > 0 ∪ 0<x<1 x(−2x + 1) > 0 { 1 2 { } { } 1 3 x< ,x,0 ∪ x> . 2 2 x≥1 x(2x − 3) > 0 x≥1 x<0 ∨ x> 3 2 5.7 Disequazioni con il valore assoluto 45 In alternativa, avremmo potuto risolvere la disequazione osservando che 2|x2 − x| > |x| ⇔ 2|x(x − 1)| > |x| ⇔ 2|x − 1| > 1 , ⇔ 2|x||x − 1| > |x| con x , 0 essendo |x| > 0 . Quindi in questo caso dobbiamo risolvere 1 , 2 e si procede cosı̀ con il metodo usuale, ottenendo le soluzioni come nell’esempio 5.12. x , 0, 2|x − 1| > 1 ⇔ x , 0, |x − 1| > Esempio 5.15. Risolvere la disequazione x − 1 x − 7 > 1 . Ovviamente, si pone x , 7 . Inoltre, poichè |x − 7| > 0 s2 x , 7 la disequazione precedente è equivalente a |x − 1| > |x − 7|, x , 7, le cui soluzioni si ottengono risolvendo { x<1 1−x>7−x Quindi: { x<1 1>7 { ∪ { ∪ { 1≤x<7 x−1>7−x 1≤x<7 x>4 ∪ { ∪ x>7 x − 1 > x − 7. x>7 , 1<7 ed osservando che il primo sistema è impossibile, si ottiene che l’insieme delle soluzioni della disequazione è dato da {4 < x < 7} ∪ {x > 7} cioè {x > 4 , x , 7} . Esempio 5.16. Risolvere la disequazione (x + 1)2 < |x2 − 1| . 5.8 Disequazioni irrazionali 46 Anzitutto osserviamo che |x2 − 1| = |x − 1||x + 1| , e che x = −1 non è soluzione, quindi la disequazione data eè equivaleente a |x + 1| < |x − 1| che ha per soluzioni {x < −1} ∪ {−1 < x < 0}, ossia {x < 0 , x , −1} . 5.8. Disequazioni irrazionali Ricordiamo che una disequazione si dice irrazionale quando in essa compaiono uno o più radicali contenenti l’incongita. Per risolvere una disequazione irrazionale, si cerca si trasformarla in una razionale elevando alla stessa potenza ambo i membri della disequazione. Occorre tuttavia fare una distinzione: • per poter elevare a una potenza pari e ottenere una disequazione equivalente, entrambi i membri devono essere positivi; • elevare a una potenza dispari entrambi i membri è sempre possibile. In entrambi i casi si ottengono disequzioni equivalenti a quella data. Vediamo alcuni semplici esempi. Esempio 5.17. Risolvere la disequazione irrazionale √ 2 − x2 > 2x − 1 . Costruiamo i due sistemi { 2 − x2 ≥ 0 2x − 1 < 0 { ∪ 2x − 1 ≥ 0 . 2 − x2 > (2x − 1)2 Nel primo sistema supponiamo che il secondo membro della disequazione sia negativo. Di conseguenza; essendo il primo membro positivo per definizione di radice quadrata, la disequazione, nel suo 5.8 Disequazioni irrazionali 47 dominio di esistenza, è sempre verificata. Nel secondo sistema, invece, supponiamo che il secondo membro della disequazione sia positivo e possiamo quindi elevare entrambi i membri al quadrato (la condizione di esistenza della radice quadrata in questo caso è ovviamente superflua). Risolviamo ora i due sistemi: √ √ 2 < x < 2 − 1 x< 2 { √ } 1 − 2≤x< 2 da cui { √ } 1 − 2≤x< 2 cioè ∪ 1 x≥ 2 5x2 − 4x − 1 < 0 ∪ 1 x ≥ 2 1 − < x < 1, 5 ∪ { } 1 ≤x<1 , 2 { √ } − 2≤x<1 . Esempio 5.18. Risolvere la disequazione √3 8x3 − 7 < 2x − 1 . Eleviamo al cubo entrambi i membri della disequazione: 8x3 − 7 < (2x − 1)3 ⇔ 8x3 − 7 < 8x3 − 12x2 + 6x − 1 ⇔ −12x2 + 6x + 6 > 0 ⇔ 2x2 − x − 1 < 0 ed essendo ∆ = 1 + 8 = 9 > 0 , si ottiene l’insieme delle soluzioni 1 {− < x < 1} . 2 Esempio 5.19. Risolvere la disequazione irrazionale √ √ 3x2 − 1 > x2 − 3 . 5.8 Disequazioni irrazionali Essa è equivalente al sistema: 3x2 − 1 ≥ 0 2 x −3≥0 3x2 − 1 > x2 − 3 { ⇔ 48 x2 − 3 ≥ 0 2x2 + 2 > 0. Poichè 2x2 + 2 > 0 è sempre verificata, il sistema precedente è equivalente alla disequazione x2 − 3 ≥ 0 , le cui soluzioni sono √ {x ≤ − 3} ∪ {x ≥ √ 3} . Esempio 5.20. Risolvere la disequazione irrazionale √3 √6 x − 1 + x − 1 − 2 < 0. Osserviamo che, in generale, per a ≥ 0 , si ha √6 √3 1 2 1 ( a)2 = (a 6 )2 = a 6 = a 3 = a , √6 come vedremo nel prossimo capitolo. Ponendo x − 1 = t , e lavorando sotto l’ipotesi x − 1 ≥ 0 , la disequazione diventa t2 + t − 2 < 0 , essendo ∆ = 1 + 8 = 9 , si ottiene l’insieme delle soluzioni {−2 < t < 1} . Quindi, x−1≥0 √6 x−1<1 √ 6 x − 1 > −2 { ⇔ x≥1 x−1<1 da cui {1 ≤ x < 2} . { ⇔ x≥1 x<2 CAPITOLO 6 Funzioni esponenziali e logaritmiche Questo capitolo si sviluppa attorno alla funzione esponenziale e a quella logaritmica, e presenta alcuni esempi di equazioni e disequazioni esponenziali e logaritmiche. 6.1. Funzione esponenziale Alla scuola media ci hanno insegnato che, dato a ∈ R , n ∈ N , n ≥ 2, si dice potenza n-esima di a , il numero an = a · a · ... · a , dato dal prodotto di n fattori tutti uguali ad a . Si pone poi: Si hanno le seguenti proprietà: a1 = a a0 = 1 1 , n ∈ N. an Inoltre, volendo poi definire la potenza con esponente razionale, Se p/q ∈ Q , si pone √q p a q = ap . a−n = Ma perchè si agisce in questo modo? In realtà vogliamo determinare le funzioni da R in R che mandano somme in prodotti, ossia le funzioni f : R → R tali che f (x + y) = f (x) · f (y) ∀x, y ∈ R. (6.1) Intanto si ha • f (1 + 1) = f (1) · f (1) = ( f (1))2 ; 49 6.1 Funzione esponenziale 50 • se n ∈ N , f (n) = f (1 + 1 + ... + 1) = f (1) · f (1 + 1 + ... + 1) = ( f (1))n ; | {z } | {z } n volte n−1 volte Si pone f (1) = a cosi ( f (1))n = an per ogni n ∈ N. Osservazione 6.1. Si noti che f (0 + 0) = f (0) · f (0), ossia ( f (0))2 = f (0). Dunque f (0) = 1 oppure f (1) = 0. Se scegliamo f (0) = 0 si ottiene f (0 + x) = f (x) · f (0) = 0 ∀x ∈ R. Poiché vogliamo anche funzioni diverse dalla funzione identicamente nulla, scegliamo f in modo che f (0) = 1. Osservazione 6.2. Se m = −n , n ∈ N , allora deve essere 1 = f (0) = f (n + (−n)) = f (n) · f (−n) = , per cui siamo obbligati a porre f (−n) = (6.2) 1 1 = n f (n) a ove a = f (1). Con questa definizione si dimostra, riconducendoci ai risultati noti in N, che vale la segeunte Proposizione 6.3. Per ogni m, n ∈ Z, per ogni a, b ∈ R \ 0 si ha: (1) an+m = an · am , (2) (a · b)n = an · bn , (3) (an )m = am·n . Osservazione 6.4. Se fosse f (1) = a = 0, dovremmo avere, per ogni x ∈ R, f (x) = f (1 + (x − 1)) = f (1) · f (x − 1) = 0 · f (x − 1) = 0, e quindi scegliamo a , 0. 6.1 Funzione esponenziale 51 Osservazione 6.5. Da notare poi che per poter definire f su tutti i razionali dovremoi scegliere a > 0. Infatti ( ( ))q 1 1 1 1 f (1) = f ( + + ... + ) = f q q q q | {z } q volte ( ) 1 = x . Si ha Poniamo f q xq = f (1) > 0 e pertanto possiamo ricavare x = f ( 1q ) in funzione di f (1) ponendo ( ) √ 1 1 q f = ( f (1)) q ≡ f (1) . q (La soluzione nel caso pari si prende > 0, dato che nel caso dispari c’e’ solo la soluzione > 0). Sia ora r > 0 un numero razionale qualsiasi: p r = , p, q > 0 . q Deve essere ( ) ( ) ( ( ))p (√ )p p 1 1 1 1 1 q (6.3) f = f p· = f ( + + ... + ) = f = f (1) . q q q q q q | {z } p volte Se r > 0 si sfrutta il fatto che deve essere 1 = f (0) = f (r) f (−r). pn Osservazione 6.6. La definizione (6.3) è ben data.Infatti se r = qn con n numero naturale non nullo, è una diversa rappresentazione del p numero reale r = q (p, q > 0), si ha f (r) = f ( Ma la relazione ( è equivalente a [( √ qn √ pn qn ) = ( a)pn . qn √ pn √q a) = ( a)p qn √q a)pn ]qn = [( a)p ]qn , 6.1 Funzione esponenziale 52 per la stretta monotonia della funzione xm con m ∈ Z. Ma dalla (3) di Proposizione 6.3 e dalla definizione di radice n–esima si ottiene √ √ qn qn [( a)pn ]qn = [( a)qn ]pn = apn e √q √q [( a)p ]qn = [( a)q ]pn = apn . Osservazione 6.7. Nella definizione di esponenziale con esponente razionale l’ordine con cui si esegue l’elevamento a potenza e si estrae la radice non ha importanza. Infatti √q √q ( a)p = ap è equivalente a √q √q [( a)p ]q = ( ap )q . E tale uguaglianza è vera come si verifica usando la (3) di Proposizione 6.3. Osservazione 6.8. Con la stessa tecnica usata nelle due osservazioni precedenti si dimostra che la Proposizione 6.3 vale anche in Q. Osservazione 6.9. Dalla definizione segue subito che ar > 0, ∀r ∈ Q. Inoltre abbiamo a > 1 ⇒ (ar > 1 ⇔ r > 0). Infatti sia p > 0. q Possiamo supporre p , q > 0 , ossia p , q ∈ N \ {0} . Abbiamo √q ar = ( a)p r= con a > 1. Osserviamo che a>1 infatti √q a>1 ⇒ ⇔ √q a > 1; a > 1q = 1 . 6.1 Funzione esponenziale 53 Ma per ogni b > 1, bp > 1p = 1 e questo vale in particolare se √ b = q a. Invece se r < 0, prendendo q > 0 and p < 0 si dimostra in modo √ simile che ( q a)p < 1 Proposizione 6.10. Se a > 1 , allora la funzione f (x) = ax è strettamente crescente in Q, cioè x1 < x2 , x1 , x2 ∈ Q ⇒ Dimostrazione. La tesi equivale a a −a >0 x2 Ma 1 ax1 x1 ⇔ a x1 ( ax1 < ax2 . ) ax2 − 1 > 0. ax1 = a−x1 per ogni x1 ∈ Q, quindi ( x2 ) a ax1 x − 1 = ax1 (ax2 · a−x1 − 1) = ax1 (ax2 −x1 − 1) > 0 a1 ⇔ ax2 −x1 > 1 , da cui la tesi. Consideriamo f (x) = ax , con a > 0 . Cosa succede se x ∈ R \ Q ? √ Esempio 6.11. Sia ad esempio x = 2 . Mi è capitato tante volte di sentirmi dire dagli studenti che √ a 2 a · a · ... · a , | {z } √ 2volte cosa che ovviamente è PAZZESCA. Si utilizzerà il fatto che ogni numero reale può essere approssimato con una successione di numeri razionali. Sia xn una successione di numeri razionali che approssima x numero reale. Nel corso di Analisi 1 studieremo il comportamento di axn per arrivare a definire ax su ogni numero reale. Sia a > 1 . Il grafico della funzione f (x) = ax è in figura 1. Sia 0 < a < 1 . Si ha 0<a<1 ⇒ a−1 > 1 . 6.1 Funzione esponenziale 54 Figura 1 Quindi, (a−1 )x = a−x è un caso simile al precedente. Se si cambia il segno della x , il grafico è simmetrico rispetto all’asse x . Quindi, in questo caso, il grafico della funzione esponenziale è quello di figura 2. Figura 2 6.2 Funzione logaritmica 55 6.2. Funzione logaritmica Vedremo che la funzione esponenizale f (x) = ax , f : R → R+ è una funzione biunivoca: quindi essa è invertibile. La funzione inversa viene chiamata funzione logaritmica in base a e si indica con loga : R+ → R Per definizione, il loga x è l’unico y tale che a y = x . In altre parole, il logaritmo in base a di x è l’esponente da attribuire alla base a per ottenere l’argomento x . Il grafico della funzione logaritmica si ottiene da quello della funzione esponenziale, osservndo che, dato il grafico di una certa funzione, il grafico della funzione inversa si ottiene scambiando l’asse x con l’asse y . Figura 3 Di seguito, vengono riportate alcune proprietà della funzione logaritmica (definita per ogni base , 1). Esse sono conseguenza delle proprietà della funzione esponenziale che abbiamo dimostrato per gli esponenti razionali, ma che, come vedremo nel corso di Analisi 1, valgono per tutti gli esponenti reali. Cominciamo dalla Proprietà 6.12. aloga x = x ∀x ∈ R+ , 6.2 Funzione logaritmica 56 Figura 4 che è una immediata conseguenza del fatto che il logaritmo in base a è la funzione inverse della funzione esponenziale di base a. Proprietà 6.13. loga xy = loga x + loga y . cioè il logaritmo trasforma un prodotto in una somma (mentre l’esponenziale trasforma somme in prodotti: ax+y = ax · a y ). Dimostrazione. Dimostrare la proprietà è equivalente a verificare aloga xy = aloga x+loga y ma aloga xy = xy e aloga x+loga y = aloga x · aloga y = xy . Proprietà 6.14. loga 1 = − loga x . x Dimostrazione. Dimostriamo la proprietà equivalente loga 1 + loga x = 0 ; x 6.2 Funzione logaritmica 57 che segue dal fatto che loga ( ) 1 1 + loga x = loga · x = loga 1 = 0. x x Come conseguenza delle due proprietà precedenti, segue la Proprietà 6.15. loga x = loga x − loga y . y Inoltre abbiamo Proprietà 6.16. loga xα = α loga x . Dimostrazione. Dimostriamo che α aloga x = aα loga x ma quest’ultima equivalenza e vera se e solo se xα = (aloga x )α ⇔ xα = xα e ciò conclude la dimostrazione. Proprietà 6.17. loga x = 1 = − log 1 x . a logx a Dimostrazione. Dimostriamo prima che loga x = 1 . logx a Ciò equivale a loga x · logx a = 1 ⇔ ⇔ aloga x·logx a = a ( )logx a aloga x =a ⇔ xlogx a = a ⇔ a = a. 6.3 Disequzioni logaritmiche 58 Dimostriamo poi che 1 = − log 1 x . a logx a Ciò equivale a (logx a)(log 1 x) = −1 ⇔ a ⇔ (( )log 1 x )logx a ( )−1 1 1 a = a a ⇔ xlogx a = a ⇔ a = a. Proprietà 6.18. loga b = loga c · logc b . Dimostrazione. Si ha che loga b = loga c · logc b ⇔ ⇔ aloga b = aloga c·logc b ( )logc b b = aloga c ⇔ b = clogc b ⇔ b = b. 6.3. Disequzioni logaritmiche In questo paragrafo risolveremo alcune disequazioni con l’incognita che compare nell’argomento di uno o più logaritmi, ricordando che se la base è > 1 il logaritmo è strettamente crescente, mentre se la base è in ]0, T[ il logaritmo è strettamente decrescente. Esempio 6.19. Risolvere la disequazione log3 x < 1 . 2 6.3 Disequzioni logaritmiche 59 Svolgimento: ∃!x0 : log3 x0 = 1 2 che è caratterizzato da 1 3log3 x0 = 3 2 ⇔ x0 = √ 3. Quindi l’insieme delle soluzioni della disequazione è √ {0 < x < 3} . Esempio 6.20. Risolvere la disequazione log 1 (x2 + 4x) > −1 . 5 Svolgimento: ∃!x0 : log 1 x0 = −1 , 5 e x0 = ( )−1 1 = 5. 5 Poichè 0 < 15 < 1, dobbiamo risolvere il sistema { { x2 + 4x > 0 x(x + 4) > 0 ⇔ ⇔ 2 x + 4x < 5 x2 + 4x − 5 < 0 { x < −4 ∨ x > 0 −5 < x < 1 le cui soluzioni sono {−5 < x < −4} ∪ {0 < x < 1} . Esempio 6.21. Risolvere la disequazione log2 x2 (x2 − 2) < 3 . Svolgimento: ∃!x0 : log2 x0 = 3 , cioè x0 = 23 = 8 . Le soluzioni della disequazione sono quindi le soluzioni del sistema { x2 (x2 − 2) > 0 x2 (x2 − 2) < 8 . 6.4 Disequazioni esponenziali 60 Esempio 6.22. Risolvere la disequazione log2 x2 > log2 x . Abbiamo log2 x2 > log2 x ⇔ 2 log2 x > log2 x ⇔ log2 x > 0 cioè {x > 1} , perchè la base 2 è maggiore di 1. 6.4. Disequazioni esponenziali Una disequazione si dice esponenziale se l’incognita compare all’esponente di uno o più potenze. Esempio 6.23. Risolvere la disequazione esponenziale 4x > 2 . L’equazione può essere riscritta nella forma 22x > 2 ⇔ 2x > 1 ⇔ x> 1 . 2 Esempio 6.24. Risolvere la disequazione ( )x(1−12x) 1 (6.4) < 3. 3 Svolgimento: ( )x(1−12x) ( )−1 1 1 < ⇔ x(1 − 12x) > −1 3 3 perchè ( 13 )z è streattamente decrescente, e risolvendo l’ultima disequazione si trovano le soluzioni della (6.4). Esempio 6.25. Risolvere la disequazione 2 8x+1 ≥ 2x . Svolgimento: 2 8x+1 ≥ 2x ⇔ 2 23(x+1) ≥ 2x ⇔ 3(x + 1) ≥ x2 da cui si ricavano le soluzioni della disequazione iniziale. 6.4 Disequazioni esponenziali 61 Esempio 6.26. Risolvere la disequazione 24x −5x +1 < 1 . 4 2 Svolgimento: 24x −5x +1 < 1 4 2 ⇔ 24x −5x +1 < 20 4 2 ⇔ 4x4 − 5x2 + 1 < 0 e risolvendo si trovano le soluzioni della disequazione iniziale. Esempio 6.27. Risolvere la disequazione 2|x−1| < 2x . Svolgimento: 2|x−1| < 2x ⇔ |x − 1| < x e risolvendo si trovano le soluzioni della disequazione iniziale. Esempio 6.28. Risolvere la disequazione 4x + 2x − 2 < 0 . Svolgimento: osserviamo che 4x = 22x = (2x )2 quindi la disequazione diventa (2x )2 + 2x − 2 < 0 , da cui, ponendo 2x = t si ottiene t2 + t − 2 < 0 { ⇔ 2x > −2 2x < 1 ⇔ { ⇔ −2 < t < 1 x∈R x<0 ⇔ {x < 0} . 6.5 Disequazioni trascendenti: ulteriori esempi 62 6.5. Disequazioni trascendenti: ulteriori esempi Esempio 6.29. Risolvere la disequazione (x + 1)x −1 > 1 . 2 Svolgimento: poniamo la condizione di esistenza x+1>0 ⇔ x > −1 . Si ha (x + 1)x −1 > 1 2 x2 −1 ⇔ 2log2 (x+1) > 2log2 1 ⇔ (x2 − 1) log2 (x + 1) > 0 . 2(x −1) log2 (x+1) > 20 2 ⇔ Studiamo il segno dei fattori (nel nostro insieme di esistenza) x2 − 1 > 0 log2 (x + 1) > 0 ⇔ ⇔ x>1 x+1>1 ⇔ x > 0. Quindi le soluzioni sono {−1 < x < 0} ∪ {x > 1} . Esempio 6.30. Risolvere la disequazione (6.5) logx−2 (2x2 − 13x + 21) > 0 . Svolgimento: poniamo la condizione di esistenza (x − 2 > 0) ∧ (x − 2 , 1) ⇔ x > 2 ∧ x , 3. Ora, se chiamiamo 2x2 − 13x + 21 = b , si ha logx−2 b = logx−2 · log2 b = log2 b log2 (2x2 − 13x + 21) = . log2 (x − 2) log2 (x − 2) Quindi la disequazione (6.5) è equivalente alla disequazione log2 (2x2 − 13x + 21) > 0. log2 (x − 2) Studiamo separatamente il segno del numeratore e del denominatore del primo membro. log2 (2x2 −13x+21) > 0 ⇔ 2x2 −13x+21 > 1 ⇔ 2x2 −13x+20 > 0 , 6.5 Disequazioni trascendenti: ulteriori esempi 63 ed essendo ∆ = 169 − 160 = 9 , si ottengono le soluzioni {x < 52 } ∪ {x > 4} . Studiamo il segno del denominatore: log2 (x − 2) > 0 ⇔ x−2>1 ⇔ x > 3. Quindi le soluzioni della disequazione iniziale sono { } 5 < x < 3 ∪ {x > 4} . 2 CAPITOLO 7 Funzioni trigonometriche Questo sesto capitolo si sviluppa attorno alle funzioni trigonometriche, delle quali vengono presentate le principali proprietà, dopo aver discusso sulla loro definizione. Vengono poi presentati alcuni esempi di equazioni e disequazioni trigonometriche. 7.1. Funzioni trigonometriche Figura 1 Sia P un punto sulla circonferenza goniometrica {x2 + y2 = 1}. La misura dell’angolo AÔPr è per definizione la lunghezza del settore ⌢ circolare APr percorso in senso antiorario. Se invece si percorre l’arco in senso orario la misura dell’angolo ha il segno opposto. ⌢ l(APr ) = misura dell’angolo AÔPr 64 7.1 Funzioni trigonometriche 65 2π = lunghezza dell’intera circonferenza π = lunghezza della semicirconferenza ⌢ Sia x ∈ [0, 2π[ , e Px tale che l(A P x ) = x (vedere la figura che segue). Figura 2 Definizione 7.1. Si dice seno dell’angolo x l’ordinata del punto Px associato a x nella circonferenza goniometrica. Definizione 7.2. Si dice coseno dell’angolo x l’ascissa del punto Px associato a x nella circonferenza goniometrica. Nota 7.3. Per poter rendere rigorosa queste definizioni dovremmo prima di tutto rendere rigoroso il concetto di lunghezza di una curva. Inoltre dato x ∈ [0, 2π[ dovremo far vedere che esiste un unico Px ∈ {x2 + y2 = 1} sulla circonferenza goniometrica tale che ⌢ ⌢ l(APx ) = x con il settore APx percorso in senso antiorario (l’unicità è dovuta alla stretta crescenza della lungezza dell’arco viaggiando in senso antiorario sulla circonferenza goniometrica). Osservazione 7.4. Come si può osservare in Figura 3 (vedere pagina seguente), vale la seguente proprietà: ⌢ ⌢ l(AQ) > l(AP) . 7.1 Funzioni trigonometriche 66 Figura 3 Di seguito elenchiamo alcune delle principali proprietà che coinvolgono le funzioni trigonometriche. • Identità fondamentale della trigonometria: sin2 x + cos2 x = 1 ; • :le funzioni sin e cos si estendono pere periodicità nel seguente modo: sin(x + 2kπ) = sin(x) ∀x ∈ R , ∀k ∈ Z , cos(x + 2kπ) = cos(x) ∀x ∈ R , ∀k ∈ Z ; • le funzioni seno e coseno sono limitate: | sin(x)| ≤ 1 ∀x ∈ R , | cos(x)| ≤ 1 ∀x ∈ R . Dalla figura 4 si vede che −Px Px = 2 sin x , ⌢ l(−Px Px ) = 2x (indicando con ABla lunghezza del segmento [A.B] di estremi A e B), e ⇒ ] [ π π | sin x| < x ∀x ∈ − , \ {0} . 2 2 7.1 Funzioni trigonometriche 67 Figura 4 Si ricordi che si adotta la seguente convenzione: quando x > 0 , l’angolo è misurato in senso antiorario, se invece x < 0 l’angolo è misurato in senso orario (vedere la figura che segue). Figura 5 Proprietà 7.5. La funzione seno è dispari, sin(−x) = − sin x , ∀x ∈ R, mentre la funzione coseno è pari, cioè cos(−x) = cos x , ∀x ∈ R. Nelle due figure seguenti abbiamo i grafici qualitativi delle funzioni seno e della funzione coseno. Essi li possiamo ottenere osservando direttamente sulla circonferenza goniometrica come variano il seno ed il coseno mentre si percorre in senso antiorario. 7.1 Funzioni trigonometriche 68 Figura 6 Figura 7 Adesso possiamo definire la funzione tangente di un angolo. Definizione 7.6. Sia x ∈ [0, 2π[. Si definisce tangente di un angolo x , π2 , x , 3π la funzione 2 tan x = sin x . cos x In figura, la tangente dell’angolo α è l’ordinata del punto T che coincide con la lunghezza del segmento [A, T]. 7.1 Funzioni trigonometriche 69 Figura 8 Proprietà 7.7. La funzione tangente è periodica di periodo π , infatti } { π tan(x + kπ) = tan x ∀x ∈ R \ + kπ , k ∈ Z . 2 Dimostrazione. Intanto osserviamo che per ogni k ∈ Z, sin(x + kπ) = sin x se k è pari, mentre sin(x + kπ) = − sin x se k è dispari. Analogamente cos(x + kπ) = − cos x se k] è pari,[ mentre cos(x + kπ) = cos x se k è dispari. Allora per ogni x ∈ − π2 , π2 . Si ha tan(x + kπ) = sin(x + kπ) ; cos(x + kπ) e quindi tan(x + kπ) = tan x , come si verifica immediatamente distinguendo tra k pari e k dispari. Prima di presentare la proprietà di monotonia stretta della tangente, ricordiamo una proprietà di carattere più generale: Lemma 7.8. Siano f , g : A ⊂ R → R+ \ {0} due funzioni strettamente crescenti. Allora f · g è strettamente crescente. Dimostrazione. Siano x1 < x2 ∈ A . Vogliamo dimostrare che f (x1 )g(x1 ) < f (x2 )g(x2 ) . 7.1 Funzioni trigonometriche 70 f (x2 )g(x2 ) − f (x1 )g(x1 ) = f (x2 )g(x2 ) − f (x1 )g(x1 ) + f (x2 )g(x1 ) − f (x2 )g(x1 ) = f (x2 )(g(x2 ) − g(x1 )) + g(x1 )( f (x2 ) − f (x1 )) , e quest’ultima espressione è positiva in quanto somma di quantità postive. Infatti f (x2 ) e g(x1 ) sono positive perché il codominio di entrambe le funzioni è R+ \ {0} ; g(x2 ) − g(x1 ) e f (x2 ) − f (x1 ) sono quantità positive per la stretta crescenza di f e di g . La tesi è quindi dimostrata. Proprietà] 7.9. La [ funzione tangente è strettamente crescente π π nell’intervallo − 2 , 2 . [ [ Dimostrazione. Nell’intervallo 0, π2 la funzione seno è positiva e strettamente crescente, la funzione coseno è positiva ma strettamente decrescente. Quindi la funzione cos1 x è positiva e strettamente crescente. Pertanto, per la Proprietà 7.8, la funzione tangente, essen1 crescente in ] [do il[ prodotto delle funzioni sin x e cos x , è strettamente 0, π2 , e poihcè è dispari, lo è anche nell’intervallo − π2 , 0] . Il grafico qualitativo della funzione tangente è allora quello nella figura seguente: Figura 9 7.1 Funzioni trigonometriche 71 ] [ π Osservazione 7.10. Sia x ∈ 0, , come in Figura 10 . 2 Figura 10 Sappiamo che OA = 1 , △ △ e, grazie alla similitudine dei triangoli Px 0 Hx e Tx 0 A, per ogni x ∈]0, π2 [ si ha: Hx Px OHx da cui, come abbiamo già detto, tan x = = ATx OA , sin x = ATx . cos x Inoltre, come ora vedremo (7.1) P1x P2x < Q1x Q2x , ∀x ∈]0, π [ 2 da cui si ricava x < ATx = tan x per come si definisce la lunghezza di una curva. Dunque ] [ π x < tan x ∀x ∈ 0, . 2 7.1 Funzioni trigonometriche 72 Per verificare (7.1) si osservi che dalle figure seguenti Figura 11 Figura 12 si deduce che basta utilizzare la proprietà che in ogni trapezio isoscele la diagonale ha lunghezza maggiore della base minore del trapezio. Osservazione 7.11. Grazie a seno e coseno possiamo esprimere la lunghezza dei cateti di un triangolo rettangolo in funzione dell’ipotenusa e degli angoli che essi fomano con l’ipotenusa. Per la similitudine dei triangoli indicati in figura AB = AC · cos α BC = AC · sin α. Infatti se , se AC′ = 1, si ha 7.1 Funzioni trigonometriche 73 Figura 13 BC AC = B′ C′ C′ A = sin α . 1 7.1.1. Formule di addizione e sottrazione. (7.2) cos(x + y) = cos x cos y − sin x sin y (7.3) cos(x − y) = cos x cos y + sin x sin y (7.4) sin(x + y) = sin x cos y + cos x sin y (7.5) sin(x − y) = sin x cos y − cos x sin y . Dimostrazione. • Dimostriamo la formula (7.3). Siano Px = (cos x, sin x) P y = (cos y, sin y) P y−x = (cos(y − x), sin(y − x)) A = (1, 0) come in figura. Poichè gli angoli negativi sono quelli misurati in senso orario, si ha che la lunghezza del settore che congiunge A con P y−x è la stessa del settore che congiunge Px con P y . Come vedremo nel corso di analisi 1, archi di uguale lunghezza hanno estremi su segmenti di 7.1 Funzioni trigonometriche 74 Figura 14 uguale lunghezza, quindi AP y−x = Px P y ⇒ (AP y−x )2 = (Px P y )2 . Utilizzando la relazione sin2 x + cos2 x = 1 , si ottiene (AP y−x )2 = (cos(y − x) − 1)2 + (sin(y − x))2 = cos2 (y − x) + 1 − 2 cos(y − x) + sin2 (y − x) = 2 − 2 cos(y − x) e 2 Px P y = (cos x − cos y)2 + (sin x − sin y)2 = cos2 x + cos2 y − 2 cos x cos y + sin2 x + sin2 y − 2 sin x sin y = 2 − 2 cos x cos y − 2 sin x sin y , da cui la tesi. • Dimostriamo la (7.2) . cos(x + y) = cos(x − (−y)) = cos x cos(−y) + sin x cos(−y) = cos x cos y − sin x sin y . • Per dimostrare la (7.4) , utilizziamo le seguenti proprietà: 7.1 Funzioni trigonometriche ( π sin x = − cos x + 2 ( ) π cos x = sin x + 2 (7.6) (7.7) 75 ) Figura 15 Si ha: ( ) ( ( )) π π sin(x + y) = − cos x + y + = − cos x + y + 2 2 [ ( ) ( )] π π = − cos x cos y + − sin x sin y + 2 2 [ ] = − cos x(− sin y) − sin x cos y = cos x sin y + sin x cos y . • Infine, dimostriamo la formula (7.5): sin(x − y) = sin(x + (−y)) = sin x cos(−y) + cos x sin(−y) = sin x cos y − cos x sin y . 7.1 Funzioni trigonometriche 76 7.1.2. Formule di duplicazione. (7.8) cos 2x = cos2 x − sin2 x (7.9) sin 2x = 2 sin x cos x . Siano π π = a, sin = b . 4 4 Applicando le formule di duplicazione, otteniamo: cos π = 2ab 2 π 0 = cos = a2 − b2 . 2 1 = sin Le condizioni sopra equivalgono al sistema { 2ab = 1 a2 − b2 = 0 . La seconda equazione conduce alla relazione a = ±b ; scegliamo a = b poiché siamo nel primo quadrante. Quindi, sostituendo nella prima equazione, otteniamo 2a2 = 1 ⇔ 1 a=b= √ . 2 Pertanto abbiamo dimostrato che (7.10) (7.11) √ π π 2 sin = cos = 4 4 2 π tan = 1 . 4 Determiniamo ora le formule per cos 3x e sin 3x usando quelle di addizione e di duplicazione: cos(3x) = cos(2x + x) = cos(2x) cos x − sin(2x) sin x = (cos2 x − sin2 x) cos x − 2 sin2 x cos x = cos3 x − sin2 x cos x − 2 sin2 x cos x = cos3 x − 3 sin2 x cos x ; 7.1 Funzioni trigonometriche 77 sin(3x) = sin(2x + x) = sin(2x) cos x + cos(2x) sin x = 2 sin x cos2 x + (cos2 x − sin2 x) sin x = 2 sin x cos2 x + cos2 x sin x − sin3 x = 3 sin x cos2 x − sin3 x = 3 cos2 x sin x − sin3 x . Siano π =a 6 π sin = b . 6 cos Applicando le formule di triplicazione appena dimostrate, ottieniamo π π 3x = ⇒ cos 3x = cos = 0 , 2 2 da cui il sistema { a3 − 3ab2 = 0 3a2 b − b3 = 1 . Poiché a , 0 , possiamo dividere per a e ottenere { a2 = 3b2 3 · 3b2 · b − b3 = 1 { ⇔ ⇔ Abbiamo cosı̀ ottenuto √ π 3 cos = , 6 2 a2 = 3b2 8b3 = 1 a= b= π 1 sin = , 6 2 Osserviamo ora che π π π = − , 3 2 6 { ⇔ √ 3 2 1 . 2 √ π 3 tan = . 6 3 a2 = 3b2 b = 12 7.1 Funzioni trigonometriche 78 quindi aplicando le formule di addizione e sottrazione, segue che ( ) ( ) ( ) π π π π π π π 1 cos = cos − = cos − + = − sin − = sin = , 3 2 6 6 2 6 6 2 √ ( ) ( ) π π π π π 3 sin = sin − + = cos − = cos = , 3 6 2 6 6 2 π √ tan = 3 . 3 Quindi abbiamo provato che π 1 cos = , 3 2 √ π 3 sin = , 3 2 tan π √ = 3. 3 Dimostriamo ora la seguente formula tan(α + β) = (7.12) tan α + tan β . 1 − tan α tan β Anzitutto, si ha che sin(α + β) sin α cos β + cos α sin β = cos(α + β) cos α cos β − sin α sin β sin α cos β + cos α sin β 1 = · sin α sin β cos α cos β 1 − cos α cos β ( ) ( ) sin α cos β cos α sin β 1 = · + 1 − tan α tan β cos α cos β cos α cos β tan α + tan β = . 1 − tan α tan β tan(α + β) = Ricordando che la funzione tangente è dispari, si ottiene (7.13) tan(α − β) = tan(α + (−β)) = tan α − tan β , 1 + tan α tan β cioé la formula che volevamo dimostrare. Come caso particolare , se β = α , si ottiene (7.14) tan 2α = 2 tan α ; 1 − tan2 α 7.1 Funzioni trigonometriche 79 in quest’ultima, se 2α = β , si ha β 2 tan 2 (β) , tan β = 1 − tan2 2 β da cui, ponendo tan 2 = t , si ottiene 2t tan β = ⇒ 2 1−t 1 − t2 cos β = 1 + t2 sin β = 2t . 1 + t2 Dimostriamo inoltre che cos 2α = (7.15) 1 − tan2 α . 1 + tan2 α cos2 α − sin2 α cos2 α + sin2 α ) ( sin2 α cos2 α 1 − cos 2α ) ( = sin2 α cos2 α 1 + cos 2α cos 2α = cos2 α − sin2 α = = 1 − tan2 α . 1 + tan2 α Dimostriamo ora che sin 2α = (7.16) 2 tan α . 1 + tan2 α 2 sin α cos α sin 2α = 2 sin α cos α = sin2 α + cos2 α ( ) sin α cos2 α 2cos α ( 2 ) = sin α cos2 α cos + 1 2α = 2 tan α . 1 + tan2 α 7.2 Equazioni trigonometriche 80 7.2. Equazioni trigonometriche 7.2.1. Equazioni seguenti equazioni: trigonometriche elementari. Risolvere (1) sin x = 0 . L’insieme delle soluzioni è {x = kπ : k ∈ Z} . Figura 16 (2) cos x = 0 L’insieme delle soluzioni è } { π x = + kπ : k ∈ Z . 2 Figura 17 le 7.2 Equazioni trigonometriche 81 (3) sin x = 1 . L’insieme delle soluzioni è { } π x = + 2kπ : k ∈ Z . 2 (4) cos x = 1 . L’insieme delle soluzioni è {x = 2kπ : k ∈ Z} . (5) sin x = 2 . L’equazioni non ammette soluzioni, in quanto il seno è sempre minore o uguale a 1 . √ 3 (6) cos x = 2 . Figura 18 Graficamente si vede che x0 è simmetrico di π . Quindi x0 + π 6 π 6 rispetto a π π 11 = 2π ⇒ x0 = 2π − = π . 2 6 6 6 Pertanto l’isieme delle soluzioni dell’equazione è { } { } π 11 x = + 2kπ , k ∈ Z ∪ x = π + 2kπ , k ∈ Z . 6 6 =π ⇒ x0 + 7.2.2. Equazioni trigonometriche di secondo grado. (1) cos2 x + 3 sin x − 3 = 0 . Riscriviamola esprimendo il coseno in funzione del seno per mezzo della prima identità fondamentale della 7.2 Equazioni trigonometriche 82 trigonometria: 1 − sin2 x + 3 sin x − 3 = 0 . Ponendo t = sin x , si ottiene t2 − 3t + 2 = 0 da cui 3± t1,2 = √ 9−8 2 ⇒ t1 = 1, t2 = 2 . Quindi {sin x = 1} ∨ {sin x = 2} cioè {x = π + 2kπ , k ∈ Z} . 2 7.2.3. Ulteriori esempi di equazioni trigonometriche. (1) tan x + sin x = 1 + cos x . { } Condizione di esistenza: cos x , 0 , cioè x < π2 + kπ , k ∈ Z . Utilizzando la definizione di tangente l’equazione diventa ⇒ sin x + sin x = 1 + cos x cos x sin x(1 + cos x) = cos x(1 + cos x) ⇒ (sin x − cos x)(1 + cos x) = 0 ⇒ {sin x − cos x = 0} ∨ {1 + cos x = 0} . Si ha sin x − cos x = 0 1 + cos x = 0 ⇔ ⇔ tan x = 1 cos x = −1 ⇔ ⇔ { } π + kπ , k ∈ Z ; 4 {x = π + 2kπ , k ∈ Z} . x= Quindi le soluzioni dell’equazione sono { } π x = + kπ , k ∈ Z ∪ {x = π + 2kπ , k ∈ Z} . 4 7.2 Equazioni trigonometriche 83 (2) sin 2x − cos x = 0 . Ricordando la formula di duplicazione per il seno, si ha 2 sin x cos x − cos x = 0 ⇔ cos x(sin x − 1) = 0 ⇔ cos x = 0 ∨ sin x − 1 = 0 { } { } π 5π x = + 2kπ , k ∈ Z ∪ x = + 2kπ , k ∈ Z . 2 6 ⇔ (3) 2 cos2 x + sin2 2x = 2 . Dalla relazione fondamentale della trigonometria si ha 2 cos2 x + 4 sin2 x cos2 x = 2 2 cos2 x + 4(1 − cos2 x) cos2 x = 2 e ponendo cos2 x = t , si ottiene 2t + 4(1 − t)t = 2 2t + 4(1 − t)t − 2 = 0 −4t2 + 6t − 2 = 0 ⇒ 2t2 − 3t + 1 = 0 √ 3± 9−8 3±1 t1,2 = = 4 4 ⇒ t=1 ∨ t= 1 . 2 Quindi: cos2 x = 1 cioè } { π x = + kπ , k ∈ Z 2 ∨ ∪ cos2 x = { x= 1 2 } π π +k , k∈Z . 4 2 (4) sin x + cos x = 1 . Poniamo t = tan x2 e sfruttando le formule parametriche sin x = 2t , 1 + t2 cos x = 1 − t2 , 1 + t2 7.2 Equazioni trigonometriche si ottiene 2t 1 − t2 + =1 1 + t2 1 + t2 2t + 1 − t2 = 1 + t2 2t2 − 2t = 0 ⇒ Quindi: • t=0 ⇒ • t=1 ⇒ x =0 2 = κπ , k ∈ Z ⇒ x = 2kπ , k ∈ Z ; x ⇒ tan = 1 2 π π = + κπ , k ∈ Z ⇒ x = + 2kπ , k ∈ Z . 4 2 ⇒ x 2 x 2 t = 0 ∨ t = 1. tan Riassumendo, le soluzioni dell’equazione sono { } π x = + 2kπ , k ∈ Z . {x = 2kπ , k ∈ Z} ∪ 2 Supponiamo in generale di avere una equazione del tipo a sin x + b cos x = c . (7.17) Vorremmo ricondurci ad una equazione della forma A sin(x + φ) = c . Determiniamo quindi A , φ tali che a sin x + b cos x = A sin(x + φ) . Dal fatto che A sin(x + φ) = A(sin x cos φ + cos x sin φ) seguono le conizioni A cos φ = a A sin φ = b , da cui tan φ = sin φ a = cos φ b ⇔ b φ = arctan . a 84 7.2 Equazioni trigonometriche 85 Questo metodo risolutivo può essere utilizzato per individuare le soluzioni delle equazioni della forma (7.17). L’equazione considerata nell’ultimo esempio è di questo tipo, con a = b = c = 1 , e possiamo quindi applicare il metodo appena esposto. Otteniamo: φ = arctan 1 = A= π , 4 √ 1 = 2, cos π4 perciò l’equazione iniziale è equivalente a ( ) √ π 2 sin x + =1 4 ovvero ( ) π 1 sin x + = √ . 4 2 Quindi si ha x+ π π = + 2kπ, 4 4 cioè otteniamo le soluzioni {x = 2kπ , k ∈ Z} ∪ x+ { π 3 = π + 2kπ , 4 4 x= } π + 2kπ , k ∈ Z . 2 Osservazione 7.12. Osserviamo che il metodo descritto sopra si basa sul fatto che a sin x + b cos x = α sin x + β cos x ⇔ (a − α) sin x + (b − β) cos x = 0 ∀x ∈ R { ⇔ a=α b = β. Lemma 7.13. Se λ , µ sono tali che λ sin x + µ cos x = 0 ∀x ∈ R allora λ = µ = 0 . ∀x ∈ R 7.3 Disequazioni trigonometriche Dimostrazione. Se scegliamo x = π π λ sin + µ cos = 0 2 2 e prendendo x = 0 , si ottiene π π λ sin + µ cos = 0 2 2 π 2 86 , si ha ⇒ λ = 0, ⇒ µ = 0. Esempio 7.14. Determinare le soluzioni delle equazioni (1) sin(cos x) = 0 , (2) sin(sin x) = 1 . (1) Se poniamo cos x = t , l’equazione sin t = 0 ha soluzioni t = kπ , k ∈ Z . Ma Se k , 0 , si avrebbe cos x = kπ e tale equazioni non ha soluzioni, in quanto |kπ| > 1 mentre il coseno assume valori in [−1, 1] . Quindi l’unica possibilità è k = 0 , cioè cos x = 0 , da cui le soluzioni x = π2 + kπ , k ∈ Z . (2) Si ha sin x = π2 + kπ , ma tale equazione non ammette soluzioni. Quindi l’equazione iniziale è impossibile. 7.3. Disequazioni trigonometriche Esempio 7.15. Risolvere la seguente disequazione 2 sin2 x − 5 sin x + 2 < 0 . Poniamo per semplicità sin x = t ; otteniamo 2t2 − 5t + 2 < 0 e osservando che ∆ = 25 − 16 = 9 , si ottiene 5±3 t1,2 = 4 da cui le soluzioni 1 < t < 2. 2 Quindi sin x < 2 7.3 Disequazioni trigonometriche 87 è vera per ogni x reale, mentre sin x > ha per soluzioni 1 2 { π 5 + 2kπ < x < π + 2kπ , k ∈ Z 6 6 che sono le soluzioni della disequazione iniziale. } Esempio 7.16. Risolvere la disequazione √ √ 1 − 2 sin2 x ≥ 2 sin x + 1 . L’insieme di esistenza della disequazione è dato da tutti gli x reali tali che 1 − 2 sin2 x ≥ 0 . La disequazione iniziale è equivalente ai due sistemi { 1 − 2 sin2 x ≥ 0 2 1 − 2 sin x ≥ 0 √ √ ∪ 2 sin x + 1 ≥ 0 √ 2 sin x + 1 < 0 1 − 2 sin2 x ≥ ( 2 sin x + 1)2 . Per semplificare la notazione poniamo sin x = t , otteniamo: { { √ 1 − 2t2 ≥ 0 2t + 1 ≥ 0 √ √ ∪ 2t + 1 < 0 1 − 2t2 ≥ 2t2 + 1 + 2 2t ⇔ ⇔ 1 1 −√ <t< √ 2 2 1 t<−√ 2 √ √ 2 2 − <t< 2 √ 2 2 t<− 2 ∪ ∪ 1 t≥−√ 2 t(2t + √ 2) ≤ 0 √ 2 t≥− √ 2 2 − ≤ t ≤ 0. 2 Il primo sistema non ha soluzioni, il secondo è risolto da { √ } 2 − ≤t≤0 , 2 7.3 Disequazioni trigonometriche da cui 88 √ 2 sin x ≥ − 2 sin x ≤ 0 , le cui soluzioni sono { 5 π + 2kπ ≤ x ≤ π + 2kπ , k ∈ Z 4 } ∪ { } 7 π + 2kπ ≤ x ≤ 2π + 2kπ , k ∈ Z . 4 CAPITOLO 8 Principio di Induzione e Binomio di Newton Il principio di induzione (Quinto assioma di Peano). Sia p(n) un predicato definito su N . Se p(n) è tale che (1) p(0) è vera , (2) p(n) ⇒ p(n + 1) , allora p(n) è vera ∀n ∈ N . Proprietà 8.1. Sia x , 1 . Si ha che p(n) =: 1 + x + x + ... + x = n 2 n ∑ xi = i=0 1 − xn+1 ∀n ∈ N. 1−x Dimostrazione. Per dimostrare la proprietà p(n) , utilizziamo il Principio di induzione. Osserviamo che p(0) e p(1) sono vere, infatti p(0) : 0 ∑ xi = x0 = 1 = i=0 p(1) : 1 ∑ 1 − x1 , 1−x xi = x0 + x1 = 1 + x = i=0 ⇒ Facciamo vedere ora che p(n) supponendo vera p(n) , cioè 1 + x + x + ... + x = n 2 n ∑ i=0 1 − x2 = 1 + x. 1−x p(n + 1). In altre parole, 1 − xn+1 , x = 1−x i vogliamo dimostrare che p(n + 1) è vera, ossia 1 + x + x + ... + x + x 2 n n+1 = n+1 ∑ i=0 89 xi = 1 − xn+2 . 1−x 8. PRINCIPIO DI INDUZIONE E BINOMIO DI NEWTON 90 Ma osserviamo che dall’ipotesi induttiva segue che 1 + x + x2 + ... + xn + xn+1 = (1 + x + x2 + ... + xn ) + xn+1 1 − xn+1 = + xn+1 1−x 1 − xn+1 + xn+1 − xn+2 = 1−x n+2 1−x = , 1−x cioè la tesi. Proprietà 8.2. 1 + 2 + ... + (n − 1) + n = n(n + 1) . 2 Dimostrazione. p(1) è vera, infatti 1·2 . 2 Supponiamo vera p(n) è dimostriamo che anche p(n + 1) è vera, cioè 1= 1 + 2 + ... + (n − 1) + n + (n + 1) = (n + 1)(n + 2) . 2 Si ha 1 + 2 + ... + (n − 1) + n + (n + 1) = [1 + 2 + ... + (n − 1) + n] + (n + 1) n(n + 1) = + (n + 1) 2 n(n + 1) + 2(n + 1) = 2 (n + 1)(n + 2) = . 2 Proprietà 8.3 (Disuguaglianza x ∈ R , x ≥ −1 . Allora di Bernoulli). Sia n ∈ N (1 + x)n ≥ 1 + nx ∀n . Dimostrazione. p(0) e p(1) sono vere, infatti p(0) : 1 ≥ 1, p(1) : 1 + x ≥ 1 + x. e 8.1 Binomio di Newton e somme di potenze. 91 Supponiamo poi vera p(n) e mostriamo che p(n + 1) è vera, cioè (1 + x)n+1 ≥ 1 + (n + 1)x . Per ipotesi induttiva, si ha (1 + x)n+1 = (1 + x)n (1 + x) ≥ (1 + nx)(1 + x) ≥ 1 + nx + x + nx2 ≥ 1 + (n + 1)x + nx2 ≥ 1 + (n + 1)x dove nel secondo passaggio abbiamo sfruttato l’ipotesi x ≥ −1 , e nell’ultimo il fatto che nx2 ≥ 0 . Definizione 8.4. Un insieme si dice numerabile se può essere messo in corrispondenza biunivoca con l’insieme N dei numeri naturali. Esempi 8.5. • L’insieme Q dei numeri razionali è numerabile; • l’insieme P dei numeri pari è un insieme numerabile, dato che la corrispondenza φ : N → P, φ(n) = 2n è biunivoca. In generale, i sottoinsiemi di N che non sono finiti sono insiemi numerabili. 8.1. Binomio di Newton e somme di potenze. E’ elementare verificare la seguente formula (quadrato di un binomio): (a + b)2 = a2 + 2ab + b2 ; ed anche la seguente (cubo di un binomio): (a + b)3 = a3 + 3a2 b + 3ab2 + b3 . 8.1 Binomio di Newton e somme di potenze. 92 In generale si ha la formula Binomio di Newton: ) n ( ∑ a n (a + b) = ak bn−k , b k=0 ove ( ) n n! ≡ 0! ≡ 1 = 1! k!(n − k)! k è detto coefficiente binomiale. Tale formula si può dimostrare ad esempio utilizzando il principio di induzione. Con n = 3 si ottiene la formula per calcolare il cubo di un binomio. Infatti ) 3 ( ∑ 3 3 (a + b) = ak bn−3 k k=0 ( ) ( ) ( ) ( ) 3 3 3 3 0 3 2 2 = a b + ab + a b+ a b3 0 1 2 3 e dalla definzione di coefficiente binomiale si ha ( ) ( ) 3 3 3! 3! = =1 = =3 0! 1! 1! 2! 0 1 ( ) ( ) 3 3 3! 3! = =3 = = 1. 2! 1! 3! 0! 2 0 Naturalmente se n = 2 si ottiene la formula del quadrato del binomio. Esercizio 8.6. Determiniamo n ∑ k2 . k=1 Svolgimento: n n ∑ ∑ 3 (k + 1) = (k3 + 3k2 + 3k + 1) k=0 (8.1) k=0 = n ∑ k=0 ma si ha anche k3 + 3 n ∑ k=0 n ∑ k + (n + 1) k2 + 3 k=0 n n+1 n+1 ∑ ∑ ∑ 3 3 (k + 1) = h = k3 . k=0 h=1 k=1 8.1 Binomio di Newton e somme di potenze. 93 Quindi, eguagliando la (8.1) con la (8.1) e ricordando che abbiamo precedentemente dimostrato che n ∑ k=0 k= n(n + 1) , 2 si ottiene n n+1 ∑ ∑ 3 2 k + 3 k + (n + 1) = k3 k +3 k=0 k=0 k=1 k=0 n n n n ∑ ∑ ∑ ∑ k2 + 3 k + (n + 1) = k3 + 3 k3 + (n + 1)3 , n ∑ n ∑ k=0 k=0 k=0 k=1 da cui n ∑ 3 k2 + 3 k=0 n(n + 1) + (n + 1) = (n + 1)3 , 2 e quindi n ∑ k=0 [ ] 3n(n + 1) 1 3 k = (n + 1) − − (n + 1) . 3 2 2 Pertanto n ∑ k2 = k=0 [ ] n+1 3 (n + 1)2 − n − 1 3 2 n+1 [2(n + 1)2 − 3n − 2] 6 n+1 2 (2n + 4n + 2 − 3n − 2) = 6 n+1 2 = (2n + 1) 6 n(n + 1)(2n + 1) = . 6 = 8.1 Il triangolo di Tartaglia per il calcolo dei coefficienti binomiali Il triangolo di Tartaglia per il calcolo dei coefficienti binomiali n=0 n=1 n=2 n=3 n=4 n=5 1 1 1 1 1 1 2 3 4 5 1 1 3 6 10 1 4 10 1 5 1 Esempio 8.7. (a + b)5 = a5 + 5a4 b + 10a3 b2 + 10a2 b3 + 5ab4 + b5 . 94 CAPITOLO 9 Brevi richiami di geometria analitica ed euclidea • Equazione di una retta generica: y = mx + q • Equazione di una retta passante per due punti di coordinate (x1 , y1 ) e (x2 , y2 ): (y − y2 )(x1 − x2 ) = (x − x2 )(y1 − y2 ) . In particolare, segue che y = cost se y1 = y2 , x1 , x2 , x = cost se x1 = x2 , y1 , y2 . • Equazione della circonferenza di raggio 1 centrata nell’origine: x2 + y2 = 1 . La generica equazione di una circonferenza di centro C = (α, β) e raggio r: (x − α)2 + (y − β)2 = r2 . • Equazione di una parabola in posizione generica: y = ax2 + bx + c , • Distanza tra due punti: √ P = (x1 , y1 ), Q = (x2 , y2 ) ⇒ PQ = (x2 − x1 )2 + (y2 − y1 )2 . La formula della distanza tra due punti si ottiene dal Teorema 9.1 (Teorema di Pitagora). In ogni triangolo rettangolo il quadrato dell’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati dei due cateti. 95 9. BREVI RICHIAMI DI GEOMETRIA ANALITICA ED EUCLIDEA 96 Dimostrazione. Dimostrazione algebrico-geometrica del Teorema di Pitagora (di J.Garfield): Figura 1 L’area del trapezio in figura si calcola in due modi diversi ottenendo: (b − a)(b + a) c2 a(a + b) + = + ab , 2 2 da cui sempificando di ottiene a2 + b2 = c2 . Teorema 9.2 (Primo Teorema di Euclide). In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruitito su un cateto è equivalente al rettangolo che ha per dimensioni l’ipotenusa e la proeizione del cateto sull’ipotenusa. Figura 2 a2 = (c + d) · c = c2 + dc . 9. BREVI RICHIAMI DI GEOMETRIA ANALITICA ED EUCLIDEA 97 Teorema 9.3 (Secondo Teorema di Eulcide). In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’altezza relativa all’ipotenusa è equivalente al rettangolo che ha per doimensioni le proiezioni dei cateti sull’ipotenusa. h2 = cd . Dimostrazione. (Del secondo teorema di Eulcide) Per il Teorema di Pitagora si ha che (c + d)2 = a2 + b2 h2 = a2 − c2 = b2 − d2 . Quindi segue che 2cd = a2 − c2 + b2 − d2 = h2 + h2 ⇒ cd = h2 . Dimostrazione. (Del primo teorema di Eulcide) Per il secondo teorema di Euclide si ha che h2 = cd, mentre dal Teorema di Pitagora si ha a2 = c2 + h2 da cui la tesi. CAPITOLO 10 I numeri complessi In quest’ultimo capitolo viene fornita una breve introduzione sull’insieme C dei numeri complessi. Prima di tutto diamo una idea di come sono nati, a partire dalla soluzione delle equazioni di terzo grado (a coefficienti reali). La trattazione dei numeri complessi inizia poi con la definizione formale di numero complesso, vengono poi definite le operazioni in C , e presentate le diverse rappresentazioni dei numeri complessi. Motivazioni Consideriamo l’equazione di terzo grado y3 + ay2 + by + c = 0, a, b, c ∈ R, con lo scopo di individuare un metodi per scrivere le radici in funzione dei coefficienti a, b, c. Se sostiutiamo nella equazione una nuova incognita x tale che a y=x− , 3 con un conto non complicato si ottiene una equazione in x priva del termine di secondo grado (10.1) x3 + px + q = 0, p, q ∈ R, sulla quale concentreremo i nostri sforzi. considereremo anche il caso concreto (10.2) Nel fare questo x3 − 19x + 30 = 0. che ha tre soluzioni reali: 2, 3, −5. Come vedremo nel corso di Analisi 1, l’equazione (10.1) ha almeno una soluzione reale x0 . Introduziamo allora una incognita ausiliaria 98 10.1 Definizione dei numeri complessi 99 u radice dell’quazione p =0 3 Supponiamo di essere nella situazione in cui il discriminante della equazione (10.3) è strettamente positivo. Allora (10.3) ha due radici p reali α e β. Come sappiamo la loro somma e’ x0 e il loro prodotto − 3 . Poichè x0 = α + β e’ una radice di (10.1) si ottiene: u2 − x0 u − (10.3) (α + β)3 + p(α + β) + q = 0. Sviluppando il cubo e ricordando che 3αβ + p = 0 si ottiene α3 + β3 = −q p D’altra parte αβ = − 3 per cui abbiamo anche α3 β3 = − p3 27 Questa ultime due uguaglianze mostrano che α3 e β3 sono le radici dell’equazione di secondo grado p3 =0 27 a cui ci si riconduce per poter individuare le radici α + β. La cosa pero’ che sconvolse i matematici che studiavano questo problema e che in casi come il nostro in cui abbiamo tre radici reali, il discriminante delle equazione (10.4) puo’ essere negativo (da qui l’esigenza di considerare in qualche modo radici quadrate di numeri negativi). Si noti che nel nostro caso il discriminante e’ dato da 4 4 q2 + p3 = (30)2 + (−19)3 < 0. 27 27 (10.4) z2 + qz − 10.1. Definizione dei numeri complessi L’insieme dei numeri complessi viene solitamente indicato con la lettera C . Un numero complesso z viene definito nel seguente modo. Definizione 10.1. Un numero complesso z è una coppia ordinata di numeri reali (a, b) , con a e b dette rispettivamente parte reale (Re z) e parte immaginaria (Im z) di z . 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 100 Esempio 10.2. Ad esempio z1 = (a1 , b1 ) e z2 = (a2 , b2 ) rappresentati in figura sono numeri complessi. Figura 1 Possiamo definire somma e prodotto di due numeri complessi z1 = (a, b) e z2 = (c, d). Somma: def z1 + z2 = ((a + c), (b + d)) . Il numero complesso 0 = (0, 0) è l’elemento neutro rispetto alla somma. L’opposto del numero complesso z = (a, b) è −z = (−a, −b) . Prodotto: (a, b) · (c, d) = (ac − bd, ad + bc) . L’elemento neutro rispetto al prodotto è il numero immagianrio (1, 0) , essendo (a, b) · (1, 0) = (a − 0, 0 + b) = (a, b) . 10.2. Rappresentazione algebrica dei numeri complessi Un numero complesso z = (a, b) può essere rappresentato in forma algebrica, cioè può essere scritto come z = a + ib , con a = Re z , b = Im z . 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 101 i è detto unità immaginaria 1, è un numero complesso individuato da i = (0, 1) , ed è tale che i · i = i2 = −1 . Tenendo presente questa proprietà, pos- Figura 2 siamo definire somma e prodotto di due numeri complessi z1 = (a, b) e z2 = (c, d) utilizzando la rappresentazione algebrica. Le definizioni di somma e prodotto sono obbligate se cogliamo che C sia un campo munito don tali operazioni. Somma: z1 = a1 + ib1 z2 = a2 + ib2 z1 + z2 = a1 + ib1 + a2 + ib2 = a1 + a2 + ib1 + ib2 = a1 + a2 + i(b1 + b2 ) (cioè nella somma di due numeri complessi si sommano tra loro rispettivamente le parti reali e le parti immaginarie). 1 Supponiamo di voler trovare x tale che x2 = −1 . Se x0 è soluzione, anche −x0 lo è. Queste due soluzioni vengono indicate con i e −i , e i è detto unità immaginaria. 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 102 Prodotto: z1 · z2 = (a1 + ib1 )(a2 + ib2 ) = a1 (a2 + ib2 ) + ib1 (a2 + ib2 ) = a1 a2 + a1 ib2 + ib1 a2 + ib1 ib2 = a1 a2 + ia1 b2 + ib1 a2 + i2 b1 b2 = a1 a2 + ia1 b2 + ib1 a2 − b1 b2 ⇒ (a1 , b1 )(a2 , b2 ) = (a1 a2 − b1 b2 , a1 b2 + b1 a2 ) . L’elemento neutro rispetto alla somma è 0 + i0 . Inoltre, se z = a + ib , il suo opposto è −z = −a − ib . L’elemento neutro rispetto alla moltiplicazione è 1 = 1 + i · 0 . Esiste il reciproco: infatti, supponiamo che z , 0 (lo 0 è l’elemento neutro rispetto alla somma) e dimostriamo che esiste un unico y tale che z · y = 1. Si ha (10.5) y = α − iβ α − iβ −β 1 1 1 α = = · = 2 = 2 +i 2 2 2 z α + iβ α + iβ α − iβ α + β α +β α + β2 essendo (α + iβ)(α − iβ) = α2 − i2 β = α2 + β2 > 0 . Verifichiamo che effettivamente y determinato è il reciproco di z: (α + iβ) · α − iβ 1 1 = (α + iβ)(α − iβ) = · (α2 + β2 ) = 1 . α2 + β2 α2 + β2 α2 + β2 Dimostriamo ora che il reciproco è unico: per assurdo siano y1 , y2 tali che y1 ·z = 1 e y2 ·z = 1 . Tra tutti i possibili reciproci di z scegliamo z−1 ∈ C definito da (10.5) (abbiamo che z−1 · z = 1). Segue che: y1 · z−1 · z = z−1 y2 · z−1 · z = z−1 } ⇒ y1 = y2 = z−1 . Osservazione 10.3. Grazie all’esistenza del reciproco si vede come è possibile effettuare la divisione in C. Siano z1 = α1 +iβ1 , z2 = α2 +iβ2 . Allora 1 α2 − ib2 z1 α1 + iβ1 = = (α1 + iβ1 ) · = (α1 + iβ1 ) · 2 . z2 α2 + iβ2 α2 + iβ2 α2 + β22 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 103 Adesso diamo una diversa dimostrazione di esistenza e unicità per il reciproco. z = α + iβ , 0 ( ossia α2 + β2 > 0) , y = a + ib , con a e b da determinare in modo che (α + iβ)(a + ib) = 1 = 1 + i · 0 , Essendo (α + iβ)(a + ib) = αa + iαb + iaβ − βb , si hanno le condizioni { αa − βb = 1 αb + aβ = 0 Risolviamo il sistema supponendo β , 0 . Dalla seconda equazione si ottiene −αb a= β e sostituendo nella prima, segue ( ) −αb α − βb = 1 β −α2 b β2 b − =1 β β α2 b + β2 b = −β da cui b= e −β α2 + β2 ( ) −β −αb −α α a= = = 2 . 2 2 β β α +β α + β2 Quindi, se β , 0 si ha y= β α − i . α2 + β2 α2 + β2 Se invece β = 0 , α , 0 , si ha il sistema { αa = 1 αb = 0 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 104 che ha come soluzione b = 0, a= 1 , α cioè 1 + i · 0. α Definizione 10.4. Il coniugato di z è il numero che si ottiene da z cambiando di segno la parte immaginaria. Dato z = α + iβ , il suo coniugato, denotato con z , è y= z = α − iβ . Definizione 10.5. Il modulo di z , indicato con |z| , è dato da √ |z| = α2 + β2 . Di conseguenza: z 1 = 2, z |z| zz = |z|2 , z + z = 2Rez z − z = i · 2Rez . Esercizio 10.6. Dimostrare le seguenti proprietà. (1) z1 + z2 = z1 + z2 ; (2) z1 · z2 = z1 · z2 ; ( ) 1 1 (3) = . z z Svolgimento: (1) Siano z1 = a1 + ib1 e z2 = a2 + ib2 , con a1 , a2 , b1 , b2 ∈ R . Si ha z1 + z2 = a1 + a2 + i(b1 + b2 ) , quindi z1 + z2 = a1 + a2 − i(b1 + b2 ) = a1 + a2 − ib1 − ib2 = a1 − ib1 + a2 − ib2 = z1 + z2 . 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 105 (2) Siano z1 , z2 come nel punto precedente. Abbiamo z1 · z2 = (a1 + ib1 )(a2 + ib2 ) = a1 a2 + ia1 b2 + ib1 a2 − b1 b2 = a1 a2 − b1 b2 + i(a1 b2 + b1 a2 ) quindi z1 · z2 = a1 a2 − b1 b2 − i(a1 b2 + b1 a2 ) = a1 a2 − b1 b2 − ia1 b2 − ib1 a2 = = (a1 − ib1 )(a2 − ib2 ) = z1 · z2 . (3) Sia z = a + ib , a, b ∈ R . Allora ( ) a b 1 = 2 +i 2 2 z a +b a + b2 a + ib a + ib = 2 = a + b2 (a + ib)(a − ib) 1 1 = = . a − ib z Esercizio 10.7. Verifichiamo che in C vale la proprietà distributiva del prodotto rispetto alla somma, cioè ∀z1 , z2 , z3 si ha (z1 + z2 ) · z3 = z1 · z3 + z2 · z3 . Svolgimento: siano z1 = a1 + ib1 z2 = a2 + ib2 z3 = a3 + ib3 . Sia ha (z1 + z2 ) · z3 = [a1 + a2 + i(b1 + b2 )] · (a3 + ib3 ) = (a1 + a2 )a3 − (b1 + b2 )b3 + i[(a1 + a2 )b3 + (b1 + b2 )a3 ] = a1 a3 + a2 a3 − b1 b3 − b2 b3 + ia1 b3 + ia2 b3 + ib1 a3 + ib2 a3 = a1 a3 − b1 b3 + i(a1 b3 + b1 a3 ) + a2 a3 − b2 b3 + i(a2 b£ + b2 a3 ) = (a1 + ib1 )(a3 + ib3 ) + (a2 + ib2 )(a3 + ib3 ) . 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 106 Proprietà del modulo. Sia z = α + iβ . Il mdoulo di z , cioè √ |z| = α2 + β2 , gode delle seguenti proprietà: a) |z| ≥ 0 , |z| = 0 ⇔ z = 0 ; b) |z| = |z| ; c) i) |Re z| ≤ |z| ii) |Im z| ≤ |z| iii) |z| ≤ |Re z| + |Im z| ; d) (disuguaglianza triangolare) |z1 + z2 | ≤ |z1 | + |z2 | . Dimostriamo le proprietà sopra elencate. a) Questa proprietà segue direttamente dalla definizione di modulo. √ b) Sia z = a + ib e z = a − ib il suo coniugato. Si ha |z| = a2 + b2 √ e |z| = a2 + (−b)2 , da cui la tesi. c) Sia z = a + ib . √ i) |Re z| = |a| ≤ a2 + b2 ⇔ a2 ≤ a2 + b2 che è sempre vera; ii) la dimostrazione è anaoga al punto precendente; iii) dimostrare |z| ≤ |Re z| + |Im z| equivale a dimostrare che √ 2 2 a + b ≤ |a| + |b| , a sua volta equivalente a a2 + b2 ≤ (|a| + |b|)2 = |a|2 + |b|2 + 2|a||b| = a2 + b2 + 2|a||b| che vale perchè 2|a||b| ≥ 0. d) Siano z1 = a + ib , z2 √= c + id .√Dobbiamo dimostrare che √ (a + c)2 + (b + d)2 ≤ a2 + b2 + c2 + d2 ma ciò è equivalente a ⇒ ⇔ ⇔ √ √ (a + c)2 + (b + d)2 ≤ a2 + b2 + c2 + d2 + 2 a2 + b2 c2 + d2 √ √ a2 + c2 + 2ac + b2 + d2 + 2bd ≤ a2 + b2 + c2 + d2 + 2 a2 + b2 c2 + d2 √ √ ac + bd ≤ a2 + b2 c2 + d2 √ ac + bd ≤ (a2 + b2 )(c2 + d2 ) . 10.2 Rappresentazione algebrica dei numeri complessi 107 Ma abbiamo ac + bd ≤ |ac + bd| ≤ |ac| + |bd| = |a||c| + |b||d| ∀a, b, c, d ∈ R . Quindi per concludere la dimostrazione è sufficiente dimostrare che √ |a||c| + |b||d| ≤ (a2 + b2 )(c2 + d2 ) . Grazie alla presenza dei moduli, si può dimostare la proprietà solamente per a, b, c, d ≥ 0 . Quindi basta provare che (ac + bd)2 ≤ (a2 + b2 )(c2 + d2 ) ⇔ a2 c2 + b2 d2 + 2abcd ≤ a2 c2 + b2 c2 + a2 d2 + b2 d2 ⇔ b2 c2 + a2 d2 − 2abcd ≥ 0 ⇔ (bc + ad)2 ≥ 0 che è sempre vera. La tesi è quindi dimostrata. Esercizio 10.8. Trovare tutti i numeri complessi z = a + ib che soddisfano l’equazione z2 + i Im z + 2z = 0 . (10.6) Svolgimento: z = a + ib verifica l’equazione (10.6) se e solo se (a + ib)(a + ib) + ib + 2(a − ib) = 0 ⇔ a2 − b2 + 2iab + ib + 2a − 2ib = 0 ⇔ a2 − b2 + 2a + i(2ab + b) = 0 { 2 a − b2 + 2a = 0 2ab + b = 0 ⇔ La seconda equazione ha le due soluzioni b=0 ∨ 2a + 1 = 0 . • Se b = 0 , dalla prima equazione segue a = 0 quindi si ottengono i numeri complessi z=0+i·0 ∨ z = −2 + i · 0 . ∨ a = −2 10.3 Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi 108 1 • Se a = − , allora dalla prima equazione si ha 2 1 − b2 − 1 = 0 4 ⇒ b2 = − 3 4 che non ha soluzioni 10.3. Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi Un numero complesso z = (a, b) può essere rappresentato utilizzando le coordinate polari (ρ, ϑ) nel seguente modo: z = ρ(cos ϑ + i sin ϑ) dove ρ è il modulo di z dato da ρ = |z| = √ a2 + b2 e ϑ è l´argomento di z , che si ottiene dalle relazioni b = ρ sin ϑ a = ρ cos ϑ ovvero b = tan ϑ . a ] [ La funzione tan : − π2 , π2 → R è biunivoca (come vedremo nel corso di Analisi Matematica 1) e la sua inversa è la funzione arcotangente che indicheremo con arctan. Figura 3 10.3 Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi 109 Sia z , 0 . Allora z può essere scritto utlizzando le coordinate polari nel seguente modo z = ρ(cos ϑ + i sin ϑ) dove ρ= √ a2 + b2 , cos ϑ = √ a a2 + b 2 , b sin ϑ = √ . a2 + b2 Esercizio 10.9. Scrivere il numero complesso √ z= 3+i in forma trigonometrica. Svolgimento: √ ρ= ( √ )2 3 + 12 = 2 , 1 tan ϑ = √ 3 Quindi: ⇒ ϑ= π ,. 6 ) ( π π . z = 2 cos + i sin 6 6 Il prodotto di due numeri complessi z1 , z2 scritti in forma trigonometrica, cioé z1 = ρ1 (cos ϑ1 + i sin ϑ1 ) z2 = ρ2 (cos ϑ2 + i sin ϑ2 ) , viene calcolato come segue: z1 · z2 = ρ1 ρ2 (cos ϑ1 + i sin ϑ1 )(cos ϑ2 + i sin ϑ2 ) = ρ1 ρ2 (cos ϑ1 cos ϑ2 − sin ϑ1 sin ϑ2 +i(sin ϑ1 cos ϑ2 + cos ϑ1 sin ϑ2 )) = ρ1 ρ2 (cos(ϑ1 + ϑ2 ) + i sin(ϑ1 + ϑ2 )) . Se z1 = z2 = z = ρ(cos ϑ + i sin ϑ) , allora z2 = ρ2 (cos 2ϑ + i sin 2ϑ) . 10.3 Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi 110 Figura 4 Siano ρ1 = ρ2 = 1 . Osserviamo che π π i = cos + i sin 2 2 e i · i = i2 = −1 . Dunque ruotando i di un angolo di π 2 si arriva in (−1, 0)) . 10.3.1. Formula di De Moivre. zn = ρn (cos nϑ + i sin nϑ) . Dimostriamo la proprietà usando il principio di induzione. Osserviamo che p(2) è vera. Quindi facciamo vedere che p(n) ⇒ p(n+1), cioè zn = ρn (cos 0ϑ+i sin nϑ) ⇒ zn+1 = ρn+1 (cos(n+1)ϑ+i sin(n+1)ϑ) . Per ipotesi induttiva si ha zn+1 = z · zn = ρn (cos nϑ + i sin nϑ)ρ(cos ϑ + i sin ϑ) . Resta da dimostrare che (cos nϑ + i sin nϑ)(cos ϑ + i sin ϑ) = cos(n + 1)ϑ + i sin(n + 1)ϑ . Ma poiché il prodotto si ottiene sommando gli angoli, si ottiene come angolo ϑ + nϑ = (n + 1)ϑ 10.3 Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi 111 e la dimostrazione è conclusa. 10.3.2. Radice n-esima dell’unità. Sia z = ρ(cos ϑ + i sin ϑ) . Allora zn = 1 se e solo se cos nϑ + i sin nϑ = 1 ⇔ ρ=1e cos nϑ + i sin nϑ = 1 . Dunque abbiamo { ⇔ e da ciò segue nϑ = 2kπ , cos nϑ = 1 sin nϑ = 0 , k ∈ Z . Quindi ϑ= 2kπ . n Se k = 0, ϑ=0 2π ϑ= n 4π ϑ= n se k = 1, se k = 2, se k = n − 1, se k = n, ϑ= ϑ = 2π 2(n − 1)π n cioè per k = n abbiamo fatto un giro completo. Quindi tutte le soluzioni dell’equazione zn = 1 sono } { 2kπ 2kπ + i sin , k = 0, ..., n − 1 . cos n n Consideriamo ora un’equazione del tipo zn = ω con ω = r(cos φ + i sin φ) , φ ∈ [0, 2π[ . 10.3 Forma trigonometrica (o polare) dei numeri complessi 112 Quindi, se esprimiamo z come z = r(cos ϑ + i sin ϑ) , l’equazione diventa ρn (cos nϑ + i sin nϑ) = r( cos φ + i sin φ) , da cui ρn = r ⇒ nϑ = φ + 2kπ ρ= √ n r ⇒ ϑ= φ 2kπ + . n n Quindi le soluzioni sono { [ ( ) ( )] } √ φ 2kπ φ 2kπ n r cos + + i sin + : k = 0, ..., n − 1 . n n n n Esercizio 10.10. Risolviamo l’equazione z5 = 1 + i . L’equazione è della forma vista sopra con n = 5 e ω = 1+i . Scriviamo ω in forma trigonometrica. Si ha che √ |ω| = 2 , quindi ) √ ( π π 2 cos + i sin . 4 4 Pertanto le soluzioni dell’equazione sono { ( ) ( ) } √ π 2kπ π 2kπ 10 2 cos + + i sin + : k = 0, 1, 2, 3, 4 . 20 5 20 5 ω=