www.adundecimum.it La lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium (L.) Newman subsp. scolopendrium) nel bosco Coda di Manin di Muzzana del Turgnano Introduzione Nella flora spontanea della Bassa Friulana le felci sono un gruppo scarsamente rappresentato. La Flora Friulana con speciale riguardo alla Carnia (L. e M. GORTANI, (1905-06)), assegna alla Bassa Friulana (sotto la linea delle risorgive) una decina di entità, diventate poi dodici (almeno), ad un secolo di distanza, per l’Atlante corologico delle Pteridofite nell’Italia nordorientale (BONA (ed.) et al., 2005). Fra le specie censite una buona parte va considerata rara per il territorio. Alla lista va aggiunto il recente ritrovamento di una stazione di Phyllitis scolopendrium, la bella lingua di cervo. Questa felce, segnalata un secolo fa dai Gortani per Castions di Strada, non è più stata osservata nella Bassa Friulana (POLDINI, 2002; BONA (ed.) et al., 2005). Caratterizzazione della specie La lingua di cervo, attualmente denominata (CONTI et al., 2005) Phyllitis scolopendrium (L.) Newman subsp. scolopendrium, ha avuto anche i nomi di Scolopendrium phyllitis Roth, Scolopendrium vulgare Sm., Scolopendrium officinale Swartz, Asplenium scolopendrium L. Il nome generico Phyllitis è ripreso dal greco φυλλίτις (phyllitis), che è un termine riportato da Dioscoride, legato chiaramente a φύλλον (phyllon), pianta. Scolopendrium (scolopendro) è la latinizzazione di σκολοπένδρον (scolopendron), nome che troviamo in Teofrasto, nella sua Historia plantarum. Scolopendrium è per la disposizione dei sori, che si presentano, sotto la pagina della lamina fogliare, in due file oblique. La geometria del disegno fa pensare alla scolopendra o millepiedi. Oltre al nome volgare di lingua di cervo, che è riportato anche in altre lingue (Hirschzunge (ted.), Lang-de-Cerf (fr.), Hart’s-tongue (ingl.)), Phyllitis scolopendrium è chiamata pure scolopendrio, lingua di cane, lingua dei pozzi, milzaia ecc., segnale di una conoscenza popolare antica. E’ infatti una pianta 1 medicinale che già Dioscoride conosceva. La preconizzava addirittura per vincere il veleno dei sepenti o tener lontani gli stessi: bisognava bere il vino medicato con le foglie in infusione. Anche attualmente ha parecchi usi in fitoterapia perché le sono attribuite varie proprietà (antiinfiammatorie, espettoranti, astringenti, diuretiche ecc.). Studi recenti riconoscono ad estratti di di lingua di cervo anche proprietà antivirali. Botanicamente Phyllitis scolopendrium appartiene alla famiglia delle Aspleniaceae. Il genere Phyllitis ha in Europa, secondo Flora Europaea v. I (TUTIN et al., 1964) tre specie: P. scolopendrium L. Newman (con molte varietà e ibridi), P. sagittata (DC.) Guinea et Heywood, P. hybrida (Milde) C. Chr. Quest’ultima è un endemismo, forse di origine ibrida, ristretto ad alcune isole della Dalmazia (Nord). La nostra specie può essere riconosciuta facilmente perchè è alquanto caratteristica. Ha foglie lunghe 10-60 cm e larghe 3-6 cm, a lamina intera, di forma lineare lanceolata, ad apice acuto e con base cordata, con lobi volti verso il basso. Il margine, oltre che intero, è debolmente ondulato e i sori sono lunghi 8-10 mm, disposti obliquamente in due file quasi simmetriche rispetto all’asse fogliare. Il picciolo è densamente ricoperto di scaglie cartilaginee. E’ gregaria, ama i luoghi ombrosi, forre, rocce, muri, pozzi, imbocchi di caverne, con substrati umidi, umici e calcarei. Fitosociologicamente è specie caratteristica dell’acero-frassineto (bosco di forra), ma si trova anche nell’asplenio-cistopterideto, che è un’associazione vegetale delle fessure ombrose delle rocce calcaree e dei muri. 2 Phyllitis scolopendrium subsp. scolopendrium (Foto di A. Boemo). L’areale di distribuzione della lingua di cervo secondo PIGNATTI (1982) è circumboreale, disgiunto. La troviamo nel Nordeuropa (Danimarca, Svezia Norvegia), fino a circa 62° di latitudine, e poi nell’Europa centrale e meridionale, nell’Africa nordoccidentale, in Turchia, Caucaso, Iran settentrionale, Giappone, America settentrionale (NE), Messico. In Italia è presente in tutte le regioni. La stazione nella Bassa Friulana Una piccola stazione di Phyllitis scolopendrium (det. F. sguazzin) è stata rinvenuta nel 2008, da A. Boemo di Carlino, nel bosco Coda di Manin di Muzzana del Turgnano, nella punta NE del bosco stesso, cioè nell’area che guarda verso S. Gervasio. La zona è molto intricata e particolarmente umida, con avvallamenti nel terreno. Un cespo di lingua di cervo con 6 foglie lunghe 10-15 cm si era sviluppato su un grosso tronco di Quercus robur marcescente a terra e sul tronco stesso si sviluppavano anche diverse piantine di Polypodium vulgare e tappeti di muschi delle specie Brachythecium rutabulum e Anomodon viticulosus. 3 Presenti nella stazione, con Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa, Crataegus monogyna, Corylus avellana, Acer campestre ecc., anche le felci Athyrium filixfemina, Polystichum aculeatum e Thelypteris palustris. Quest’ultima specie era anche il chiaro segnale di una facies particolarmente umida del bosco. Il controllo dei caratteri morfologici della felce ha condotto diritto all’entità Phyllitis scolopendrium, che si differenzia dalla consimile P. sagittata per l’areale (quest’ultima è stenomediterranea) e per la forma della lamina. Desta non poca meraviglia il substrato di crescita della specie felcina: un tronco marcescente, mentre di solito l’entità predilige, oltre all’ombra, le fessure delle rocce nei boschi umidi, i vecchi muri, i pozzi, le grotte. A propoposito di grotte e cavità, una discreta presenza di Phyllitis scolopendrium può essere ammirata all’entrata dell’abisso di Fernetti (Tartaro) e del Pozzo presso Orle (POLLI, 2004). Conclusioni Salgono così a dieci le Filicales rinvenute finora nel bosco Coda di Manin di Muzzana del Turgnano, bosco che con i suoi 147 ha, è il secondo per superficie della Bassa Friulana (SGUAZZIN, 2000). Le felci, che contribuiscono ad arricchire un patrimonio di biodiversità già notevole, sono Asplenium trichomanes (recente segnalazione di R. Casasola), Athyrium filix-femina, Dryopteris affinis subsp. cambrensis, Dryopteris carthusiana, Dryopteris filix-mas, Ophioglossum vulgatum, Polypodium vulgare, Polystichum aculeatum, Pteridium aquilinum, Thelypteris palustris. Nota Un campione di Phyllitis scolopendrium, proveniente dal bosco Coda di Manin, è conservato nell’erbario F. Sguazzin. Ringraziamenti Ringrazio l’amico A. Boemo per avermi segnalato il singolare ritrovamento e per avermi accompagnato ad effettuare un rilievo presso la stazione di crescita della felce. Francesco Sguazzin 4 BIBLIOGRAFIA BONA E. (Ed.)- MARTINI F.- NIKFELD H. - PROSSER F., Atlante corologico delle Pteridofite nell’Italia nordorientale, Edizioni Osiride, Rovereto (TN) 2005. CAPOSASSI G. - SGUAZZIN F. (testo), MARESIA M. - PERISSUTTI I. (foto), Le piante medicinali del Friuli, Grafiche Fulvio, Udine 1984. CONTI F.- ABBATE G.- ALESSANDRINI A. - BLASI C., An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora, Palombi Editori, Roma 2005. GORTANI L. e M., Flora friulana con speciale riguardo alla Carnia, Ristampa anastatica, Forni Editore, Bologna 1905-06. JONSELL B. (Ed.), Flora Nordica, v. I. The Bergius Foundation, The Royal Swdish Academy of Sciences, Stockholm 2000. 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