MAIS

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MAIS
IL PROCESSO
PRODUTTIVO
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IL PROCESSO PRODUTTIVO
Il ciclo del mais inizia con cariossidi che pesano circa 0,3 grammi e si
conclude con piante che, in buone condizioni di crescita, raggiungono un
peso secco di 400-500 g, circa metà dei quali sotto forma di una spiga
ricca di centinaia di cariossidi.
Il mais è una «macchina vegetale» di singolare efficienza, dotata di un
altissimo potenziale di produttività Una buona produzione di mais può
essere considerata di 20-25 t/ha di sostanza secca nelle parti
epigee, di cui poco meno di metà, cioè 10-12 t/ha, come granella.
Necessarie: forte radiazione e alta temperatura.
Il periodo di massima intensità assimilatoria nel mais inizia con
l'emissione del pennacchio, quando anche l'ultima foglia si è
completamente dispiegata e abbraccia tutto il periodo della fioritura
e dell'inizio della granigione.
Assimilazione di 250-350 kg/ha al giorno, con punte massime di oltre
400 kg/ha di sostanza secca.
Le condizioni perché la capacità assimilatoria della copertura vegetale
sia la più grande possibile, sono diverse.
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IL PROCESSO PRODUTTIVO
- Apparato radicale funzionale e ben sviluppato.
Lavorazioni profonde e tempestive, sistemazioni idraulico-agrarie,
ammendamenti, per migliorare lo stato fisico del suolo e favorire
l'espansione e l'attività delle radici del mais che pertanto esplicano nel
migliore dei modi le loro funzioni di (sostegno meccanico e assorbimento di
acqua ed elementi nutritivi).
- Apparato assimilatore ampio.
LAI di almeno 4-5.
Appropriato numero di piante a m2, senza
fallanze e senza affollamenti sulla fila e con file ravvicinate al massimo
consentito dalle macchine per la raccolta.
Aumentare la superficie assimilante con piante con foglie a portamento
eretto (minore competizione tra piante e tra foglie nei riguardi della luce).
- Apparato assimilatore efficiente e longevo.
Massima efficienza e durata funzionale: scelta dell’ibrido, concimazioni,
irrigazione e l'eliminazione delle interferenze negative di parassiti o di
erbe infestanti.
Predisposizione di capaci ‘sink’ (adeguati «magazzini» nei quali i prodotti
giornalieri della fotosintesi possano traslocarsi).
3
IL PROCESSO PRODUTTIVO
La produzione di granella direttamente dipendente dall'intensità
e dalla durata del funzionamento dell'apparato assimilatore
dopo la fioritura.
(per 60% produzione dipendente dalla fotosintesi dopo la
fioritura; per 40% da ritraslocazione)
Fondamentale importanza scelta della precocità dell'ibrido:
ciclo che si inserisce nel migliore dei modi nel periodo favorevole,
né troppo precoce né troppo tardivo.
Mais troppo precoci utilizzano incompletamente il tempo
disponibile, maturando troppo presto; essi vanno bene per la
coltura asciutta o intercalare, ma in coltura irrigata mostrano
una decisa limitazione produttiva.
Mais troppo tardivi impiegano troppo tempo per giungere alla
fioritura, per cui la fase di granigione risulta di breve durata e
per di più ritardata, così da svolgersi quando già le condizioni
ambientali sono diventate sub-ottimali per l'assimilazione.
(L’adozione di mais con ciclo idoneo all’ambiente colturale comporta un
più lungo tempo disponibile per la preparazione del terreno per la
coltura successiva e il minor contenuto d'umidità della granella al
momento della raccolta).
4
MAIS
TECNICA
COLTURALE
AVVICENDAMENTO
5
AVVICENDAMENTO
Il mais è una coltura “da rinnovo” in quanto, come
conseguenza delle particolari cure colturali che riceve
(lavorazioni profonde, abbondanti concimazioni ed
irrigazioni), lascia il terreno particolarmente fertile per le
colture che lo seguono.
Nei sistemi avvicendati classici veniva inserito tra prato e
grano: in tal modo il grano si avvantaggiava della fertilità
residua delle concimazioni eseguite al mais, il quale, a sua
volta, era tra i migliori sfruttatori dei miglioramenti del
terreno apportati dal prato.
6
AVVICENDAMENTO
Attualmente la tendenza è a coltivare mais solo dove le
condizioni gli sono favorevoli (clima a estate piovosa o
aziende irrigue) e spesso a coltivarlo in monosuccessione.
In genere, specialmente nei terreni sciolti, non si notano
fenomeni di «stanchezza», tuttavia infestazioni di malerbe
resistenti ai diserbanti (sorghetta) possono intensificarsi
fino al punto di costringere ad interrompere la
monosuccessione.
La soia si è rivelata un'ottima pianta da alternare al mais in
quanto gli è molto affine per esigenze ambientali e
agrotecniche. Una rotazione assai diffusa in molte zone
maidicole è quella che prevede tre anni di mais e uno di
soia.
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Conseguenze della omosuccessione
• Danni da costipamento del terreno
• Erosione del terreno da piogge autunnali
• Proliferazione di biotipi di infestanti
resistenti agli erbicidi (sorghetta, setaria e
digitaria ed alcune dicotiledoni)
• Incremento dei parassiti specifici della
coltura (Piralide e Diabrotica)
• Concimazioni minerali più elevate
• Instabilità delle rese
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MONOSUCCESSIONE E
INFESTANTI
PRESENZA DI PLANTULE EMERSE IN 13 MESI IN
CAMPIONI DI TERRENO SOTTOPOSTO A DIVERSE
SUCCESSIONI COLTURALI
AVVICENDAMENTO
MAIS CONTINUO
PLANTULE
MILIONI/ha
258,3
MAIS-GRANO
34,7
MAIS-GRANOMEDICA
22,1
9
*
*
CM: mais da granella in monosuccessione
R6: rotazione sessennale con tre anni di doppia coltura loiessa-mais e tre anni di prato avvicendato
PM: prato permanente
10
Produzioni di granella ottenute nella
monosuccessione e nell’avvicendamento
con frumento (Toniolo e Mosca, 1990)
9
8
7
Produzione t/ha
6
5
4
Mais Continuo
3
Mais Avvicendato
2
1
0
82
83
84
85
Anno
86
87
88
11
RESA
12
Mais in seconda coltura
Negli ambienti irrigui e a clima molto favorevole per il mais (ad
es. Val Padana), può essere economicamente interessante il mais
in seconda coltura dopo il primo taglio di un prato, dopo erbaio da
insilato (generalmente loiessa, o orzo), dopo colture a raccolta
precoce come pisello da industria o orzo da granella.
Queste successioni sono rese possibili dalla disponibilità di mezzi
rapidi per la raccolta e per la preparazione del terreno, ma è
evidente che si rende necessario l'impiego di varietà di mais
adeguatamente precoci. Prevalente destinazione è la produzione
di insilati.
Mais in consociazione
Nella piccola coltura di tipo familiare, diffusa in passato in Italia
e tuttora nei Paesi in via di sviluppo, è molto frequente la
consociazione, facilitata dal sistema di semina del mais a righe
distanziate e dalla rusticità del mais stesso.
Le piante che più spesso si trovano consociate al mais sono
leguminose da granella (fagiolo, arachide, fagiolo dall'occhio,
soia) o piante ortensi (zucche).
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grano + pisello trinciato
mais trinciato 400
triticale trinciato
mais trinciato 500
loiessa
mais trinciato 600
mais trinciato 700
ott. nov. dic. gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set.
ott.
Posto nell’avvicendamento e classe (FAO) di maturazione
del mais
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MAIS
TECNICA
COLTURALE
SCELTA
DELL’IBRIDO
15
SCELTA DELL’IBRID0
AL REGISTRO NAZIONALE DELLE VARIETÀ SONO
ISCRITTI MOLTISSIMI IBRIDI (CIRCA 1300)
La durata media della vita commerciale di un ibrido è di 5-7
anni, periodo di tempo nel quale viene completato un ciclo di
selezione genetica e una nuova generazioni di materiali è resa
disponibile per sostituire la precedente.
I moderni ibridi si caratterizzano per:
- radici più espanse
- stocchi più resistenti
- migliore stay green
- foglie erette
- maggiore tolleranza alla piralide
- più rapido raggiungimento della maturazione di raccolta
(ibridi Fast dry down)
Non sono variati: altezza pianta e inserzione spiga, epoca di
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fioritura, numero di foglie e LAI
SCELTA DELL’IBRIDO
• La scelta più difficile è quella della giusta
precocità (classe).
• Elevata produttività ed elevato grado di
adattamento (stabilità)
• Destinazione della coltura (molitoria,
amideria, mangimistica (granella), insilato)
• Resistenza all’allettamento anche con elevata
fittezza
• Buona resistenza alle malattie e agli insetti
più dannosi
• Buona resistenza al freddo per consentire
semine anticipate
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Classificazione degli ibridi commerciali
Prima della comparsa dei mais ibridi, le varietàpopolazioni di mais italiane venivano classificate nelle
seguenti cinque categorie di precocità crescenti:
maggenghi, agostani, agostanelli, cinquantini e
quarantini.
Attualmente la lunghezza del ciclo, da emergenza a
maturazione fisiologica, viene definita da:
- durata in giorni
- somme termiche: Growing Degree Days (gradi utili
di temperatura)
GDD=Σ((T°min+T°max)/2) - 10°C
- classi FAO
18
Secondo la
classificazione FAO gli
ibridi vengono suddivisi
in 9 classi di precocità,
contrassegnate con i
numeri da 100 a 900 per
ordine di precocità
decrescente.
L'attribuzione alle varie
classi va fatta con
riferimento ad ibridi
standard, uno per classe,
scelti opportunamente
per la diversa lunghezza
del loro ciclo vegetativo.
È da tener presente che
la durata del ciclo in
giorni ha un valore
puramente convenzionale
e comparativo.
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DURATA DEL CICLO VEGETATIVO PER LE
DIVERSE CLASSI DI PRECOCITÀ CALCOLATA
SULLA BASE DEI GRADI UTILI DI
TEMPERATURA NEL COMPRENSORIO
BOLOGNESE
CLASSI DI PRECOCITÀ FAO
GRADI UTILI DI TEMPERATURA
NECESSARI DALL'EMERGENZA
ALLA MATURAZIONE (°C)
DURATA DEL CICLO IN GIORNI:
MEDIA VENTENNIO 1952-1971
VAL. MINIMO ANNATA CALDA
VAL. MASSIMO ANNATA FREDDA
100
200
300
400
500
600
700
800
1230 1300 1340 1365 1400 1450 1520 1600
121
100
133
Durata ciclo in classi FAO gg 76-85
127
106
140
86-95
130
110
144
133
112
145
136
115
149
140
117
152
146
126
170
153
126
179
96-105 105-115 116-120 121-130 131-140 141-150
20
SCELTA DELL’IBRID0
Nel caso di coltura a semina primaverile asciutta vanno scelti
ibridi precocissimi (classi 200 e 300).
Nel caso di coltura irrigua e di semina normale l'ibrido dovrà
essere scelto di ciclo di durata tale da sfruttare appieno la
stagione favorevole, raggiungendo la maturazione fisiologica
quando le condizioni di temperatura non consentono più una
crescita apprezzabile.
Nelle regioni italiane climaticamente molto favorevoli al mais, i
tipi migliori sono gli ibridi delle classi 600 e 700.
Nelle regioni del Centro i risultati migliori si ottengono con ibridi
medio-precoci (classi 400-500).
Nel caso di coltura intercalare vanno usati ibridi tanto più
precoci quanto più ritardata è la semina (da 400 a 200).
Per le colture di mais da foraggio, nelle quali interessa l'intera
massa della pianta e non solo la granella, e che vengono raccolte
prima della maturazione fisiologica (alla maturazione cerosa) si
possono seminare ibridi più tardivi di quelli da granella.
21
MAIS
TECNICA
COLTURALE
LAVORAZIONE DEL
TERRENO
22
LAVORAZIONE DEL TERRENO
LAVORAZIONE
MINIMA LAVORAZIONE
ARATURA + ERPICATURA
PREP. LETTO SEMINA
NON LAVORAZIONE
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Lavorazione del terreno
La preparazione del terreno per la semina del mais si basa su un’aratura non
molto profonda (30-35 cm) o profonda (40-50 cm) utile soprattutto nel caso di
terreni argillosi e di coltura non irrigata, per assicurare la costituzione di riserve
idriche nel terreno e per consentire un profondo sviluppo dell'apparato radicale.
Normalmente eseguita in autunno o a fine inverno.
La lavorazione profonda viene generalmente fatta con aratro rovesciatore, ma
potrebbe essere fatta con il sistema «a due strati» (aratura-ripuntatura).
L’aratura consente più facile penetrazione dell’acqua nel terreno, migliore
esposizione al sole e al gelo (miglioramento struttura), distruzione suole,
incorporazione residui e fertilizzanti organici.
All'aratura seguono lavori di affinamento delle zolle e di controllo delle
infestanti emerse (erpicature, estirpature).
Il mais non abbisogna di un letto di semina particolarmente affinato: poiché il
seme è grosso e quindi va posto alquanto profondo.
Attenzione alla formazione di crosta.
Nel caso di mais in seconda coltura, risparmio di lavoro, guadagno in tempestività
e ottima produzione si ottengono con la semina diretta, senza nessuna
lavorazione, adoperando una seminatrice specialmente attrezzata con piccoli
coltri per tagliare il terreno.
24
25
Preparazione del letto di semina
Terreni leggeri 30-35 cm
Esecuzione autunnale
Terreni argillosi 40-50 cm
Esecuzione fine inverno
26
MAIS
TECNICA
COLTURALE
SEME E SEMINA
27
Epoca di Semina
SCELTA:
TEMPERATURA TERRENO
In generale è bene eseguire quanto prima possibile le semine
primaverili.
Nel caso del mais per avere nascite non troppo protratte e
irregolari bisogna aspettare che la temperatura del terreno si sia
stabilmente attestata su almeno 12 °C. Questo livello termico è
raggiunto mediamente in aprile: questa è, pertanto, l'epoca usuale
di semina nel caso di mais in prima coltura.
Attualmente si dispongono ibridi con migliore resistenza al freddo
che consentono di anticipare le semine anche a fine marzo.
In altri casi il mais segue una coltura a raccolta precoce,
assumendo il ruolo di coltura intercalare, in questi casi la
temperatura è alta e le nascite avvengono più velocemente.
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29
SEMINA
EPOCA
IN ITALIA
da marzo a giugno
grano + pisello trinciato
mais trinciato 400
triticale trinciato
mais trinciato 500
loiessa
mais trinciato 600
mais trinciato 700
ott. nov. dic. gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set.
ott.
1° semine, da metà marzo a metà aprile
2° semine, dopo loiessa, tra 10-15 maggio
dopo orzo o frumento insilati, tra 20-25 maggio
3° semine, dopo orzo da granella, 20 giugno
Semine in maggio comportano perdite
di circa 50 kg/ha per giorno di ritardo
30
Densità di semina
Condizione importantissima ai fini di una buona produzione è
che la fittezza sia giusta e regolare.
Il mais non corregge un basso investimento di piante a m2,
come altre colture, con l'accestimento o la ramificazione, e
quindi la fittezza ottimale va perseguita in partenza con il
giusto numero di piante a m2.
Con un numero di piante a m2 inferiore all'ottimale la
vegetazione non sviluppa un LAI sufficiente (almeno 5) a
intercettare appieno la radiazione luminosa disponibile e
quindi assimila meno di quello che potrebbe; inoltre il
corrispondente basso numero di spighe a m2 limita il sink
delle piante.
Una fittezza eccessiva ha per effetto di ridurre la fertilità
delle spighe fino alla totale sterilità, a causa dell'eccessivo
ombreggiamento che subiscono le spighe situate a circa metà
altezza della pianta.
31
Densità ottimale di semina
Per avere l'investimento desiderato si seminava fitto sulla fila eliminando
poi con il diradamento manuale le piante nate in eccesso; oggi si fa la semina
con seminatrici di precisione, che depositano sulla fila un seme alla volta a
distanza regolare prefissata.
LA DENSITÀ VARIA IN FUNZIONE DELLA CLASSE
E DIPENDE DA
N° DI SEMI SEMINATI
% DI GERMINAZIONE
% DI EMERGENZA
IL N° DI PIANTE È DEFINITIVO ALLA 4°-5° FOGLIA
PUÒ DIMINUIRE A CAUSA DI VARI PARASSITI
32
Fittezza di semina
La distribuzione delle piante di mais sul terreno è fatta a
file, con distanze da rendere possibile l'uso delle macchine
necessarie alla maiscoltura meccanizzata. In particolare,
l'impiego delle grandi macchine per la raccolta impone di
lasciare tra le file 70-80 cm (più comunemente 75).
Una volta stabilito il numero di semi da seminare per ogni m2
e fissata la distanza tra le file, è facile determinare la
distanza alla quale i semi dovranno essere deposti nel
terreno. Ad esempio per avere 8 semi a m2 con file a 75 cm
la distanza sulla fila sarà: cm2 10.000/8 = 1.250; 1.250/75 =
16,7 cm.
La quantità di seme necessaria per investire un ettaro di
coltura dipende dalla fittezza di semina e dal peso medio di
un seme; può variare da 15 a 24 kg/ha, anche se tale dato ha
solo carattere indicativo in quanto i semi di mais si vendono a
numero.
33
Aumentare del 10-15% la quantità
di seme alla semina
34
DISTANZA TRA LE FILE E
INVESTIMENTO
OBIETTIVO: DIMINUIRE LA COMPETIZIONE
DISTANZA TRA LE FILE DA 70-80 cm
A 45-50 cm
MINORE DISTANZA TRA LE FILE,
MAGGIORE SPAZIATURA SULLA FILA
ATTUALI DIFFICOLTÀ DI MECCANIZZAZIONE
INVESTIMENTO
DA REGOLARE CON:
IBRIDO (precocità
FERTILITÀ
vigore)
ANDAMENTO CLIMATICO
35
INVESTIMENTO
36
SEMINA PROFONDITÀ
La profondità di semina deve essere uniforme ed oculatamente scelta: né
eccessiva, sì da rendere difficile l'emergenza delle plantule, né troppo
superficiale, da esporre i semi in germinazione al rischio di disseccamento.
In media si consigliano 4-6 cm di profondità: 4 con terreno freddo e
umido, 6 con terreno asciutto.
4-6 cm
8-10 cm in terreni
molto secchi
Con semine profonde si hanno ritardi in emergenza e riduzione della durata
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del ciclo oltre a rischi parassitari o da formazione di croste superficiali.
SEMI A DIVERSA PROFONDITÀ
Seminare più
profondo significa
perdere giorni di
ciclo (1g/2,5 cm)
e maggiori rischi per
attacchi parassitari
e crosta superficiale
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CONCIA DEL SEME e
DISINFESTAZIONE DEL TERRENO
È opportuno che il seme sia
trattato con prodotti fungicidi; i
mais ibridi sono messi in
commercio già conciati.
Buona regola è anche
disinfestare il terreno dagli
insetti terricoli. Insetticidi in
microgranuli vengono localizzati
nelle vicinanze dei semi (dalla
seminatrice) con un'ottima
protezione e con minime quantità
di insetticida.
Problema neonicotinoidi (clotianidin,
imidacloprid, tiametoxam)
39
MAIS
TECNICA
COLTURALE
CONCIMAZIONE
40
LA CONCIMAZIONE
• Il mais, che svolge il suo ciclo nel periodo primaverile-estivo, si
avvantaggia della concimazione organica, in quanto la mineralizzazione
della sostanza organica procede di pari passo con le esigenze nutritive
del mais. La letamazione è stata perciò la concimazione più classica del
mais in passato.
Al giorno d'oggi sono la norma le aziende che coltivano il mais senza
disporre di letame o di altri concimi organici, facendo ricorso a
concimazioni minerali e a concimi organici non tradizionali: liquami,
compost di RSU, etc.
• La programmazione va fatta sulla base della potenzialità produttiva
dell’ibrido, dello stato di fertilità del terreno, dell’andamento climatico,
della precessione e delle modalità di lavorazione del terreno
I criteri da seguire sono :
- quantità di elementi asportati
- principali fasi di esigenze nutrizionali
- disponibilità degli elementi nel suolo
- costo dell’intervento
- tutela ambientale
41
LA CONCIMAZIONE AZOTATA
• Rappresenta l’elemento più importante per il
mais in quanto influenza in modo
determinante la resa ed il contenuto
proteico
• Nel periodo della fioritura l’intensità di
assorbimento giornaliera è dell’ordine di 5
kg/ha
42
ASSIMILAZIONE DELL’AZOTO
PERIODO CRITICO : APPARIZIONE DELLE SETE
(cessa di crescere l'apparato radicale)
LA CAPACITÀ DI UN GENOTIPO DI ASSIMILARE AZOTO MINERALE
PUÒ DIPENDERE:
- SISTEMA RADICALE AMPIO
- SISTEMA RADICALE MANTENUTO IN ATTIVITÀ A LUNGO
- CAPACITÀ DI ASSORBIRE N-NO3 QUANDO QUESTO DIVENTA
LIMITANTE
43
44
LA CONCIMAZIONE FOSFATICA
• Il fosforo è presente nel terreno in combinazioni
organiche ed inorganiche, ma per la pianta ne è
disponibile solo una piccola parte in quanto il mais
assorbe solamente fosfati inorganici solubili
• È essenziale per la pianta, svolgendo un ruolo di
grande importanza nel trasferimento dell’energia.
Nella pianta si trova come componente di diverse
molecole quali fosfolipidi, lecitine, fitina,
nucleoproteine
• Durante la maturazione viene trasferito, dalle foglie e
dalle altre parti vegetative, alle cariossidi.
45
LA CONCIMAZIONE POTASSICA
• Si trova nel terreno sotto forma di sali inorganici o
assorbito sul complesso argillo-umico
• Nelle piante influenza, come regolatore, tutti i
processi metabolici: assorbimento dell’N, divisione
cellulare, umidità delle foglie, attività fotosintetica,
sintesi delle proteine
• Alla raccolta la maggior parte del potassio si trova nei
residui colturali, pertanto se si interrano gli stessi
l’elemento ritorna nuovamente al terreno
• La maggior parte del potassio viene assorbita dalla
4a-5a foglia fino alla fioritura
46
CARENZE NUTRIZIONALI
• N. Si manifesta con una diminuzione di vigore e con
foglie più piccole del normale e di colore verde-giallo.
Prima della fioritura, a partire dalla base della pianta
le foglie ingialliscono e seccano in proporzione alla
carenza
47
CARENZE NUTRIZIONALI
• N. Si manifesta con una diminuzione di vigore e con foglie più
piccole del normale e di colore verde-giallo. Prima della fioritura,
a partire dalla base della pianta le foglie ingialliscono e seccano
in proporzione alla carenza
• P. Si possono osservare nei primi stadi di sviluppo con
più o meno grave arrossamento delle foglie. Questa
manifestazione si ha anche quando la temperatura si
abbassa molto. È pertanto verosimile che in condizioni
di terreno freddo la pianta non sia in grado di
assorbire l’elemento. Per questo è bene fare
concimazioni localizzate alla semina
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CARENZE NUTRIZIONALI
• N. Si manifesta con una diminuzione di vigore e con foglie più
piccole del normale e di colore verde-giallo. Prima della fioritura,
a partire dalla base della pianta le foglie ingialliscono e seccano
in proporzione alla carenza
• P. Si possono osservare nei primi stadi di sviluppo con più o meno
grave arrossamento delle foglie. Questa manifestazione si ha
anche quando la temperatura si abbassa molto. È pertanto
verosimile che in condizioni di terreno freddo la pianta non sia in
grado di assorbire l’elemento. Per questo è bene fare
concimazioni localizzate alla semina
• K. Depressione dell’attività fotosintetica, aumento
della respirazione ed indebolimento della pianta. Forti
carenze rendono i culmi meno resistenti allo
stroncamento
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Modalità della Concimazione
La letamazione e la concimazione minerale con concimi fosfo-potassici
vanno fatte in modo da interrarli bene, prima dell'aratura, o quanto meno
prima dell'erpicatura.
La concimazione azotata, che in passato veniva fatta in parte alla semina
e in gran parte in copertura, oggi può essere fatta tutta al momento
della semina con concimi azotati non direttamente dilavabili (urea
principalmente).
La concimazione azotata in copertura si attua con concimi a pronto
effetto (nitrato ammonico o anche urea) al momento della levata.
È di esecuzione difficile in quanto va eseguita con accorgimenti
particolari (sotto chioma) per evitare che i granuli di concime, cadendo
entro l'imbuto formato dalle foglie del mais, vi determinino ustioni.
Inoltre è di esecuzione precaria poiché la rapida crescita in altezza
durante la levata potrebbe rendere impossibile l'entrata delle macchine
spandiconcime nei campi.
Per non correre il rischio di lasciare la coltura senza azoto si preferisce
anticipare tutta la concimazione alla semina.
50
LA CONCIMAZIONE AZOTATA
• TERRENI ARGILLOSI. L’alto potere assorbenti degli
elementi colloidali consente una somministrazione
unica alla semina. Tuttavia in ambienti piovosi o in
coltura irrigua sarebbe consigliabile distribuire una
metà dell’N alla semina e l’altro in copertura.
• TERRENI SCIOLTI. La concimazione andrebbe
distribuita per 1/3 alla semina e 2/3 in copertura.
Meglio in due riprese.
Presemina: concimi ammoniacali o ureici e/o letame
Copertura: concimi nitrici o anche ammoniacali o ureici.
Gli ultimi due vanno però interrati per evitare perdite
da volatizzazione
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CONCIMAZIONE N:
obiettivo produttivo - terreno
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