Comuni infezioni virali: influenza e infezioni da herpesvirus

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Comuni infezioni virali: influenza
e infezioni da herpesvirus
E. Tonon, M. Chiesa
Obiettivi
●
Definire il quadro clinico, i criteri diagnostici e l’approccio terapeutico ad alcune tra le più comuni infezioni virali, quali l’influenza e le
infezioni da virus erpetici (HSV1, HSV2, VZV, CMV, EBV).
Caso clinico
M.C. è un paziente di 65 anni che si reca al PS per dolore all’emitorace sinistro, continuo, insorto il pomeriggio precedente, non
irradiato, non accompagnato da dispnea. In anamnesi: cardiopatia
ischemica (sottoposto ad angioplastica su discendente anteriore),
ipertensione arteriosa, dislipidemia. È in trattamento con simvastatina, bisoprololo, acido acetilsalicilico, losartan, nifedipina, acidi
grassi omega-3. Il dolore ha caratteristiche modificate rispetto al
dolore anginoso noto e ha distribuzione a fascia all’emitorace
sinistro, definito dal paziente “tipo bruciatura”. I parametri vitali
sono: PA 160/80 mmHg, FC 90 bpm, saturazione HbO2 95%. L’ECG
INFLUENZA
Eziologia
L’influenza è una malattia infettiva acuta, dovuta a virus
influenzali A, B o C, che si manifesta prevalentemente
durante la stagione invernale. Il virus A, grazie alle periodiche variazioni degli antigeni emoagglutina (H) e neuroaminidasi (N), è responsabile della diffusione di tipo
epidemico (variazioni minori degli antigeni H ed N) e
talora pandemico dell’infezione (variazioni maggiori o
sostituzione antigenica). L’esempio più recente di andamento pandemico è stata l’influenza A H1N1, che, identificata in Messico nel marzo-aprile 2009, si diffuse in
molti Paesi, interessando più continenti. La trasmissione
del virus avviene per via respiratoria.
e l’equilibrio acido-base non mostrano alterazioni significative.
L’obiettività è sostanzialmente negativa. Esegue una radiografia del
torace che appare nella norma. Viene trattenuto in osservazione
per eseguire seriati, la curva cardioenzimatica, risultata negativa,
e il test ergometrico, anch’esso negativo. Il caso viene chiuso con
diagnosi di toracoalgia atipica da possibile herpes zoster toracico,
e per tale motivo viene prescritta terapia antivirale (valaciclovir
1000 mg, 3 volte/die, per 7 giorni). Nei giorni successivi si assiste in
effetti alla comparsa delle tipiche manifestazioni erpetiche a livello
toracico, ma la sintomatologia è già in progressiva attenuazione.
ringea, tosse). Il quadro clinico dell’influenza A H1N1
è simile a quello dell’influenza stagionale, con maggior
frequenza di sintomi gastroenterici (diarrea, vomito). Il
quadro usualmente si risolve in 2-7 giorni. In rari casi,
soprattutto in alcune categorie di pazienti (concomitanza
di patologie croniche, bambini e anziani, donne in gravidanza), la malattia ha andamento severo e può evolvere in insufficienza respiratoria, ARDS (Acute Respiratory
Distress Syndrome) e MOF (Multisystem Organ Failure).
Complicanze
Le possibili complicanze sono:
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Quadro clinico e prognosi
Dopo un periodo di incubazione breve (1-2 giorni),
l’infezione è caratterizzata dall’insorgenza di sintomi
sistemici quali febbre, cefalea, artromialgie, malessere
generale, iporessia, astenia, accompagnati da segni e
sintomi respiratori (rinite, faringodinia, iperemia orofa-
●
polmonite da sovrainfezione batterica: sono considerati ad alto rischio i pazienti di età > 65 anni, i
pazienti affetti da malattie cardiovascolari o polmonari croniche, diabete mellito, insufficienza renale,
emoglobinopatie, immunodepressione e i soggetti
istituzionalizzati; i batteri più frequentemente responsabili di sovrainfezione sono Streptococcus pneumoniae,
Staphylococcus aureus, Haemophilus influenzae;
polmonite influenzale primitiva: si realizza quando
il virus si diffonde al parenchima polmonare; sono a
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maggior rischio i pazienti con elevata pressione atriale
sinistra e pazienti con malattie polmonari croniche;
miosite con rabdomiolisi: più frequente nei bambini;
malattie del sistema nervoso centrale (SNC) (encefalite, mielite trasversa, meningite asettica, sindrome di
Guillain-Barré): non è stata ancora stabilita una sicura
correlazione eziologica;
miocardite e pericardite.
trasmette per via sessuale, mentre il neonato può contrarre l’infezione al momento del parto.
Quadro clinico e prognosi
Le infezioni primarie da virus erpetici si possono manifestare in forma subclinica oppure in quadri clinici evidenti, quali:
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Diagnosi
Durante l’epidemia influenzale la diagnosi clinica di
influenza ha un certo grado di attendibilità. Tuttavia, sia
in fase epidemica, sia (e soprattutto) nei casi sporadici,
la diagnosi di certezza richiede alcuni test di laboratorio.
In particolare risultano di utilità pratica per il medico di
PS i test antigenici rapidi e l’immunofluorescenza, che
forniscono una risposta rispettivamente in 10-30 min e
2-4 ore, ma hanno una bassa sensibilità rispetto ad altre
tecniche quali PCR, coltura virale e i test sierologici.
Terapia
La terapia delle forme non complicate è sintomatica
(paracetamolo, FANS, adeguata idratazione per os, sedativi della tosse) e la maggior parte dei pazienti può essere
trattata a domicilio. Evitare l’utilizzo di acido acetilsalicilico nei pazienti di età < 18 anni per il rischio di sindrome di Reye. I pazienti con complicanze richiedono
il ricovero ospedaliero. La polmonite da sovrainfezione
batterica va trattata con antibioticoterapia (ceftriaxone,
o levofloxacina, o moxifloxacina, in associazione a oxacillina, o vancomicina, o teicoplanina se vi è un alto
indice di sospetto per Staphylococcus aureus). L’utilizzo
di farmaci antivirali è indicato nei pazienti con malattia
severa o complicata, nei pazienti che richiedano l’ospedalizzazione, nei pazienti ad alto rischio di complicanze
(età ≥ 65 anni, donne in gravidanza, malattie polmonari
e cardiovascolari, neoplasie maligne, insufficienza renale
cronica, epatopatia cronica, diabete mellito, emoglobinopatie, immunodepressione, malattie neurologiche che
compromettano la gestione delle secrezioni respiratorie,
soggetti istituzionalizzati).
Il trattamento antivirale (zanamivir 10 mg, corrispondente
a 2 inalazioni, 2 volte/die o oseltamivir 75 mg per os,
2 volte/die) va iniziato il più precocemente possibile e
comunque entro 48 ore dall’inizio dei sintomi, e proseguito per 5 giorni.
INFEZIONI DA VIRUS HERPES SIMPLEX
(HSV)
Eziologia
Le infezioni erpetiche sono malattie molto diffuse, causate dall’infezione primaria, dalla riattivazione o dalla
reinfezione da HSV1 o HSV2. HSV1 è responsabile di
infezioni orofaringee, cutanee e dell’SNC, più raramente
genitali, epatiche, polmonari; HSV2 di infezioni genitali,
cutanee e neonatali. Il virus, dopo l’infezione primaria, può rimanere latente nei neuroni dei gangli e dare
luogo a riattivazioni dell’infezione. HSV1 si trasmette per
contatto diretto o tramite goccioline di saliva; HSV2 si
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gengivostomatite e faringite: colpiscono prevalentemente bambini e sono caratterizzate da lesioni vescicolari della mucosa della cavità orale, a evoluzione in
ulcere e afte dolorose, scialorrea, disfagia, faringodinia, linfoadenopatia laterocervicale, in associazione a
febbre, malessere generale, irritabilità;
herpes cutaneo: vescicole cutanee dolorose, in alcun
casi associate a febbre e linfoadenopatia;
herpes genitale: l’infezione primaria può avere un
decorso subclinico, ma generalmente è caratterizzata
da ulcere genitali dolorose, disuria, febbre, linfoadenomegalia inguinale, cefalea. Le riattivazioni si manifestano in forma più lieve rispetto all’episodio primario.
herpes oculare: congiuntivite, cheratite, necrosi retinica acuta, corioretinite (nei neonati);
meningoencefalite, mielite trasversa, sindrome di
Guillain-Barré, paralisi periferica del nervo facciale
(paralisi di Bell);
epatite acuta fulminante: a maggior rischio i pazienti
immunodepressi;
infezioni respiratorie: epiglottite, laringite, polmonite
(negli immunodepressi);
herpes generalizzato e neonatale : lesioni cutanee
vescicolari diffuse e interessamento viscerale (epatico,
renale, cerebrale, polmonare, esofageo). Colpisce prevalentemente pazienti immunodepressi (HIV-positivi,
neoplastici, trapiantati, gravide, anziani, ustionati) e i
neonati. La letalità raggiunge il 50%.
Le riattivazioni e le reinfezioni nell’immunocompetente
hanno generalmente decorso meno severo e durata più
breve rispetto all’infezione primaria. Le più comuni sono
l’herpes labiale, genitale, oculare.
Diagnosi
Il quadro clinico non consente in molti casi di distinguere
le infezioni erpetiche da altre forme virali. La conferma
richiede l’isolamento del virus in coltura, la PCR, la ricerca
di antigeni virali; la sierologia ha un ruolo secondario.
Terapia
Il paziente immunodepresso deve generalmente essere
trattato in regime di ricovero ospedaliero, così come il
paziente con infezione disseminata, con herpes neonatale
e con gengivostomatite erpetica associata a disfagia e disidratazione. I pazienti immunocompetenti, con malattia
localizzata, possono essere gestiti ambulatorialmente.
La Tabella 1 riassume la terapia delle principali infezioni
da HSV nel paziente immunocompetente. Per quanto
riguarda il trattamento nel paziente immunodepresso, si
rimanda a testi specialistici. Il trattamento antivirale va
iniziato quanto più precocemente possibile per ottenere
la massima efficacia.
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TABELLA 1 Terapia delle principali infezioni da HSV nel paziente immunocompetente
Quadro clinico
Terapia antivirale (dose/die)
Terapia di supporto
Gengivostomatite e faringite
erpetica
Aciclovir 15 mg/kg (dose massima 200 mg) × 5/die per os o 400 mg × 3/die
per os per 7-10 giorni o 5 mg/kg × 3/die ev
Famciclovir 500 mg × 3/die per os per 7-10 giorni
Valaciclovir 1000 mg × 2/die per os per 7-10 giorni
Analgesici per os o topici
Antisettici locali
Idratazione ev
Herpes labiale
Nessuna terapia
Penciclovir o aciclovir per via topica, applicazioni ogni 2 h per 4 giorni
Aciclovir 200-400 mg × 5/die per os per 5 giorni oppure famciclovir
750 mg × 2/die per os per 1 giorno (o 1500 mg in singola dose) oppure
valaciclovir 2 g × 2/die per os per 1 giorno
Herpes cutaneo (infezione
localizzata)
Aciclovir 400 mg × 3/die per os per 7-10 giorni
Famciclovir 500 mg × 3/die per os per 7-10 giorni
Valaciclovir 1000 mg × 2/die per os per 7-10 giorni
Herpes genitale (infezione
primaria)
Aciclovir 400 mg × 3/die per os per 7-10 giorni
Valaciclovir 1000 mg × 2/die per os per 7-10 giorni
Famciclovir 250 mg × 3/die per os per 7-10 giorni
Herpes genitale
ricorrente
Nessuna terapia
Terapia soppressiva cronica: aciclovir 400 mg × 2/die, famciclovir
250 mg × 2/die, valaciclovir 500 mg/die
Terapia episodica: famciclovir 1000 mg × 2/die per 1 giorno, valaciclovir
500 mg × 2/die per 3 giorni, aciclovir 800 mg × 3/die per 2 giorni
Herpes oculare
Trifluridina collirio 1% 1 goccia ogni 2-3 h (massimo 9 gocce/die)
Herpes viscerale (epatico,
polmonare, meningoencefalite)
o disseminato o neonatale
Aciclovir 10 mg/kg ev × 3/die per 14-21 giorni
Paralisi del nervo facciale
Prednisone 60-80 mg/die per os per 7 giorni
associato a valaciclovir 1000 mg × 3/die per os per 7 giorni (nelle forme severe)
VARICELLA
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Eziologia
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Analgesici per os o topici
glomerulonefrite da immunocomplessi;
epatite;
cheratite;
neutropenia, piastrinopenia;
porpora: prognosi severa, dovuta a coagulazione intravascolare disseminata (CID).
La varicella è una malattia infettiva, a elevata contagiosità,
dovuta all’infezione primaria da virus varicella-zoster
(VZV). Colpisce prevalentemente i bambini, ma può manifestarsi anche in età adulta. Si trasmette per via respiratoria. Il periodo di incubazione è mediamente di 14 giorni.
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Quadro clinico e prognosi
La diagnosi è generalmente clinica. Nei casi dubbi la diagnosi va confermata con indagini di laboratorio (sierologia,
isolamento virale in coltura, PCR, ricerca di antigeni virali).
La malattia è caratterizzata da un rash cutaneo che, da
maculopalulare, si trasforma in vescicoloso; le vescicole evolvono in pustole e queste in croste. L’esantema
si manifesta a ondate successive. Le lesioni interessano
torace, addome, volto, cuoio capelluto, mucosa orale,
arti. Si associano febbre, cefalea, mialgie, prurito, insonnia, irritabilità. La prognosi è favorevole, specialmente nei
bambini. Nei pazienti con compromissione dell’immunità cellulomediata, l’esantema ha decorso prolungato,
talvolta aspetto emorragico, e la malattia può diventare
disseminata, con interessamento viscerale.
Complicanze
Le possibili complicanze sono:
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polmonite varicellosa: è la complicanza più frequente
(1%), specie nell’adulto. La prognosi può essere
severa, in particolare nella donna gravida;
impetiginizzazione delle vescicole;
nevrassite;
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Diagnosi
Terapia
Nella maggior parte dei casi la terapia è sintomatica
(antipiretici, antistaminici per os per il prurito). I pazienti
immunodepressi, i pazienti con complicanze (eccetto le
forme lievi di impetiginizzazione) e le donne gravide
vanno trattati in ambiente ospedaliero. I farmaci antivirali utilizzati sono l’aciclovir (800 mg per os, 5 volte/die
oppure ev 10 mg/kg, 3 volte/die, per 5-7 giorni), valaciclovir (1000 mg per os, 3 volte/die, per 5 giorni), e famciclovir (500 mg per os, 3 volte/die, per 5 giorni).
HERPES ZOSTER
Eziologia
L’herpes zoster è un malattia infettiva generalmente causata dalla riattivazione di un’infezione da VZV, latente
all’interno dei gangli sensitivi spinali e cranici. Più
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raramente, può manifestarsi in seguito a contatto con
pazienti affetti da varicella. La malattia colpisce più frequentemente i soggetti anziani e gli immunodepressi.
Quadro clinico e prognosi
Il quadro clinico è caratterizzato da chiazze cutanee eritematose, generalmente unilaterali, localizzate ai dermatomeri corrispondenti all’area di innervazione del ganglio
sensitivo interessato; inizialmente papulari, le lesioni
successivamente evolvono in vescicole. Queste possono
avere un’ulteriore trasformazione in pustole, occasionalmente ad aspetto emorragico. Infine le lesioni diventano
croste (a questo stadio la malattia non è più considerata
infettiva). I dermatomeri più frequentemente interessati
sono quelli toracici e lombari. Nei pazienti immunodepressi l’infezione può manifestarsi in forma disseminata.
Il coinvolgimento della branca oftalmica del nervo trigemino dà origine allo zoster oftalmico, quadro clinico
con prognosi severa e rischio di cecità. Il rash cutaneo si
accompagna a dolore di tipo nevritico, descritto come
urente. Il dolore a distribuzione dermatomerica spesso
precede la comparsa delle lesioni cutanee. Esistono quadri clinici caratterizzati dalla sola sintomatologia dolorosa, in assenza di lesioni cutanee. Nel 20% circa dei
casi si associano sintomi quali cefalea, malessere, febbre,
astenia.
Complicanze
die per os, per 7-10 giorni), valaciclovir (1000 mg, 3 volte/
die, per 7 giorni, più efficace dell’aciclovir sia nella risoluzione del quadro acuto, sia nella riduzione della prevalenza di nevralgia posterpetica), famciclovir (500-750 mg
per os, 3 volte/die per 7 giorni). Il dolore nevritico può
essere trattato con FANS, paracetamolo-codeina, tramadolo se lieve; nelle forme moderate e severe si utilizzano
oppiacei (ossicodone, morfina). I pazienti con complicanze e quelli con infezione disseminata devono essere
trattati in regime di ricovero.
INFEZIONE DA CITOMEGALOVIRUS
(CMV)
Eziologia
Il CMV può causare diversi quadri clinici sia nell’infanzia sia nell’età adulta. Dopo l’infezione primaria, come
le altre Herpesviridae, rimane latente nell’organismo e,
soprattutto nei soggetti con deficit dell’immunità cellulomediata, può dare origine a riattivazioni.
Quadro clinico e prognosi
L’infezione da CMV può decorrere in maniera asintomatica,
ma anche determinare quadri clinici con prognosi severa,
in particolare nei neonati con infezione congenita e nei
pazienti con deficit immunitario primitivo o acquisito.
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Sono a maggior rischio di complicanze i pazienti immunodepressi (tra cui gli HIV-positivi e i trapiantati) e i
pazienti con zoster oftalmico. Comprendono:
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nevralgia posterpetica: è la complicanza più frequente
(10-15% dei pazienti) e la sua prevalenza aumenta
con l’età;
sovrainfezioni batteriche cutanee;
complicanze oculari (uveite, cheratite, necrosi retinica);
neuropatia motoria;
meningite, encefalite;
mielite;
sindrome di Ramsay-Hunt: legata al coinvolgimento
dell’VIII nervo cranico, si manifesta con paresi facciale
monolaterale, otalgia, vescicole nel condotto uditivo,
vertigini;
sindrome stroke-simile (secondaria ad arterite delle
arterie cerebrali).
Diagnosi
Generalmente la diagnosi è clinica. I casi atipici possono
essere confermati con test diagnostici quali la coltura
virale, l’immunofluorescenza diretta, la PCR.
Terapia
La terapia antivirale, oltre ad accelerare la guarigione delle
lesioni cutanee e la risoluzione del dolore nevritico, ha lo
scopo di ridurre il rischio e la severità delle complicanze,
in particolare la nevralgia posterpetica. La terapia ha la
massima efficacia se iniziata entro 72 ore dell’esordio dei
sintomi. I farmaci utilizzati sono aciclovir (800 mg, 5 volte/
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Infezione primaria nel paziente immunocompetente: abitualmente asintomatica, può manifestarsi con febbre
persistente, faringodinia, astenia, mialgie, splenomegalia. Le complicanze (epatite, polmonite interstiziale,
miocardite, encefalite, sindrome di Guillain-Barré,
anemia emolitica, piastrinopenia, ittero) sono rare.
Infezione congenita: è dovuta a un’infezione primaria
contratta dalla madre durante la gravidanza. Si manifesta con basso peso alla nascita, epatite, ittero, splenomegalia, porpora, corioretinite, encefalite, polmonite interstiziale.
Infezione nel paziente immunodepresso (trapiantati, AIDS):
può essere determinata da un’infezione primaria, ma,
più frequentemente, dalla riattivazione di un’infezione
latente. Si tratta spesso di forme disseminate (linfoadenopatia, epatite, retinite, polmonite, esofagite, gastrite,
colite, encefalite, poliradicolonevrite).
Diagnosi
Gli esami ematochimici mostrano una caratteristica linfocitosi relativa, con presenza di linfociti atipici; frequente è
l’aumento delle transaminasi e della fosfatasi alcalina. La
diagnosi eziologica comprende l’isolamento in coltura cellulare del virus da campioni biologici quali sangue, saliva,
urina, biopsie, la ricerca degli antigeni virali pp65 e pp72
(metodo shell vial), la PCR e le prove sierologiche (ricerca
IgM specifiche, sieroconversione o aumento del titolo
anticorpale di almeno 4 volte in 2 prelievi successivi).
Terapia
Le infezioni da CMV nel paziente immunocompetente
non richiedono alcun trattamento specifico. La terapia
antivirale è riservata ai neonati con infezione congenita
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e agli immunodepressi. I farmaci utilizzati sono: ganciclovir (5 mg/kg ev, 2 volte/die, per 14-21 giorni), foscarnet (90 mg/kg ev, 2 volte/die, per 14-21 giorni), cidofovir
(per la sola retinite, al dosaggio di 5 mg/kg, 1 volta a settimana, per 2 settimane; in quest’ultimo caso associare probenecid per os 2 g 3 ore prima della somministrazione, 1 g
dopo 2 ore e 1 g dopo 8 ore dalla somministrazione). Nei
pazienti immunodepressi è spesso necessario proseguire
con una terapia di mantenimento.
INFEZIONE DA VIRUS
DI EPSTEIN-BARR (EBV)
Eziologia
L’EBV è un virus estremamente diffuso, che si trasmette
mediante contatti stretti (usualmente attraverso la saliva).
Dopo l’infezione primaria, rimane latente nei linfociti B e
T, nelle cellule epiteliali e muscolari e, diversamente dalle
altre Herpesviridae, ha la capacità di trasformare le cellule
in senso neoplastico.
BOX 1 Mononucleosi infettiva
Si tratta di un quadro di faringotonsillite con essudato tonsillare
bianco-grigiastro, accompagnata da febbre anche elevata,
linfoadenomegalia laterocervicale, astenia intensa, malessere,
cefalea, lieve epatite acuta con anoressia, nausea, vomito
(l’ittero è raro) e splenomegalia. In alcuni casi si associa un rash
maculopapulare (spesso scatenato dalla somministrazione di
amoxicillina o ampicillina).
La prognosi della malattia è favorevole e i sintomi generalmente
si risolvono in 1-2 settimane, tranne l’astenia, che può persistere
per alcuni mesi.
Le complicanze dell’infezione acuta sono rare e includono
l’ostruzione delle vie aeree dovuta a massiva iperplasia linfoide
ed edema della mucosa, e la rottura di milza.
proliferative (istiocitosi emofagocitica, granulomatosi
linfomatoide, malattia linfoproliferativa legata al cromosoma X, malattie linfoproliferative post-trapianto).
Quadro clinico e prognosi
L’infezione primaria nell’infanzia decorre usualmente in
modo asintomatico; più raramente si manifesta con otite
media, diarrea, algie addominali, infezioni delle alte vie
respiratorie o, come nel giovane e nell’adulto, con un quadro di mononucleosi infettiva (Box 1). Altre infrequenti
manifestazioni dell’infezione primaria includono:
leucoplachia orale capelluta, tipica dei pazienti HIVpositivi;
malattie dell’SNC (meningoencefalite, sindrome di
Guillain-Barré, paralisi del nervo facciale, mielite,
neurite ottica e periferica);
malattie ematologiche (anemia emolitica, piastrinopenia, porpora trombotica trombocitopenica, sindrome emolitico-uremica, anemia aplastica, CID);
altre localizzazioni (miocardite, polmonite, pancreatite, adenite mesenterica, miosite, glomerulonefrite).
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L’infezione da EBV è inoltre associata a numerosi disordini linfoproliferativi e neoplasie: linfomi non Hodgkin
(tra cui il linfoma di Burkitt e linfomi a cellule T), linfoma
di Hodgkin, carcinoma nasofaringeo, altre malattie linfo-
Diagnosi
Il sospetto clinico di mononucleosi infettiva è supportato dal riscontro di linfocitosi assoluta e relativa, con
presenza di linfociti atipici, e dall’aumento delle transaminasi. Le indagini sierologiche comprendono la ricerca
di anticorpi eterofili (Monotest) e la ricerca di anticorpi
specifici (in particolare gli anti-VCA IgM). La PCR è raramente utilizzata nell’immunocompetente.
Terapia
La terapia della mononucleosi infettiva è sintomatica e
la gestione è ambulatoriale. Febbre e faringodinia possono essere trattate con FANS. L’uso di corticosteroidi
deve essere riservato ai pazienti a rischio di ostruzione
delle vie aeree o con difficoltà ad alimentarsi e può
essere considerato nelle complicanze quali disordini
ematologici ed epatite severa: questi pazienti richiedono
spesso l’ospedalizzazione. La rottura di milza è una complicanza severa che usualmente viene trattata con la splenectomia.
Ricorda
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Nell’herpes zoster la sintomatologia dolorosa generalmente precede la comparsa delle lesioni cutanee, pertanto questa patologia entra
nella diagnosi differenziale del dolore toracico. Il dolore è tipicamente descritto come urente.
La terapia antivirale dell’herpes zoster, oltre ad accelerare la guarigione dell’infezione, riduce la frequenza e la severità delle complicanze,
in particolare la nevralgia posterpetica.
La terapia antivirale nell’herpes zoster e nell’herpes simplex è tanto più efficace quanto prima viene iniziata.
Nella mononucleosi infettiva il trattamento con corticosteroidi deve essere riservato ai pazienti con rischio di ostruzione delle vie aeree
o che presentino difficoltà ad alimentarsi.
Bisogna pensare anche all’infezione acuta da CMV nei pazienti adulti con quadro febbrile di durata prolungata, insensibile alla terapia
antibiotica.
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Errori da evitare
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Utilizzare acido acetilsalicilico nei pazienti di età < 18 anni (rischio di sindrome di Reye).
Trattare l’influenza non complicata con antibiotici.
BIBLIOGRAFIA
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