Documento allegato - Musei Civici Vicenza

Cavallette
invasione o proliferazione ?
Negli ultimi anni sono sempre più frequenti ed intense le
infestazioni da parte di Ortotteri, comunemente detti
“Cavallette”, anche in territorio vicentino, in particolare
nell'area collinare di San Germano dei Berici, Pozzolo,
Sarego, Sossano. Nell'estate 2009 sono state fatte le prime
segnalazioni di una presenza anomala di cavallette nel nostro
territorio: la specie in questione era il Calliptamus italicus
italicus (Linneo 1758).
Allora la situazione non era allarmante, ma il numero di
individui presenti destava qualche preoccupazione. La loro
presenza si manifestava soprattutto in zone ben esposte,
calde e asciutte, creando qualche danno alla vegetazione
erbacea. Nell'anno successivo si è verificata un'esplosione
demografica e le aree interessate si sono estese a S. Giovanni
in Monte, San Gottardo, Nanto, preferendo le zone sommitali
più aride.
Già dal 2010/2011 i danni alle coltivazioni agricole sono stati
ingenti e la situazione è stata segnalata alle autorità
competenti e alle Associazioni di categoria.
Nel 2012 alla proliferazione del Calliptamus si è aggiunta
un'altra specie il Barbitistes vicetinus (Galvani & Fontana,
1993); specie arboricola che predilige il carpino nero e l'olmo,
ma non disdegna viti e alberi da frutto. Nel 2012 e 2013 molti
vigneti hanno infatti subito gravi danni anche perché questa
specie è precoce e molto attiva in primavera e solitamente
precede la pullulazione del Calliptamus che subentra nei mesi
estivi.
Nel 2013 la polluzione del Calliptamus si è espansa anche
fuori dall'area collinare berica. Popolazioni notevoli sono
segnalate a Isola Vicentina, Cornedo, Roncà e anche nella
campagna alla periferia della città di Vicenza, con danni
significativi all'agricoltura. Recentemente sono stati segnalati
Calliptamus anche in Campo Marzo (VI).
Giovani di Calliptamus italicus italicus
Adulto di Calliptamus italicus italicus
Cavallette
invasione o proliferazione?
Il fenomeno di questa espansione non deve comunque
considerarsi come un’ invasione, ma piuttosto di un’
infestazione o, meglio, pullulazione.
Infatti non siamo di fronte a spostamenti di insetti provenienti da
altre località quali l’Africa o altre regioni italiane, bensì veri e
propri aumenti del loro numero, in questo caso di due delle
specie di Ortotteri già naturalmente presenti nel nostro
territorio.
E' importante tenere presente che questi insetti non sono
pericolosi per l’uomo, non avendo veleno e nutrendosi quasi
esclusivamente di vegetali; mentre le poche specie predatrici, si
nutrono di altri piccoli insetti.
Danni prodotti alle coltivazioni erbacee
dal Calliptamus italicus
Le cause di questa massiccia proliferazione non sono ancora ben
chiare. Sembrano legate principalmente ad una non corretta
gestione del territorio spesso vittima dell'abbandono dei coltivi
in zona collinare, soprattutto versanti aridi, aiutato da fattori
climatici come le estati particolarmente calde e asciutte. Non si
esclude inoltre una perdita generalizzata di biodiversità e di
conseguenza dei predatori naturali di questi insetti (principalmente
uccelli selvatici, rettili, piccoli mammiferi ed altri invertebrati), tutti
elementi che meriterebbero studi approfonditi e condivisi con la
popolazione per una corretta gestione del territorio e dei suoi
abitanti.
Pullulazione di Barbitistes vicetinus sui Colli Berici
Cavallette
proposte d'intervento
Per contrastare il fenomeno della pullulazione e diffusione del
Calliptamus, possono essere messi in atto almeno due interventi:
biologico e fisico. Il metodo chimico è illegale non essendo al
momento registrati in Italia dei prodotti antiparassitari per la lotta
contro le cavallette, e può comunque risultare dannoso a lungo
termine eliminando anche i predatori naturali delle cavallette
anziché favorirne il ritorno.
METODO FISICO - Una volta individuati i luoghi in cui le cavallette
hanno deposto le uova, cioè le grillaie, è necessario eseguire
lavorazioni superficiali (erpicature, fresature) o dissodamenti di
terreni incolti per distruggere le ovature ed esporre le uova alla
distruzione daparte degli agenti atmosferici o alla predazione.
Questo intervento deve essere fatto prima della schiusa delle
uova, quindi durante l'inverno o al massimo entro aprile.
METODO BIOLOGICO - Numerosi sono gli organismi nemici delle
cavallette, ad esempio il fungo entomopatogeno Entomophthora
grylli: questo provoca infezioni letali a spese di Calliptamus
italicus. Altri funghi, batteri e protozoi diventano attivi solo con
umidità elevata e stagioni piovose.
Antagonisti naturali efficaci sono i ragni e gli insetti, quali i
coleotteri meloidi Milabris variabilis e Epicauta rufidorsum le cui
larve predano le uova di cavallette presenti nel terreno.
Anche numerosi vertebrati si sviluppano a spese delle cavallette.
Tra questi vanno ricordati i piccoli mammiferi insettivori come i
ricci, i topi e i toporagni, mentre tra gli uccelli gran parte
dell’avifauna da cortile (faraone, anatre e tacchini) e numerose
specie selvatiche (starne, fagiani, quaglie, allodole e persino
diversi rapaci, come il falco grillaio e la poiana). In particolare la
lotta alle infestazioni di cavallette tramite predazione da faraone si
è dimostrata particolarmente valida nel contenere il fenomeno.
Risultati molto positivi sono stati ottenuti in molte zone del
Piemonte e della Lombardia.
Un gruppo di faraone a caccia di cavallette presso la
Cooperativa “Le Valli"
Interventi immediati:
Per contrastare la proliferazione nel corso della stagione
2014 e negli anni seguenti risulterà utile individuare le grillaie
e intervenire con fresature o erpicature per eliminare o
quantomeno danneggiare le covate. Si tratta di interventi
semplici, ma che se fatti per tempo possono risultare molto
utili per contenere nel breve termine le prossime pullulazioni.
Interventi a lungo termine:
Data la complessità ed eccezionalità del fenomeno, che ha
assunto proporzioni significative solo negli ultimi anni, sarà
opportuno programmare degli studi specifici sul contesto
ecologico di questi animali e comprendere a fondo le cause
della sua alterazione a livello locale.
Una volta compresa la causa si potrà intervenire direttamente
sul problema non più con misure di contenimento ma con una
sua risoluzione.
Cavallette
proposte d'intervento
Nell'inverno del 2012, il Museo
Naturalistico Archeologico di Vicenza
ha chiesto la collaborazione di
entomologi esperti del settore Roberto Battiston, Filippo Maria
Buzzetti e Paolo Fontana - per avviare
un'iniziativa di informazione sulle
modalità di applicazione dei metodi di
contenimento
dell'infestazione,
coinvolgendo
le Associazioni
di
Categoria e gli Enti Pubblici. Dopo i
primi incontri per l'analisi della
problematica è stata organizzata una
serata informativa, a San Germano dei
Berici, con agricoltori e cittadini per
illustrare come organizzare un'azione
coordinata di lotta biologica con le
faraone.
Nel corso del 2013, quattro aziende
hanno adottato la lotta biologica con
le faraone. I risultati in alcuni casi
sono stati molto soddisfacenti e
sicuramente proporzionati al tempo
dedicato per allevarle nelle prime
settimane e per seguire la custodia
durante la notte.
Rilevanti sono state le perdite di
faraone, ma dovute quasi tutte alla
predazione da parte dei cani lasciati
liberi. Un solo caso è dovuto alla
predazione della volpe.
Aziende
Dalla parte del cittadino
Il Museo Naturalistico Archeologico di
Vicenza da anni coordina esperti e
ricercatori attivi sul territorio, raccoglie
segnalazioni e promuove lo studio e la
divulgazione sui temi scientifici di
interesse locale. Se hai bisogno di
informazioni o vuoi segnalare un
problema nella tua zona non esitare a
contattarci:
[email protected]
[email protected]
N° Faraone inizio stagione (Maggio)
N° Faraone fine stagione (Settembre)
30
15
30
10
Arcobaleno (Nanto)
30
8
Monte Rosso (Brendola)
30
15
Le Valli (S. Germano dei Berici)
Terra e Acqua (S. Germano dei Berici)
La cavalletta dei prati
Calliptamus italicus (Linnaeus, 1758)
Morfologia
E' specie di medie dimensioni, dall’accentuato dimorfismo
sessuale, (♂ 15-23 mm, ♀ 23-24 mm) di colore grigio o
marrone, con ali di colore rosa evidenti quando questi insetti, se
disturbati, effettuano brevi voli
Biologia
Il ciclo di sviluppo è annuale. Le forme giovanili (neanidi)
nascono in primavera dalla fine di maggio alla fine di luglio.
Bianche e lunghe pochi mm, diventano nere e, attraverso
successive mute, raggiungono lo stato adulto in 40-50 giorni. In
caso di forte infestazione si riuniscono in gruppi di centinaia, a
volte migliaia di individui. I primi adulti compaiono in luglio e si
accoppiano, spostandosi in volo per brevi distanze.
La deposizione delle uova avviene in agosto in aree circoscritte
(grillare), in prevalenza vecchi prati o medicai esposti a sud. I
terreni scelti sono spesso suoli compatti, in leggera pendenza e
quindi meno soggetti a ristagni idrici. La femmina, con l’addome,
scava un foro nel terreno, profondo 2-3 cm, all'interno del quale
depone le uova riunite in una ooteca, o cannello, lunga un paio
di centimetri. Nell'ooteca sono contenente decine di uova
incollate tra loro tramite un secreto spugnoso. Ogni femmina
ovidepone 3-6 volte in una stagione.
Ecologia
Specie ad ampia valenza ecologica, vive nei prati sia fresco
umidi che aridi, su terreni sassosi cespugliati e pascoli.
Distribuzione e habitat
Ha un areale prevalentemente mediterraneo, ma che si estende
anche nell'Europa centrale e nell'Asia occidentale. In Italia è
presente in quasi tutta la penisola e nelle isole maggiori.
Barbitiste vicentino
Barbitistes vicetinus Galvagni & Fontana, 1993
Morfologia
E' generalmente di colore verde, popolazioni molto
numerose possono avere individui neri. Antenne lunghe
più del corpo. E’ brachittero (ali non adatte al volo) e di
medie dimensioni (♂ 18,2-23 mm; ♀ 21-25 mm). La
femmina è provvista di lungo ovopositore mentre il
maschio ha cerci sinuosi rossastri.
Biologia
Il ciclo di sviluppo è annuale, con schiusa delle uova in
maggio e comparsa delle neanidi che diventeranno
adulte a luglio. Le popolazioni pullulanti possono avere
tutti gli individui neri o quasi, mentre il colore normale è
nei toni del verde con le appendici rosse.
L’ovideposizione avviene nel terreno, ogni femmina
depone più volte durante la stagione. A fine estate gli
adulti muoiono e solo le uova superano l’inverno per
dar luogo alla nuova generazione.
Ecologia
Specie legata ai boschi, vive sulla vegetazione arborea
e sui cespugli di ecotono ai limiti del bosco.
Distribuzione
Questa specie è endemica, la cui presenza è
conosciuta solo nel Veneto (Monti Lessini, Colli Berici,
Colli Euganei) e Trentino.
Dettico dalla fronte gialla
Decticus albifrons (Fabricius, 1775)
Morfologia
Specie di grosse dimensioni (♂ 29-41 mm; ♀
32-39 mm), colorazione marrone con strie e
macchie bianche. Antenne lunghe più del
corpo. Il capo è grosso e dotato di forti
mandibole, le ali sono più lunghe dell’addome.
Femmina con lungo ovopositore.
Biologia
Il ciclo di sviluppo è annuale con comparsa
dei giovani in aprile e d adulti in giugno/luglio.
Sverna nel terreno allo stadio di uovo.
Alimentazione prevalentemente fitofaga, ma
preda anche altri insetti. Il canto è molto forte
e definito con lunghe serie di “cick”
chiaramente udibili anche a lunga distanza.
Ecologia
Vive al suolo, lungo le strade o negli incolti
secchi.
Distribuzione
Presente nel bacino del Mediterraneo e in Asia
centrale. In Italia si trova ovunque ma è più
comune al Centro-Sud..
Acrida mediterranea
Acrida ungarica (Dirsh, 1949)
Morfologia
Specie inconfondibile per il capo conico
allungato
e
antenne
subtriangolari
compresse. Corporatura snella; molto
allungata. Dimorfismo sessuale relativo solo
alla taglia, anche se accentuato (♂ 25-40
mm; ♀ 41-73 mm). Negli esemplari giovani,
spesso
si
osservano
individui
con
colorazione violacea.
Biologia
Il ciclo di sviluppo è annuale: i giovani
compaiono a maggio e diventano adulti a
luglio per vivere fino ad ottobre. Sverna allo
stadio di uovo e si nutre soprattutto di
graminacee. Le lunghe ali permettono di
compiere voli improvvisi.
Ecologia
Vive in ambienti prativi sia fresco umidi che
aridi, ma anche in ambienti costieri sabbiosi.
Distribuzione
Presente nel Bacino del Mediterraneo. Nel
Veneto è presente nella zona costierolagunare, collinare e lungo il Brenta nelle
provincie di Vicenza e di Padova.
Miramella irena
Kisella irena Fruhstorfer, 1921
Morfologia
Specie dai colori appariscenti nei toni del
verde con parti blu e nere. Femmina grande
circa il doppio il maschio (♂ 17-20 mm; ♀ 2128 mm). Antenne più corte del corpo. Ali più
corte dell’addome, non adatte al volo.
Biologia
Il ciclo di sviluppo è annuale con giovani che
schiudono in primavera (aprile/maggio) e
diventano adulti a giugno/luglio. Sverna nel
terreno allo stadio di uovo. Alimentazione
esclusivamente fitofaga a spese di piante
arbustive ed arboree.
Ecologia
Vive sui cespugli lungo i boschi o sulle erbe
dei prati.
Distribuzione
Specie europea presente in Italia in TrentinoAlto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
HANNO COLLABORATO:
Antonio Dal Lago
Museo Naturalistico Archeologico - Vicenza
Filippo Maria Buzzetti
World Biodiversity Association - VR
Roberto Battiston
Musei del Canal di Brenta – Valstagna - VI
Paolo Fontana
Fondazione Edmund Mach - San Michele all'Adige - TN