storia dei principali personaggi - parte ii

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(Budapest, 1903 - Washington, 1957)
Von Neumann fu un bambino prodigio:
a sei anni conversava con il padre in greco
antico
a otto conosceva l'analisi
a dieci aveva letto un'intera enciclopedia
storica e parlava quattro lingue
quando vedeva la madre assorta le chiedeva
che cosa stesse calcolando
in bagno si portava due libri, per paura di
finire di leggerne uno prima di aver terminato
frequentò contemporaneamente le università
di Budapest e Berlino, e l'ETH di Zurigo
a ventidue anni era laureato in ingegneria
chimica, ed in matematica.
Nel 1911 entra nel Ginnasio Luterano e le sue
capacità matematiche non passarono
inosservate, tanto che Laszlo Ratz, il prestigioso
professore di matematica del ginnasio, si
adoperò affinché al giovane fosse seguito da un
precettore privato universitario.
In questo ambiente John matura la convinzione
che gli aspetti economici e sociali della società e
le relazioni tra individui possono essere trattati in
termini matematici, questa visione "pan
matematica" del mondo caratterizzerà il suo
pensiero .
La sua passione per la matematica lo
portò ad essere nominato “migliore
studente di matematica dell’Ungheria”.
Ma il padre cercò di convincerlo ad
intraprendere la carriera negli affari o,
quantomeno, di seguire corsi universitari
meno teorici e più rivolti ad applicazioni
pratiche. Arriva a un compromesso si
iscrive anche a chimica, infatti, a ventidue
anni, si laurea in ingegneria chimica
presso Zurigo e in matematica a Budapest
Con il contributo di von Neumann il sistema assiomatico
della teoria degli insiemi divenne pienamente
soddisfacente, e la domanda successiva fu se esso fosse
anche definitivo, e non ulteriormente migliorabile.
Una risposta fortemente negativa venne nel settembre del
1930 quando in un congresso Kurt Gödel annunciò il suo
famoso primo teorema: gli usuali sistemi assiomatici sono
incompleti, nel senso che non possono dimostrare tutte le
verità esprimibili nel loro linguaggio.
Il risultato era innovativo ma von Neumann, confermò la
sua fama di pensatore istantaneo, ed in meno di un mese
comunicò a Gödel un'interessante conseguenza del suo
teorema: gli usuali sistemi assiomatici non possono
dimostrare la propria consistenza.
Questa conseguenza fu considerata originariamente da
Gödel soltanto una curiosità; per questo motivo il risultato
si chiama oggi secondo teorema di Gödel, senza
menzioni al nome di von Neumann.
Dopo aver completato l'assiomatizzazione della
teoria degli insiemi von Neumann affrontò quella
della meccanica quantistica. Egli si accorse
immediatamente, nel 1926, che un sistema
quantistico si poteva considerare come un punto
di un cosiddetto spazio di Hilbert, analogo a
quello euclideo ma con infinite dimensioni.
La fisica della meccanica quantistica veniva così
ridotta alla matematica degli operatori su spazi
di Hilbert, e nel 1932 scrisse “ Fondamenti
matematici della meccanica quantistica”.
In un complementare lavoro del 1936 von
Neumann provò (insieme a Garrett Birkhoff) che
la meccanica quantistica richiede anche una
logica sostanzialmente diversa da quella della
fisica classica, mostrando così matematicamente
che la rottura col senso comune richiesto dalla
fisica dei quanti è sia radicale che irrimediabile.
Fino agli anni '30 l'economia sembrava aver usato
molta matematica, ma a sproposito; egli propose la
teoria dei giochi e la teoria dell'equilibrio generale.
Il suo primo contributo fu il teorema minimax del
1928: esso stabilisce che in certi giochi a somma
zero (in cui cioè la vincita di un giocatore è uguale e
contraria alla perdita dell'altro giocatore) e ad
informazione perfetta (in cui cioè ogni giocatore
conosce esattamente sia le strategie dell'altro
giocatore, che le loro conseguenze), esiste una
strategia che permette ad entrambi i giocatori di
minimizzare le loro massime perdite (da cui il nome
minimax ).
Il secondo contributo di von Neumann fu la soluzione
nel 1937 di un problema risalente a Leon Walras nel
1874: l'esistenza di situazioni di equilibrio nei modelli
matematici dello sviluppo del mercato, basati sulla
domanda e sull'offerta (attraverso prezzi e costi). Egli
vide anzitutto che un modello andava espresso
mediante disequazioni (come si fa oggi) e non
equazioni (come si era fatto fino ad allora).
Nel 1937 appena ricevuta la cittadinanza statunitense, iniziò
ad interessarsi di problemi matematici “applicati”. Egli
divenne rapidamente uno dei maggiori esperti di esplosivi, e
si impegnò in un gran numero di consulenze militari,
soprattutto per la marina .
Il suo risultato più famoso nel campo fu la scoperta che le
bombe di grandi dimensioni sono più devastanti se
scoppiano prima di toccare il suolo, i media sostennero più
semplicemente che von Neumann aveva scoperto che è
meglio mancare il bersaglio che colpirlo. L'applicazione più
infame del risultato si ebbe il 6 e 9 agosto del 1945, quando
furono bombardate Hiroshima e Nagasaki.
Questo non fu comunque l'unico contributo di von Neumann
alla guerra atomica. Dal punto di vista tecnico, ancora più
sostanziale fu il suo lavoro sulla cosiddetta lente di
implosione : la stratificazione di esplosivi attorno alla massa
di plutonio che permette di comprimerla fino ad innescare la
reazione a catena. Secondo il suo stesso direttore Robert
Oppenheimer, l'impresa atomica aveva mutato gli scienziati
in "distruttori di mondi“, ma il commento di von Neumann fu
che "a volte qualcuno confessa una colpa per prendersene
il merito". Egli proseguì poi imperterrito e divenne, assieme
a Teller, il convinto padrino del successivo progetto di
costruzione della bomba all'idrogeno.
Von Neumann aveva avuto una carriera
accademica fulminea come il suo intelletto,
ottenendo a ventinove anni una delle prime
cinque cattedre dell’ Institute for Advanced
Studies di Princeton (un'altra era andata ad
Einstein). Egli dovette quindi cercare altri campi
per soddisfare le sue ambizioni, e li trovò nella
collaborazione con il complesso militare.
Fu il presidente del cosiddetto Comitato von
Neumann per i missili dapprima, e membro
della ristretta Commissione per l'Energia
Atomica poi, possiamo affermare che a partire
dal 1953 e fino alla sua morte egli fu lo
scienziato con il maggiore potere politico negli
Stati Uniti.
La complessità dei calcoli balistici richiesti per le
tavole di tiro di armamenti sempre più sofisticati
aveva portato, nel 1943, al progetto del calcolatore
elettronico ENIAC di Filadelfia. Non appena ne
venne a conoscenza, nell'agosto 1944, von
Neumann vi si buttò a capofitto: nel giro di quindici
giorni dalla sua entrata in scena, il progetto del
calcolatore veniva modificato in modo da
permettere la memorizzazione interna del
programma. Così l'ENIAC, macchina universale
inventata da Alan Turing nel 1936, diveniva un
computer programmabile nel senso moderno del
termine.
Nel frattempo un nuovo modello di computer,
l'EDVAC, era in cantiere, e ne assunse la
direzione. Nel 1945 egli scrisse un famoso
rapporto teorico, che divenne un classico
dell'informatica: in esso la struttura della macchina
era descritta negli odierni termini di memoria,
controllo, input e output.
L'effettiva costruzione della macchina andò a
rilento per le sue cattive maniere, ed in particolare
il fatto che egli contrabbandasse sotto il suo nome
molte delle innovazioni che erano frutto di lavoro
comune, non erano piaciute al resto del gruppo di
lavoro dell'EDVAC, che si sfaldò subito dopo la
guerra.
EDVAC (1952)
(Electronic Discrete Variable Automatic Computer)
Consumo: 52KW, peso: 7.847 Kg, costo stimato: $467.000, occupazione: 45 m²,
tempo medio tra un errore e l'altro: 8 ore
Il progetto iniziale tracciato a mano da Von Neumann
Operatore alla console
Interno
Visione d’insieme
Il tamburo magnetico, aggiunto
successivamente al progetto
dell'EDVAC
Anche von Neumann se ne andò
dal miglior offerente, e cioè
all'Istituto di Princeton. Qui egli si
dedicò alla progettazione di un
nuovo calcolatore, producendo una
serie di lavori che portarono alla
definizione di quella che oggi è
nota come architettura di von
Neumann: in particolare, la
distinzione tra memoria primaria
(ROM) e secondaria (RAM), e lo
stile di programmazione mediante
diagrammi di flusso.
Anche questa macchina non fu
fortunata inaugurata con una serie
di calcoli per la bomba all'idrogeno,
fu smantellata nel 1957.
Lo schema si basa su quattro componenti fondamentali:
1. CPU o unità di lavoro che si divide a sua volta in
1.
Unità di calcolo o ALU
2.
Unità di controllo
2. Unità di memoria, intesa come memoria di lavoro o memoria principale
(RAM, Random Access Memory)
3. Unità di input, tramite la quale i dati
vengono inseriti nel calcolatore per
essere elaborati
4. Unità di output, necessaria affinché
i dati elaborati possano essere restituiti
all'operatore
5. Uno speciale registro dentro la ALU
detto accumulatore, che faceva da buffer
tra input e output grazie a una speciale
istruzione che caricava una parola dalla
memoria all'accumulatore e viceversa.
Oltre che per varie applicazioni tecnologiche
(dalla matematica alla metereologia), egli utilizzò
il computer come spunto per lo studio di una
serie di problemi ispirati dall'analogia fra
macchina e uomo: la logica del cervello, il
rapporto fra l'inaffidabilità dei collegamenti e la
loro ridondanza, e il meccanismo della
riproduzione.
Egli inventò in particolare un modello di
macchina (automa cellulare) in grado di
autoriprodursi, secondo un meccanismo che
risultò poi essere lo stesso di quello biologico in
seguito scoperto da James Watson e Francis
Crick (premi Nobel per la medicina nel 1962).
J. Presper Eckert (1919-1995)
John William Mauchly (1907-1980)
Nell'estate del 1941 John W. Mauchly (19071980), ricercatore presso l’Università della
Pennsylvania, ebbe l'opportunità di visionare nei
particolari il computer realizzato da Atanasoff,
col quale scambiò moltissime opinioni. Con
l'assistenza di John Presper Eckert nel 1942
iniziò a progettare un computer elettronico, che
si rifaceva all'ABC di Atanasoff ma includeva
anche una serie di nuove interessanti idee.
L a costruzione del calcolatore, iniziata nel
1943, fu finanziata dall'esercito americano
($500.000), che necessitava di un apparecchio
studiato per la preparazione di tabelle balistiche,
simulando le traiettorie di proiettili in base alle
diverse condizioni (vento, resistenza all'aria,
eccetera), ma anche con la capacità di operare
per scopi generali.
Calcolare tabelle di tiro all'epoca era
un'impresa eccezionale: la soluzione delle
equazioni differenziali richiedeva 20 ore di
lavoro umano; 15 minuti se si utilizzava
l'analizzatore differenziale di Bush, ma di
questa macchina esistevano soltanto due
enormi esemplari. E, all'indomani di Pearl
Harbour, la richiesta di questi calcoli veloci
iniziò a farsi pressante.
Il progetto fu completato nel novembre 1945: la
grandiosa macchina prese il nome di ENIAC
(Electronic Numerical Integrator And Computor),
ed era composto da oltre 100.000 componenti (di
cui 18.000 valvole), era alto 3 metri per 25 di
lunghezza e pesava 30 tonnellate; sia l'ingresso
sia l'uscita delle informazioni avvenivano tramite
le classiche schede perforate. Enorme era il
calore generato dalla macchina, così come il
consumo, visto che il suo fabbisogno di elettricità
richiedeva l’uso di una piccola centrale elettrica:
ma riusciva a calcolare una tabella di tiro in soli
30 secondi.
Nello stile americano, la cerimonia
di inaugurazione del calcolatore,
nel febbraio 1946, fu imponente:
l'ENIAC era effettivamente la
macchina di calcolo più veloce e
potente mai costruita fino ad allora
(5000 operazioni al secondo contro
le 3 dell’Harvard Mark I, ad una
velocità di 100 kHz): i giornalisti
accorsi definirono l’ENIAC "più
veloce del pensiero" e Mauchly ed
Eckert furono consacrati come gli
inventori del primo calcolatore
digitale elettronico a scopi generali.
Poiché era stato costruito in poco tempo in quanto progetto
bellico esso poteva eseguire solamente operazioni in
sequenza, senza possibilità di salti da un'istruzione
all'altra; inoltre la sua programmazione era particolarmente
complicata, in quanto dovevano essere predisposti
manualmente immensi pannelli formati da fili elettrici ed
interruttori per impostare un algoritmo risolutivo.
Ed è per questo che, ancor prima di terminare l'ENIAC, i
progettisti iniziarono a pensare a nuovi sistemi di
memorizzazione dei programmi da eseguire sui calcolatori.
L'ENIAC andò in pensione il 2 ottobre 1955, dopo aver
lavorato a pieno ritmo per anni e dopo molteplici modifiche.
L'ENIAC testimoniava anche che la
tecnologia a valvole, malgrado queste
fossero poco affidabili, consentiva di
ottenere velocità di elaborazione non
paragonabili con le tecnologie precedenti.
Potremmo chiederci quale sarebbe stato
oggi lo sviluppo dei calcolatori se l'ENIAC
fosse stato finanziato e costruito prima,
visto che questi materiali erano già
disponibili da 10-15 anni.
Negli USA nel 1951 Eckert e Mauchly per la Rand
Corporation realizzano il primo computer commerciale,
UNIVAC I (UNIVersal Automatic Computer); questo fu
anche il primo elaboratore in grado di trattare sia
dati numerici che informazioni alfabetiche.
Contribuirono alla realizzazione dell'EDVAC anche se con
molte controversie, anche legali, che li hanno visti schierati
contro von Neumann e lo stesso Goldstine.
Dr. J. Presper Eckert
(foto pubblicitaria del LARC System della Sperry Univac)
L'EDVAC (Electronic Discrete Variable
Automatic Computer) sarà uno degli ultimi
prototipi di computer costruito alla fine
degli anni '40, pur essendo stata la prima
macchina di questo tipo messa in cantiere:
infatti sarà completata solo nel 1951.
A partire dal 1951, l'UNIVAC e poi l'IBM
701 saranno i primi modelli messi in
commercio, direttamente influenzati da
prototipi quali l'EDVAC, la macchina IAS, il
BINAC, l'EDSAC e il Manchester Mark 1.
John Vincent Atanasoff
(1903-1995)
Fisico e ingegnere americano di origine bulgara.
Intorno al 1937 negli USA iniziò a progettare, con il
suo collaboratore Clifford Berry, uno strumento
d'ausilio nella soluzione di sistemi di equazioni
lineari.
Scartata l'idea di apparecchi analogici o a schede
perforate, troppo lenti nella ricerca di soluzioni,
optarono per una macchina interamente elettronica
di tipo binario, che utilizzasse le valvole come
componente principale, grazie alla sua enorme
velocità rispetto ai relé.
Dopo un primo prototipo dimostratosi funzionante,
avviarono la costruzione di un calcolatore basato su
elettronica con sistema binario: era formato da una
rete di valvole e da un inedito apparato di memoria a
condensatori su tamburo rotante, con input-output su
schede perforate.
Il sistema fu terminato nel dicembre 1939 e prese il
nome di Atanasoff-Berry Computer (ABC); l'unico
difetto che dimostrava era nel sistema a schede
perforate, un inedito modello ad alta velocità che, a
causa dei suoi occasionali malfunzionamenti, impedì
un utilizzo concreto della macchina.
ABC prog
Egli definisce la sua creatura "macchina
per il computo elettronico" ABC, dove AB
sono le iniziale dei cognomi, e la C è usata
per indicare per la prima volta il Computer.
L'origine del nome é molto semplice, in
rumeno, calcolare, si dice appunto
còmputà = contare, dall'antica radice
latina-romana, compurare = fare di conto.
Purtroppo l'incombere della guerra non
permise ulteriori affinamenti; Atanasoff e
Berry lasciarono l'Università nel 1942 e
l'esistenza del calcolatore fu velocemente
dimenticata; addirittura venne smantellato,
senza intrerpellare gli inventori, nel 1948.
Solo molti anni più tardi, dopo una lunga
causa conclusasi nel 1972, Atanasoff fu
giustamente riconosciuto ufficialmente
come l’inventore del primo calcolatore
digitale elettronico.
Il tamburo è l'unica parte rimanente del computer, salvata
dallo smantellamento del 1948. Esso ruotava ad una
velocità di un giro al secondo.
computer ABC
(Londra, 1912 Manchester, 1954)
L’infanzia di Alan e del fratello John fu
difficile e solitaria, trascorsa in Inghilterra
lontano dai genitori, in case di amici di
famiglia.
Amava fare esperimenti di chimica,
sdraiarsi e osservare il passaggio delle
nuvole, come disse la madre, "guardar
crescere le margherite".
Leggeva moltissimo e aveva una spiccata
intuizione, ma gli insegnanti avevano di lui
una pessima reputazione.
Si diplomò con difficoltà e nel 1931 andò a
Cambridge dove conobbe Christopher
Morcom; i due, mistero delle grandi
amicizie, legarono fortemente ed era facile
trovarli a discutere di alti problemi
scientifici o a scherzare.
Nel 1928 Morcom fece domanda al Trinity
College, Turing decise di seguire l'amico.
Risultato: Morcom promosso all'esame di
ammissione, Turing bocciato. Ma il peggio
doveva ancora venire. Due mesi dopo,
l'amicizia tra i due si interruppe,il grande
amico di Alan morì di tubercolosi.
Decise fermamente di entrare al King's
College come se volesse rendere l'ultimo
omaggio all'amico scomparso. Riuscì a
ottenere una borsa di studio al Trinity.
Nel 1934 Alan si laureò in matematica con
ottimi voti, assecondato dai professori che
avevano capito il genio estroso di un
allievo tanto eccentrico.
In questo ambiente ricco e stimolante, che lo
accolse senza condannare le sue stramberie,
Turing attraversò di corsa quel viale con il suo
articolo più celebre: "Sui numeri computabili, con
un'applicazione al problema della decidibilità“,
dove descriveva, per la prima volta, quella che
verrà poi definita come la macchina di Turing e
che lo consegnerà alla storia.
Con questo articolo Turing si era cimentato nella
questione che il grande matematico David
Hilbert aveva lanciato al mondo scientifico alcuni
anni prima, ritenendo che il problema fosse
insolubile così come dimostrò, in seguito, Kurt
Gödel con il suo teorema.
Ma nel Manifesto viene affermata la costruibilità
della macchina universale (già anticipata nel
secolo dei lumi da Leibniz) nonostante il fatto
che la stessa avrebbe presentato i limiti del
ragionamento logico-matematico dell’uomo.
Questa macchina sarebbe stata fallibile, ma
anche plastica ed evolutiva, esattamente come
la nostra mente, e sarebbe stata capace di
esprimere una intelligenza meccanica
(artificiale) analoga a quella umana.
Lo studio delle problematiche di Hilbert e di
Gödel mise Turing in contatto con un
matematico americano, Alonzo Church, col
quale si recò a studiare a Princeton dal 1936 al
1938.
Tornato in Inghilterra all’inizio della seconda
guerra mondiale Turing mise le sue capacità
matematiche al servizio del “Department of
Comunications” inglese, presso il Government
Code per decifrare i messaggi cifrati dei
tedeschi, cosa particolarmente difficile in quanto
gli stessi tedeschi utilizzavano uno strumento
denominato “Enigma” che generava un codice
complesso e che mutava costantemente.
Durante questo periodo Turing lavorò alla
creazione di una macchina chiamata “Colossus”,
un mastodonte fatto di relè, fili e motori elettrici
(quasi duemila valvole termoioniche, di nastri
perforati e lettori ottici) in grado di decifrare il
codice segreto tedesco con l’elaborazione di
uno sterminato numero di ipotesi matematiche.
Con Colossus contribuì in
modo decisivo alla vittoria
degli alleati nella guerra
contro il nazismo. Questo
suo merito venne in
seguito coperto dalla
segretazione voluta da
W. Churchill.
Turing era un eroe e ben
pochi sapevano il perché.
Dovranno passa altri 30
anni prima che il mondo
venga a conoscenza di
questa vicenda e dei suoi
protagonisti.
Al termine del conflitto mondiale Turing tornò alla vita
accademica all’Università di Manchester.
Il suo lavoro in un primo tempo, nel 1945, fu rivolto alla
predisposizione dell’“Automatic Computing Engine”
(ACE), "ace" significa "asso", un nome particolarmente
gradito ad Alan. A sua disposizione c'è lo staff di tecnici,
ingegneri, matematici, fisici dell'APL.
La sua idea era quella di render l'hardware della
macchina molto semplice, in quanto deve solo prelevare
e scrivere le istruzioni presenti in memoria e renderle
operative; invece, tutta la complessità delle operazioni è
concentrata nelle istruzioni date alle macchina. Il primo
passo prevede la realizzazione di un sistema di
memoria, rapido, affidabile, ed economico.
La scelta ricade su un sistema basato su linee di ritardo
acustiche, che si basa sul tempo impiegato da un'onda
sonora ad attraversare un tubo di una certa lunghezza
(sistema già conosciuto ed impiegato per il radar).
Il problema della scelta condizionale viene risolto
brillantemente da Alan a livello di istruzioni,
senza la necessità di alcuna implementazione
nell'hardware. Per quanto riguarda le
dimensioni, in uno dei primi rapporti si parla di
un intero edificio di 130 metri quadrati.
Inoltre prevede che l'ACE possa svolgere il
compito di 10000 persone addette al calcolo.
Arriva a prevedere un accesso al calcolatore da
postazioni decentralizzate collegate alla
macchina tramite linee telefoniche, tutte idee
che anticipano notevolmente i tempi!
Nonostante le risorse, l'impegno ed il genio di Alan, la realizzazione
dell'ACE procede con notevoli difficoltà: per anticipare tempi si dà inizio
anche alla scrittura delle tavole di istruzioni. Purtroppo iniziano anche i
contrasti tra Alan e gli altri responsabili del progetto; da un lato Alan
aveva parlato, al di fuori della struttura, delle sue idee sulla costruzione
di un cervello elettronico e la risonanza data alla stampa aveva
innervosito molto l'NPL; dall'altro si voleva dar vita, quanto prima, ad un
prototipo funzionante dell‘ACE, ma ciò comporta notevoli modifiche al
progetto di Alan fino al punto di stravolgerlo.
Il 18 agosto 1947 inizia la costruzione dell'ACE, ma il 30 settembre, Alan
viene elegantemente allontanato dalla struttura e gli viene concesso di
tornare ai suoi studi teorici per un anno, in attesa della costruzione
dell'ACE.
L'anno di allontanamento dal progetto ACE segna la fine
dei rapporti tra Alan e l'NPL, infatti decide di accettare un
posto nel progetto di Newman; insieme nel 21 giugno
1948 riescono a far girare il primo programma: si trattava
della prima volta al mondo in cui viene eseguito un
programma su un calcolatore elettronico digitale a
programma immagazzinato.
Successivamente iniziò ad esplorare la relazione tra
computer, mente umana e natura. Scrisse nel 1948 un
saggio dal titolo “Intelligent machinery”, pubblicato nel
1969, in cui, per la prima volta venne formulato il
concetto per il quale la macchina avrebbe potuto
esprimere una vera e propria intelligenza (artificiale).
Turing esordì così: "Propongo di considerare la
domanda: possono le macchine pensare? “. La sfida era
lanciata. I semi dell'Intelligenza Artificiale, appena
germogliati. Nell'articolo, l'autore inventò quello che è
conosciuto come "test di Turing".
Un aspetto poco noto delle ultime ricerche di
Turing riguardò la biologia. Nel 1952, due anni
prima di morire, pubblicò " Le basi chimiche
della morfogenesi", l'unico articolo che riuscì a
terminare, nonostante ne avesse iniziati altri.
Nell'articolo Turing si pose il problema di come
fosse possibile che da una singola cellula uovo
che si divide in altre cellule identiche, poteva
svilupparsi un bambino piuttosto che uno
scoiattolo o un geranio. Cercò di sviluppare un
modello matematico che potesse descrivere la
morfogenesi, arrivando a strutturare una teoria
affascinante ma incompleta.
Poi tra il 1946 ed il 1948, Turing lavorò di nuovo
all’Università di Manchester, col suo amico e
maestro Max Newman e collaborò con un
gruppo di scienziati dando vita al primo
calcolatore elettronico digitale della storia (21
giugno 1948) cui venne dato il nome di Mark I.
Esso era lungo venti metri, alto quasi tre, pesava
cinque tonnellate e aveva 3304 relè che
emettevano un rumore metallico simile a quello
prodotto da centinaia di ferri da calza sfregati
insieme.
Un po' esuberante e malvisto per le sue
tendenze omosessuali nella rigida
Inghilterra del dopoguerra, Turing fu
arrestato nel 1952 in seguito alla
denuncia pervenuta alla polizia circa una
sua relazione con un giovane di
Manchester. Fu processato e condannato,
potè evitare la prigione accettando di
sottoporsi a una cura di estrogeni che lo
resero però impotente e gli fecero
crescere i seni.
Alan Mathison Turing morì in circostanze tragiche e
misteriose, forse suicida (mangiando una mela che lui
stesso aveva avvelenato con il cianuro), il 7 giugno 1954
all’età di soli 42 anni, abbandonato e disconosciuto sia
dal mondo della politica che da quello dell’Accademia.
Oggi la sua grandezza lentamente studiata è stata
progressivamente riconosciuta, l’Autore del Manifesto
dell’Intelligenza Artificiale, il geniale, timido e schivo Alan
Turing troverà il posto che merita nella storia come colui
il quale contribuì in modo decisivo ad una invenzione
che sta cambiando, e sempre più cambierà, il mondo.
Ebbe una passione per esperimenti
ed invenzioni fin dall'infanzia, per la
bicicletta e la corsa dall'adolescenza
fino alla morte.
Il suo aspetto era trasandato, con la
barba sempre lunga e le unghie
sporche.
Fu infantile, ad esempio, si fece
regalare un orsacchiotto di pezza per
Natale, a ventidue anni.
Fu antiaccademico, questo fu una
delle cause per le sue ripetute
difficoltà nell'avere un lavoro
universitario, era ancora assistente a
trentasei anni.
Non sopportava gli sciocchi, ed abbandonava le conversazioni vuote
senza una parola di commiato.
Imparò a fare la maglia da una ragazza che aveva deciso di sposare,
nonostante la propria omosessualità.
Andava in bicicletta con la maschera antigas durante il periodo
dell'impollinazione, per evitare la febbre da fieno.
Legava la tazza da tè al termosifone con un lucchetto, per evitare che
gli fosse rubata.
Portava la giacca del pigiama al posto della camicia.
Pretendeva di poter lavorare quando si sentiva,in particolare, di notte.
Gettava nel cestino le lettere della madre senza leggerle, dicendo che
ella stava certamente benissimo.
Faceva calcoli, anche durante le conferenze pubbliche, con numeri in
base 32 scritti all'indietro (come si dovevano inserire nel computer).
Giocava a tennis nudo sotto un impermeabile.
che la mela con un morso,
il famoso simbolo “Apple”
dei computer Macintosh,
sia un omaggio ad Alan Turing.
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