Linee guida per la filiera maidicola 2. FASE AGRONOMICA 2.1

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Linee guida per la filiera maidicola
2. FASE AGRONOMICA
2.1. Rotazione
Lombardia
L’adozione di una rotazione più ampia delle colture non ha avuto effetti significativi sulla incidenza
del patogeno. Il fungo è endemicamente presente nel terreno e sui residui colturali ed uno sforzo
per ridurre il potenziale di inoculo attraverso una rotazione più ampia non sembra abbia portato
risultati apprezzabili. Al contrario, tutte le pratiche e gli interventi agronomici volti ad aumentare il
“benessere” della pianta (eliminazione dei fattori di stress attraverso l’intensificazione colturale)
hanno ridotto sensibilmente sia lo sviluppo del fungo sulla pianta, sia il potenziale di inoculo sul
terreno.
situazioni non vocate e sistemi “low input”
La rotazione può essere ipotizzato in situazioni non vocate per il mais (assenza di controllo
agronomico dello stress, rese “erratiche” della coltura) ed è praticato nei sistemi “low input”,
messi in atto per considerazioni di tipo economico (non sufficiente risposta produttiva dei mezzi
tecnici agronomici) o con intenti di salvaguardia ambientale ottenuta attraverso la limitazione
volontaria dell’intensità di intervento agronomico (lavorazioni, diserbi, concimazioni, irrigazioni,
difesa delle colture, varietà impiegato). Il prodotto da agricolture “low input” appare a rischio per
gli aspetti di qualità, intesa come assenza di antimetaboliti o tossine di origine biologica.
Emilia-Romagna
L’avvicendamento colturale e una pratica consigliabile per controllare la diffusione dei funghi che
si conservano nei residui colturali e per ridurre le sorgenti di inoculo. La rotazione rappresenta
una buona pratica agricola, raccomandata anche per la prevenzione e la difesa da Diabrotica
virgifera.
L'effetto è imitato nei comprensori con elevata presenza di mais.
Friuli Venezia Giulia
Evitare la monocoltura: programmare una rotazione badando a non far seguire il mais a se stesso
per limitare lo sviluppo dei funghi parassiti e le micotossine.
2.2. Gestione del terreno
Lombardia
Emilia-Romagna
sistemazione terreno
Le sistemazioni del terreno prima della semina della coltura devono essere condotte in maniera
tale da favorire la crescita delle piante ed evitare condizioni anche temporanee di stress.
sgrondo acque
Si consiglia di curare con attenzione lo sgrondo delle acque in eccesso, in particolare modo nei
terreni meno permeabili dove il drenaggio può essere limitato.
tessitura
Anche la tessitura del terreno può influenzare indirettamente la contaminazione delle
micotossine: nei terreni più sciolti, cioè con forte componente sabbiosa ed in assenza di
irrigazione, la coltura può essere soggetta a rilevanti fenomeni di stress e presentare maggiori
contaminazioni sia di aflatossine sia di fumonisine.
interramento residui
Il ricorso ad una lavorazione del terreno utile all’interramento dei residui colturali della
precessione si rende particolarmente utile quando questa e stata un cereale autunno–vernino.
Tale operazione andrà effettuata quanto prima e comunque entro il periodo autunnale.
Friuli Venezia Giulia
Sfibrare le stoppie: per ridurre la presenza di piralide.
2.3. Semina
Lombardia
scelta varietale
Limitarsi a non utilizzare alcune sementi in particolari zone o situazioni più suscettibili al fenomeno
conosciuto come “mould ear” o marciume generalizzato della spiga. L’uso di ibridi a “spiga
elastica” minimizza, nel caso di andamento stagionale favorevole, il potenziale gap produttivo
dovuto agli investimenti più bassi.
caratteristiche morfologiche della spiga
Inoltre, alcune caratteristiche morfologiche della spiga e della granella possono essere di qualche
vantaggio nel contenere lo sviluppo del fungo: completa copertura della spiga e brattee
consistenti, contro l’attacco di insetti ed altri patogeni; portamento non eretto della spiga in fase
di maturazione, ad evitare la ritenzione dell’acqua piovana e la reidratazione della granella;
granella meno suscettibile (per la forma e per la durezza dell’endosperma) alle rotture meccaniche
che si verificano nei processi di raccolta – essiccazione – movimentazione.
epoca di semina
Anticipo dell’epoca di fioritura, ottenibile con l’anticipo dell’ epoca di semina, la corretta
preparazione dei terreni, le lavorazioni successive su colture “bloccate”, cioè rallentate nel loro
sviluppo da condizioni di suolo freddo-umido, l’utilizzo di ibridi con ciclo più precoce rispetto ai
“full-season”.
densità
Adozione di investimenti moderati: le colture fitte manifestano anticipatamente ed in modo più
grave i sintomi (appassimento, proterandria, disseccamenti basali) e le conseguenze produttive
(disordini nel “settaggio” delle cariossidi e nello sviluppo della spiga, striminzimento, premorienza)
della mancanza di acqua.
Emilia-Romagna
concia
La concia del seme con agrofarmaci non e in grado di agire direttamente sui funghi tossigeni,
infatti questi si conservano nei residui colturali e l’inoculo raggiunge la spiga. L’infezione della
pianta causata da seme infetto, pur essendo possibile per i Fusarium, non è ritenuta rilevante nella
pratica.
scelta varietale
Scegliere un ibrido idoneo alle condizioni pedoclimatiche e all’agrotecnica applicabile nella zona di
coltivazione. La scelta varietale, tenendo conto della necessita di contenere gli stress di natura
biotica (competizione con le malerbe, presenza di fitofagi) e abiotica (carenze o eccessi nutrizionali
e idrici), deve essere finalizzata a ridurre la durata del periodo dalla maturazione lattea alla
raccolta, adottando ibridi di classe opportuna. Nella pratica, in terreni poco fertili e non irrigui
sono consigliabili ibridi a ciclo precoce e medio-precoce, mentre in terreni fertili e irrigui sono
proponibili anche ibridi medio-tardivi.
epoca di semina
Semina tempestiva e nel momento in cui si presentano buone condizioni agronomiche e
climatiche (temperatura del terreno di almeno 10°C da alcuni giorni a 5 cm di profondità). Per
identificare il momento ottimale per la semina, in base all'andamento meteorologico, si consiglia
di riferirsi ai Bollettini Tecnici dei Comitati provinciali di coordinamento dei Servizi di Sviluppo
Agricolo. Si ricorda infine che le semine tardive (indicativamente da fine aprile) sono più a rischio
per contaminazioni da fusariotossine, in particolare per gli ibridi a ciclo tardivo (Classe FAO 600 700).
densità
Densità elevate in ambienti fertili e in prima epoca di semina possono aumentare il rischio di stress
idrico delle piante e comportare condizioni micro-climatiche più favorevoli allo sviluppo dei funghi
tossigeni. Per il giusto investimento fare riferimento alle indicazioni delle aziende ementiere. In
caso di terreno a bassa fertilità e di impossibilità ad irrigare, ridurre la densità ottimale di 1 – 1.5
piante/m2 al fine di non indurre condizioni di stress idrico. Una densità di semina superiori a 8,5
piante/m2 può aumentare sensibilmente le contaminazioni delle principali fusarium-tossine.
Friuli Venezia Giulia
scelta varietale
Preferire ibridi precoci o medio-precoci: l’impiego di ibridi medio-precoci consente di raggiungere
livelli produttivi simili ai materiali più tardivi, e permette di accorciare il ciclo e di raccogliere la
granella prima del periodo di piogge autunnali.
epoca di semina
Le semine in epoche anticipate danno buoni risultati in particolare perché consentono di
anticipare le raccolte e ottenere granella più sana. Seminare al più presto e in ogni caso entro
aprile.
densità
Evitare gli investimenti fitti: essi favoriscono condizioni idonee allo sviluppo di funghi parassiti e
agli stress in genere. Si consiglia quindi di ridurre gli investimenti e di non superare le 6,0
piante/m2 per i mais medio-tardivi e le 6,5 piante/m2 per i mais medioprecoci.
2.4. Fertilizzazione
Lombardia
L’intensità dell’infestazione e la produzione di tossina da parte del fungo sono correlate
all’apporto sub ottimale di elementi nutritivi o uno sbilanciamento tra gli stessi. Indicazioni: •
fornire una quantità adeguata di azoto, tenendo in considerazione una realistica aspettativa di
resa, l’“assorbito” della coltura per unità di sostanza secca prodotta, l’apporto atteso di azoto per
ossidazione della Sostanza Organica (valutato sulla “storia” della azienda-appezzamento o
attraverso metodi produttivi basati su test dei nitrati del terreno) e le perdite “normali”
dell’elemento; • assicurare una buona bilanciatura azoto/potassio, affidandosi, per quest’ultimo, a
buoni test di laboratorio.
Emilia-Romagna
Una corretta gestione della tecnica di fertilizzazione e importante per evitare stress nutrizionali a
carico delle piante (carenze ed eccessi) che possono favorire il rischio micotossine. Per il mais è
cruciale il giusto apporto da azoto: infatti l’apporto insufficiente produce un limitato sviluppo
vegetativo ed espone alla contaminazione da aflatossine, mentre gli eccessi di azoto possono
incrementare sensibilmente la contaminazione da fumonisine. Per l’azoto sono opportuni
interventi frazionati quando la dose da applicare in copertura supera i 100 kg/ha di N. E’ buona
norma associare le concimazioni di copertura con gli interventi di sarchiatura per provvedere
tempestivamente all’interramento dei fertilizzanti. Al mais, come a molte colture da rinnovo, si
attribuiscono ottime capacita di utilizzare ammendanti organici e liquami in particolare. Anche la
concimazione organica deve essere adeguatamente impostata, al fine di non eccedere nella
quantità di unità fertilizzanti.
Friuli Venezia Giulia
Apportare dosi moderate di azoto: un eccesso della concimazione azotata rende la pianta più
sensibile agli attacchi parassitari. Si dovranno quindi ridurre gli apporti azotati in relazione alla
fertilità del terreno.
2.5. Irrigazione
Lombardia
Viene richiesto un adeguato e regolare rifornimento di acqua alla coltura. Nelle situazioni di non
completo controllo del fattore acqua, per ridotta disponibilità o alti costi di distribuzione, e nelle
aree con maggiore incidenza di eccessi termici, sono applicabili alcune procedure agronomiche
utili per diminuire il livello generale di stress evapotraspiratorio: anticipo dell’epoca di fioritura,
adozione di investimenti moderati.
Emilia-Romagna
Lo stress idrico successivo alla maturazione cerosa della granella crea una situazione di alto rischio
di infezioni in campo da A. flavus, agente delle aflatossine. Gli interventi irrigui vanno effettuati in
maniera corretta non solo nel periodo immediatamente antecedente la fioritura maschile, ma
anche successivamente, qualora le condizioni di umidità del terreno siano insufficienti ad
assecondare la richiesta idrica della pianta. E’ necessario porre la massima attenzione nella
gestione dell’irrigazione in quanto apporti irrigui eccessivi e prolungati, oltre la fase di
maturazione lattea della granella, favoriscono l’accumulo di fumonisine, senza peraltro
determinare significativi incrementi di resa. Negli ambienti dove l’acqua può essere un fattore
limitante e necessario optare per semine anticipate e ibridi che meglio si adattano agli stress idrici.
Friuli Venezia Giulia
Ridurre gli stress idrici con adeguate irrigazioni: evitare gli stress, in particolare durante la fase di
fioritura. Attenzione anche a non eccedere con troppe adacquature.
2.6. Gestione Infestanti
Emilia-Romagna
Lo sviluppo di erbe infestanti puo divenire un elemento di forte stress per la pianta, quindi deve
essere considerato come fattore predisponente l’infezione fungina. Indicazioni : trattamenti con
diserbo chimico secondo le norme e interventi di sarchiatura (in abbinamento alla
somministrazione di N) durante la fase di levata della coltura.
2.7. Difesa e trattamenti antipiralide
Lombardia
Non utilizzare gli ibridi manifestamente più suscettibili alla piralide. Anticipare l’epoca di fioritura
per “settare” le fasi fenologiche della coltura in modo diverso dal ciclo di riproduzione dell’insetto.
Non utilizzare per granella secca le coltivazioni in semina ritardata. Escludere dagli ordinamenti
aziendali il mais di secondo raccolto. Proteggere la coltura con trattamenti specifici in postfioritura, sulla base di un bilancio costi/benefici che tenga conto sia della produzione salvabile (il
danno produttivo dell’insetto nella Pianura Padana è mediamente del 7-8%, con oscillazioni dal 23% nelle zone più fresche fino al 18-25% nelle zone più calde), sia dell’incremento in qualità del
prodotto.
Emilia-Romagna
E’ ormai assodata una correlazione significativa tra il numero di larve di piralide (Ostrinia nubilalis)
presenti nella spiga a maturazione cerosa e la contaminazione da fumonisine alla raccolta. La lotta
contro questo fitofago diventa fondamentale soprattutto in un ottica di prevenzione della
contaminazione da fumonisine e, in misura minore, da aflatossine. Infatti, la fusariosi della spiga e
associata al danno delle cariossidi, dovuto agli insetti che danneggiano il pericarpo e favoriscono la
crescita e la penetrazione del fungo. La difesa deve essere realizzata secondo specifiche strategie
nelle situazioni con forte pressione del fitofago. I trattamenti vanno orientativamente posizionati
sulla seconda generazione del fitofago e prestando particolare attenzione a possibili fenomeni di
acaro-insorgenza provocati dall’impiego di piretroidi. I trattamenti devono essere effettuati
utilizzando le apposite macchine irroratrici.
Friuli Venezia Giulia
Controllare la piralide: i maggiori danni sono provocati dalla 2° generazione che si sviluppa dopo la
fioritura del mais. Le rotture della piralide sono una facile via di accesso per i funghi che
danneggiano la qualità della granella e favoriscono lo sviluppo delle micotossine. Quasi sempre
risulta molto utile un trattamento insetticida soprachioma da effettuare a fine fioritura femminile,
dopo l’emissione delle spighe e delle barbe.
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