La guerra dei Cento anni

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LA FORMAZIONE DEGLI STATI MODERNI: FRANCIA E INGHILTERRA
La Guerra dei Cent’anni
Guerra dei Cent’anni è il nome che si dà ad una serie di conflitti tra la Francia e l’Inghilterra, che a intervalli percorrono il periodo
che va dal 1337 al 1453 e che si svolgono tutti sul suolo francese. La guerra porterà alla creazione di due entità statali distinte,
Francia e Inghilterra, nelle quali i rispettivi monarchi concentreranno il potere nelle proprie mani.
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Schema riassuntivo: La Guerra dei Cent’anni
Significato del conflitto
1) crisi delle forme di potere medievali e nascita dello stato moderno
2) nascita della coscienza nazionale
3) fine dell’epoca della cavalleria (uso di arco lungo e cannoni)
Prime manifestazioni del conflitto:
tentativi di ricondurre all’ordine il feudo della Guienna e la regione delle Fiandre da parte del re francese
Prima fase del conflitto: nonostante le vittorie militari, fallisce il piano inglese di impadronirsi del trono francese
crisi dinastica francese (mancanza di eredi dei Capetingi) e pretese al trono inglesi.
intervento di Edoardo III; sconfitte francesi nelle battaglie di Crécy e Poitiers; superiorità degli arcieri inglesi
conclusione del conflitto con le conquiste territoriali inglesi (Calais e Guienna), ma con la rinuncia inglese al trono francese.
Seconda fase: vittoria inglese con Enrico V
ripresa del conflitto per il venir meno dei sovrani agli accordi precedenti.
Difficoltà interne della Francia
1) crisi dinastica e conflitto tra due fazioni politiche: gli armagnacchi (fedeli al legittimo re) e i borgognoni (sostenitori
del duca di Borgogna nella successione al trono)
2) tradimento della Borgogna, feudo della corona francese, che si schiera con gli Inglesi
Il re inglese Enrico V vince i francesi ad Azincourt, sposa una principessa francese e diventa reggente al trono di Francia; suo
figlio Enrico VI diventa re di Francia
Terza fase: rivincita francese con Giovanna d’Arco
si profila l’egemonia inglese sulla Francia, ma Giovanna d’Arco (al fianco del Delfino, il futuro Carlo VII, figlio del defunto re
Carlo VI) si mette a capo di un esercito e riesce a rovesciare la situazione.
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1/ Il conflitto in breve
La Guerra dei Cent’anni è il nome che si dà ad una serie di conflitti tra la Francia e l’Inghilterra, che a intervalli percorrono il periodo che va dal 1337 al 1453 e che si svolgono tutti sul suolo francese. La guerra porterà alla creazione di
due entità statali distinte, Francia e Inghilterra, nelle quali i rispettivi monarchi concentreranno il potere nelle proprie
mani.
Francia e Inghilterra erano due regni legati da innumerevoli rapporti feudali: sul suolo francese erano presenti due
feudi che formalmente dipendevano dalla corona francese (la regione della Guienna e quella delle Fiandre) ma che di
fatto erano legati all’Inghilterra. Inoltre, da quando i Normanni stanziati in Francia si erano mossi alla conquista
dell’Inghilterra, la Francia aveva esteso la propria influenza sull’isola.
Le prime manifestazioni del conflitto tra le due monarchie furono relative ai due feudi ribelli (Guienna e Fiandre) che
volevano affrancarsi dal controllo francese. Essi furono faticosamente ricondotti all’ordine dalla Francia, ma le tensioni
non tardarono a manifestarsi nuovamente. Quando infatti in Francia si verificò una crisi dinastica, il re inglese accampò dei diritti sul trono francese e tentò, ma senza successo, di impossessarsene. Successivamente il conflitto si riaccese sempre a causa di un problema dinastico: il re francese era diventato folle e perciò il suo trono era conteso da due
fazioni, una delle quali (quella dei borgognoni) non esitò ad allearsi con gli inglesi per prevalere sull’altra. Ciò permise
agli inglesi di intromettersi nuovamente nelle vicende della Francia e questa volta riuscirono quasi del tutto ad impa-
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dronirsi del suo trono. Infatti, sarebbe bastato che avessero conquistato anche i territori a sud della Loira, dove viveva
il legittimo erede al trono francese, per completare la loro opera. A questo punto però entrò in scena Giovanna
d’Arco, l’umile fanciulla del popolo che si mise a capo delle truppe francesi, portò aiuto all’erede al trono e riuscì a
scacciare definitivamente gli inglesi dal suolo francese. Da questo momento Francia e Inghilterra furono due monarchie e due stati separati.
2/ Le cause e le interpretazioni del conflitto
Come spiegare questo lungo conflitto, quali ragioni sono alla sua base e quali significati assume dal punto di vista storico? Ecco alcune interpretazioni:
1) Il conflitto rappresenta il passaggio dalla frammentazione feudale del potere a forme statali moderne,
sempre più ampie e solide – Gli storici vedono nella guerra dei Cent’anni il tramonto delle forme di potere
medievali (papa, imperatore, città, feudalesimo) e la conseguente nascita di nuove strutture politiche che sarebbero state protagoniste della storia moderna: i grandi Stati dinastici (sulla formazione degli Stati moderni,
vedi tabelle in fondo al capitolo). In questo caso si tratta della Francia e dell’Inghilterra, che prima del conflitto erano due monarchie collegate dall’intreccio di innumerevoli rapporti feudali e che alla fine della guerra
diventeranno due entità statali distinte, nelle quali i rispettivi monarchi concentreranno il potere nelle proprie mani.
Per avere un’idea di questi intrecci di potere preesistenti alla guerra dei Cent’anni, si pensi che nel momento
in cui scoppia il conflitto, verso la metà del ‘300, il re di Francia aveva un controllo solo parziale del suo territorio essendovi al suo interno un feudo inglese (il ducato di Guienna), legato da un rapporto di vassallaggio
con il re francese, e la contea delle Fiandre (formalmente sotto il controllo francese, ma le cui città erano di
fatto dipendenti economicamente dall’Inghilterra, da cui importavano la lana che lavoravano nelle proprie
tessiture). Chi comandava in questi territori? Il re francese o il duca del feudo inglese o le città dipendenti economicamente dall’Inghilterra?
L’intreccio di rapporti feudali tra la Francia e l’Inghilterra era dovuto al fatto che in Francia erano migrati i
Normanni (nella regione che ancora oggi porta il loro nome: la Normandia). Il duca di Normandia, Guglielmo
detto “il Bastardo”, vassallo del re di Francia, aveva invaso l’Inghilterra e sconfitto gli anglosassoni nella celebre Battaglia di Hastings (1066). Soprannominato “il Conquistatore”, Guglielmo divenne re dell’isola. Il risultato fu che il re d’Inghilterra era vassallo del re di Francia. In questo periodo l’importanza della Francia nella
storia inglese crebbe, sotto tutti i punti di vista: idee, costumi, lingua. Ad esempio, alla corte di Guglielmo, gli
aristocratici parlavano il francese della Normandia e l'uso della lingua anglo-normanna ha lasciato una traccia
indelebile nella lingua inglese.
La Guerra dei Cent’anni può essere vista come l’abbandono di tutti questi intrecci di potere tra le due monarchie che alla fine del conflitto diventeranno due entità distinte, autonome e indipendenti.
2) La guerra dei Cent’anni rappresenta il momento in cui nasce il sentimento nazionale – La guerra dei
Cent’anni può essere vista come il risultato del rafforzamento delle monarchie contro i poteri locali e come il
momento in cui cominciano a nascere degli Stati territoriali racchiusi in ben delimitati confini. Ma il conflitto
viene interpretato anche come l’atto di nascita di una nuova forma di sensibilità: si tratterebbe della nascita
di una prima forma di sensibilità nazionale, cioè dell’amore per la propria patria o nazione. All’idea di uno
Stato che estende il proprio potere entro precisi confini territoriali si aggiunge un altro elemento che siamo
abituati ad associare all’idea di Stato: il fatto che sia abitato da persone che parlano la stessa lingua, hanno
costumi comuni, ecc.
Ebbene, se si osservano le ultime fasi del conflitto, si può osservare la genesi di questo sentimento nazionale.
Nella parte finale della guerra, infatti, la monarchia francese era in crisi a causa della follia del re Carlo VI e il
potere monarchico era conteso da due prìncipi fra loro antagonisti: il fratello del re e lo zio del re, il duca di
Borgogna (la Borgogna era una regione feudo della Francia). Ne scaturì una lotta civile che condusse il paese
all’anarchia e la Borgogna per avere la meglio contro i propri nemici interni non esitò ad allearsi con gli inglesi, chiamando in aiuto il re inglese Enrico V.
La monarchia francese venne allora soccorsa dalla popolazione della provincia, che era affezionata al proprio re. Un esempio di questo sentimento popolare di sostegno alla monarchia è la figura di Giovanna d’Arco,
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la giovane contadina che, sentendosi ispirata da “voci celesti”, si mise a capo degli eserciti del re di Francia ed
accorse a liberare la rocca di Orléans assediata dagli Inglesi. Caduta poi nelle loro mani, venne processata e
arsa al rogo come strega. Alcuni storici vedono nel sostegno popolare alla monarchia, che si incarna nella figura di Giovanna d’Arco, la nascita dello spirito nazionale francese, contro gli invasori inglesi.
Analogamente, nel caso dell’Inghilterra, un sintomo di questa nascente coscienza nazionale si può trovare
nella politica aggressiva verso la Francia promossa dai sovrani Enrico IV ed Enrico V, che, all’inizio del 1400,
incitarono l’aristocrazia e la corte a non parlare più francese, ma inglese (come abbiamo già detto, il francese
si era diffuso in Inghilterra dopo la conquista normanna).
Critiche a questa interpretazione - E’ bene comunque ricordare che l’esistenza di un sentimento nazionale
nel medioevo ed il suo ruolo nella formazione dello stato moderno ha fatto discutere molto gli storici che non
si sono trovati d’accordo su questo tema. Quanto al caso di Giovanna d’Arco, ad esempio, alcuni studiosi sottolineano che la giovane non è mai stata animata da uno spirito nazionalista perché allora non si trattava
certo di combattere l’Inghilterra in quanto nazione nemica, visto che Francia e Inghilterra presentavano
numerosi legami. La guerra tra Francia e Inghilterra assunse tinte più marcatamente nazionalistiche solo più
avanti, cioè in età moderna, dopo la Riforma e, in particolare, con il regno di Enrico VIII. Furono perciò delle
interpretazioni successive, soprattutto ottocentesche, a fare di Giovanna un simbolo dello spirito nazionale
francese.
 a questi primi due punti sono collegate le tabelle alla fine del capitolo che illustrano la nascita dello Stato moderno ed il superamento dello Stato feudale
3) La guerra dei Cent’anni rappresenta la fine della cavalleria medievale – La guerra dei Cent’anni rappresenta
la fine del medioevo non solo per il superamento della frammentazione del potere feudale, ma anche dal
punto di vista delle tecniche di combattimento e dei modi di fare la guerra. In una delle sue più celebri battaglie, quella di Crécy (1346), una nuova arma, l’arco lungo degli arcieri inglesi fece strage dei cavalieri francesi.
Durante il conflitto vennero usati inoltre sempre più frequentemente i cannoni. Tutto ciò decretò la fine
dell’epoca della cavalleria medievale e l’inizio di una nuova epoca anche nel modo di fare la guerra.
3/ Narrazione delle vicende
3.1/ Le prime manifestazioni del conflitto tra Francia e Inghilterra: i feudi ribelli
Già a dal 1294 il sovrano Filippo IV il Bello aveva cercato di far valere i suoi diritti sulle due grandi regioni che restavano all’interno dei confini francesi, ma che avevano stretti legami con l’Inghilterra. Esse erano:
il ducato di Guienna, una regione a sud-ovest dei Pirenei, che comprendeva la zona di Bordeaux, da cui i sovrani inglesi importavano il vino; i sovrani inglesi possedevano la Guienna a titolo feudale ed erano perciò
vassalli dei re di Francia, ma tendevano a far valere la propria indipendenza.
la contea delle Fiandre (zona in cui sorge l’attuale Belgio), che era ricca di manifatture e tessiture, soprattutto
di lana, importata dall’Inghilterra, con la quale le città di questa regione avevano perciò profondi legami. Le
Fiandre però si trovavano sotto il controllo del conte di Fiandra, formalmente vassallo e feudatario del re di
Francia. Il conte era in conflitto con le città delle Fiandre (come Bruges, Gandes e Ypres), che rivendicavano la
propria autonomia (allo stesso modo in cui lo facevano i comuni italiani nei confronti delle autorità feudali ad
esse superiori) ed erano favorevoli a consolidare i propri rapporti con l’Inghilterra.
Sia la Guienna che le Fiandre avevano causato problemi alla monarchia francese, volendo affrancarsi dal suo controllo, ed erano state faticosamente ricondotte all’ordine dalla Francia. Le tensioni però non tardarono a manifestarsi in altre occasioni.
3.2/ Gli inglesi tentano senza successo di ascendere al trono francese e si impegnano a rinunciare alle loro pretese sul regno di Francia
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L’occasione per il riemergere delle tensioni tra Francia e Inghilterra fu una crisi dinastica. Nel 1328 in Francia
morì senza eredi l’ultimo esponente della dinastia dei Capetingi. Il re inglese Edoardo III accampò allora dei
diritti sul trono francese vantando la sua parentela per parte di madre con i Capetingi e definendosi “Re
d’Inghilterra, di Francia e d’Irlanda”. Ma i francesi, invocando la legge salica (una legge che vietava la succes-
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sione al trono di Francia in linea femminile ), disapprovarono quanto preteso da Edoardo e perciò questi entrò in conflitto con la corona francese.
Edoardo sbarcò in Normandia nel luglio 1346 e riuscì ad infliggere ai cavalieri francesi una pesante sconfitta a
Crécy, con i suoi abili arcieri. Fu questa una delle battaglie più importanti della Guerra dei Cent’anni e molti
storici la considerano – per l’uso di nuove armi e tecniche di combattimento – come l’inizio del declino
dell’epoca della cavalleria.
I cavalieri francesi si trovarono di fronte gli archi lunghi o archi giganti degli inglesi che scagliavano, a notevoli
distanze, frecce di circa un metro. Gli archi inoltre erano molto più veloci da caricare rispetto alle balestre di
cui erano armati i soldati mercenari genovesi al servizio dei francesi (con l’arco si riuscivano a caricare otto
frecce al minuto, mentre con la balestra solo due saette al minuto). A Crécy gli arcieri inglesi, con la protezione di sbarramenti di pali aguzzi, fecero strage dei cavalieri francesi.
Le armature dei cavalieri vennero perciò rese sempre più complesse per resistere alle frecce, ma ormai il
prode paladino a cavallo era condannato e la sua fine venne decretata dall’impiego dei cannoni che furono
usati con sempre maggior frequenza durante la Guerra dei Cent’anni.
Dopo un’interruzione della guerra dovuta alla peste, il conflitto venne ripreso dal figlio del re inglese, che
sconfisse i francesi in una battaglia, quella di Poitiers, che sembrava l’esatta replica di quella di Crécy. La vittoria fece acquistare dei territori (Calais e Guienna) al re inglese, che però si impegnava a rinunciare alle pretese sul regno di Francia.
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La Legge salica (Lex salica) era un’antica legge attribuita a Faramondo, considerato il primo re dei Franchi, che affermava: “nella terra Salica le
donne non abbiano diritto di successione” (in latino: in terram Salicam mulieres ne succedant). La terra salica era probabilmente (esistono infatti
altre interpretazioni) quella abitata dagli antichi Franchi Salici, cioè un territorio situato lungo le rive di un ramo del fiume Reno.
Il sovrano inglese Edoardo III, che era imparentato con la dinastia francese per parte di madre e che perciò si vide negato il diritto di successione al
trono francese in base a questa legge, decise di non riconoscerla e diede avvio alla guerra dei Cent’anni.
La stessa cosa fece un altro sovrano inglese Enrico V, stando a quanto narra il dramma di Shakespeare a lui dedicato, che racconta una fase successiva della guerra, quella in cui si svolge la battaglia di Azincourt (1415). Nel dramma, i consiglieri del re incoraggiano il sovrano ad intervenire nuovamente in Francia, sostenendo che la legge Salica non va presa in considerazione perché la terra Salica non corrisponde al regno di Francia, ma alla
Germania (Shakespeare, Enrico V, atto I, scena II).
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La guerra dei Cent’anni e la fine della cavalleria medievale
La Battaglia di Crècy (1346) – In primo piano, si vedono dei balestrieri al
servizio dei francesi (uno dei quali è
intento a caricare la sua arma mediante due manovelle) mentre vengono trafitti dalle frecce scagliate dai
soldati inglesi armati di arco lungo.
L’assedio di Rouen (1418) – In questa
battaglia della guerra dei Cent’anni si
può osservare l’uso dei cannoni.
3.3/ Il disordine in cui si trovano sia la monarchia inglese che quella francese porta a non rispettare gli
accordi e a riprendere la guerra. Il tradimento dei borgognoni facilita la vittoria degli inglesi, che si impadroniscono del trono francese
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I sovrani però non tennero fede agli accordi stipulati alla fine della fase precedente della guerra e perciò il
conflitto si riaccese. In particolare fu determinante per la ripresa delle ostilità la situazione di caos sociale e istituzionale in cui si trovavano entrambe le potenze:
l’Inghilterra era percorsa da sollevamenti di contadini (vedi Crisi del Trecento) e viveva anche una crisi di
successione dinastica;
la crisi dinastica si verificava anche in Francia. Il sovrano di Francia Carlo VI di Valois era infatti entrato in
una follia sempre più grave (sarà detto appunto “il Folle”), che gli impediva di governare. Il potere venne
conteso tra due prìncipi: il fratello del re, Luigi d’Orleans, e lo zio del re, il duca di Borgogna (regione feudo della Francia, la cui capitale era Digione, vd. cartina). Si formarono perciò due opposte fazioni in lotta
tra loro: da una parte gli orleanisti o armagnacchi (perché guidati dal conte d’Armagnac), e dall’altra i
borgognoni, sostenitori del Duca di Borgogna. La Borgogna, ad un certo punto, per avere la meglio sui
suoi avversari interni decise di allearsi con gli inglesi tradendo la Francia.
Approfittando del caos in cui il regno francese era caduto, il re inglese Enrico V (della dinastia Lancaster)
riprese le ostilità con la Francia invase la Normandia e ottenne una grande vittoria ad Azincourt, in una
battaglia in cui il ruolo decisivo venne ancora una volta giocato dagli arcieri inglesi.
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Alla fine di questa nuova fase del conflitto, risultò vincitrice l’Inghilterra ed il sovrano Enrico V sposò una principessa reale francese (Caterina di Valois). Enrico V venne perciò riconosciuto reggente al trono francese e
dopo la sua morte e quella del re francese Carlo VI, divenne re di Francia suo figlio Enrico VI, che aveva solo 9
mesi.
3.4/ La riscossa francese: Giovanna d’Arco si mette a capo delle truppe francesi e riesce a scacciare gli inglesi
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Appoggiata dal tradimento dei borgognoni, la dinastia inglese stava per creare un’entità politica che univa i
due lati della Manica, congiungendo cioè all’’Inghilterra parte della Francia. Per fare ciò sarebbe bastato portare sotto il controllo inglese le regioni a sud del fiume Loira, dove si trovava il figlio del defunto re Carlo VI il
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Folle, ovvero il Delfino, come veniva chiamato il principe erede al trono francese (cioè il futuro re Carlo VII).
Questi era stato estromesso dalla successione al trono a beneficio dei sovrani inglesi.
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E’ a questo punto che entra in scena Giovanna d’Arco, l’umile fanciulla del popolo che era animata dall’idea
di compiere una missione divina. Diceva infatti di avere visioni di santi e di udire misteriose voci che la spingevano a compiere la sua missione e cioè portare aiuto al Delfino. In effetti riuscì a incontrare il principe, lo
convinse a fidarsi di lei e arrivò a infondere coraggio e desiderio di rivalsa nei francesi.
Indossata un’armatura, riuscì a guidare le truppe francesi contro gli inglesi. Il suo primo successo fu la riconquista della fortezza di Orléans, che si trovava sotto il controllo inglese (da qui il nome con il quale Giovanna
viene indicata: la pulzella di Orléans). Riconquistati il potere ed i territori perduti con la collaborazione della
pulzella, il Delfino venne incoronato re di Francia a Reims.
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Nelle intenzioni di Giovanna, la liberazione della Francia dagli inglesi, non ancora ultimata, sarebbe dovuta
proseguire fino alla conquista di Parigi. Ma il Delfino, ormai divenuto il nuovo re Carlo VII, non appoggiò più i
disegni della pulzella, probabilmente sotto l’influenza di accordi diplomatici con i nemici anglo-borgognoni,
che gli suggerivano di non proseguire oltre nella riconquista della Francia dopo essere diventato re.
Giovanna allora decise di muoversi da sola alla conquista di Compiègne, altra località sotto il controllo dei
traditori borgognoni, ora alleati degli inglesi. In questa occasione venne catturata e consegnata dai borgognoni agli inglesi, che la imprigionarono a Rouen, dove il vescovo Cauchon, fedele agli inglesi, decise di processarla come eretica. Venne condannata e arsa al rogo. Carlo VII non fece nulla per salvarla. Successivamente però egli si adoperò per la riabilitazione di Giovanna e la revisione del processo (Giovanna, nel ‘900, venne
addirittura fatta santa). Il moto di rinascita da lei avviato non si arrestò più e Carlo VII riuscì a cacciare gli inglesi dalla Francia, lasciando loro solo la città di Calais.
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Con il contributo di Giovanna d’Arco, la monarchia francese, dopo essere giunta a un passo dalla cancellazione, era riuscita a ricostituire il suo potere su più solide basi territoriali e nazionali. In molte chiese francesi è
oggi possibile trovare una statua della pulzella di Orléans: vestita con un’armatura, santa Giovanna incarna
l’idea stessa della nazione francese di cui è diventata il simbolo. Il suo personaggio è passato nel mito e ha dato origine a molte leggende ed ispirato molte opere d’arte: nel cinema, tra i numerosi film su questo personaggio, si ricorda il capolavoro La passione di Giovanna d’Arco di Dreyer; nella letteratura, il dramma dissacrante di Voltaire intitolato La pulzella di Orléans e Santa Giovanna di Bernard Shaw.
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“Delfino” era il termine con cui si indicava l’erede al trono di Francia. Derivava dal fatto che al primogenito della famiglia reale spettava il governo
sulla regione del Delfinato (nel sud della Francia, vicino alla Provenza) e portava quindi il titolo di “Delfino”.
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La prima cartina mostra la Francia nei primi anni del conflitto; la seconda nel momento in cui inizia l’ultima fase della guerra
(1429) che segna la riscossa francese con Giovanna d’Arco. Come mostra la seconda cartina, le conquiste inglesi si sono accresciute notevolmente e manca poco perché l’Inghilterra possa dominare tutta la Francia.
Cose essenziali da ricordare

Vicende della Guienna e vicende delle Fiandre, come prime manifestazioni del contrasto tra Francia e Inghilterra

Edoardo III e le pretese sul trono francese, la legge salica, Crécy e Poitiers (importanza di queste battaglie nella storia della strategia militare: fine della cavalleria medievale)
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Follia di Carlo VI, conflitto tra armagnacchi (che sostengono il Delfino) e borgognoni (che sostengono il Duca di Borgogna), tradimento dei
borgognoni che si schierano con gli inglesi; intervento di Enrico V, battaglia di Azincourt e insediamento sul trono di suo figlio Enrico VI

Intervento di Giovanna d’Arco e insediamento del Delfino, che diventa Carlo VII; processo e morte di Giovanna
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Un santino con la storia di Giovanna d’Arco, che nel 1920 venne canonizzata dal papa Benedetto XV.
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4/ Le caratteristiche e le principali fasi di sviluppo dello Stato moderno, di cui la Guerra dei
Cent’anni è considerata uno dei momenti fondamentali
La guerra dei Cent’anni viene considerata uno dei momenti fondamentali nello sviluppo degli stati moderni (Portogallo, Spagna, Francia, Inghilterra).
Nelle due tabelle seguenti sono riassunte le caratteristiche e le fasi di sviluppo dello Stato moderno. Lo Stato moderno
è quello in cui viviamo oggi e che possiede delle caratteristiche che diamo ormai per scontate: confini territoriali, esercito, moneta, apparati giudiziari, ecc. Queste caratteristiche vennero acquisite gradualmente dagli Stati europei nel
corso del tempo. Lo Stato moderno ha infatti una lunga gestazione: comincia a formarsi negli ultimi secoli del medioevo, si sviluppa nel 1600 come Stato assoluto, e poi giunge fino ai nostri giorni, trasformandosi in Stato costituzionalerappresentativo.
Nella prima tabella sono elencate le caratteristiche che distinguono lo Stato moderno dalla forma di Stato che lo ha
preceduto (lo Stato feudale) e che sono ancora presenti nella sua forma attuale, quella costituzionale-rappresentativa.
Nella seconda tabella sono illustrate le tre tappe in cui gli storici sono soliti suddividere il processo di sviluppo dello
Stato moderno.
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Caratteristiche dello Stato moderno
Sono caratteristiche che lo Stato acquisisce gradualmente per superare la frammentazione del potere che contraddistingueva il medioevo e in relazione
all’evoluzione dei tempi (fare guerre, gestire commerci, ecc.).
Differenti caratteristiche dello
Stato feudale
Accentramento
del potere
Il re è al di sopra di tutti i sudditi e non riconosce poteri autonomi.
Il potere è frammentato: il re è solo al vertice di
una serie di entità politiche (città, feudi, ecc.) che
hanno una propria autonomia.
Presenza di
assemblee di ceto
o Parlamenti
Accanto al sovrano sono presenti della assemblee o parlamenti che
rappresentano gli interessi di gruppi di sudditi (ceti) e trattano con i
sovrani soprattutto questioni fiscali.
Queste assemblee hanno diversi nomi, secondo i paesi: Stati Generali e Provinciali in Francia, Cortes nel Regno di Aragona, Camera dei
Lords e Camera dei Comuni in Inghilterra, ecc.
Per avere l’idea di come nasce un parlamento, si pensi
all’Inghilterra. Qui il parlamento si forma quando i nobili riescono a
strappare al sovrano la Magna charta libertatum (1215), un documento con il quale il re si impegna a non emanare tasse senza il
consenso dei baroni e a rispettare la libertà personale dei sudditi.
Non esistono organismi rappresentativi dei sudditi. Il re condivide il potere con i feudatari, cui
delega alcune funzioni.
Le assemblee di ceto cominciano a formarsi negli
ultimi secoli del medioevo (dal XII al XVI secolo) e
diventano caratteristiche della prima fase dello
Stato moderno, che assume il nome di Stato dei
ceti e che è definibile come un regime di transizione fra il sistema politico feudale e lo Stato
moderno “maturo”.
Territorialità
Il territorio dello Stato è delimitato da precisi confini.
Ad esempio si cominciano a vedere uffici di dogana che compaiono
lungo i confini naturali.
Uno Stato può estendersi anche oltre i propri
confini naturali e comprendere feudi che ne
stanno fuori: ad es. il feudo della Guienna, che si
trovava sul suolo francese, era possesso dei sovrani inglesi.
Fiscalità
Le tasse vengono riscosse da funzionari controllati dal sovrano.
L’esigenza di controllare le entrate fiscali è funzionale al reperimento di risorse che consentano il mantenimento di eserciti permanenti
e la vita di altri settori dello Stato.
Le tasse vengono riscosse dai feudatari che ne
trattengono una parte.
Burocrazia
La presenza di apparati burocratici (uffici, organismi amministrativi,
ecc.) consente al sovrano di tenere sotto controllo la vita dello stato
con criteri sempre più razionali e impersonali .
Molte funzioni vengono delegate dal sovrano ad
altre persone o entità politiche (feudatari, città,
ecc.) secondo criteri di amicizia e fedeltà. Queste
persone tendono a farsi i propri interessi e a
sfuggire al controllo del sovrano. Ad esempio, chi
viene incaricato di riscuotere le tasse tende a
trattenerle per sé e non per lo Stato.
Giustizia
Esistono istituzioni giudiziarie e apparati coercitivi forti che consentono al sovrano di amministrare la giustizia.
L’amministrazione della giustizia è delegata ai
signori, che la gestiscono autonomamente nei
loro feudi, nei loro castelli, ecc.
Esercito permanente
L’esercito è stabile e continuamente a disposizione del sovrano.
Ogni volta che il re vuole fare la guerra deve radunare i nobili che sono preposti a questa attività.
Moneta
Solo il sovrano batte moneta (cioè emette, mette in circolazione la
moneta).
La moneta può essere battuta anche dai signori o
da altre entità. Ad esempio, Genova e Firenze,
come altri signori battevano moneta. Nel Medioevo, infatti, i signori feudali di tutta Europa cercarono di rendersi indipendenti dai sovrani attribuendosi il diritto di battere moneta.
Nazionalità
Lo Stato è un’unità compatta, costituita da un insieme di individui
che parlano la stessa lingua, hanno la stessa religione, gli stessi costumi e idee, ecc.
Ad esempio, in Spagna, i sovrani cattolici Ferdinando e Isabella, attuano la politica della limpieza di sangre (purezza di sangue) che li
porta a perseguitare ebrei e musulmani.
Altro esempio, durante la Guerra dei Cent’anni, i sovrani inglesi incitano i propri sudditi a parlare l’inglese invece del francese.
Lo Stato è un’entità dinastica che amministra vari
territori. La lingua e la cultura non sono uniche:
ad esempio, alla corte inglese, dopo la conquista
normanna, si parlava il francese.
Diplomazia
permanente
Via via che gli Stati diventano sempre di più i protagonisti più principali della Storia europea, sentono il bisogno di strumenti che regolino stabilmente le loro relazioni reciproche.
Nasce perciò la diplomazia permanente: ci sono rappresentanti stabili del sovrano presso le altre corti in modo da avere
un’informazione continua sulla vita degli altri Stati e di regolare sul
nascere le divergenze.
Il Medioevo non aveva conosciuto nulla di simile:
inviati straordinari, colloqui tra sovrani, ambascerie in occasione di trattative speciali, certamente; ma nulla di stabile, nulla di continuo.
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Le tappe dello sviluppo dello Stato moderno
Sono tre le tappe che segnano il superamento dello Stato medievale e il passaggio a quello moderno
1.
Stato dei ceti
(regime di transizione fra lo Stato feudale e quello moderno)
2.
Stato assoluto
(si sviluppa soprattutto nel 1600 secolo)
3.
Stato costituzionale-rappresentativo
(metà 1600 – 1700 -1800)
Lo Stato dei ceti, caratteristico dell’epoca fra XII e XVI secolo, è definibile come un regime di transizione fra il sistema politico feudale e lo
Stato moderno “maturo”.
E’ un regime caratterizzato da un dualismo di poteri: accanto al re vi
sono organismi politici collegiali (assemblee) rappresentativi dei “ceti”
(denominati anche “ordini” o “stati”). Le assemblee di ceto (Stati Generali e Provinciali in Francia, Cortes nel Regno di Aragona, Camera dei
Lords e Camera dei Comuni in Inghilterra, ecc.) avevano poteri consultivi e trattavano con i sovrani soprattutto questioni fiscali.
Lo Stato dei ceti è un regime politico che rispecchia la nuova situazione
sociale creatasi nel tardo Medioevo: aumento della popolazione, sviluppo economico, diffusione del commercio e della moneta, nascita di
nuovi ceti sociali, in particolare la borghesia urbana.
Lo Stato assoluto è caratteristico soprattutto del XVII secolo (basti pensare alla Francia del Re Sole, Luigi XIV). E’ un regime in cui i sovrani
tendono ad accentrare sempre di più i poteri perché lo Stato deve far
fronte a nuovi bisogni (es. commerci intercontinentali, guerre costose,
ecc.) che non possono più essere gestiti da entità istituzionali meno
ricche e deboli.
Nello stato assoluto il potere del sovrano non è limitato da una legge
fondamentale alla base dello Stato (cioè da una Costituzione), ma si
pone come “sciolto” (dal latino “ab-solutus”) da ogni vincolo. Le assemblee di ceto, formatesi nei secoli precedenti, ci sono ancora, ma i
sovrani sono riluttanti a convocarle; ad es. i re francesi non convocano
gli Stati generali fino alla rivoluzione francese; oppure, in Inghilterra, vi
è contrasto tra il Parlamento e i re della dinastia Stuart, che tendevano
a evitare di convocarlo.
Lo Stato costituzionale-rappresentativo è nato soprattutto dalle rivoluzioni liberali americana (1776) e francese (1789) nella seconda metà
del XVIII secolo, ma già delineato in qualche misura nel corso della rivoluzione inglese del secolo precedente (1649-1689).
Lo Stato è costituzionale nel senso che una legge fondamentale (la
Costituzione) limita i poteri del sovrano e del suo governo (il potere
non è dunque assoluto); ed è rappresentativo perché le leggi e le scelte politiche fondamentali dello Stato vengono fatte in base alla volontà
del popolo, che elegge i suoi rappresentanti in Parlamento. I due cardini dello Stato diventano quindi chi governa (il sovrano, dove c’è la
monarchia, o altro organismo esecutivo) e chi è eletto in Parlamento
dal popolo; entrambi si muovono nel quadro di una Costituzione che
fissa dei limiti al loro operato.
INDICE
1/ Il conflitto in breve
2/ Le cause e le interpretazioni del conflitto
Il conflitto rappresenta il passaggio dalla frammentazione feudale del potere a forme statali moderne, sempre più ampie e solide
La guerra dei Cent’anni rappresenta il momento in cui nasce il sentimento nazionale
La guerra dei Cent’anni rappresenta la fine della cavalleria medievale
3/ Narrazione delle vicende
3.1/ Le prime manifestazioni del conflitto tra Francia e Inghilterra: i feudi ribelli
3.2/ Gli inglesi tentano senza successo di ascendere al trono francese e si impegnano a rinunciare alle loro pretese sul regno di Francia
3.3/ Il disordine in cui si trovano sia la monarchia inglese che quella francese porta a non rispettare gli accordi e a riprendere la guerra. Il tradimento dei borgognoni facilita la vittoria
degli inglesi, che si impadroniscono del trono francese
3.4/ La riscossa francese: Giovanna d’Arco si mette a capo delle truppe francesi e riesce a scacciare gli inglesi
4/ Le caratteristiche e le principali fasi di sviluppo dello Stato moderno, di cui la Guerra dei Cent’anni è considerata uno dei momenti fondamentali
© 2013 Autore: L. Guaragna – tratto da: http://leguarag.xoom.it/lguarag/archivio/index.html
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