(Budapest, 1903 - Washington, 1957) Von Neumann fu un bambino prodigio: a sei anni conversava con il padre in greco antico a otto conosceva l'analisi a dieci aveva letto un'intera enciclopedia storica e parlava quattro lingue quando vedeva la madre assorta le chiedeva che cosa stesse calcolando in bagno si portava due libri, per paura di finire di leggerne uno prima di aver terminato frequentò contemporaneamente le università di Budapest e Berlino, e l'ETH di Zurigo a ventidue anni era laureato in ingegneria chimica, ed in matematica. Nel 1911 entra nel Ginnasio Luterano e le sue capacità matematiche non passarono inosservate, tanto che Laszlo Ratz, il prestigioso professore di matematica del ginnasio, si adoperò affinché al giovane fosse seguito da un precettore privato universitario. In questo ambiente John matura la convinzione che gli aspetti economici e sociali della società e le relazioni tra individui possono essere trattati in termini matematici, questa visione "pan matematica" del mondo caratterizzerà il suo pensiero . La sua passione per la matematica lo portò ad essere nominato “migliore studente di matematica dell’Ungheria”. Ma il padre cercò di convincerlo ad intraprendere la carriera negli affari o, quantomeno, di seguire corsi universitari meno teorici e più rivolti ad applicazioni pratiche. Arriva a un compromesso si iscrive anche a chimica, infatti, a ventidue anni, si laurea in ingegneria chimica presso Zurigo e in matematica a Budapest Con il contributo di von Neumann il sistema assiomatico della teoria degli insiemi divenne pienamente soddisfacente, e la domanda successiva fu se esso fosse anche definitivo, e non ulteriormente migliorabile. Una risposta fortemente negativa venne nel settembre del 1930 quando in un congresso Kurt Gödel annunciò il suo famoso primo teorema: gli usuali sistemi assiomatici sono incompleti, nel senso che non possono dimostrare tutte le verità esprimibili nel loro linguaggio. Il risultato era innovativo ma von Neumann, confermò la sua fama di pensatore istantaneo, ed in meno di un mese comunicò a Gödel un'interessante conseguenza del suo teorema: gli usuali sistemi assiomatici non possono dimostrare la propria consistenza. Questa conseguenza fu considerata originariamente da Gödel soltanto una curiosità; per questo motivo il risultato si chiama oggi secondo teorema di Gödel, senza menzioni al nome di von Neumann. Dopo aver completato l'assiomatizzazione della teoria degli insiemi von Neumann affrontò quella della meccanica quantistica. Egli si accorse immediatamente, nel 1926, che un sistema quantistico si poteva considerare come un punto di un cosiddetto spazio di Hilbert, analogo a quello euclideo ma con infinite dimensioni. La fisica della meccanica quantistica veniva così ridotta alla matematica degli operatori su spazi di Hilbert, e nel 1932 scrisse “ Fondamenti matematici della meccanica quantistica”. In un complementare lavoro del 1936 von Neumann provò (insieme a Garrett Birkhoff) che la meccanica quantistica richiede anche una logica sostanzialmente diversa da quella della fisica classica, mostrando così matematicamente che la rottura col senso comune richiesto dalla fisica dei quanti è sia radicale che irrimediabile. Fino agli anni '30 l'economia sembrava aver usato molta matematica, ma a sproposito; egli propose la teoria dei giochi e la teoria dell'equilibrio generale. Il suo primo contributo fu il teorema minimax del 1928: esso stabilisce che in certi giochi a somma zero (in cui cioè la vincita di un giocatore è uguale e contraria alla perdita dell'altro giocatore) e ad informazione perfetta (in cui cioè ogni giocatore conosce esattamente sia le strategie dell'altro giocatore, che le loro conseguenze), esiste una strategia che permette ad entrambi i giocatori di minimizzare le loro massime perdite (da cui il nome minimax ). Il secondo contributo di von Neumann fu la soluzione nel 1937 di un problema risalente a Leon Walras nel 1874: l'esistenza di situazioni di equilibrio nei modelli matematici dello sviluppo del mercato, basati sulla domanda e sull'offerta (attraverso prezzi e costi). Egli vide anzitutto che un modello andava espresso mediante disequazioni (come si fa oggi) e non equazioni (come si era fatto fino ad allora). Nel 1937 appena ricevuta la cittadinanza statunitense, iniziò ad interessarsi di problemi matematici “applicati”. Egli divenne rapidamente uno dei maggiori esperti di esplosivi, e si impegnò in un gran numero di consulenze militari, soprattutto per la marina . Il suo risultato più famoso nel campo fu la scoperta che le bombe di grandi dimensioni sono più devastanti se scoppiano prima di toccare il suolo, i media sostennero più semplicemente che von Neumann aveva scoperto che è meglio mancare il bersaglio che colpirlo. L'applicazione più infame del risultato si ebbe il 6 e 9 agosto del 1945, quando furono bombardate Hiroshima e Nagasaki. Questo non fu comunque l'unico contributo di von Neumann alla guerra atomica. Dal punto di vista tecnico, ancora più sostanziale fu il suo lavoro sulla cosiddetta lente di implosione : la stratificazione di esplosivi attorno alla massa di plutonio che permette di comprimerla fino ad innescare la reazione a catena. Secondo il suo stesso direttore Robert Oppenheimer, l'impresa atomica aveva mutato gli scienziati in "distruttori di mondi“, ma il commento di von Neumann fu che "a volte qualcuno confessa una colpa per prendersene il merito". Egli proseguì poi imperterrito e divenne, assieme a Teller, il convinto padrino del successivo progetto di costruzione della bomba all'idrogeno. Von Neumann aveva avuto una carriera accademica fulminea come il suo intelletto, ottenendo a ventinove anni una delle prime cinque cattedre dell’ Institute for Advanced Studies di Princeton (un'altra era andata ad Einstein). Egli dovette quindi cercare altri campi per soddisfare le sue ambizioni, e li trovò nella collaborazione con il complesso militare. Fu il presidente del cosiddetto Comitato von Neumann per i missili dapprima, e membro della ristretta Commissione per l'Energia Atomica poi, possiamo affermare che a partire dal 1953 e fino alla sua morte egli fu lo scienziato con il maggiore potere politico negli Stati Uniti. La complessità dei calcoli balistici richiesti per le tavole di tiro di armamenti sempre più sofisticati aveva portato, nel 1943, al progetto del calcolatore elettronico ENIAC di Filadelfia. Non appena ne venne a conoscenza, nell'agosto 1944, von Neumann vi si buttò a capofitto: nel giro di quindici giorni dalla sua entrata in scena, il progetto del calcolatore veniva modificato in modo da permettere la memorizzazione interna del programma. Così l'ENIAC, macchina universale inventata da Alan Turing nel 1936, diveniva un computer programmabile nel senso moderno del termine. Nel frattempo un nuovo modello di computer, l'EDVAC, era in cantiere, e ne assunse la direzione. Nel 1945 egli scrisse un famoso rapporto teorico, che divenne un classico dell'informatica: in esso la struttura della macchina era descritta negli odierni termini di memoria, controllo, input e output. L'effettiva costruzione della macchina andò a rilento per le sue cattive maniere, ed in particolare il fatto che egli contrabbandasse sotto il suo nome molte delle innovazioni che erano frutto di lavoro comune, non erano piaciute al resto del gruppo di lavoro dell'EDVAC, che si sfaldò subito dopo la guerra. EDVAC (1952) (Electronic Discrete Variable Automatic Computer) Consumo: 52KW, peso: 7.847 Kg, costo stimato: $467.000, occupazione: 45 m², tempo medio tra un errore e l'altro: 8 ore Il progetto iniziale tracciato a mano da Von Neumann Operatore alla console Interno Visione d’insieme Il tamburo magnetico, aggiunto successivamente al progetto dell'EDVAC Anche von Neumann se ne andò dal miglior offerente, e cioè all'Istituto di Princeton. Qui egli si dedicò alla progettazione di un nuovo calcolatore, producendo una serie di lavori che portarono alla definizione di quella che oggi è nota come architettura di von Neumann: in particolare, la distinzione tra memoria primaria (ROM) e secondaria (RAM), e lo stile di programmazione mediante diagrammi di flusso. Anche questa macchina non fu fortunata inaugurata con una serie di calcoli per la bomba all'idrogeno, fu smantellata nel 1957. Lo schema si basa su quattro componenti fondamentali: 1. CPU o unità di lavoro che si divide a sua volta in 1. Unità di calcolo o ALU 2. Unità di controllo 2. Unità di memoria, intesa come memoria di lavoro o memoria principale (RAM, Random Access Memory) 3. Unità di input, tramite la quale i dati vengono inseriti nel calcolatore per essere elaborati 4. Unità di output, necessaria affinché i dati elaborati possano essere restituiti all'operatore 5. Uno speciale registro dentro la ALU detto accumulatore, che faceva da buffer tra input e output grazie a una speciale istruzione che caricava una parola dalla memoria all'accumulatore e viceversa. Oltre che per varie applicazioni tecnologiche (dalla matematica alla metereologia), egli utilizzò il computer come spunto per lo studio di una serie di problemi ispirati dall'analogia fra macchina e uomo: la logica del cervello, il rapporto fra l'inaffidabilità dei collegamenti e la loro ridondanza, e il meccanismo della riproduzione. Egli inventò in particolare un modello di macchina (automa cellulare) in grado di autoriprodursi, secondo un meccanismo che risultò poi essere lo stesso di quello biologico in seguito scoperto da James Watson e Francis Crick (premi Nobel per la medicina nel 1962). J. Presper Eckert (1919-1995) John William Mauchly (1907-1980) Nell'estate del 1941 John W. Mauchly (19071980), ricercatore presso l’Università della Pennsylvania, ebbe l'opportunità di visionare nei particolari il computer realizzato da Atanasoff, col quale scambiò moltissime opinioni. Con l'assistenza di John Presper Eckert nel 1942 iniziò a progettare un computer elettronico, che si rifaceva all'ABC di Atanasoff ma includeva anche una serie di nuove interessanti idee. L a costruzione del calcolatore, iniziata nel 1943, fu finanziata dall'esercito americano ($500.000), che necessitava di un apparecchio studiato per la preparazione di tabelle balistiche, simulando le traiettorie di proiettili in base alle diverse condizioni (vento, resistenza all'aria, eccetera), ma anche con la capacità di operare per scopi generali. Calcolare tabelle di tiro all'epoca era un'impresa eccezionale: la soluzione delle equazioni differenziali richiedeva 20 ore di lavoro umano; 15 minuti se si utilizzava l'analizzatore differenziale di Bush, ma di questa macchina esistevano soltanto due enormi esemplari. E, all'indomani di Pearl Harbour, la richiesta di questi calcoli veloci iniziò a farsi pressante. Il progetto fu completato nel novembre 1945: la grandiosa macchina prese il nome di ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Computor), ed era composto da oltre 100.000 componenti (di cui 18.000 valvole), era alto 3 metri per 25 di lunghezza e pesava 30 tonnellate; sia l'ingresso sia l'uscita delle informazioni avvenivano tramite le classiche schede perforate. Enorme era il calore generato dalla macchina, così come il consumo, visto che il suo fabbisogno di elettricità richiedeva l’uso di una piccola centrale elettrica: ma riusciva a calcolare una tabella di tiro in soli 30 secondi. Nello stile americano, la cerimonia di inaugurazione del calcolatore, nel febbraio 1946, fu imponente: l'ENIAC era effettivamente la macchina di calcolo più veloce e potente mai costruita fino ad allora (5000 operazioni al secondo contro le 3 dell’Harvard Mark I, ad una velocità di 100 kHz): i giornalisti accorsi definirono l’ENIAC "più veloce del pensiero" e Mauchly ed Eckert furono consacrati come gli inventori del primo calcolatore digitale elettronico a scopi generali. Poiché era stato costruito in poco tempo in quanto progetto bellico esso poteva eseguire solamente operazioni in sequenza, senza possibilità di salti da un'istruzione all'altra; inoltre la sua programmazione era particolarmente complicata, in quanto dovevano essere predisposti manualmente immensi pannelli formati da fili elettrici ed interruttori per impostare un algoritmo risolutivo. Ed è per questo che, ancor prima di terminare l'ENIAC, i progettisti iniziarono a pensare a nuovi sistemi di memorizzazione dei programmi da eseguire sui calcolatori. L'ENIAC andò in pensione il 2 ottobre 1955, dopo aver lavorato a pieno ritmo per anni e dopo molteplici modifiche. L'ENIAC testimoniava anche che la tecnologia a valvole, malgrado queste fossero poco affidabili, consentiva di ottenere velocità di elaborazione non paragonabili con le tecnologie precedenti. Potremmo chiederci quale sarebbe stato oggi lo sviluppo dei calcolatori se l'ENIAC fosse stato finanziato e costruito prima, visto che questi materiali erano già disponibili da 10-15 anni. Negli USA nel 1951 Eckert e Mauchly per la Rand Corporation realizzano il primo computer commerciale, UNIVAC I (UNIVersal Automatic Computer); questo fu anche il primo elaboratore in grado di trattare sia dati numerici che informazioni alfabetiche. Contribuirono alla realizzazione dell'EDVAC anche se con molte controversie, anche legali, che li hanno visti schierati contro von Neumann e lo stesso Goldstine. Dr. J. Presper Eckert (foto pubblicitaria del LARC System della Sperry Univac) L'EDVAC (Electronic Discrete Variable Automatic Computer) sarà uno degli ultimi prototipi di computer costruito alla fine degli anni '40, pur essendo stata la prima macchina di questo tipo messa in cantiere: infatti sarà completata solo nel 1951. A partire dal 1951, l'UNIVAC e poi l'IBM 701 saranno i primi modelli messi in commercio, direttamente influenzati da prototipi quali l'EDVAC, la macchina IAS, il BINAC, l'EDSAC e il Manchester Mark 1. John Vincent Atanasoff (1903-1995) Fisico e ingegnere americano di origine bulgara. Intorno al 1937 negli USA iniziò a progettare, con il suo collaboratore Clifford Berry, uno strumento d'ausilio nella soluzione di sistemi di equazioni lineari. Scartata l'idea di apparecchi analogici o a schede perforate, troppo lenti nella ricerca di soluzioni, optarono per una macchina interamente elettronica di tipo binario, che utilizzasse le valvole come componente principale, grazie alla sua enorme velocità rispetto ai relé. Dopo un primo prototipo dimostratosi funzionante, avviarono la costruzione di un calcolatore basato su elettronica con sistema binario: era formato da una rete di valvole e da un inedito apparato di memoria a condensatori su tamburo rotante, con input-output su schede perforate. Il sistema fu terminato nel dicembre 1939 e prese il nome di Atanasoff-Berry Computer (ABC); l'unico difetto che dimostrava era nel sistema a schede perforate, un inedito modello ad alta velocità che, a causa dei suoi occasionali malfunzionamenti, impedì un utilizzo concreto della macchina. ABC prog Egli definisce la sua creatura "macchina per il computo elettronico" ABC, dove AB sono le iniziale dei cognomi, e la C è usata per indicare per la prima volta il Computer. L'origine del nome é molto semplice, in rumeno, calcolare, si dice appunto còmputà = contare, dall'antica radice latina-romana, compurare = fare di conto. Purtroppo l'incombere della guerra non permise ulteriori affinamenti; Atanasoff e Berry lasciarono l'Università nel 1942 e l'esistenza del calcolatore fu velocemente dimenticata; addirittura venne smantellato, senza intrerpellare gli inventori, nel 1948. Solo molti anni più tardi, dopo una lunga causa conclusasi nel 1972, Atanasoff fu giustamente riconosciuto ufficialmente come l’inventore del primo calcolatore digitale elettronico. Il tamburo è l'unica parte rimanente del computer, salvata dallo smantellamento del 1948. Esso ruotava ad una velocità di un giro al secondo. computer ABC (Londra, 1912 Manchester, 1954) L’infanzia di Alan e del fratello John fu difficile e solitaria, trascorsa in Inghilterra lontano dai genitori, in case di amici di famiglia. Amava fare esperimenti di chimica, sdraiarsi e osservare il passaggio delle nuvole, come disse la madre, "guardar crescere le margherite". Leggeva moltissimo e aveva una spiccata intuizione, ma gli insegnanti avevano di lui una pessima reputazione. Si diplomò con difficoltà e nel 1931 andò a Cambridge dove conobbe Christopher Morcom; i due, mistero delle grandi amicizie, legarono fortemente ed era facile trovarli a discutere di alti problemi scientifici o a scherzare. Nel 1928 Morcom fece domanda al Trinity College, Turing decise di seguire l'amico. Risultato: Morcom promosso all'esame di ammissione, Turing bocciato. Ma il peggio doveva ancora venire. Due mesi dopo, l'amicizia tra i due si interruppe,il grande amico di Alan morì di tubercolosi. Decise fermamente di entrare al King's College come se volesse rendere l'ultimo omaggio all'amico scomparso. Riuscì a ottenere una borsa di studio al Trinity. Nel 1934 Alan si laureò in matematica con ottimi voti, assecondato dai professori che avevano capito il genio estroso di un allievo tanto eccentrico. In questo ambiente ricco e stimolante, che lo accolse senza condannare le sue stramberie, Turing attraversò di corsa quel viale con il suo articolo più celebre: "Sui numeri computabili, con un'applicazione al problema della decidibilità“, dove descriveva, per la prima volta, quella che verrà poi definita come la macchina di Turing e che lo consegnerà alla storia. Con questo articolo Turing si era cimentato nella questione che il grande matematico David Hilbert aveva lanciato al mondo scientifico alcuni anni prima, ritenendo che il problema fosse insolubile così come dimostrò, in seguito, Kurt Gödel con il suo teorema. Ma nel Manifesto viene affermata la costruibilità della macchina universale (già anticipata nel secolo dei lumi da Leibniz) nonostante il fatto che la stessa avrebbe presentato i limiti del ragionamento logico-matematico dell’uomo. Questa macchina sarebbe stata fallibile, ma anche plastica ed evolutiva, esattamente come la nostra mente, e sarebbe stata capace di esprimere una intelligenza meccanica (artificiale) analoga a quella umana. Lo studio delle problematiche di Hilbert e di Gödel mise Turing in contatto con un matematico americano, Alonzo Church, col quale si recò a studiare a Princeton dal 1936 al 1938. Tornato in Inghilterra all’inizio della seconda guerra mondiale Turing mise le sue capacità matematiche al servizio del “Department of Comunications” inglese, presso il Government Code per decifrare i messaggi cifrati dei tedeschi, cosa particolarmente difficile in quanto gli stessi tedeschi utilizzavano uno strumento denominato “Enigma” che generava un codice complesso e che mutava costantemente. Durante questo periodo Turing lavorò alla creazione di una macchina chiamata “Colossus”, un mastodonte fatto di relè, fili e motori elettrici (quasi duemila valvole termoioniche, di nastri perforati e lettori ottici) in grado di decifrare il codice segreto tedesco con l’elaborazione di uno sterminato numero di ipotesi matematiche. Con Colossus contribuì in modo decisivo alla vittoria degli alleati nella guerra contro il nazismo. Questo suo merito venne in seguito coperto dalla segretazione voluta da W. Churchill. Turing era un eroe e ben pochi sapevano il perché. Dovranno passa altri 30 anni prima che il mondo venga a conoscenza di questa vicenda e dei suoi protagonisti. Al termine del conflitto mondiale Turing tornò alla vita accademica all’Università di Manchester. Il suo lavoro in un primo tempo, nel 1945, fu rivolto alla predisposizione dell’“Automatic Computing Engine” (ACE), "ace" significa "asso", un nome particolarmente gradito ad Alan. A sua disposizione c'è lo staff di tecnici, ingegneri, matematici, fisici dell'APL. La sua idea era quella di render l'hardware della macchina molto semplice, in quanto deve solo prelevare e scrivere le istruzioni presenti in memoria e renderle operative; invece, tutta la complessità delle operazioni è concentrata nelle istruzioni date alle macchina. Il primo passo prevede la realizzazione di un sistema di memoria, rapido, affidabile, ed economico. La scelta ricade su un sistema basato su linee di ritardo acustiche, che si basa sul tempo impiegato da un'onda sonora ad attraversare un tubo di una certa lunghezza (sistema già conosciuto ed impiegato per il radar). Il problema della scelta condizionale viene risolto brillantemente da Alan a livello di istruzioni, senza la necessità di alcuna implementazione nell'hardware. Per quanto riguarda le dimensioni, in uno dei primi rapporti si parla di un intero edificio di 130 metri quadrati. Inoltre prevede che l'ACE possa svolgere il compito di 10000 persone addette al calcolo. Arriva a prevedere un accesso al calcolatore da postazioni decentralizzate collegate alla macchina tramite linee telefoniche, tutte idee che anticipano notevolmente i tempi! Nonostante le risorse, l'impegno ed il genio di Alan, la realizzazione dell'ACE procede con notevoli difficoltà: per anticipare tempi si dà inizio anche alla scrittura delle tavole di istruzioni. Purtroppo iniziano anche i contrasti tra Alan e gli altri responsabili del progetto; da un lato Alan aveva parlato, al di fuori della struttura, delle sue idee sulla costruzione di un cervello elettronico e la risonanza data alla stampa aveva innervosito molto l'NPL; dall'altro si voleva dar vita, quanto prima, ad un prototipo funzionante dell‘ACE, ma ciò comporta notevoli modifiche al progetto di Alan fino al punto di stravolgerlo. Il 18 agosto 1947 inizia la costruzione dell'ACE, ma il 30 settembre, Alan viene elegantemente allontanato dalla struttura e gli viene concesso di tornare ai suoi studi teorici per un anno, in attesa della costruzione dell'ACE. L'anno di allontanamento dal progetto ACE segna la fine dei rapporti tra Alan e l'NPL, infatti decide di accettare un posto nel progetto di Newman; insieme nel 21 giugno 1948 riescono a far girare il primo programma: si trattava della prima volta al mondo in cui viene eseguito un programma su un calcolatore elettronico digitale a programma immagazzinato. Successivamente iniziò ad esplorare la relazione tra computer, mente umana e natura. Scrisse nel 1948 un saggio dal titolo “Intelligent machinery”, pubblicato nel 1969, in cui, per la prima volta venne formulato il concetto per il quale la macchina avrebbe potuto esprimere una vera e propria intelligenza (artificiale). Turing esordì così: "Propongo di considerare la domanda: possono le macchine pensare? “. La sfida era lanciata. I semi dell'Intelligenza Artificiale, appena germogliati. Nell'articolo, l'autore inventò quello che è conosciuto come "test di Turing". Un aspetto poco noto delle ultime ricerche di Turing riguardò la biologia. Nel 1952, due anni prima di morire, pubblicò " Le basi chimiche della morfogenesi", l'unico articolo che riuscì a terminare, nonostante ne avesse iniziati altri. Nell'articolo Turing si pose il problema di come fosse possibile che da una singola cellula uovo che si divide in altre cellule identiche, poteva svilupparsi un bambino piuttosto che uno scoiattolo o un geranio. Cercò di sviluppare un modello matematico che potesse descrivere la morfogenesi, arrivando a strutturare una teoria affascinante ma incompleta. Poi tra il 1946 ed il 1948, Turing lavorò di nuovo all’Università di Manchester, col suo amico e maestro Max Newman e collaborò con un gruppo di scienziati dando vita al primo calcolatore elettronico digitale della storia (21 giugno 1948) cui venne dato il nome di Mark I. Esso era lungo venti metri, alto quasi tre, pesava cinque tonnellate e aveva 3304 relè che emettevano un rumore metallico simile a quello prodotto da centinaia di ferri da calza sfregati insieme. Un po' esuberante e malvisto per le sue tendenze omosessuali nella rigida Inghilterra del dopoguerra, Turing fu arrestato nel 1952 in seguito alla denuncia pervenuta alla polizia circa una sua relazione con un giovane di Manchester. Fu processato e condannato, potè evitare la prigione accettando di sottoporsi a una cura di estrogeni che lo resero però impotente e gli fecero crescere i seni. Alan Mathison Turing morì in circostanze tragiche e misteriose, forse suicida (mangiando una mela che lui stesso aveva avvelenato con il cianuro), il 7 giugno 1954 all’età di soli 42 anni, abbandonato e disconosciuto sia dal mondo della politica che da quello dell’Accademia. Oggi la sua grandezza lentamente studiata è stata progressivamente riconosciuta, l’Autore del Manifesto dell’Intelligenza Artificiale, il geniale, timido e schivo Alan Turing troverà il posto che merita nella storia come colui il quale contribuì in modo decisivo ad una invenzione che sta cambiando, e sempre più cambierà, il mondo. Ebbe una passione per esperimenti ed invenzioni fin dall'infanzia, per la bicicletta e la corsa dall'adolescenza fino alla morte. Il suo aspetto era trasandato, con la barba sempre lunga e le unghie sporche. Fu infantile, ad esempio, si fece regalare un orsacchiotto di pezza per Natale, a ventidue anni. Fu antiaccademico, questo fu una delle cause per le sue ripetute difficoltà nell'avere un lavoro universitario, era ancora assistente a trentasei anni. Non sopportava gli sciocchi, ed abbandonava le conversazioni vuote senza una parola di commiato. Imparò a fare la maglia da una ragazza che aveva deciso di sposare, nonostante la propria omosessualità. Andava in bicicletta con la maschera antigas durante il periodo dell'impollinazione, per evitare la febbre da fieno. Legava la tazza da tè al termosifone con un lucchetto, per evitare che gli fosse rubata. Portava la giacca del pigiama al posto della camicia. Pretendeva di poter lavorare quando si sentiva,in particolare, di notte. Gettava nel cestino le lettere della madre senza leggerle, dicendo che ella stava certamente benissimo. Faceva calcoli, anche durante le conferenze pubbliche, con numeri in base 32 scritti all'indietro (come si dovevano inserire nel computer). Giocava a tennis nudo sotto un impermeabile. che la mela con un morso, il famoso simbolo “Apple” dei computer Macintosh, sia un omaggio ad Alan Turing.