MODULO PRENOTAZIONE (Fotocopiabile) L’AGENDA del Comitato Scientifico Centrale * CALENDARIO DA TAVOLO N. AGENDE N. IL RESPIRO DELLA MONTAGNA Nome Cognome Via Città Provincia Cap. Telefono E-mail Pagamento in contrassegno Altro (1) Inviare via posta (Busta chiusa) o via Fax a: LIBRERIA RIVIERA Via Gramsci, 57 - 30034 MIRA (VE) Tel. 041 423231 - Fax 041 5609210 Recapito: Ugo Scortegagna Cell. 338 3858297 [email protected] Possibilità d’ordine al sito: www.montagnadilibri.com Calendario da Tavolo: “Animali delle montagne italiane” IIa Edizione COSTO 15, 0 0 EURO Costo 2,5 Euro cad. (in omaggio ogni 3 copie “agenda”acquistate) A cura di Ugo Scortegagna Accompagnatore di Escursionismo - EAI Operatore Naturalistico del CAI - GISM SCONTO SOCI CAI DAL 10 AL 20% IMP. SCONTO 30% PER ORDINI SUPERIORI ALLE 10 COPIE MODULO D’ORDINE RISERVATO ALLE SEZIONI E SOCI CAI Già l’uomo primitivo, che periodicamente saliva in alta montagna, si cibava di carne di stambecco cacciandolo con armi rudimentali e rischiando spesso la propria vita. La caccia alla pari, per pure necessità alimentari, praticata nell’ambiente naturale in cui il bovide viveva, unita alle caratteristiche dell’animale quali il suo aspetto fiero, il suo carattere forte e mansueto, le sue capacità arrampicatorie eccezionali hanno sempre suscitato nell’uomo grande ammirazione facendo fiorire intorno allo stambecco numerose leggende. Successivamente, per le stesse caratteristiche sopra descritte e per le lunga corna sciabolate presenti nei maschi, lo stambecco divenne un animale associabile al diavolo e dalle molteplici proprietà medicamentose per la salute dell’uomo. Tra le presunte proprietà si possono ricordare le seguenti: escrescenza ossea a forma di croce presente nel cuore che veniva tenuta come amuleto e poteva salvare persone in fin di vita, il sangue, che bevuto fresco, trasferiva all’uomo la forza dello stambecco (coraggio, libertà, resistenza), veniva usato anche per combattere calcoli alla vescica e ai reni, le corna, che erano apprezzate come ornamento da parete, se raschiate e bollite nel latte servivano per curare coliche e calmare i crampi. Le stesse se usate come contenitore per bevande, trasferivano a queste proprietà anti-avvelenamento, il bezoar, cioè un conglomerato di peli, fibre di cellulosa, sostanze resinose e sali minerali presente nell’intestino dell’animale, veniva adoperato contro qualsiasi tipo di veleno, per guarire dalla peste, dal cancro, dalle malattie dello stomaco, contro le vertigini, l’itterizia e gli svenimenti. Se bagnato d’oro veniva tenuto come un oggetto prezioso, gli escrementi venivano preparati, nella giusta fase lunare, per ricavarne una medicina per la sciatica, le infiammazioni alle articolazioni e la tubercolosi, il tallone era ritenuto afrodisiaco. Con l’avvento delle armi da fuoco, lo stambecco venne ancor più perseguitato e cacciato per fini alimentari, di divertimento, per possedere il suo trofeo o per le proprietà benefiche prima elencate, tanto che nel XV secolo l’animale, pur ancora presente in tutte le Alipi, era già avviato ad un rapido ed inesorabile declino. L’animale prima si estinse nelle Alpi Orientali, successivamente in quelle Centrali e per ultimo in quelle Occidentali tranne che nella zona del Gran Paradiso, l’unica roccaforte dove lo stambecco resistette. Nel 1800 la situazione era drammatica; nelle Alpi vivevano soltanto 50-60 esemplari e il Re d’Italia Vittorio Emanuele II, che amava la caccia allo stambecco, con l’intento di poter praticare anche in futuro il suo passatempo preferito, tutelò la residua popolazione. In tutto il Regno quindi non si potè più cacciare l’animale ad esclusione naturalmente della famiglia reale e nel 1821 vennero emanate le Regie Patenti. Le severe norme di tutela fecero si che nella neo costituita riserva di caccia reale del Gran Paradiso nel 1856 gli animali presenti aumentassero a 600-800. Ph D.B. Le reintroduzioni Da questo comunque esiguo nucleo di animali, grazie ad operazioni di reintroduzione effettuate dall’uomo, derivano tutti gli oltre 30000 stambecchi oggi presenti nelle Alpi. Fu nel 1906, proprio 100 anni fa, che in Svizzera ci fu la prima reintroduzione dell’ungulato nelle Alpi con esemplari provenienti dal Gran Paradiso, capi che furono però trafugati di nascosto senza alcuna autorizzazione. Con l’istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso nel 1922, furono ceduti ufficialmente molte decine di capi a tutte la comunità che ne fecero richiesta dando il via definitivo al ripopolamento delle Alpi. DAVIDE BERTON (CAI CAMPOSAMPIERO) Classe Mammiferi Ordine Artiodattili Famiglia Bovidi Rubicapra rubicapra (Linnaeus 1758) Caratteristiche. Il Camoscio è un animale morfologicamente simile alle capre, più piccolo e di costituzione più slanciata dello Stambecco. Un esemplare adulto raggiunge mediamente la lunghezza di 120 cm, esclusa la coda che misura circa 3-4 cm, ed è alto alla spalla 75 cm, mentre il peso può toccare i 50 kg. I due sessi sono simili: la pelliccia, marrone chiaro d’estate, diventa marrone scuro d’inverno, con lunga criniera detta anche barba nel maschio, che si distingue anche per il caratteristico pennello del basso ventre . Ha due piccole corna erette incurvate ad uncino all’indietro e appuntite all’estremità, e una mascherina facciale bianca e nera ben evidente. Le corna sono più uncinate nel maschio che nella femmina, e gli anelli di crescita annuale ne indicano l’età. E’ un ottimo arrampicatore e saltatore; animale diurno, è fedele al proprio territorio. Può raggiungere i 25 anni di vita, ma raramente supera i 15-16 anni. Habitat e diffusione. Tipico abitante dell`orizzonte montano, subalpino ed alpino, frequenta le aree forestali di conifere e latifoglie ricche di sottobosco ed intervallate da pareti rocciose e scoscese, radure e canaloni, i cespuglieti ad ontano verde, i rodoreti con larici sparsi, le boscaglie a pino mugo, le praterie, i margini delle pietraie e, soprattutto, le cenge erbose al di sopra dei limiti della vegetazione arborea, fino all’orizzonte nivale. Il Camoscio alpino è presente sulla catena delle Alpi francesi, Giura, Vosgi, nelle Alpi italiane, svizzere, austriache e nel Liechtenstein, in Germania (Baviera, Foresta nera e territorio dell’Elbsandstein), in Slovenia e Croazia nord-occidentale, nonché, per effetto di immissioni, nelle repubbliche Ceca e Slovacca. In Italia è attualmente più o meno uniformemente diffuso su tutte le Alpi, a partire dal Friuli-Venezia Giulia (distribuzione continua tra Pordenone ed Udine e puntiforme a Trieste), Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, sino in Liguria, alla provincia di Imperia, con sporadiche comparse in provincia di Savona, limite sud-occidentale dell’areale. Le fasce altitudinali frequentate risultano in genere comprese tra i 1.000 e i 2.800 m di altitudine, ma colonizzazioni spontanee di aree boscate di bassa montagna, fino alle quote di 400-500 m, sono note anche per l’Italia. Riproduzione. La stagione degli amori cade tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno. I maschi adulti si uniscono ai branchi per l’accoppiamento, affrontandosi l’un l’altro esibendo l’innalzamento dei peli scuri della linea mediana dorsale, così da sembrare più grandi e irsuti. La femmina partorisce, tra aprile e giugno, un solo piccolo che cura per due anni. Verso: Se allarmati lanciano un acuto fischio prodotto soffiando aria dalle narici contratte. I giovani emettono un caratteristico belato. Abitudini e alimentazione.Tendenzialmente animale gregario, in estate le femmine ed i giovani, che formano branchi anche numerosi, si tengono normalmente al di sopra del limite della vegetazione arborea, mentre i maschi adulti, tendenzialmente più solitari e dispersi sul territorio, occupano mediamente quote meno elevate. Durante l’inverno, dopo la stagione degli amori, si ritirano verso zone rocciose situate al di sotto dei limiti del bosco ovvero sui pendii più ripidi e le creste ventose, con esposizioni prevalentemente meridionali. Il camoscio è un ruminante: si alimenta generalmente di giorno e utilizza una notevole quantità di vegetali (erba, fogliame, gemme), pascola in prati e radure ma bruca anche specie legnose incluse le conifere in inverno (rami, cortecce, licheni, aghi). Curiosità. Rubicapra rubicapra è attualmente suddivisa in sette sottospecie (cinque in Europa e due in Asia Minore). Per effetto di immissioni effettuate agli inizi del 1900 con soggetti provenienti dalle Alpi, il camoscio è presente anche in Nuova Zelanda. I branchi delle femmine e dei giovani possono essere formati anche da più di cento esemplari. È particolarmente goloso di genepì, ove presente. GENNAIO 2010 LUCA DE BORTOLI (ON - CAI BELLUNO) 125 LUNEDÌ Convers. S. Paolo 7,56 25 . 5 - 340 17,07 26 MARTEDÌ SS. Tito e Timoteo 7,56 26 . 5 - 339 17,08 8. CINCIARELLA Caratteristiche. Piccolo e simpatico passeriforme dai colori vivaci, lungo 11-12, 5 cm e pesante da 9 a13 grammi. Dotato di ali brevi ma relativamente larghe, ha una apertura alare che varia dai 19 ai 22 cm. Le piume che ricoprono il dorso, le ali e la coda sono azzurre con sfumature grigiastre, mentre il petto e il ventre presentano un giallo più o meno intenso. Il Petto è percorso al centro da una striscia longitudinale nera di lunghezza variabile. La piccola testa, dal vertice colore azzurro intenso e brillante con un anello bianco, è coperta da piume erettili che la cinciarella può sollevare in presenza di un predatore o durante le lotte territoriali. Le guance bianche sono attraversate all’altezza degli occhi da una striscia nera che va dal becco fino alla nuca e nella parte inferiore sono invece circondate da un collare anch’esso scuro. Il maschio adulto si riconosce dalla femmina per i colori più brillanti, mentre i giovani presentano un piumaggio sbiadito e le parti chiare della testa giallastre Habitat e diffusione. Presente in buona parte del continente europeo, in Asia e Africa del Nord è un uccello generalmente sedentario che in inverno può diventare migratore parziale o compiere degli errati- Nome scientifico Parus caeruleus 127 MERCOLEDÌ S. Angela Merici 27 . 5 - 338 Nome scientifico 3. MUFLONE 7,55 17,10 Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Paridi smi. Vive in aree a bosco misto e deciduo con zone alternate a cespugli e siepi. È comune anche nei frutteti, nei giardini, nei parchi urbani e si può trovare anche nei canneti. In Italia è presente un po’ ovunque, ma non in modo uniforme, fino a 1800 m sul livello del mare. Riproduzione. Si riproduce generalmente tra aprile e maggio. La femmina depone da 6 a 15 uova di piccole dimensioni con macchie rossastre in buchi e cavità, fori negli alberi scavati dai picchi o in cassette nido artificiali. Per rendere più morbido il proprio nido lo tappezza con muschio, fili d’erba e penne. La femmina cova le uova per 13-14 giorni, mentre il maschio la nutre per tutto il periodo. Lo sviluppo dei nidiacei è molto rapido e in meno di tre settimane iniziano a lasciare il nido. Se le condizioni ambientali lo consentono può essere deposta una seconda covata, meno numerosa. Canto e richiamo. Il canto, allegro e rapido, viene introdotto da due leggere note prolungate seguite da un trillante si-si-zirr / see-see-seedudrrrr. Emette un caratteristico verso sisisi, sisi-si-du. Abitudini e alimentazione. Attività prevalentemente diurna, solitaria, in coppia o in piccoli gruppi. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 V S D L M M G V S D L M M G V 128 GIOVEDÌ S. Tommaso D’Acq. 7,54 28 . 5 - 337 17,11 Nei mesi invernali può formare gruppi con altre cince, regoli, rampichini e picchi muratori. Grazie al suo becco corto e conico, una via di mezzo tra quello dei granivori e quello degli insettivori, può sia catturare piccoli invertebrati sia perforare gusci di frutti e semi. In inverno frequenta le mangiatoie artificiali. Curiosità. Lo sforzo riproduttivo della femmina è sorprendente, superiore persino al peso dell’uccello stesso. Le probabilità di sopravvivenza di una cinciarella alla primavera successiva sono scarse e la nidiata rappresenta una risorsa fondamentale per la sopravvivenza della specie. Viene 129 VENERDÌ S. Costanzo 29 . 5 - 336 7,53 17,12 130 131 SABATO S. Giacinta 30 . 5 - 335 7,52 17,13 DOMENICA Nome scientifico Parus montanus. 10. CINCIA MORA Nome scientifico 11. CODIBUGNOLO Aegithalos caudatus Caratteristiche. Piccolo uccello, dal corpo tondeggiante, facilmente riconoscibile per la lunga coda nera con margini bianchi. Il dorso e le ali sono scure, le spalle presentano penne bruno-rosate, mentre i fianchi, il groppone ed il ventre sono percorsi da una netta sfumatura rosa. I giovani invece hanno un piumaggio più scuro, privo di rosa. Questo passeriforme, lungo da 12 a 14 cm, ha un’apertura alare che si aggira intorno ai 17 cm ed un peso che non supera i 10 grammi. Habitat e diffusione. Diffuso in Europa ed Asia, frequenta boschi cedui e foreste di conifere, la vegetazione ai margini dell’acqua, le siepi ed i cespugli dei parchi e dei giardini urbani. Può spingersi fino a 1800 m s.l.m Riproduzione. Si riproduce in aprile, ma già da febbraio inizia a costruire il nido. Il suo nido, che richiede circa due settimane di lavoro, è una sfera allungata, quasi completamente chiusa, con una piccola apertura lungo un fianco. Le pareti, spesse un paio di centimetri, sono intessute all’interno con muschio, licheni e fibra di tiglio, mentre all’esterno con pezzi di corteccia e ragnatele. Depone da 6 a 12 uovo bianche con macchie rossicce che entrambi i genitori covano. I piccoli della prima covata aiutano Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Egitalidi ad allevare i nuovi nati. Canto e richiamo. Il richiamo è un trillante e caratteristico “tsirr”, che emette in modo continuo e ripetuto per mantenersi in contatto con il gruppo, soprattutto quando in inverno è alla ricerca di cibo. Abitudini e alimentazione. Specie molto socievole, normalmente in coppia o gregaria, durante l’inverno tende ad unirsi in stormi spesso misti a cince. In questo periodo compie erratismi e gli individui che abitano in montagna tendono a scendere a valle. In primavera ed estate si nutre di insetti e delle loro larve, mentre in autunno ed inverno la sua dieta si compone anche di alimenti vegetali. Frequenta le mangiatoie. Fenologia: nidificante sedentario, migratore regolare, svernante Curiosità. Spesso capita di vedere codibugnoli con il capo completamente bianco e le ali più chiare: appartengono alla sottospecie caudatus e provengono generalmente dall’Europa settentrionale. PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO) MICHELA IVANCICH (ON - CAI SEREGNO) Nome scientifico Parus ater (Linnaeus, 1758) Caratteristiche. Raggiunge gli 11 cm di lunghezza ed un peso inferiore ai 15 grammi. Ha gola e capo di colore nero, con guance bianche o biancastre, in contrasto con il “bavaglio” nero sulla gola. Parte superiore del corpo: colorazione grigio-verdastra o bluastra con striature bianche, doppio e stretto legame alare. Parte inferiore: dal giallastro al biancastro, fianchi color panna. Caratteristica macchia bianca sul collo, formante una striscia longitudinale contrastante col resto del piumaggio. Becco nero e zampe grigio-bluastre. Maschio e femmina non presentano differenze, gli esemplari giovani hanno guance e ventre giallastri Habitat e diffusione. Di indole sedentaria, vive in boschi di latifoglie o conifere (preferite), a volte in boschi misti. D‘inverno può adattarsi anche a fronde di betulle, carpini, faggi (Europa meridionale) o aree occupate dall’uomo, es. giardini (Europa occidentale). In caso di covate numerose, la specie tende ad espandersi in territori non occupati Riproduzione. Costruisce il nido nelle cavità degli alberi (sotto le radici, nei buchi dei fusti o dei ceppi), raramente in cavità rupestri o fessure del terreno. Usa fibre di radici o muschi per la parte esterna e riveste l’interno con fibre vegetali e lana. La femmina depone covate di 8 – 10 uova, fra maggio e luglio, incubate per 14 - 16 giorni. Dei piccoli si occupano entrambi i partner, e vengono nutriti nel nido per 16 - 17 giorni, dopodiché volano liberi. Nella parte settentrionale del territorio di diffusione si ha una covata all’anno, in quella meridionale si hanno fino a tre covate. Canto e richiamo. I richiami sono bassi, esili “si-si“ o sottili “sirrrrr“. Il canto è un alto, veloce e basso “wize-wize-wize“. Le Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Paridi gheggi, che la distingue dalla cincia bigia, la quale, invece, emette una serie di tciuppi-tciuppi. Nonostante il canto delle cince sia molto simile tra le varie sottospecie, quello della cincia bigia alpestre è più riconoscibile non solo in considerazione dell’habitat, ma anche poichè si differenzia in quanto più acuto, monotono e quasi malinconico, ed anche il ghegheghe di richiamo, alternato al tciu-tciu e comune alle altre è più nasale e originale, tale da rendere l’identificazione più facile, almeno in teoria. Abitudini e alimentazione. Uccello diurno, meno attiva e socievole delle altre e, a differenza delle altre cince, è piuttosto difficile da avvistare anche per il tipo di habitat privilegiato. Sopporta bene anche le condizioni estreme, tuttavia la scarsità di cibo può provocare anche un notevole calo della popolazione; in primavera si formano le coppie che nel bosco scelgono un territorio ben delimitato, difeso dal maschio e dove viene preparato il nido. Si nutre di insetti, semi e nocciole. La longevità è di circa 7 anni. Tra i suoi nemici, come per gli altri uccelli di piccole dimensioni, soprattutto i rapaci notturni, come la civetta nana. Curiosità. Le cince sono uccelli molto intelligenti e con una eccezionale facilità di apprendimento, anche in seguito a esperienze fortuite. Le loro elevata capacità adattiva ha favorito il ricorso a espedienti per superare la carenza di cibo durante l’inverno, come l’abitudine a nascondere scorte di cibo sotto la corteccia degli alberi oppure a terra sotto mucchi di foglie, al pari di altre sottospecie (cincia dal ciuffo e cincia mora) e di altre specie (ad esempio la nocciolaia) Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Paridi Cince in genere hanno timbro e repertorio che le distingue da tutti gli altri Passeriformi, e alcuni passaggi possono addirittura sembrare simili a quelli di altre specie (es. Picchio muratore, Fringuello). Bisogna ascoltarne con pazienza il canto, per poter riconoscere una cincia: prima o poi potrebbe emettere infatti un suono caratteristico, rivelatore della sua appartenenza. Spesso, è l’alternanza di versi e canto a fugare i dubbi identificativi. Abitudini e alimentazione. La dieta è composta di cereali, semi di conifere o altri sempreverdi, molluschi, aracnidi ed insetti (larve e uova) che trova sugli alberi e al suolo. In autunno ed inverno non disdegna semi, bacche o frutta. In inverno, stagione in cui le proteine sono scarsamente disponibili, gradisce anche briciole di formaggio e altre briciole o semi offerti dall’uomo. Curiosità. È la più socievole tra le cince, ma in caso di necessità per intimidire gli altri uccelli gonfia le piume e cerca di apparire più corpulenta. Cibandosi di insetti, infatti, può entrare in competizione con altri piccoli uccelli che abitano i boschi. Facilmente riconoscibile per il comportamento molto attivo, in continuo movimento, che la spinge ad assumere, durante la ricerca del cibo, la tipica posizione appesa “a testa in giù” ai rami bassi degli alberi. La principale causa di mortalità di tutte le cince è data dalla predazione da parte di picchi, serpenti, ratti e scoiattoli e dall’assunzione di composti chimici (diserbanti o insetticidi) attraverso il cibo ingerito (es. sementi). DOLORES DE FELICE (ON, ANAG - CAI SEM MILANO) Nome scientifico 12. REGOLO Regulus regulus L. Caratteristiche. Il regolo con il fiorrancino (Regulus ignicapillus) è il più piccolo uccello europeo, con un peso di circa 5 grammi, e quindi di 3 g inferiore a quello dello scricciolo. Lungo sui 9 cm. Le parti superiori del piumaggio presentano una colorazione verde oliva grigiastra. Le parti inferiori sono grigiastre-olivastre molto chiare. Le remiganti brunastre presentano un’orlatura e una macchia nera nel mezzo. La fronte è bruna, la cresta è gialla con il centro color arancio (la femmina ha il centro giallastro). Gli individui giovani hanno la testa color bruno oliva verdastro senza cresta. La specie simili, il fiorrancino ha la cresta arancio-rosso delimitata da una striscia nera. Habitat e diffusione. Vive prevalentemente sui rami di conifere, in boschi di conifere e boschi misti. Presente anche nei parchi. Diffuso sia in Europa che in Asia. Migratore regolare in ottobre - novembre e in febbraio - marzo. Frequente come invernale al sud. Riproduzione. Nidifica sugli alberi costruendo un nido rotondo fatto di sostanze vegetali, foglie e licheni. Viene Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Silvidi costruito da entrambe i sessi. Depone due covate, costituite generalmente da 7-10 uova (occasionalmente fino a 13) incubate dalla femmina per 14-17 giorni. I piccoli sono allevati da entrambe i genitori e restano nel nido per 16-21 giorni (aprono gli occhi all’età di 7-8 giorni.. Canto e richiamo. Richiamo acuti e un canto trillante e ritmico, dalle note molto acute. Una serie di “sitir - sitir – sitir… “ che termina con note variate.. Abitudini e alimentazione. Comportamento gregario e insettivori. Curiosità. Il nome del genere del regolo e del fiorrancino “Regulus”, si riferisce all’aspetto “regale” di questi piccoli uccelli caratterizzati da una “corona” alla sommità del capo: una macchia gialla o arancione che li differenzia nettamente dal luì. Talvolta si dimostra abbastanza confidente e se rimaniamo fermi può, indaffarato com’è alla ricerca del cibo, avvicinarsi anche a meno di due metri. E’ sempre molto attivo e difficilmente si osserva fermo. UGO SCORTEGAGNA (ON, AE - CAI MIRANO) L’uomo quando interviene nelle cose della natura fa più male che bene. Un parco naturale non può diventare una specie di croce rossa degli animali. Per salvarli dallo sterminio, non occorre difenderli dall’aquila, dal lupo, dalla valanga, dalla fame: basta proteggerli dall’uomo! Classe Mammiferi Ordine Artiodattili Famiglia Bovidi Ovis musimon, Schreber 1872. presenza di due grandi e robuste corna fisse su una cavicchia ossea dell’osso fronCaratteristiche tale; le corna crescono ad anelli di anno in anno, quasi toccandosi alla base e formando via via una spirale laterale, e arrivano a misurare negli esemplari più anziani fino a 75 centimetri.Nel muflone della Corsica, anche le femmine possono presentare abbozzi cornei.Il pelo è ispido e assume due mute nel corso dell’anno: bruno scuro, folto e con una criniera grigio nerastra su collo e giogaia in autunno-inverno; fulvo e corto da metà primavera. In entrambi i mantelli, il ventre, il posteriore e la parte distale delle zampe rimangono bianche. La mascherina bianca sul muso è caratteristica dell’età e aumenta nel maschio e nella femmina. Gli esemplari di sesso maschile, dal secondo anno di vita inoltre, possono presentare una ampia macchia bianca sulla fossa dei fianchi, la “sella”, tipica della specie di origine sarda. Le femmine sono di colore marrone chiaro. La vita media è compresa tra i 12 e i 15 anni, ma le femmine sono anche più longeve. Habitat e diffusione. Il muflone predilige l’ambiente roccioso, ma gradisce i boschi di latifoglie collinari e di media alta montagna anche con itto sottobosco, le aree incolte e la macchia mediterranea.In Italia è presente, oltre che con una buona popolazione autoctona in Sardegna tra il Gennargentu e i Supramontes, anche in alcune isole minori e in varie zone della penisola, in particolare nell’Appennino centro-settentrionale e nelle fasce prealpine. A partire dall’XVIII secolo è stato introdotto per la capacità di adattarsi a qualunque ambiente nell’Europa continentale ed in seguito anche negli Stati Uniti e in Sud America, dove si registrano popolazioni stabili. Riproduzione. La stagione degli amori avviene tra settembre e dicembre a seconda dell’ambiente. Durante questo periodo, i maschi, attratti dall’estro delle femmine, si avvicinano alle greggi e si esibiscono in spettacolari duelli. La gravidanza ha una durata di 22 settimane e al termine, tra fine febbraio e fine aprile, viene partorito solitamente un unico cucciolo in grado di camminare subito dopo la nascita. I piccoli sono facili prede per le aquile. Al sopraggiungere dell’estate le femmine con la loro prole e i giovani maschi si riuniscono e formano greggi di 30-40 individui. Verso. Belato, emesso soprattutto dai piccoli mufloni e dalle madri (le mufle). Il grido di allarme è una sorta di starnuto. Abitudini e alimentazione. Sono animali piuttosto gregari. Le femmine con la loro prole vivono in greggi. I maschi giovani formano gruppi separati e meno consistenti numericamente, solitamente composti da animali della stessa età, mentre i maschi più anziani sono soliti vivere da soli. Come le capre selvatiche, il muflone non assume normalmente un comportamento territoriale. Tuttavia nel caso di conflitti per il territorio o l’accoppiamento il maschio scuote nervosamente la testa da un lato all’altro in atteggiamento minaccioso verso i potenziali rivali. Sono tendenzialmente erbivori, ma si adatta facilmente anche ad altri alimenti di origine vegetale, come rosicchiare la corteccia delle piante. In Sardegna vivono spesso in zone in cui sono presenti i tassi (Taxus bacata) di cui sono ghiotti. Possiedono infatti un enzima, comune agli ungulati, che gli consente di metabolizzare le tossine di questa pianta. Curiosità. Le origini del muflone sono da ricercarsi in Asia di cui pare essere la più piccola specie di pecora selvatica. Si pensa infatti che il muflone non sia nativo delle zone che ora ormai popola con gruppi stabili. Non essendo infatti stati ritrovati fossili che possano testimoniare una sua presenta in età glaciale, quando la calotta di ghiaccio aveva unito l’Europa e l’Asia, si è propensi a credere che sia stato importato dall’uomo. Caratteristici sono gli scontri tra maschi nel periodo degli amori. I duelli per conquistare il diritto di accoppiamento possono avvenire o spalla a spalla oppure con forti cozzate delle corna. I maschi si sfidano uno di fronte all’altro, agitando la testa e sbuffando, per prendere poi una breve rincorsa e saltando per scontrarsi violentemente. Il rumore dell’impatto si sente anche a notevole distanza. In genere non si procurano gravi danni grazie alla robusta costituzione fisica, ma può capitare che le corna rimangano incastrate e non riuscendo a liberarsi muoiano di stenti o predati. MICHELA GRIMAL (ON - CAI MIRANO) Renzo Videsott GENNAIO Ph Davide Berton GENNAIO 2010 Nome scientifico 2. CAMOSCIO ALPINO 9. CINCIA BIGIA ALPESTRE Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei passeriformi, lungo, come gli altri della famiglia, tra gli 11 e i 14 cm., apertura alare tra i 20-22 cm e peso di circa 11-12 g. assomiglia alla cincia bigia (Parus palustris), da cui si distingue per lievi differenze nella livrea e soprattutto per diverso habitat. Presenta capo e gola neri con guance bianche,ventre grigio cenere (più scura della cincia bigia), mentre dorso, ali e coda, formata da 12 timoniere, sono grigio-brunastre. Ha il becco corto e abbastanza sottile, zampe, unghie e dita piuttosto robuste, al pari delle altre sottospecie, per agevolare la presa quando deve stanare un insetto anche in posizioni decisamente improbabili ed acrobatiche. Non mostra dimorfismo sessuale. Habitat e diffusione. Specie adattata agli ambienti difficili è tra le cince quella che si spinge più in alto -insieme alla cincia dal ciuffo- essendo stata rinvenuta fino a 2200 m. di quota. È strettamente legata ai boschi di conifere dell’orizzonte montano superiore e subalpino, in particolare quelli in zone ricche d’acqua. In inverno può scendere a quote più basse. È presente sia sulle Alpi che sugli Appennini e, salvo i limitati spostamenti invernali si può considerare stanziale. Riproduzione. Si riproduce in aprile-maggio con 6-8 uova, piccole, lisce, lucide, bianche con puntini rosso-marroni che schiudono dopo circa 15 giorni; i piccoli poi vengono accuditi da entrambi i genitori per circa altri 17-19 giorni. La coppia collabora anche alla preparazione del nido, che viene in genere scavato in tronchi o rami marcescenti, per poi essere foderato dalla femmina con piume, muschio e fibre vegetali. A volte possono essere anche utilizzati vecchi nidi abbandonati da altri uccelli, come i picchi, ma non disdegnano neppure i nidi artificiali. Canto e richiamo. È un tiu-tiu prolungato e alternato a gor- 230 PAGINE A COLORI 1° PARTE GENERALE 2° PARTE AGENDA SETTIMANALE 3° PARTE RUBRICA S. Giovanni Bosco 7,51 31 . 5 - 334 17,14 12 pertanto difesa coraggiosamente con sbuffi e colpi di becco. Per nutrire i piccoli e la femmina il maschio cattura moltissimi insetti dannosi per l’agricoltura. PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO) 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 S D L M M G V S D L M M G V S D ANIMALI PRINCIPALI 138 SCHEDE: ANIMALI DELLE MONTAGNE ITALIANE 200 FOTOGRAFIE E DISEGNI